VIA FRANCIGENA DEL SUD – LILIANA MAURIELLO – LUCIA VALDARNINI

8
N asce nel settembre del 2004, da una proposta dello scrivente, direttore dell’Ufficio Be- ni Culturali della Diocesi di Palestrina, l’intenzione di recuperare l’antichissima via, il percorso di pellegrinaggio che con- duceva, dopo la visita a Roma e alle sue basiliche, verso il Meridione, in vista del- l’imbarco a Otranto o Brindisi per la Ter- rasanta, percorrendo, nel tratto iniziale, la via Prenestina, che attraversava il ter- ritorio della Diocesi. La proposta di un progetto pilota suscitò immediato interes- se e il progetto del tratto fra Paliano in provincia di Frosinone e Roma è stato ap- provato, a metà del 2005, dalla ARCUS S.p.A., una società del Ministero dei Be- ni e delle Attività Culturali. Tra le finali- tà principali che hanno fornito l’impulso iniziale, c’è una promozione culturale per il rispetto delle antiche testimonianze e la valorizzazione locale del territorio, con at- tenzione anche ai valori propriamente re- ligiosi e del turismo legati al patrimonio naturalistico e paesaggistico nelle sue va- lenze socio-economiche ed educative. L’incontro con gli architetti Liliana Mauriello e Lucia Valdarnini, specialiste CULTURA & ATTUALITÀ 26 | A | R | K | O | S | Studi e proposte per il recupero della VIA FRANCIGENA DEL SUD Il progetto pilota del percorso giubilare Paliano-Roma – PAOLO WALTER DI PAOLA – L ILIANA MAURIELLO – L UCIA VALDARNINI Studies and proposals for the restoration of Southern Via Francigena The pilot-project of the Jubilee Way Paliano-Roma The restoration of the pilgrimage way towards Jerusalem, starting from and passing through Rome, crossing the territory of Palestrina Diocese has been proposed by ar- chitect Di Paola in collaboration with architects Mauriello and Val- darnini: they stress out how the outlined ways depended on the relations with the territory and their history, according to a spon- taneity which was determined by the nature of the places. This is proved by the shelters, the villa- ges etc. which are scattered all along the ridge way. The paper debates the theory which consi- ders the Via Francigena as the Re- gina Viarum (the most used pilgri- mage way), by proving that the- re was more than one way to- wards the south. Anyway, the Apennines ridge has always been the historical axis of reference and connection for all the peninsula’s regions. The Paliano-Roma pilot- project is the first step of this am- bitious project, approved and sponsored by Arcus S.p.a.: the first interventions on some of the most meaningful monumental emergencies along the way are al- ready going to start. Y R A M M U S Figura 1 – Il percorso della via Francigena; Oltrepassata Roma, è solo accennato e non è indicata nessuna tappa. Figura 2 – Veduta di Praeneste. ANONIMO DEL XIX SECOLO. 1 2

Transcript of VIA FRANCIGENA DEL SUD – LILIANA MAURIELLO – LUCIA VALDARNINI

Nasce nel settembre del2004, da una proposta

dello scrivente, direttore dell’Ufficio Be-ni Culturali della Diocesi di Palestrina,l’intenzione di recuperare l’antichissimavia, il percorso di pellegrinaggio che con-duceva, dopo la visita a Roma e alle suebasiliche, verso il Meridione, in vista del-l’imbarco a Otranto o Brindisi per la Ter-rasanta, percorrendo, nel tratto iniziale,la via Prenestina, che attraversava il ter-ritorio della Diocesi. La proposta di unprogetto pilota suscitò immediato interes-se e il progetto del tratto fra Paliano inprovincia di Frosinone e Roma è stato ap-provato, a metà del 2005, dalla ARCUSS.p.A., una società del Ministero dei Be-ni e delle Attività Culturali. Tra le finali-tà principali che hanno fornito l’impulsoiniziale, c’è una promozione culturale peril rispetto delle antiche testimonianze e lavalorizzazione locale del territorio, con at-tenzione anche ai valori propriamente re-ligiosi e del turismo legati al patrimonionaturalistico e paesaggistico nelle sue va-lenze socio-economiche ed educative.

L’incontro con gli architetti LilianaMauriello e Lucia Valdarnini, specialiste

CULTURA & ATTUAL ITÀ

26 |A|R|K|O|S|

Studi e proposte per il recupero della VIA FRANCIGENA DEL SUDIl progetto pilota del percorso giubilare Paliano-Roma– PAOLO WALTER DI PAOLA – LILIANA MAURIELLO – LUCIA VALDARNINI –

S t u d i e s a n dp r o p o s a l s f o r t h e r e s t o r a t i o n o f S o u t h e r n V i a F r a n c i g e n aThe pi lot-project of the Jubi lee Way Pal iano-Roma

The restoration of the pilgrimageway towards Jerusalem, startingfrom and passing through Rome,crossing the territory of PalestrinaDiocese has been proposed by ar-chitect Di Paola in collaborationwith architects Mauriello and Val-darnini: they stress out how theoutlined ways depended on therelations with the territory andtheir history, according to a spon-taneity which was determined bythe nature of the places. This isproved by the shelters, the villa-ges etc. which are scattered allalong the ridge way. The paperdebates the theory which consi-ders the Via Francigena as the Re-gina Viarum (the most used pilgri-mage way), by proving that the-re was more than one way to-wards the south. Anyway, theApennines ridge has always beenthe historical axis of reference andconnection for all the peninsula’sregions. The Paliano-Roma pilot-project is the first step of this am-bitious project, approved andsponsored by Arcus S.p.a.: the firstinterventions on some of themost meaningful monumentalemergencies along the way are al-ready going to start.

YRAMMUS

Figura 1 – Il percorso della via Francigena;Oltrepassata Roma, è solo accennato e non èindicata nessuna tappa.Figura 2 – Veduta di Praeneste.ANONIMO DEL XIX SECOLO.

1

2

in restauro dei monumenti, ha dato nuo-va linfa e struttura scientifica al proget-to. Le ricerche in corso stanno dando ri-sultati sorprendenti, in particolare smen-tiscono gli esiti di alcuni studi storici chetendevano a identificare nella via Appiail tratto meridionale della via Francigena,nella porzione di territorio compreso traRoma e Benevento. Il tratto successivoviene identificato nell’Appia Traiana, chesi sdoppia dall’Appia proprio da Beneven-to e passa in Puglia (Daunia), dopo averattraversato Ariano Irpino.

I l progetto pi lota Pal iano-Roma

I concetti espressi giustificano, dunque,la volontà della Diocesi di Palestrina, diproporre, come progetto pilota, il recupe-ro del tratto, vicino a Roma, coincidentecon la via Praenestina sino a Paliano (figu-

ra 2). Questa prima parte di tracciato è so-stanzialmente collinare, passa tra i mon-ti Prenestini-Ernici e i colli Tuscolani perinnestarsi nella Valle del Sacco; la sua pre-senza, ha reso possibili molteplici scam-bi commerciali e culturali, nel corso deisecoli. Ne danno testimonianza le innu-merevoli tracce in tutta l’area, dall’epocafenicia, etrusca e romana sino ai giorni no-stri. Vide i Crociati raggiungere la TerraSanta, fu percorso obbligato quando il pa-pato si spostò ad Anagni, costituì la diret-trice da Roma lungo la quale le truppe diBonifacio VIII raggiunsero l’area e dis-trussero Palestrina e Zagarolo nel 1297,dopo che alcuni membri dell’aristocraziaromana, in particolare i Colonna, dichia-rarono nulla la sua elezione. È stata e re-sta un collegamento naturale con Roma

dal sud della penisola italica, e ha sempremantenuto un rilevante carattere strate-gico in ambito europeo (figura 1).

Il Percorso, nel tempo, è stato lentamen-te abbandonato e per questo se ne è per-sa la visione complessiva, soppiantato danuove e più adeguate vie di collegamen-to, in funzione delle mutate esigenze deisingoli Comuni. La sua riattivazione, pe-rò, è relativamente semplice, se si consi-dera che l’area ha il pregio di non esserecompromessa dallo sviluppo industriale esi presenta ancora quasi integra dal pun-to di vista naturalistico-ambientale. Perquesto il progetto si propone di riscoprir-ne i suoi aspetti significativi e la meravi-gliosa ricchezza del patrimonio in essoconservato, attraverso la riattivazione deitratti abbandonati nei secoli XVII-XVIII.Nel Percorso, per lunghi tratti vivo e vita-le, esistono ancora strutture e servizi chehanno mantenuto la loro vocazione sto-rica connessa alla Via Latina, che si bifor-ca, a circa 30 Km da Roma nelle Vie Pre-nestina e Labicana, mentre altri edifici einfrastrutture necessitano di essere recu-perati e/o riconvertiti a un uso idoneo al-le esigenze del pellegrino-turista. La pro-posta turistica che ne scaturisce non è tra-dizionale, di tipo contemplativo, constandard, stilemi e confort preconfeziona-ti, ma piuttosto si tratta di un ritorno aquel modo di percorre i luoghi e la sto-ria, tipico dei viaggiatori e dei pellegrini.Un atteggiamento di scoperta dei detta-gli, del patrimonio culturale diffuso, chefavorisca lo scambio, nel senso di cono-scenza della cultura autentica del luogo,non di quella confezionata e proposta permotivi economici. Il pellegrino non frui-sce semplicemente di un tracciato defini-

to, assistito e segnalato, ma ‘consuma’ tut-to il territorio, con i suoi paesaggi e la suaidentità. Può disporre degli itinerari piùadatti alle sue esigenze e ai suoi interes-si, i servizi e l’ospitalità, che caratterizza-no la qualità della sua permanenza sul po-sto, prima, durante e dopo il soggiorno.

L’importanza e la fattività di questoprogetto, oltre all’immagine naturale e sto-rica che rievoca, ha dalla propria parte lafortuna di ‘poggiare’ su una vera e pro-pria infrastruttura, progettata e allestitaa tal fine, fondata, nel nostro caso, su unamatrice esistente storicizzata e ancora vi-tale. La volontà è quella di allargare il con-cetto di bene culturale al territorio, con-siderando, valorizzando e rispettando ciòche di positivo l’uomo ha lasciato nel cor-so dei secoli, attivando le leve necessarieal suo recupero, per una moderna fruizio-ne sostenibile. Il successo dell’iniziativa,cioè quella di riscoprire l’importanza deltratto meridionale della Via Francigena,passa attraverso diverse strategie, in par-ticolare quella di marketing, che dovrà de-finire, in modo chiaro e visibile, cosa of-fre al turista il percorso. In sostanza qualè il prodotto, o meglio il mix di prodottiofferto, in grado di rendere appetibile ilviaggio a chi vuole avventurarsi.

La varietà dell’offerta, di aspetti cul-turali, storici, paesaggistici e gastronomi-ci, costituisce certamente una ricchezzaper l’iniziativa, ma nello stesso tempo rap-presenta una difficoltà, se non organizza-ti in un unicum che definisca una marca-ta entità rispetto a tutte le altre offerte tu-ristiche presenti, le quali, anche se in mo-do disordinato, possiedono all’intorno al-trettanti e variegati elementi d’attrazione.È proprio quest’aspetto di differenziazio- V

IA F

RAN

CIG

ENA

DEL

SU

D

27

Figura 3 – Paliano, casa di Santa Maria Goretti,stato attuale (a) e pianta di progetto (b). Il complesso,costituito da un vecchio fienile, dalla casa dove è vissuta laSanta e da una piccola cappella è uno dei progetti finanziatidall’ARCUS S.p.A. Diventerà un centro polifunzionale perl’accoglienza dei pellegrini e un museo.

3a

3b

ne con il resto del territorio che imponela costruzione del denominatore comunecapace di:■ spingere il cliente a scegliere questo

percorso rispetto ad altri, specie se in-differenziati, perché più semplice e piùidentificabile;

■ fidelizzare il turista lungo l’itinerarioperché si renda conto di essere in uncircuito che assicura dei vantaggi;

■ prospettare all’operatore commercia-le locale un tangibile vantaggio nell’i-dentificarsi nel circuito per l’aumentodel volume d’affari che ne deriva;

■ permettere vari modi di percorrere l’i-tinerario (singolo o in gruppo, in au-to, in pullman o bici, in uno o più gior-ni) dando una determinata lettura al-lo specifico turista.

Il compito di ciò spetta alle Regioni, alleProvince e via via a tutti Comuni, i quali,dovranno rifuggire, prima di tutto, dal de-siderio di favorire l’attrazione verso il pro-

prio territorio a discapito di quello dei vi-cini. La ‘sfida’ è stata lanciata e per que-sta iniziativa si stanno attivando diversienti pubblici e privati. La Arcus S.p.A.,società a partecipazione statale, che ha ap-provato e sostiene il progetto, ha già fi-nanziato la progettazione e in parte la rea-lizzazione dei primi interventi struttura-li in ambito ambientale e di restauro ar-chitettonico.

Oltre al recupero degli antichi sentie-ri e degli edifici, è prevista la realizzazio-ne di una pista ciclabile lunga quanto l’in-tero percorso, la quale, utilizzerà oltre il70% della vecchia ferrovia Roma-Fiuggi,da anni dismessa. Quest’opera, tra l’altro,è già stata iniziata ed è in fase di realizza-zione con il contributo e l’impegno dei Co-muni coinvolti nel progetto, appartenen-ti alla Provincia di Frosinone. Con que-sto primo stralcio progettuale si pone l’at-tenzione su alcuni degli elementi fondan-ti l’intero percorso il quale, ci auguriamo,permetterà di scoprire, attraverso questetestimonianze naturalistico-storico-reli-giose, il territorio attraversato, con le tra-dizioni e la sua storia (figure 3 e 4).

P.W.D.P.

Nuovi studi sul la V ia Francigena del Sud

Prima di tutto, è doveroso fare alcune pre-messe concettuali, le quali, non dimenti-cando gli studi di Saverio Muratori, evi-denziano la necessità di ‘leggere’ questolungo tratto di territorio del Meridioned’Italia senza farsi condizionare dalla pre-senza della sovrastruttura romana. Secon-do noi, infatti, bisogna attribuire il giustopeso alle complesse caratteristiche morfo-logiche di un territorio molto articolato,le quali, combinate con le vicende stori-che tardo-antiche, hanno condotto alla dis-soluzione dell’Impero. Non si può prescin-

dere dal considerare che i percorsi sonodeterminati dalle interrelazioni di territo-rio e storia, quindi la premessa che vuo-le l’utilizzo di questa o quella via romanacome percorso preferenziale per i pellegri-naggi viene a cadere, se si considera cheanche durante tutta la fase di romanizza-zione, quindi di antropizzazione stabile, lesedi viarie si sono attestate in posizioni dif-ferenti, secondo l’emergere o il decaderedei vari centri urbani.

La sussistenza delle sedi viarie roma-ne, in una visione invece sincronica, è sta-ta in questo caso interrelata all’individua-zione di quei percorsi spontanei che si so-no generati nella fase italica, integrati al-la rete viaria di collegamento già esisten-te. Per quanto, infatti, sotto il profilo cro-nologico, gli storici scelgono di circoscri-vere le vicende con eventi e date, in real-tà l’evoluzione è sempre graduale, cosic-ché si arriva a un evento e a una data so-lo perché le circostanze precedenti han-no preparato le condizioni opportune.

La progressiva discesa nella Penisoladi gruppi di popolazioni germaniche, fa-vorita dalla dissoluzione del potere cen-trale dello Stato romano, non ha fatto al-tro che reiterare il progressivo stanzia-mento dei gruppi italici, che avevanostrutturato il territorio, anche se in ma-niera disorganica, prima dell’unificazioneromana. Naturalmente in questa fase l’as-setto viario romano permane e s’integraagli altri percorsi successivi, che anch’es-si in parte riprendono percorsi esistenti(spontanei o artificiali), quindi, ad esem-pio, la via sacra Longobardorum non pre-scinde dall’Appia, almeno nella posizio-ne in cui dovette essere nella fase tarda,ma ne utilizza alcuni tratti in relazione aldifferente obiettivo: il santuario di Mon-te Sant’Angelo, sul Gargano.

Questa fase di antropizzazione è, sot-to l’aspetto cronologico, di primo impian-

28 |A|R|K|O|S|

Figura 4 – Cave (Roma). Esempio di un anticotracciato da valorizzare.

4

to, perché determinata da popolazioni nonindigene che progressivamente si spingo-no a Sud e si integrano ai gruppi autoc-toni, ma sotto un altro punto di vista co-stituisce a tutti gli effetti un ciclo di recu-pero del sistema insediativo, rispetto allapre-romanizzazione. Ecco perché le tesiche dibattono se l’Appia o la Casilina fos-sero le vie di pellegrinaggio verso il Sudsono del tutto antistoriche: l’Appia è unavia artificiale, costruita sino a Benevento,e necessitava di manutenzione, perché lascelta del fondovalle, comoda per un ter-ritorio antropizzato e controllato, con tut-ta probabilità dovette fare i conti con i pro-gressivi impaludamenti che già al tempodi Traiano condizionarono la costruzionedi sostruzioni e mura di sostegno.

L’evidenza dei segni, invece, mostrache il crinale appenninico per tutta la sualunghezza, da Sulmona a Benevento è se-de di percorso e il suo utilizzo dovette es-sere alternativo alla via di fondovalle. Ilcrinale, infatti, non solo permette una mi-gliore visibilità, ma presenta anche un mi-

gliore ‘fondo stradale’, specie in conside-razione del fatto che le strade erano in ter-reno battuto e non certo ‘basolate’, comedurante l’Impero1. Inoltre la consuetudi-ne voleva l’inizio del viaggio in estate, per-ché poteva capitare di dormire all’aper-to, ma evitando sempre le zone paludo-se, considerate causa di malattie, i viag-gi duravano mesi e durante l’inverno piog-gia e fango rendevano impossibile cam-minare in fondovalle, specie con gli ani-mali. È importante, inoltre, sottolineare latotale mancanza di luoghi di ricovero (ab-bazie, locande o taverne) lungo la Via Ap-pia, che invece costellano in gran nume-ro il percorso di crinale individuato.

L’itinerario, inoltre, non può prescin-dere da luoghi storicamente rilevanti, co-me ad esempio il collegamento diretto tra

Spoleto e Benevento, capitale del Duca-to Longobardo, o Alife, caposaldo del do-minio Normanno. In ultima analisi, un’os-servazione apparentemente lapalissiana,ma da non sottovalutare: l’Appia non co-stituisce certo il percorso più breve percollegare via terra Roma a Bari e a Otran-to, soprattutto in considerazione del fat-to che non è pensabile un’unica via di pe-netrazione e collegamento in un territo-rio così vasto e articolato.

Metodologia d’indagineIl quadro, quindi, è ben più complesso ri-spetto all’ipotesi, in un certo senso sempli-cistica, che vuole l’uso della Regina Viarumcome preferenziale via di pellegrinaggio.

Sulla base di queste premesse si è pro-ceduto, in prima fase, all’individuazione

VIA

FRA

NCI

GEN

A D

EL S

UD

29

Figura 5 – Canterbury: Cattedrale, interno. DA FRANCHETTI PARDO V, BOZZONI

C, PANE R: STORIA DELL’ARCHITETTURA MEDIEVALE, ROMA-BARI, 2002.Figura 6 – La Longobardia Minor nel IX secolo.DA: MAGISTRA BARBARITAS, MILANO, 1984.

Figura 7 – Segmenti VI, VII e VIII della Tabula di Peutinger. L’originale romano codexvindobonensis 324 è correntemente datato al IV secolo d.C.; alcune teorie lo considerano unulteriore rifacimento, databile al V secolo, di un originale risalente al III secolo d.C. La datazionedella copia medievale (la tabula di Peutinger) è collocata tra l’XI e il XIII secolo (Levi A e L,Bosio L). DA PRONTERA F: LA TABULA PEUTINGERIANA: LE ANTICHE VIE DEL MONDO, FIRENZE, 2003.

5

6

7

dei tracciati viari, distinguendo tra quel-li di crinale, principali e secondari, e quel-li di fondovalle; in seconda fase, su que-sta lettura sono stati individuati tutti gliitinerari in uso in epoca tardo-antica: itracciati romani, i percorsi desunti dalletappe dai diari di viaggio dei pellegrini,confrontati con la tabula peutingeriana, chea tutt’oggi rappresenta la sola graficizza-zione della viabilità sul territorio (figura 7).L’esigenza di elencare per nome e tipo leemergenze architettoniche, distinguendo

ad esempio tra Mansiones e Ciuitates, bor-ghi, palazzi e fortificazioni, abbazie e mo-nasteri, rappresenta per lo studio la com-prensione dell’utilizzo del territorio per ilpellegrinaggio (tappe, mete ecc.) e al con-tempo è uno strumento d’analisi, che, re-lazionato alla ricostruzione di percorsi, co-stituisce un elemento di verifica e di in-dividuazione del tragitto più significativo.

Quadro storicoCronologicamente il fenomeno del pelle-

grinaggio inizia intorno al VI secolo d.C.Il contatto ‘fisico’ con la reliquia, infatti,dalla quale si pensava di acquisire forzae fede, inizia dopo la libertà di culto ecomporta la ricerca di tutto quanto pos-sa essere materialmente appartenuto al-le spoglie di Cristo e ai luoghi dove Egliera vissuto. In seguito, sempre spinti dal-la preghiera solitaria e dalla meditazione,singoli fedeli si dirigono ad limina aposto-lorum, privilegiando la città di Roma inquanto città di martirio e sede di diverse

30 |A|R|K|O|S|

Figura 8Ricostruzione del tratto meridionale della viaFrancigena da Roma a Otranto.Localizzazione delle principali emergenzelegate al percorso medievale (borghi, castelli,monasteri ecc.)

8

9

sacre sepolture, tra cui spiccano natural-mente le tombe di Pietro e Paolo. Roma,quindi, acquista un’importanza sempremaggiore rispetto a Gerusalemme, di pa-ri passo con la decadenza dell’Impero Ro-mano e sotto la pressione dei barbari, si-no a diventare la seconda Gerusalemmedal 638 d.C., anno in cui la Città Santaviene conquistata dagli Arabi e diventasempre più difficile recarsi in pellegrinag-gio in Oriente. Una svolta nel caratterestesso del pellegrinaggio si ha a partire dal

VII secolo, quando si comincia a prescri-verlo o a imporlo, assieme all’elemosina,come penitenza per peccati di una certagravità. Si andava in pellegrinaggio nonsolo per visitare i luoghi santi di culto, maanche per sciogliere un voto. Il pellegri-naggio come pratica di penitenza e di ri-scatto morale coinvolge anche le classi so-ciali più alte, senza escludere re e impe-ratori. Il primo sovrano a recarsi a Romafu Carlo Magno, nella Pasqua del 774. Èdurante questi secoli che si delinea il vol-to dell’Italia meridionale peninsulare e diquel frazionamento geopolitico che fecedi tutto il Mezzogiorno un mosaico di re-gioni autonome. Bisogna attendere, infat-ti, l’unificazione normanna perché inizi aconfigurarsi la struttura di uno stato cen-trale riconoscibile fino al XIX secolo.

“Il Mezzogiorno ha subito molto piùche l’Italia centrale la crisi del primo me-dioevo; ha perso una gran parte dei suoiinsediamenti maggiori prima dell’iniziodel grande movimento di (…) incastella-mento. (…) Solo con la conquista nor-manna l’Italia meridionale riprende il suoposto tra le regioni dell’Occidente poli-tico; ma il peso del passato si fa ancorasentire in particolare quando emerge unamonarchia presto centralizzata che soffo-ca a lungo le autonomie locali e lentamen-te unifica le diverse componenti geogra-

fiche del paese; così l’evoluzione del Suddella penisola diverge definitivamente daquella del Nord: ormai ai piccoli Stati co-munali si contrappone un Regno.” (Mar-tin, 1993). Queste sono le motivazioni percui nel centro nord le radici medievali ri-mangono più salde, mentre nel Meridio-ne le reminiscenze presenti in gran nume-ro devono essere rilette nella loro orga-nica appartenenza a un unico percorso.In un tale contesto appare motivata la‘scelta’ della regina viarum come unico se-gno ancora leggibile del territorio, ma alcontempo è evidente la dissonanza con leconsiderazioni espresse. “Roma inglobail territorio italico imponendo nuovi per-corsi delle vie consolari e un nuovo usodelle terre (…). La frattura politica bizan-tina-longobarda del sec. VI d.C., la costi-tuzione del dominio della chiesa nelle areedi più forte insediamento coloniale roma-no-latino, la ripresa ciclica medievale del-l’antico processo prima (…) appoggiatoa piccole rocche montane senza articola-zioni politiche precise, poi con fraziona-mento in città-stato sul passo antico, (…),da ultimo la lenta formazione unitaria, re-gionale e nazionale sono anche tratti elo-quenti a indicare le lacune dello svilup-po affrettato romano, e della maturazio-ne territoriale più lenta” (Muratori,1966). V

IA F

RAN

CIG

ENA

DEL

SU

D

31

Figura 9 – Il tratto dell’Appia da Benevento aBisaccia (AV). “La via Appia mentre da Romaa Capua era una strada completamenteartificiale – creata ex novo nel 313-312 a.C.– nel tratto da Capua a Venosa, eseguitodopo le guerre sannitiche, (…) seguiva vienaturali. Da Benevento, attraversato il Caloresul Ponterotto ad Apice, giungeva ad Eclano;da qui seguiva la cresta tra l’Ufita e ilFredane, passando per i territori di Frigento eGuardia dei Lombardi. In questo tratto il suopercorso è quello ricalcato dalla SS 303.Dopo Guardia dei Lombardi passavaprobabilmente per la Statio sub Romula, egiungeva ad Aquilonia, l’attuale Lacedonia,nella Valle dell’Ofanto”(Romito M: Guerrierisanniti e antichi tratturi nella Valle dell’Ufita, Salerno,1995).DA QUILICI L: VIA APPIA. DALLA PIANURA PONTINA ABRINDISI, ROMA, 1989.

Anal is i dei percors i in relazione al la morfologia del terr i tor io

“Il fatto basilare, in questa penisola stret-ta, è la presenza della dorsale appennini-ca. Essa divide, ma non isola.” (Martin,1993), e si potrebbe aggiungere con Mu-ratori che tutti gli sviluppi etico-politici so-no condizionati dalla presenza di questadorsale di scambio e di invasione: “…insenso capovolto, dunque rispetto all’attua-le aperture sulle coste, alla quale siamo dasecoli abituati”. La dorsale appenninica sievidenzia, infatti, come elemento morfolo-gicamente strutturante, a tal punto da co-stituire un asse portante di riferimento edi collegamento lungo tutte le regioni del-la penisola. Non è un caso che l’accesso al-l’Italia, sia avvenuto tramite la Val D’Ao-sta, attraversando il Piemonte e proseguen-do in Toscana e Lazio lungo lo sviluppo delcrinale. La Via Francigena stessa, per iltratto proveniente dal Nord Europa, co-stituisce l’esempio più emblematico di co-me, malgrado con la romanizzazione l’Eu-ropa avesse già acquisito un sistema via-rio progettato, sia istintivo e naturale, an-che in termini economici e di sicurezza, l’u-so del crinale come sede di percorso. An-che nella prima e più importante rappre-

sentazione grafica della viabilità tardo-an-tica, la Tabula di Peutinger, sorta di ‘stra-dario’ dell’epoca, si avverte la necessità dicorrelare i percorsi al ‘segno’ dell’Appen-nino. Infatti Saverio Muratori, in “Civiltàe territorio” lo evidenzia come ‘logico’ ele-mento di penetrazione per il progressivostanziamento delle popolazioni italiche sulterritorio e come matrice di ogni forma disviluppo, storico, economico, sociale.

“Il primo percorso a livello peninsula-re è stato non certo il percorso litoraneo,né quello delle grandi valli, ma quello deicrinali appenninici, là dove erano agevol-mente percorribili, sostituiti nelle zonemontuose più ardue dai percorsi di valle edi conca baricentrici rispetto alle zone in-sediabili di colle e di mezzacosta. È stataquesta la grande via delle invasioni, delletrasmigrazioni, e da ultimo degli sposta-menti stagionali di transumanza” (Mura-tori, 1966) e, naturalmente, si potrebbe ag-giungere degli itinerari di preghiera e pel-legrinaggio. Tale percorso di crinale, con-tinua l’autore, segue l’Appennino ligure etosco-emiliano, passando per il Mugello eil Casentino. Si snoda oltre l’alta Tiberina,nelle valli del Sangro e del Tammaro-Ca-lore, dell’Ofanto, facendo perno sulle con-che di Rieti a nord e di Benevento a sudcome elemento caratterizzante e determi-nante dell’intero assetto insediativo sia a

nord di Roma che a sud. In relazione a que-sto elemento forte di percorrenza, si svilup-pa una complessa rete di controcrinali diinnesto e di collegamenti trasversali.

In questo contesto si cominciano a de-lineare gli aspetti peculiari, che determi-nano e caratterizzano la via Francigena,rispetto ad altri tracciati viari coevi: il re-cupero del percorso lungo la dorsale ap-penninica e la deviazione verso Roma,meta di pellegrinaggio e al tempo stessotappa di passaggio verso la meta più im-portante: la città di Gerusalemme, sededella sepoltura di Cristo.

Individuazione degli itinerari di pellegrinaggioDalla disamina delle fonti di archivio e so-prattutto degli itineraria2, assimilabili allepiù attuali guide stradali, emerge una no-tevole pluralità di percorsi, tra i quali, al-lo stato attuale, si è provveduto a esami-nare e ricostruire quelli più significativi ecompleti: l’itnerarium burdigalense, l’itinera-rium antonini, gli itinera hierosolymitana. L’e-lencazione e la descrizione delle tappe di-stinte in ciuitates, mansiones, mutationes, conle relative distanze stabilite in MP (MillePassus), è stata tradotta graficamente suuno stradario aggiornato mediante un’in-terpretazione toponomastica delle singo-le tappe (ad esempio, Sub Lupatia è l’attua-le Altamura, Siluium o Silvium è Gravinadi Puglia ecc.) e un’analisi linguistica del-le direzioni e/o deviazioni verso luoghi no-dali (ad Quintodecimum) o di passaggi inprossimità (sub Anagnam, sub Romulamecc). La semplice localizzazione di tali tap-pe sul territorio, già di per sé, definisce duetracciati che ricalcano in modo inequivo-cabile il percorso di crinale il quale, pro-veniente da Mediolanum per Aeserniam,conduce a Beneuentum e da quest’ultima,passando per Venusiam, conduce a Brun-disium e quindi a Hyudruntum. L’altro per-corso, pedemontano, identificato attraver-so l’itinerarium Antonini e coincidente conla Via Praenestina, per Urbe attraverso Prae-neste, sub Anagnam, Aquinum, Casinum, Te-lesiam, arriva a Beneuentum per ricollegar-si al percorso di crinale. Contestualmen-te e con lo stesso criterio è stata individua-ta la Via Appia, evidentemente utilizzataper l’arrivo ai luoghi d’imbarco di Terra-cina e Formia (figure 8 e 9).

Individuazione dei siti archeologicie delle emergenze medievaliChe il percorso di crinale, interpretato co-

32 |A|R|K|O|S|

Figura 10 – L’area archeologica di Aeclanum –Passo di Mirabella (AV) costituisce allo statoattuale il sito di maggiore rilevanza perestensione e posizione.Figura 11 – La facciata della cattedrale di SanNicola di Bari. La figura di San Nicola è unadelle più venerate sin dalle prime fasi dellastoria del pellegrinaggio; il Santo avevaoperato ed era stato sepolto a Mira, in AsiaMinore. La traslazione delle sue reliquie aBeroes (Bari), porta per l’Oriente, ha fatto sìche sin dall’antichità divenisse il Santo piùvenerato da tutta la cristianità siaoccidentale che orientale.DA ARGAN GC: STORIA DELL’ARTE ITALIANA, FIRENZE,1972.

10

11

me chiave dello stanziamento delle popo-lazioni italiche sia coincidente, in granparte, con l’itinerario principale proponi-bile per il tratto meridionale della ViaFrancigena, è dimostrato anche dallamappatura delle emergenze archeologichee urbane. In particolare, il tracciato ap-penninico proveniente da Sulmona e di-retto a Benevento è ricco di emergenze ar-cheologiche afferibili al Sannio Pentro, tracui cinte murarie come Monte Vairano,luoghi abitati come Circello, luoghi sacridi importanza federale come il santuariodi Pietrabbondante. Il percorso, poi, cheda Benevento segue il crinale spartiacquetra l’Ufita e il Fredane, è segnato dalleemergenze legate allo stanziamento deiSanniti Irpini, come Aeclanum, la Valled’Ansanto, Romulea, Compsa, sino al Vul-ture, per poi attraversare la Lucania equindi la Puglia (figure 10 e 11). Si rilegge,quindi, in gran parte, il segno unitario del-la ”originaria regione sannitico-irpinadell’Italia preromana” (Johannoshy,1992), sovrapposto a segni di rilevanzacristiana, come la via sacra longobardorum,come collegamento tra Benevento, capo-luogo del Ducato e il santuario di San Mi-chele Arcangelo sul Gargano. La presen-za, inoltre, lungo il crinale, di abbazie emonasteri, intorno a quelli che erano luo-ghi di preghiera di eremiti o chiese e cap-pelle votive, che offrivano sicuro asilo eospitalità, conferma l’utilizzo della stradacome via di pellegrinaggio.

Da questa operazione di sovrapposi-zione di tematismi (mappatura dei percor-si e mappatura dei siti) emerge la man-canza di un percorso non descritto diret-tamente negli itineraria, la cui esistenza èevidenziata dalla concentrazione di emer-genze e che si snoda proprio lungo il con-trocrinale di raccordo all’innesto di subAnagnam sino al crinale per Aeserniam.

L.M. e L.V.

VIA

FRA

NCI

GEN

A D

EL S

UD

33

Paolo Walter Di Paola, architetto, dal 1998 Incaricato diocesano di Palestrina per i Beni Cultu-rali, ha acquisito esperienza nel campo del restauro, approfondendo i temi legati alla tutela deibeni ecclesiastici e all’architettura per la liturgia. Si occupa di rilievo, analisi dello stato di con-servazione, ricerca e progettazione del costruito antico, con particolare attenzione ai centri sto-rici e ai problemi del territorio. Tra i suoi studi e interventi si segnalano: il consolidamento e re-stauro del Duomo di Palestrina (Arkos, 8, 2005); il progetto e la redazione di un Manuale per ilrecupero del centro storico di Capranica Prenestina (Roma); il restauro di alcuni palazzi nel cen-tro di Roma a piazza Navona, largo di Torre Argentina, via Condotti e via Frattina.

Liliana Mauriello, architetto specializzata in restauro dei monumenti, svolge la libera professio-ne come progettista e nel settore del restauro architettonico tra Roma e Avellino prevalente-mente per enti pubblici. Collabora, nel settore della ricerca, con la Scuola di Specializzazione diRoma e con la Soprintendenza Archeologica di Avellino, Salerno e Benevento, focalizzando glistudi sulla metodologia di ricerca e di analisi morfologica del territorio e del tessuto urbano.

Lucia Valdarnini, architetto specialista in restauro dei monumenti, è cultore della materia e mem-bro ufficiale in commissione d‚esame presso l‚Università di Roma La Sapienza, Facoltà di Architet-tura Valle Giulia, del corso Caratteri costruttivi degli edifici storici e problemi di restauro. Svolgelibera professione e attività di ricerca in ambito privato e pubblico, nel settore del restauro e del-la conservazione.

EROTUAOLIFORP

B I B L I O G R A F I A

AAVV: Le vie del Medioevo. In (atti del convegno): Lungo il cammino: l’accoglienza e l’ospitalità medievale, Tori-no, 1996 e La Via Francigena: itinerario culturale del Consiglio d’Europa, Torino, 1998.

AAVV: La via Francigena: cammino medioevale di pellegrinaggio quale proposta per un itinerario religioso, cultu-rale e turistico del 2000, Roma, 1995.

Alfano I: La via Francigena fra reale e virtuale : un modello per la ricostruzione storica del territorio, Cassino, 2000.Avril Gaborit JR: L’itineraium Bernardi monachi et les pèlerinages d’Italie du Sud pendant la haute Moyen Age.

In: Mélange d’archéologie et d’Histoire, 79, 1967; 269-298.Calzolari M: Introduzione allo studio della rete stradale romana; l’Itinerarium Antonini, Roma, 1996.Chenis C: Il turismo religioso nei luoghi dell’Assoluto tra fruizione estetica ed esperienza spirituale. Dal turismo di

consumo al turista di formazione. In (atti del convegno): La Gestione del Patrimonio Culturale, Cagliari, 1998.Dalena P: Strade e percorsi nel Mezzogiorno d’Italia: sec. VI-XIII, Cosenza, 1995.Dalena P: Ambiti territoriali sistemi viari e strutture di potere nel Mezzogiorno medievale, Bari, 2000.Gelsomino R: L’Itinerarium Burdigalense e la Puglia, Bari, 1966.Gregorovius F: Passeggiate Romane, Ristampa Nuova Editrice Spada, Roma, 1985.Mauriello L: Territorio e analisi morfologica. Frigento: prospettive di ricerca e proiezioni di intervento. Frigento,

2005.Meunier F: Un pellegrinaggio da Bordeaux a Gerusalemme, sulle tracce dell’Itinerarium burdigalense, Roma, 1889.Nuvoli P: La tabula di Peutinger in area sannitica quadro geostorico e analisi di quattro percorsi, Venafro, 1998.Olher N: Vita pericolosa dei pellegrini nel Medioevo, Casal Monferrato, 1996.Petrini P: Memorie prenestine disposte in forma di annali, Roma, 1795, Ristampa anastatica, Palestrina, 1990.Prontera F: La Tabula Peutingeriana: le antiche vie del mondo, Firenze, 2003.Raymond O: Pellegrini nel Medioevo: gli uomini le strade e i santuari, Milano, 2001.Scarpellini P: Turismo culturale tra fruizione e consumo. In (atti del convegno): La Gestione del Patrimonio Cul-

turale, Cagliari, 1998.Stopani R: La via Francigena : una strada europea nell’Italia del Medioevo, Firenze, 1999.Stopani R: Le vie di pellegrinaggio nel Medioevo: gli itinerari per Roma, Gerusalemme, Compostella, Firenze, 1991.Stopani R: La via Francigena del sud: l’Appia Traiana nel Medioevo, Firenze, 1992.Tobler, Molinier: Itinerarium Bernardi monachi, in: ItineraHierosolymitana et descriptiones terrae sanctae bellis

sacris. Turner V: Il pellegrinaggio, Lecce, 1997.

1 Bisogna inoltre considerare che la forte recessione economica e socia-le, conseguenza e causa stessa della dissoluzione della struttura imperiale,non favorì certo la manutenzione né delle strade né tantomeno dei mezzidi trasporto, viaggiando con i carri a rischio che venissero danneggiati dai‘basoli’.

2 L’homo viator è consapevole di compiere un cammino seguendo le trac-ce di Cristo, ma soprattutto che la sua via è Cristo e che solo in lui e con luipuò procedere verso la sua ultima meta. La via è intesa come segmento per-corribile fra due punti. Nel termine homo viator è dunque insito il doppio si-gnificato dell’umiltà della sequela di Cristo e della sicurezza della fede. Nel-l’iconografia medievale il pellegrino indossa un mantello con il cappuccio,detto pellegrina, che copre il corpo fino ai piedi e protegge dal freddo; op-pure porta un cappello rotondo a larghe tese tenuto fermo da un laccio, chia-mato petaso, che protegge dalla pioggia e dal sole. Impugna il bordone, un

bastone da marcia con una punta chiodata, che aiuta il pellegrino a cammi-nare ed è anche un’arma di difesa contro i briganti. Porta una bisaccia chesi appende alla vita, sufficiente per il minimo indispensabile; è sempre aper-ta perché il pellegrino deve essere sempre pronto a donare come a ricevere.I pellegrini che si dirigono a Gerusalemme portano ben in vista la croce; quel-li che viaggiano verso Compostela portano impressa sul bavero la conchigliadi San Giacomo, che in origine raccoglievano sulle spiagge dell’Oceano At-lantico e successivamente diventa il simbolo comune a tutti i pellegrini, sen-za distinzione di santuario. Molti volevano tenersi vicino le reliquie, cioè i re-sti mortali dei santi, oppure gli oggetti appartenuti a Gesù. Si anima, così,nel Medioevo l’afflusso alle tombe e alle reliquie sacre, assieme al bisognodi riportare indietro con sé un oggetto che continui a rappresentare un le-game tangibile con la straordinaria esperienza vissuta. Questo culto per lereliquie diede luogo anche a commerci illeciti.

n o t e