Prima Guerra Mondiale 1914-1918 Bibliografia - Comune di ...

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Prima Guerra Mondiale 1914-1918 Bibliografia Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” Via Vittorio Emanuele II, n. 1 – 10023 Chieri (TO) 0119428400 [email protected]

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Prima Guerra Mondiale

1914-1918 Bibliografia

Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” Via Vittorio Emanuele II, n. 1 – 10023 Chieri (TO) 0119428400 [email protected]

SPINGENDO LA NOTTE PIU IN LÀ

Più dell’oblio può solo la retorica: se il primo dissolve e cancella, la seconda, in atto

di ossequio, deprime e mortifica la complessità. Da una parte il nulla che avvolge il

silenzio; dall’altra la parola stuprata che urla pietà.

Pietà per il centesimo anniversario dell’inizio della Prima guerra mondiale: 1914-

2014. Cent’anni di sconforto, cent’anni di solitudine. Poco, poco più di nulla, di cui si sia

fatto tesoro; tanto, certamente troppo, di cui si è parlato e scritto.

Più che di avanzate e ritirate, di strategie messe in campo e di obiettivi raggiunti o perduti,

varrebbe la pena volgere lo sguardo sulle ferite del tempo e delle stagioni: su una lontana

estate di cento anni fa, su un maggio radioso brulicante di umana stupidità e su un tardo

autunno avvolto nel buio incipiente dell’inverno del mondo. La natura non dovette rimanere

indifferente al cospetto di quei tragici eventi: l’estate del ’14 e la primavera del ’15,

ripetutamente umiliate e offese, giunte allo stremo implorarono il novembre del ’18 di porre

una pietra tombale su quei ricchi raccolti di morte.

A un secolo dall’inizio della Grande Guerra, non essendo possibile trarre alcun

sensato bilancio che non sia quello dell’assurdo orrore da essa innescato, si può solo

azzardare qualche timida, pudica riflessione.

L’invasione del Belgio da parte della Germania nell’agosto 1914 fu il primo, inequivocabile

segnale che la nuova guerra europea non sarebbe stata né breve né avara di atrocità. Ad

essere attaccato, invaso, saccheggiato e violentato, a fronte di una chiara scelta neutrale,

fu proprio quel Belgio che, solo pochi anni prima, aveva visto in Cuore di tenebra di

Joseph Conrad, la sua immagine riflessa nello stagnante abominio perpetrato nel Congo

dalla sua politica coloniale.

Quell’oscuro cuore di tenebra, che altro non era se non l’impresentabile volto dell’efficiente

e disumana ferocia albergato nel grembo del civilissimo e progredito continente europeo,

non dovrebbe mai abbandonare i nostri incubi, per ricordarci, ad ogni risveglio, il suo

attualissimo

potenziale ritorno.

Un viaggiatore di nome Josef Mazzini, la cui inconsueta figura illumina Gli orrori dei

ghiacci e delle tenebre dell’austriaco Christoph Ransmayr, negli anni Settanta del

Novecento spende la vita inseguendo un richiamo: sciabordio d’acqua e deriva tra i

ghiacci nell’epica impresa della Imperial-regia spedizione polare artica austroungarica,

impavida avventura alla conquista geografica del Polo Nord iniziata molto più a Sud, in

quel lembo di Adriatico cui si affaccia la città di Fiume, in una giornata di marzo del 1872.

Anche a quella latitudine estrema, nel deserto glaciale della Terra di Francesco Giuseppe

scoperto da quel manipolo di esploratori, avrebbe voluto dilagare l’infernale fragore di

guerra del primo conflitto mondiale. A distanza di un secolo dalla spedizione polare,

Mazzini, alla guida di un tiro di cani da slitta, si inabissa nel mare di ghiaccio teatro di

quell’avventura, forse in fuga dall’eco, ancora assordante, di quel gelido cuore di tenebra,

incontro a una nuova, silente estate radiosa.

Guardare il buio che all’alba del Ventesimo secolo è piombato sul mondo, vuol dire,

anzitutto, fuggire lontano da ogni celebrativo rituale. Sfidarlo come Josef Mazzini affronta

la notte artica, può voler dire avere il coraggio di sostenerne lo sguardo, spogli di gradi,

uniformi, medaglie, e cercando i suoi occhi in pietoso silenzio, pregarlo di spingere la notte

più il là.

LUOGHI

Le Alpi / Marco Cuaz – Il mulino, 2005

A.949.47.CUA.1

Sin dai tempi di Augusto, le Alpi furono la "porta d'ingresso" d'Italia, la protezione naturale dai barbari. A partire dal Settecento gli scienziati vi videro un laboratorio dove scoprire i segreti della storia naturale, e gli alpinisti vittoriani un luogo di esercitazione di uno sport esclusivo: l'alpinismo. L'amore per le montagne nacque negli italiani in concomitanza con le lotte per l'indipendenza. Fatta l'Italia, le Alpi segnarono lo spazio materiale di un'identità: l'identità italiana. Il libro è un racconto dell'immaginario alpino, una storia dell'uso politico e dei significati che gli italiani hanno attribuito, nel tempo, alle Alpi.

L’Austria era un paese ordinato / Carpinteri & Fara guna - Editoriale FVG, 2003

A.853.91.CAR.34 Il volume fa parte di una vasta serie di “maldobrìe” che Carpinteri e Faraguna hanno scritto in prosa, in versi, per la radio, per il teatro. Le “maldobrìe” devono essere considerate sia una linea tematica dell’opera di Carpinteri e Faraguna sia un “genere” che si identifica soprattutto negli episodi narrati dal pescivendolo Sior Bortolo alla divagante Siora Nina. Il contesto di questi racconti-episodi è quello di un’Austria “paese ordinato” e del suo governo su un territorio che si estende da Trieste alla Dalmazia. Le “maldobrìe” di questo libro si presentano come racconti pieni di verve e di trovate ingegnose, ben architettate, nelle quali si mescolano e rivivono eventi della politica mondiale e della Monarchia e fatti di ogni giorno.

Danubio / Claudio Magris - Garzanti, 1986

A.854.91 MAG.1

Paesaggi, umori, incontri, riflessioni, racconti di un viaggiatore sterniano che scende con pietas e con humour lungo il vecchio fiume, dalle sorgenti al Mar Nero, ripercorrendo insieme la propria vita e le stagioni della cultura contemporanea, le sue fedi e le sue inquietudini. Un itinerario fra romanzo e saggio che racconta la cultura come esperienza esistenziale e ricostruisce a mosaico, attraverso i luoghi visitati e interrogati, le civiltà dell'Europa centrale – in tutta la complessa varietà dei suoi popoli e delle sue culture – rintracciandone il profilo nei segni della grande Storia e nelle effimere tracce della vita quotidiana. Viaggio esterno, dunque, e avventura interiore, minuziosa documentazione erudita che diventa materia di finzione e di digressione fantastica per un viandante curioso di luoghi, libri e persone che redige un piccolo Decamerone danubiano con storie e vicende, destini individuali e collettivi rimasti impigliati sulle rive del fiume e del tempo. Il Danubio diviene un labirintico percorso alla ricerca del senso della vita e della storia, sull'atlante della vecchia Europa e del nostro presente.

Eredità. Una storia della mia famiglia tra l'impero e il fascismo / Lilli Gruber - Rizzoli, 2012

A.929.2 GRU.1 È il novembre del 1918, e il mondo di Rosa Tiefenthaler è andato in frantumi. L'Impero austroungarico in cui è nata e vissuta non esiste più: con poche righe su un Trattato di pace la sua terra, il Sudtirolo, è passata all'Italia. "Il nostro cuore e la nostra mente rimarranno tedeschi in eterno", scrive Rosa sul suo diario. Colta e libera per il suo tempo, lo tiene da quasi vent'anni, dal giorno del suo matrimonio con l'amato Jakob. Mai avrebbe pensato di riversare nelle sue pagine una così brutale lacerazione. Ne seguiranno molte altre. In pochi anni l'avvento del fascismo cambia il suo destino. Cominciano le persecuzioni per lei e per la sua famiglia, colpevoli di voler difendere la loro lingua e la loro identità: saranno arrestati, incarcerati, mandati al confino. E Rosa assiste impotente al naufragio di tutte le sue certezze. Intorno a lei, troppi si lasciano sedurre da un sogno pericoloso che si sta affacciando sulla scena europea: quello della Germania nazista. Non potrà impedire che Hella, la figlia minore, sia presa nel vortice dell'ideologia fatale di Hitler. E presto dovrà affrontare la scelta impossibile tra l'oppressione e l'esilio. Nata austriaca, vissuta sotto l'Italia, morta all'ombra del Reich, Rosa è il simbolo dei tormenti di una terra di confine. Su quella frontiera è cresciuta Lilli Gruber, sua bisnipote, che oggi attinge alle parole del suo diario. E racconta una pagina di storia personale e collettiva in questo libro teso sul filo del ricordo.

Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra / Luciano Monzali – Le Lettere,

2007 Italiani di Dalmazia: 1914-1924 / Luciano Monzali – Le Lettere, 2007

A.949.72.MON.1 e A.949.72.MON.2 Nonostante la sua rilevanza nelle vicende politiche dello Stato italiano tra Otto e Novecento, la storia della minoranza italiana in Dalmazia rimane ancora largamente sconosciuta. Obiettivo di questi libri sono la ricostruzione dei momenti fondamentali della storia degli italiani di Dalmazia negli ultimi decenni della denominazione asburgica, l'analisi del rapporto politico tra la minoranza dalmata e l'Italia liberale negli anni precedenti la Prima guerra mondiale, la ricostruzione delle vicende politiche della minoranza italiana in Dalmazia dallo scoppio della prima guerra mondiale all'avvento del fascismo in Italia. Largo spazio è dedicato all'analisi della politica estera dell'Italia nell'Adriatico e nei Balcani e dell'influenza che questa ebbe sulle sorti delle popolazioni dalmate italiane, prima illuse circa la possibilità di un'unione con la madrepatria, poi, a partire dal trattato di Rapallo del novembre 1920, costrette a scegliere fra la difficile vita nel Regno iugoslavo, la sopravvivenza a Zara italiana e l'emigrazione nella Penisola. Monzali rilegge e descrive alcuni momenti importanti del nostro passato (la Grande Guerra, la spedizione dannunziana nell'Adriatico, il fascismo), fornendo un contributo per una migliore conoscenza di un'epoca decisiva della storia d'Italia nel Novecento.

Il fantasma di Trieste / Enzo Bettiza – Editoriale FVG, 2003

A.853.91.BET.9 Nel Fantasma di Trieste, Bettiza indaga l’intricato nodo del mondo triestino di prima della prima Guerra Mondiale. Traccia un quadro della formazione di un giovane nato da famiglia della borghesia mercantile, Daniele Solospin; ne indaga la vita di bambino, di ragazzo e poi di uomo gracile, introverso e complesso nei rapporti con se stesso e con gli altri: con il padre, uomo vitale ed esuberante, dissipatore del patrimonio familiare; con lo zio, laico e di idee irredentiste, inasprito dalla malattia; con il proprio medico sloveno, amorevole e paternamente sollecito, che vuol trasmettere al giovane le proprie idee di socialdemocratico (ma il giovane opterà per soluzioni più estremistiche) e che ricorda spesso a Daniele la bellezza e l’austera dignità della madre morta; con la propria balia serba che gli trasmette – con la lingua – anche un ricco patrimonio di racconti popolari epici.

Il mio Carso / Scipio Slataper - Giunti, 1995 A.853.91 SLA.1

Il Carso, regione aspra e composita, abitata da popoli e lingue diversi, in cui gli elementi selvaggi della natura e barbari della gente si contrappongono alle convenzioni borghesi cittadine, offre rifugio all'Autore in un momento di profonda crisi personale. Nasce così un'"autobiografia lirica", come amava definirla Slataper, che seguendo il flusso dei ricordi racconta particolari della sua infanzia e della sua adolescenza, gli amori, Trieste e l'irredentismo, i suoi tormenti di giovane di una terra di confine alla ricerca di una propria identità linguistica, culturale e morale. La sua scelta di essere italiano lo porterà, pochi anni dopo, a morire per l'Italia, come tanti giovani intellettuali della sua generazione, caduti nella Grande Guerra. Pubblicato per la prima volta a Firenze, nel 1912, nella Libreria della "Voce", Il mio Carso è il primo capolavoro della letteratura triestina del Novecento e l'opera più importante di Scipio Slataper.

Fra nazione e impero. Trieste, gli Asburgo, la Mitt eleuropa / Angelo Ara – Garzanti, 2009

A. 943.6.ARA.1

Il libro di un grande storico che, affrontando rigorosamente problemi concreti della storia dell'Austria e della Mitteleuropa, offre, grazie anche alla classicità dello stile, un contributo essenziale alla comprensione di un aspetto centrale della contemporaneità: quel problema dell'identità individuale e collettiva che riemerge oggi con drammatica urgenza, in un mondo lacerato dall'impatto della globalizzazione, da tensioni nazionalistiche e da pulsioni localistiche. Angelo Ara ha spesso analizzato questi temi: non in riflessioni astratte, ma intrecciandoli indissolubilmente con i temi della sua ricerca. Nella Mitteleuropa asburgica e post asburgica, tema centrale di Fra nazione e impero, erano infatti fondamentali le mescolanze e i conflitti di nazionalità, la problematica delle minoranze (a cominciare da quella ebraica), i rapporti tra stato nazionale e stato plurinazionale. Soprattutto, partendo dalla trasformazione dell'identità austriaca dall'Impero alla Repubblica e dalle vicissitudini di Trieste, Angelo Ara mette a fuoco in maniera mirabile il tema dell'identità, «vista non come un compatto e immutabile monolito, ma come una realtà plurale», come scrive Claudio Magris nella sua introduzione: infatti «ogni identità, nella sua rappresentazione, si rivela formata da numerose identità, a loro volta mutevoli nel tempo, come è mutevole il loro amalgama, il loro armonioso mescolarsi o il loro tragico lacerarsi». Attraversando un arco temporale che va dalla Restaurazione post-napoleonica all'ultimo dopoguerra, Fra nazione e impero affronta numerose tematiche di estrema attualità, cogliendone le complesse stratificazioni, che investono anche l'educazione e la scuola, la cultura e le arti, e naturalmente la stessa consapevolezza e l’impegno dello storico.

Monarchia e popoli del Danubio / Victor-Lucien Tapi é - SEI, 1993

A.943.6 TAP.1

Per oltre quattro secoli i paesi che si specchiano nelle acque del Danubio, la Boemia, l'Austria, l'Ungheria, hanno costituito, sotto l'aquila bicipite degli Asburgo, una complessa realtà politica, sociale ed etnica che ha improntato di sé la storia europea fino al termine della prima guerra mondiale. L'opera classica di Tapié sulla storia della monarchia asburgica rimane un contributo fondamentale alla comprensione di eventi, mutamenti e contrasti che hanno attraversato l'area danubiana. La conoscenza di quel passato non può che rappresentare un tentativo di capire meglio il futuro.

Piave. Cronache di un fiume sacro / Alessandro Marz o Magno - Il saggiatore, 2010

A.910.4 MAR.7

Non mormora più, il Piave. Un tempo era una fantastica autostrada d'acqua: i battellieri partivano da Perarolo, sostavano a Borgo Piave sotto Belluno, tra il cantiere e l'osteria, e poi giù fino a Venezia. Ma cos'è rimasto oggi del fiume sacro? Sulle note della fiera e struggente canzone del Piave, l'autore ci accompagna dal Monte Peralba al Mare Adriatico, alla scoperta dei duecentoventi chilometri del percorso fluviale, rivivendo l'epopea dei menadàs, dei ligadori e degli zattieri, che dal Medioevo fino a tempi recenti hanno condotto i tronchi dai monti al mare. Lungo il Piave, sul filo della memoria, lo sguardo si posa su quel che resta della diga del Vajont, sulle alture del Montello, sui paesi che nel nome portano tracce della Battaglia. Tra rifugi e malghe, santuari e monumenti che ricordano chi è morto per difendere una bandiera. Alla scoperta delle prelibatezze dei campi, dei vini, dei formaggi e della grappa. Alla ricerca dell'Osteria senz'oste. Lungo il fiume dove l'acqua è energia e la ghiaia è oro bianco. Alla scoperta del cuore industriale che batte dall'Ottocento, tra le prime seghe idrauliche d'Europa e l'invenzione del legno cadorino, al boom delle occhialerie. Lungo il Piave per ritrovare l'arte e la cultura: il fiume che ha dato i natali a Tiziano e a Dino Buzzati, che è stato raccontato da Goffredo Parise e da Giovanni Comisso. Dove trovano rifugio Andrea Zanzotto e Mauro Corona.

Prussia. La perversione di un'idea: da Federico il Grande a Adolf Hitler / Giles MacDonogh -

Mondadori, 1998 A.943 MAC.1

Alla conclusione della seconda guerra mondiale gli alleati decretarono la fine di uno stato che "sin dai suoi primi giorni era stato fomentatore del militarismo e della reazione in Germania": la Prussia. Questo libro, ricostruendone la storia, intende mostrare come le severe virtù dello spirito prussiano pre-imperiale (senso del dovere, spirito di sacrificio, disciplina, autocontrollo, disinteresse, rispetto della legge e onestà) siano state sovvertite dalle nuove idee imperiali, trasformandosi in obbedienza cieca e stolida, militarismo ottuso e feroce, irresponsabilità, intolleranza, osservanza rigidissima delle procedure, deificazione dello stato.

Trieste. Un’identità di frontiera / Angelo Ara, Cla udio Magris - Einaudi, 2007

A.945.3931 ARA.1

Angelo Ara e Claudio Magris si sono proposti di indagare proprio la peculiarità del "caso Trieste", studiandolo nella sua storia e nelle testimonianze letterarie. Ecco dunque l'unicità, a sua volta spesso mitizzata, di un crocevia che rispecchia le tensioni europee, che fonde - spesso drammaticamente - culture ed etnie diverse, e in cui possono convivere l'irredentismo e il culto di Francesco Giuseppe, il cosmopolitismo e la chiusura municipale. Profondamente triestine, e insieme internazionali, di una modernità che oggi possiamo intendere meglio, sono le figure che campeggiano in queste pagine: Svevo, Saba, Slataper, e poi i fratelli Stuparich, Michelstaedter e tanti altri ancora, al tempo stesso mediatori di esperienze diverse e inventori originali in proprio.

SULLA SOGLIA DEL BARATRO

All’indomani del 28 giugno 1914 l’Europa non sarà più la stessa. Il languido tramonto del

vecchio continente si consuma tra la fine di una intensa stagione chiamata “belle époque”

e due spari di pistola esplosi a Sarajevo.

1914 / Luciano Canfora - Sellerio, 2006

A.940.3 CAN.1

Dalla radio al libro. Luciano Canfora spiega l'origine della Grande Guerra come primo atto della guerra civile europea e baratro in cui precipita la centralità dell'Europa. «Nel 1914 l’Europa era sull’orlo del socialismo, ma anche della guerra; in pochi giorni, in poche ore precipitò nel baratro». Da questa osservazione di Fernard Braudel, coniugata con l’altra notazione critica della prima guerra mondiale come avvio della guerra civile europea in cui si consumò il «secolo breve», muove il racconto del fatidico 1914. L’anno della guerra è rappresentato come la conclusione della corsa a rotta di collo tra guerra e rivoluzione.

1913. L'anno prima della tempesta / Florian Illies - Marsilio, 2013

A.940.288 ILL.1

Il 1913 è l'anno chiave del ventesimo secolo, dove nulla sembra impossibile, l'anno in cui ha inizio il nostro presente. Tanto la letteratura quanto l'arte e la musica sono ancora estranee alla perdita dell'innocenza che l'umanità avrebbe sperimentato di lì a poco, con lo scoppio della prima guerra mondiale. In questo affresco, Florian Illies rende vivo un anno che racchiude in sé un momento di massima fioritura e il preludio dell'abisso. Così l'incontro con Felice Bauer libera la potenza creativa del trentenne Franz Kafka; Stravinskij e Schönberg danno scandalo con le loro composizioni; a Milano fa la sua comparsa il primo negozio di Prada; Marcel Duchamp avvitando la forcella rovesciata di una ruota di bicicletta su uno sgabello da cucina compie la grande rivoluzione concettuale del Novecento; Sigmund Freud e Rainer Maria Rilke passeggiano per le vie di Monaco; un arguto quindicenne di nome Bertolt Brecht scrive su una rivista studentesca ad Ausburg ed Ernst Ludwig Kirchner dipinge la sua personale visione di Potsdamer Platz a Berlino. E a Monaco, in Baviera, un uomo venuto dall'Austria colora cartoline illustrate cercando di vendere le sue ingenue vedute della città. Si chiama Adolf Hitler.

1914. L'anno che ha cambiato il mondo / Jean-Jacque s Becker - Lindau, 2014

A.940.3 BEC.3

Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, alcuni colpi di pistola sparati dallo studente nazionalista serbo Gavrilo Princip uccisero l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando e sua moglie, innescando una serie di decisioni politiche e avvenimenti che condussero allo scoppio di una guerra su scala mondiale. Lo spaventoso bilancio di questo conflitto è tristemente noto: milioni di morti, un disastro economico e culturale e l'avvento dei regimi totalitari che hanno insanguinato il '900. Come è potuto accadere? Quali erano gli obiettivi e i pensieri dei protagonisti della scena politica di quel periodo? E quali furono le reazioni dei popoli all'annuncio di un conflitto imminente? Jean-Jacques Becker, analizzando con grande rigore gli avvenimenti del 1914, smentisce la teoria, da sempre accettata, secondo la quale la prima guerra mondiale sarebbe stato un evento in qualche misura "inevitabile". Attraverso l'analisi puntuale di un ricchissimo materiale storiografico (che comprende memorie e diari, scambi epistolari - per esempio quelli tra Guglielmo II e Nicola II -, periodici e pamphlet), l'autore ci offre una nuova chiave di lettura della vicenda. Attraverso le parole e le scelte di presidenti e imperatori, ambasciatori, intellettuali e leader politici di ogni livello, si dipana davanti ai nostri occhi l'intreccio quasi diabolico di ostinazione, ingenuità e inettitudine che incendiò l'Europa d'inizio secolo.

1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri / Ma rgaret MacMillan - Rizzoli, 2013

A.940.311 MAC.1

"La luce si sta spegnendo su tutta Europa e non la vedremo più riaccendersi nel corso della nostra vita": sir Edward Grey, segretario di Stato inglese per gli Affari esteri, percepì con chiarezza le dimensioni della crisi che nel giro di pochi giorni, di poche ore, avrebbe portato il continente europeo sull'orlo della catastrofe. Ma lo scoppio del conflitto, nell'agosto 1914, non fu che l'ultima maglia di una lunga catena di eventi, il momento che racchiuse - comprimendole - inquietudini e aspirazioni di un'epoca intera. Insieme ai profondi mutamenti sociali, culturali e tecnologici che trasformarono la natura della civiltà europea tra Ottocento e primo Novecento, l'autrice ripercorre gli antefatti, le tensioni accumulate, le scelte contingenti, spesso dovute a fraintendimenti, debolezze, ripicche tra politici e generali: il risultato è una ricostruzione, capillare e brillante, di un'ora fatale dell'umanità.

1914 . Suicidio d'Europa / Giuseppe Romolotti - Mur sia, 1964

A.940.3 ROM.1

1914, l’anno della crisi della civiltà europea, l’anno della decisione suicida, l’ultimo anno di vita della vecchia Europa destinata a scomparire. L’autore ha ricostruito l’ambiente politico-sociale europeo della fine dell’Ottocento e del primo decennio del Novecento, mettendo in rilievo quelle contraddizioni irrisolte e quei conflitti latenti che trovarono poi sfogo nel conflitto. A nulla valse l’affannoso lavorio diplomatico di quel fatale luglio 1914: quando poi i militari iniziarono a far sentire la loro voce ebbe inizio la catena delle mobilitazioni e delle dichiarazioni di guerra

I sonnambuli. Come l'Europa arrivò alla grande guer ra / Christopher Clark - Laterza, 2013 A.940.311 CLA.1

La mattina di domenica 28 giugno 1914, l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, e sua moglie Sofia arrivarono in treno a Sarajevo e salirono a bordo di un'autovettura, imboccando il lungofiume Appel, per raggiungere il municipio. Non apparivano affatto preoccupati per la loro sicurezza. Venivano da tre giorni di soggiorno nella cittadina di vacanze di llidze, dove non avevano incontrato che facce amiche. Avevano perfino avuto il tempo per un'imprevista visita al bazar di Sarajevo, dove avevano potuto muoversi senza essere disturbati nelle viuzze affollate di gente. Non sapevano che Gavrilo Princip, il giovane serbo bosniaco che li avrebbe uccisi solo tre giorni dopo, era anch'egli nel bazar, intento a seguire i loro movimenti. Anche l'Europa si avviava inconsapevole al dramma. Non sapeva di essere fragile, frammentata, dilaniata da ideologie in lotta, dal terrorismo, dalle contese politiche. Così l'atto terroristico compiuto con sconcertante efficienza da Gavrilo Princip ai danni dell'arciduca ha un esito fatale: la liberazione della Bosnia dal dominio asburgico e l'affermazione di un nuovo e potente Stato serbo, ma anche il crollo di quattro grandi imperi, la morte di milioni di persone e la fine di un'intera civiltà.

L’ultima estate dell’Europa. Il grande enigma del 1 914: perché è scoppiata la Prima guerra mondiale / David Fromkin - Garzanti, 2005

A.940.311 FRO.1

Per la maggior parte degli europei, la primavera del 1914 - al culmine della Belle Epoque - fu una stagione meravigliosa, spensierata e piena di speranze. Dietro le quinte, tuttavia, si stava preparando il primo massacro della storia, il primo conflitto su scala planetaria, una guerra che getta le sue ombre fino ai nostri giorni. Lo storico Fromkin ricostruisce le settimane che hanno preceduto il fatale agosto del 1914 per mettere in luce le cause che portarono alla prima guerra mondiale.

LA GRANDE STORIA

Gli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale: dalla dichiarazione di guerra alla Serbia da

parte dell’Austria, 28 luglio 1914, allo scoppio delle ostilità. La “nuova” guerra europea

diventa in breve il primo conflitto mondiale. A sancirne ufficialmente la fine il Trattato di

Versailles stipulato nel 1919.

L’altra guerra del Führer. Il portaordini Adolf Hit ler nelle trincee del fronte occidentale 1914-

1918 / Hans Mend - Gaspari, 2006 A.943.086 HIT.11

Con questo libro voglio fornire al popolo tedesco un'illustrazione veritiera e priva di inganni su "Adolf Hitler soldato al fronte". Come camerata ho avuto spesso l'opportunità di sentire le sue affermazioni sul conflitto, di essere testimone del suo valore e venire a conoscenza delle sue esemplari doti di carattere. Lungi da me l'idea di voler favorire in questo libro un qualsiasi partito, in quanto io stesso non appartengo a nessuno di essi. Si tratta semplicemente e soltanto del soldato Adolf Hitler, con il quale mi ha legato a poco a poco un cameratismo quale solo chi è stato realmente al fronte conosce. Il testo di questo diario venne sequestrato e mandato al rogo, in modo non molto dissimile, del resto, a quanto accadde ad opere simili. Le poche copie che erano sfuggite all'attenzione della polizia nazista o non erano state distrutte dai solerti proprietari, messi sull'avviso a proposito della scarsa convenienza politica del proprio acquisto, furono raccolte nell'immediato dopoguerra dai servizi alleati, sparendo così definitivamente dalla circolazione. Le opere successive su Hitler, in cui compare qualche accenno a Mend, riportano raramente il titolo del suo diario e dimostrano ancora meno una sua conoscenza diretta.

Assalto al potere mondiale. La Germania nella guerr a 1914-1918 / Fritz Fischer - Einaudi,

1965 A.943.084 FIS.1

Quando nel 1959 uscí sulla «Historische Zeitschrift» un articolo di Fritz Fischer che anticipava a grandi linee i risultati ora esposti in questo libro, l'intero mondo storiografico-politico della Germania di Bonn fu messo a rumore, e reazioni anche piú vivaci suscitava, tre anni dopo, la pubblicazione del volume, che ha avuto in seguito altre tre edizioni. Il lavoro del Fischer, infatti, batte in breccia - sulla base di un'enorme massa documentaria, in parte a stampa, ma in ben piú larga misura ricavata dagli archivi di Potsdam, Merseburg, Bonn, Vienna, Stoccarda, Monaco e Coblenza - le tesi e le leggende, assai diffuse ancora oggi in Germania, volte a sostenere che l'impero degli Hohenzollern si prefiggeva con quel conflitto fini puramente difensivi.Si tendeva soprattutto a negare che mire annessionistiche si fossero prefissi i dirigenti piú responsabili, a cominciare dal cancelliere Bethmann Hollweg, e a giudicare i piani di Weltpolitik fantasie di piccoli gruppi pangermanisti. Il Fischer, invece, dopo avere analizzato nelle linee essenziali lo sviluppo economico-sociale della Germania dagli anni '90 al 1914, mostra spregiudicatamente le precise responsabilità dei maggiori capi politici e militari tedeschi per spingere l'Austria-Ungheria a un conflitto dal quale si ripromettevano il coronamento dei loro sogni imperialistici. In particolare, il ruolo dei grandi complessi industriali e finanziari nella guerra è seguito con una attenzione e un'esattezza che permette di indicare come il loro programma, diretto precedente dei piani nazisti di conquista, sia da considerare una costante nella politica di questi colossi economici. Il graduale sistema di dominazione politica ed economica del Reich era organizzato in forma diretta e indiretta: dalle limitate annessioni ai confini occidentali e orientali (province polacche e lituane, francesi, belghe e olandesi), attraverso la creazione di Stati-cuscinetto vassalli (Belgio e Romania, Polonia, Finlandia, Ucraina), si doveva giungere a una Mitteleuropa sotto direzione tedesca, che avrebbe dovuto estendere la sua sfera d'influenza a gran parte d'Europa, Asia e Africa. Il Fischer indica la coerenza e la funzionalità di questo programma, perseguito dagli uomini di governo con l'appoggio dei maggiori industriali e finanzieri e anche di personalità di grandissimo rilievo nella cultura tedesca: le varie fasi del conflitto, le principali operazioni belliche, le stesse trattative segrete e i sondaggi per la pace fanno da sfondo a questa coraggiosa ricostruzione del piú ambizioso piano di conquista elaborato prima della tragica avventura hitleriana. L'indagine, imponente per la vastità dell'orizzonte storico preso in esame e per la straordinaria ricchezza dei documenti studiati, illumina efficacemente le caratteristiche del conflitto 1914-18 e i suoi rapporti con la seconda guerra mondiale: «in avvenire - ha riconosciuto uno studioso della Germania orientale - nessuno potrà lavorare sulla storia della Prima guerra mondiale senza avere assimilato a fondo l'opera del Fischer».

L'azzardo del 1915. Come l'Italia decide la sua gue rra / Gian Enrico Rusconi - Il mulino, 2009

A.940.3 RUS.1

L'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria nel maggio del 1915 fu un atto sorprendente: il nostro paese era alleato degli imperi centrali e, dopo un anno di neutralità, scendeva in guerra contro di loro. La decisione fu un azzardo basato su calcoli politici e diplomatici, in cui l'aspirazione alle terre irredente entrava ben poco. Fiumi di retorica patriottica hanno messo la sordina su quell'inizio del conflitto, sui piani che pure c'erano per la guerra a fianco di Germania e Austria, sull'ansia italiana di partecipare da grande potenza alla ridefinizione dell'area adriatico-balcanica, sull'errata valutazione della durata del conflitto, sulle mancanze della strategia. Su tutto ciò riflette Rusconi restituendo alla sfera dell'analisi politica l'interpretazione della condotta dei dirigenti italiani che scelsero la guerra.

La bellezza e l'orrore. La grande guerra narrata in diciannove destini / Peter Englund -

Einaudi, 2012 A.940.311 ENG.1

Nell'estate del 1914 furono in tanti a salutare con gioia l'inizio della Prima guerra mondiale; si pensava che non sarebbe durata a lungo, che sarebbe stata simile ai tanti altri conflitti che avevano coinvolto in passato il continente europeo, che avrebbe anzi avuto un effetto salvifico sulle coscienze: come non ricordare Marinetti che solo qualche anno prima aveva definito la guerra la "sola igiene del mondo"? Nessuno immaginava che alla fine avrebbe coinvolto quasi quaranta paesi, e pochi intuirono che i tempi erano ormai cambiati, che il conflitto sarebbe stato dominato dalla tecnica, da un impiego di mezzi mai visto prima. L'esaltazione fu però di breve durata, seguita ben presto dall'apatia, dall'insofferenza per la noia di lunghe giornate trascorse in trincea senza che nulla accadesse, dalla frustrazione per la "scoperta del vero volto della guerra" ma anche di se stessi. Ed è la parabola che seguono anche i diciannove protagonisti, tutti realmente esistiti, di questo affresco costruito sulla scorta di lettere, diari, articoli di giornale: alcuni di loro sono direttamente coinvolti nel conflitto, la morte li sorprende a Verdun, a Ypres, sulla Somme (è qui che fanno la loro prima apparizione i carri armati), in Russia, nei Dardanelli, sull'Altopiano di Asiago, oppure nell'Atlantico dove ad attenderli sono i micidiali sottomarini tedeschi. Altri invece - come il funzionario ministeriale francese o la giovane studentessa nella Prussia orientale - vivono lontano dalle carneficine ma non sono risparmiati.

Dall'Isonzo al Piave. Lettere clandestine di un cor rispondente di guerra / Rino Alessi -

Mondadori, 1966 A.940.4 ALE.1

Rino Alessi (1885-1970), giornalista e saggista, allo scoppio della guerra venne inquadrato nell'Ufficio Stampa del Comando Supremo. Scelse di essere impiegato nel servizio di corrispondenza dal fronte, mansione che gli consentì di vivere in prima persona le principali vicende del conflitto. Dalla presentazione in IV di copertina: "Probabilmente mancava, nella gran massa di volumi dedicati alla Grande Guerra, un libro come questo. Un libro formato da lettere "clandestine", che un giornalista italiano riuscì a far pervenire al proprio direttore eludendo la censura militare. Infatti per non dare esca ai disfattisti, l'Ufficio Stampa dell'Esercito, nei mesi più disastrosi della guerra, forniva solo notizie tranquillizzanti. Quel che accadeva realmente al fronte, quel che accadeva tra le quinte dell'Alto Comando - invidie, intrighi, errori - veniva accuratamente filtrato o censurato. I giornalisti erano costretti a trasmettere solo "versioni ufficiali". Questo libro è il risultato di una quantità di versioni "non ufficiali", che a distanza di cinquant'anni conservano ancora tutto il loro potere demistificatorio".

Diario di un fante. Dallo scoppio della Grande Guer ra al Grappa: 1914-1918 / Egidio

Canepari - Mursia, 2014 A.940.3 CAN.2

Il diario di Egidio Canepari, sergente nel 79° Fante ria e graduato di truppa addetto allo Stato Maggiore del reggimento, è una testimonianza in presa diretta che ripercorre tutto il conflitto. Il sergente Canepari ha annotato tutto con precisione e lucidità: l'entrata in guerra, le violente battaglie del maggio 1916, gli scontri sul Pasubio e sul Carso, la rotta di Caporetto e infine il Piave e la controffensiva della vittoria. Tra scoppi di granate, assalti degli arditi, momenti di quiete e feroci combattimenti, Canepari, con stile sobrio, e proprio per questo efficace, permette al lettore di vivere la straordinaria esperienza di camminare al fianco di un fante tra le trincee e le vette rivivendo l'esperienza tragica ed eroica di una generazione. Il diario, curato da Vido de'Zaccaria, è arricchito di foto e di documenti ufficiali che aggiungono alla testimonianza personale importanti informazioni d'archivio.

I diari segreti dei bambini sopravvissuti alla Gran de Guerra. A cento anni dal conflitto i diari dei piccoli testimoni raccontano la vita in trincea / Sonya e Yury Winterberg - Newton

Compton, 2014 A.940.3083 WIN.1

Nel luglio del 1914 scoppia la prima guerra mondiale, uno dei conflitti più devastanti nella storia dell’umanità, con il suo terribile bilancio di sedici milioni di morti e venti milioni di feriti. La storia risponde alle domande sulle trame politiche, le ragioni di Stato o gli accordi militari, ma non alla semplice domanda: com’è stato davvero vivere quel conflitto per chi c’era? Grazie al ritrovamento di diari, lettere e cartoline e allo straordinario lavoro di ricerca svolto dai due autori del libro su migliaia di reperti, possiamo finalmente capire che cosa abbia significato crescere durante la Grande guerra. Testimonianze sconvolgenti, provenienti da tutto il mondo: dai bambini-soldato ai piccoli rifugiati senza più casa né famiglia, fino ai minori ridotti alla fame o costretti a uccidere per sfuggire alla morte. Storie incredibili – incluse quelli di piccoli testimoni che un giorno diventeranno famosi, come Alfred Hitchcock, Simone de Beauvoir, Anaïs Nin, Marlene Dietrich, Elias Canetti – che ci raccontano il conflitto da un altro punto di vista, lontano da quello dei vincitori e dei vinti: quello delle vittime innocenti.

Donne nella grande guerra / Marta Boneschi - Il mul ino, 2014

A.940.3 DON.1

Qual è stato il ruolo delle donne italiane nella Grande Guerra? In tutti i paesi belligeranti, il conflitto fu un'occasione di emancipazione per le donne, che si trovarono a rimpiazzare in molte funzioni gli uomini partiti per il fronte, e in qualche modo andarono in guerra anche loro: come crocerossine, in Carnia come portatrici, nelle retrovie come prostitute a sollievo delle truppe. Ma il libro ci racconta anche di una spia, di un'inviata di guerra, della regina Elena che trasformò il Quirinale in ospedale, delle intellettuali che militarono pro o contro la guerra: da Margherita Sarfatti a Eva Amendola e Angelica Balabanoff, alla dimenticata maestra antimilitarista Fanny Dal Ry, per finire con Rosa Genoni, pioniera della moda italiana, che abbandona il lavoro e si batte contro la guerra. Introduzione di Dacia Maraini.

Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fi ne di un mondo. Storia illustrata della Grande

Guerra / Emilio Gentile - Laterza, 2014 A.940.3 GEN.2

Dieci milioni di morti, tre imperi secolari annientati, rivoluzioni, guerre civili, nuovi Stati, nuovi nazionalismi, nuove guerre. E la fine del primato europeo nel mondo. Sono queste le conseguenze dei due colpi sparati a Sarajevo il 28 giugno 1914. Un mese dopo esplode la guerra europea: in quattro anni, diventa la prima guerra mondiale. Nel continente che domina il mondo, la modernità trionfante della Belle Epoque si trasforma nella modernità massacrante di una guerra totale. La prima guerra mondiale lascia un marchio tragico nella coscienza umana: venti anni dopo, una seconda guerra mondiale, con cinquanta milioni di morti, lo rende indelebile. Gli storici interrogano la grande guerra: perché scoppiò, perché tanti milioni di soldati furono massacrati e perché altri milioni continuarono a combattere per tanto tempo? Conoscere la sua storia è la condizione per trovare una risposta. Emilio Gentile racconta con parole e immagini l'evento che ha dato origine all'epoca in cui viviamo.

Economia, politica e società nella prima guerra mon diale / Giancarlo Lehner - D'Anna, 1973

A.940.31 LEH.1

L’attenzione non è rivolta ai campi di battaglia, ma al fronte interno, allo sviluppo industriale, alle classi sociali, ai partiti, ai profondi sconvolgimenti apportati dalla guerra nelle coscienze dei singoli e nelle istituzioni degli stati. Da quel conflitto l’Europa e tutto il mondo assunsero un nuovo assetto ed un’imprevista fisionomia: parve allora che il corso stesso della storia fosse stato definitivamente sconvolto: da un lato esso accelerava il suo ritmo con straordinarie rivoluzioni popolari in zone del mondo ed in strati sociali condannati da secoli ad una silenziosa sudditanza, dall’altro sembrava che il cammino umano verso la civiltà fosse arretrato sino alla barbarie con l’avvento dei regimi fascista e nazista.

La Grande guerra, 1914-1918 / M. Isnenghi e G. Roch at - Il mulino, 2008

A.940.431 CES.1

Libro che, per definizione degli stessi autori, "osa scommettere ancora sulla storia e sulla storiografia, cioè sui fatti, il senso dei fatti, la conoscibilità dei fatti", "La Grande Guerra" intreccia due filoni solitamente divisi: vicende e passioni politico-culturali e operazioni militari sono così rilette insieme alle ideologie, ai sogni e alle cifre del primo evento bellico mondiale. Il ruolo delle forze politiche e degli intellettuali, azioni e pensieri di generali, di soldati, della società civile sono qui raccontati in un esercizio di memoria che privilegia i fatti, materiali e immateriali, quantitativi e simbolici, il cui scopo è quello di ristabilire il significato che la prima guerra mondiale ebbe per "gli uomini e le donne mobilitati sulle illusioni, e i valori e i disvalori di allora".

La Grande guerra. Dall'intervento alla vittoria mut ilata / a cura di Mario Isnenghi e Daniele

Ceschin - UTET, 2008 M.B.5855.3/1-2

A 90 anni dalla fine della Prima guerra mondiale, una straordinaria opera in due volumi che offre la grande opportunità per non dimenticare e mantenere la memoria di chi si è sacrificato per la propria patria. La Grande Guerra è lo strumento più completo ed efficace per chi vuole andare oltre la nozionistica storica e spingersi verso nuove prospettive di analisi del nostro passato. Con La Grande Guerra, infatti, la storia è molto più di un insieme di date e di avvenimenti: è un percorso stimolante che ci porta alla ricerca della nostra identità. Il Lettore varcherà le soglie del passato da una porta privilegiata, attraverso la quale entrerà in contatto con emozioni, stati d’animo, immaginari, percezioni di tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno vissuto il conflitto. La Grande Guerra è un'opera di narrazione e di interpretazione storica che attraverso una pluralità di agili saggi analizza le forze sociali in campo della prima guerra mondiale in Italia, intesa sotto diversi aspetti, non solo militare ma anche ideologico, politico e socio-culturale.

La grande guerra degli italiani: 1915-1918 / Antoni o Gibelli- Sansoni, 1998

A.945.0913 GIB.1

La Prima guerra mondiale fu un evento di dimensioni inaudite che sterminò un intera generazione e segnò la fine della vecchia Europa, ma fu anche la prima grande esperienza collettiva degli italiani. Per la prima volta si trovarono fianco a fianco giovani provenienti da più regioni che parlavano dialetti diversi e la vita di coloro che non andarono al fronte fu segnata da uno sforzo che assorbì tutte le energie della nazione: le donne dovettero assumersi la responsabilità delle famiglie, svolsero lavori tradizionalmente maschili ed ebbero un'inedita presenza pubblica; i bambini, che vedevano il padre e i fratelli maggiori partire per il fronte, vissero per anni in un mondo che, attraverso i giornalini e i libri di scuola, parlava loro unicamente di guerra.

Il grido dei morti. La prima guerra mondiale, il pi ù atroce conflitto di ogni tempo / Niall Ferguson - Mondadori, 2014

A.940.3 FER.2

Porta d'accesso al "secolo breve", guerra che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre, "inutile strage": il primo conflitto mondiale fu una tragedia che costò la vita a oltre nove milioni di persone. La Grande guerra fu lo sbocco finale della corsa agli armamenti perseguita dalle principali potenze europee (in particolare dalla Germania), il frutto avvelenato dell'imperialismo. Ma davvero il Reich tedesco rappresentava una minaccia per l'ordine e la stabilità dell'Europa? Davvero si trattò di un conflitto inevitabile? A queste e altre domande risponde lo storico Niall Ferguson. Muovendosi in una interdisciplinare "terra di nessuno", confrontando dati economici e finanziari, rileggendo i testi dei "poeti di guerra", gli articoli dei principali quotidiani dell'epoca, come pure i libri di memorie o i documenti diplomatici, Ferguson fa piazza pulita di tanti miti e luoghi comuni e solleva questioni cruciali che intaccano alla radice la nostra percezione e conoscenza della prima guerra mondiale: è vero che l'opinione pubblica accolse la guerra con entusiasmo? Chi vinse la pace, o meglio, a chi toccò di pagare il prezzo della guerra? E soprattutto: ne valse la pena? Alla fine "Il grido dei morti", nelle sue conclusioni, ci consegna un'unica, terribile verità: la prima guerra mondiale non fu soltanto una tragedia. Fu il più grave errore della storia moderna.

L'Italia nella prima guerra mondiale (1915-1918) / Piero Pieri - Einaudi, 1965 A.940.345 PIE.1

In questa limpida sintesi, Piero Pieri offre un quadro completo della partecipazione italiana alla grande guerra. Oltre a valersi con giudizio sicuro della più ampia documentazione e delle ricerche nel campo militare pubblicate fino ad oggi, egli tiene sempre presente, con fine sensibilità di storico, lo stretto legame esistente fra la situazione politica e militare e l’ambiente sociale italiano di quegli anni.

Lettere del tempo di guerra : 1915-1918 / a cura di Dina Dellorto Ramella ; prefazione di

Luigi Firpo, 1971 A.940.3 LET.1

Questo libro testimonia, con documenti di familiare immediatezza, spogli di ogni retorica (perché lontanissimo dal pensiero di chi li scrisse fu l’intento di pubblicarli) gli stati d0animo, le pene e gli ideali di una famiglia del vecchio Piemonte i Dellorto che in quei duri momenti seppe tenere fede alle tradizioni di fedeltà della sua terra e alla silenziosa dedizione al dovere. Da queste lettere così toccanti per immediatezza e semplicità vengono alla luce esperienze umane del dovere e del dolore ancora in grado di dare una lezione e fornire un esempio a nuove generazioni.

La grande guerra: storia di nessuno. Cronaca a fume tti / Alessandro Di Virgilio, Davide

Pascutti - BeccoGiallo, 2008 A.741.5 DIV.1

La prima guerra mondiale fu la prima grande esperienza collettiva del popolo italiano. Per la prima volta, nelle trincee, si ritrovano fianco a fianco giovani che parlano dialetti diversi. Le donne a casa sono costrette ad assumersi la responsabilità delle famiglie, mentre i bambini osservano i padri e i fratelli partire per il fronte. Il racconto di un giovane fante dall'inferno della prima guerra mondiale e la storia, ambientata nei nostri giorni, del ritrovamento di un diario di guerra.

L'officina della guerra. La grande guerra e le tras formazioni del mondo mentale / Antonio

Gibelli - Bollati Boringhieri, 2007 A.940.314 GIB.1

Indagare sul processo di adattamento di milioni di uomini alla realtà della Grande Guerra - una guerra smisurata, radicalmente nuova, la prima guerra tecnologica di massa - è l'obiettivo che si pone l'autore per capire il primo conflitto mondiale e i mutamenti che segnarono l'avvento della modernità. Il libro non si occupa dell'"esperienza di guerra" in senso circoscritto. Ciò di cui milioni di uomini fecero simultaneamente esperienza tra il 1914 e il 1918 non era solo la guerra, ma il mondo moderno: un mondo pienamente pervaso dall'industrialismo e dai principi di efficienza e standardizzazione, in cui lo Stato si insediava capillarmente nella vita privata e nell'interiorità di ciascuno mobilitando sentimenti, immagini, nuove forme di comunicazione. Un mondo in cui si affermavano la scrittura e la fotografia, il grammofono e il cinema. L'esperienza della guerra è perciò vista in stretto contrappunto con quella del lavoro: il lavoro della guerra era una nuova manifestazione delle condizioni del lavoro nella società industriale. Strumenti essenziali per quest'analisi sono le testimonianze scritte (epistolari, diaristiche, memorialistiche) dei fanti e accanto a esse, intrecciate con la memorialistica colta, le testimonianze di medici, psichiatri, psicologi che permettono non solo di esplorare il versante traumatico del conflitto, ma di penetrare nella loro soggettività e di delineare i contorni di quel "mondo nuovo". Questa terza edizione è arricchita da un saggio inedito dell'autore.

Una patria per le donne. La mobilitazione femminile nella Grande Guerra / Augusta Molinari –

Il Mulino, 2014 A.940.3082 MOL.1

Nella produzione storiografica sulla mobilitazione civile negli anni della Grande Guerra è stato dato poco spazio alla partecipazione delle donne. Facendo propria la convinzione di un’estraneità delle donne al conflitto, la storiografia ha analizzato prevalentemente gli episodi di ostilità alla guerra da parte di donne operaie e contadine o qualche iniziativa isolata di donne dei ceti abbienti e di élite femminili intellettuali. Questo volume fornisce, invece, un quadro complessivo delle attività di assistenza e di propaganda svolte dalle donne mobilitate a sostegno del primo conflitto mondiale. Aspetto della storia della Grande Guerra ancora poco conosciuto, la mobilitazione femminile fu invece un fenomeno di vaste proporzioni e rappresentò la prima esperienza di partecipazione delle donne alle vicende politiche del paese, momento fondamentale del loro processo di nazionalizzazione. La ricerca si basa su documentazione reperita in fondi archivistici nazionali e locali, in quelli di organismi e istituzioni della mobilitazione civile, sullo spoglio della pubblicistica delle associazioni femminili di assistenza e propaganda, sulla stampa femminile dell’epoca.

Il Paese in vendita. Società segrete, corruttori e faccendieri nell'Italia della Grande Guerra /

Corrado Augias - Rizzoli, 2013 A.355.3432 AUG.1

In una sorprendente inchiesta storica Corrado Augias ricostruisce l'incredibile piano ideato dai servizi segreti tedeschi per spingere il nostro Paese a non intervenire nella Prima guerra mondiale: un progetto, semplice e ambizioso allo stesso tempo, che puntava a corrompere parlamentari e ad acquistare la proprietà di giornali come "La Stampa" e "Il Tempo" per organizzare una grande campagna in favore della neutralità. Attingendo a cronache, documenti della polizia e atti processuali, Augias racconta un oscuro intrigo che intreccia i destini di avidi faccendieri, donne equivoche e giornalisti prezzolati, e i cui contorni appaiono tragicamente simili agli scandali che colpiranno l'Italia a un secolo di distanza. E nell'indagare i retroscena di un sistema politico e giudiziario che - allora come oggi - si dimostrò del tutto inadeguato alla gravità dei fatti, ci riporta alle origini della corruzione che avvelena il nostro Paese.

Piccola storia della grande guerra / Angelo Ventron e - Donzelli, 2005

A.940.3 VEN.1

Sulle vicende politiche, diplomatiche e militari della Grande guerra poco c’è ancora da scoprire a quasi un secolo di distanza. Ma se lo sfondo di tali vicende diventa, come in queste pagine, l’inedita combinazione tra guerra e società della tecnica, ecco che la storia si fa nuova. Le straordinarie invenzioni tecnologiche come il telefono, il radiotelegrafo, la bicicletta, l’automobile, l’aeroplano, il sommergibile, dopo aver modificato radicalmente lo stile di vita e i comportamenti collettivi di tutto l’Occidente, incisero profondamente anche sulle modalità del combattimento e sulla concezione stessa della guerra. I protagonisti di questa storia diventano dunque i militari nelle retrovie non meno dei combattenti in prima linea. E pari importanza assumono la vita nel «fronte interno», i rapporti tra i soldati e le famiglie, le tante forme di sostegno ai combattenti attivate in primo luogo dalle donne, bruscamente sospinte alla ribalta dall’assenza degli uomini. E infine i ragazzi che, tanto in fabbrica quanto nelle scuole, conobbero un processo di disciplinamento militare e di indottrinamento patriottico che demonizzava ogni forma di dissenso rispetto all’autorità costituita. Le conseguenze durature di tali stravolgimenti della vita civile e militare chiudono il volume: il bisogno di ideologie salvifiche, come quella fascista o comunista che diedero poi vita ai regimi totalitari, e soprattutto la familiarizzazione con l’idea della «guerra totale» che, come avrebbero confermato dopo di allora tanti altri conflitti del Novecento, aboliva ogni distinzione tra civili e combattenti.

La prima guerra mondiale / Antonio Gibelli - Loesch er, 1975

A.940.3 GIB.1

Scopo della pubblicazione è documentare per linee generali le premesse, lo svolgimento, le conseguenze del conflitto, non solo dal punto di vista economico e politico, ma anche e soprattutto sociale e culturale. La sua natura di guerra totale che coinvolse le più profonde energie umane e materiali producendo lacerazioni difficilmente sanabili. L’attenzione dedicata ai costi umani e sociali della guerra non vuole indulgere a facile retorica, ma corrisponde alla convinzione della necessità di conoscere e comprendere la natura reale del conflitto

Plotone di esecuzione. I processi della prima guerr a mondiale / a cura di Enzo Forcella,

Alberto Monticone - Laterza, 2014 A.940.345 FOR.1

"Che se io potesse a far vendetta da avvelenarli quei birbanti che hanno voluta la guerra io morirei contentissimo": è il brano tratto da una lettera di un fante ventenne, che procurò al suo autore una condanna a due anni di reclusione per "lettera disfattista". Non è che uno dei tanti documenti raccolti da Enzo Forcella e Alberto Monticone, ma ce ne sono di ben più agghiaccianti: condanne alla fucilazione per autolesionismo e per fuga dinanzi al nemico; lunghi anni di carcere per 'propaganda sovversiva, per "disfattismo", per banali espressioni di insofferenza. "Maledetta la guerra, maledetto chi la pensò", "Non voglio morire per la patria", "Caro padre la guerra è ingiusta": non si può capire la tragica realtà dell'Italia della Grande Guerra ignorando le manifestazioni di disfattismo in trincea e l'attività repressiva dei tribunali militari. Una raccolta, questa, che ha dato l'avvio a nuove strade di ricerca e aperto a una corretta e completa memoria nella cultura civile.

La prima guerra mondiale / Stuart Robson - Il mulin o, 2002

A.940.4 ROB.1

La Grande Guerra, la cesura che dà veramente inizio al secolo ventesimo, è stata studiata sotto svariati aspetti e la storiografia relativa, negli ultimi anni, si è molto arricchita. Nella sua sintesi l'autore raccoglie il frutto di questa rigogliosa stagione di studi. Il volume si apre con una riflessione sulla concezione della guerra, per poi esporre l'andamento degli eventi bellici sui diversi fronti, il comportamento dei militari, dei politici e dei cittadini, lo sviluppo delle tecnologie e delle tattiche, l'esperienza individuale della trincea e del combattimento, gli effetti di lungo periodo del conflitto sulla società, sull'economia e sulla politica europea.

La prima guerra mondiale. Dodici punti di svolta / Ian F. W. Beckett - Einaudi, 2013

A.940.3 BEC.1

A un secolo dall'assassinio dell'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, le ripercussioni del devastante conflitto mondiale che ne segui durano ancora oggi. In questo saggio, lo storico Ian Beckett isola dodici eventi cruciali della prima guerra mondiale. Soffermandosi su episodi sia celebri sia pressoché dimenticati, l'autore racconta la storia della Grande Guerra da una prospettiva inedita, sottolineando di volta in volta il ruolo del caso come quello della strategia, episodi giganteschi come solo apparentemente poco rilevanti, la dimensione sociale come quella militare e l'evento di lungo periodo come quello che esaurisce rapidamente la sua portata storica. "La prima guerra mondiale" adotta una prospettiva globale, accompagnando il lettore dai campi belgi intenzionalmente inondati per arrestare l'avanzata tedesca alle immagini della tragica battaglia della Somme proiettate nei cinematografi inglesi, dall'idealismo della Washington di Thomas Woodrow Wilson alla catastrofica offensiva tedesca del Lys, nel 1918. La guerra è di per sé un enorme agente di trasformazione, ma Beckett ci mostra che gli sviluppi storici più significativi non si verificarono solo sui campi di battaglia o nei palazzi del potere, bensì anche nei cuori e nelle mentalità dei popoli.

La prima guerra mondiale. Una storia illustrata / H ew Strachan - Mondadori, 2005

A.940.3 STR.1

Il 1914 segnò la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova era. Di colpo l'Europa sprofondò in un conflitto di portata e intensità tali da determinare il tramonto della civiltà della borghesia e del capitalismo liberale che aveva dominato per tutto il XIX secolo. Dopo la Grande Guerra il mondo non fu più lo stesso: un senso di crisi morale e civile sostituì l'ottocentesca fiducia nel progresso; gli Stati Uniti sottrassero il primato culturale ed economico al Vecchio continente; un'idea di Stato forte prevalse a discapito dei principi liberali, aprendo la strada all'affermarsi di totalitarismi di destra e di sinistra. In queste pagine lo storico Hew Strachan descrive il sistema di relazioni internazionali e le trame diplomatiche che furono all'origine della Prima guerra mondiale, ripercorre gli avvenimenti militari e politici che ne segnarono le svolte fondamentali, analizza gli elementi sociali ed economici che furono i fattori realmente determinanti per il crollo degli imperi centrali. Avvalendosi di un nutrito apparato fotografico in gran parte sconosciuto, l'autore offre al grande pubblico un valido e aggiornato compendio di una delle pagine più cruciali e drammatiche della storia moderna.

Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra / Giovanna Procacci - Bollati Boringhieri,

2000 A.940.4 PRO.1

Mauthausen, Theresienstadt sono nomi che riportano alla memoria gli eccidi nazisti del secondo conflitto mondiale: ma questi luoghi furono anche i centri di raccolta dei 600.000 prigionieri italiani catturati nella guerra del 1915-18, che in quei campi, e in molti altri, vissero e morirono: di essi più di 100.000 non fecero ritorno alle loro case. Il volume fa luce su questo drammatico evento, illustrando la colpevole volontà dello Stato italiano di non evitare quelle morti.

Terra di nessuno. Esperienza bellica e identità per sonale nella prima guerra mondiale /

Eric J. Leed - Il mulino, 2004 A.940.314 LEE.1

Fra il 1914 e il 1918 la grande guerra produsse mutamenti profondi: sul piano politico, economico, sociale, culturale, come pure sul piano più privato delle coscienze individuali. La sensibilità e il mondo interno di coloro che all'esperienza bellica parteciparono direttamente vennero scardinati: costretto per la prima volta dal predominio della tecnologia a una guerra prolungata e statica, chiuso nelle trincee, il soldato vede frantumarsi la propria identità in una disgregazione destinata ad avere pesanti ripercussioni nel dopoguerra. All'interno della propria personalità egli vede scavarsi un vuoto, una sorta - appunto - di "terra di nessuno" psicologica. Le lunghe ore trascorse in trincea alimentano nevrosi, claustrofobie, fantasie di volo che ridanno forza al mito di Icaro: l'aviatore diviene colui che può dominare il teatro di guerra, facendosene spettatore privilegiato. Attraverso gli apporti di antropologia, sociologia e psicologia, e le testimonianze dei combattenti, Leed rilegge in modo originale e innovativo l'"evento guerra", visto in termini non più solo di storia politica o militare, ma di immaginario, emozioni, memoria.

Il tramonto della mezzaluna / Alberto Rosselli - Ri zzoli, 2003

A.956.02 ROS.1

La caduta dell'impero ottomano fu un evento destinato a modificare radicalmente la mappa geopolitica di vaste aree dei Balcani, del Medio Oriente e del Caucaso. Dai primi segnali premonitori legati alla contesa con l'Italia del 1911 e alla "secessione" degli Stati balcanici, fino all'ultima, fallimentare avventura che trascinò la Sacra Porta nel vortice del primo conflitto mondiale, il testo rivisita tutte le fasi e gli avvenimenti militari, politici e diplomatici che hanno caratterizzato il drammatico crollo dell'ultimo impero islamico, evidenziando l'origine del fattore religioso che all'alba di questo terzo millennio sembra essere tornato a condizionare le relazioni

delle numerose comunità un tempo governate dalla Sacra Porta.

La verità taciuta. La Prima guerra mondiale: il più grande errore della storia moderna /

Niall Ferguson - Corbaccio, 2002 A.940.3 FER.1

Il volume è un'opera storica che distrugge i miti della Prima guerra mondiale aprendo la strada a nuove interpretazioni dell'evento più cruciale della storia del Novecento. L'autore, sulla base di un'analisi accurata delle condizioni economiche, dell'opinione pubblica, del comportamento delle classi dirigenti dei paesi in guerra, sostiene che il fatale conflitto fra Gran Bretagna e Germania si poteva evitare. Il libro non è una cronologia di guerra, ma un insieme di risposte imprevedibili ad alcune domande decisive.

Verso l'estate del 17 / Gerardo Unia - Nerosubianco , 2003

M.B.1646

Questo libro racconta la storia del generale Alceo Cattalochino, Medaglia d'Oro al Valor Militare, caduto in un micidiale assalto a Mesnjak nel torrido agosto del 1917 quand'era al comando del 274° Reggimento Fanteria della giovane Brigata Bellu no. Nato a Terni nel 1863, aveva frequentato la Scuola Militare di Modena per uscirne sottotenente nella Brigata Livorno. Poi era stato nel 3°, 7°, 8° e nel 2° Reggimento alpini al comando del Battaglione Saluzzo col quale entrò nella Grande Guerra in Carnia. Dagli Alpini tornò nella Fanteria al comando del 149° della Brigata Trapani v icino all'Isonzo e poi a quello del 157° della Brigata Liguria sul Pasubio col Generale Achille Papa. Sull'Isonzo tornò nel 1916 al comando della Brigata Abruzzi che era nei pressi di Gorizia dopo che la città era caduta in mano italiana dall'8 agosto. Nel luglio del 1917 fu nominato comandante del 274° Reggimento Fanteria della Brigata D, poiBrigata Belluno. Alla vigilia di una serie di terrificanti assalti sull'altipiano dei Lom (a nord della Bainsizza) era stato destinato al comando di una brigata, ma aveva chiesto ed ottenuto di non lasciare i suoi uomini al loro primo attacco. Quest'atto di amore gli era costato la vita. L'Autore ha ricostruito questa storia partendo dall'analisi dei documenti personali dell'ufficiale, assolutamente inediti, e da quelli conservati all'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ma altri due uomini avrebbero riunito il loro destino a quello di Alceo Cattalochino andando verso l'estate del 1917 e, un po', questo libro parla anche di loro.

Zona di guerra. Lettere, scritti e discorsi, 1915-1 924 / Piero Calamandrei - Laterza, 2006

A.945.0913 CAL.1

L'esperienza bellica è per il giovane Calamandrei un tornante decisivo, un momento di scoperta di sé e delle proprie vocazioni. Abituati a rapportarsi a lui come a un padre della patria, è una scoperta trovarlo qui ragazzo innamorato, militare controvoglia, interessato alle fotografie più che alle armi, pieno di rimpianti per una carriera interrotta e spaesato di fronte a un evento decisivo, un momento di scoperta di sé e delle proprie vocazioni.

TEATRI DI GUERRA

Fronte occidentale e fronte orientale, guerra sui mari e sui fronti minori: dal Piave

all’Atlantico un unico, pietoso scenario di devastante distruzione

Abbiamo vinto l'Austria-Ungheria. La grande guerra dei legionari slavi sul fronte italiano /

Ljudevit Pivko - LEG, 2011 A.940.431 PIV.1

Ben pochi sanno che il paesino di Carzano, in Valsugana, è stato a un passo dal diventare uno dei luoghi simbolo della Grande Guerra sul fronte italiano. Qui, il 18 settembre 1917, a poco meno di un mese dallo sfondamento di Caporetto, si svolse l'operazione di un gruppo di soldati sloveni e cecoslovacchi, appartenenti all'esercito austro-ungarico: il piano avrebbe dovuto aprire una breccia nella linea del Tirolo e condurre l'Italia a Trento e a Bolzano. A concepire il progetto fu il capitano sloveno Ljudevit Pivko, che scrisse nell'immediato dopoguerra questo libro, pietra miliare nella memorialistica militare del primo conflitto mondiale. Pivko si rese protagonista della "notte di Carzano", quando i suoi reiterati tentativi di passare al nemico e, insieme, di danneggiare gli austroungarici giunsero a un soffio dall'avere successo. Pivko e i suoi uomini drogarono un intero battaglione bosniaco, di cui il capitano sloveno aveva il comando interinale, accordandosi con gli italiani che avrebbero dovuto attaccare a fondo e puntare su Trento. Il tentativo fallì e Pivko disertò. In seguito, formò il "Reparto Verde" di volontari slavi, che combattè valorosamente accanto all'Intesa.

Caporetto dalla parte del vincitore. La biografia d el generale Otto von Below e il suo diario

inedito sulla campagna d'Italia del 1917 / Francesc o Fadini. - Vallecchi, 1974 A.940.431 FAD.1

Sulla tragica rotta delle truppe italiane a Caporetto nell'ottobre 1917 molto si è scritto. In questo caso parlano i vincitori. Punto focale è infatti il diario del generale tedesco Otto von Below, artefice della vittoria delle truppe austro-tedesche.

Caporetto. Diario di guerra (maggio-dicembre 1917) / Angelo Gatti - Il mulino, 1997

A.940.431 GAT.1

Caporetto, 24 ottobre 1917: insieme all'8 settembre 1943 uno dei momenti di massima crisi dell'esercito e della nazione. Il diario del generale Gatti, che nel 1917 si trovava per volere di Cadorna a dirigere l'ufficio storico del Comando supremo, è la testimonianza più autorevole sia sui mesi che precedono Caporetto, contrassegnati da grandi episodi militari, sia sulla rotta così come viene vissuta nel più alto centro direttivo dell'esercito, e sulle sue prime conseguenze. Emergono con forza l'assoluta impreparazione di Cadorna oltre ai numerosi errori di valutazione e di decisione in cui incorse il Comando supremo nel rispondere all'offensiva austriaca.

Caporetto una battaglia e un enigma / Mario Silvest ri - Mondadori, 1984

A.940.431 SIL.1

A Caporetto fu combattuta una delle più grandi battaglie di annientamento della storia contemporanea e si consumò la più drammatica disfatta dell'esercito italiano. Ma come si giunse a quel crollo disastroso? Fu provocato dall'insipienza dell'alto comando italiano? Fu una sorta di ammutinamento delle truppe? Era la prova manifesta dell'incapacità degli italiani di combattere? A un secolo di distanza "l'enigma Caporetto" continua a essere oggetto di dibattiti e discussioni, e in questo volume diventato un classico della storiografia Mario Silvestri ne fornisce una rigorosa analisi, esaminando con attenzione le tappe che portarono alla tragica rovina dell'esercito italiano. Ma quella di Silvestri è soprattutto un'indagine impietosa che risale alle radici profonde di una tragedia prevedibile ed evitabile, rivelando in maniera esemplare le contraddizioni del nostro carattere nazionale e fornendoci così la chiave per comprendere anche le vicende dell'Italia contemporanea.

Dal Monte Nero a Caporetto. Le dodici battaglie del l'Isonzo (1915-1917) / Fritz Weber –

Mursia, 1967 A.940.42 WEB.1

Dall'occupazione del Monte Nero alla ritirata di Caporetto: per ventinove mesi, divisioni su divisioni vennero fatte affluire sul fronte isontino dove si svolse una delle più immani carneficine della storia del Novecento. Su un tratto lungo circa 70 chilometri, dove era impossibile qualsiasi azione manovrata, gli eserciti italiano e austro-ungarico si affrontarono in una serie interminabile di attacchi e contrattacchi frontali di una ferocia inaudita, uomo contro uomo, per strappare all'avversario poche decine di metri di terreno o qualche posizione poi risultata indifendibile. Weber dà una testimonianza significativa del coraggio e dello spirito di sacrificio dei soldati italiani.

I diavoli dell'Adamello. La guerra a quota tremila 1915-1918 / Luciano Viazzi. - Mursia, 2014

A.940.431 VIA.1

I ghiacciai dell'Adamello a oltre tremila metri di quota conservano le memorie di una delle pagine più eroiche e disperate della Grande Guerra. Su quelle vette per quattro anni si affrontarono le truppe di montagna italiane e austriache, in condizioni climatiche impossibili tra tormente, valanghe e sangue. Gli alpini, come i leggendari "garibaldini" della Compagnia Autonoma Rifugio Garibaldi, si contrapposero agli austriaci per la conquista di torrioni, vette, spuntoni di roccia. Per la prima volta il corpo degli alpini si costituì in grandi unità organiche di sciatori che combatterono ad altezze mai raggiunte. Attraverso le testimonianze dei combattenti dell'una e dell'altra parte, Viazzi traccia un racconto che parte dalle azioni in Valcamonica del 1915 e attraversa il 1916 con gli attacchi e i contrattacchi sui ghiacciai del 1917-18 con le battaglie del Cavento fino al "balzo finale" verso la vittoria. Si incontrano soldati-montanari e personaggi celebri, Battisti, Bissolati, Caviglia uniti in un affresco corale di avvincente drammaticità.

La grande guerra sul fronte occidentale. Marna, Ve rdun, Somme,

Chemin des Dames / Pier Paolo Cervone - Mursia, 201 0 A.940.4144 CER.1

Un viaggio tra i campi di battaglia sul fronte occidentale della grande guerra attraverso le testimonianze di generali, ufficiali e soldati che hanno partecipato ai combattimenti. Dalla Marna a Verdun, dalle colline della Somme all'altopiano dello Chemin des Dames. Qui si sono scontrati, in un lungo e tragico conflitto, gli eserciti di Germania da una parte, Francia, Gran Bretagna e infine Stati Uniti dall'altra. Il debutto dei carri armati e il tardivo massiccio impiego dell'aviazione. Lo scontro tra il generale Pershing e i comandanti alleati. I profili dei generali che per quattro anni si ostinarono inutilmente a cercare una soluzione alla logorante guerra di trincea.

Isonzo 1917 / Mario Silvestri - Einaudi, 1976 A.940.431 SIL.2

Nel 1917l'Europa era prostrata da tre anni di scontri e distruzione, e sulla massa dei combattenti era ormai scesa un'enorme stanchezza. Tuttavia, proprio nel 1917 l'Isonzo divenne teatro di una delle più grandi battaglie della Grande Guerra, diventando uno dei fronti più sanguinosi e spietati. In questo volume, Silvestri esamina il ruolo del fronte italiano nel contesto generale del conflitto e fa emergere responsabilità, protagonisti e fattori chiave dei combattimenti, dall'ottusità di Cadorna con le sue "spallate" che costarono centinaia di migliaia di vittime all'incapacità di elaborare una valida strategia, dalle scelte di comandanti discussi e discutibili come Capello e Badoglio alla tragedia di Caporetto.

L'occasione perduta. Carzano, 1917 / Cesare Pettore lli - Mursia, 1967

A.940.431 PET.1

«…mi è sembrato che sull’argomento si sia voluto stendere un falsamente pietoso velo di silenzio, perché la verità – per quanto spiacevole – va sempre detta.» Nella notte tra il 18 e il 19 settembre 1917 a Carzano, sul fronte del Trentino, gli italiani avrebbero potuto travolgere le linee nemiche e conquistare Trento prendendo alle spalle le forze austro-ungariche. L’operazione, studiata nei minimi dettagli, fallì. Alcune settimane dopo gli austro-tedeschi travolsero gli italiani a Caporetto. Pettorelli Lalatta, allora capo del Servizio Informazioni della 1ª armata, ce ne offre una spiegazione dettagliata: incertezza nei vertici militari, inefficienze e superficialità nella catena di comando. Questo libro, censurato dal regime fascista e pubblicato per la prima volta da Mursia nel 1967 viene oggi riproposto ai lettori.

Il prezzo della gloria. Verdun 1916 / Alistair Horn e - Mondadori, 1968

A.940.427 HOR.1

Dieci mesi di lucida follia assassina nel più assurdo massacro della Prima guerra mondiale: quasi un milione di morti, il campo di battaglia con la maggiore densità di caduti per metro quadrato. Alistair Horne ripercorre con rigore e chiarezza le tappe della battaglia di Verdun: passo dopo passo, l'autore esamina la volontà tedesca di "dissanguare la Francia" attraverso un progressivo logoramento, descrive il ruolo "mitico" assunto da Verdun per entrambi gli schieramenti e ricostruisce le scelte e gli errori strategici che trasformarono il conflitto in una carneficina. L'autore ci porta così nel cuore di quel sanguinoso massacro e spiega con lucidità perché la battaglia di Verdun modificò definitivamente gli equilibri in campo, segnando non solo le sorti della guerra ma anche il futuro politico e militare del continente europeo.

Spie all'ombra della mezzaluna. Il sogno irrealizza to di un unico Stato arabo-ebraico / Anita Engle - Baldini Castoldi Dalai, 2008

A.940.48641 ENG.1

Prima guerra mondiale. Dopo iI massacro degli Armeni, la furia turca rischia di travolgere anche il popolo d'Israele. È allora che alcuni amici, spinti dall'urgenza di liberare la Palestina, decidono di istituire una rete di spionaggio per appoggiare i liberatori inglesi. Nasce così il N.I.L.I. (acronimo di Netzach Israel Lo Ishakare, La Gloria di Israele non mentirà né si pentirà), dal coraggio di piccoli uomini che, giunti da disparate zone, si erano insediati imparando a convivere pacificamente con gli arabi. A costo della vita stessa, per tutta la durata del conflitto, essi servirono da collegamento fra le truppe del generale Allenby di stanza in Egitto e gli ebrei ostili, trasportando armi, dispacci e informazioni sulla dislocazione del nemico. Aaron Aaronsohn, agronomo e botanico, scomparso in circostanze misteriose; sua sorella Sarah, vera fiamma del N.I.L.I., che quando il gruppo venne denunciato dall'Yishuv (comunità ebraica fedele agli ottomani) si tolse la vita per non tradire i suoi segreti; Absalom Feinberg, Yosef Lishanskye molti altri. Tanto determinante fu il loro ruolo nella vittoria inglese, quanto nullo il merito che fu loro tributato.

Tappe della disfatta / Fritz Weber - Mursia, 1965 A.940.4 WEB.1

Nelle settimane che seguirono, gli italiani si limitarono a bombardare i nostri forti per due o tre ore al giorno. Ciò avveniva quasi sempre a mezzogiorno. Intanto noi proseguivamo i lavori per rimetterci in piena efficienza. La Grande Guerra raccontata dall'altra parte delle linee, quella dei nemici austriaci. A descrivere le carneficine degli attacchi in massa, il terrore dei bombardamenti e l'inferno della trincea è un tenente d'artiglieria che in quei lunghi mesi visse le fasi alterne del conflitto su tutti i settori del fronte italiano. Un'opera di grande valore storico che, nello stesso tempo, rispecchia gli effetti emotivi di un'esperienza sconvolgente, fatta di sudore e sangue, coraggio e rassegnazione. Dagli altopiani dell'Isonzo al Pasubio, da Caporetto all'ultima offensiva sul Piave del giugno 1918, la dimensione autobiografica si dilata per coinvolgere il destino di centinaia di migliaia di uomini. Tutti uguali nell'orrore, tutti vittime del fuoco che brucia le nazioni.

Teatri di guerra sulle Dolomiti : 1915-1917. Guida ai campi di battaglia / Mario Vianelli,

Giovanni Cenacchi. - Mondadori, 2006 A.940.4145 VIA.1

Le Dolomiti hanno visto tra il 1915 e il 1918 alcune delle azioni più significative della Prima guerra mondiale. E ancora oggi ne portano i segni: tra corde e sentieri, sono ben visibili trincee, piloni di teleferiche, buche di granate. Questo libro, corredato da centinaia di fotografie d'epoca in bianco e nero più alcune immagini a colori degli scenari attuali, racconta le vicende storiche della Grande Guerra sulle Dolomiti, suggerendo inoltre una serie di itinerari di diverse difficoltà per andare alla scoperta dei luoghi in cui la storia è stata protagonista.

Verdun / Ian Ousby - Rizzoli, 2002

A.940.4 OUS.1

Il 21 febbraio 1916, durante la Prima guerra mondiale, i tedeschi scatenarono la loro offensiva attaccando Verdun, baluardo della difesa francese. Fu uno scontro sanguinoso ed estenuante che si concluse nel dicembre 1916, con un bilancio di 300.000 morti e 400.000 tra feriti e dispersi. Per l'intera storia nazionale francese Verdun fu il punto cruciale di quel senso di revanche generato dalla sconfitta del 1870 contro i prussiani. Per i militari impegnati nelle prime linee fu un'esperienza di terrore e disperazione. Nel ricostruire le fasi della battaglia, il rovinoso incontro tra le strategie ottocentesche dei generali e gli effetti devastanti della nuova tecnologia bellica, Ian Ousby illumina anche la mentalità e gli stati d'animo dei soldati.

A LATERE: SCHEGGE DI UNA POSSIBILE UMANITÀ

Niente può essere più sovversivo del gesto di una mano tesa a chiedere e ricevere pace.

Alla vigilia del Natale 1914 accade qualcosa di veramente nuovo sul fronte occidentale.

La piccola pace nella Grande guerra. Fronte occiden tale, 1914: un Natale senza armi /

Michael Jürgs - Il saggiatore, 2006 A.940.421 JUR.1

Un lampo di umanità tra gli orrori del primo conflitto mondiale. Sono passati sei mesi dall'inizio delle ostilità, le truppe tedesche e quelle alleate si fronteggiano in una estenuante guerra di posizione, sotto i colpi del fuoco nemico, della fame, del freddo e della paura. Ma all'improvviso, alla vigilia di Natale, in un luogo imprecisato delle Fiandre, dalle trincee tedesche si levano canti natalizi e cartelli con la scritta "We not shoot, you not shoot". Superata la diffidenza iniziale gli inglesi rispondono con i loro canti e i due schieramenti concordano una tregua di tre giorni ribellandosi agli ordini. Materiali d'archivio, diari, fotografie, lettere hanno consentito a Michael Jürgs di raccontare questo piccolo e grande miracolo dimenticato dalla Storia.

TERRA MARE CIELO

Il ruolo delle forze armate durante il conflitto

Alpini. 140 anni di storia ed eroismi / a cura di G ianni Oliva - Mondadori, 2008

A.779.9338 ALP.1

Questo libro, un po’ inusuale per formato, si apprezza sfogliandolo. Pensato come una mini enciclopedia, racconta la storia degli alpini per immagini e brevi testi. Cita i classici della narrativa ma non trascura la tradizione najona. Eccezionali, per tecnica e soggetti, alcuni scatti: consentono di ripercorrere le tappe significative dell’evoluzione del Corpo e i momenti epici del suo impiego sui vari fronti.

Alpini. Parole e immagini di un mito guerriero / Ma rco Mondini - Laterza, 2008

A.850.9358 MON.1

Perché gli alpini sono diventati un mito così popolare nell'immaginario degli italiani, passando indenni attraverso due guerre mondiali, la dittatura, la guerra civile, la guerra fredda, mentre il resto della forze armate perdeva molto del proprio prestigio e della propria capacità di attirare consenso? Le origini di questa straordinaria fortuna, unica in Europa, deve forse essere ricercata in una complessa interazione tra testi letterari di successo, capaci di riutilizzare il preesistente mito delle Alpi di origine romantica, e una potente rete associativa, l'Associazione Nazionale Alpini, capace di farsi promotrice del mito, collettore di consenso, e di mobilitare negli ultimi cinquant'anni decine di migliaia di persone in grandi feste pubbliche e patriottiche.

Attacco dal mare. Storia dei mezzi d'assalto della Marina italiana / Giorgio Giorgerini –

Mondadori, 2007 A.359.00945 GIO.1

Marinai arditi, mossi da uno straordinario senso del dovere e fedeli fino all'ultimo alle leggi dell'onore e al giuramento prestato. Mezzi tecnici ingegnosi, dovuti soltanto alla creatività e alla passione di pochi uomini. Missioni "impossibili" nelle basi nemiche, in cui il successo era un'esile speranza e il sacrificio della vita una concreta possibilità. È stato l'irripetibile intreccio di questi fattori a rendere leggendarie le gesta degli assaltatori navali della nostra Marina e, nelle luci e nelle ombre, degli incursori della X Flottiglia MAS. Giorgio Giorgerini, autorevole studioso di storia navale, ripercorre uno dei capitoli più significativi della guerra marittima combattuta dall'Italia nei due conflitti mondiali del secolo scorso, come attestano le vittorie di Premuda e Pola contro la Marina austro-ungarica, con l'affondamento delle corazzate Wien, Szent Istvan e Viribus Unitis, e i successi di Suda, Alessandria d'Egitto e Gibilterra contro la potente flotta britannica, che misero fuori combattimento numerose unità, fra cui l'incrociatore York e le navi da battaglia Valiant e Queen Elizabeth. La minuziosa cronaca delle incursioni, spesso affidata ai rapporti di missione e alle note di diario dei protagonisti, registra le azioni e le emozioni degli operatori, rivela particolari emersi solo di recente, ed è sempre arricchita di accurate analisi delle caratteristiche tecniche dei vari mezzi d'assalto e degli aspetti strategici dei teatri operativi in cui furono impiegati.

Dal fango al vento. Gli aviatori italiani dalle ori gini alla grande guerra / Fabio Caffarena –

Einaudi, 2010 A.629.13092 CAF.1

A inizio Novecento anche in Italia si sviluppò uno sforzo tecnologico, umano e militare per creare un'aviazione moderna. Ricostruire la portata di quell'impresa nella storia del nostro paese, ma soprattutto nel vissuto di chi vi partecipò in prima persona, è lo scopo di questo innovativo studio, che non si accontenta del mito del pilota solitario e aristocratico, ma attraverso l'uso di preziose fonti come i fascicoli personali e gli epistolari, va alla ricerca delle storie vere, delle vicende umane e militari dei primi aviatori italiani. Oggetto principale d'interesse non sono, quindi, i famosi assi, celebrati dalla stampa e di estrazione sociale nobile o borghese, ma gli sconosciuti soldati che durante la Grande Guerra divennero aviatori per scelta o per caso, per passione o per tentare di evitare le trincee: tanti contadini, falegnami, operai, impiegati, meccanici, protagonisti di un «decollo» sociale che può essere considerato un aspetto della modernità di cui il conflitto fu portatore. In questo libro, Fabio Caffarena ricostruisce un aspetto della modernizzazione italiana dei primi decenni del Novecento che per molto tempo è rimasto avvolto dal mito, e che invece incrocia molti luoghi cruciali della nostra storia contemporanea.

Generali. Controstoria dei vertici militari che fec ero e disfecero l'Italia / Domenico Quirico -

Mondadori, 2006 A.355.0092 QUI.1

Nel secolo che va dalle guerre d'indipendenza al secondo conflitto mondiale, i generali hanno contribuito in modo sostanziale a fare e a disfare l'Italia. Tuttavia, non esiste una storia complessiva del loro operato, dei meccanismi con cui venivano selezionati, dell'ideologia che li muoveva. Quando guidarono i primi eserciti dei Regno d'Italia erano nobili orgogliosi del mestiere della guerra. Poi, a poco a poco, la borghesia fece capitolare anche questa trincea con tenacia e carrierismo. Tutti, comunque, furono obbedientissimi al potere politico: monarchico, liberale, fascista. Che in cambio del loro braccio, utile soprattutto contro i nemici interni - dai briganti ai socialisti - li coprì di medaglie e di scintillanti incarichi ministeriali. Domenico Quirico ripercorre le vicende della classe dei generali italiani, sottolineandone la natura corporativa, pronta a mettere da parte le feroci lotte intestine pur di difendere i propri privilegi. Una storia di clan, di tribù, raccontata attraverso biografie esemplari, un libro disincantato che esplora un universo a parte, in cui i nostri generali combatterono guerre troppo spesso diverse da quelle dei loro soldati.

Guida pratica agli aeroplani di tutto il mondo. Dal le origini alla Prima Guerra Mondiale /

Enzo Angelucci, Paolo Matricardi. - Mondadori, 1988 A.629.1 ANG.1.1

Gli aerei o aeromobili, vengono trattati in schede, ordinate cronologicamente e distinte per nazione, ampiamente dettagliate dal punto di vista storico, trattanti sia la progettazione e lo sviluppo del mezzo in questione, sia dettagli di produzione che di impiego. Viene inoltre inserita una tabella riportante le caratteristiche tecniche ed uno schema al tratto riportante le tre viste di Monge dell’aereo (anche più tabelle e schemi se le varie versioni dell’aereo erano meritevoli). Alla fine di ogni “capitolo” nazionale, vengono riportati anche gli aerei prodotti all’estero impiegati, rappresentati a colori con i profili, oltre a sintetiche descrizioni, spesso arricchite di disegni, di modelli di aerei minori, ma pur sempre importanti nella storia aeronautica di un paese. Come appendice troviamo tabelle riassuntive dei più importanti aerei trattati in quel volume distinti per anno e rappresentati con i profili, per cui a colpo d’occhio è facile rendersi conto, in un determinato anno, quali erano gli aerei o gli aeromobili che più si distinguevano. Segue una trattazione sulle livree arricchita da disegni a colori, e una encomiabile descrizione dei motori che davano vita a questi mezzi. Chiudono il libro una cronologia, un indice analitico ed una importante bibliografia.

Io sono il Barone rosso / Manfred von Richthofen - Longanesi, 1973

A.943.084 RIC.1

Il libro “Io sono il Barone Rosso” non è altro che il diario di Manfred von Richthofen, tenuto di suo pugno durante i mesi al fronte tra racconti delle azioni di guerra e riflessioni sul volo e sulla natura umana. Talento puro dell'aviazione, ottenne ottanta vittorie aeree confermate durante il conflitto del 1914-1918 prima di essere abbattuto il 21 aprile 1918 dal capitano Arthur Roy Brown durante l'ennesimo combattimento aereo sulle linee inglesi attestate nel dipartimento francese della Somme (anche se Brown non rivendicò mai ufficialmente la vittoria, sostenendo che l'abbattimento era dovuto al sergente Popkin o all'artigliere Robert Buie della contraerea australiana). Avrebbe compiuto, da lì a undici giorni, ventisei anni di età.

Rapidi e invisibili. Storie di sommergibili / a cur a di Alessandro Marzo Magno - Il saggiatore,

2007 A.359.93832 RAP.1

Rapidi e invisibili, i sommergibili hanno solcato le acque turbolente del Novecento, lasciando dietro le proprie eliche una scia di drammi, tragedie, eroismi e passioni. Hanno attraversato le maggiori guerre del secolo modificandone sia i destini sia le tecniche di combattimento. Ma soprattutto sono penetrati in profondità nel nostro immaginario. Non è difficile capire perché: le condizioni estreme della vita di bordo, il fascino inquietante degli abissi, la morte terribile a cui spesso sono andati incontro gli equipaggi. In questo libro ne vengono raccontate otto, tra l'unità d'Italia e la fine della Seconda guerra mondiale, distanti tra loro ma con un forte filo conduttore: tutte coinvolgono imbarcazioni italiane o si sono svolte sotto i mari che bagnano la Penisola. Assistiamo, in ordine rigorosamente cronologico, all'invenzione del siluro a opera di un ingegnere inglese illuminato e pacifista emigrato a Fiume, al misterioso "furto" di un sommergibile della Regia marina da parte di un uomo che aveva deciso di sfidare l'Austria da solo; leggiamo delle imprese dell'U-12 e di quelle "passionali" del suo comandante, Egon Lercb, del mancato appoggio dei sommergibilisti al "Comandante" D'Annunzio nell'impresa di Fiume.

Romba il motore. Storie di aviatori / a cura di Ale ssandro Marzo Magno - Il saggiatore, 2009

A.629.130922 ROM.1

Ad alta quota si librano alcune delle storie più appassionanti dell’Italia e degli italiani. Storie di macchine e di sfide, storie di voli che oltrepassano i confini e raccontano l’amore di uomini per il progresso scientifico e per il loro paese. Questo libro parla di aerei e di piloti, dai pionieri che per primi sperimentarono l’ebbrezza dell’altitudine su mongolfiere e dirigibili, agli adepti della «religione della velocità» che ispirarono l’aeropoesia e il movimento futurista; riscrive la storia del volo mettendo a confronto le vicende dei partigiani e dei fascisti, protagonisti di scontri ad alta quota, diversi negli ideali, ma simili nella passione per il volo. Romba il motore è un racconto di grandi imprese, costellato di episodi piccoli e dimenticati, come quello del saluto ad alta quota tra i nemici giurati Goffredo de Banfield, l’Aquila di Trieste, e l’asso romagnolo Francesco Baracca, incrociatisi tra le nuvole del Carso il giorno di capodanno del 1917. Tra le imprese aeree a cui dà voce il libro ci sono quelle avvincenti di Luigi Rugi e di Luigi Gorrini, al comando di Folgori e Saette; c’è la vicenda oscura e spesso taciuta del massacro congolese di Kindu, dove tredici aviatori italiani furono massacrati, fatti a pezzi, venduti al mercato e mangiati. E c’è quella di Guido Keller, alias Asso di cuori, amico di D’Annunzio e, si narra, colui che lo convinse a guidare l’impresa di Fiume.

Soldati e ufficiali. L'esercito italiano dal Risorg imento a oggi / Gianni Oliva - Mondadori,

2009 A.355.00945 OLI.1

Il 4 maggio 1861 nasce ufficialmente l'esercito italiano, fino al 1° gennaio 2005, quando finisce la coscrizione obbligatoria, trascorrono quasi centocinquanta anni. Storia di interventi d'ordine pubblico, quando i reggimenti di fanti e bersaglieri dell'età liberale sono "il filo di ferro che tiene insieme la nazione dopo averla unita"; storia di ambizioni coloniali in Africa, in Libia, in Albania; storia di guerre, sul Carso, sull'altopiano di Asiago, sul Piave, nel deserto di el-Alamein, nelle steppe gelide del Don; di strategie nucleari e di contrapposizioni tra blocchi negli anni della Guerra fredda e, più recentemente, di missioni all'estero, dal Libano alla Somalia, dall'Iraq all'Afghanistan. Ma anche, storia dell'esercito in tempo di pace: i riti della coscrizione, le simulazioni davanti ai consigli di leva, le grandi parate in occasione delle feste nazionali, i raduni, le caratteristiche dei diversi corpi militari, le canzoni del consenso e del dissenso. Attraverso un originale percorso di ricerca. Attraverso un originale percorso di ricerca, Gianni Oliva ripercorre le vicende del nostro esercito, di cui ci mostra l'evoluzione organizzativa, l'impiego bellico ma anche l'impatto sull'immaginario collettivo.

LE DONNE, I CAVALLIER

Da un desolato altipiano della Sardegna arcaica alla vastità sabbiosa dei deserti

meridionali, passando per i più esclusivi salotti della bella Europa. Le vite avventurose di

condottieri, spie e femmes fatales

Il cavaliere dei Rossomori. Vita di Emilio Lussu / G. Fiori - Einaudi, 1985

A.945.091 LUS.1

Il "partito dei rosso-mori": così un industriale minerario continentale in Sardegna, finanziatore dei primi fasci isolani, stigmatizzava il neonato Partito Sardo d'Azione, fondendo simboli (la bandiera sarda con i quattro mori) e propensioni socialiste. Il "Cavaliere" di quel movimento, sorto dai reduci sardi della prima guerra mondiale, è Emilio Lussu (Armungia 1890 - Roma 1975), cavaliere non certo per blasone o finta patente di eccellenza ma per dignità e destrezza intellettuale che, se hanno radici nei valori della libera repubblica montanara di Armungia, finiranno per illuminare un secolo di battaglie politiche e culturali, decenni di complesse implicazioni fra storia sarda e italiana. Anche per questo, l'opera di Giuseppe Fiori ha la cifra delle migliori opere biografiche: un discorso di grande presa narrativa, su un fondo di rigore storiografico, racconta un'epoca attraverso la vita di uno dei maggiori protagonisti. Dal fronte della Grande Guerra, alla fondazione del Psd'A, alla lotta antifascista, il confino, l'esilio, fino ad arrivare all'Italia da ricostruire dopo la seconda guerra, alla Sardegna autonomistica.

Le grandi spie. Storie vere di personaggi, intrighi e misteri dalla belle époque ai giorni

nostri / Andrea Carlo Cappi - Vallardi, 2010 A.327.120922 CAP.1

Fin dall'antichità le spie sono sempre esistite, in tempo di guerra come di pace. Solo ai primi del Novecento, però, sono comparsi i "servizi segreti" come li intendiamo oggi. E, con essi, il grande gioco degli intrighi internazionali. I personaggi che scopriamo in questo libro sembrano usciti da un romanzo, ma le loro vite, rimaste spesso nell'ombra, hanno segnato il corso della storia: individui che per denaro o ideologia hanno trasmesso al nemico segreti inestimabili; assassini che hanno attraversato i continenti equipaggiati di armi improbabili o sofisticate; burocrati che dalle loro scrivanie hanno giocato con il destino di intere nazioni. Una galleria di eroi, truffatori, professionisti, martiri e strateghi, raccolta dall'autore in oltre trent’anni di ricerche e interviste. Il volume documenta le vite di questi uomini e queste donne che hanno scritto la storia segreta del Novecento. Un grande affresco, che parte dal passato per svelare i meccanismi nascosti che regolano il mondo di oggi e, forse, di domani. In appendice: un glossario delle organizzazioni spionistiche, un indice dei nomi e una bibliografia.

Lawrence d'Arabia / Franco Cardini - Sellerio, 2006

A.920.71 LAW.4

La storia avventurosa del colonnello Thomas Edward Lawrence, agente segreto al servizio di Sua Maestà Britannica e contemporaneamente amico inseparabile dello sceriffo beduino che guidava la rivolta araba contro i turchi. Fu egli un traditore o un eroe della causa per la quale combatteva? E per quale causa in realtà lavorava, quella di re Giorgio V oppure quella dei beduini arabi della cui ribellione era diventato simbolo? Un enigma al quale la storia non trova risposta e che Cardini indaga, tenendo presente che un traditore è sempre un traduttore, colui che si sforza di trovare un ponte di comunicazione tra due visioni e due interessi diversi, e che la causa degli arabi era stato il frutto dell'inventiva dello stesso Lawrence, mancando in quelle aree l'idea propria di nazione.

Lawrence d'Arabia. L'avventuriero dell'assoluto / C ino Boccazzi - Bompiani, 2001

A.920.71 LAW.2

Thomas Edward Lawrence (1888-1935), il romantico Lawrence d'Arabia, è stato personaggio dai molti nomi, dai molti ruoli e dalle molte maschere, che non vide mai premiato il suo ascetico rifiuto di trarre profitto dal potere e dalla gloria. La sua vita è stata indagata da storici, strateghi militari, registi cinematografici e psicanalisti. In questa biografia Cino Boccazzi, seguendo l'avventuroso itinerario della sua storia sempre in cerca di un'identità continuamente persa, intende restituirci un ritratto completo e unitario dell'uomo e del mito.

La Persia nel grande gioco. L'avventura di sir Perc y Sykes, soldato, esploratore, console e

spia / Anthony Wynn - Il saggiatore, 2007 A.327.1241 SYK.1

Folgorato dai racconti del grande esploratore Sir Samuel Baker, nel 1893 il giovane Sir Percy Sykes si unisce al suo reggimento di cavalleria di stanza in India. Trascorre molto tempo sulle montagne del Kashmir e del Ladakh a caccia di selvaggina grossa prima di essere notato per la sua intraprendenza dall'intelligence dell'esercito ed essere inviato in missione sotto copertura nel Turkestan russo. È ormai una pedina del Grande Gioco e in poco tempo ne diventerà un alfiere. Subito incaricato di aprire alcuni consolati lungo i confini nordorientali della Persia e proteggere l'India, la «gemma della Corona», dalle mire espansionistiche della Russia, Sykes percorre a cavallo e a dorso di muli, yak e cammelli migliaia di chilometri, attraversando deserti, paludi e impervi passi montani. Diventa console a Mashhad in un momento di grande instabilità politica, ma riesce a impedire che la Russia annetta territori strategici grazie a una straordinaria operazione diplomatica e alle amicizie coltivate negli anni tra le popolazioni locali. Durante la Prima guerra mondiale, quando il quadro delle alleanze si stravolge e l'avversario diventa la Germania, parte con un manipolo di uomini per contrastare l'avanzata di Wassmuss il «Lawrence tedesco» e salvare così il controllo britannico sui giacimenti petroliferi. A partire da documenti ufficiali, lettere e testimonianze raccolte durante i suoi numerosi viaggi in Medio Oriente, Antony Wynn racconta un paese di frontiera e un'epoca controversa, quando nuove guerre si vincevano con vecchi espedienti, attraverso la vita e le imprese di un protagonista. Politico discusso e ambiguo, uomo d'azione e di cultura, Sir Percy cacciava gazzelle con i prìncipi, sedeva ai piedi dei maestri dervisci, amava la poesia, ma soprattutto, come pochi altri occidentali, comprese la vera anima della Persia.

La vita ribelle. Memorie di un'aristocratica italia na fra belle époque e repubblica / Giuliana

Benzoni - Il mulino, 1985 A.920.72 BEN.1

Una donna straordinaria scomparsa nel 1981 all’età di 86 anni, “protagonista silenziosa e poco incline alle rievocazioni del suo passato”. La “voluta segretezza” ne aveva fatto un mito. Era apparsa irraggiungibile, criptica, capace di penetrare in luoghi vietati e di esplorare tragitti impraticabili pur di conquistare gli obiettivi che si era posti. In forma non ufficiale visse la sua vita, giocando un ruolo non secondario, di co-protagonista e acuta spettatrice di eventi lungo un cinquantennio di storia italiana

MITI E RITI: PIANTO RITUALE E SUBLIMAZIONE EROICA D I UNA TRAGEDIA

NAZIONALE

Là dove è possibile dare un senso all’assurdo, non rimane che l’arma della retorica a

rivestire di idealità la più nuda realtà.

L'Altare della patria / Bruno Tobia - Il mulino, 19 98

A.945.09 TOB.1

Nella gigantesca mole a ridosso del Campidoglio si può leggere una vera e propria metafora della vicenda nazionale italiana. Progettato nel 1878 come monumento funebre a Vittorio Emanuele II, l'Altare della Patria fu inaugurato nel 1911, cinquantesimo anniversario dell'Italia unita. Nel 1921, con l'inumazione della salma del Milite Ignoto, il Vittoriano è come riconsacrato attraverso un complesso movimento celebrativo che parte dal confine orientale per confluire nella capitale. Con il fascismo diventa tribuna per un perenne ossequio patriottico e quinta di regime. In epoca repubblicana, il monumento finisce per essere un puro elemento scenografico, salvo ritrovare in anni recenti una rinnovata funzione simbolica in occasione dei funerali dei morti di Nassirya.

I luoghi della memoria. Simboli e miti dell'Italia unita / a cura di Mario Isnenghi - Laterza,

1996 A.945.09 LUO.1

Lo spirito animatore del libro è l’intento civile di reagire a quella sorta di distruzione del passato che oggi sembra così di moda e di riaffermare con forza l’identità della nazione italiana. Una storia d’Italia, scritta a più voci, che a centocinquant’anni dall’Unità riafferma l’identità della nazione attraverso la nostra memoria collettiva.

Miti e storia dell'Italia unita / di Giovanni Belar delli - Il mulino, 1999

A.945.084 MIT.1

Dal mito mazziniano della "terza Roma" sino alla recentissima idea del riformismo di Togliatti, passando per il brigantaggio e l'irredentismo, il consenso al fascismo e il regime DC, la programmazione e la Costituzione, la Resistenza e i misteri del caso Moro, gli autori analizzano i miti-chiave dell'Italia unita, quelli che hanno avuto o hanno un'importanza nelle vicende politiche dell'Italia. Per Giovanni Belardelli, Luciano Cafagna, Ernesto Galli della Loggia e Giovanni Sabbatucci, autori del volume, il repertorio di questi miti rappresenta un'occasione per illustrare alcuni elementi peculiari del nostro passato, non ultimo il particolare ruolo svolto dagli intellettuali nella costruzione delle rappresentazioni collettive

Il mito della grande guerra / Mario Isnenghi - Il m ulino, 2002

A.940.345 ISN.1

Le riviste dell'età della "Voce", i fogli interventisti, i diari di trincea e la letteratura sulla guerra: rileggendo questa sterminata produzione Isnenghi ha ricostruito l'atteggiamento di una intera generazione di intellettuali italiani nei confronti dell'intervento e poi dell'esperienza bellica. Da Marinetti a Papini, da Prezzolini a Gadda, da Soffici a Jahier, Serra, Malaparte, Borgese, d'Annunzio, la guerra si configura di volta in volta come occasione rigeneratrice per l'individuo e la società, come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe. Le molte facce del mito della Grande Guerra compongono in queste pagine uno spaccato di storia mentale, sociale, politica dell'Italia nel passaggio dalla politica delle élites alla società di massa.

La morte per la patria. La celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica / a cura di Oliver Janz e Lutz Klinkhammer - Donzelli, 2008

A.945. MOR.1

Quali sono gli elementi portanti del discorso sulla morte per la patria e del culto dei caduti in Italia?Quando e in quale contesto nascono? In quale misura sono prodotti culturali e politici «importati» da altri paesi? Quali sono le fasi principali, quali le cesure e le continuità più significative? Dal Risorgimento fino a oggi in Italia il culto dei caduti e il morire per la patria hanno rappresentato un fattore essenziale nella sacralizzazione della nazione, la cui apoteosi trovava la sua espressione più marcata nella legittimazione nazionale della morte in guerra in quanto sacrificio del singolo per la comunità politica. Prende il via in questo modo una secolarizzazione del concetto cristiano di vita eterna, plasmato sulla nazione. Mentre negli altri paesi europei il tema ha trovato ampio spazio nella storiografia, in Italia è stato per lo più relegato a una dimensione marginale, e da questo punto di vista il volume rappresenta una novità assoluta. Gli autori, storici dell’età moderna e contemporanea, attraverso le rappresentazioni simboliche del lutto, analizzano le varie forme che il tentativo di nazionalizzazione delle masse ha di volta in volta assunto. Dall’esaltazione ottocentesca degli eroi, immortalati nei monumenti, il più vistoso dei quali il Vittoriano, si passa alla commemorazione delle vittime di guerra. L’elogio dell’individuo si trasfigura nella celebrazione del Milite Ignoto. Nel secondo dopoguerra sono pochi gli eroi che continuano ad essere esaltati; si ha piuttosto una massificazione della morte ignota che coinvolge anche i civili. Sopravvive tuttavia, seppure sottotraccia, una tradizione militare che, attraverso l’encomio solenne della morte eroica, mantiene vivo il legame con il passato risorgimentale e che da qualche anno ha riacquistato vigore nelle celebrazioni ufficiali.

Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risor gimento al fascismo / Alberto Mario Banti - Laterza, 2011

A.945.084 BAN.1

La nazione non è un dato di natura. Non emerge dalle più lontane profondità dei secoli. Né accompagna da sempre la storia d'Italia, dal Medioevo a oggi. L'idea che una comunità di uomini e donne, uniti da una serie di elementi condivisi, possieda la sovranità politica che fonda le istituzioni di uno Stato, è molto recente e basa la sua capacità di attrazione sul lessico usato, sulle parole per nominare questa nazione. Quando sulla scena politica compare il discorso nazionale, le forme comunicative scelte sono estremamente seducenti. Le narrative nazionali sanno emozionare. Sanno comunicare. Sanno toccare il cuore di un numero crescente di persone. Banti in questo volume indaga qual è stato l'eccezionale potere comunicativo della retorica nazionale nell'Italia risorgimentale e indica in alcune "figure" del discorso usato le immagini, i sistemi allegorici e le narrative che hanno avuto un maggiore impatto sulle donne e gli uomini che fecero l'Italia. Rileva in particolare tre figure profonde che hanno accompagnato il discorso nazionale dal Risorgimento al fascismo: la nazione come parentela/famiglia; la nazione come comunità sacrificale; la nazione come comunità sessuata, funzionalmente distinta, cioè in due generi diversi per ruoli, profili e rapporto gerarchico. Cambieranno i contesti e le forme di governo, ma la struttura del discorso nazionale resterà identica, nonostante diversi siano gli obiettivi politici che su di essa si fondano.

FINIS AUSTRIAE

Tra la fine della belle èpoque e lo scoppio della Grande Guerra, si inabisserà per sempre

una certa idea di Austria, felice culla di civiltà e cultura e multietnico spazio di convivenza

sociale.

Anniversario dell'esame di maturità / Franz Werfel - Guanda, 2005

A.833.91 WER.9

Un incontro tra vecchi compagni di liceo, venticinque anni dopo l'esame di maturità, risveglia nel giudice istruttore Ernest Sebastian memorie e nostalgie lontane. Anche perché tra i volti degli amici di un tempo manca quello di Franz Adler, l'artista, il più dotato, colui il quale, solo, possedeva il segreto della poesia. Mosso da questa assenza e da un incontro di poco precedente, Sebastian in una notte insonne riscrive con fretta furiosa una vecchia vicenda giovanile; che è anche la storia di una colpa e di un'espiazione mancata, dell'eterna crudeltà degli uomini verso gli eletti. Un classico del Novecento riproposto in una nuova veste grafica.

Carlo D'Asburgo l'ultimo Imperatore. Il «gentiluomo europeo» profeta di pace nella Grande

Guerra / Roberto Coaloa - Il Canneto Editore, 2012 A.943.6044 CAR.1

L’avvento al trono di Carlo, ultimo imperatore dell’Austria-Ungheria, rappresenta l’atto finale di una epopea secolare finalmente restituita al valore che ebbe sulla Grande Guerra. La fine dell’Austria Felix è preludio dei fatali totalitarismi del Novecento e chiude per sempre l’era più feconda della Vecchia Europa.

La cripta dei cappuccini / Joseph Roth - Adelphi, 1 974

A.833.91 ROT.16

In questo romanzo Roth riprende la storia della famiglia Trotta, il cui epos aveva già narrato nella Marcia di Radetzky, per aggiungere dall’abisso una necessaria conclusione a quella vicenda che si era appunto fermata sulla soglia della fine. Quando il romanzo si apre, il giovane Trotta – erede di una famiglia dalle umili origini, che fu nobilitata da Francesco Giuseppe dopo che il sottotenente di fanteria Trotta gli aveva salvato la vita nella battaglia di Solferino – ci descrive la sua vita amabilmente dissipata di giovane brillante alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale. L’arrivo di un ignoto parente sloveno, un caldarrostaio dal ricco spirito nomade, che affascina subito il cugino cittadino, è per lui l’ultima felice sorpresa prima di quel giorno di pioggia in cui gli abitanti dell’Impero lessero per le vie il manifesto di Francesco Giuseppe che annunciava la guerra e cominciava con le parole: «Ai miei popoli!». Da quel momento il destino del giovane Trotta comincia a precipitare, mentre sempre più netto si fa in lui un senso di amarezza disperata e intorno gli si rivela un mondo degradante, già pronto a imporsi. Silenzioso, conscio testimone, egli traverserà la follia della guerra e le umiliazioni del dopoguerra, si scoprirà estraneo in mezzo a un nuovo ordine di cui già vede la meschinità e la violenza, potrà vedere l’entrata dei nazisti a Vienna, sigillo di tutte le morti, e vorrà scendere allora un’ultima volta nella Cripta dei Cappuccini, impressionante magazzino mortuario dove si conservano le spoglie degli Asburgo, prima di porsi una domanda a cui sia lui sia lo stesso Joseph Roth sapevano di non poter dare risposta: «Dove devo andare, ora, io, un Trotta?»...

La marcia di Radetzky / Joseph Roth - Adelphi, 1996

A.833.91 ROT.15

Il capolavoro di Joseph Roth, il romanzo in cui si elabora e si orchestra la fine dell’impero asburgico. Attraverso le vicende di tre generazioni della famiglia Trotta, uscita dall’oscurità con il gesto di un sottotenente che salva l’Imperatore sul campo di Solferino, percorriamo l’immenso corpo fantomatico che l’aquila bicipite custodiva. «Allora, prima della Grande Guerra, all’epoca in cui avvennero i fatti di cui si riferisce in questi fogli, non era ancora indifferente se un uomo viveva o moriva. Se uno era cancellato dalla schiera dei terrestri non veniva subito un altro al suo posto per far dimenticare il morto ma, dove quello mancava, restava un vuoto, e i vicini come i lontani testimoni del declino di un mondo ammutolivano ogni qual volta vedevano questo vuoto».

Morte di un piccolo borghese / Franz Werfel - Anaba si, 1994

A.833.91 WER.5

Scritto nel 1926, "Morte di un piccolo borghese" ci introduce nel clima di una Vienna postbellica dall'inflazione galoppante. Il protagonista, guardiano di un magazzino, vive nel ricordo glorioso del passato asburgico quando, portiere in livrea, apparteneva "alla scintillante e impellicciata schiatta dei portieri imperiali... era dunque un tassello nell'ordine mondiale": sono parole dello stesso Werfel a commento dell'edizione americana di questo suo romanzo breve. Crollato quell'"ordine mondiale", in un paese precipitato nel caos e nella miseria, all'uomo non resta che la certezza di aver fatto la mossa giusta per garantire un minimo di sicurezza alla sua famiglia: ha investito tutti i suoi risparmi in una polizza assicurativa, che però lo obbliga, lui già malato, a non morire se non dopo la scadenza fissata dal contratto...

Lo stendardo / Alexander Lernet-Holenia - Adelphi, 1989

A.833.91 LER.7

Negli ultimi mesi della prima guerra mondiale, sul fronte balcanico ormai disfatto, nasce un amore fra l’alfiere Herbert Menis e la bella Resa Lang. Un amore travolgente, stendhaliano e hofmannsthaliano, che sembra fuori tempo, nello scenario di rovine ormai moderne in cui si situa – così come fuori tempo appare, nelle sue splendide uniformi, il reggimento di cavalleria a cui il protagonista appartiene. Ma è proprio quello scarto di tempi, quel rispecchiarsi e momentaneo confluire di mondi paralleli a dare a questo romanzo una vibrazione estrema, un’accensione esaltante, nella leggerezza e in una sorta di incosciente allegria come pure nella cupezza demoniaca. Pubblicato nel 1934, Lo stendardo, qui presentato in una nuova traduzione, rimane oggi, insieme alla Cripta dei Cappuccini di Joseph Roth, il grande messaggio di congedo della civiltà asburgica, stretto nelle mani di un alfiere della letteratura, come una logora e nobile insegna.

Il tramonto dell'impero asburgico / John W. Mason - Il mulino, 2000

A.943.6044 MAS.1

Gli ultimi cinquant'anni della "Felix Austria": la situazione interna, lo scenario internazionale, le scelte di politica estera che portarono alla Grande guerra e alla fine della Mitteleuropa.

Il tramonto di un impero. La fine degli Asburgo / E dward Crankshaw - Mursia, 1966

A.943.604 FRA.1

In questo libro l’autore fonde il classico stile giornalistico della letteratura di viaggio con il gusto per i dettagli storici. Pur essendo pervaso da una insopprimibile vena nostalgica, il suo studio sulla capitale austriaca scritto fra l’inizio e la metà degli anni ’30, riesce a rendere in maniera molto efficace lo spirito e le atmosfere di un mondo ormai irrimediabilmente scomparso.

L'ultima imperatrice / Gordon Brook-Shepherd - Rizz oli, 1992

A.943.6044 ZIT.1

Zita d’Austria (1892-1989) è stata l’ultima imperatrice d’Europa e una delle più influenti personalità della storia novecentesca. Sempre al fianco del marito, l’imperatore Carlo I (1887-1922), anche nelle questioni politiche, fu considerata dagli ammiratori la principessa della pace e dai detrattori la responsabile del crollo della monarchia asburgica. Si ricostruisce la verità storica sull’ultima imperatrice d’Austria-Ungheria attraverso le conversazioni dirette con Zita, i colloqui con altri esponenti della casa d’Asburgo, lo studio accurato dei documenti d’archivio. Ne risulta il profilo di una donna battagliera, risoluta e politicamente acuta.

STORIE

La Grande Guerra nel contesto geopolitico del Novecento

A ferro e fuoco. La guerra civile europea, 1914-194 5 / Enzo Traverso - Il mulino, 2007 A.940.5 TRA.1

La prima metà del Novecento fu un'epoca di guerre, di distruzioni e rivoluzioni che mise l'Europa e a ferro e fuoco. Traverso descrive i tratti principali di questa "guerra civile europea"; il misto di violenza arcaica, fredda violenza amministrativa e tecnologia moderna per annientare il nemico, la brutalizzazione delle popolazioni forzate all'esodo o all'esilio, lo scatenamento emotivo dei conflitti fra civili all'interno delle società (in Urss, 1917-23;in Spagna, 1936-39; Resistenza 1939-45), l'impero della paura e della morte nella mente degli uomini.

L'altro De Gasperi. Un italiano nell'impero asburgi co, 1881-1918 / Stefano Trinchese – Laterza, 2006

A.945.092 DEG.3

"Merito di questo lavoro di Trinchese è aver scavato in profondità nella prima metà della vita di De Gasperi: dalla famiglia di origine alla prima formazione, all'impegno religioso e sociale e poi via via fino all'assunzione di pubbliche responsabilità nell'impero asburgico, sempre in funzione della rappresentanza e della difesa degli interessi italiani. Una ricostruzione fondata su una ricca documentazione inedita, che coglie tutti gli aspetti di una vita intensa e impegnata." Dalla Prefazione di Pietro Scoppola.

Atlante del ventesimo secolo. 1900-1918 / a cura di Vittorio Vidotto -Laterza, 2010 A.909.82 ATL.1.1

Il secolo delle ideologie, il secolo delle masse, il secolo della scienza e della tecnologia... È ancora presto per dare una definizione conclusiva del Novecento, ma certo è possibile ripercorrerne le complesse vicende. Un'ampia selezione di documenti, consente di avvicinarsi direttamente ai momenti più significativi e ai protagonisti del secolo, così da misurare i propri interessi e verificare le proprie scelte di campo. La prima guerra mondiale e la rivoluzione russa: sono questi i due avvenimenti che dominano questo volume. Due vicende che aprono il Novecento e che avranno un'influenza decisiva sugli anni successivi. Con la guerra, gli Stati Uniti entrano prepotentemente sulla scena mondiale, mentre la rivoluzione bolscevica determina la nascita dell'altro grande protagonista della storia politica di tutto il secolo. La conflittualità interna all'Italia è largamente documentata, con attenzione alle lotte sociali, all'emergere del nazionalismo, alla svolta interventista di Mussolini e all'ingresso del paese in una guerra che vide il rischio di una drammatica sconfitta prima di concludersi con una definitiva vittoria.

I chierici alla guerra. La seduzione bellica sugli intellettuali da Adua a Baghdad / Angelo

D'Orsi - Bollati Boringhieri, 2005 A.303.66 DOR.1

Angelo D'Orsi, docente di Storia delle dottrine politiche, indaga e racconta la seduzione esercitata dalla guerra sugli intellettuali italiani con ricchezza di esempi e amara indignazione. La storia di questa fascinazione passa per Adua (1896), la campagna di Libia (1911-1912), dalla battaglia per l'intervento nella Grande guerra alle esaltazioni per l'Etiopia e la "conquista dell'Impero", per giungere, attraverso la Seconda Guerra Mondiale, fino alla guerra infinita post-1989. Davanti a ciascuno di questi conflitti, il libro ripercorre le posizioni espresse da letterati, giornalisti, docenti universitari e si interroga sul ruolo degli intellettuali, sempre meno coscienza critica dei potenti.

La conta dei salvati. Dalla grande guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato / Anna Bravo

- Laterza, 2013 A.303.66 BRA.1

È un’idea malsana che quando c’è guerra c’è storia, quando c’è pace no. Il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato. Si parla e si scrive molto di guerre, di eccidi e di violenze. È il racconto del sangue versato. Ma non saremmo qui se qualcuno non avesse lavorato per risparmiare il sangue. Persone e gruppi, come quei soldati della Grande Guerra che concordavano tregue fra le trincee opposte. Popoli che misero in salvo i loro concittadini ebrei o che nascosero e protessero migliaia di militari sbandati e di prigionieri di guerra. Diplomazie e governi che hanno tramato la pace, non sempre la guerra. Senza Mandela e Tutu non ci sarebbe stata una transizione pacifica in Sudafrica, senza King un così forte movimento per i diritti civili, senza il Dalai Lama una nonviolenza tibetana, senza Ibrahim Rugova una kosovara e, soprattutto, una nonviolenza tout court senza Gandhi. La conta dei salvati è dedicato a queste storie. Storiemolto diverse per le caratteristiche e per l’attenzione storica e mediatica che hanno ottenuto (o non ottenuto). Tutte mostrano due verità. La prima: il sangue può essere risparmiato anche da chi non ha potere, o ha un potere minimo. La seconda: se è importante raccontare una guerra, ancora più importante è descrivere come un conflitto non è deflagrato. Per capire come si può fare, e con che mezzi.

Dalla trincea alla piazza. L'irruzione dei giovani nel Novecento / a cura di Marco De Nicolò -

Viella, 2011 A.305.23509 DAL.1

Il tema dell’irruzione dei giovani nella vita politica novecentesca si è presentato, nel dibattito pubblico, soprattutto in relazione a due momenti: il mito della giovinezza nel periodo fascista e, in ambito più generale, il movimento del 1968. Ripercorrendo le vicende del secolo appena trascorso, i saggi qui raccolti cercano di ricostruire, nei vari momenti storici, la continuità e le forme della loro presenza sulla scena politica. Quando “nascono” i giovani? O meglio: quando i giovani hanno avuto un ruolo attivo, hanno condizionato le scelte della classe dirigente, hanno influito profondamente nella cultura, hanno cercato di imprimere alla storia un corso che fosse debitore anche della loro partecipazione? Il tema è stato affrontato da autori di diversa formazione culturale e di diverse età anagrafiche, tenendo presente prevalentemente la realtà italiana ma non tralasciando comparazioni nel contesto generale della storia europea.

Dall'Impero austro-ungarico alle foibe. Conflitti n ell'area alto-adriatica - Bollati Boringhieri, 2009

A.945.3909 DAL.1

Nell ’ottobre 2005, si è svolto a Torino un corso di formazione per insegnanti e formatori sulla storia della frontiera orientale. Da quelle giornate nasce questa raccolta di saggi, costruita sulla base delle lezioni dei relatori. La vicenda della frontiera orientale vi è analizzata a partire dalle sue premesse storiche e locali e contestualizzata in una diacronia di dimensione europea, mentre i l saggio di chiusura tratta dal punto di vista giuridico la condizione della profuganza. In appendice è riportata la Relazione della Commissione storico-culturale ital iano-slovena che sintetizza i l lungo lavoro condotto da quattordici studiosi i tal iani e sloveni in merito ai rapporti intercorsi fra le due popolazioni dalla f ine dell ’Ottocento al 1956. In questo l ibro, che raccoglie i contributi dei maggiori studiosi dell ’argomento, la vicenda della frontiera orientale è analizzata a partire dalle sue premesse storiche locali e contestualizzata in una dimensione europea, con un saggio di chiusura che tratta dal punto di vista giuridico la condizione della profuganza.

Donne e uomini nelle guerre mondiali / Anna Bravo - Laterza, 1991

A.940.5308 DON.1

L'esperienza della guerra vista e vissuta al femminile. La quotidianità invasa dalla guerra, il lavoro moltiplicato, lo sforzo di far continuare la vita, la lotta armata, il rapporto con il maschile: dagli stupri subiti dalle truppe d'occupazione alla protezione offerta a sbandati e disertori, dall'attesa del ritorno dei soldati alla risocializzazione dei reduci dai tanti fronti e dalle tante prigionie.

La follia di Churchill: l'invenzione dell'Iraq / Ch ristopher Catherwood - Corbaccio, 2005

A.956.704 CAT.1

Segretario per le colonie negli anni Venti, Winston Churchill commise un errore fatale che ha avuto ripercussioni nefaste fino ai giorni nostri. Al termine della prima guerra mondiale, infatti, la Gran Bretagna sostenne la nascita, dalle rovine dell'impero ottomano, di uno stato ibrido, composto di kurdi, sciiti e sunniti e governato dal leader hashemita Feisal, che non aveva alcun rapporto con quel territorio, ma che venne insediato per dare un "contentino" agli hashemiti dopo aver promesso loro la Siria e averla affidata invece al mandato francese. Questa decisione, di cui Churchill fu il regista, fu gravida di conseguenze: nel 1958 il governo di Feisal fu rovesciato da un colpo di stato cui seguirono regimi sanguinari culminati con Saddam Hussein.

In Europa. Viaggio attraverso il 20. secolo / Geert Mak - Fazi, 2006

A.940.5 MAK.1

Amsterdam, gennaio 1999: Geert Mak, fra i più celebri scrittori olandesi, parte dalla Stazione Centrale di Amsterdam per un viaggio di un anno che lo condurrà in tutta Europa. La prima tappa è Parigi: la Parigi di fine millennio, ma anche quella dell'Esposizione Universale del 1900, da cui l'Occidente si avviò verso un interminabile secolo breve, salutandone il varo con fiducia miope e sfavillante. Questo libro è il racconto di entrambi i cammini. Dal gennaio al dicembre del '99, Mak ascolta le voci dei testimoni e dei protagonisti, raccoglie i documenti, rievoca le

vicende che hanno composto quell'incalcolabile mosaico di orrori e speranze che è stato il Novecento europeo. Seguendone la cronologia, in un tracciato libero e geometricamente folle, Mak si sposta su treni ad alta velocità e vagoni arrugginiti, in nave, in pulmino o a piedi, e indugia ai crocevia della grande e della "piccola" Storia: le metropoli - San Pietroburgo e Istanbul, Berlino e Vienna, Lisbona, Bruxelles e Dublino - ma anche Verdun, Versailles, Guernica, Auschwitz, Norimberga, Cernobyl... E, certamente, l'Italia: Bologna e Roma, Predappio e Cassino. Non perde mai di vista il presente: di ogni comunità che visita traduce i colori, i sapori e i dissapori, i silenzi, i tic, le abitudini e i mutamenti. Finché nel dicembre del '99, al termine della rincorsa, il tempo del racconto riguadagna il tempo narrato: l'anno, il secolo e il libro si chiudono a Srebrenica e Sarajevo, teatri dell'ultima tragica guerra europea.

L'Italia in piazza. I luoghi della vita pubblica da l 1848 ai giorni nostri / Mario Isnenghi –

Il mulino, 2004 A.945.09 ISN.1

L'autore identifica la piazza quale teatro tipicamente italiano della vita pubblica e della lotta politica, ricostruendo, attraverso le trasformazioni dell'uso della piazza, le trasformazioni della vita civile italiana. Dai moti del 1848 alle cannonate di Bava Beccaris e ai grandi scioperi, dai comizi interventisti alle adunate oceaniche del fascismo, da Piazzale Loreto ai disordini di piazza, ma anche alle piazze dei paesini, questa è la storia dell'ultima stagione in cui "l'andare in piazza" è stato parte integrante della vita dei cittadini, prima che la televisione diventasse il luogo della vita pubblica. Il testo esamina anche come l'uso politico della piazza si stia riaffermando, in un interscambio fra la piazza mediatica e quella reale.

Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo / Stefan Zw eig - Mondadori, 1994

A.833.91 ZWE.4

Il mondo di ieri è il ritratto incantato di un'epoca definitivamente scomparsa, l'epopea di quella "Felix Austria" che tanto condizionò l'intera cultura europea, un mondo nel quale "ognuno sapeva quanto possedeva e quanto gli era dovuto, quel che era permesso e quel che era proibito: in cui tutto aveva una sua norma, un peso e una misura precisi". E al centro di tutto sta la Vienna imperiale, simbolo di un'epoca indimenticabile che Zweig descrive in tutto il suo splendore e in tutte le sue contraddizioni. Pubblicato postumo, Il mondo di ieri è segnato dalla consapevolezza della definitiva scomparsa degli antichi valori e dalla rassegnazione di fronte all'irreversibilità degli eventi, un'atmosfera autunnale che imprime all'intera opera il severo suggello della modernità.

Novecento italiano / Emilio Gentile - Laterza, 2008

A.945.09 NOV.1

Il Novecento fa discutere. La sua eredità è controversa, la sua memoria divisa. Dal regicidio alla Grande Guerra, dal delitto Matteotti all’8 settembre, dal miracolo economico alla contestazione, dagli anni del terrorismo a Tangentopoli e al maxiprocesso, il corso della storia ha accelerato il passo, impresso svolte, segnato l’identità del nostro paese. Questo libro apre nove finestre su un’epoca che ci riguarda tutti da vicino.

Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla grande guerra a Salò / Antonio Gibelli - Einaudi,

2005 A.945.091 GIB.1

Nella prima metà del ‘900, il mondo dei minori viene investito da un processo di arruolamento

nella nazione, nella mobilitazione bellica, nell'organizzazione del consenso allo Stato totalitario. La nazionalizzazione di bambini e di adolescenti costituisce un tassello fondamentale e un modello della nazionalizzazione delle masse, ugualmente considerate infantili, immature,

bisognose di suggestioni e raggiri. Tali fenomeni si intrecciano con l'emergere dei bambini come nuovo segmento del mercato e con l'irruzione della loro immagine nella pubblicità commerciale.

Se le prime avvisaglie del fenomeno risalgono al primo decennio del secolo, è la Grande Guerra a offrirne la più ampia sperimentazione, anticipando forme di coinvolgimento poi riprese e ingigantite dal fascismo, in una parabola che si concluderà con la nuova guerra e la disfatta. Il

libro affronta questi temi in una prospettiva soggettiva: cerca di esplorare il punto di vista dei bambini e delle bambine e di rivisitarne le emozioni, i sogni, i percorsi dell'immaginario

attraverso l'uso di fonti inusuali come i componimenti e gli esercizi di scrittura, le lettere ai combattenti e ai reduci, i diari e le memorie, le cartoline illustrate e le copertine dei quaderni di

scuola.

Sangue d'Italia. Interventi sulla storia del Novece nto / Sergio Luzzatto - Manifestolibri, 2008 A.945.091 LUZ.1

Come possiamo difenderci dal maltrattamento pubblico della storia cui si dedicano opinionisti e giornalisti spesso condizionati dalle contingenze della politica nazionale? Il modo migliore è forse ricorrere alla competenza e al rigore degli storici veri e propri. È questo l'invito che Sergio Luzzatto rivolge ai lettori attraverso questa raccolta di interventi e "raccomandazioni" di lettura, per comprendere, fuori dagli usi strumentali, il nostro recente passato e le sue ferite ancora aperte. Gli scritti di Luzzatto (usciti principalmente sul "Corriere della Sera") affrontano con piglio polemico e limpidezza di stile i principali snodi della storia italiana del Novecento: la peculiare modernità del Ventennio fascista, il traumatico valore della guerra civile combattuta in Italia dal 1943 al '45, la complicata eredità dell'esperienza resistenziale, il peso politico e civile degli "anni di piombo".

Questo Novecento. Un secolo di passione civile, la politica come responsabilità / Vittorio Foa - Einaudi, 2009

A.945.091 FOA.2

Il racconto di Vittorio Foa ci accompagna dai primi anni del secolo attraverso due guerre e una lunga pace difficile, arrivando fino all'Italia degli anni novanta. Il filo che unisce tutto il libro è la politica, vista come scelta responsabile che comprende il pensiero e l'azione; come capacità di sostenere le proprie ragioni di parte, tenendo conto al tempo stesso delle ragioni dell'altro. Tenace avversario del nazionalismo, nel quale vede la malattia del secolo e la causa continua di violenze e barbarie, Foa afferma tuttavia il valore del sentimento nazionale, dell'identità dell'Italia unita. E alla fine il senso appassionato della memoria di un secolo che scompare diventa la proposta ai nuovi lettori - anche giovani e giovanissimi - di pensare il passato alla luce della propria memoria, delle domande che la vita pone oggi a ciascuno di noi.

La tragedia necessaria. Da Caporetto all'Otto sette mbre / Mario Isnenghi - Il mulino, 1999

A.945.091 ISN.1

Fin dall'inizio l'Italia unita procede per fratture: le prime e più significative sono l'episodio dell'Aspromonte nel 1862, allorché l'esercito spara su Garibaldi segnando il distacco dello Stato neonato dal Risorgimento democratico, e Porta Pia nel settembre 1870, quando l'ingresso dei bersaglieri nella Roma del papa determina la rottura con la parte cattolica del paese. Sono "tragedie necessarie", perché non poteva accadere altro che quello, ciascun attore non poteva agire diversamente. Alla stessa maniera Caporetto e l'8 settembre 1943, cui il libro si dedica estensivamente interrogando anche la memorialistica dell'epoca, illuminano lo scollamento tra le differenti anime del paese e testimoniano quel disincanto di massa e quella perdurante estraneità di larghi settori della società che sono all'origine dei malesseri identitari che continuano ad affliggere il nostro paese.

Gli ultimi giorni. Stati che crollano nell'Europa d el Novecento / Paolo Macry - Il mulino, 2009

A.940.5 MAC.1

La storia del Novecento europeo è punteggiata di stati che crollano: dalla fine pressoché contemporanea dei Romanov, degli Asburgo e degli Hohenzollern, al termine della Grande Guerra, alla dissoluzione della Terza Repubblica francese nel giugno 1940, allo sfascio italiano del settembre 1943, fino alla dissoluzione dell'Urss e del suo impero europeo. Macry ricostruisce e discute questi "ultimi giorni". Nei palazzi del potere e sulle piazze cittadine è un affollato teatro di avvenimenti individuali e corali. Di decisori che cercano di reagire al ritmo eccezionale assunto dalle cose. Di apparati di controllo che si sfaldano e rinunciano a usare la forza. Di comunità urbane che reagiscono al terremoto delle istituzioni che collassano, della quotidianità che si sbriciola sotto i piedi, dei valori pubblici e privati che si capovolgono. Con l'evidenza vivace della cronaca, gli ultimi giorni mostrano il cumularsi, come in un circolo vizioso, di errori politici, inefficienze amministrative, delusioni e antagonismi collettivi, smarrimenti psicologici. A Pietroburgo come a Vienna, a Berlino come a Mosca, nel ‘17-18 come nel 1989-91, il gioco è aperto fino all'ultima mossa. Le partite della storia non sono mai un destino già scritto.

GUERRE E PACE

L’infinito oscillare, all’interno del mobile quadro nazionale, tra conflitti militari e stati di

calma apparente.

Guerra e pace nell'Italia del Novecento. Politica e stera, cultura politica e correnti

dell'opinione pubblica / a cura di Luigi Goglia, Re nato Moro e Leopoldo Nuti - Il mulino, 2006 A.303.66 GOG.1

Nell'età contemporanea, era delle "guerre totali", il problema guerra-pace presenta caratteri profondamente diversi rispetto al passato. Nel XX secolo la guerra e la pace non sono più solo componenti fondamentali della politica estera di stati e nazioni, né tanto meno elementi "naturali" della vita delle società umane, ma divengono oggetto di ideologie e movimenti di massa legati ad ideali assoluti quali il bellicismo e il pacifismo. Questo volume affronta la storia di tali ideologie nel nostro paese con uno sguardo temporale ampio, esteso a tutto il Novecento.

Le guerre degli italiani. Parole, immagini, ricordi : 1848-1945 / Mario Isnenghi - Il mulino,

2005 A.945.084 ISN.1

In questo libro, l'autore traccia un personalissimo percorso attraverso le infinite testimonianze, scritte e no, lasciate dagli italiani sulle guerre che hanno combattuto, da quelle d'indipendenza alla seconda guerra mondiale. Per cento anni la guerra è stata, per l'italiano comune, il punto d'incontro con la grande Storia: per cento anni ogni generazione ha avuto la sua guerra da combattere, da descrivere, da ricordare. Isnenghi propone un viaggio all'interno di questo infinito discorso sulla guerra, suddividendolo non secondo la cronologia, ma secondo il genere di testimonianze: i comizi, i proclami, i canti, i giornali, la letteratura, le immagini, le lettere dei soldati, i monumenti, i musei, i nomi delle vie.

Guerra. Italiani in trincea da Caporetto a Salò / S ilvio Bertoldi - Rizzoli, 2003

A.945.091 BER.1

Silvio Bertoldi racconta le storie di uomini e donne che hanno attivamente partecipato ai tre sanguinosi conflitti del Novecento italiano: la Grande Guerra, la conquista dell'Etiopia, la seconda guerra mondiale. Incontriamo così il generalissimo Luigi Cadorna e i suoi riottosi subordinati, tutti responsabili della catastrofe di Caporetto, e i fanti gettati al massacro nell'assalto contro le trincee nemiche; gli intrepidi aviatori come Francesco Baracca (o, trent'anni dopo, il controverso Carlo Emanuele Buscaglia), e marinai come Luigi Rizzo, che sul suo Mas affonda le corazzate austriache Wien e Santo Stefano; i gerarchi che vanno in Etiopia a fare carriera e Amedeo d'Aosta asserragliato sull'Amba Alagi...

ATROCITÀ DEL NOSTRO TEMPO

Un filo rosso unisce le guerre ad ogni latitudine: lo scempio del corpo del nemico ucciso, il

genocidio e lo stupro contro le donne. Il terrore, per dilagare, ha bisogno di sommergere

ogni argine di umanità

Gli armeni. 1915-1916, il genocidio dimenticato / Y ves Ternon – Rizzoli, 2003

A.956.02 TER.1

Gli armeni vivevano fin dal VII secolo a. C. in una regione fra il Caucaso, la Mesopotamia e l'Anatolia. Convertiti al cristianesimo, finirono sotto il dominio degli arabi e poi degli ottomani. Nell'Ottocento, furono coinvolti nelle contese fra la Russia e l'impero ottomano per il controllo del Caucaso, e mentre si sviluppava un movimento di rinascita nazionale, subirono una violenta persecuzione da parte del Comitato dell'Unione e del progresso, il partito dei Giovani Turchi che aveva preso il potere a Istanbul. Nel 1915, la persecuzione divenne genocidio: una deportazione dell'intero popolo armeno si tradusse nello sterminio consapevole di un milione e mezzo di persone.

Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea / Giovanni De Luna - Einaudi, 2006

A.303.66 DEL.1

Esiste un nesso indissolubile tra la Guerra e la Morte. Perché il fine ultimo della guerra consiste nell'uccidere il nemico. Questo libro parla dunque di guerra, di morte e di corpi. Racconta le guerre del Novecento e di oggi attraverso i corpi dei morti: corpi-documenti, studiati nelle fotografie, decifrati nelle schede dei medici legali, analizzati dagli antropologi, descritti dai grandi narratori della contemporaneità. Il corpo "amico" viene rispettato sempre, onorato spesso; può essere usato per gridare vendetta o implorare la pace. Il corpo "nemico" è talvolta rispettato, quasi sempre profanato. Nel primo caso viene sepolto in una tomba individuale, in un cimitero, nel secondo può essere esibito in pubblico o cancellato in una fossa comune. A ogni diverso uso del corpo del nemico ucciso corrisponde una diversa tipologia della guerra. Una storia del Novecento e delle sue guerre, fino a quelle più attuali, guardando alle vittime ultime della violenza bellica: i caduti sul campo. Un percorso che si snoda attraverso le guerre mondiali e quelle coloniali, le guerre civili e quelle ai civili, per concludersi con le guerre asimmetriche di oggi. La guerra e i grandi fenomeni di violenza di massa del Novecento si possono conoscere partendo dalla loro conclusione, da quei morti che ne rappresentano il piú concreto e drammatico prodotto finale. È come guardare l'erba dalla parte delle radici: cambia la prospettiva metodologica, ma cambiano anche le priorità concettuali. Le guerre, con le violenze e le crudeltà che scatenano, sembrano avere un fondo comune sempre uguale, quasi fuori dal tempo e dallo spazio. Ne scaturisce una loro visione «mitica», una sorta di impossibilità conoscitiva in cui c'è posto solo per la venerazione o la rimozione. Riportare al centro della guerra il corpo del nemico ucciso e le diverse strategie messe in atto nei suoi confronti consente di storicizzare la guerra, di conoscerla nel suo «cuore di tenebra». Esistono regole che gli uomini si sono date in relazione ai corpi dei morti in battaglia. Quelle regole, anche quando sono violate, contribuiscono ad ancorare le guerre al nostro tempo e ci restituiscono il titanico tentativo della nostra civiltà di sottrarsi al fascino archetipico dello «stato di natura».

Il genocidio degli armeni / Marcello Flores - Il mul ino, 2006

A.956.102 FLO.1

Flores prende le mosse dal declinare dell'impero ottomano nell'Ottocento, dalle posizioni delle potenze europee sull'area, dal sorgere anche nei territori ottomani di istanze nazionaliste, per mostrare come già sul finire del secolo il governo ottomano metta in opera sanguinose persecuzioni contro gli armeni; e come poi attraverso le crisi d'inizio secolo, come la perdita dei territori balcanici, la Turchia viva una radicalizzazione nazionalista che, con lo scoppio della Grande Guerra, porta alla decisione di deportare e sterminare gli armeni. Fra aprile 1915 e settembre 1916 centinaia di migliaia di armeni vennero uccisi. Flores ricostruisce analiticamente il processo.

Il massacro degli armeni. Un genocidio controverso / Guenter Lewy - Einaudi, 2006

A.956.102 LEW.1

Nel 1915 il governo Ottomano, presieduto dal partito dei Giovani Turchi, deportò la maggioranza degli Armeni dalle loro terre in Anatolia. Secondo alcune stime, quasi il 40% della popolazione morì, molti in brutali massacri. Gli Armeni lo considerano il primo genocidio del Novecento (un milione e mezzo di morti), per i turchi la deportazione fu una risposta alla ribellione di massa armena, supportata da Russia e Inghilterra: una guerra regionale sottostante a frizioni internazionali; le morti, il risultato di malattie o inedia. Il saggio intende esaminare i fatti storici senza preconcetti politici, equidistante dalle due parti in causa.

L'onore della nazione Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal 18. secolo

alla grande guerra / Alberto Mario Banti - Einaudi, 2005 A.306.7094 BAN.1

Sono molte le immagini di donne con armi in mano e con il seno scoperto adottate come vere e proprie allegorie a rappresentare un'intera nazione. A partire da queste figure, Alberto Mario Banti ricostruisce l'incrociarsi tra sesso, amore, virtù e patria nella letteratura sentimentale e nelle icone del patriottismo repubblicano del XVIII secolo; per poi studiare la retorica del nazionalismo ottocentesco elaborata intorno alla metafora del sangue e della parentela. Materiali diversi (da Kleist, Schiller, Hayez, Delacroix, Sue, Garibaldi, Wagner) convergono nella formazione del discorso patriottico che verrà utilizzato nella Grande Guerra, per accettarne i massacri ed esaltare qualità eroiche.

Stupri di guerra. La violenza di massa contro le do nne nel Novecento / Marcello Flores –

Angeli, 2010 A.364.153209 STU.1

Il 22 febbraio 2001 tre soldati serbo-bosniaci vengono ritenuti colpevoli di crimini contro l'umanità dal Tribunale Internazionale per i crimini dell'ex Jugoslavia; il loro capo di imputazione è quello di stupro. Per la prima volta lo stupro viene quindi rubricato come crimine contro l'umanità, cancellando la convinzione, viva per l'intero ventesimo secolo, secondo cui la violenza contro le donne in tempo di guerra era una conseguenza incresciosa ma in qualche modo ineliminabile della guerra stessa. Frutto di una ricerca durata oltre tre anni, il volume ripercorre gli stupri di massa che hanno segnato le guerre e i conflitti del Novecento. Studiosi delle Università di Roma La Sapienza, Roma Tre, Siena, Urbino, Venezia esaminano le due guerre mondiali, le esperienze delle dittature latinoamericane e dei conflitti in Bosnia e Rwanda coniugando analisi storiografica e riflessioni di carattere teorico e metodologico. Grazie a documenti militari, memorie, atti processuali, resoconti giornalistici, interventi di rappresentanti delle organizzazioni femminili, riflessioni successive emerge un quadro articolato e complesso di una realtà da sempre sottovalutata, taciuta, nascosta con motivazioni politiche e morali, ideologiche e giuridiche che solo a fatica è riuscita a emergere come una verità che nessuno può più evitare di affrontare. Nel corso di un secolo sono cambiate la mentalità, le leggi, la percezione, la sensibilità, gli accertamenti di responsabilità, le punizioni, la discussione sulla violenza commessa contro le donne attraverso la violazione del loro corpo. Lo stupro di massa risulta però ancora oggi una tragedia che si compie in ogni conflitto, utilizzato anche da chi sta "dalla parte giusta", a testimonianza dell'imbarbarimento che la guerra porta con sé nell'abbattimento di vincoli morali, giuridici e politici esistenti in tempi di pace. Non bisogna dimenticare però che a renderlo possibile sono state e sono ancora oggi la subordinazione e la discriminazione subite dalle donne, vittime di mentalità e di culture che giustificano o ridimensionano la violenza.

I GIORNI DELLA FINE: IL BUIO ALL’ALBA DEL NOVECENTO

Chiuso il grande circo bellico allestito per la stagione 1914-1918, non resta che smontare il

variopinto telone per farne un immenso velo nero da stendere pietosamente, oltre che sul

dolore di chi vi si è trovato rinchiuso, sul numero di ogni singolo pagliaccio che,

arditamente, in esso si è esibito.

L'apocalisse della modernità. La grande guerra per l'uomo nuovo / Emilio Gentile –

Mondadori, 2008 A.940.3 GEN.1

Nell'agosto 1914, allo scoppio delle ostilità, molti si erano arruolati entusiasti, immaginando di prender parte a una gloriosa avventura, convinti che il sacrificio del sangue avrebbe dato vita a un mondo e un uomo rinnovati. Dopo pochi mesi, l'entusiasmo era scomparso. Ci si rese conto che la guerra era completamente diversa da quelle fino ad allora combattute: per l'enormità delle masse mobilitate, per la potenza bellica e industriale impiegata, per l'esasperazione parossistica dell'odio ideologico, per l'ingente numero di soldati sacrificati inutilmente. La Grande Guerra rappresentava il naufragio della civiltà moderna. I combattimenti cessarono alle ore 11 dell'11 novembre 1918. E già all'orizzonte nuove tragedie si profilavano, poiché il trattato di Versailles ridisegnava l'intera geografia europea secondo la volontà dei vincitori, con conseguenze gravi e di lunga durata a livello politico e ideologico: le rivendicazioni territoriali, la corsa al riarmo e la militarizzazione di massa della società saranno alcuni dei principi cardine sui quali regimi totalitari come il fascismo e il nazismo baseranno il proprio consenso. Gentile ricostruisce il contesto sociale, culturale e antropologico entro il quale maturò quella che è ritenuta una delle più tragiche esperienze del Novecento, soffermandosi in particolare sugli artisti e gli intellettuali che, se all'inizio avevano invocato la guerra come una catarsi, si fecero poi interpreti dell'angoscia profonda da essa scatenata.

Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre / C. Ransmay r - Feltrinelli, 2008

A.833.91 RAN.1

Nel 1872 la corte austro-ungarica finanzia una spedizione artica che ha il compito di rintracciare il leggendario passaggio a nord-est, un varco tra i ghiacci dell'Artico che consentirebbe di raggiungere l'Oriente. Al comando della pericolosa avventura che ha già fatto diverse vittime sono due giovani e ambiziosi ufficiali: Julius von Payer e Carl Weyprecht. Con loro si imbarcano i ventidue membri dell'equipaggio, i marinai perlopiù triestini o dalmati, i due alpinisti e cacciatori tirolesi Johann Mailer e Alexander Klotz,e l'arpioniere norvegese Elling Carlsen.Tutti a bordo dell'Admiral Tegetthoft salpano dal porto norvegese di Tromso, ma già dopo un mese la nave è incagliata a nord dell'isola di Novaja Zemlja. L'equipaggio deve così affrontare l'orrore della notte artica, sei freddissimi mesi senza luce, in balia della deriva della banchina e degli orsi polari. L'Artico li avvolge nella sua morsa e rivela il suo fascino mortale, la forza della creazione sotto forma di desolazione, freddo e gelo. Quindi, assieme ai raggi del sole, torna la speranza, ma la nave comunque non può più fare vela verso casa. Approdati sulla terraferma, trascorrono un secondo inverno, ancora più duro, poi di nuovo splende il sole...

Gli ultimi giorni dell'umanità. Tragedia in cinque atti con preludio ed epilogo / Karl Kraus -

Adelphi, 1990 A.832.91 KRA.1

Gli ultimi giorni dell’umanità stanno al centro dell’opera di Karl Kraus, come il Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi saggi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le sue liriche convergono verso questo testo di teatro irrappresentabile, che accoglie in sé tutti i generi e gli stili letterari, così come la realtà di cui parla – quell’irrappresentabile evento che fu la prima guerra mondiale – racchiudeva in sé le più sottili e inedite varietà dell’orrore. Per Kraus, fin dall’inizio, la guerra fu un intreccio allucinatorio di voci, dal «quotidiano, ineludibile, orrendo grido: Edizione straordinaria!» alle chiacchiere dei capannelli, dalle dichiarazioni tronfie e ignare dei Potenti ai ‘pezzi di colore’ della stampa, sino all’inarticolato lamento delle vittime. «Non c’è una sola voce che Kraus abbia lasciato perdere, era invasato da ogni specifico accento della guerra e lo riproduceva con forza stringente», ha scritto Elias Canetti, che a Vienna ascoltò molte volte Kraus mentre leggeva in teatro scene degli Ultimi giorni. Così, mentre i più illustri scrittori del tempo, salvo rarissime eccezioni, davano una prova miserevole di sé, partecipando baldanzosi, da una parte o dall’altra, all’esaltazione bellica, Kraus fu l’unico che riuscì a catturare quell’evento immane in tutti i suoi aspetti, e nel momento stesso in cui accadeva, sulla pagina scritta: «La guerra mondiale è entrata completamente negli Ultimi giorni dell’umanità, senza consolazioni e senza riguardi, senza abbellimenti, edulcoramenti, e soprattutto, questo è il punto più importante, senza assuefazione» (Canetti). Per giungere a tanto, Kraus dovette abbandonarsi a un rovente delirio, a una perenne peregrinazione sciamanica attraverso le voci, sui mille teatri della guerra, dalle trincee ai Quartier Generali, dai luoghi di villeggiatura ai palazzi imperiali, dagli interni borghesi ai caffè. Il risultato si presenta come un imponente «masso erratico» nella letteratura del Novecento e spezza ogni categoria: prima fra tutte quella della «tragedia», a cui allude il sottotitolo con dolorosa ironia. Perché la tragedia presuppone almeno la coscienza della colpa: mentre qui centinaia di personaggi – fra i quali incontriamo i due imperatori, Francesco Giuseppe e Guglielmo II e vari Potenti maligni, ma anche una loquace giornalista e tanti di quei liberi lettori di giornali che compongono la voce delle masse – in un solo carattere concordano: una spaventosa comicità, data dalla loro comune inconsapevolezza di ciò che provocano e che subiscono, paghi come sono di trasmettersi frasi fatte e di «portare la loro pietruzza» sull’altare dove si attendono le sacre nozze fra la Stupidità e la Potenza. Come Kraus aveva già visto tutte le atrocità della guerra nella affabile vita viennese dei primi anni del Novecento, così nella prima guerra mondiale vide con perfetta chiarezza non solo il nazismo (che qui appare mirabilmente descritto prima ancora che il nome esistesse), ma gli anni in cui viviamo: l’età del massacro. Perciò a noi, come ai lettori di allora, si rivolgono le parole con cui Kraus introduceva gli Ultimi giorni: «I frequentatori dei teatri di questo mondo non saprebbero reggervi. Perché è sangue del loro sangue e sostanza della sostanza di quegli anni irreali, inconcepibili, irraggiungibili da qualsiasi vigile intelletto, inaccessibili a qualsiasi ricordo e conservati soltanto in un sogno cruento, di quegli anni in cui personaggi da operetta recitarono la tragedia dell’umanità». Karl Kraus (1874-1936) scrisse la maggior parte del testo di Gli ultimi giorni dell’umanità durante la prima guerra mondiale e continuò a lavorarci fino al 1922, quando ne apparve l’edizione definitiva.

LO SPAZIO LETTERARIO

Addio alle armi / Ernest Hemingway - Mondadori, 196 5

A.813.5 HEM.32

Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, "Addio alle armi" è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l'infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.

Addio a tutto questo / Robert Graves - Piemme, 2005 M.B.3120

Robert Graves ha diciannove anni e un bagaglio di patriottismo e ingenue convinzioni quando deicide di arruolarsi per combattere sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. Un'intera generazione di giovani, figli dell'Inghilterra edoardiana, parte con lui. Plasmati da un'educazione repressiva, piegati all'obbedienza, impreparati agli orrori della guerra che conoscono solo da lontano, nessuno di loro pensa che si possa dire "no". Quando torneranno - chi di loro tornerà - avranno perso qualcosa di più prezioso della vita: la fiducia in quel mondo che li aveva nutriti e mandati a morire. A tutto questo Robert Graves dice addio. Il suo capolavoro è un commiato alla patria e a un mondo che si è sbriciolato sui campi di battaglia. E' l'addio di un'intera generazione che la guerra ha spazzato via.

L'alcòva d'acciaio. Romanzo vissuto / Filippo Tomma so Marinetti – Vallecchi, 2004 M.B.3518

Marinetti racconta la sua esperienza di soldato in questo terzo libro ispirato alla guerra, dopo "La battaglia di Tripoli" e "Zang Tumb Tuuum". Nato dalla elaborazione degli appunti presi sul finire del primo conflitto mondiale, questo "romanzo vissuto" oscilla con un impianto diaristico e una scrittura mutevolissima tra autobiografia e invenzione. Un "delirante amore" guida il tenente Marinetti attraverso i paesi liberati dopo Caporetto con l'autoblinda "74", "alcova d'acciaio veloce, creata per ricevere il corpo nudo della mia Italia nuda".

Un anno sull'altipiano / Emilio Lussu - Einaudi, 20 00 A.853.91 LUS.1

Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel 1938 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra. L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un periodo di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di «ozio e sangue», di «fango e cognac». Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.

Il barone Bagge / Alexander Lernet-Holenia - Adelph i, 1982 A.833.91 LER.6

Fra crateri spenti, nebbie e pantani gelati, uno squadrone della cavalleria austriaca si addentra nell’ignoto. Sono centoventi uomini, vestiti e armati nello stile di un tempo ormai lontano, «come una schiera di fantasmi a cavallo» sperduti sul fronte orientale della prima guerra mondiale. Seguendo il loro scalpitare, varchiamo la soglia di un regno intermedio che è insieme dei vivi e dei morti, del sogno e della veglia perfetta. Di quel regno, in tutta la sua opera, Lernet-Holenia è stato un magistrale cronista. «I racconti più perfetti sono quelli che, pur potendo pretendere al massimo della verosimiglianza, raggiungono il grado supremo dell’irrealtà» egli scrisse una volta. Il barone Bagge, pubblicato per la prima volta nel 1936, applica questo proposito con precisione abbagliante – e al tempo stesso dimostra che lo si può rovesciare: perché qui ciò che più è irreale ha il massimo della verosimiglianza. Solo alla fine scopriremo che questo racconto, oltre che una delle ultime cronache della cavalleria, è un archetipo, una sfaccettatura intatta nella pietra di Amore e Morte.

Il buon soldato Scveik / Jaroslav Hasek - Feltrinel li, 1999

A.891.8635 HAS 1.1 e A.891.8635 HAS 1.2

"Una grande epoca esige grandi uomini. Vi sono degli eroi ignorati e oscuri... l'esame della cui indole darebbe ombra perfino alla gloria d'Alessandro Magno. Oggigiorno si può incontrare per le vie di Praga un uomo trasandato, che non sa quanta importanza abbia avuto la propria opera nella storia di un'epoca grande e nuova come questa. Egli percorre tranquillamente la sua strada, senza che nessuno gli dia noia e senza dar noia a nessuno, e senza essere assediato da giornalisti che gli chiedano un'intervista. Se gli domandaste come si chiama, vi risponderebbe con l'aria più semplice e più naturale del mondo: 'lo son quello Sc'vèik ...' Con queste parole J. Hašek (1883-1923) presentava l'umile e grottesco eroe del suo romanzo, il bonario allevatore e mercante di cani, strappato alle sue pacifiche occupazioni e mandato a combattere in difesa dell'impero austro-ungarico nella prima guerra mondiale. Preso nel vortice di avvenimenti che vanno molto oltre le sue capacità di comprensione, Sc'vèik si destreggia con un misto d'ingenuità e di furbizia, forte di quella sua obbedienza assoluta alla lettera degli ordini ricevuti che porta all'assurdo e dissolve nel ridicolo ogni autorità. Nel buon soldato Sc'vèik i lettori di tutto il mondo hanno riconosciuto un eroe sovrannazionale, il campione di un irriducibile pacifismo e antimilitarismo e un simbolo dell'inalienabilità dei diritti dell'individuo contro ogni tutela e usurpazione dittatoriale.

La caduta dei giganti / Ken Follett - Mondadori, 20 10

A.823.91 FOL.27.1

I destini di cinque famiglie si intrecciano inesorabilmente attraverso due continenti sullo sfondo dei drammatici eventi scatenati dallo scoppio della Prima guerra mondiale e dalla Rivoluzione russa. Tutto ha inizio nel 1911, il giorno dell'incoronazione di Giorgio V nell'abbazia di Westminster a Londra. Quello stesso 22 giugno ad Aberowen, in Galles, Billy Williams compie tredici anni e inizia a lavorare in miniera. La sua vita sembrerebbe segnata. Amore e inimicizia legano la sua famiglia agli aristocratici Fitzherbert, proprietari della miniera e tra le famiglie più ricche d'Inghilterra. Lady Maud Fitzherbert, appassionata e battagliera sostenitrice del diritto di voto alle donne, si innamora dell'affascinante Walter von Ulrich, spia tedesca all'ambasciata di Londra. Le loro strade incrociano quella di Gus Dewar, giovane assistente del presidente americano Wilson. Ed è proprio in America che due orfani russi, i fratelli Grigorij e Lev Peskov, progettano di emigrare, ostacolati però dallo scoppio della guerra e della rivoluzione. Dalle miniere di carbone ai candelabri scintillanti di palazzi sontuosi, dai corridoi della politica alle alcove dei potenti, da Washington a San Pietroburgo, da Londra a Parigi il racconto si muove incessantemente fra drammi nascosti e intrighi internazionali. Ne sono protagonisti ricchi aristocratici, poveri ambiziosi, donne coraggiose e volitive e sopra tutto e tutti le conseguenze della guerra per chi la fa e per chi resta a casa.

Il castello di Udine / Carlo Emilio Gadda - Einaudi , 1961 A.853.91 GAD.2

Raccolta di scritti pubblicati tra il 1931 e il 1933 sulle riviste "Solaria", "L'Ambrosiano" e "L'Italia letteraria". Premio Bagutta 1934. Come la Madonna dei filosofi anche il secondo libro di Gadda (1934) raduna «pecore randage»: scritture sparse, oscillanti tra le prose di diario, tratte dai ricordi della prima guerra mondiale, e le divagazioni su polemiche letterarie di quegli anni. Nella sua unicità, Il castello di Udine recalcitra a qualsiasi etichetta, anche a quella di «prosa d'arte», che conobbe una stagione particolarmente fortunata tra le due guerre. Ma lascia intravedere tutti i caratteri distintivi, per non dire proverbiali, del Gadda maggiore: l'ossessione dell'ordine e il ribellismo anarcoide, l'odio-amore verso Milano e la sua classe dirigente, la straordinaria perizia retorica e i limiti costruttivi dell'intreccio, il calligrafismo (ma sui generis) e l'oltranza espressionistica del grande pasticheur.

Ci rivediamo lassù / Pierre Lemaitre - Mondadori, 2 014

A.843.92 LEM.2

Sopravvissuti alla carneficina della Grande Guerra, nel 1918 Albert e Edouard si ritrovano emarginati dalla società. Albert, un umile e insicuro impiegato che ha perso tutto, proprio alla fine del conflitto viene salvato sul campo di battaglia da Edouard, un ragazzo ricco, sfacciato ed eccentrico, dalle notevoli doti artistiche. Dopo il congedo, condannati a una vita grama da esclusi, decidono di prendersi la loro rivincita inventandosi una colossale truffa ai danni del loro paese ed ergendo il sacrilegio allo status di opera d'arte. "Ci rivediamo lassù" è il romanzo appassionante e rocambolesco che racconta gli affanni del primo dopoguerra, le illusioni dell'armistizio, l'ipocrisia dello Stato che glorifica i suoi morti ma si dimentica dei vivi, l'abominio innalzato a virtù. In un'atmosfera crepuscolare e visionaria, Pierre Lemaitre orchestra la grande tragedia di una generazione perduta.

Contro-passato prossimo. Un'ipotesi retrospettiva / Guido Morselli - Adelphi, 1975

M.B.3609

Questo romanzo, forse il più sottilmente paradossale e ragionato di Guido Morselli, invece che a un possibile futuro ci guida a un «contro-passato prossimo» pieno di sorprese. Come avvenne che la Prima guerra mondiale fu vinta, non già dalle potenze dell’Intesa, e con esse dall’Italia, ma da quelle degli Imperi Centrali? E come si svolse la sconcertante Edelweiss Expedition, fulminea, ingegnosissima operazione militare con cui gli austriaci conquistarono nel giro di poche ore l’Italia settentrionale, dando così una svolta decisiva a tutta la guerra? E attraverso quali travagliate vicende sorse, negli anni immediatamente successivi, e sotto la guida di Rathenau, la UNOD (in italiano, Comunità Europea Democratica)? Prendendo le mosse dalle private elucubrazioni strategiche di un oscuro ufficiale nella Vienna del 1910, facendoci passare attraverso «una galleria di feluche, galloni, spalline, decorazioni», attraverso aule di Parlamenti e corridoi di Ministeri, colpi di mano militari, equivoci, sviste, inganni, manovre, astuzie, attentati, Morselli risponde a questi interrogativi, che certo faranno fremere i devoti del «Fatto, questo sacro mostro», ricostruendo davanti ai nostri occhi un passato ipotetico che ha un’allucinante concretezza, una tranquilla plausibilità, tale da indurci a concordare con lui che «il paradosso sta dalla parte dell’accaduto: dall’altra parte se ne sta, sconfitta, quella che chiamiamo (sebbene con ottimismo) ‘logica delle cose’». Il puntiglioso accanimento nell’inseguire il dettaglio – di cui si ha una prova sbalorditiva nella prima parte, dedicata alla descrizione della Edelweiss Expedition –, la trascinante vena ironica e polemica, la lucidità nel percepire i rapporti fra le forze politiche ed economiche e nell’inserirvi l’azione dei singoli, da Rathenau a Hindenburg, da Giolitti a Lenin, rendono continuamente provocante la lettura di questo romanzo, che è insieme una macchina fantastica nutrita da un sottile estro teatrale e un rovente pamphlet contro la superstiziosa ossequienza alla Storia, che tanto spesso ha impedito e impedisce di vedere come la storia di fatto avviene.

La coscienza di Zeno e Continuazioni / Italo Svevo - Einaudi, 2007

A.853.91 SVE.13

"Un'autobiografia e non la mia..."così Svevo definí La coscienza di Zeno. La storia di un altro dunque, e insieme, il ritratto di molti. Una vita raccontata con ironico compiacimento per scacciare la malattia morale diventata il tratto distintivo dell'uomo novecentesco. Ogni giorno Zeno Cosini, ozioso benestante triestino, scrive un diario su invito del proprio psicanalista. Le memorie vengono divulgate, per vendetta, dal medico. Nasce così, imprevedibile e deliziosa, la storia di Zeno, figura negativa e passiva, che ripete la formula decadente dei personaggi novecenteschi allontanandosene allo stesso tempo con eleganza. Dalla morte del padre, che avendo frainteso un gesto del figlio alza la mano contro di lui poco prima di morire, al tentativo sempre fallito di smettere di fumare, dal matrimonio poco entusiasmante alle tristi relazioni extraconiugali, tutta la vita di Zeno Cosini è viziata da traguardi mancati. Ma l'inettitudine, la malattia morale che spegne l'impulso all'azione è in lui anche salute e capacità di vivere fantasiosamente le proprie angosce come bizzarrie del destino. In una variopinta e cosmopolita Trieste, Svevo riesce a far coincidere la coscienza della malattia con la sua divertita rappresentazione, la salute come bene ormai alienato all'uomo con le infinite possibilità messe in gioco da una nuova consapevolezza della vita.

Diario degli anni di guerra: 1914-1919. Note e docu menti per lo studio della storia morale dell'Europa odierna / Romain Rolland - Parenti, 196 0

M.C.221.1-2

Documento di valore inestimabile, unico. Nella Letteratura delle Memorie avrà sempre un posto a parte, come documento storico dello spirito di un’epoca che sopporta lo choc di eventi catastrofici. Si potrebbe intitolare questo Diario: “Storia spirituale della Guerra del 1914.

Il disertore / Giuseppe Dessi - Mondadori, 1974 M.RA.B 1122

A Cuadu, piccolo centro dell’Iglesiente, nei giorni convulsi del Fascismo nascente, una donna che ha perduto entrambi i figli nella Grande Guerra dona tutti i suoi risparmi al comitato che si occupa dell’erezione di un monumento ai caduti. Il fatto è eclatante per due ragioni: innanzitutto perché Mariangela Eca, donna umile e povera, ha donato più dei ricchi possidenti del paese, i cosiddetti “prinzipales”; in secondo luogo perché è sempre stata lontana dalle celebrazioni patriottiche e dai clamori della “vittoria mutilata”, sempre chiusa in un silenzio impenetrabile. La ragione di tale eclatante gesto consiste nel fatto che uno dei suoi figli, Saverio, è in realtà un disertore, fuggito dalle trincee e venuto a morire nei boschi della Baddimanna, a casa. Nessuno, a parte la madre e il sacerdote Coi, è a conoscenza di questo evento. La sconsolata Mariangela, che per amore del figlio non vuole che gli altri vengano a conoscenza della diserzione, desidera con tutte le sue forze la costruzione del monumento, perché è convinta che una volta che i nomi dei figli saranno impressi sul marmo, verrà finalmente calata una pietra tombale sulla vicenda bellica e sulla sue celebrazioni. La pietra è silenzio, addirittura strumento di redenzione per Saverio, la cui triste vicenda nessuno verrà mai a sapere.

Le due chiese / Sebastiano Vassalli - Einaudi, 2010

A.853.91 VAS.25

A Rocca di Sasso - un paese di fantasia «imitato dal vero» sulla base dei tanti villaggi delle nostre Alpi - il tempo sembra non passare mai. La montagna, immobile, domina, rispettata e temuta, con le sue leggende e le magiche entità che si racconta dimorino qui. In primavera, sulle sue pendici, fioriscono genziane e ciclamini, e più in alto, verso gli alpeggi, lo strano giglio martagone, bianco e screziato di sangue. Nei prati a fondovalle, si spande il profumo carnale dei narcisi. All'ombra del Macigno Bianco formicola la vita degli abitanti del villaggio, con i suoi piccoli e grandi andirivieni, dalla Prima guerra mondiale ai giorni nostri. Vassalli disegna i caratteri e tesse i destini, facendo di questo piccolo mondo un frammento di vita universale. Nel coro spiccano il maestro Prandini, socialista, volontario in guerra, mutilato, poi legionario a Fiume, poi gerarca fascista; e Anselmo, detto Ansimino, autista di corriera e piú tardi meccanico, che ha un cuore grande e «l'intelligenza nelle mani». Intorno a loro vive tutta la comunità, tra pettegolezzi, amori, lutti, aspre scene di guerra, cene dei coscritti e dei reduci: un mondo fatto di tante storie che si incrociano e che Vassalli annoda, con sapienza e ironia, in un'epica umanissima; un'intera civiltà, brulicante di vite, che si anima sulla pagina poco prima di sparire per sempre inghiottita dall'oggi. Di tanti uomini vissuti qui nei tempi antichi, solo due hanno lasciato traccia del loro passaggio: l'Eretico e il Beato, «due contrari, in cui si riassumono e si annullano tutti i possibili contrari di questo mondo». La luce e le tenebre, il giusto e l'ingiusto, il bene e il male. Sono la premessa della storia ambientata in questi luoghi «dove il passato non riesce mai a passare del tutto e il presente non è mai davvero presente», come una musica che riecheggia nel tempo. Tutto è cambiato, ma il Macigno Bianco resta là, al centro di tutte le valli, con il suo paradiso perduto e il suo inferno sotto i ghiacciai; e l'Internazionale, inno dell'umanità risuonato in tutto il mondo, è tornato nella quiete dei luoghi dov'era nato, tra rocce e foreste, a sussurrare forse nuove parole di speranza.

Il fazzoletto azzurro / Corrado Augias - Rizzoli, 1 983

A.853.91 AUG.1

Roma, aprile 1915. Nelle giornate turbinose che precedono l'ingresso dell'Italia nella Prima guerra mondiale l'ex commissario di polizia Giovanni Sperelli viene coinvolto nelle indagini su un fatto di cronaca che, in un clima meno carico di tensione e sospetto, sarebbe passato quasi inosservato: la scomparsa di un anonimo studente russo domiciliato in una pensioncina di terz'ordine. Sperelli, fratellastro del dannunziano Andrea e già protagonista di Quel treno da Vienna, si trova così a indagare su un complesso caso di spionaggio internazionale connesso al devastante conflitto in cui, di lì a poco, tutto il Paese verrà precipitato. Pubblicato per la prima volta negli anni Ottanta, Il fazzoletto azzurro è un giallo coinvolgente e raffinato, in cui una trama ricca di suspense e prefettamente congegnata si unisce a una rigorosa quanto evocativa ricostruzione della vita della borghesia romana del primo Novecento.

Franziska / Fulvio Tomizza - Mondadori, 1997

A.853.91 TOM.11

Franziska è venuta alla luce il 1 gennaio 1990 e l'imperatore Francesco Giuseppe le ha concesso, come a tutti i sudditi nati nelle prime sei ore del secolo ventesimo, un dono di mille corone e il proprio personale padrinato. Così la figlia del falegname Skripac sarà figlioccia dell'imperatore. Fulvio Tomizza racconta la sua storia: la vita, i sogni, gli amori, le delusioni di una slovena del Carso a Trieste. Una vita come tante, ma ricostruita sulla base di lettere autentiche venute in possesso dell'autore.

Giornale di guerra e di prigionia / Carlo Emilio Ga dda - Einaudi, 1965 A.853.91 GAD.6

Vengono qui raccolti per la prima volta in un unico volume, dopo varie edizioni parziali, tutti i diari di guerra e di prigionia che il sottotenente degli alpini Carlo Emilio Gadda tenne tra il 24 agosto 1915 e il 31 dicembre 1919. E' una testimonianza straordinaria, in primo luogo per gli eventi di cui Gadda è stato protagonista. Nell'ottobre del 1917 si trovava infatti in prima linea a Caporetto e venne fatto prigioniero dagli austriaci sulle rive dell'Isonzo. I quaderni che rendono conto di quelle drammatiche giornate e dell'inizio della prigionia sono rimasti a lungo nascosti, protetti "dal più rigoroso silenzio" e sono stati pubblicati solo molti anni dopo la morte dell'autore.

Giorni di guerra / Giovanni Comisso - Longanesi, 19 61

M.B. 2459

I Giorni di Guerra di Giovani Comisso non sono un diario sulla prima guerra mondiale, bensì sono il racconto di questa avventura giovanile. Il libro fu scritto tra il 1923 e il 1928, pubblicato nel 1930 e nel 1952, con l’aggiunta di quattro nuovi capitoli. Il romanzo racconta l’esperienza di Comisso al fronte per tutto l’arco temporale della guerra, a partire dalla sua partenza da Onigo di Piave, ed il suo arruolamento nel reggimento del genio di Firenze. Tutta l’opera è suddivisa in cinque parti, i cui titoli originari sono stati sostituiti nella edizione definitiva con l’indicazione dei cinque anni di guerra dal 1914 al 1918.L’esperienza della guerra è vissuta come un evento di rottura con la noia della vita di paese e come apprendistato di umanità, nella scoperta della natura e del rapporto con l’altro, l’amico o la donna. Il bagno estivo nel Natisone, in quella allegria infantile che aveva preso quegli uomini, «come se, tolto il vestito militare, si fossero ritrovati ragazzi»; le salite al Polunik o al Rombon, dove il contatto solitario con la natura fa dimenticare il dolore della guerra; l’inaudita quiete dei soldati che, tolta la giacca, rincorrono nella notte le lucciole o al mattino si arrampicano sugli alberi di ciliegie, «nessun colpo di cannone intorno, il sole ardente, il luogo deserto, quelle ciliegie straordinarie: eravamo beati»: tutta l’esperienza terribile della guerra trasfigura, attraverso il filtro, solo in apparenza superficiale, di questo inesausto vitalismo, in una incredibile esperienza di umanità.

La grande guerra e la memoria moderna / Paul Fussel l - Il mulino, 2000

A.820.9 FUS.1

Fussell utilizza per la sua indagine una ricca messe di materiali, in primo luogo letterari, ponendo al centro l'esperienza individuale della guerra: la vita della trincea, la contiguità della morte. Muovendosi fra questa realtà effettiva della guerra e l'immaginario da essa suscitato, l'autore illustra da un lato come debbano essere fatti risalire alla guerra alcuni stereotipi della "memoria" dell'uomo contemporaneo e dall'altro come la Grande Guerra abbia rappresentato la base su cui l'Europa ha concettualizzato l'evento guerra e lo ha posto al centro del suo modo di vedere e vivere la realtà storico-sociale.

Mai più tanta innocenza. Poesie di guerra fra '800 e '900 / a cura di Anna Maria Palombi

Cataldi - Edizioni scientifiche italiane, 1995 M.B. 2658

Si evidenzia la trasformazione di temi e linguaggio poetico nelle poesie della prima guerra mondiale, quando l'orrore della realtà di una guerra ben diversa da quella sognata e idealizzata si impose. La scelta di poesie inglesi e francesi, con testo a fronte, e italiane è stata fatta segueno due direzioni: la poesia come "cosa sofferta", cioè come fatto visto nella sua immediatezza da un poeta che ha fatto la guerra, oppure la poesia come "cosa ereditata", cioè meditazione su un fenomeno vissuto in modo indiretto e filtrato dalla poesia.

Memoria del vuoto / Marcello Fois - Einaudi, 2006 A.853.91 FOI.4

La vita e le molte morti di Samuele Stocchino, che la leggenda nera del banditismo sardo battezzò «la tigre d'Ogliastra». Figlio devoto, giovane innamorato, eroe di guerra, bandito spietatissimo. Riecheggerà a lungo nella mente del lettore la voce potente e limpida scelta da Fois per raccontare questa storia, dove i dettagli biografici sfarinano o esplodono trasfigurati dallo sguardo: un impasto linguistico unico, capace di conciliare a ogni riga l'alto e il basso, il punto di vista popolare e quello di «chi sa le cose» in virtù di una sapienza antica, millenaria, che affonda le sue radici nella terra e nel tempo degli uomini. Così la lingua sarda convive con i toni della tragedia greca, il più elementare dei pensieri con la più sublime delle astrazioni, e la scrittura riesce a essere contemporaneamente colloquiale e lirica, umile e metafisica. E la vita di Samuele Stocchino, personaggio storico e leggendario, risulta infine immersa, con una naturalezza originaria, in una vasta narrazione simbolica che è, essa stessa, una domanda senza risposta.

La montagna magica / Thomas Mann - Mondadori, 2010 A.833.91 MAN.36

Con il titolo "La montagna incantata", il capolavoro di Mann, uscito a Berlino nel 1924, venne tradotto in Italia nel 1932 e poi da Ervino Pocar nel 1965. Con questa pubblicazione, il romanzo di Mann - una vera e propria "opera-mondo" - ritorna in libreria in una nuova traduzione corredata da un vasto commento analitico, viatico per penetrarne la complessità anche filosofica. La traduzione di Renata Colorni - traghettatrice dell'opera di Freud presso il pubblico italiano a partire dagli anni Settanta, oltre che traduttrice di numerose e importanti opere della narrativa tedesca - grazie all'attenzione verso i suoi caratteri linguistici distintivi, restituisce al dettato manniano la sua caleidoscopica unicità. La curatela è del germanista Luca Crescenzi, che oltre al commento firma anche una introduzione che si affianca allo scritto dello studioso tedesco Michael Neumann.

Nelle tempeste d'acciaio / Ernst Junger - Guanda, 2 014 A.833.91 JUN.4

Ernst Jünger partecipò alla Prima guerra mondiale con i gradi di sottotenente della Wehrmacht. Il suo comportamento in prima linea lo rese leggendario: ferito quattordici volte, ricevette numerosi riconoscimenti al valore, compreso il più alto, l'"Ordre pour le mérite". Portava sempre in tasca un taccuino su cui fissava con precisione gli avvenimenti. Da quelle note, in seguito all'insistenza del padre, si persuase a trarre un libro che avrebbe dovuto intitolarsi "Il rosso e il grigio", in omaggio all'amato Stendhal e ai colori mesti e uggiosi della guerra in trincea. Jünger preferì alla fine l'immagine tratta da un poema medioevale islandese. Oggetto di ambigui entusiasmi negli anni Venti e Trenta, le "Tempeste" appaiono oggi la più agghiacciante testimonianza sulla Grande guerra e l'espressione già perfetta della sovrumana capacità di osservazione di Jünger e della prosa fredda e cristallina che egli ha forgiato.

Niente di nuovo sul fronte occidentale / Erich Mari a Remarque - Mondadori, 1989 A.833.91 REM.10

Gli orrori del conflitto 1914-18, attraverso le vicende di un gruppo di studenti tedeschi. Un drammatico messaggio di pace, un'appassionata requisitoria contro le spaventose conseguenze della guerra. Pubblicato nel 1929, fu uno dei primi best-seller del Novecento.Facendo leva sugli ideali della nazione, onore e orgoglio, gli insegnanti di una scuola tedesca persuadono i propri allievi ad arruolarsi come volontari per difendere la loro patria. Il protagonista Paul Bäumer si arruola insieme ad alcuni suoi compagni di classe. Hanno tutti diciannove anni e sono convinti di vivere una bella avventura. I ragazzi si accorgono con il passare del tempo di come la guerra sia inutile e si chiedono senza avere delle risposte ben precise chi volesse fare la guerra e per quale motivo, ma si accorgono anche che giorno dopo giorno l'avventura si trasforma in una tragedia dove i vincoli di sostegno e cameratismo che servivano a superare le atrocità e le difficoltà quotidiane spariscono man mano che muoiono i compagni.

Noi soldati semplici / Frederic Manning - Baldini & Castoldi, 1966

A.823.91 MAN.3 “Noi soldati semplici” non è solo una nobile rievocazione della guerra 1914-1918, è anche un ritratto approfondito e fedele dell’inglese comune che si sottopone alla perenne prova della guerra. Documento vivissimo, toccante e sentito che si legge quasi partecipando allo svolgersi delle azioni.

Non tutti i bastardi sono di Vienna / Andrea Molesi ni - Sellerio, 2010

A.853.91 MOL.1

Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch'esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell'area geografica e nell'arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca. Nella villa vivono i signori: il nonno Guglielmo Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l'andamento della casa; il giovane Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell'età; la giovane Giulia, procace e un po' folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane Paolo racconta, inizia con l'insediamento nella grande casa del comando militare nemico. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine e di dileggio del parroco del villaggio, accende il desiderio di rivalsa. Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero dall'impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e vittoria.

La notte dei biplani / Davide Morosinotto - Fanucci , 2011 A.853.92 MOR.19

Dicembre 1915. Gli eserciti dell'Intesa e degli Imperi Centrali si combattono nella prima guerra mondiale. La storia però è diversa da come la conosciamo: l'informatica ha precorso i tempi, portando allo sviluppo di una primitiva rete internet. Aerei, sottomarini e carri armati vengono guidati attraverso complessi computatori elettronici chiamati bot, che si interfacciano direttamente con il cervello del pilota. Mentre le truppe si affrontano nel fango delle trincee, gli aviatori bot vengono decimati da una misteriosa malattia. Per provare a debellare l'epidemia, i governi iniziano ad arruolare ragazzi sempre più giovani, che dimostrano una maggiore resistenza al virus. Sullo sfondo del terribile conflitto globale si intrecciano le storie di tre amici molto diversi fra loro: Arthur Maddox, rampollo di una ricca famiglia, Mary Tucker, cameriera dei Maddox, che sogna di diventare pilota, e infine John, che lavora con il padre nelle miniere di stagno ed è convinto dei propri ideali di pace. Le loro vite scorrono tranquille tra le campagne della Cornovaglia, finché un giorno Sir Richard, lo zio di Arthur, scompare nel nulla lasciandosi alle spalle un enigmatico Congegno. È l'inizio di una grande avventura, che porterà i tre ragazzi ad andare incontro al proprio destino.

Notturno / Gabriele d'Annunzio - Mondadori, 1995

M.B. 5431

Nel 1916 un incidente aereo causa al poeta la perdita di un occhio e lo costringe per qualche tempo all'immobilità e al buio totale. L'esperienza di questa oscurità e l'attività introspettiva che essa favorisce sono la materia della prosa impressionistica del "Notturno" (cominciato appunto nel 1916 e pubblicato nel 1921), una prosa senza vincoli narrativi, che costruisce la propria struttura formale nella ritmata e pulsante successione di annotazioni, sogni, visioni, libere associazioni mentali, impressioni sensuali. Tutti i temi dannunziani si modulano e si armonizzano intorno alla nota fondamentale, notturna e fantastica, di questa scrittura musicale, che assorbe pause e gridi lirici, sospiri, eccitamenti, cupa fissità: amore della voluttà di vivere.

Presagio / Andrea Molesini - Sellerio, 2014

A.853.91 MOL.3

Siamo alla fine di luglio, nel 1914, a Venezia. Il 28 giugno a Sarajevo Francesco Ferdinando è stato assassinato, l'Austria ha consegnato l'ultimatum alla Serbia. Sono i giorni dei "sonnambuli", di imperi e nazioni, governanti e diplomatici, che consegnano inconsapevoli l'Europa al suo suicidio. Il commendatore Niccolò Spada vigila sui suoi ospiti all'Excelsior: il presagio che aleggia sull'Europa soffia anche sul Lido. L'Albergo leggendario è affollato: l'aristocrazia di tutta Europa scintilla come non mai, ma celebra le ultime ore della Belle époque. Fra gli ospiti c'è anche la marchesa Margarete von Hayek, "bella come sa essere solo una donna dal piglio pari alla grazia", che nasconde un segreto terribile, inconfessabile, e che brindando alla fine del mondo chiede una lettera di credito molto particolare a Spada. Il commendatore vacilla, tentato dall'amore per Margarete, che è "fuoco e rapina". Un sogno, sempre lo stesso, lo disorienta: un cacciatore ossessionato da una belva che si aggira per la foresta. Senza riuscire a incontrarla, ne sente il ruggito. Poco lontano, nel cuore della laguna, l'isola di San Servolo, sede del manicomio, conserva il segreto della nobile Margarete.

I quaranta giorni del Mussa Dagh / Franz Werfel - M ondadori, 1963

A.833.91 WER.8

Il romanzo illustra il piano turco, di deportazione e sterminio della popolazione cristiana armena realizzata da turchi e curdi nel 1915 e di come un gruppo di sette villaggi armeni situati alla base del monte Mussa Dagh, circa 5000 persone, decidessero di opporsi con le armi allo sterminio e di come riuscirono, asserragliati sul monte, a resistere agli assalti turchi per 40 giorni prima di essere salvati da una nave da guerra francese, che, casualmente, transitava per il golfo di Antiochia.

I ribelli / Sandor Marai - Adelphi, 2001

A.894.51133 MAR.11

Il romanzo racconta le vicissitudini e le avventure di un gruppo di ragazzi, ambientate nella tarda primavera del 1918, in una cittadina dell'Alta Ungheria lontana dal fronte, dove la vita, placida e sonnacchiosa in apparenza, è profondamente inquinata dalle venefiche esalazioni della guerra. Abbandonati a se stessi mentre i padri combattono chissà dove, i giovani in balìa dei demoni della loro "rivolta contro l'utile e il pratico", dichiarano guerra al mondo degli adulti inventandosi giochi molto, troppo pericolosi. Un oscuro commediante, che diventa il loro mentore occulto coinvolgendoli nelle sue trame perverse, li trascinerà verso un epilogo tragico e inevitabile.

Il ritorno del padre / Giani Stuparich - Einaudi, 1 961 A.853.91 STU.1

Raccolta comprendente i racconti scritti da Stuparich durante tutto l’arco della sua vita. Contiene “Guerra del 15”che racconta i primi mesi di guerra dell’Italia, dal 2 giugno all’8 agosto 1915, e, in particolare, la I (23 giugno-7 luglio) e la II battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto), cui Giani e il fratello Carlo partecipano come volontari, posizionati presso Monfalcone. La scrittura di Giani è piana e sensibilissima: i suoni, gli odori, i volti dei compagni, la natura straziata, tracciano un resoconto intenso e penetrante di queste giornate drammatiche. Poco più di due mesi di trincea, il breve periodo che racchiude l’intera narrazione, segnano la completa disillusione dell’autore che, da fervente interventista, comprende sulla propria pelle quanto illusori e letterari fossero i sogni guerreschi suoi e di un’intera generazione di giovani intellettuali.

Il ritorno del soldato / Rebecca West - Neri Pozza, 2009

A.823.91 WES.21 La Grande Guerra è scoppiata, e per la prima volta l'intera generazione maschile inglese, borghese e aristocratica, si ritrova in trincea. Le donne restano sole a fare da capofamiglia o vengono catapultate fuori della cerchia domestica in ruoli prima impensabili: guidano autoambulanze, vestono abiti maschili, assistono i soldati, curano e alleviano le ferite di poveri corpi. Jenny e Kitty no. Loro vivono la loro vita di sempre da quando Chris, cugino della prima e marito della seconda, è andato a fare il suo dovere sul fronte francese. Vivono nella bella casa di Baldry Court che Chris, dopo il matrimonio, si è deciso a ricostruire affidando i lavori a un gruppo di architetti che, in possesso di un meticoloso occhio da «manicure», ha rimodellato quella vecchia dimora in una residenza degna di servizi fotografici sulle riviste illustrate. In questo universo chiuso, quasi claustrofobico si aggira Kitty che, capelli biondi sciolti sulle spalle e giacchtte di seta ricamate, tenta di rimuovere il lutto per il figlio prematuramente scomparso. Nel guscio lucido ed elegante di Baldry Court, Jenny coltiva, invece, in sottile complicità con Kitty, il suo amore inconfessato per il cugino Chris. Il fragile eppure perfetto equilibrio viene rotto il giorno in cui compare nell'algido salotto di Baldry Court Margaret Grey, una donna che, benché abbia un corpo ben fatto, è trascurata nell'aspetto.

Rivolta nel deserto / Thomas Edward Lawrence - Il s aggiatore, 2004 A.920.71 LAW.3

La rivolta degli arabi contro il potere ottomano tra il 1916 e il 1918 è uno degli episodi più emozionanti della Prima guerra mondiale. Thomas Lawrence riuscì a unificare varie etnie e tribù sparse in un territorio immenso, facendone un solo esercito agli ordini di Feisal I, il profeta guerriero, e facilitando la vittoria inglese sui turchi. La narrazione fonde fatti di cronaca ed elementi d'ispirazione poetico-letteraria rendendo questo libro un viaggio nel passato storico e culturale di luoghi che sono oggi al centro della politica internazionale.

Stanza degli ufficiali / Marc Dugain - Vertigo, 200 8 A.843.92 DUG.3

È’ il 1914. Nonostante sia vigilia di guerra, la vita sembra sorridere ad Adrien Fournier. Ventiquattro anni, ingegnere, ufficiale del genio, bellissimo ragazzo che ha appena incontrato l'amore. Tuttavia, appena arrivato al fronte, durante una perlustrazione, viene colpito da una scheggia di granata che lo sfigura, strappandogli la mascella superiore, il palato e parte del naso. Adrien, trasformato in un mostro, non conoscerà mai la durezza delle trincee né delle battaglie condotte nel fango, al gelo, fra ratti e pulci. Passerà in convalescenza i cinque anni del conflitto nella stanza d'ospedale riservata agli ufficiali. Una stanza senza specchi, perché lì sono ricoverati gli sfregiati dalla guerra, uomini senza volto, che non possono più riconoscersi.

Stella del mattino / Wu Ming 4 - Einaudi, 2008 A.853.92 WUM.6

Tre universitari inglesi che hanno combattuto sul fronte occidentale durante la Prima guerra mondiale. Tre giovani di età diverse, che non si conoscono fra loro. Ma che conosceranno, ognuno a proprio modo, un glorioso eroe "omerico": il colonnello T. E. Lawrence, reduce anch'egli da una guerra, condotta in modo molto personale. Stella del mattino è ambientato a Oxford, nell'universo dorato ed ovattato dei college e dei musei, nel 1919, all'indomani della fine della prima guerra mondiale. Narra le vicende di tre giovani studiosi, dal futuro luminoso nell'olimpo della letteratura, J. R. R. Tolkien, Robert Graves e C. S. Lewis, ma per il momento solamente tre ragazzi poco più che ventenni ma già segnati indelebilmente dalla tragica esperienza, vissuta da tutti e tre, della guerra di trincea, che fanno i conti con il retaggio di un'esperienza tragica che non sono ancora riusciti ad elaborare. Si intreccia con il racconto principale la narrazione delle epiche avventure di Thomas Edward Lawrence, noto anche come Lawrence d'Arabia, piombato a Oxford per scrivere un libro sulla sua esperienza alla guida della rivolta araba contro la dominazione ottomana. L'arrivo di Lawrence avrà un impatto molto forte, direttamente o indirettamente, sulla vita dei tre ragazzi, che usciranno profondamente segnati e cambiati dall'incontro con un personaggio dal carattere e dalla personalità così forte e controverso.

Tra melma e sangue. Lettere e poesie di guerra / Cl emente Rebora - Interlinea, 2008

A.858.91 REB.1

Uno dei maggiori poeti del Novecento testimonia la crisi drammatica della prima guerra mondiale, vissuta attraverso una vigilia tumultuosa e poi un'esperienza tragica "tra melma e sangue" che lascia una ferita indelebile. Nelle incandescenti lettere Rebora parla di "esperienza non dicibile", di "Calvario d'Italia" e di "ammazzatoio di Barbableu" usando parole come "orrore", "tanfo", "imbestiamento". La guerra è abisso, è "inghiottitoio" e le poesie di Rebora, ne richiamano la natura vorace, la desolazione assoluta.

Tutta la guerra . Antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese / di Giuseppe Prezzolini - Longanesi, 1968

M.B.4908

II Prezzolini fonda il suo lavoro sui concetti di «nazione» e di «unità nazionale», oggi impopolari, controversi o al più inattuali. Fa spazio all’eroismo, che viene invece legittimato ed esaltato solo in quanto unito alla protesta, e altrimenti considerato come una manifestazione di ingenuità strumentalizzata dalla repressione. Riflette, pur nel pragmatismo tipico dello scrittore, l’ispirazione idealistica, nuovamente più «superata» che mai. E ancora. La nostra storiografia è impegnata, spesso in modo molto serio, a ricostruire il volto dell’Italia neutralista, dissidente o addirittura renitente, contrapposta, come più autentica, a quella “ufficiale”.

L'ultimo saluto di Sherlock Holmes / Arthur Conan D oyle ; traduzione di Maria Gallone -

Mondadori, 1971 A.823.8 DOY.5

Come lo stesso titolo lascia intendere, dovevano essere gli ultimi, ma a questo gruppo di racconti ne seguì un ultimo gruppo di dodici, poi riunito sotto il titolo di Il taccuino di Sherlock Holmes. Dalla nota introduttiva, vergata dallo stesso Watson, assistente, amico e biografo di Holmes, si scopre che il detective si è ritirato in pensione in una località a cinque miglia da Eastbourne "dove passa il suo tempo dedicandosi alla filosofia e all'apicoltura". La sua decisione è stata praticamente irremovibile, salvo per il racconto, in cui, insieme a Watson, aiuta il governo britannico durante la prima guerra mondiale.

La via del ritorno / Erich Maria Remarque - Mondado ri, 1966

A.833.91 REM.6

Quattro anni trascorsi in trincea, in un inferno di orrori, in un lembo di terra tutta buchi e distruzione, tra brandelli di divise, lampi d'artiglieria e missili che solcano il cielo come fiori colorati e argentei... e poi in un giorno del 1918 ecco, improvvisa, la pace. Niente più mitragliatrici, niente più spari, nessun sibilo di granate. Comincia la ritirata e il ritorno in Germania per Ernst e la sua compagnia. Trentadue uomini, su più di cinquecento fanti partiti all'inizio della Grande guerra. Attraversano la Francia camminando lentamente, con le loro divise stinte e sudicie, i volti irsuti sotto gli elmetti d'acciaio. Magri e scavati dalla fame, dalla miseria, dagli stenti. Anziani con la barba e compagni smilzi non ancora ventenni, coi lineamenti che segnano l'orrore, il coraggio e la fine, con occhi che ancora non riescono a capire: sfuggiti al regno della morte, ritornano davvero alla vita? Lungo la strada incontrano i nemici, gli americani. Indossano divise e mantelli nuovi, scarpe impermeabili e della misura giusta. Hanno armi nuove e tasche piene di munizioni. Sono tutti in ordine. Al loro confronto Ernst e i suoi hanno l'aspetto di una vera banda di predoni. Eppure, una sola parola sgarbata e si lancerebbero all'assalto, selvaggi e sfiatati, pazzi e perduti. Arrivano in Germania di sera, in un grosso villaggio. Qualche festone appassito pende sopra la strada.

TRINCEE DI CARTA

La Prima Guerra Mondiale nei periodici d’epoca

La Domenica del Corriere: supplemento illustrato del Corriere della Sera. 1914 (agosto)-

1919

PER.Fr.A.1a.5

La tribuna illustrata. 1914 (luglio)-1919

PER.Fr.D.1a.10

Gazzetta del Popolo della Domenica: letteraria, artistica, scientifica, illustrata. 1914

(luglio)-1915

PER.Fr.H.1c.1

L’Illustrazione Italiana: rivista settimanale. 1915-1919

PER.Fr.H.4b.1

Illustrazione popolare: giornale per le famiglie. 1914 (agosto)-1916

PER.Fr.H.5e.1

Il secolo XX: rivista popolare illustrata. 1914 (agosto)-1918

PER.Fr.H.6f.1

La guerra europea: cronistoria illustrata degli avvenimenti (a cura di E. Mercatali) -

Sonzogno. 1914 (agosto)- 1920 (febbraio). 8 v.

F.4582-4590

La guerra italiana: cronistoria illustrata degli avvenimenti (a cura di E. Mercatali e G.

Vicenzoni) - Sonzogno. 1915 (maggio)-1920 (febbraio). 8 v.

F.4591-4598