“LA QUESTIONE DELL’ORO BLU IN KAZAKISTAN: TRA SCARSITA’ IDRICA E MALA GESTIONE”

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1 Università degli studi di Cagliari Facoltà di Scienze Politiche Corso di Laurea Magistrale “Governance e sistema globale” Elaborato di Geografia dello sviluppo Docente: Professor Giovanni Sistu “LA QUESTIONE DELL’ORO BLU IN KAZAKISTAN: TRA SCARSITA’ IDRICA E MALA GESTIONECaso studio: Il drammatico caso del Lago d’Aral Francesca Sonedda 49967

Transcript of “LA QUESTIONE DELL’ORO BLU IN KAZAKISTAN: TRA SCARSITA’ IDRICA E MALA GESTIONE”

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Università degli studi di Cagliari Facoltà di Scienze Politiche

Corso di Laurea Magistrale “Governance e sistema globale”

Elaborato di Geografia dello sviluppo

Docente: Professor Giovanni Sistu

“LA QUESTIONE DELL’ORO BLU IN KAZAKISTAN: TRA

SCARSITA’ IDRICA E MALA GESTIONE”

Caso studio: Il drammatico caso del Lago d’Aral

Francesca Sonedda 49967

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“LA QUESTIONE DELL’ORO BLU IN KAZAKISTAN: TRA

SCARSITA’ IDRICA E MALA GESTIONE”

Caso studio: Il drammatico caso del Lago d’Aral

INDICE

INTRODUZIONE

“IL FALLIMENTO DELLA COOPERAZIONE REGIONALE CENTROASIATICA E IL

PIANO KAZHAKISTAN-UNDP (IWRM)”

Caso studio: Il drammatico caso del Lago d’Aral

CONCLUSIONI

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA

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“LA QUESTIONE DELL’ORO BLU IN KAZAKISTAN: TRA

SCARSITA’ IDRICA E MALA GESTIONE”

Caso studio: Il drammatico caso del Lago d’Aral

INTRODUZIONE

Questo breve elaborato ha ad oggetto la sfida che oggi il Kazakhstan sta affrontando in merito ai

fenomeni della desertificazione1 dei suoli e alla scarsità d’acqua, che sono stati definiti gravi problemi

di sicurezza nazionale.

In particolare, si fa riferimento al disastro ecologico del Lago d’Aral, generato da massicce attività

antropiche per fini agricoli e industriali che nel corso dei decenni hanno prodotto conseguenze

disarmanti sia per la qualità della vita delle persone che vi abitano, sia per l’ambiente e anche per il

settore socio – economico.

Il ruolo dei governi dei Paesi ex sovietici in termini di cooperazione regionale è stato deludente e

incapace di sortire effetti concreti, mentre per quanto concerne il Progetto UNDP – Kazakistan

emergono notevoli elementi positivi in vista di una futura e proficua gestione delle risorse idriche.

Tuttavia, vi sono dei limiti ancora da superare.

1 Secondo la UNCCD (Convenzione per le Nazioni Unite per la lotta alla Siccità e alla Desertificazione, 1994) con il

termine desertificazione si intende “il degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a

varie cause, fra le quali le variazioni climatiche e attività antropiche”. “POLITICHE PER L’AMBIENTE. DALLA

NATURA AL TERRITORIO”, Marco Bagliani, Egidio Dansero, UTET 2013, Novara, p.97.

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“IL FALLIMENTO DELLA COOPERAZIONE REGIONALE CENTROASIATICA E IL

PIANO KAZHAKISTAN-UNDP (IWRM)”

Per lungo tempo l’Asia Centrale è stata considerata, in particolare nei Paesi Occidentali, troppo

lontana e strategicamente poco importante, tuttavia, dopo l’11 settembre questa concezione è mutata.

I Paesi centroasiatici si trovano, soprattutto a seguito della dissoluzione dell’Urss, ad affrontare nuove

sfide di carattere etnico, religioso-culturale e legate alle risorse idriche.

In questa sede verrà affrontato il problema della mala gestione dell’acqua che ha portato a forti

tensioni tra le capitali e il ruolo del Kazakhistan nel realizzare politiche virtuose di concerto con

l’UNDP2.

Le cause che possono essere considerate alla base di questa controversia sono da ricercarsi nel

rapporto tra gli Stati “a monte” e quelli “a valle” dei fiumi (Amu Darya e Syr Darya, che un tempo

erano i maggiori affluenti del Lago d’Aral). La necessità di produzione di energia per i Paesi del tratto

superiore dei fiumi (Kyrgyzstan e Tajikistan, poveri di gas e petrolio, ma con un grande potenziale

per l’idroelettrico) e le esigenze per l’agricoltura dei territori a valle (appartenenti a Stati ricchi di gas

e petrolio e che non necessitano dunque dell’idroelettrico, vale a dire Kazakhstan, Uzbekistan e

Turkmenistan), stanno alla base del conflitto dei cinque paesi centroasiatici.

Ciò ha spesso generato, a sua volta, scontri violenti, in particolare tra agricoltori tajiki e kyrgyzi, al

fine di risolvere problemi di irrigazione di attività agricole.

Le conseguenze più emblematiche attribuibili alla mala gestione dell’acqua da parte di questi governi

sono: danni all’ambiente e alla sostenibilità dell’agricoltura nell’area. In particolare, la costruzione

errata di infrastrutture come dighe e canali sta portando al progressivo inaridimento dei territori e ad

un inquinamento massiccio dovuto ai residui dei prodotti chimici utilizzati dagli agricoltori, che non

vengono più trascinati via dai fiumi. Effetti macroscopici e ben visibili dell’attuale gestione sono

quelli che affliggono il lago d’Aral, ormai quasi prosciugato3.

In termini generali, l’origine di queste controversie è riconducibile sia alle politiche espansive

industriali e agricole ereditate da Mosca, sia al fatto che i Paesi in questione mirano maggiormente al

soddisfacimento dei propri interessi nazionali, piuttosto che alla realizzazione di una politica comune

relativa alla gestione delle risorse idriche. Ciò costituisce un importante limite e ostacolo alla

cooperazione regionale, come strumento per la risoluzione delle controversie. Per questo motivo la

questione idrica, come questione di sicurezza nazionale, ha portato i Paesi a ricorrere allo strumento

della cooperazione internazionale, coinvolgendo diversi stakeholder4.

Secondo il rapporto “The Process of Preparing a National IWRM and Water Efficiency Plan for

Kazakhstan” dell’UNDP, il Kazakistan è attualmente nel mezzo del suo percorso di riforma

dell’acqua.

La Repubblica del Kazakhstan si trova nel cuore dell’Eurasia in un ambiente desertico o semi-

desertico ed è il 9° Paese più grande al mondo, con grandi potenzialità in termini di risorse, sia

energetiche, sia minerarie e agricole. Tuttavia, uno dei suoi più gravi problemi risiede nella scarsità

2 L’UNDP (acronimo di United Nations Development Programme) è il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo

ed è stato creato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1965, per svolgere la funzione di agenzia centrale di

finanziamento e coordinamento delle attività di cooperazione allo sviluppo del sistema delle Nazioni Unite. Le attività

dell’Unpd si ispirano all’obiettivo generale dello sviluppo umano sostenibile. “UNDP - PROGRAMMA DI SVILUPPO

DELLE NAZIONI UNITE” www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it 3 “Le sfide alla sicurezza in Asia Centrale” www.ilcaffegeopolitico.org 4 “Le controversie e la gestione delle risorse nel bacino idrico dell’Aral”, Alessandro Ludini, ISAG, Luglio 2013 www.istituto-geopolitica.eu

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d’acqua e nei frequenti fenomeni di desertificazione dei bacini. Gli studiosi concordano nel ritenere

che il problema non risiede nella scarsità d’acqua ma nella sua cattiva gestione.

Il progetto del National IWRM (Integrated Water Resources Management) tra UNDP e Kazakhstan

è iniziato nel Giugno 2004, ed è stato completato nel Giugno 2007. I suoi maggiori finanziatori sono

il governo norvegese, la Global Water Partnership (GWP), la Water Governance Facilty (WGF).

All’interno di questo progetto vi è una precisa struttura gestionale e amministrativa delle risorse

idriche: infatti, esse sono gestite dal National Committee for Water Resources (CWR) insieme al

Ministro dell’Agricoltura. Sotto il CWR vi sono otto consigli del River Basin Organisations (RBOs).

Il Piano National Integrated Water Resources Management and Water Efficiency, si sta gradualmente

implementando. Il Kazakhstan è stato sottoposto ad un rapido processo di sviluppo economico e

sociale che mira a incrementare le sue potenzialità ambientali, attraverso il coinvolgimento della

società civile e favorendo l’accesso all’informazione.

Il Piano National IWRM e del Piano Water Efficiency (WE), si concentrano su cinque ambiti chiave,

che sono:

1. Migliorare la Governance;

2. Potenziare le Istituzioni;

3. Potenziare i canali di accesso alla gestione dell’informazione ecologica;

4. Gestione proficua delle risorse idriche in termini di sviluppo sostenibile;

5. Potenziare la cooperazione regionale e internazionale per l’acqua;

Le amministrazioni locali (akimats) e i consigli locali (maslikhats) sono membri attivi di questo Piano

e fanno parte del Consiglio degli RBO’s.

I risultati più significativi, realizzati dal Kazakhstan in questo percorso con l’UNDP sono stati:

- La realizzazione del Water Code del 2003, che rappresenta la chiave legislativa che guida alla

preparazione del National IWRM Plan;

- La legge sulla Protezione e la sostenibilità dell’ambiente del 1997, che include precisi articoli

relativi alla gestione delle risorse idriche;

- “Il Piano Strategico della Repubblica del Kazakistan per il 2010”, che prevede un piano governativo

per lo sviluppo delle risorse idriche, per la loro gestione e per il rispetto dell’ambiente;

- La creazione dei River Basin Councils (RBCs), per favorire la partecipazione degli

stakeholder nella gestione delle risorse idriche;

Insieme, questi elementi creano un buon clima che contribuisce a completare il programma nazionale

IWRM e il piano WE e che permettono lo sviluppo delle successive pratiche di gestione delle risorse

idriche.

Tuttavia, i Ministri e i governi amministrativi necessitano di coordinarsi su:

- Potenziare e rafforzare le istituzioni;

- Emendare e accrescere la base legale;

- Ricostruire il monitoraggio e il sistema informativo;

- Assicurare la protezione ambientale di fiumi e bacini idrici ecc.;

- Prima di preparare il piano, è auspicabile fare riferimento ai principi del IWRM;

- Una nuova e moderna legge dell’acqua e un Piano che sia basato su questo approccio;

- L’opportunità di stabilire una congiunzione tra stakeholder del River Basin Councils in modo

tale che la preparazione del Piano Nazionale sia proficua per tutti i partecipanti;

- E’ necessario istruire gli stakeholder ai principi e alle pratiche del IWRM, inclusi i

professionisti/consulenti;

- La comprensione del IWRM è la priorità per iniziare il Piano:

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- Un gruppo di lavoro interministeriale è vitale per approvare e adottare il processo e come organi

di informazione tra l’autorità di gestione dell’acqua e i rispettivi ministeri5.

5 “The Process of Preparing a National IWRM and Water Efficiency Plan for Kazakhstan” By Tim Hannan UNDP February 2006, Water Governance facility, UNDP;

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Caso studio: Il drammatico caso del Lago d’Aral

FOTO NASA 20146

Il Lago d’Aral, situato nella Transcaspia (Turan), presenta le caratteristiche di “lago chiuso”. Nel

corso dei decenni si è progressivamente ridotto sino ad occupare l’area che possiamo osservare

nell’immagine sopra. Secondo gli studiosi, il Lago o Mar d’Aral scomparirà del tutto entro il 2020.

Ciò che resta di questo lago adesso è oggetto di programmi internazionali per il salvataggio e il

recupero ambientale dell’intera area.

Bisogna ricordare che sino al 1960 copriva una superficie di circa 68.000 km2, collocandosi per

superficie al quarto posto tra i bacini lacustri dell'intero pianeta.

Le cause di questo grave disastro ecologico sono dovute in assoluta prevalenza a cause antropiche: la

loro origine, infatti, sebbene vi abbiano contribuito le ripetute siccità degli anni Settanta, risiede

essenzialmente nei massicci prelevamenti di acqua dai due poderosi immissari, in particolare dal Sīr

Daryā: prelevamenti decisi e attuati dalle autorità sovietiche nell'ambito della politica agricola

adottata nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, che mirava, in particolare,

all'avvaloramento delle cosiddette “terre vergini” dell'Asia centrale, comprese entro i confini delle

repubbliche federate del Kazakistan e dell'Uzbekistan e destinate alle colture dei cereali, della

barbabietola da zucchero e, soprattutto, del cotone. In quell'area, a clima temperato continentale

6 http://earthobservatory.nasa.gov/Features/WorldOfChange/aral_sea.php

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marcatamente arido, e in parte addirittura desertico, non è possibile alcuna utilizzazione del suolo se

non con l'ausilio di un'abbondante irrigazione. Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, le due

Repubbliche neo indipendenti del Kazakistan e dell'Uzbekistan, che le sono succedute nel 1991 quali

titolari della sovranità sull'area, ne hanno di fatto continuato la politica agricola senza sostanziali

cambiamenti, e pertanto non si è manifestato alcun cenno di inversione di tendenza: anzi, il processo

di prosciugamento sembra aver subito un'ulteriore accelerazione.

Come diretta conseguenza di questo processo di desertificazione possiamo individuare:

- Cambiamenti climatici: Città e territori una volta famosi per essere luoghi di mare hanno

sofferto le conseguenze della rapida desertificazione, con il fondale del mare trasformato in

uno sterminato deserto dal quale si alzano venti di sabbia e di prodotti chimici, residui della

produzione agricola dissennata voluta dall’Unione Sovietica, nonché delle sperimentazioni

chimiche-biologiche effettuate dai militari (nell’isola di Vozpojdienie). Il prosciugamento ha

inciso notevolmente anche sulle temperature medie della regione divenute più rigide in

inverno e più calde in estate di almeno 2,5°C;

- Malattie: La mortalità infantile è drammaticamente aumentata (casi di parti prematuri e

malformazioni dei nascituri). Si sono diffuse malattie come il tifo, la diarrea e le nefriti; nel

’90 si è verificata un’epidemia di peste d’origine animale che ha causato la morte di numerose

persone; le acque inquinate rendono la salute più fragile, specie per i bambini;

- Disoccupazione: La scomparsa della pesca e delle altre attività legate all’acqua è stata una

grave perdita; la fabbrica di conservazione del pesce di Muynak deve ora ricevere il pesce da

porti molto lontani con gravi costi aggiuntivi;

- Migrazioni: una parte degli abitanti della regione è emigrata, tra i primi quelli di Aral’sk e

Muynak. Tuttavia, la forte propensione natalista della popolazione ha provocato nel

complesso un aumento demografico che aggrava il problema del rifornimento idrico e delle

derrate fresche;

- Alterarsi della vegetazione e impoverimento della fauna acquatica: la salinità dei suoli e la

prevalenza dei solontchaks7 salini hanno alterato la vegetazione: alle specie tradizionali si

sono sostituite piante alofile, caratteristiche dei terreni salati; i pesci si sono praticamente

estinti, non potendo sopravvivere in acque salate e fortemente inquinate;

Secondo un report dell’ISAG del luglio 2013, di fronte a questa difficilissima situazione si è cercato

di porre un rimedio attraverso le iniziative degli stati interessati ma anche e soprattutto grazie all’

interessamento dei principali attori internazionali, in quanto ciò che prima era considerato un

problema interno all’ Unione Sovietica si è scoperta essere una tragedia di carattere internazionale.

All’interno della Commissione Interstatale del piano dell’Environment and Security Initiative

operano due organizzazioni per la gestione delle acque (Basin Water Organization), create negli

ultimi anni dell’Unione Sovietica e tenute in vita come “strumenti operativi” dell’ICWC, una relativa

al bacino del Syr Darya e l’altra a quello dell’Amu Darya. Alla Commissione Interstatale, si aggiunse

nel 1993 l’“Accordo sulle Attività Comuni nel lago d’ Aral” nell’intento di affrontare i problemi

economici, sociali ed ecologici del lago d’ Aral, trattato non vincolante al quale aderì anche la

Federazione Russa che in qualità di paese osservatore si impegnava a garantire assistenza finanziaria

e tecnica. L’accordo, inoltre, stabilì la creazione di due nuove strutture, il Fondo Internazionale per il

Salvataggio del Mare d’Aral (IFAS), avente lo scopo di attrarre risorse finanziarie per lo sviluppo

delle iniziative, e il Consiglio Interstatale per il Bacino del Mare d’ Aral (ICAS) che doveva servire

al coordinamento programmatico. Nel 1997 ICAS e IFAS verranno fusi in un solo organismo, in un

IFAS rinnovato e le decisioni in materia sono prese, a livello più alto da un consiglio dell’IFAS

7 Si tratta di un tipo di suolo con una forte presenza salina che si manifesta con bianche infiorescenze superficiali; “I nuovi Khan. Popoli e Stati nell’Asia Centrale desovietizzata”, Giampaolo R. Carpisani, BEM, Milano, p. 76-77;

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composto dai vice-premier dei cinque paesi aderenti. L’impegno più importante a favore dell’Aral è

stato però assunto dal Kazakhstan di concerto con la Banca Mondiale. Nazarbaev, testimone delle

scelte politiche sovietiche ha sempre fatto della difesa del territorio kazaco una delle sue priorità. Nel

2001 è stato approvato un progetto proposto dal governo di Astana per il salvataggio del Piccolo Aral

e per il miglioramento delle condizioni delle aree del bacino del lago per un valore di circa 86 milioni

di dollari a cui ha contribuito anche la Banca Mondiale attraverso un prestito di 64,5 milioni. Il

progetto prevedeva la creazione della diga di Kok-Aral lunga 13 chilometri per impedire che le acque

portate dal Syr Darya nel Piccolo Aral fossero poi trasportate nel Grande Aral dove sarebbero andate

perdute a causa dell’alto tasso di evaporazione.

Ultimata nel 2005, la costruzione della diga ha portato subito grandi benefici, addirittura ben oltre le

aspettative, visto che il livello delle acque si è innalzato immediatamente nel giro di pochi anni e la

superficie del piccolo Aral è passata dai 2.550 km2 del 2003 ai 3.300 km2 del 2008. A questo vanno

aggiunti altri dati importanti, come il conseguente aumento della profondità del lago (oltre i 40 metri)

e la riduzione del tasso di salinità dell’acqua. Come testimoniano anche diversi reportage dalla parte

kazaca del lago, il miglioramento è da considerarsi sotto tutti i punti di vista: la città di Aralsk ha

visto riavvicinarsi nuovamente le acque, oggi distanti “solo” una ventina di chilometri e ciò ha

significato nuove speranze per i pescatori (che già hanno ricominciato la loro attività, riprendendo

anche le esportazioni all’estero) e per tutta la Comunità, che ha apprezzato anche il cambiamento in

positivo che il riavvicinamento del lago alla città ha comportato da un punto di vista climatico e

sanitario e del ritorno della tipica flora e fauna. Nelle intenzioni di Astana e degli organi regionali che

stanno contribuendo al recupero almeno della parte settentrionale del lago, il “recupero” di Aralsk

assume un significato che va oltre a quello legato all’ aspetto idrico. Nell’ottica di un Kazakhstan e

della regione eurasiatica tutta quale crocevia tra il Vecchio continente e l’Asia, Aralsk dovrà essere

recuperata innanzitutto da un punto di vista ecologico e sanitario, per poi poter diventare una delle

tappe fondamentali delle future vie di comunicazione e delle rotte commerciali che collegheranno

l’Europa all’Asia. Per il governo di Astana il tentativo di recupero della regione dell’Aral è divenuta

una priorità, anche come mezzo per guadagnare consensi a livello internazionale8.

8 “Le controversie e la gestione delle risorse nel bacino idrico dell’Aral”, Alessandro Ludini, ISAG, Luglio 2013 www.istituto-geopolitica.eu

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CONCLUSIONI

L’aspetto che possiamo considerare come maggiormente negativo in questo elaborato, è sicuramente

la mancanza di cooperazione regionale tra gli Stati centroasiatici interessati alle controversie sulle

risorse idriche. I danni provocati da questa grave mancanza sono sotto gli occhi di tutti e la vicenda

del Lago d’Aral ne è un emblematico esempio.

Nel rapporto ISAG emerge che questa debolezza è dovuta principalmente a cinque motivi: autonomia

limitata, competenze ristrette, capacità istituzionale debole, fondi finanziari insufficienti e incapacità

di far rispettare gli accordi. L’unica soluzione plausibile risiede nella “desecurizzazione”, ossia al

passaggio ad una diversa impostazione dei rapporti interregionali basata non più sulla dinamica

“minaccia-difesa” quanto sulla collaborazione reciproca tra i paesi coinvolti. Finché gli interessi

nazionali prevarranno sulla cooperazione comune, difficilmente potranno esserci progressi.

L’UNDP, nel rapporto messo in evidenza nel primo paragrafo dell’elaborato, emergono delle linee-

guida che i governi devono attuare per dar vita a una più virtuosa cooperazione internazionale in

riferimento al piano UNDP-Kazakistan. Tra queste: i governi devono impegnarsi al fine di consentire

un’accurata e precisa informazione agli stakeholder interessati al Piano,

Al di là degli strumenti che l’UNDP intende utilizzare nel portare avanti la propria complessiva

strategia di collaborazione verso i Paesi dell’Asia Centrale deve essere tenuto presente che non tutti

i mezzi a disposizione sono stati impiegati nei diversi Stati. In questo senso l’UNDP è impegnata nel

predisporre azioni mirate e specifiche in grado di tener conto delle situazioni particolari che ogni

singola repubblica presenta. Proprio nel caso del mare d’Aral l’organizzazione ha dato avvio ad una

serie di iniziative condivise per la promozione della risoluzione dei conflitti legati all’uso delle risorse

idriche.

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BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA

- “POLITICHE PER L’AMBIENTE. DALLA NATURA AL TERRITORIO”, Marco Bagliani,

Egidio Dansero, UTET 2013, Novara;

- www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it;

- www.ilcaffegeopolitico.org

- www.istituto-geopolitica.eu

- “I nuovi Khan. Popoli e Stati nell’Asia Centrale desovietizzata”, Giampaolo R. Carpisani,

BEM, Milano;

- earthobservatory.nasa.gov

- The Process of Preparing a National IWRM and Water Efficiency Plan for Kazakhstan” By

Tim Hannan UNDP

- February 2006, Water Governance facility, UNDP;