Il Derby dei Bilanci: Genoa CFC vs UC Sampdoria
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TBreport
N. 06
Diego Tarì
La Biblioteca del Tifoso “Bilanciato”
www.tifosobilanciato.it
@TifBilanciato
Aprile 2014
IL DERBY DEI BILANCI: GENOA CFC VS. UC SAMPDORIA
1
SOMMARIO
1. Introduzione .............................................................................................................................................. 2
2. La struttura e l’azionariato delle due società ............................................................................................ 2
3. Risultati sportivi: quanta paura per ambedue ........................................................................................... 3
4. Risultati Netti: il Genoa molto meglio, ma è una gara a chi perde di meno ............................................. 4
5. Ricavi .......................................................................................................................................................... 5
5.1 Ricavi da Gare .................................................................................................................................... 7
5.2 Ricavi TV e media ............................................................................................................................... 7
5.3 Ricavi Commerciali ............................................................................................................................ 8
5.4 Altri ricavi e proventi ......................................................................................................................... 8
6. Costi operativi ............................................................................................................................................ 8
6.1 Spese generali .................................................................................................................................... 8
6.2 Costi del personale ............................................................................................................................ 8
6.3 Gestione del parco calciatori ............................................................................................................. 9
6.4 Altri costi (ammortamenti, interessi, tasse) .................................................................................... 10
7. Lo Stato Patrimoniale .............................................................................................................................. 10
7.1 Crediti e debiti correnti ................................................................................................................... 12
7.2 Immobilizzazioni .............................................................................................................................. 13
7.3 Parco calciatori ................................................................................................................................ 13
7.4 Crediti e debiti da calciomercato ..................................................................................................... 13
7.5 Crediti e Debiti da calciomercato .................................................................................................... 14
7.6 posizione finanziaria netta .............................................................................................................. 15
7.7 Crediti e debiti infragruppo ............................................................................................................. 16
7.8 Patrimonio netto ............................................................................................................................. 16
8. Il test del Fair Play Finanziario: Genoa ok, Samp fuori nel 2013 ............................................................. 17
8.1 Genoa CFC: test superato ................................................................................................................ 18
8.2 UC Sampdoria: con il 2013, fuori dai parametri UEFA .................................................................... 19
9. Lo stadio di proprietà è realmente una soluzione? ................................................................................. 20
10. Conclusioni e prospettive .................................................................................................................... 22
10.1 Il risultato del 2013 .......................................................................................................................... 22
10.2 Le prospettive .................................................................................................................................. 23
2
Il Derby dei bilanci:
Genoa CFC vs. UC Sampdoria
(Diego Tarì)
1. INTRODUZIONE
Iniziamo una serie di analisi dedicate al confronto delle squadre di Serie A che hanno sede nella stessa città.
Seguendo l’ordine del campionato 2013/2014 partiremo quindi da Genova per poi spostarci per l’Italia:
Roma, Torino, Verona, Milano.
Con l’eccezione di Torino e Verona (per la differenza data dalla storia recente) si tratta di squadre che
consentono un confronto fra numeri omogenei. Per cercare di identificare delle tendenze abbiamo lavorato
sui bilanci degli ultimi 4 anni. Si parte quindi dalla stagione 2009/2010 per giungere alla 2012/13. In alcuni
casi le squadre chiudono il proprio bilancio al 31 dicembre, quindi non sarà sempre possibile lavorare su
dati completi; tuttavia, per il tipo di ragionamento che vogliamo fare, crediamo che questo non sarà un
ostacolo particolarmente gravoso.
2. LA STRUTTURA E L’AZIONARIATO DELLE DUE SOCIETÀ
Le due squadre fanno riferimento a due famiglie: il Genoa, controllato dalla Fingiochi Spa, al Presidente
Enrico Preziosi; la Sampdoria, di proprietà ultima della San Quirico Spa, al Presidente Edoardo Garrone.
Questa la catena di controllo delle due società calcistiche:
La parte evidenziata in giallo si riferisce al perimetro delle società del gruppo che – direttamente o
indirettamente – dovremo andare ad analizzare nel corso del report.
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• il Genoa sviluppa tutta la sua attività attraverso la società Genoa CFC Spa; nel dicembre 2013 ha
scorporato un ramo d’azienda dando vita alla società “Genoa Image Store Museum & Marketing
Srl”, cui è stato ceduto anche il marchio.
• nel caso della Sampdoria, invece, UC Sampdoria Spa è controllata attraverso Sampdoria Holding Spa
(che realizza le operazioni straordinarie e ha al suo interno il debito bancario per il finanziamento
delle attività): abbiamo quindi simulato un bilancio consolidato. Non abbiamo invece incluso i
risultati della Sampdoria Marketing & Communication Srl, perché opera come società captive e costi
e ricavi erano sostanzialmente già inclusi.
Una prima curiosità, specialmente in un momento in cui si inizia a parlare in Italia di azionariato popolare, è
che il Genoa è l’unica società di Serie A che vede già una partecipazione del 25% del capitale sociale di
proprietà dei tifosi, attraverso la Fondazione Genoa 1893 (che ha circa 5.000 sottoscrittori). Questa quota
è stata regalata dal Presidente Preziosi alla Fondazione al momento della sua costituzione (nel 2005) e
dotata di una serie di “privilegi” fra i quali la nomina di un rappresentante del Consiglio di Amministrazione
e di un membro del Collegio sindacale del Genoa CFC, ovverosia la funzione di “controllo” tipica
dell’azionariato popolare.
3. RISULTATI SPORTIVI: QUANTA PAURA PER AMBEDUE
Negli ultimi anni ambedue le squadre
hanno avuto un declino e un
percorso, per certi versi, simile.
Nel 2008/2009 il Genoa si classificava
quarto distaccando la Sampdoria di
ben 22 punti. L’anno dopo arriva
subito la replica: Sampdoria quarta,
16 punti di distacco dal Genoa.
Si tratta dei due apici di successo raggiunti dalle squadre sotto le attuali gestioni.
Da lì, però, inizia la crisi: la prima a crollare è la Sampdoria che nel 2010/11 inizia il campionato fallendo la
qualificazione al girone Champions nella gara di ritorno (a pochi minuti dalla fine) e addirittura arriva al
termine del campionato in 18ma posizione, retrocedendo in Serie B. Il Genoa quell’anno chiuderà al
decimo posto ma l’anno successivo, mentre la Samp conquista ai playoff la promozione in Serie A, si salva
all’ultima giornata.
Nel 2012/13 ambedue le squadre hanno faticato e non poco. La Sampdoria ha chiuso al 15mo posto, il
Genoa di nuovo al 17mo, ma la salvezza matematica è stata ottenuta rispettivamente solo alla terzultima e
penultima giornata di campionato.
Questo campionato, ancora in corso, sembra consentire ai tifosi di vivere con relativa tranquillità. Dopo un
inizio stentato e un cambio di allenatore, ambedue le squadre sembrano avviate verso una salvezza senza
troppi rischi. Ma i sogni UEFA dei tifosi di qualche anno fa sembrano essere sempre più lontani e sfocati.
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4. RISULTATI NETTI: IL GENOA MOLTO MEGLIO, MA È UNA GARA A CHI PERDE DI MENO
Genoa e Sampdoria chiudono il proprio bilancio al 31 dicembre di ogni anno (non sono le sole in Serie A)
anziché, come tradizionalmente accade, al 30 giugno. Questa scelta è stata fatta per allineare l’esercizio a
quello delle controllanti e poter così aderire all’istituto del Consolidato Fiscale, strumento che consente alle
controllanti stesse di poter utilizzare le perdite di esercizio per pagare minori tasse.
Quando osserveremo i dati, dobbiamo quindi ricordarci che ogni bilancio somma due metà di una stagione
sportiva (da gennaio a giugno e poi da luglio a dicembre) e, soprattutto, che i dati si fermano al 31.12.2012.
Nei quattro anni analizzati le due squadre non sono
mai riuscite a produrre un utile di esercizio.
Tuttavia il risultato cumulato è molto diverso: una
perdita cumulata di 32,5 milioni per il Genoa e di
oltre 134,6 milioni per la Sampdoria.
Parte della perdita della Sampdoria deriva dal processo di consolidamento, che fa emergere due operazioni
da riclassificare:
- la differenza di consolidamento (per circa 5,3 mln annui), che nasce dall’ammortamento della
differenza fra il valore al quale Sampholding ha iscritto nei bilanci la partecipazione nella UC
Sampdoria (56,5 mln al 31.12.2012) ed il patrimonio netto della stessa;
- l’operazione di lease-back sul marchio, che genera ricavi ricorrenti annuali per 1,6 mln (quota della
plusvalenza di 20 mln realizzata nel 2011), ma anche costi per ammortamento, come da schema
riportato nel bilancio, per 5,2 milioni e maggiori debiti finanziari per 24,4 milioni).
Emergono maggiori costi annuali per circa 9 mln di euro, rispetto a quelli presenti nei bilanci e, quindi, la
perdita che si otterrebbe attraverso una semplice sommatoria sarebbe in realtà vicina ai 100 milioni.
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Dal punto di vista gestionale, pur ricordando che la retrocessione della Sampdoria al termine della stagione
2010/2011 ha penalizzato in maniera importante il risultato del periodo oggetto dell’analisi, il confronto fra
i due conti economici ci porta a identificare delle differenze strutturali nella strategia di fondo che
ciascuna delle due Società ha dato al proprio modello di business.
Ambedue le squadre presentano
un EBITDA riclassificato
(prima del calciomercato)
costantemente negativo.
Il Genoa sembra saper usare la leva
del calciomercato per mitigare le
perdite di esercizio, generando un
effetto positivo di 7,8 milioni
contro una perdita di 8,6 della
Sampdoria.
5. RICAVI
Il valore medio dei ricavi (al netto del calciomercato) è abbastanza diverso fra le due squadre.
• Il Genoa produce un giro d’affari medio di 50/55 milioni di Euro. Il dato 2012 è influenzato, per circa
8 milioni di Euro, da un’operazione fatta con l’archivio RAI, che la Samp aveva realizzato in passato.
• La Sampdoria sviluppa un fatturato mediamente intorno ai 40/45 milioni di Euro ed ha superato la
soglia dei 50 milioni solo nel 2010.
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Le ragioni di questa differenza non sono da ricercarsi nel mix di vendite (che sono abbastanza simili) quanto
piuttosto nei differenti valori unitari di ricavo: con l’eccezione dei Diritti Televisivi, per i quali la Sampdoria
è in leggero vantaggio, nelle altre voci di ricavo il Genoa supera mediamente la sua concorrente.
Di seguito il dettaglio delle voci di ricavo per le due squadre.
Di seguito il dettaglio delle voci di ricavo per le due squadre.
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5.1 RICAVI DA GARE
Sono una voce che vede tradizionalmente il Genoa in vantaggio, con l’eccezione del 2010 in cui la
Sampdoria ha disputato l’Europa League. Questo è accaduto anche nel 2012/13 quando il numero di
abbonati Blucerchiati è stato superiore, in virtù di una diversa politica di prezzo praticata dalle squadre.
Questa differenza è particolarmente
marcata nel confronto dei ricavi sugli
abbonamenti.
Se nel 2009/10 il valore medio delle due
squadre era vicino, la differenza è andata
poi crescendo. Nonostante il Genoa abbia
ridotto nel 2012/13 il ricavo medio, quello
della Sampdoria è precipitato alla metà di
quello rilevato nel 2009.
5.2 RICAVI TV E MEDIA
Il confronto è influenzato dall’anno che la Sampdoria ha passato nella serie cadetta, perdendo così oltre 25
milioni di euro di ricavi, al netto del cosiddetto paracadute.
Con l’attuale sistema di distribuzione dei diritti televisivi (assegnati sulla base della cosiddetta Legge
Melandri), le due squadre non sono molto distanti fra loro potendo contare su un indotto, per la sola Serie
A, di circa 33 milioni per il Genoa e di circa 35 per la Sampdoria.
Secondo la simulazione a suo tempo realizzata su Tifoso Bilanciato per la stagione 2012/13, la differenza è
sostanzialmente dovuta alla quota di diritti assegnata sulla base dei risultati storici dal 1946 a oggi, che
vede i Blucerchiati in vantaggio.
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5.3 RICAVI COMMERCIALI
Rappresentano una quota pari a circa il 16,5% del totale e fino al 2009 vedevano la Sampdoria in vantaggio
in termini assoluti. Il Genoa ha recuperato, anche se il dato relativo al 2012 è influenzato dalla cessione dei
diritti all’archivio alla RAI, operazione che la Sampdoria aveva già effettuato in passato. La voce è però quasi
totalmente rappresentata dagli sponsor (tecnico, maglia, istituzionale), mentre il merchandising – sebbene
in crescita - è ancora marginale, raggiungendo a fatica il milione di euro.
5.4 ALTRI RICAVI E PROVENTI
La parte più rilevante nasce dalla capitalizzazione dei costi del vivaio, che sono una cifra pari a circa 4
milioni all’anno per il Genoa, mentre la Sampdoria ha iniziato questa prassi solo nel bilancio 2012, per
l’importo di 1,4 milioni. Le spese sul settore giovanile possono essere considerate tutti gli effetti degli
investimenti e le NOIF (le regole della FIGC) consentono di considerarle degli oneri cosiddetti ad utilità
pluriennale, ovverosia dei costi che porteranno dei benefici solo in futuro. In pratica le squadre annullano il
costo sostenuto nell’esercizio mediante una posta di ricavo con un ammortamento per cinque anni.
Per il resto le voci sono molto simili: troviamo i contributi della Lega Calcio, i premi per i giocatori che
partecipano agli eventi ufficiali con le Nazionali di categoria e i rimborsi assicurativi per gli infortuni dei
calciatori.
6. COSTI OPERATIVI
6.1 SPESE GENERALI
La Sampdoria sembra complessivamente meno efficiente nella gestione delle spese generali con una media
di 16 milioni all’anno contro i 14,6 del Genoa. Se, però, limitiamo l’analisi alle ultime due stagioni la
proporzione si inverte.
6.2 COSTI DEL PERSONALE
Il Genoa ha assorbito con il solo costo del personale una media di 49,8 milioni, ma il dato è stato superiore
ai 50 milioni nelle ultime due stagioni, complici anche le scelte sugli allenatori, che hanno portato costi
aggiuntivi. Questo valore, se parametrato al fatturato del periodo, significa che i Rossoblù spendono il
91,7% del proprio fatturato operativo solo per questa voce.
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[Nota: il bilancio della Sampdoria non separa le voci di costo del personale]
La Sampdoria ha invece speso una media di 42,2 milioni, cifra peraltro salita a 50,7 milioni nel 2012 anche
per effetto di un premio verosimilmente derivante dalla promozione in Serie A. Complice anche il minor
fatturato del periodo questa cifra rappresenta addirittura il 105,9% del totale dei ricavi operativi, ma
sarebbe vicina al 90% anche se i Blucerchiati fossero rimasti costantemente in Serie A.
Il risultato di questa situazione, come abbiamo evidenziato in precedenza, è che le due squadre presentano
costantemente una perdita operativa prima delle operazioni di calciomercato, situazione che può essere
risolta solo attraverso una differente politica salariale. In questo senso, almeno a giudicare dai dati relativi a
suo tempo pubblicati dalla Gazzetta dello Sport, mentre la Sampdoria sembra essere intervenuta sulla voce
(i costi per la rosa titolare a inizio stagione sono scesi da 27,3 a 22 milioni), il Genoa invece è rimasto
sostanzialmente fermo sui 27,2 milioni di euro.
6.3 GESTIONE DEL PARCO CALCIATORI
Dovendo separare il risultato sportivo da quello gestionale, si è diffusa negli anni l’abitudine di valutare le
squadre di calcio secondo due livelli di reddittività: il primo, quello definito “EBITDA riclassificato”, misura le
performance della società esclusivamente dovute ai risultati della gestione ordinaria. Il secondo è un vero e
proprio risultato operativo, che tiene conto di una componente comunque importante del giro d’affari delle
squadre: la gestione del parco calciatori.
All’interno di questa voce confluiscono le plusvalenze e minusvalenze sulla vendita dei giocatori, i costi e
ricavi dalla gestione temporanea dei calciatori (prestiti e compartecipazioni), i costi per osservatori ed
intermediari e, infine, gli ammortamenti dei diritti pluriennali dei giocatori.
Questa è la voce sulla quale emergono le maggiori differenze di impostazione e risultato delle due società,
che spiegano anche perché, a fronte di una struttura di ricavi molto simile e pur considerando l’effetto della
retrocessione del 2011/12, la Sampdoria abbia accumulato 134 milioni di perdite in quattro anni, contro i
32,5 milioni del Genoa.
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6.4 ALTRI COSTI (AMMORTAMENTI, INTERESSI, TASSE)
La voce più importante è rappresentata dai costi non operativi che ospitano al loro interno gli
ammortamenti (al netto del parco calciatori), gli interessi passivi sul debito bancario e le partite
straordinarie.
Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni
Per il Genoa si tratta di voci residuali.
Nel caso della Sampdoria, invece, la voce accoglie circa 5,3 milioni di differenze di consolidamento e, per il
periodo 2011/2016 anche 5,2 milioni rappresentati dall’ammortamento del marchio, oggetto di una
seconda operazione di lease-back nel luglio 2011.
Interessi passivi
Il Genoa ha costantemente un costo maggiore e la differenza si è acuita nel 2012, quando ha pagato circa
6,6 milioni di euro contro i 4 della Sampdoria. Poiché l’esposizione complessiva è simile (80 milioni il
Genoa, 78,6 la Samp) il maggior costo potrebbe derivare dalla differente struttura della stessa: mentre il
debito della Sampdoria è costituito per il 71% da finanziamenti a medio termine, quello del Genoa è
prevalentemente rappresentato da operazioni di fattorizzazione dei diritti televisivi e dei crediti il Lega, che
possono avere dei costi superiori.
Partite straordinarie
Quasi nulle quelle del Genoa, mentre la Sampdoria ogni anno evidenzia un beneficio di 2/3 milioni di euro.
Di questi circa 1,6 milioni sono la quota annuale della plusvalenza (25 milioni) realizzata nel luglio 2011 con
l’operazione di vendita del marchio.
Imposte
Per il Genoa rappresentano un costo di circa 1,5 milioni annui; la Sampdoria, a causa delle forti perdite
registrate, non paga imposte correnti e genera invece un miglioramento mediante l’iscrizione delle imposte
differite.
7. LO STATO PATRIMONIALE
L’analisi di una squadra di calcio non può non soffermarsi su quelle voci che caratterizzano questo tipo di
società rispetto alle altre, evidenziando – all’interno dell’attivo e del passivo – quelle che sono direttamente
legate ai calciatori: il valore a bilancio della rosa, le compartecipazioni, il saldo dei crediti e dei debiti
derivanti dal calciomercato.
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Purtroppo le istruzioni operative della FIGC non aiutano a giungere a una rappresentazione fedele della
situazione, in quanto la descrizione delle voci non è omogenea (talvolta è addirittura carente) ed in alcuni
casi non richiede di esporre alcuni dettagli significativi.
Per fare un esempio concreto: mentre i crediti e debiti da calciomercato, che passano attraverso la Lega
Calcio, sono esposti in maniera precisa, eventuali crediti e debiti verso società di calcio straniere
potrebbero essere “annegati” all’interno delle normali transazioni commerciali senza possibilità di
identificarli, a meno che la Società non decida autonomamente di fornire questo dettaglio nella Nota
Integrativa.
L’analisi dello Stato Patrimoniale delle due Società ci restituisce una fotografia di due strategie
completamente diverse nella gestione di una società di calcio: mentre il Genoa ha scommesso fortemente
sul calciomercato come strumento di gestione del Club, la Sampdoria non sembra considerare tale attività
realmente funzionale alla vita del Club.
L’evidenza di questa differenza si ha, in particolare, osservando i differenti valori del parco giocatori di
proprietà: sempre superiori ai 90 milioni per il Genoa (con un picco a 125 milioni nel 2011), mai oltre i 43
milioni per la Sampdoria. Contemporaneamente, il saldo del calciomercato è molto positivo per il Genoa
(con un picco di 45,7 milioni nel 2012), mentre è perennemente negativo per la Sampdoria (anche se su
valori più ridotti nell’ultimo biennio).
Il Genoa ha potuto contenere le perdite di esercizio grazie alle plusvalenze del calciomercato ma ha
generato una spirale negativa che, facendo crescere gli ammortamenti legati ai calciatori, ha
costantemente incrementato la necessità di generare nuove plusvalenze, a scapito dei risultati sportivi e,
soprattutto, della situazione finanziaria. Non a caso nel 2012 il Genoa ha visto crescere in maniera
importante i propri debiti verso fornitori e verso l’erario, quale strumento di autofinanziamento
addizionale rispetto all’apporto dell’azionista di riferimento. Anche perché l’apporto stesso, dopo il
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versamento di 21 milioni effettuato nel 2011, nel periodo successivo si è “limitato” alla conversione dello
stesso finanziamento in versamento copertura delle perdite, senza ulteriori apporti di denaro. Il 2012
stesso sembra essere l’anno in cui è stato deciso un cambiamento di politica, procedendo alla progressiva
riduzione del parco giocatori (iniziata già nel corso dell’esercizio e proseguita nelle sessioni di calciomercato
della stagione 2013/14) allo scopo di riportare la situazione nell’ambito di una maggiore sostenibilità.
Dall’altra parte la Sampdoria (per la quale non si può disconoscere l’effetto negativo portato dalla
retrocessione in Serie B) non sembra essere in grado di sfruttare la leva del calciomercato per finanziare il
proprio deficit strutturale ed è quindi totalmente dipendente dall’azionista per sostenere le perdite di
esercizio, sempre molto rilevanti. Ricordiamo che la Sampdoria è direttamente controllata dall’azionista
San Quirico attraverso una holding intermedia, Sampholding Spa, che ha contratto debiti bancari per far
fronte alle necessità di cassa della squadra di calcio. Come vedremo, oltre a finanziamenti a medio termine,
la Sampholding è già ricorsa per ben due volte alla vendita del marchio attraverso operazioni di lease-
back, ottenendo complessivamente 31,5 milioni di plusvalenze ma incrementando così la propria
esposizione finanziaria.
7.1 CREDITI E DEBITI CORRENTI
All’interno di queste voci sono presenti crediti e i debiti delle società per l’attività non legata al
calciomercato. Tipicamente i crediti commerciali derivano dai ricavi nei confronti della Lega di Serie A (ad
esempio per i diritti tv) e degli sponsor, mentre la voce dei debiti accoglie le spese legate al funzionamento
della squadra (sede sociale, campo allenamento, viaggi e trasferte, ecc.).
Il Genoa ha visto una crescita più che
proporzionale dei propri debiti verso
fornitori (passati da 18,3 a 31,7 milioni) e
dei debiti verso lo Stato. In quest’ultimo
caso, peraltro, la situazione è circoscritta al
debito IVA per circa 10,2 milioni, oggetto di
un accordo di rateizzazione con l’Agenzia
delle Entrate firmato nel dicembre del 2012.
La Sampdoria ha, invece, fatto registrare
una forte variazione degli “altri debiti” che
ospita in particolare la voce dei risconti
passivi sia sui ricavi per i diritti TV (7,9 mln)
sia sulla plusvalenza sulla cessione del
marchio realizzata nel luglio 2011 (17,6
mln).
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7.2 IMMOBILIZZAZIONI
In questa voce sono incluse le immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie al netto di quelle legate
ai giocatori (calciatori di proprietà e comproprietà).
La variazione per il Genoa deriva per 1 milione alla maggiore capitalizzazione dei costi del vivaio e per 8,5
milioni all’iscrizione a bilancio dei costi sostenuti per l’acquisto dei diritti televisivi dall’Archivio RAI. La
Sampdoria, invece, esprime un valore molto più elevato (59,8 mln netti contro i 19 mln del Genoa) per
effetto in particolare dell’iscrizione della differenza di consolidamento (32,4 mln) e del marchio (15,6 mln).
7.3 PARCO CALCIATORI
La due Società hanno una politica in antitesi: se il Genoa, almeno fino al 2011, ha fatto del calciomercato un
asset strategico del proprio modello di business (arrivando a detenere a fine 2011 calciatori per un valore
netto a bilancio di 125 milioni), la Sampdoria ha invece concentrato la propria attività al parco funzionale
alla squadra, contenendo il valore della rosa al di sotto della soglia del 45 milioni.
Al 31 dicembre 2012, il Genoa deteneva la
proprietà di 70 calciatori e la comparteci-
pazione su altri 19 (per un valore
complessivo di 111,7 milioni).
Alla stessa data, la Sampdoria deteneva la
proprietà di 37 giocatori e comparteci-
pazione su altri 6 (per un valore netto 29
milioni).
7.4 CREDITI E DEBITI DA CALCIOMERCATO
In precedenza avevamo osservato l’andamento di crediti e debiti di natura commerciale che, stante la
specificità del settore, non sono che una delle componenti del capitale circolante di una società di calcio.
Esistono altre voci di credito e debito che sono altrettanto significative e nascono dall’attività di
compravendita dei calciatori.
Ricordiamo innanzitutto che esiste una differenza sostanziale fra le operazioni effettuate fra squadre
italiane e quelle che riguardano, invece, acquisti e cessioni con l’estero. Negli ultimi anni, inoltre, è diffusa
la prassi di concedere dilazioni per il pagamento, che possono giungere fino a 5 anni dalla data
dell’acquisto.
Nel caso delle vendite in Italia, tutto avviene per il tramite della stanza di compensazione presso la Lega,
senza transazioni in denaro dirette fra le squadre: quando la squadra “A” vende un giocatore alla squadra
“B”, al momento del deposito del contratto acquisisce un credito verso la Lega, che può utilizzare per
acquistare altri giocatori, oppure tenere disponibile per sessioni successive di calciomercato
(recentemente, per consentire il finanziamento delle attività, alcune squadre hanno smobilizzato tali crediti
con il sistema bancario). Contemporaneamente, la squadra acquirente deve garantire il pagamento del
proprio debito; lo può fare attraverso una compensazione con dei crediti precedentemente acquisiti,
oppure rilasciando fideiussioni alla Lega per l’importo pari al debito netto emergente.
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Laddove la transazione avvenga con una società straniera, invece, il regolamento del pagamento è da
effettuarsi in denaro. La garanzia sull’eventuale dilazione concessa dal venditore rimane oggetto di
negoziazione fra le parti. A partire dal 2012 è entrato in vigore un nuovo strumento in ambito FIFA,
(Transfer Matching System), nato con l’obiettivo di tracciare e regolamentare tutti i trasferimenti di
calciatori. Per il momento, però, lo stesso non interviene ancora sulla parte finanziaria della negoziazione,
limitandosi a far emergere i valori della stessa e le condizioni del contratto di compravendita stipulato fra le
due squadre di calcio.
Il calciomercato, inteso sia dal punto di vista degli investimenti e disinvestimenti, sia da quello delle
scadenze di incassi e pagamenti, può quindi diventare elemento determinante per la gestione
dell’esposizione finanziaria della società.
Il Genoa, a partire dal 2010, ha fatto riscontrare un saldo del calciomercato sempre positivo, giungendo ad
esporre un credito complessivo di 45,7 milioni di euro al 31 dicembre 2012.
Nel corso del 2013 la Società non ne avrà un beneficio finanziario, considerando che il saldo fra incassi e
pagamenti è negativo per circa un milione di euro, ma in generale è possibile confermare che il
calciomercato è un’area di attività aziendale che dovrebbe consentire una sorta di autofinanziamento per
i prossimi due anni.
La Sampdoria, al contrario, si trova costantemente a debito con il calciomercato, sebbene le cifre
complessive siano notevolmente scese nel biennio 2011/2012, tornando su livelli più gestibili (8,7 milioni,
dei quali 5,5 nel corso del 2013) rispetto al biennio precedente, che aveva visto sforare il tetto dei 20
milioni.
Non appare quindi un’area dalla quale la Società può attendersi un recupero di cassa, quanto piuttosto
un costante assorbimento di risorse, che andrebbero generate dall’attività caratteristica per evitare il
continuo ricorso al debito bancario o all’intervento dell’azionista.
7.5 CREDITI E DEBITI DA CALCIOMERCATO
15
7.6 POSIZIONE FINANZIARIA NETTA
Abbiamo già evidenziato la differente strategia delle due squadre nella gestione del proprio fabbisogno
finanziario, che presentano ambedue un debito strutturalmente troppo elevato: il valore medio
rappresenta, al netto delle operazioni di calciomercato, circa il 140% del fatturato per il Genoa ed il 200%
per la Sampdoria.
Entrambe le squadre presentavano al 31 dicembre un debito verso le banche intorno agli 80 milioni di
euro (80,15 il Genoa e 78,6 la Sampdoria) ma la natura dello stesso è molto differente:
l’indebitamento del Genoa è prevalentemente di natura autoliquidante (dovuto ad operazioni di
anticipazione di crediti verso la Lega per i diritti televisivi della Serie A e dai crediti per il
calciomercato);
la Sampdoria ha invece quasi il 71% dei propri debiti legati a finanziamenti a medio termine e
all’operazione di lease-back sul marchio realizzata nel 2011 che, quindi, devono essere coperti
prelevando le risorse dalla produzione di cassa operativa, per evitare che debbano essere
rimborsati direttamente dal socio.
Considerata l’incapacità strutturale delle due società di produrre un reddito operativo positivo, premessa
per generare autonomamente dei flussi di cassa positivi per ridurre la propria esposizione bancaria, questo
è un problema che le due squadre dovranno affrontare seriamente.
La situazione del Genoa è meno pesante,
perché la rata di rimborso è contenuta in 4
milioni di euro annui, fino al 2017.
La Sampdoria, invece, ha di fronte un
triennio (2013-2015) molto impegnativo, in
cui dovrà restituire alle banche un totale di
37,5 milioni di Euro: 17,2 nel 2013 ed altri
13 nel corso del 2014. Superata questa fase
critica, le restanti rate saranno limitate a 2
mln di euro per il marchio, quindi più
gestibili.
16
Da segnalare il forte impegno di ambedue i soci di controllo: oltre ai finanziamenti soci e/o versamenti in
conto capitale l’esposizione debitoria del Genoa (fra banche e Lega) è coperta da fideiussioni e garanzie
rilasciate dalla controllante Fingiochi Spa per 90 milioni, mentre la San Quirico Spa, controllante ultima
della Sampdoria, è esposta con fideiussioni e garanzie per un totale di circa 115 milioni.
7.7 CREDITI E DEBITI INFRAGRUPPO
Sia il Genoa, sia la Sampdoria hanno aderito al Consolidato Fiscale della controllante effettiva
(rispettivamente la Fingiochi Spa e la San Quirico Spa). Questo consente, ad esempio, alle controllanti
stesse di poter utilizzare le perdite fiscali che si creano in deduzione diretta delle imposte di loro
competenza, iscrivendo un debito verso la controllata per la quota di imposte non versate allo Stato
(analogamente, sebbene con segno inverso, accade nel caso di utili della controllata).
Una parte dei crediti infragruppo, quindi, derivano da questi crediti di natura fiscale che le controllate
iscrivono nel loro bilancio e che poi sono saldati dalle controllanti nei tempi previsti dal contratto di
Consolidato Fiscale. Nel caso della Sampdoria, il valore del 2012 è rappresentato per 10,3 milioni di euro da
versamento in conto capitale della San Quirico nella Sampholding, confermato entro la data di chiusura
dell’esercizio ma effettuato successivamente.
Per quanto concerne i debiti, nel caso del Genoa si tratta di un finanziamento soci di 21 milioni erogato nel
corso del 2011, successivamente ridotto man mano che veniva convertito in versamento a copertura delle
perdite della Società. Nel corso dei primi mesi del 2013, stando a quanto riportato dal Collegio Sindacale,
sono stati convertiti ulteriori 7,75 milioni di euro.
Nel caso della Sampdoria, invece, i debiti esposti si riferiscono essenzialmente a oneri da consolidato
fiscale nei confronti della San Quirico Spa.
7.8 PATRIMONIO NETTO
Il Patrimonio Netto del Genoa al 31 dicembre 2012 è pari a 1,15 milioni di euro. La decisione dell’azionista
di riferimento di procedere alla conversione di ulteriori 7,75 milioni di finanziamento soci è dovuta
essenzialmente al del Codice Civile, che prescrive l’obbligatorietà di un intervento quando le perdite
complessivamente realizzate, al netto delle riserve iscritte, superino i 2/3 del capitale sociale.
Nel caso della Sampdoria la tabella espone un Patrimonio Netto negativo, che però si forma in funzione
delle rettifiche di consolidamento che abbiamo voluto simulare. Poiché, infatti, è la controllante San Quirico
a redigere il bilancio consolidato che include sia la UC Sampdoria, sia la Sampholding, quest’ultima non
sarebbe tenuta ad effettuare il consolidamento. Per pronto riscontro abbiamo quindi riportato i patrimoni
netti di ciascuna della due società, così come emergono dal rispettivo bilancio civilistico depositato.
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8. IL TEST DEL FAIR PLAY FINANZIARIO: GENOA OK, SAMP FUORI NEL 2013
Il Fair Play Finanziario è entrato in vigore nel 2009 e la stagione corrente sarà la prima sulla quale verranno
fatte le verifiche per il rispetto dei requisiti. Genoa e Sampdoria non hanno ancora approvato i propri
bilanci al 31.12.2013 (che peraltro non coincidono con la stagione sportiva ma con l’anno solate), quindi il
test è in realtà una mera simulazione.
Una squadra di calcio che intenda ottenere la Licenza UEFA e partecipare ad una competizione europea
deve dimostrare di avere taluni requisiti. I due principali sono l’obbligo di pareggio di bilancio (“break-even
rule”) e l’assenza di debiti scaduti (“no overdue debts”).
Le società devono raggiungere il punto di pareggio fra ricavi e costi di gestione. Tale calcolo nasce dalla
differenza fra:
ricavi rilevanti (“relevant incomes”): vendita di biglietti ed abbonamenti, diritti televisivi,
sponsorizzazioni e pubblicità. A ciò vanno aggiunte le plusvalenze sulla vendita di giocatori, i ricavi
da alienazione delle immobilizzazioni materiali (es. immobili) ed i proventi da operazioni finanziarie;
costi rilevanti (“relevant expenses“): salari e benefit dei dipendenti, spese generali, ammortamenti
dei costi dei giocatori, oneri finanziari ed eventuali dividendi.
La verifica deve essere fatta per “periodi di monitoraggio” triennali (ad eccezione del primo periodo che
sarà biennale e riguarderà le stagioni 2011/12 e 2012/13): il risultato cumulato deve essere positivo o
comunque evidenziare un deficit complessivo non superiore a 5 milioni di euro. Qualora un anno tale limite
fosse superato, è possibile utilizzare eventuali surplus dei due anni precedenti.
Per i primi cinque anni sarà ancora consentito ai Club di avere deficit superiori a tale limite, purché gli
azionisti provvedano al loro completo ripianamento. È prevista una soglia massima decrescente di 45
milioni di euro (per le licenze richieste nelle stagioni 2013/2014 e 2014/2015), che scenderà a 30 milioni di
euro per le tre successive (il valore è riferito all’intero periodo di monitoraggio, quindi biennio o triennio, e
non al singolo anno).
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Il secondo pilastro sul quale poggia il FFP è il divieto di avere debiti scaduti nei confronti del personale, del
fisco, degli Istituti di Previdenza Sociale e, non ultimo, delle altre squadre di calcio a seguito delle operazioni
di calciomercato.
L’errore comune è quello di osservare il bilancio delle squadre e soffermarsi esclusivamente sul valore
assoluto dei debiti: non è quello il punto. Come tutte le società anche le squadre di calcio hanno dei debiti,
quali ad esempio finanziamenti bancari e dilazioni di pagamento concesse dai fornitori e dalle altre squadre
di calcio in fase di acquisto dei calciatori. L’UEFA vuole accertarsi che la politica finanziaria del Club non lo
porti ad eccedere, cioè ad accumulare debiti che poi non vengono pagati. Questa (magari con la
compiacenza di alcuni Governi troppo “morbidi” nel consentire il mancato pagamento di tasse ed oneri
sociali) può essere una situazione che distorce la concorrenza fra le squadre, perché consente ad alcune di
avere disponibilità finanziarie improprie, in quanto derivanti dal mancato assolvimento di obblighi che gli
altri stanno rispettando.
8.1 GENOA CFC: TEST SUPERATO
Nel caso del Genoa è stato sufficiente neutralizzare la capitalizzazione dei costi del vivaio (voce che la UEFA
consente di non considerare fra i costi), elidendo i ricavi e costi annuali nonché gli ammortamenti delle
capitalizzazioni degli anni precedenti.
Il Genoa supera tranquillamente il test del Fair Play Finanziario. Il risultato aggregato delle stagioni
2010/12 (che, in assenza di ulteriori dettagli, nel nostro caso corrisponde a quella dei bilanci annuali al
31.12.11 e 31.12.12), è una perdita di 3,4 milioni, quindi non imporrebbe neanche un intervento da parte
dell’azionista. Inoltre, considerando che la soglia massima tollerata prima di possibili sanzioni è di 45
milioni, si può già ipotizzare che la situazione sia sotto controllo indipendentemente dal risultato del
bilancio al 31.12.2013. Questo consente al Genoa di non avere problemi per il mancato rispetto delle soglie
di controllo relative all'incidenza dei costi del personale sui ricavi totali (che a dispetto del nome non
includono nella definizione UEFA i proventi da gestione del parco calciatori) ed il requisito del debito netto
inferiore ai ricavi totali.
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Nella verifica degli indicatori abbiamo lasciato in bianco la voce relativa ai debiti scaduti. Recenti lanci della
stampa hanno segnalato che il Genoa avrebbe delle situazioni debitorie nei confronti di due squadre
straniere relative all’acquisto di due giocatori. La definizione di “debito scaduto”, peraltro, si applica
esclusivamente a quelle partite per le quali non esista un accordo di dilazione di pagamento ovvero non
siano oggetto di un contenzioso. Non essendo disponibili valutazioni ufficiali, abbiamo quindi preferito non
rilevare l’indicatore; se il Genoa dovesse trovarsi in una situazione di difetto, peraltro, potrebbe essere
oggetto di sanzioni in caso di partecipazione alle competizioni UEFA.
8.2 UC SAMPDORIA: CON IL 2013, FUORI DAI PARAMETRI UEFA
Anche per la Sampdoria l’unica voce sulla quale intervenire è quella costi del vivaio. Poiché la Società ha
iniziato a capitalizzare i costi solo nel bilancio al 31.12.2012, non è stato possibile identificare la voce di
costo relativa all’esercizio precedente. In ogni caso, come si vedrà, non è rilevante ai fini dello sforamento
della soglia.
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La Sampdoria supera a filo il test del Fair Play Finanziario: la perdita aggregata arriva già a 44,3 milioni di
euro, quindi consentirebbe solo ulteriori 70.000 euro di perdita per non superare la soglia e incorrere in
sanzioni, mentre già sappiamo che la perdita dovrebbe essere intorno 20 milioni di euro.
Gli altri parametri fuori controllo sono quello del Patrimonio Netto negativo (che però è influenzato dal
processo di consolidamento: non sappiamo come questo verrebbe trattato in sede UEFA). In compenso la
Sampdoria ha due ulteriori problemi perché superando la soglia della perdita massima consentita si trova a
doversi sottoporre alla verifica anche del rapporto costo del personale/ricavi totali e debito netto/ricavi
totali, fallendo in ambedue i casi.
9. LO STADIO DI PROPRIETÀ È REALMENTE UNA SOLUZIONE?
La Sampdoria sta da anni portando avanti idee per la realizzazione di un impianto di proprietà a Genova.
La prima iniziativa concreta risale al 2006, e prevedeva la realizzazione di un complesso nell’area adiacente
all’Aeroporto di Genova con uno stadio da 30.000 posti ed un centro commerciale. Per motivi tecnici legati
anche a tematiche di sicurezza aeroportuale, l’ENAV non ha dato l’autorizzazione ed il progetto è
tramontato. Nella primavera del 2013, la società ha presentato un’idea progetto per l’utilizzo delle aree
attualmente occupate dalla Fiera di Genova, dove è ospitato il Palasport.
Il Genoa, dal canto suo, non ha mai manifestato un interesse concreto per la realizzazione di un impianto di
proprietà. La Fondazione Genoa (azionista) ha realizzato nel 2009 un progetto per la ristrutturazione del
“Luigi Ferraris”, presentato ufficialmente al Comune, ma ad oggi non si hanno notizie di passi concreti in tal
senso.
Il tema degli stadi di proprietà, specialmente quando il progetto riguarda una squadra del livello delle due
Genovesi, è però controverso:
uno stadio nuovo comporta normalmente una variazione della politica di prezzi della società
relativamente alla biglietteria. Con l’eccezione della Germania, nel resto dei casi si tratta
di incrementi che arrivano anche al 40%;
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occorre accertarsi dell’effettiva possibilità di sfruttare l’impianto al massimo delle sue potenzialità,
tipicamente riservando una quota di spazi per un’utenza “business” (Sky Box, Business Seats)
disposta a pagare per dei servizi aggiuntivi normalmente non di interesse del tifoso;
il dimensionamento dello stadio è fondamentale, perché per generare degli utili veri la percentuale
di riempimento deve superare il 90;
costruire o ristrutturare uno stadio ha dei costi. Se l’azionista, come di solito accade, non mette
tutto il capitale necessario, la società deve tenere conto che all’incremento dei ricavi corrisponde
un aumento dei costi di gestione, ma anche – perlomeno per i primi 10 anni – un mutuo da
rimborsare.
Considerando l’attuale affluenza degli spettatori, probabilmente lo stadio dovrebbe essere dimensionato
per 30.000 posti. Sulla base degli standard internazionali si può ipotizzare un costo di costruzione vicino
ai 70 milioni, ai quali vanno aggiunti i costi di acquisto/concessione dell’area gli eventuali oneri di
urbanizzazione e di adeguamento dell’area. Al netto di eventuali iniziative di natura commerciale o
residenziale, l’investimento dovrebbe essere quindi di circa 100 milioni di euro. Immaginando un
apporto cash da parte della Società del 30%, rimangono da finanziare circa 70 milioni, corrispondenti in
15 anni ad un mutuo decennale da circa 6,25 milioni all’anno (fra rata capitale ed interessi).
Un impianto di questo tipo, sempre considerando gli standard internazionali, ha un costo diretto di
gestione composto da personale e spese generali (2,5 milioni), ammortamenti della costruzione e degli
impianti (3,9 milioni) e interessi passivi sul mutuo (una media di 2 mln annui). A questo va sottratto
l’attuale canone di affitto pagato (1,2 milioni). Alla fine lo stadio rappresenterebbe un costo di gestione
netto addizionale di circa 7,2 milioni di euro all’anno per la squadra che realizza l’investimento.
Nel caso della Sampdoria, questo vorrebbe dire che il fatturato addizionale derivato dallo stadio (fra ricavi
da gare, hospitality, sky box, merchandising) dovrebbe passare, solo per pareggiare i costi addizionali,
dagli attuali 4 milioni fino a 13,2 milioni.
Per averli, pur partendo dal presupposto di raggiungere una percentuale di riempimento di almeno il 90%
(27.000 spettatori di media, 3.800 in più di quanti non dica la media dell’ultimo quinquennio), è
indispensabile che l’offerta business decolli e che il prezzo medio della biglietteria cresca.
Il solo aumento degli spettatori, alla media attuale di 8,66 euro di ricavo per spettatore, porterebbe circa
1,25 milioni di ricavi addizionali. Ipotizzando che Sky Box e l’offerta business possano valere altri 4
milioni, che lo stadio incrementi i ricavi per bar, ristoranti e merchandising di circa 2 milioni annui e che si
riesca a vendere i naming rights dell’impianto per 2,5 milioni, si raggiunge un totale di 9,7 milioni di euro
addizionali, portando i ricavi da stadio alla cifra di 13,5 milioni, che sono sufficienti a coprire i costi
addizionali creati, quanto meno nei primi dieci anni di vita dell’impianto.
Per portare un beneficio effettivo alla squadra, non rimangono che due possibilità:
utilizzare la componente prezzo, aumentando i costi per biglietti ed abbonamenti. Ipotizzando
una crescita del 40% (valore medio registrato ovunque, tranne che in Germania) e basandosi sui
27.000 spettatori medi a partita, questo potrebbe creare un volano addizionale di circa 1,2 milioni
di euro all’anno.
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sperare nell’aumento del numero di partite giocate allo stadio (per effetto della partecipazione
alle fasi finali della Coppa Italia oppure a una Coppa Europea) perché in linea teorica ogni partita
addizionale può valore da sola un incasso di circa 1,5 milioni.
Le controindicazioni sono nel fatto che l’iniziativa costringe il socio di riferimento ad un investimento
importante (circa 30 milioni di euro) e, soprattutto, che può portare un beneficio concreto ai conti della
squadra solo a condizione di aumentare gli spettatori medi fino a saturazione dell’impianto e di riuscire a
posizionarsi in maniera abbastanza stabile fra le prime 6/8 squadre del campionato, per giocare un numero
maggiore di partite rispetto alle 19 della Serie A.
10. CONCLUSIONI E PROSPETTIVE
I ricavi delle due squadre Genovesi sono abbastanza in linea, nella loro composizione, con il taglio medio
della Serie A e ne scontano le problematiche: l’assoluta dipendenza dai diritti televisivi (la cui assenza,
come nel caso della retrocessione della Sampdoria, produce delle vere e proprie voragini) e la poca
possibilità di sfruttare i ricavi commerciali e da sponsorizzazioni.
L’analisi dei numeri della Serie A, conferma
però che la Sampdoria ha avuto (almeno
fino al 2012) il modello di gestione
peggiore di tutta la Serie A se paragonato a
realtà delle sue dimensioni economiche.
Limitando l’osservazione alle stagioni dalla
2010/11 alla 2012/13, e non sottovalutando
gli effetti della retrocessione in Serie B, con
i suoi 108 milioni di perdita si pone
immediatamente a ridosso di Inter,
Juventus, Roma e Milan.
Anche volendo annullare gli effetti del consolidamento e considerando la perdita pari a soli 82 milioni, la
distanza con la sesta in classifica è comunque enorme: la Fiorentina, che la segue immediatamente a
ridosso, ha segnato nello stesso periodo perdite per “soli” 40,9 milioni di euro.
Migliori i risultati del Genoa, che ha fatto registrare perdite totali per 31,8 milioni. Nel caso dei Rossoblù,
peraltro, occorre considerare che nelle stagioni in esame i risultati economici non sono dipesi dalla
necessità di raggiungere risultati sportivi di livello, quando piuttosto dal problema strutturale derivante dai
costi di gestione operativi non coerenti con i ricavi al netto del calciomercato.
10.1 IL RISULTATO DEL 2013
Non è facile stimare le evoluzioni che potranno avere le squadre nel 2013, ma a parte un recupero da parte
dei Blucerchiati sui diritti televisivi (sarà di nuovo una somma di due mezze stagioni passate interamente in
Serie A), difficilmente potranno muoversi dalle medie degli anni precedenti.
Le notizie diffuse dalla stampa parlano di una perdita prevista per la Sampdoria (che dovrebbe approvare il
proprio bilancio in Consiglio di amministrazione entro la fine di marzo) di circa 15 milioni. A questa andrà
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aggiunta quella della controllante Sampholding (che sopporta il peso degli oneri finanziari
dell’indebitamento) che negli ultimi anni è stata intorno ai 4 milioni. Complessivamente, quindi, la
Sampdoria dovrebbe chiudere il 2013 con una perdita vicina ai 20 milioni di euro.
Non sono ancora state diffuse informazioni sul Genoa che, peraltro, ha effettuato un’operazione
straordinaria alla fine del 2013 costituendo mediante cessione di ramo d’azienda la società “Genoa Image
Store Museum & Marketing Srl” con un valore netto di conferimento di 23,5 milioni di euro.
È tuttavia verosimile che anche il Genoa chiuda il proprio bilancio caratteristico in perdita, per un valore
che potrebbe essere compreso fra i 10 ed i 15 milioni di euro, cifra che potrebbe essere oggetto di recupero
attraverso i proventi del calciomercato dell’anno 2013.
In ambedue i casi, anche per il 2013 le Società dovranno fare ricorso al supporto dell’azionista di
riferimento, che sarà verosimilmente chiamato ad intervenire con versamenti di capitale per garantire la
continuità aziendale.
10.2 LE PROSPETTIVE
Genoa e Sampdoria sono progressivamente scivolate nella fascia della Serie A compresa fra le squadre che
effettivamente possono pensare di ottenere qualche risultato sportivo di rilievo (le prime otto posizioni) e
quelle che iniziano il campionato già sapendo che il rischio di retrocessione è superiore alla media delle
altre. Un campionato giocato sopra le righe può proiettarli al piano superiore, un passo falso può
condannarle ad una stagione giocata sull’orlo del precipizio.
L’unica possibilità di uscire da questo limbo sarebbe poter allestire delle squadre competitive, con un
progetto sportivo di medio termine, raggiungendo nel contempo l’autosufficienza economica e
finanziaria. La dipendenza dall’azionista di riferimento, infatti, oltre a non essere “sana” sotto un profilo
gestionale, espone le Società a dei rischi indiretti nel momento in cui lo stesso dovesse essere a sua volta
impegnato in altri investimenti strategici o in difficoltà per motivi contingenti.
Sul fronte dei ricavi, le strade per aumentare il fatturato delle Società passano essenzialmente
dall’ottimizzazione dei ricavi da gare, dall’incremento degli sponsor e dal progressivo miglioramento del
merchandising. Ma sono voci che appaiono, tutto sommato, marginali. Nel 2012 la somma delle stesse ha
portato ricavi al Genoa per 16,2 milioni e alla Sampdoria per 12,9 milioni. In passato le cifre ricavate sono
state maggiori quindi esistono probabilmente spazi per un recupero, ma stiamo parlando di un incremento
di 5/6 milioni di euro all’anno: cifra sicuramente interessante (rappresenterebbe un 10/12% del fatturato
annuale), ma certamente non determinante.
Contemporaneamente, però, le due squadre devono cambiare modello e strategia.
Non potendo operare in maniera immediata sul fronte dei ricavi, occorre ripensare la struttura dei costi,
partendo da quelli che rappresentano la vera spina nel fianco di ogni squadra di calcio: il personale.
È chiaro che non è possibile intervenire in maniera troppo drastica sulla rosa, correndo il rischio di perdere
quella competitività necessaria per garantire la permanenza in Serie A, ciononostante occorre provare a
riportare il costo del personale all’interno di una soglia massima del 50%/60% del fatturato, di fatto
dimezzandolo rispetto ai costi attuali.
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Non è un’impresa facile: ma un budget lordo di 20 milioni (almeno altri 5 sono assorbiti dal personale non
tesserato) significa avere a disposizione circa 11 milioni di stipendi netti, che su una rosa standard (23
giocatori) rappresentano una media di 500.000 euro a giocatore.
Giocando opportunamente sul mix di calciatori e legando eventuali incrementi ai risultati della squadra
(quelli che portano benefici economici) non è però un’impresa impossibile: ci riescono da anni squadre
come Catania, Cagliari e Chievo ma ad un gradino superiore (intorno ai 30/35 milioni) ci sono Atalanta,
Bologna e Udinese.
Un modo per raggiungere questo risultato è investire nelle attività di scouting e nel settore giovanile, cosa
che sia Genoa che Sampdoria hanno ripreso a fare: il beneficio è rappresentato dall’identificare ragazzi
giovani, di prospettiva, che possano avere uno stipendio contenuto ma anche un costo di acquisto che non
generi quella spirale di ammortamenti delle prestazioni sportive che, ad esempio, è la seconda spina nel
fianco del Genoa, che ogni anno ha circa 40 milioni di euro di costo per questa voce.
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La collana dei TBreport
Questi documenti nascono con l’obiettivo di spiegare in maniera comprensibile aspetti che spesso sono
presentati in modo complesso o rispetto ai quali non è facile reperire fonti.
Non hanno la presunzione di riuscirci.
Nel provarci renderemo comunque sempre disponibili tutte le fonti sulle quali sono basati i ragionamenti,
perché le possiate consultare e costruire la vostra opinione.
n. 1 I nuovi criteri di ripartizione dei diritti TV in Serie A
n. 2 Troppo popolare per fallire? I numeri del calcio europeo
n. 3 L'Indagine Conoscitiva sul Calcio Professionistico dell'Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato: 5 anni dopo, cosa è cambiato?
n. 4 L’oligarchia del calcio europeo, certificata anche da Deloitte
n. 5 L’impatto dello Juventus Stadium sul futuro del club
Oltre ai link contenuti all’interno del Report, la documentazione è reperibile sul sito della Biblioteca del
Tifoso Bilanciato.
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