Henry David Thoreau, Una passeggiata d'inverno

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"Succhiare tutto il midollo della vita". Henry David Thoreau e la ricerca della felicità INTRODUZIONE di Cesare Catà “When one gets quiet, then something wakes up inside one, something happy and quiet like the stars.” W.B. Yeats Oltre una vita di quieta disperazione. Quando, nel settembre del 1992, fu ritrovato cadavere in un autobus abbandonato tra i boschi selvaggi dell’Alaska, nel parco di Denali, il giovane vagabondo Chris McCandless, che aveva scelto di farsi chiamare Alexander Supertramp, non pesava più di 40 kg; per denutrizione e per aver ingerito dei fiori velenosi, era deceduto da poco più di una settimana. Accanto al suo corpo, oltre a sparuti oggetti utili per la sopravvivenza nei boschi, i cacciatori che incapparono in lui rinvenneroalcuni libri; tra questi, un testo di Herny David Thoreau, sottolineato con veemenza, nel quale, tra lealtre cose, si leggeva: Solo quando ci siamo perduti, in altre parole, solo quando abbiamo perduto il mondo, cominciamo a trovare noi stessi, e a capire dove siamo, e l'infinita ampiezza delle nostre relazioni […]. Nessun uomo seguì mai il suo talento tanto da esserne sviato. Sebbene il risultato fosse debolezza fisica, tuttavia nessuno può dire che le conseguenze fossero da rimpiangersi, poiché queste erano una vita condotta secondo principi più alti. Se il giorno e la notte sono tali che voi li salutate con gioia, e la vita umana emana una fragranza come fiori ed erbe molto profumate, il vostro successo sarà più agile, colmo di stelle e immortale. (Thoreau 1994, 82) Alexander Supertramp – come in modo mirabile raccontano il libro che Jon Krakauer ha dedicato alla sua vita e il film con Emil Hirsch che Sean Penn ne ha tratto – non era deceduto per una semplice disgrazia: nell’estate del 1990, all’età di ventidue anni, appena laureatosi col massimo dei voti in Antropologia alla prestigiosa Emory University, abbandonava la propria famiglia e la propria casa in Virginia, facendo perdere le tracce; diretto

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"Succhiare tutto il midollo della vita".Henry David Thoreau e la ricerca della

felicitàINTRODUZIONE di Cesare Catà

“When one gets quiet, then something wakes up inside one,something happy and quiet like the stars.”

W.B. Yeats

Oltre una vita di quieta disperazione.

Quando, nel settembre del 1992, fu ritrovato cadavere in un autobusabbandonato tra i boschi selvaggi dell’Alaska, nel parco di Denali, ilgiovane vagabondo Chris McCandless, che aveva scelto di farsi chiamareAlexander Supertramp, non pesava più di 40 kg; per denutrizione e per averingerito dei fiori velenosi, era deceduto da poco più di una settimana.Accanto al suo corpo, oltre a sparuti oggetti utili per la sopravvivenzanei boschi, i cacciatori che incapparono in lui rinvenneroalcuni libri; traquesti, un testo di Herny David Thoreau, sottolineato con veemenza, nelquale, tra lealtre cose, si leggeva:

Solo quando ci siamo perduti, in altre parole, solo quando abbiamo perduto ilmondo, cominciamo a trovare noi stessi, e a capire dove siamo, e l'infinitaampiezza delle nostre relazioni […]. Nessun uomo seguì mai il suo talento tanto daesserne sviato. Sebbene il risultato fosse debolezza fisica, tuttavia nessuno puòdire che le conseguenze fossero da rimpiangersi, poiché queste erano una vitacondotta secondo principi più alti. Se il giorno e la notte sono tali che voi lisalutate con gioia, e la vita umana emana una fragranza come fiori ed erbe moltoprofumate, il vostro successo sarà piùagile, colmo di stelle e immortale. (Thoreau 1994, 82)

Alexander Supertramp – come in modo mirabile raccontano il libro che JonKrakauer ha dedicato alla sua vita e il film con Emil Hirsch che Sean Pennne ha tratto – non era deceduto per una semplice disgrazia: nell’estate del1990, all’età di ventidue anni, appena laureatosi col massimo dei voti inAntropologia alla prestigiosa Emory University, abbandonava la propriafamiglia e la propria casa in Virginia, facendo perdere le tracce; diretto

a Ovest, vagava in autostop tra gli Stati occidentali e il Messico delNord.Supertamp viaggia solo, dopo aver donato tutti i suoi risparmi (24.000$) aun’associazione di beneficenza e aver dato fuoco ai dollari rimastigli. Ilsuo è un cammino lungo due anni, avente una meta geografica ben precisa:l’Alaska. Qui Chris, dopo aver incontrato e affascinato lungo la sua stradagente d’ogni genere, arriva nell’aprile del 1992. Ha con sé un’attrezzaturada campo misera einadeguata e un solo un fucile Remington calibro 22; comeunico rifugio, un autobus che da tempo, chissà come, è stato abbandonatotra le fronde nei pressi del lago Wentitika. Nonostante questo, la sua vitanei boschi dura ben 112 giorni, prima che un paio di ingenuità costino lavita al ragazzo.Difficile comprendere la storia di Chris McCandless, senza condannarla ofraintenderla come quella di un pazzo avventato, di uno sciocco, di unegoista mitomane, se non la si legge in controluce con uno spirito che è laquintessenza della filosofia di Henry David Thoreau: ossia la necessità diun ritorno alla verità - un ritorno che implica la riscoperta profonda delrapporto umano con la natura e un ripristino del senso della solitudine,concepita come dimensione autentica ed eroica,drammaticamente smarrita nelcontesto della moderna civiltà occidentale.Così come la vicenda di Supertramp non può essere compresa se non nellaluce di Thoreau, forse, reciprocamente, è proprio il fascino oscuro diquesto giovane ribelle a tradire il senso ultimo della filosofiathoreauiana.Nel cuore del pensiero di Thoreau troviamo una sorta di senechiano “Vendicate tibi” (l'imperativo esistenziale che mira a riprendere in mano il propriodestino), vissuto nel mood del pionierismo e del senso del paesaggiosquisitamente americani: quel richiamo per il West e per le Terre Selvaggeche tanta importanza assume nella cultura statunitense, unitamente alprincipio della pursuit of happiness, la “ricerca della felicità”, cui sirichiama la Dichiarazione del 4 Luglio vergata da Thomas Jefferson.Proprio un 4 luglio, quello del 1845, Henry David Thoreau, allora allasoglia dei ventotto anni, compie una scelta epocale. Ispirato dagliinsegnamenti del suo mentore Ralph Waldo Emerson (che dal 1817 si ètrasferito nella sua stessa città nel Massachussets, Concord), dalleletture di testi classici e indiani, e soprattutto da un sentimento diirrefrenabile attrazione nei confronti della natura, egli si mette incammino. Si lascia alla spalle Concord e marcia in direzione sud. A piedi,da solo. Meta: il bosco attorno al lago Walden. Luogo incontaminato estupendo, selvaggio, nel quale la bellezza della natura, la solitudine, laquiete e la selvatichezza erano gli elementi fondamentali della realtà. Inun luogo come questo, tanto affascinante quanto impervio e ostico, ilgiovane scrittore e pensatore si costruisce una capanna di legno, neipressi del lago. E lì rimane, vivendo di letture, di escursioni, beandosidella forza della natura e dello stato di autenticità e grazia che essa era

in grado di conferire alla sua anima. Thoreau resterà nella capanna sullago per oltre due anni, facendo ritorno alla "civiltà" soltanto il 6settembre del 1847. Da quell'esperienza straordinaria sarebbe sorto Walden,il suo testo più famoso, oggi uno dei classici della letteratura americana,pubblicato per la prima volta nel 1854.Il nome stesso di Walden possiede un potere semantico-evocativo essenzialenella prospettiva thoreauiana. Esso richiama quel concetto di wild -"selvatico", "selvaggio" - che configura tutto l'aspetto teleologico dellafilosofia di Thoreau. Il cui scopo ultimo, infatti, non è altro che ilraggiungimento di una libertà autentica, incontaminata dallaindustrializzazione, dal mercantilismo, dalla presenza dello Stato e delleleggi inique, dalla mancanza di genuinità nei rapporti sociali.Thoreau mira strenuamente a questa rinascita, da raggiungere ad ogni costo.Si tratta di una wilderness dell'anima. Di una pretesa di bellezza e veritànell'esistenza umana.Sebbene la società del New England di metà Ottocento, nella quale Thoreauscrisse e visse, fosse un sistema fondamentalmente agrario, artigianale erurale, il pensatore di Concord vide esattamente, e con formidabilepreveggenza, come un modello politico-antropologico inarrestabile emicidiale per l'autenticità del vivere si stesse mostrando all'orizzonte:quello della Modernità economicista,burocratizzata, urbanizzata, tecnologica. Quello di Henry David Thoreau nonè mai, tuttavia, un discorso di ordine sociologico: la sua non è un'analisicritica e morale della comunità del suo tempo; ben diversamente, Thoreau èuno scrittorefilosofoalla ricerca della felicità. Realizzando il core di quella corrente dipensiero che, attorno ad Emerson, veniva definendosi nel New England diquegli anni, ossia il Trascendentalismo, Thoreau intese accendere lascintilla divina che abita il cuore dell'uomo, e che si attiva allorquandoquesti, rifiutata la falsità corrompente e mortificante delle ragnateleciviche, esperisce un rapporto dibellezza e gioia nei confronti della natura - essendo autenticamente sestesso, a contatto pulsantecon tutto ciò che è autentico. Quest'originale uomo di cultura, questoraffinato autore, questo acuto pensatore, questo uomo incapace dimediazioni e compromessi fu d'altronde uno straordinario avventuriero, unescursionista, una persona capace come pochi altri di immergersi nellanatura: uno walker – parola chiave, per Thoreau - , cioè "uno che camminava".L'esatto opposto dell'immagine tipica dell'accademico che noi abbiamo oggi,domesticamente chiuso nel recinto della sua stanza, della sua ideologia,del suo specialismo spocchioso. All'esatto contrario, Thoreau è unpensatore selvatico.Lo descrive bene Bronson Alcott, altro importante e affascinante filosofotrascendentalista, quando lo definisce "il più indipendente tra gliindipendenti […], in verità l'unico vero firmatario della Rivoluzione

americana; egli trascese il '76, perché andò oltre la firma del documento,mettendolo totalmente in pratica" (Matthiessen 1968, 79). Quello spiritodella rivoluzione americana del 1776, che sanciva la libertà dell'individuodalle costrizioni comunitarie e il suo assoluto diritto a una realizzazionetotale, al compimento della propria felicità, facendosi tutt'uno con lapossibilità di esplorare gli spazi ignoti che il territorio americanocustodiva, diventa in Thoreau la base per una radicale filosofia di vitache non conosce compromessi: rinunciando a tutto, salvo la verità, e lagioia che essa custodisce.La prospettiva di Thoreau e la visione trascendentalista della realtàpotrebbero di primo acchito richiamare l'ideale "ritorno alla natura" e ilconcetto del "buon selvaggio" teorizzati a suo tempo da Rousseau. Sarebbeperò un errore percorrere tale accostamento, poiché i Trascentalisti, eThoreau in modo peculiare e fondamentale, non miravano a un ripristino diuno stato naturale, perdutosi nell'uomo a contatto con la realtà, quantopiuttosto alla realizzazione ex novo di un'innalzamento della spiritualitàdel singolo, il quale, nel conoscere e nel vivere la forza della natura,potesse divenirne parte integrata, attualizzando la sua essenza divina.Il movimento di Emerson venne presto chiamato American Renaissance, ed è forseproprio al Rinascimento che dovremmo pensare, se cerchiamo una comparazionechiarificante con il Trascendentalismo. Come infatti i pensatoririnascimentali mirarono a innalzare lo spirito umano dalla finitudine dellacontingenza alle altezze dello spirito eterno, rimettendo le redini deldestino in mano all'uomo, similmente il Trascendentalismo guardò allacapacità dell'individuo di farsi interprete della propria libertà persuperare un mero stato finito e farsi creatura più profonda, unita allabellezza imperitura della natura. Così come il Sapiens, nella culturarinascimentale, è colui che vince la Fortuna (secondo la celebre immagine diCharles de Bovelles), così il saggio dei Trascendentalisti è colui che,rifiutando ogni struttura illusiva del reale, giunge a vivere pienamente ilproprio destino, cessando di essere elemento passivo degli eventi.Ovviamente, il contesto nel quale ciò si attua è affatto differente: Ficinosta alla Villa Medicea di Careggi come Thoreau a meli in fiori del NewEngland. Il Trascendentalismo è appunto un American Renaissance, un movimentofilosofico che declina gli ideali del Rinascimento (e del Romanticismo) nelpiù puro ed essenziale spirito della Rivoluzione americana e dell'idealeumano statunitense. In questo senso debbono essere altresì intese le prese di posizione piùapparentemente "politiche" di Thoreau: la sua strenua difesa della pacecontro gli ideali e i decreti espansionistici; la sua ferrea e arditaopposizione alla schiavitù nel Massachussets; il suo clamoroso rifiuto dipagare le tasse a un governo di cui non condivideva più metodi e principi;la sua contrarietà viscerale a ogni forma di bruta edificazione delpaesaggio. Tali visioni, condensate specialmente nel suo fortunato testoCivil disobbedience, sono fondamentali conseguenze del suo sistema filosofico,

corollari esistenziali del romantico Rinascimento trascendalista di cui fuinterprete; esse non sono concezioni ideologiche.Thoreau non fu mai un pacifista, un anti-schiavista, un anarchico, unecologista: estraneo a ogni caratterizzazione del pensiero, irriducibile aogni "-ismo", refrattario a ogni forma di movimentismo (anche il rapportocon il suo mentore Emerson fu problematico), egli praticò e sperimentònella propria vita quanto veniva scoprendo nella sua ricerca interiore espirituale, una meravigliosa edolorosissima solitudine. "La maggior parte degli uomini - scrive Thoreauin una pagina memorabile di Walden - vive di quieta disperazione". Tutta lasua filosofia, la quale fu tutt'uno con la sua esistenza, è non altro cheil tentativo di evadere da questa quiet desperation in cui viene costretta themass of men. Liberarsi dalle costrizioni che mortificano il nostro essere almondo, diventare limpidi e autentici, felici: questo chiede, senzapossibilità di negoziazione, il pensiero di Thoreau. Perché ciò accada ènecessario profondersi nella forza della natura, nella bellezza, unica verapossibilità per l'uomo di abbandonare ogni artificio e farsi artefice delproprio destino, libero attuatore della felicità che gli spetta. Guardareil sole che si alza al mattino, così come passeggiare d'inverno, o ammirareleinfinità tonalità delle foglie d'autunno, o le incredibili meravigliosevirtù dei Meli selvatici, o andarsene di notte senz'altra compagnia che ilchiar di luna - questi sono i momenti apicali della filosofia, per questopensatore non addomesticabile dietro alcuna cattedra o studiolo.Camminando, pensare; o, per meglio dire, far sì che il camminare liberi ilpensiero dal domestico, paludoso stato stanziale d'una quieta disperazione,a ogni costo: questo è il fine della filosofia di Henry David Thoreau.

Una filosofia tra nevi d'inverno, tonalità d'autunno, meli selvatici e chiari di luna

Le opere qui presentate costituiscono quattro esempi plastici e ammaliantidella peculiare struttura che nutrì il pensiero di Thoreau. Si tratta, inapparenza, di quattro lirici resoconti di un amante della natura, che conraffinatezza letteraria e attenzione naturalistica riporta le proprieimpressioni e le proprie riflessioni mentre cammina per la naturaincontaminata del New England di metà Ottocento.In realtà, tenendo presente quella reciprocità di cammino e pensiero a cuiho accennato sopra, l'inestricabile intimità che, in Thoreau, connettel'esperienza della natura e la riflessione speculativa, comprendiamo comequesti testi siano, in ultima analisi, testi filosofici, espressionecristallina e fortissima della Weltaschauung del suo autore. Il primo deitesti qui antologizzati è uno scritto del 1843, dal titolo A Winter walk.Apparso per la prima volta sul giornale Dial, fu poi pubblicato all'internodel volume postumo Excursions, curato

dalla sorella Sophia e da Ellery Channeling nel 1863, per poi rimanerenella edizione critica definitiva degli scritti thoreauiani del 1906. Conuna prosa splendida e soffice come neve, l'autore ci conduce a passeggiarecon lui alla prime ore di un'alba invernale per l'imbiancato New England.Seguendolo in tutti i suoi passi, se ne scorgeranno altresì le riflessioni,poiché la camminata-speculazionedi Thoreau si svolge sempre per immagini: come in una sorta di correlativooggettivo di tipo filosofico, i concetti sono espressi tramite lepulsazioni sentimentali che la natura produce nello scrittore. Ben lungidall'essere un semplice resoconto, le parole di Thoreau divengono, così,pregne di significati spirituali. Poter camminare nella neve, ascoltare ilfreddo e il silenzio fitto di suoni del mattino invernale sono atti dipensiero: in essi, lo scrittore riconosce un modello umano, una modalitàesistenziale.Il filo rosso che il piccolo florilegio di questo volume presenta è proprioquesto: l'esempio di una filosofia che non si svolge tramite sillogisticiragionamenti, bensì a partire dall'esperienza del paesaggio: dal raccontodi una bellezza, quella della natura, che fa sorgere in chi scrive unaconcezione dell'uomo e del mondo affatto peculiare. Ciò risulta chiaro seosserviamo un estratto dalle pagine della passeggiata invernale cheproponiamo al lettore di questo volume:

Probabilmente, fossero le nostre vite più conformi alla Natura, non avremmo bisognodi difenderci dal caldo e dal freddo, e troveremmo in Lei la nostra perenne amicaed infermiera, come fanno le piante e gli altri quadrupedi. Fossero i nostri corpinutriti con elementi semplici e puri (e non con diete artificiali e vitalizzanti),il freddo non li fustigherebbe più di quanto fa con un ramoscello senza foglie: eallora cresceremmo floridi come fanno gli alberi, per i quali ogni inverno è unamico che aiuta nello sviluppo.

Guardare la bellezza della natura significa scoprire quanto essa possa direall'uomo, maestra disapienza e icona di grazia; conseguentemente, nella wilderness l'uomo scopreciò che lui stesso potrebbe essere, se solo elevasse il suo spirito aquell'essenzialità autentica che la natura mostra al camminatore che sappiaascoltarla. Fuori da ogni convenzione, essere se stessi, puri come neve.Torna potentemente il leitmotiv di questo pensatore: rischiare tutto, peressere felici, per essere persone vere e buone. Il lettore, seguendoThoreau nel suo camminare, avrà l'impressione di percepire l'aria gelidadel mattino invernale di Concord; di sentire frusciare la neve sotto ipropri piedi; di distinguere il latrato dei lupi, in lontananza; di vedereil sole alzarsi maestoso sul biancore del manto sopra la terra - e, mentrequeste vivide sensazioni inondano il cuore di chi legge grazie allaraffinatezza della prosa di Thoreau alternata ai suoi versi, sarà un idealequello che si impossesserà di chi gli si faccia compagno nel cammino, co-

walker: l'ideale di una naturalezza, una wilderness, come supremo modello divita, per la quale poter e dover abbandonare tutto, forse fino alle estremeconseguenze. Perché non c'è alternativa alla vita di quieta disperazionedei centri urbanizzati, secondo Thoreau, se non l'aderenza amorevole per lanatura nelle sue forme più selvatiche.Queste pagine thoreauiane sono intrise di pena e disprezzo per l'uomourbano, l'uomo domestico, l'uomo "perduto tra le tubature di Londra". Inquesto senso, i paesaggi filosofici affrescati da Thoreau anticipano alcuneriflessioni che la cultura occidentale avrebbe affrontato solo anni piùtardi, come il tema dell'alienazione nella città descritta da Simmel, o lasolitudine del cittadinoglobale su cui avrà a dire Baumann. Anche se distanziati da un ventenniodalla composizione di A Winter walk, gli altri tre testi qui presentati,vergati dal filosofo poco prima della sua morte, debbono essere intesinella medesima atmosfera e spirito. Autumnal Tints è un meraviglioso affrescodella varietà della tonalità dei colori degli alberi nell'autunno del NewEngland. Qui, Thoreau fornisce una delle sue migliori prove letterarie incui si uniscono la raffinatezza dello scrittore e l'attenzione delnaturalista. La meraviglia per la varietà dello splendore cromatico della natura siunisce sorprendentemente con un'attenzione quasi spasmodica alle varietàdelle specie, i cambiamenti di colore, le posizioni degli alberi nei mesiautunnali. C'è, nel modo di descrivere la natura da parte di Thoreau, unadedizione per i particolari che non è mania, né acribia intellettuale:bensì stupore, nel senso aristotelico del termine, un thauma nei confrontidi una realtà che, eccedendo le semplici capacità comprensive umane,necessita una risposta ulteriore rispetto alla fugace osservazione,scardinando tutti i parametri di riferimento e di comprensione del mondo.Ed è qui, con un thauma, appunto, come insegna Aristotele, che ha inizio lafilosofia. Nel momento in cui la realtà provoca la dimensione umanapresentando qualcosa dimeraviglioso e terribile, uno splendore inclassificabile, un'ulteriorità dacomprendere reinventando la nostra anima.E' esattamente ciò che fa Thoreau in queste pagine. Si lascia "stupire", edà inizio a una filosofia, a una reinterpretazione ermeneutica del mondo.Poiché l'inizio del pensare coincide con una reinvenzione dei nomi delmondo per una bellezza che non si può condensare nel linguaggio artificialee ordinario della quotidianità. Se, parlando di una particolare quercia,l'autore asserisce che sia "necessario un "peculiare acume" per poterlacapire, è perché egli si è stupito: e deve di conseguenza farsi filosofo perrispondere alla provocazione del reale. Deve far sgorgare un pensiero, coni passi compiuti e grazie ad essi, mentre attraversa il bosco:

Ma è necessario un particolare acume, per non dire devozione, a questi fenomeni,per apprezzare lo splendore della Quercia Scarlatta che, sebbene tardivamente e

inaspettatamente, ora si profonde con tutta la sua forza. Non mi riferisco qui aglialberi più piccoli e agli arbusti, che sono solitamente osservati, bensì agliesemplari più grandi. Molta gente se ne va a casa, spranga la porta, e pensa chel'incolore Novembre sia già giunto. Invece, alcuni dei colori più lucenti e impressionanti non si sono ancora accesi.

Nel medesimo contesto è da intendersi lo straordinario reportage letterario ebotanico che lo scrittore offre a proposito dei Meli selvatici, terzo tra itesti del florilegio del presente volume. Qui, mentre la sua piacevolissimaprosa indulge in minuziosissimi particolari relativi alla storia, alladiffusione, alla presenza sul suolo americano del Melo, Thoreau vienedefinendo un vero e proprio ideale etico-antropologico che vedecontrapporsi Meli selvatici e frutti coltivati. Così, mentre descrivevirtù, bellezze e caratteristiche botaniche degli Wild Apples, Thoreau mostrain realtà una riflessione che non fa altro che proseguire il medesimoideale descritto in Walden: la liberazione dell'uomo selvatico, di controalla quieta disperazione dell'uomo domestico. In più, il Melo rimanda allacultura della libertà, dell'indipendenza, della felicità da costruirsi conil proprio destino, che sono quei caratteri propri della quintessenza delpopolo americano di cui Thoreau ebbe a farsi radicale cantore.Il Melo è anche il segno del Pioneerism: è il frutto che, al pari delpioniere americano, giunse al nuovo mondo e con esso si espanse, comeThoreau non manca di notare. I Meli diventano così, con i loro frutti,emblemi del viaggio, della libera ricerca, dell'indipendenza,dell'arditezza che hanno reso tale l'America. Scrive Thoreau:

[…] il mais, il grano, le patate, le pesche, i meloni, e così via: dipendono tuttidalle nostre attività di coltura. Il melo, invece, è emulo dell'indipendenzapropria dell'uomo, del suo individuale spirito d'iniziativa. Non è, come ho detto,meramente posto in un luogo, ma, al pari dell'uomo, è per così dire migrato inquesto Nuovo Mondo, e ha trovato dimora facendosi largo tra gli alberi-indigeni.Esattamente come i bisonti, i cavalli, i cani, che talvolta sussistono nelle loroesistenze correndo liberi e selvaggi.

Si pensi, a questo proposito, a un mito della cultura statunitense comeJohn Chapman, meglio noto come Johnny Applesed (italianizzato talvolta come"Giovannino Semedimela", e ricordato da un cortometraggio di Walt Disneynel film Melody time del 1948). Pioniere, missionario e mistico, egli deve ilsuo appellativo all'abitudine di piantare meli, i quali divennero segnodistintivo delle primecomunità stanziatesi in alcuni territori selvaggi dell'Ovest americano.Chapman era un predicatore facente parte della comunità della Chiesa neo-Cristiana ispirata agli insegnamenti del teologo e filosofo svedeseEmmanuel Swedenborg, nel cui pensiero si indica come destino supremodell'uomo un'unione mistica con Dio, da realizzarsi attraverso l'amore, lasaggezza e un rapporto panico con la natura.

Proprio Swedenborg è uno degli autori fondamentali per la definizione delsistema di pensiero di Ralph Waldo Emerson, che vi si richiamaesplicitamente come a un fonte decisiva e ideale. Attraverso Emerson, ancheThoreau dovette abbeverarsi dell'opera del teosofo svedese, e riconoscervimolti elementi che sarebbero poi confluiti nella sua filosofia. E' propriol'apporto delpensiero di Swedenborg, mediato da William Blake e Samuel T. Coleridge, arendere il Trascendentalismo una corrente di pensiero irriducibile a unmero ambientalismo, essendo piuttosto una visione romantica e mistica dellanatura. Sin dai primi anni dell'Ottocento, Johnny Applesed prese aviaggiare, talvolta anche in assoluta solitudine, nei luoghi più impervi esconosciuti dell'Ovest, laddove nessuno si era mai spinto prima. Nel suocammino, piantò decine di migliaia di semi di mele provenientioriginariamente dallaPennsylvania. Le sue coltivazioni coprirono un territorio vastissimo suregioni allora sconosciute e senza nome, che oggi corrispondono agli statidell'Illinois, dell'Indiana, dell'Ohio. Le sue mele non erano, appunto,mele "innestate", ma gli wild apples di cui parla Thoreau: mele più piccole,adatte soprattuto per torte e per la produzione di sidro.Mentre Thoreau descrive i Meli selvatici da un punto di vista estetico,storico, botanico e letterario, la sua è dunque una sorta di mitografia: aitempi di Thoreau, le imprese di Applesed sono già leggenda, e la Mela è giàemblema del coraggio, della devozione, del misticismo, dellaspregiudicatezza e dell'individualismo che hanno guidato i pionieri acreare il popolo d'America.Fu l'opera di coltivatore errante di Meli di John Chapman a permetterebuona parte della penetrazione umana nel Midwest degli Stati Uniti. Il suonon era, quasi certamente, un proposito conscio: egli si limitò arispondere alla bellezza della natura. Esattamente come Thoreau con i suoipensieri. E, come Thoreau nella sua capanna a Walden, Johnny Applesed ècelebre per la vita sobria che condusse, a stretto contatto con la terra,animato da una grazia che si tradusse in una proverbiale mitezza, unadisarmata e disarmante gentilezza che gli permise, tra le altre cose, diattraversare più volte i territori indiani senza mai essere assalito. Tutti questi ideali incarnati da Johnny Applesed sono i principi fondatividel sistema di pensiero di Thoreau. Il quale, dunque, non stentava ariconoscere, nei Meli selvatici, un decisivo oggetto d'osservazione da cuifar scaturire i proprii pensieri. L'ultimo dei testi qui presentati è Nightand Moonlight, stampato per la prima volta nell'Atlantic Monthly Magazine nel1863. In questo scritto, Thoreau si sofferma sul tema, a lui così intimo ecaro, del camminare. Fin dal 1851, nelle conferenze da lui tenute, Thoreaupose in primo piano la tematica del walking; nel 1862 raccolse poi questisuoi pensieri in un libello che intitolò Walking, or the Wild. Lo scritto Nightand Moonlight appartiene al medesimo periodo e si inserisce nel medesimocontesto.

Il camminare, per Thoreau, si mostra - alla luce di quanto detto sin qui -come un atto filosofico, mistico e salvifico. Camminare, per Thoreau,equivale a un pellegrinaggio in accezione medievale: un cammino sapienziale- per il filosofo di Concord, tuttavia, lo scopo del cammino non èpervenire a un luogo santo, bensì attraversarlo, giacché è la natura stessaa essere la realtà ieratica verso cui si indirizza l'anima dell'uomo.Camminare, per Thoreau, è anche una rivolta contro un mondo moderno cheegli presentiva avanzare, minacciando ogni possibilità di vita autentica.L'avanzata del progresso umano svela agli occhi del pensatore l'immanerischio della perdita di qualcosa di più grande: il rapporto dell'uomo conla natura - spezzato il quale è distrutto il rapporto dell'uomo con sestesso, con quella parte di sé che può garantirgli la felicità, un sanoessere al mondo, un sereno stare con gli altri. Camminare significa perThoreau ripristinare questo rapporto, allacciare inscindibilmente l'uomoalle forze di bellezza della natura e, dunque, riportarlo presso di sé e lasua comunità: presso la sua essenza che trascende la sua semplice presenza.In Moon and Moonlight il filosofo discute di quel particolare tipo dicamminata che è la passeggiata notturna. Essa sembrerebbe esaltare icaratteri spirituali che sono intrinseci al camminare in sé: il mistero ela potenza della natura che l'uomo non può controllare; la presenza deglielementi animali e botanici; la solitudine cosciente dell'uomo in cerca dise stesso; il fascino del paesaggio che, mentre si rivela, si vela agliocchi del viandante, esplicitando il suo portato trascendente. Anche inquesto caso, seguire i passi di Thoreau nel suo cammino significherà per illettore connettersi con i pensieri che egli esprime, come se camminareidealmente insieme significasse poter comprendere le idee di colui chescrive. Leggiamo tra i pensieri del filosofo in cammino sotto lo splendorelunare:Penso sia stato il Dr. Chalmers a dire, contro Coleridge, che per quanto loriguardava egli desiderava possedere delle idee che potesse vedere attornoa sé, e non delle idee per vedere le quali avrebbe dovuto distogliere losguardo verso i cieli. Ecco, un uomo del genere non vedrà mai la luna,perché lei non rivolge mai il suo profilo nascosto verso di noi. La luceche giunge da idee che posseggono un'orbita distante dalla terra (e che peril comune viandante sono di conforto e di guida al pari della luna), ènaturalmente bistrattatae storpiata come si fa con il chiaro lunare. Cosa sono le idee, se nonbagliori della luna?Il rimando a Coleridge è significativo: tradisce il legame fortissimo traTrascendentalismo e Romanticismo, il quale implica nello specifico, perThoreau, la capacità di penetrare l'energia della natura al di là dei datiempirici - il farsene riempire, nel tentativo di diventare uomo in un sensoulteriore e più vero. Vale, per Thoreau, quanto anche Novalis scrisseparlando della notte: "Ma fedele il mio cuore/ più profondo rimane allanotte,/ e a suo figlio, l'amore creatore".

Quella a cui pensa Novalis è una trasformazione romantica della natura:un'esplorazione dei regni stupendi e arcani che il paesaggio, nel celarsi,rivela all'uomo, mostrando al contempo una parte fantastica e salvificaall'interno del suo animo. Non solo "tempio" e "foresta di simboli",dunque, ma soprattutto alfabeto di bellezze reali, la Natura thoreauiana,scrigno di scintille di rivelazione che poeticamente nutrono l'essereumano, salva dalla quieta disperazione della vita. Per questo motivo HenryDavid Thoreau amava respirare il profumo della neve nell'aria, attendendoil sorgere splendido del sole, così come ammirare e descrivere le infinitemeraviglie dei toni di colore dell'autunno, o le storie magnificenti deiMeli in fiore che sbocciano in America, o il chiarore della luna, in unacamminata solitaria, di notte, nella campagna del New England.

Thoreau, un filosofo da bosco

Non è senza significato che quando Thoreau morì, a soli "44 anni, 9 mesi,24 giorni", come riporta l'impiegato comunale di Concord nel certificato dimorte, in questo stesso documento egli venisse definito di professione"naturalista". Era il 6 maggio del 1862, e la fama di quest'uomo che piùtardi sarebbe stato annoverato tra i grandi pensatori e scrittori d'Americaè anzitutto quella di uno studioso di botanica. In realtà, quanto affermatodal certificato di morte del filosofo non è una menzogna: Henry DavidThoreau fu anzitutto un "naturalista"; tuttavia, la natura essendo per luiben più di un impianto chimico di tipo organico e funzionale, essendo essauna misteriosa e vitale forza mistica, ecco che essere naturalista, perlui, significò, da un lato, farsi interprete ermeneutico dei misteri delpaesaggio naturale, cioè divenire letterato e filosofo; e, dall'altro lato,immergersi quanto più possibile nella bellezza salvifica di quel paesaggio,cioè farsi viaggiatore, esploratore, avventuriero, eremita, in una parola:walker. La definizione di "naturalista" recitata nel suo certificato dimorte diviene, perciò, quanto mai appropriata, perché racchiude queste duedimensioni del Trascendentalismo di Thoreau: lo studio filosofico,letterario e mistico della natura, e l'esperienza in prima persona delpaesaggio, della vita selvaggia. Mentre la sua amata campagna del New England fioriva in quel maggio del1862, Thoreau si consegnava alla storia attraverso l'immagine di unpensatore anomalo, forse non pienamente realizzato, come suggeriva tra lerighe l'articolo per il suo elogio funebre composto da Emerson – il qualenon seppe mai accettare appieno il distacco che Thoreau compì da lui apartire dal 1850.Le tesi espresse da Emerson nel suo Nature del 1837 erano state decisive perla formazione intellettuale di Thoreau. A quell'epoca il filosofo, che eranato a Concord il 12 luglio del 1817, aveva vent'anni. In quello stessoanno egli si laurea in filosofia ad Harvard, e fa subito ritorno

nell'ambiente rurale del suo paese natale. Qui Thoreau inizia una carrierad'insegnante che non è destinata a proseguire: lascia dapprima un incaricopubblico, per protesta contro le punizioni corporali che è consuetudineinfliggere agli studenti; tenta poi un percorso "imprenditoriale", aprendoegli stesso una scuola con il fratello John - esperimento economicamentefallimentare, che durerà poco più di due anni.In questo periodo troviamo la prima escursione-avventura del filosofo, chenon a caso coincide con la sua prima opera organica: viaggia per duesettimane in barca sui fiumi del Massachusetts, esperienza da cui nasceràlo scritto A Week on the Concord and Merrimack Rivers. In questo stesso periodo,agli inizi del 1840, inizia a tenere conferenze con una certa frequenza,quasi esclusivamente nel territorio del New England. Poco dopo, a partiredal 1840, prende il via la sua collaborazione con la rivista "Dial",diretta da Emerson, con il quale stringe un sodalizio intellettuale e umanosempre più profondo. A partire dall'anno seguente, Henry David vivrà a casadel maestro, divenendo poi istitutore per il fratello a Staten Island.Dopo una delusione d'amore, nel 1843 Thoreau tenta di inserirsi nella vitaletteraria newyorchese, tentativo che fallisce clamorosamente, palesando lapeculiarità intellettuale del giovane scrittore e pensatore, il qualeritornerà nel suo New England, a Concord, come un animale nel suo habitatdopo un breve periodo di cattività.Passano pochi mesi, e Thoreau comincia a concepire l'idea di costruirsi unacapanna su un pezzo di terra di proprietà di Emerson sulle rive del lagoWalden: come abbiamo detto, è questa la scaturigine del suo celeberrimocapolavoro, il quale trova appunto, nei due anni che il filosofo trascorrein eremitaggio sulle rive del lago, la propria genesi.Trasformato da quell'esperienza, quasi per una sorta di emendatiodell''intelletto che lo rende tanto simile alla quiete della natura quantoinconciliabile con le assurdità della societas umana, non sorprende che ilfilosofo nel 1846 si rifiutasse di pagare, di ritorno dal suo ritiro aWalden, le tasse governative per finanziare la guerra messicana. Di quil'icona del "disobbediente" sorta attorno alla figura di Thoreau, icona cheperò deve essere intesa, anzitutto, nel quadro del rapporto ontologico trauomo e natura che ne è alla base.Il non pagare le tasse costrinse il pensatore-walker tra le gabbie di unacella; ne sarebbe uscito dopo pochi giorni dietro cauzione, pagata (pare)da una zia, e non avrebbe perso altro tempo: subito si mise in marcia pertornare tra le lande selvagge. Raggiunse il boschi del Maine, luogo che gliresterà nel cuore e al quale tornerà più volte, nel 1853 e ancora nel 1857.Dall'esperienza del carceree dei contrasti con il governo sarebbe nato il testo Resistence to a CivilGovernment, più tardi denominato Civil Disobedience, edito per la prima volta su"Aesthetic Papers". Di mestiere, in questo periodo, Thoreau di fatto fa ilsegretario di Emerson: lo aiuta nella stesura e revisione degli scritti, loaffianca negli impegni accademici, ne amministra finanche la casa quando

questi si trova in Europa. Vive nella casa paterna, e scrive: lettere(entra in contatto epistolare in questi mesi con Harrison Gray Otis Blake,al qual lascerà i diari); articoli; e, soprattutto, la prima bozza diWalden.Intanto, a sue spese, agli inizi del 1849 riesce a pubblicare il testo di AWeek con l'editore Munroe. Il libro fu un totale insuccesso nelle vendite, ecostrinse il filosofo a un lavoro part-time come agrimensore per ripianaredebiti e tempo perduto. Liberatosi da queste incombenze, partì ancora unavolta: per Cape Cod, la splendida penisola del New England che dàsull'Atlantico, la quale sarebbedivenuta un altro dei suoi luoghi del cuore, al quale sarebbe tornato varievolte negli anni '50. È in questo periodo che si consuma il distacco da Emerson. Un distaccopersonale e filosofico a un tempo. Troppo astratte, troppo libresche leposizioni culturali e umane di Emerson, troppo eversive, pulsanti,irrefrenabili le attitudini di Thoreau per poter trovare davvero unasintesi. A differenza di Emerson, il fine ultimo di Thoreau - ed è questala svolta peculiare che egli imprime al Trascendentalismo - mira arealizzare, nel senso dell'inglese realize, la libertà dell'uomo, il suofarsi indipendente e tutt'uno con la forza del paesaggio. Il che, per ilpiù giovane pensatore di Concord, non può non implicare anche scelte divita radicali, controcorrente. Ai suoi occhi, infine, anche quella diEmerson apparve come una vita di quieta, benché coltissima, disperazione.Il 1854 è un anno importante per Thoreau: viene pubblicato Walden; or Life in theWoods per l'editore Ticknor and Fields. Il filosofo tiene inoltre, nel clima digenerale malcontento creatosi per il violento arresto nel Massachusetts diuno schiavo fuggiasco, la conferenza "Slavery in Massachusetts", che ebbevasta risonanza e avrebbe costituito la base di vari suoi lavori futuri.Se tutta la filosofia di Thoreau mira al raggiungimento di una libertà,interiore ed esteriore a un tempo, il cui significato consiste propriamentein una indipendenza personale assoluta da ogni vincolo socio-culturale, nelpiù pieno rapporto con la natura in ogni sua forma, è chiaro che questofilosofo, che pensava al fiorire dei Meli come al più alto esempio daseguire per un essere umano, non potesse che aborrire come la piùspregevole delle perversioni umane l'idea di schiavitù.Dopo aver lavorato qualche mese ancora come agrimensore, stavolta nelJersey, Thoreau fa un incontro epocale: insieme a Bronson Alcott si reca aBrooklyn per fare la conoscenza di Walt Whitman, il poeta forse piùrappresentativo dello spirito yankee, e che tanta ispirazione dovette trarredalla filosofia e dagli ideali del Trascendentalismo. E' il 1856, e appenaun anno primaWhitman aveva dato alle stampe quello che a tutt'oggi è una delle piùcelebri raccolte poetiche d'America, Leaves of Grass.Alla fine degli anni Cinquanta suo padre muore, e il filosofo lavora piùassiduamente nella fabbrica di matite di famiglia, alla quale

saltuariamente non aveva mai smesso di dedicarsi. Intanto scrive articoli,tiene conferenze, viaggia attraverso la natura - tanto d'estate quantod'inverno, giorno e notte.E fu proprio una di queste sue passeggiate incuranti delle intemperie acausargli, nel dicembre del 1860, un'influenza che, trascurata, sitrasformerà prima in bronchite e poi in tisi. Il filosofo racconterà piùtardi che, in quel terzo giorno di dicembre del 1860, aveva passatol'intera giornata e buona parte della sera all'aperto, dimentico delfreddo, a contare gli anelli di un Noce d'America e di una Quercia Bianca.E aveva perso la cognizione del tempo. Era quello il modo di fare filosofiadi Henry David Thoreau: se a un qualsiasi accademico capita assai soventedi obliare il mondo, perso tra le scartoffie e le pagine del suo ufficio, aThoreau questo accadeva quando camminava tra gli alberi e le foglie, e pocoimportava se tra i rami penetrasse il sole, il vento della notte o latormenta.Egli era un filosofo selvatico.Ma - come scrisse Tolkien - "it's a dangerous business going out your door": e leescursioni nella natura del New England sono ben più perigliose delleanalisi filologiche. Come a Robert Walser - autore di uno degli scritti piùbelli sul tema del camminare, il racconto Der Spaziergang - a Thoreau fufatale l'ultima passeggiata.Dopo quella infreddatura di dicembre, la salute del filosofo non migliora.A nulla gli serve un viaggio di cura in Minnesota in compagnia delnaturalista Horace Mann agli inizi del 1862. Thoreau, l'instancabilecamminatore, diventa ogni giorno più debole. Non ha ancora quarantacinqueanni, ma la malattia lo rende simile a un vecchio. Smette anche di scrivereil suo Diario. Non può più uscire a camminare. Per lui è l'inferno. Forseper questo, si mette a rivedere gli scritti nei quali con passione, acribiae acume racconta delle sue avventure infaticabili. Sono le storie cheleggiamo nei testi raccolti nel presente volume. Ultime immagini, estremiricordi splendidi di un filosofo non addomesticabile, eroicamente solitarioe profondamente autentico, che amava sopra ogni cosa camminare. Il 6 Maggiodel 1862, mentre la campagna del suo New England come ogni primavera glifioriva d'attorno, il filosofo moriva, lasciando l'eredità di un pensieroche oggi non cessa di affascinare schiere di lettori, e di ispirareletteratura, politica, cinema.

Da Piccole Donne a L'Attimo fuggente: il retaggio di Thoreau

Jo March, l'iconica protagonista del classico romanzo di Louise May AlcottLittle Women, affascina da decenni generazioni di lettori per ben precisecaratteristiche del suo spirito: un'indipendenza indomabile, una selvaggiaintelligenza, un irrefrenabile amore per la libertà, una personalità fieraegioiosa, un amore senza confine per la letteratura e una passione per la

bellezza della Natura. Questi aspetti precipui del character di Jo rimandano -non senza motivo - ai principi fondanti del pensiero di Thoreau. L'autriceera infatti figlia del pensatore e pedagogo trascendentalista BronsonAlcott, e la sua formazione si svolse nel più profondo alveo del circolo diEmerson.Quando uno degli istituti da lui fondati fallì, il padre Bronson, già incontatto con Emerson, si trasferì nella Concord dove vivevano anche ilromanziere trascendentalista Nathaniel Hawthorne (l'autore de La letterascarlatta) e, ovviamente, Henry David Thoreau. Tra il 1836 e il 1848, lafutura scrittrice, attraversante allora infanzia e adolescenza, ricevetteun'educazione privata direttamente dai più importanti esponenti delcircolo. Abitando nella casa a fianco ad Hawthorne, e avendo libero accessoalla biblioteca di Emerson, venne istruita anzitutto dalla pensatrice epatriota trascendentalista Margaret Fuller, nonché dall'allora giovaneallievo di Emerson, Henry David Thoreau.Non è dunque sorprendente se, dando vita al suo personaggio più celebre,Louisa May Alcott vi innesti alcuni dei capisaldi che sono alla base delTrascendentalismo. Il personaggio di Jo è, in questo senso, uno specchio incui l'autrice riflette se stessa, alla luce degli insegnamenti dithoreauiani. Ogni persona, secondo Thoreau, è in grado di prendere su di séle redini del proprio destino, realizzando il suo divino e illimitatopotenziale - principi che Bronson Alcott tradusse sul piano pedagogico. InPiccole Donne, sua figlia dà vita a un capolavoro letterario in cui taliideali individualistici si congiungono con un senso fondante della famigliae del rapporto di coppia. Inoltre, in Thoreau la Alcott trova altresì lebasi per una visione della libertà e dell'indipendenza femminile; ogniindividuo, indipendentemente dal genere, possiede infatti la propriainviolabile libertà - come Jo ribadirà più volte nel corso del romanzo,dando voce al suo spirito difficilmente addomesticabile. C'è, al centro di Piccole Donne, una storia d'amore molto significativa anchesul piano filosofico: quella che lega il thoreauiano personaggio di JoMarch con quello del Professore Friedrich Bhaer.Esule dalla Germania dimetà Ottocento, già filosofo all'Università di Berlino, il Professor Bhaerincontra Jo a New York, quando la giovane March lascia la casa di Concord(Little Women è ambientato nel medesimo New England di Thoreau), in cerca diuna quiete interiore che il suo spirito indomito sembra non volerleconcedere. Jo, per dirla con le parole di Thoreau, non potrebbe maiaccettare una "vita di quieta disperazione" (quale forse le appare, indiverso modo, quella destinata alle sue tre sorelle) e, rischiosamente,cerca altro. Rischia di rimanere sola, e perdere tutto.Ma - ed ecco l'apporto della scrittrice agli insegnamenti di Thoreau -l'amore giunge a salvarla. Il Professor Bhaer si innamora di Jo, essendonericambiato, in quanto egli ne scorge l'anima - l'elemento "trascendentale",per così dire - che agli altri rimane non comprensibile o inaccettabile. Èda questa sua speciale anima, a lei rivelata dallo sguardo amorevole del

Professor Bhaer, che Jo può riuscire a scrivere i suoi romanzi, a dare vocealla parte più vera e profonda di sé, divenendo così un'autrice celebre eaffermata. Che Friderich Bhaer sia proprio un filosofo che arriva dallaGermania romantica di Goethe e Schiller non è un particolare di poco conto:egli incarna quella visione del mondo che, in America, sarebbe statainterpretata da Emerson, dallo stesso Bronson Alcott e da Thoreau.Simbolicamente, quando Jo e il Professore si innamorano assistiamo a unasorta di sposalizio alchemico in cui il pensiero trascendentalista siricongiunge con le sue radici romantiche. Jo, la solitaria, non vivrà sola:aprirà una scuola con il suo adorato marito - come nella vita tentò di fareil padre della scrittrice -, secondo i principi incarnati da Thoreau. Louise May Alcott non è un caso isolato: c’è un forte legame tra lafilosofia di Thoreau e molti grandi scrittori americani, come ErnstHemingway, Emily Dickinson, William Carlos Williams e, soprattutto, WaltWhitman – i quali furono profondamente inspired dalla visione del mondothoreauiana, e dal suo modo di scrivere, coniugante immediatezzacomunicativa e simbolicità del linguaggio. Uno dei versi più celebri di Whitman - Oh Captain, my Captain! -, tratto dalcomponimento che il poeta dedicò ad Abraham Lincoln, costituisce il leitmotivdel film del 1989 The Dead Poets Society, distribuito in Italia come L'Attimofuggente. La pellicola rappresenta un affresco commovente e bellissimo degliideali di Thoreau e della filosofia trascendentalista.Ambientato nel medesimo New England di Emerson e Thoreau negli anni '50 delNovecento, e dunque circa novant'anni dopo la nascita e lo sviluppo delmovimento, il film racconta la storia di un professore di letteraturabravissimo e anticonformista, Mr. John Keating, il quale riesce aconquistare, con un metodo didattico completamente fuori dagli schemi, ilcuore dei suoi studenti, nell'ambito di un ambiente ultraconservatore comeun college d'eccellenza nel New England di metà Novecento. Il Professor Keating - che nella pellicola ha il volto di un ispiratissimoRobin Williams, forse nel suo ruolo più iconico - sconvolge i suoi ragazziquando, alla prima lezione con loro, li conduce fuori dall'aula per andarea osservare le vecchie foto di studenti degli anni passati, ormai vecchi odefunti. "Credete che abbiano aspettato troppo a lungo per realizzarealmeno un briciolo del loro potenziale?", chiede Mr. Keating ai ragazzi. Emagicamente li esorta: "rendete straordinaria la vostra vita". Nel corsodel film, in cui le lezioni di Mr. Keating si contrappongono, perentusiasmo e bellezza, al rigido establishment scolastico-familiare in cui iragazzi sono immersi, il professore citerà più volte, esplicitamente, siaThoreau che Whitman. I principi pedagogici che egli trasmette sonoquell'essenza della filosofia trascendentalista che Bronson Alcott avevateorizzato alla base dell'educazione dei ragazzi: libero pensiero,individualismo, anticonformismo, crescita e sviluppo di sé, spirito criticonei confronti delle istituzioni e delle imposizioni.

Il titolo originario del film, Dead Poets Society, si riferisce al circolo che- sfidando regolamento e disciplina - i ragazzi della classe di Keatingfondano a emulazione del loro Professore. Non un semplice circolo dilettura, ma un "cenacolo di Romantici", il cui scopo è "let the poetry drop fromour tongues like honey", "assaporare sulla lingua la dolcezza dei versi".Riconosciamo, qui, la visione trascendentalista della letteratura, allaquale si affida un portato mistico e salvifico, in grado di elevare, comedisse Emerson, lo stato ontologico dell'essere umano. Si tratta delmedesimo credo che il professore trasmette ai suoi ragazzi quando, in unpassaggio di una lezione, dice loro: "qualunque cosa si dica in giro,parole e idee possono cambiare il mondo. Medicina, Legge, Ingegneria, sononobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, ilRomanticismo, l'amore: sono queste le cose che ci tengono in vita". In una delle scene più emblematiche del film, vediamo Keating ergersi inpiedi sulla cattedra di fronte ai suoi studenti sbigottiti. Li invita afare lo stesso, affinché "vedano il mondo da un'altra angolazione". Keatingcita la massima tratta da Walden: "Molti uomini hanno vita di quietadisperazione", e dice ai suoi studenti: "non rassegnatevi a questo".L'oraziano carpe diem, che suona in inglese "seize the day", al centro dellasceneggiatura, non è che un motto atto a richiamare il più profondo spiritodella filosofia di Henry David Thoreau. Significativamente, ad apertura delle riunioni della Dead Poets Society, unodei membri, lo studente Neil Perry, legge un estratto preso ancora daWalden:

I went to the woods because I wanted to live deliberately, I wanted to live deep and suck out all the marrow oflife, To put to rout all that was not life and not when I had come to die Discover that I had not lived.

"Suck out all the marron of life", che potremmo tradurre come "succhiare tutto ilmidollo della vita", è l'ideale che guida il pensiero di Thoreau, che animail suo rapporto con la Natura ("i boschi") di fronte alla inautenticitàdella vita "urbana". Keating insegna ai suoi studenti questo amore incondizionato per lalibertà, questo desiderio di "live deriberately", a ogni costo.Ma si tratta - e il film mostra potentemente questo aspetto sinistro - diun'idea pericolosa. La traduzione pedagogica degli ideali di Thoreauproposta da Bronson Alcott non era priva di rischi, come ben sapeva lasocietà del New England che in ogni modo ne impedì la diffusione..Nell'evolversi della trama di Dead Poets Society, mentre cresce l'entusiasmodegli studenti per Mr. Keating e per le sue idee, osserviamo gli eventiprecipitare: Neil Perry, il suo studente migliore, non vorrà più accettarele imposizioni paterne e giungerà a togliersi la vita, pur di nonabbandonare il suo sogno di recitare; il ribelle e brillante Charlie Daltonsarà espulso dalla scuola; e lo stesso Keating, capro espiatorio per gliscandali accaduti, sarà licenziato con disonore dal college.

Questo epilogo - al pari della morte di Chris McClandess tra i boschidell'Alaska - tradisce con forza come la rivolta trascendentalista controil mondo possegga esiti potenzialmente fatali. Opporsi a tutto e a tutti innome dell'autenticità dell'esistenza potrebbe non portare altro che dolore,solitudine, rassegnazione. È questo il grande pericolo delTrascendentalismo. Poiché il Trascendentale, infine, non è un luogo"abitabile". Lo stesso Thoreau, se ne osserviamo la breve vita, potrebbeapparire come un uomo non realizzato, infelice, irrisolto, che tanto inambito lavorativo che affettivo non ebbe a raccogliere quasi nulla dai suoisforzi immani, se non una serie di tonanti fallimenti. Ma, d'altronde, questo è spesso il destino degli eroi – e, quasi sempre,quello dei ribelli. E il pensiero di Thoreau è una filosofia ad usoesclusivo dei ribelli.Nella scena finale de L'Attimo fuggente, vediamo il Professor Keating lasciareper sempre la sua classe, mentre le lezioni di letteratura vengono ripresead interim dal rigidissimo preside Nolan. Nel momento in cui lascia la classe,il preside fa leggere ai ragazzi quella stessa pagina critica che Keatingaveva fatto strappare via agli studenti, per far capire loro che la poesianon è roba da critici o da accademici, bensì un'esperienza vitale che nutrelo spirito dell'uomo, e lo trasforma in qualcosa di migliore. Tutto sembra essere stato inutile. L'istituzione e il conformismo vincono.Mentre i banchi di Neil, morto, e di Charlie, espulso, sono vuoti, e Todd -studente che grazie a Keating ha davvero "scoperto la propria voce",uscendo dall'isolamento e scoprendo le proprie potenzialità - ansiosamentefreme nel vederlo andare via come l'unico colpevole di quanto è accaduto,un alone di gravità e tristezza immani incombe. Gli ideali thoreauiani diKeating non sembrano aver portato se non dolore e sfacelo.Ma poi accade qualcosa. In una delle scene più toccanti della storia delcinema, vediamo gli studenti, uno ad uno, alzarsi in piedi sui propribanchi, e salutare il loro Professore con l'amato verso di Whitman: "OhCaptain, My Captain". Il preside intima loro di sedersi. Ma i più nonascoltano. Osano infrangere il conformismo. Osano mettersi in piedi sulbanco. Mr. Keating li guarda, commosso. Un’immagine che si imprime nellasua mente per sempre, donando senso a tutto ciò in cui crede. Recita lasceneggiatura: "Keating stands in the doorway, staring up at the boys in wonder. A smile comesto his face". E poi si rivolge loro: "Thank you, boys. Thank you". Quei ragazzi,quei ragazzi che si sono alzati in piedi, mentre altri sono pavidamenterimasti seduti, sono divenuti uomini. La loro non sarà, non potrà mai piùessere, una vita di quieta disperazione.

Porto San Giorgio, nella Marca di Fermo,l'11 Aprile del 2014

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DEDICAVorrei, nel licenziare questo lavoro, dedicare questa Introduzione e le pagine di traduzione che seguono al mio amicoMaurizio Serafini,Tom Bombadil celtico e marchigiano, il più autentico walker thoreauiano.

“It was a pleasure and a privilege to walk with him” (R.W. Emerson)