Ethics and Postal History. Storia postale etica. Il gatto e la volpe nella Tana

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La vera istoria delle marche mercantili Marcano la storia della produzione uomini imprenditori che si fanno ditta e attraverso simbologie, anche religiose, cercano di far prosperare beni e interessi. Fin dal Medioevo le marche mercantili, chiamate in Italia "segno" e in area tedesca "marca" o "marco", incarnavano la funzione di visibilità e di identificazione ed erano tracciate sulle pareti (in un edificio ex-postale Ferdy Hermes Barbon su J "egni dei mercanti a Venezw ne! Fondaco dei Teduchi, Treviso 2005, ne ha contati 200), sulle balle di merce, sui registri ma anche in particolare sulle soprascritte delle lettere. In questo modo esse sono giunte ai collezionisti stuzzicandoli. Ora un volume molto bello, già un classico nel suo genere, illumina la materia e speriamo anche le menti. Lo firma Elena Cecchi dell'università di Firenze. Gran bella figura quella dell'autrice, di donna e di docente dalle doti non ordinarie, vicina da sempre all'Istituto di studi storici postali e sacerdotessa delle carte Datini. Circonda il libro una splendida pagina di pubblicità Elena (ecchi Aste Di mio nome e segno "Marche" di mercanti nel carteggio Datini Prefazione di Iérome Hayez Quaderni di storia postale n° 30, Istituto di Studi storici postali, Prato 2010, 368 pagine in nero, formato 17x24, moltissime figure, 38 euro Bolaffi dove un mercante tedesco con lettere in mano si pavoneggia ritratto dall'Holbein. E dentro troviamo la prefazione di Hayez, intitolata "Un "egno fra altri "egni", dove si danno convegno sapienza letteraria, archivistica e postale. Pagine che non ci si stanca di sfogliare e gustare, grazie anche alla cura grafica e ai caratteri scelti, con stampa in digitale non dal solito nord est veneto ma calabrese. L'idea è repertoriare, riproducendoli, 1485 segni mercantili di ditte in rapporti epistolari con le filiali datiniane. "Lo "copo principale deLla «marca" era evidentemente qudlo difar"i riconoscere all'istante dal dutùzatarw deLLa mùsiea ... prima ancora che questa IJenl.:Me aperta, e nello "tu"o tempo diveniIJa un mezzo per promuovere efar conoscere (o riconoscere) L'azienda che deteneIJatale marca anche a coloro che intervenioano nella "pedizwne, come i corrieri, ifanti, ecc.". Alle lettere d'affari (scritte a volte anche da mittenti terzi) si affiancavano quelle personali contrassegnate dal "monogramma deriIJatodaLnome proprio deLmittente". In più su soprascritta appaiono alcuni altri segni come la croce dai significati diversi. Il tutto comunque distinto dal marchio di impresa di certi prodotti di qualità (ad esempio la filigrana su carta). Il volume è il 30 0 della collana Quaderni di storia postale e appare in un tempo di affanni per l'Istiruto editore ma in controtendenza .103. OlMlO NOMEE SEGNO "bURCH&:::-D1 MERCJr.NU t-Ifl. c.•. RTH~G10 ncrtxr (:>E«(,,;.Xl\"X\) quasi profetica rispetto agli ultimi titoli, piuttosto leggerini. Al valore scientifico il libro somma valenze strategiche perchè addita nel ritorno all'alta cultura e all'austerità della prima fase dell'Istituto una via per superare i problemi strutturali. Risale comunque al 1999 la strategia pratese di smussatura del timbro dei pionieri. Alla scopo di dare più spazio alla Federazione, ai proiessorini, ai consulenti scientifici ed editoriali, ai grandiosi progetti, alle giovani impiegate, dentro una sede sempre più ampia e più :Il: 1475 BENCIVENNI Giovanni (Nanni] di Luca detto Fattori. no fi 147. Andrea di Maso "Il. 1/ (} 1477 Amerigo di Francesco da Sommaìa ~ 1478 BELLLNCIONI Andrea ==H= 147. Ghirigoro di Antonio, sortitore e sensale X 14'. Giovanni di ser Nigi (Sernigi}

Transcript of Ethics and Postal History. Storia postale etica. Il gatto e la volpe nella Tana

La vera istoria delle marche mercantiliMarcano la storia della

produzione uomini imprenditoriche si fanno ditta e attraversosimbologie, anche religiose,cercano di far prosperare benie interessi. Fin dal Medioevo lemarche mercantili, chiamate inItalia "segno" e in area tedesca"marca" o "marco", incarnavanola funzione di visibilità e diidentificazione ed erano tracciatesulle pareti (in un edificio ex-postaleFerdy Hermes Barbon su J "egnidei mercanti a Venezw ne! Fondacodei Teduchi, Treviso 2005, ne hacontati 200), sulle balle di merce,sui registri ma anche in particolaresulle soprascritte delle lettere. Inquesto modo esse sono giunte aicollezionisti stuzzicandoli. Ora unvolume molto bello, già un classiconel suo genere, illumina la materiae speriamo anche le menti. Lo firmaElena Cecchi dell'università diFirenze. Gran bella figura quelladell'autrice, di donna e di docentedalle doti non ordinarie, vicina dasempre all'Istituto di studi storicipostali e sacerdotessa delle carteDatini. Circonda il libro unasplendida pagina di pubblicità

Elena (ecchi AsteDi mio nome e segno

"Marche" di mercantinel carteggio Datini

Prefazione di Iérome HayezQuaderni di storia postale n° 30,

Istituto di Studi storici postali, Prato 2010,368 pagine in nero, formato 17x24,

moltissime figure, 38 euro

Bolaffi dove un mercante tedescocon lettere in mano si pavoneggiaritratto dall'Holbein. E dentrotroviamo la prefazione di Hayez,intitolata "Un "egno fra altri "egni",dove si danno convegno sapienzaletteraria, archivistica e postale.Pagine che non ci si stanca disfogliare e gustare, grazie anchealla cura grafica e ai caratteri scelti,con stampa in digitale non dal solitonord est veneto ma calabrese.

L'idea è repertoriare,riproducendoli, 1485 segnimercantili di ditte in rapportiepistolari con le filiali datiniane."Lo "copo principale deLla «marca"era evidentemente qudlo difar"iriconoscere all'istante dal dutùzatarwdeLLamùsiea ... prima ancora che questaIJenl.:Meaperta, e nello "tu"o tempodiveniIJa un mezzo per promuovere efarconoscere (o riconoscere) L'azienda chedeteneIJatale marca anche a coloro cheintervenioano nella "pedizwne, comei corrieri, ifanti, ecc.". Alle lettered'affari (scritte a volte anche damittenti terzi) si affiancavanoquelle personali contrassegnate dal"monogramma deriIJatodaLnome propriodeLmittente". In più su soprascrittaappaiono alcuni altri segni come lacroce dai significati diversi. Il tuttocomunque distinto dal marchio diimpresa di certi prodotti di qualità(ad esempio la filigrana su carta).

Il volume è il 300 della collanaQuaderni di storia postale e appare inun tempo di affanni per l'Istirutoeditore ma in controtendenza

.103.

OlMlO NOMEE SEGNO"bURCH&:::-D1 MERCJr.NU t-Ifl. c.•.RTH~G10 ncrtxr

(:>E«(,,;.Xl\"X\)

quasi profetica rispetto agli ultimititoli, piuttosto leggerini. Al valorescientifico il libro somma valenzestrategiche perchè addita nel ritornoall'alta cultura e all'austerità dellaprima fase dell'Istituto una via persuperare i problemi strutturali.Risale comunque al 1999 la strategiapratese di smussatura del timbrodei pionieri. Alla scopo di darepiù spazio alla Federazione, aiproiessorini, ai consulenti scientificied editoriali, ai grandiosi progetti,alle giovani impiegate, dentrouna sede sempre più ampia e più

:Il: 1475

BENCIVENNI Giovanni (Nanni] di Luca detto Fattori.no

fi 147. Andrea di Maso

"Il.1/ (} 1477 Amerigo di Francesco da Sommaìa

~ 1478 BELLLNCIONI Andrea

==H= 147. Ghirigoro di Antonio, sortitore e sensale

X 14'. Giovanni di ser Nigi (Sernigi}

STORIE DI POSTA * VOLUME 4

Il marchio di Francesco Datini tra le sue mani e sul suo palazzo,come figura nella Allegoria di Prato tra i santi Stefano e Giovanni Battista

di Pietro da Miniato, risalente al 1415, nel Palazzo Pretorio di Prato

deserta mentre la musa Talia comeda mitologia greca "preJiedeallacommedia". Appunto la fase bis, quelladella storia postale da bere. Confinale al retrogusto amaro.

In questo contesto irrompe labuona nuova, il messaggio salvifìcodella Cecchi, testimone di lungocorso di un'idea di cultura postaleche a Prato aveva attecchito. Idue Cecchi (non parenti tra loro)incarnano il fascino indiscreto di

una storia postale che si fondasulla conoscenza delle carte e sulleragioni dello studio, oltre che sulpiacere della ricerca e dell'empatia.

L'augurio del Club è di vederel'opera sulle marche consultata nelgiro dei collezionisti di materialeprefìlatelico, dove questi segni,chissà perchè, sono chiamati "gi{Je"e guai a segnalarne l'incongruenza.In più essa aiuta a decodifìcare isegni di croce su lettere mercantili.

Si sono radicati alcuni equivocicollegati al fatto che il Dizionario diabbreviature latine ed italiane delCappelli traduceva questo segno"per cavalcata ". Il che fa buon giocoal mercato. Fin dal 1988 Fedele eGallenga avevano segnalato l'errorespiegando che già allora la croce,così come sarà più diffusamente neisecoli XVIII e XIX, indicava inviofranco senza pagamento. Possa illibro della Cecchi cadere sotto gliocchi dell'autore dell'articolo su Unanuova via di comunicazione postale conil Levante, un percorJOcompletamenteterrestre: La "via di Tana" (BollettinoPrefilatelico e Storico Postale,novembre 2010) dove uno di questimarchi mercantili su lettera Venezia-Aleppo del 1588 viene letto come"per cavalcata" e anziché una storiaispira un romanzo su un itinerariodi posta tra Venezia e l'Oriente viamar d'Azov con cavallari, sul generedi quelli dei Tasso in area padanao europea. Itinerario 'di cui non cetraccia neppure nelle documentati.1JimegllUJedeLCOdogno" aggiunge la stupitapresentazione del direttore. Il tuttocomunque prelato dai massimiesperti prefìlatelici e tradotto,giustamente, in inglese. (cf)

Dagli anni bui in cui era più sicuro scrivereGli anni della seconda guerra

mondiale hanno nell'epistolaritàuno dei timbri qualificanti. Ciò acausa delle infinite delocalizzazioni,spostamenti per motivi militari,soggiorni nei lager e nei bracci dellamorte, e delle tante situazioni reseorfane delle forme di comunicazioneusuali cui si suppliva ricorrendo allascrittura e alla spedizione.

Più drammatici di tutti i 600giorni della repubblica di Salò, oraillustrati da un materiale profumatopostalmente: le lettere che Mussoliniogni giorno scriveva a Clara Petacci,sua amante, rnusa, consolatrice.L'archivio privato della signora,forzandone la volontà, sarà poiavocato dallo Stato e al termine diun lungo contenzioso con gli eredi,scaduti i vincoli di consultabilità,ora a cura dell'archivio centrale~ede ,pubblicate tutte le lettere diBen, raccolte e protette con cura

nonostante i reiterati ordini didistruggerle, ("Stracciare! Stracciare!Stracciare!') ai quali la destinatariaoppose una volontà spiegata dietrouno dei fogli: "Non didtrllggere, èstoria, è la verità JU di te e JU di me. "

Vero, verissimo, e dalle

Pasquale Chessa e Barbara RaggiL'ultima lettera di Benito

Mussolini e Petacci:amore e politica a Salò

Oscar Mondadori, Milano 2012,226 pagine,

formato 13x20,euro 10,50

Benito MussoliniA ClaraTutte le letterea Claretta Petacci 1943-1945a cura di Luisa MontevecchiMondadori, Milano 2011,406 pagine, formato 14x22,16 illustrazioni in nero, euro 24,90

carte schizza fuori un contestosbalorditivo di scrittura Hagomito"che coinvolge il lettore fìno allospasimo, gli rimescola le ideein testa, getta nuova luce su unMussolini lucido in molte analisi maimpotente di fronte alla fortuna chegli ha voltato le spalle e assiste allarovina, mattone dopo mattone, di

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quanto aveva' creduto di edifìcarein vent'anni. In più prigioniero difatto dei tedeschi, della famiglia,del suo ruolo, per cui dentrogiornate piene di impegni, speranze,cocenti delusioni, l'unico confortosembra essere la lettera a Cl,{ra incui le parla d'amore, la consola,rievoca cavalcate romane, la

POSTA & RISPOSTA

Merenda indigestaDalle lettere trecentesche

dell'Archivio Datini alla viadi Tana: come cavoli a merenda

Spiace dover constatare cheancora una volta il rigido censoredei lavori altrui che trova ampiospazio nella rivista Storie di POJtadell'Accademia Italiana di Filateliae Storia Postale, che si firma cf, haritenuto necessario dispensare la suadotta scienza ...

È successo nel n. 5 della rivista(nuova serie) a pago 104 dove,nel recensire l'ottimo volume diElena Cecchi Aste dal titolo Dimio nome e .legno, marche di mercantinel carteggio Datini pubblicatodall'altrettanto ottimo Istituto diStudi Storici Postali di Prato, ilnostro cf (Clemente Fedele) havoluto infilare nella recensione unacritica all'articolo di altro autore,pubblicato su altra rivista (ilBollettino PrejìLatelico e Storico Postalen. 162 del novembre 2010), suargomento completamente diversoda quello trattato nel volumerecensito, che quindi appare inserita"come cavoli a merenda ".

Riporto testualmente le frasiincriminate perchè sia chiaro ilmotivo di questo mio scritto:

"/11 più (il libro recensito) aiutaa decodificar» i .legni di croce JIllettere mercantili. Si oono radicatialcuni eqtuooci coLlegati alfatto cheil Dizionario di abbreviature latine eitaliane de! Cappeffi traduceva questo

.legno "per cavalcata". /1 cbe fa buongioco al mercato. Fin dal /988 Fedelee Gallen.qa avevano Jegnalato l'erroreJplegando che gllz allora la croce, COJlcome oarà più diffwamente nei .iecol:}{VIl1 e XIX, indicava l'in pio francoaenxa pagamento. POJJa il libro delLaCecchi cadere .iotto gli occhi dell'autor«dell'articola m "Una nuova via dicomunicazione postale col Levante, unpercorso completamente terrestre: lavia di Tana" (Bollettino Prefilatelico eStorico Postale, novembre 2010) doveuno di queJti marchi mercantili JIlLettera Venezia-Aleppo del/ 588 pieneletto come "per cavalcata" e anxicbelilla storia ùpù-a Wl roman za .uc unitinerario di posta TRA Vene:::ùzel'Orlellte via mare d/l:::oll COIlcaoallari;duf.qenere di queLLi dei TaJJo in areapadana o europea. Itinerario "dicui non c'è traccia neppure nelledocumentatissime guide del Codogno,"aggiunge la Jtupita present azione deldirettore. "

Prendiamo atto che l'autore e/haritenuto di esprimere quanto segue:

l) il Cappelli ha erratonell'interpretare il segno delladoppia croce di Sant'Andrea, spessoaccompagnato da quattro puntini otrattini ai quattro angoli della croce(come"disegnato ne,~suo Dczionario),come per cavalcata;

2) il segno della croce sulle letteresignifica sempre "invio franco .ienxapagamento" (che significa? che lalettera poteva essere inviata francaanche senza pagamento?);

3) l'autore dell'articolo contestato

"

"J'"

.87.

ha sbagliato a interpretare il segnodella doppia croce presente nellalettera da Venezia ad Aleppo del1588 come "per cavalcata ", quindise ne deduce che l'intero articolo èsbagliato;

4) quella lettera ha ispirato nonuna storia, ma un romanzo fruttodi fantasia, su un percorso postaleinesistente;

5) il direttore della rivista,stupito dalla "scoperta" erronea, haavvalorato l'articolo pubblicandolo.

Vediamo come stanno le cose.l) Adriano Cappelli, che si

dichiara "Arcbivista - Paleoqrafo",quindi un professionista dellamateria, ha pubblicato per i tipidell'Editore Ulrico Hoepli di Milanoe nella collana dei Manuali Hoepliil Di:::ionario di abbreoiature latineed italiane nel 1899, e la sua operaha raggiunto cinque ristampe, piùuna sesta anastatica nel 1973 euna ulteriore ristampa anastaticanel 1990, quindi il suo Dizionarioviene ristampato, quindi acquistato,quindi consultato da oltre cent'anni,ed è stato ed è tuttora guida preziosaper gli studiosi di ogni Universitào Istituzione culturale senza mairicevere critiche.

Ora interviene qualcuno a dirciche l'interpretazione del Cappelli èsbagliata. Grazie cf, il tuo interventoha illuminato il mondo. Mi dispiace,ma sono portato a credere di più alCappelli.

2) È vero che dal XVlI secolocirca, ma soprattutto dal XVIII

in poi, la croce di Sant'Andreavergata attraverso il frontespiziodella lettera significa "franca", cioèpagato del tutto il porto postale.Ma occorre considerare che inquesti secoli troviamo i primiaccordi formali fra Stati in materiapostale, che spesso prevedevanoanche il pagamento del porto daparte del mittente per intero (gliStati erano garanti della consegnaal destinatario), quindi rendendodel tutto "franca" la lettera. Primadi allora, e fìno almeno al XVIsecolo, erano rari questi accordi, ingenere la materia era lasciata allalibera contrattazione tra corriere edutente, e la regola generale derivatadall'esperienza era che il mittentepagasse una parte del porto postaledovuto, e il destinatario la secondaparte. Questo accorgimento erautile e necessario perchè nullapoteva garantire che il corriere, unavolta percepito l'intero pagamento,scansasse l'impegno gravoso diconsegnare la lettera al destinatarioed evitasse così anche ulteriorispese lucrando sul pagamentogià avvenuto. Questo era unodegli abusi più temuti, e quindiveniva evitato con la formula delpagamento in due tempi.

Cosa ne deriva? Che fìno al1500 inoltrato non esistevano, senon in pochi casi, lettere franchedel tutto, e anche in questi pochicasi non veniva apposta la croce diSant'Andrea, ma unaf per "franca ",oppure la parolajì'ancha o franca. Èquindi sbagliato dire che la doppiacroce di Sant'Andrea stava adindicare "lettera franca".

Da notare, poi, che un conto èla croce di Sant'Andrea indicantefranca, e un conto la "doppia" crocedi Sant'Andrea, accompagnataspesso da quattro puntini o trattiniai quattro angoli della croce,disegnata dal Cappelli nel suoDizwn~rw e interpr;tata dallo stessocome per cavalcata .

Ora, la lettera datata 1588dell'articolo pubblicato nelBolLettino, mostra la doppia crocedi Sant'Andrea, esattamente comeriportata dal Cappelli col significatodi "per cavalcata ".

E non basta: sia la nostralettera che le altre due di fìg. 3e 4 dell'articolo riportano sulfrontespizio anche un fregiodiagonale che certamente non puòche avere il significato di "franca";ma la sua presenza sarebbeinspiegabile se anche la doppiacroce avesse lo stesso signifìcato:quante volte doveva essere indicata

STORIE DI POSTA - VOLUME 6

l'avvenutafrancatura?La veritàè che i duesegni hannosignifìcatidiversi, ladoppia croce~igniflc~ "per cavalcata ", il fregio"franca .

Anche alcune letteredell'Archivio Datini hanno comemarca mercantile la croce diSant'Andrea? Ogni mercantepoteva scegliersi la marca chevoleva, e la croce era il simbolosempre preferito come dimostratoproprio dal libro della Cecchidove il simbolo della croce èdecisamente predominante: inquei secoli si viveva in una societàove la sicurezza era molto scarsae impetrare l'aiuto di Dio era unimperativo. Che venisse fatto conla scelta del simbolo della crocein tutti i propri affari e vicendepersonali, come anche nelle lettere,era pratica comune, come pure consimboli letterali nei secoli successivi,del tipo C.D.S. (Che Dio Salvi),C.D.C. (Che Dio Conduca), C.D.G.(Che dio Guidi), Q.D.C. (Que DieuConduise").

3) A seguito delle argomentazionisuesposte ribadisco che l'articolopubblicato nel Bollettino e oggettodella reprimenda è corretto, esatto edi grande interesse anche al fine didimostrare l'esattezza della letturadei segni riportati nelle lettereillustrate.

4) La cosiddetta Vilz di Tana nonè affatto romanzata. È vero chequesto percorso non è previsto nelledocumentatissime guide postali delCodogno, ma una parte del percorsosì. La gu ida Nuovo Itinerario deffePoste per tutto iLMondo stampata inMilano per la prima volta nel 1608(io possiedo la ristampa anastaticadell'edizione del 1620 e un originaledel 1676) riporta a pago 347dell'edizione 1620, e a pago 316/317dell'edizione 1676, l'itinerario "daRoma a Praga e altre parti deL SacroImperio" come segue: "Se ne va questo(corriere) deLL'Imperw a fuurc aPraga, metropoli deffa Boemia, ove dirimettono LeLettere per ... Pomerania perLa BllI:qaria, Soffia per La Valacbia, ...Braila, ... Varna". Braila e Varnaerano e sono tuttora città sul MarNero, quindi il corriere arrivavanon troppo lontano da Tana (oggiAzov, Mar d'Azov). Qui il Codognoha fermato la sua esposizione,probabilmente non aveva esperienzesul tragitto ulteriore che invece è

.88.

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documentato dalle nostre letterepubblicate nell'articolo del Bollettinoove si cita espressamente Vilz di Tana(retro della lettera di fig. l), e allagrata VOdtra di 27, capttatami per via diTana (interno della stessa lettera).

Se la lettera fosse giunta via dimare non ci sarebbe stato motivodi giungere a Tana perchè la naveavrebbe trovato approdo nel portodi Alessandretta oppure di Tunisi diSiria, e le merci scaricate avrebberoraggiunto il mercato di Aleppo conle carovaniere, ben fuori dal tragittodi Tana.

Inoltre, è storicamente risaputoche dopo la conquista turca diCostantinopoli (1453) il porto diTana fu precluso defìnitivamentealle navi mercantili straniere che inprecedenza avevano invece liberoaccesso, quindi Tana poteva essereraggiunta solamente via terratramite le carovaniere ed i corrieriturchi a cui, evidentemente, eranoconsegnate le lettere giunte sullasponda del Mar Nero.

Ci sono ancora dubbi? Beh,pazienza, lo so che non è possibilecavar sangue dal muro.

Adriano CattaniIn qualità di direttore redpon"abiLe e

per dovere di correttezza e traoparenzapreciso che, a nostra tutela, di taleLettera, anche con iL consenso deL Sig.Cattani, e Jtata stralciata una minimaparte.

Paolo Deambroai

Il gatto e la volpe nella tanaQuesto scritto documenta il

contrapporsia cavallo del 2000 didue diversiformat di cultura postale:prefìlatelia e storia postale. Ungroviglio dal quale è sempre megliostare alla larga se non venisseromessi in dubbio scrupolosità espirito degli onesti impressi nel Dnadel CLub deLL'occhio attento. Più ingenerale, Storie di PO.1ta s'immaginaun lettore-tipo intercambiabilmente

collezionista, ricercatore, operatoreeconomico e persona di cultura,cui propone un sapere postalealto, gradevole nella forma, chesu percorsi.di conoscenza sciolgaalcuni sensi di colpa da mondoamatoriale. Che però quando sipresenta nei modi giusti, in contestiuniversitari o di politica dellacultura, non manca di attenzioni.Come s'è visto al recente convegnosui Tasso voluto a Cornello dalsindaco Gianfranco Lazzarini eben diretto nelle sedute da AdrianoCattani, direttore del locale Museo.Due appartenenti all'AccademiaItaliana di Filatelia e Storia Postale.

E alla luce di possibili comunistrategie di sviluppo del sapere,francamente sfugge il senso dellareplica (inviata evocando la leggesulla stampa!) per contestare unadoverosa, e rispettosa, avvertenzadata ai lettori.

I prefìlatelisti - ed è un timbrostilistico molto nitido - i libri nonamano leggerli. Ne privilegianoil possesso per poterli orecchiaree trasformare in cultura oralespendi bile. Certo, su un giovanepuò far colpo l'esperto che collegasegni postali al celebre Dizionariodi abbreviature del Cappelli nella -prima edizione 1899. Peccato nontrovarceli tali segni! Sono presentisolo su edizioni successive. Quantoall'Itinerario del Codogno, l'espertodeve aver sentito parlare di piùedizioni visto il vanto per le duepossedute. Peccato che la secondaedizione non sia la veneziana del1676 ma la milanese del 1623: ilCompendio de/Ie POJte.

Tornando al supplizio concroce di sant'Andrea su lettere delXVI secolo, spiegata dal Cappellicome "per cavalcata ", tra 14.000simboli non deve sorprenderne uno

POSTA & RISPOSTA

imperfetto tanto più che l'operafocalizza "carte e codici specialmentede/Medioevo". È un monumento alsapere il Dizionario di abbreoiatureLatine ed italiane, non intaccato dagliaggiornamenti (che esistono). Edè un Cappelli giustificato dallostato ancillare della storia postale.Avendo lui riscontrato il segno suplichi e fogli di cavalcate, ad esse loaveva collegato. Il che è vero, masolo in parte.

Analizzata in dettaglio, la croce- o meglio la soprascritta sbarratada tratti di penna o lapis - risultamarcare gli invii non soggetti aulteriore pagamento o rimborso eappare anche su staffette pagate.Ma cavalcata e staffetta, nelCinquecento, erano prodotti postalidiversi. Appunto il ritrovamento inArchivio di Stato a Milano di foglidi viaggio di staffette pagate conla croce spinse Fedele e Gallengaad approfondire il tema a pago 111del volume Perseroirio di Sila Santitàedito nel 1988 dall'Istituto di Prato.

Ulteriori indagini evidenzianouna presenza di lungo corso delsegno nella fase del porto pagatoa destino, cioè ante francobollo.Fin dal Cinquecento la postalettereagiva secondo il criterio economico- poi anche giuridico (la tassapostale) - dell'unità di contodella lettera come titolo di creditoesigibile da parte del vettore inquanto recapitato. Per questo sipagava all'arrivo.

Non tutto però veniva riscattatoa destino. Esisteva sia il traffìcoin franchigia (da contratto o permotivi di convenienza) sia unapiccola aliquota di invii affrancatiin partenza, che solo il mastro diposta mittente poteva rendere taliindicandolo a chi doveva svolgerela consegna (o trasmettere) e

rinuncia~e all'incasso. Il segnaled'uso era una croce o meglio - intermini di tecnica postale - ildepennamento dalla soprascrittadel criterio di esigibilità. In gergosi diceva lettere bianche per le lettereda riscuotere, e lettere marcate per lelettere franche.

Croce di sant'Andrea, dunque,come forte simbolo iconico. AI

punto da spingereSimone Tasso,. .corner maggIOredelle poste imperialiitaliane dal 1513 al1556, a inglobarlonellogo personalecome espressIOnedel potere dicapovolgere l'ordine

naturale degli eventi postali. Lacorretta lettura del segno neitermini di invio pagato, francatura,spedizione esente (da valutare casoper caso) è stata accolta da altri seristudiosi e recentemente da GiorgioMigliavacca e Tarcisio Bottani apago 121 (e oltre) del libro SimoneTaJJo e le post« di Mi/ano (2008),prefato da un Cattani che sembraproprio non averlo letto.

Nei secoli la croce postalesu soprascritta può assumerevarianti grafìche. In certi contestii tratti di penna o lapis sonosemplici, in altri doppi o triplie in più possono comparireelementi decorativi tipo piccolepalle e sigle. Con casi particolari.Nel Veneto d'antico regime, adesempio, recano una o più crocile lettere di accompagnamentodi pacchi e gruppi. A lungo gliesperti hanno parlato di inviofranco,salvo ricredersi quando Fedele hascoperto il decreto 1639 che davavalore legale al segno tradizionaledi depennamento del carattere

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di esigibilità dell'invio allegato,descritto sulla lettera di porto cheil destinatario doveva esibire. Allaconsegna si sbarrava la dicitura e ciòindicava corueqnato, Mentre in storiapostale una classificazione delle crociper tipo interessa meno, essa premealla prefilatelia, dove una lettera afregio semplice vale 300 franchi,con croce doppia o tripla 500, e sereca gli attributi fino a 1000, almenostando ai più attivi propugnatoridella prefdatelia.

Con quel riferimento dellasua recensione Storie di PO.Jta haavvisato i lettori dell'impossibilitàdi riscontrare croci "postali" sulettere mercantili perché queste,ancora nel Cinquecento, eranoveicolate non dal servizio postale mada vettori "altri", ovvero da messidel servizio corrieri. Attenzione alsottile ma fondamentale distinguo!Storicamente .iervizia corrieri e.Jervi::::iopostale sono entità distinte,spesso conflittuali. Fin dal medioevo- e prima di venirne spodestatidalle poste governative - erano gliuomini d'affari, cioè i mercanti, coni loro procacci del servizio corrieri,i padroni dei collegamenti ordinari.E solo nel XIX secolo la via di maresarà postalizzata. Nel Cinquecentoil collegamento Venezia-Aleppo

:Il BhNClVENNI Giov~nni (N~nm) di Luca denc Panon-00

I/..411 BEu.I1\nO!\'1 Andl'lr-l

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non era postale in senso stretto magestito dai capitani di nave, loroscrivani, intermediari privati evettori occasionali; e i segni di crocesu facciate di lettere mercantili, secompaiono, sono la marca della dittamittente. Come illustra il libro diElena Cecchi Aste.

Il Bollettino Prcfilatdico aggiungespunti da meditazione doveafferma che un tratto di penna <

trasversale su soprascritte di lettere

STORIE DI POSTA - VOLUME 6

cinquecentesche indicavainvio franco. In effetti loprescriveva il regolamentoaustriaco del 1851 sugliinvii esteri affrancati allo sportello:ma va bene retrodatare le circolaridi tre secoli? Certo, per supportarele proprie tesi si fa questo e altro,fino a proporre come postale ogniminima traccia. Anche quando iltratto di penna (si veda il BollettinoPrefilatelico a pago 189, fig. 6) cadesopra un sigillo strappato, e dunquenon poteva essere stato messoche dopo l'arrivo. Autoinganno,apparizione o miraggio? Storiedi PO.Jta suggerisce come noninfrequente in ambito mercantile(e poi amministrativo) indicare contiro di penna semplice o incrociatosu parte di lettera arrivata che erastato risposto e si poteva archiviare,

Quanto alla "via di Tana ", sipuò dire che fa il paio con altre vienell'ampio territorio delle certezzeprefilateliche senza terminaliben illustrate dalla "Rico.itruxiancdeLl'itinerario (in 1'0.1.10) .Jeguito dalcavallaro, per .Jtaffetta, da Vel1e:::Ùzad Aleppo", a pago 179 del BollettinoPrefilatelico,

Perché non esiste, non è maiesistita: e a confermarlo è proprioquesta lettera!

BONINSEGN •.••Lorenzo di ~hnooRJNUCCI GUIdo d. SlIoont

• ,~/- 1... MALEFICILucadi P.aoIo

~ 1•• 5 Giov",". di Iacopo dello Gr;ande,uluiolo

19.,

A far smontare le some dalcammello delle congetture bastal'urlo Can da l'ostreqa! delllZllcharo(anche questi conducenti scortavanolettere ad Aleppo) per una svistafatta in fase di carico: le due balleinferiori recavano l'indicazione"terra" e non "tana ". E giù beotcmie.Contro la mano del dragomannodel fondaco, che quando scrive fala doppia "r" simile a una "n". Maqualche colpa l'ha pure il mercante,

.90.

tenuto a controllare, tanto più chec'è la "n" di "Ven/in" lì accanto ed èchiara la gambetta della "e". Dunquead Aleppo le lettere erano giunte peraltra "via di terra", da approfondiresu un prossimo Bollettino Prefilatdico.Che stavolta però non turberài sogni di cf: basito dal numero162, a tempo debito ha disdettol'abbonamento a una rivista chemaltratta i lettori proponendo loroarticoli non controllati e insultandolise solo osano lamentarsi.

E duplice conferma di svista lareca l'articolo stesso a pago 186 doveevocando i leggendari burzaccbini(freschi calzari da cavalcata)mostra una terza missiva dallostesso archivio con la scritta "pervia di terra" - usuale nel lessicomercantile - definendola dellastessa mano ma a ben guardare dimano diversa.

Insidie o astuzie della grafia?Passare dalla mercantesca allacancelleresca può frastornare ilpaleografo postale, ma le condizioniper non sbagliare qui c'eranotutte; o se non altro per chiedereconsiglio. Ma chi più esperto degliesperti padovani? La formula asenso unico e il rilievo dato alleNote paleoqraficlse e diplomatiche[sic!] sembrano mirare lontano:"C'è da auqurarai che in pro.uuno

futuro vengano alla luce altre di queateaffascinanti Lettere .Jpediteper cavalcata"via Tana" o, come ama dire Adriano,per "la via dell'ambra", lettere che almomento potrebbero e.uere relegatein Wl dimenticato ca.uetto di qualchedi•.itratto collezionista. "

Par di vederli brillare gli occhidei mercanti veneziani per l'attesoarrivo di gemme dalla via di mare,e si chiarisce il senso della difesa adoltranza delle "nostre lettere" fino agaran ti re "corretto, esatto e di grandeintereooe" un articolo denso di perle(per via delle occlusioni).

Ma il tramee.io notato a libro,ovvero il pacco assicurato, recheràvere gioie o farlocche? Nonserve la banca dati del comandoCarabinieri per la tutela delpatrimonio culturale. Bastano tresecondi e Google, digitando Fausti(la ditta destinataria) e Aleppo, peridentificare lettere dell'Archivio diStato di Venezia facenti parte dellaMi.JceLlflnea di carte non appartenentia nea.um archivio, buste 18-19. Cartedemaniali che possono condurre aesiti non brillanti. (c/)