daily news - Corriere ortofrutticolo

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE daily news: www.corriereortofrutticolo.it THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXVI Nuova serie Marzo 2022 Euro 6,00 PROTAGONISTI ROSARIO RAGO L’innovazione green di un’azienda che viene da lontano PAG.31 FIERE PAG. 17 FRUIT LOGISTICA Nonostante il momento critico dell’Europa, Berlino conferma la sua importanza PRODOTTI PAG. 45 FOCUS FRAGOLE Superfici e volumi in crescita, preoccupano i costi e la carenza di manodopera 2

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

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daily news: www.corriereortofrutticolo.itTHE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXVI Nuova serie Marzo 2022 Euro 6,00

PROTAGONISTIROSARIO RAGO

L’innovazione greendi un’azienda

che viene da lontanoPAG.31

FIERE • PAG. 17FRUIT LOGISTICANonostante il momento critico dell’Europa, Berlinoconferma la sua importanza

PRODOTTI • PAG. 45FOCUS FRAGOLESuperfici e volumi in crescita,preoccupano i costie la carenza di manodopera

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

5www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

Mettere subito fra parentesi (so-stanzialmente: sospendere) il GreenDeal e la correlata Farm to Fork per-ché al momento è prioritario l’obiet-tivo della sovranità (autosufficien-za) alimentare dell’Europa che va dipari passo con l’autonomia energeti-ca dal gas russo. E quindi non si puòdar corso a tutte quelle misure cheridurrebbero il potenziale produtti-

vo agricolo. Una parentesi temporanea comunque ,perché – come ha ricordato l’europarlamentare Her-bert Dorfmann - “due anni di pandemie e l’attualeguerra ci ricordano che la sostenibilità ambientale ela produttività agricola devono andare mano nellamano. La sostenibilità è necessaria, ma deve essereconciliata con l’obiettivo sacrosanto della sovranitàalimentare”.Questo è quello che ci dice l’attuale situazione, aguerra Russia-Ucraina ancora in corso e mentre ca-la sull’Europa (e sul mondo) l’ombra di una nuovacortina di ferro (la Russia e i suoi alleati da una par-te, l’Occidente dall’altra). Un’altra conseguenza del-l’attuale emergenza è che la necessità impellente diun piano per la sicurezza alimentare europea (chiestoda tutti) spingerà il nostro Paese verso una politicaagraria nazionale unitaria e condivisa da Stato e Re-gioni e dal mondo professionale agricolo che (forse)per questo sarà chiamato a mettere da parte le stori-che rivalità. Ma quello che succede ci dice un’altra cosa, che ci ri-guarda da vicino. Che è incredibile – proprio alla lu-ce dell’attuale emergenza - la sottovalutazione che ilmondo politico e delle istituzioni fa dell’ortofrutta.Intanto perché questo comparto è strutturalmenteeccedentario, tant’è che si permette di esportare ognianno circa 4 milioni di tonnellate di prodotti che por-tano il made in Italy in giro per il mondo. Quindi ilsecondo posto nella classifica dell’export agroalimen-tare del Paese e un saldo attivo della bilancia com-merciale oltre il miliardo. Solo il vino fa meglio.Poi ci sono i risultati davvero incredibili del 2021 chehanno fatto meglio del 2020 ma anche del 2019, ulti-mo anno pre-pandemia. Nonostante tutto (la pande-mia, la chiusura dei mercati, la difficoltà di reperiremanodopera, le gelate, le fitopatie vecchie e nuove)l’export 2021 ha superato ampiamente i 5 miliardi €e il saldo commerciale positivo supera il miliardo,doppio record storico. Merito di un mondo privato ecooperativo che non ha mai mollato sul fronte del-l’impegno a raggiungere i mercati lontani. Un dina-mismo, un protagonismo che noi del Corriere non cistanchiamo di mettere in vetrina, e che altri del-l’informazione di settore invece sottovalutano, quasifosse la normalità, un dato acquisito, laddove invece

dedicano copertine e primi piani ai successi degli uo-mini della GDO, alle catene che continuano ad aprirepunti vendite, che investono e innovano, che spiega-no alle imprese cosa devono produrre e come… Per carità, è legittimo che chi dialoga col consumato-re spieghi cosa si deve fare per vendere meglio e dipiù, però sarebbe carino che qualcuno ci spiegassecome mai, con la corsa impazzita dei costi di energia,trasporti e materiali, le catene fanno a gara nellacorsa a ribassare i prezzi. Se tutto aumenta, perché lepromozioni, le offerte speciali, i sottocosto, i 2x3?Chi paga, chi ci rimette? Lo ripetiamo ogni volta: non tutte le catene giocanosporco, però ci sono episodi scandalosi (tipo arancenel secchio o passata di pomodoro dove il vetro valepiù della materia prima) che qualcuno prima o poisanzionerà con una denuncia di pratiche sleali, usan-do la nuova normativa. Se non altro per vedere comefunziona e se funziona. È dai primi di dicembre che il mondo produttivochiede un adeguamento dei listini al boom dei costiin campagna, nei magazzini e nella logistica. Il con-fronto – chiesto da tutti – non è neppure iniziato e lecatene hanno continuato a fare “ognuna come gli va”(come cantava Dalla). Adesso poi che la competizio-ne fra retailer è diventata feroce, perché le catene lot-tano non tanto per fare migliori risultati, ma per so-pravvivere a fronte dei grandi investimenti fatti,aspettiamoci che la situazione peggiori, che i super-sconti continuino, che i margini per la produzionescendano a livelli tali da rendere insostenibili la rac-colta e la lavorazione dei prodotti. Molte aziendechiuderanno, tante stanno giù chiudendo, gli inter-venti messi in campo dal Governo sono generici e in-sufficienti. Per l’ortofrutta in specifico non c’è niente, come nul-la c’è stato durante la pandemia. Se a un qualunqueoperatore chiedete cosa servirebbe subito, quali lepriorità, la risposta è più o meno sempre la stessa:non soldi ma aiuti indiretti, come eliminare le accisesui carburanti per trasporto e logistica, e agevolazio-ni sui costi dell’energia nei magazzini e nelle celle fri-gorifere, riduzione degli oneri fiscali-contributivi sulcosto del lavoro, che in alcune regioni già ci sono e in

✍ Lorenzo Frassoldati

QUALCOSA DI TROPPOL’Europa in pochi anni deve conquistare l’autonomiaenergetica, quella alimentare e la neutralità climaticaattraverso il Green Deal e la Farm2Fork. A occhio ecroce, c’è qualcosa di troppo. *

PUNTASPILLI

segue a pag. 7

Ortofrutta figlia di un dio minore

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Mettere subito fra parentesi (so-stanzialmente: sospendere) il GreenDeal e la correlata Farm to Fork per-ché al momento è prioritario l’obiet-tivo della sovranità (autosufficien-za) alimentare dell’Europa che va dipari passo con l’autonomia energeti-ca dal gas russo. E quindi non si puòdar corso a tutte quelle misure cheridurrebbero il potenziale produtti-

vo agricolo. Una parentesi temporanea comunque ,perché – come ha ricordato l’europarlamentare Her-bert Dorfmann - “due anni di pandemie e l’attualeguerra ci ricordano che la sostenibilità ambientale ela produttività agricola devono andare mano nellamano. La sostenibilità è necessaria, ma deve essereconciliata con l’obiettivo sacrosanto della sovranitàalimentare”.Questo è quello che ci dice l’attuale situazione, aguerra Russia-Ucraina ancora in corso e mentre ca-la sull’Europa (e sul mondo) l’ombra di una nuovacortina di ferro (la Russia e i suoi alleati da una par-te, l’Occidente dall’altra). Un’altra conseguenza del-l’attuale emergenza è che la necessità impellente diun piano per la sicurezza alimentare europea (chiestoda tutti) spingerà il nostro Paese verso una politicaagraria nazionale unitaria e condivisa da Stato e Re-gioni e dal mondo professionale agricolo che (forse)per questo sarà chiamato a mettere da parte le stori-che rivalità. Ma quello che succede ci dice un’altra cosa, che ci ri-guarda da vicino. Che è incredibile – proprio alla lu-ce dell’attuale emergenza - la sottovalutazione che ilmondo politico e delle istituzioni fa dell’ortofrutta.Intanto perché questo comparto è strutturalmenteeccedentario, tant’è che si permette di esportare ognianno circa 4 milioni di tonnellate di prodotti che por-tano il made in Italy in giro per il mondo. Quindi ilsecondo posto nella classifica dell’export agroalimen-tare del Paese e un saldo attivo della bilancia com-merciale oltre il miliardo. Solo il vino fa meglio.Poi ci sono i risultati davvero incredibili del 2021 chehanno fatto meglio del 2020 ma anche del 2019, ulti-mo anno pre-pandemia. Nonostante tutto (la pande-mia, la chiusura dei mercati, la difficoltà di reperiremanodopera, le gelate, le fitopatie vecchie e nuove)l’export 2021 ha superato ampiamente i 5 miliardi €e il saldo commerciale positivo supera il miliardo,doppio record storico. Merito di un mondo privato ecooperativo che non ha mai mollato sul fronte del-l’impegno a raggiungere i mercati lontani. Un dina-mismo, un protagonismo che noi del Corriere non cistanchiamo di mettere in vetrina, e che altri del-l’informazione di settore invece sottovalutano, quasifosse la normalità, un dato acquisito, laddove invece

dedicano copertine e primi piani ai successi degli uo-mini della GDO, alle catene che continuano ad aprirepunti vendite, che investono e innovano, che spiega-no alle imprese cosa devono produrre e come… Per carità, è legittimo che chi dialoga col consumato-re spieghi cosa si deve fare per vendere meglio e dipiù, però sarebbe carino che qualcuno ci spiegassecome mai, con la corsa impazzita dei costi di energia,trasporti e materiali, le catene fanno a gara nellacorsa a ribassare i prezzi. Se tutto aumenta, perché lepromozioni, le offerte speciali, i sottocosto, i 2x3?Chi paga, chi ci rimette? Lo ripetiamo ogni volta: non tutte le catene giocanosporco, però ci sono episodi scandalosi (tipo arancenel secchio o passata di pomodoro dove il vetro valepiù della materia prima) che qualcuno prima o poisanzionerà con una denuncia di pratiche sleali, usan-do la nuova normativa. Se non altro per vedere comefunziona e se funziona. È dai primi di dicembre che il mondo produttivochiede un adeguamento dei listini al boom dei costiin campagna, nei magazzini e nella logistica. Il con-fronto – chiesto da tutti – non è neppure iniziato e lecatene hanno continuato a fare “ognuna come gli va”(come cantava Dalla). Adesso poi che la competizio-ne fra retailer è diventata feroce, perché le catene lot-tano non tanto per fare migliori risultati, ma per so-pravvivere a fronte dei grandi investimenti fatti,aspettiamoci che la situazione peggiori, che i super-sconti continuino, che i margini per la produzionescendano a livelli tali da rendere insostenibili la rac-colta e la lavorazione dei prodotti. Molte aziendechiuderanno, tante stanno giù chiudendo, gli inter-venti messi in campo dal Governo sono generici e in-sufficienti. Per l’ortofrutta in specifico non c’è niente, come nul-la c’è stato durante la pandemia. Se a un qualunqueoperatore chiedete cosa servirebbe subito, quali lepriorità, la risposta è più o meno sempre la stessa:non soldi ma aiuti indiretti, come eliminare le accisesui carburanti per trasporto e logistica, e agevolazio-ni sui costi dell’energia nei magazzini e nelle celle fri-gorifere, riduzione degli oneri fiscali-contributivi sulcosto del lavoro, che in alcune regioni già ci sono e in

✍ Lorenzo Frassoldati

QUALCOSA DI TROPPOL’Europa in pochi anni deve conquistare l’autonomiaenergetica, quella alimentare e la neutralità climaticaattraverso il Green Deal e la Farm2Fork. A occhio ecroce, c’è qualcosa di troppo. *

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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXVI Nuova serie Marzo 2022

2GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabileLorenzo Frassoldati

RedazioneMirko Aldinucci (coordinatore),

Emanuele Zanini

Hanno collaboratoChiara Affronte, Ida Cenni,

Mariangela Latella, Maria Ida Settembrino, Daniela Utili

Sede operativavia Fiordiligi, 637135 Verona

Tel. 045.8352317 - e-mail: [email protected]

EditoreGemma Editco Srl

Coordinatore editorialeAntonio Felice

Comitato di indirizzoDuccio Caccioni, Antonio Felice,

Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini,

Claudio Scalise (coordinatore)

Sede legale e amministrativavia Fiordiligi, 6 - 37135 Verona

E-mail: [email protected]

P.IVA 01963490238

Fotocomposizione e stampaEurostampa Srl - via Einstein, 9/C

37100 Verona

Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965

Chiusura in redazione il 29.03.2022

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

RITORNO A BERLINO. Meno espositori ma tanta Italia PAG. 17

EDITORIALEOrtofrutta figlia di un dio minore 5

NOTIZIARIO 9

ATTUALITÀSfida Fruit Logistica 17

Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, un’edizione speciale 21

Il conto salato della guerralo pagherà anche il settore 23

Pere, ci si interroga sul futuro “Troppe occasioni perdute” 25

Via libera alla legge sul bio:“Ora si spingano i consumi” 27

Export da record nel 2021Ma la politica snobba il settore 29

Clementina di Calabria IGP,senza estero non c’è futuro 30

PROTAGONISTAROSARIO RAGOSostenibilià intelligente 31

MERCATI&DISTRIBUZIONESe lo scaffale si svuota 35

La MDD perde terreno nel 2021ma l’ortofrutta resta strategica 38

Redditività: Esselunga sul tettod’Europa, bene i discount 39

La lunga volata di Ferreronel rush finale di Foody 42

FOCUS FRAGOLE

Superfici e volumi in crescitaCosti e manodopera preoccupano 45

CIV accelera sulla ricercaUn breeding basato su tre pilastri 47

Efficienza, rusticità, precocità:Vivai Mazzoni firma cultivar top 48

Continuità, appeal e gusto per le nuove varietà di NSG 50

Il gelo frena le aspettative del SudArcadia: domanda ok, poca merce 51

Territorio e innovazione: la ricetta di Primo Sole per la GDO 53

Marisol in vasetto fa breccia al Sud 54

PRIMO PIANO BASILICATABusines ortofrutta 55

“Così vogliamo diventarepiattaforma mediterranea” 56

Trattori in piazza contro la crisi 57

Più peperone di SeniseInvestono anche i giovani 58

FOCUS PICCOLI FRUTTIAmpi margini di crescitaper chi investe e innova 59

Residuo zero per il lamponeLa new entry di Sant’Orsola 64

MONDOMacron, Farm to Fork da rivedere 65

Spagna. Perdite per il colosso Anecoopa causa della guerra 67

altre no. Nulla di tutto questo è alle viste.Quindi la febbre dei costi conti-nuerà e non abbiamo il paraceta-molo per curarla. Solo il termo-metro per misurarla.

[email protected]

segue editoriale

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Direttore responsabileLorenzo Frassoldati

RedazioneMirko Aldinucci (coordinatore),

Emanuele Zanini

Hanno collaboratoChiara Affronte, Ida Cenni,

Mariangela Latella, Maria Ida Settembrino, Daniela Utili

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Tel. 045.8352317 - e-mail: [email protected]

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Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, un’edizione speciale 21

Il conto salato della guerralo pagherà anche il settore 23

Pere, ci si interroga sul futuro “Troppe occasioni perdute” 25

Via libera alla legge sul bio:“Ora si spingano i consumi” 27

Export da record nel 2021Ma la politica snobba il settore 29

Clementina di Calabria IGP,senza estero non c’è futuro 30

PROTAGONISTAROSARIO RAGOSostenibilià intelligente 31

MERCATI&DISTRIBUZIONESe lo scaffale si svuota 35

La MDD perde terreno nel 2021ma l’ortofrutta resta strategica 38

Redditività: Esselunga sul tettod’Europa, bene i discount 39

La lunga volata di Ferreronel rush finale di Foody 42

FOCUS FRAGOLE

Superfici e volumi in crescitaCosti e manodopera preoccupano 45

CIV accelera sulla ricercaUn breeding basato su tre pilastri 47

Efficienza, rusticità, precocità:Vivai Mazzoni firma cultivar top 48

Continuità, appeal e gusto per le nuove varietà di NSG 50

Il gelo frena le aspettative del SudArcadia: domanda ok, poca merce 51

Territorio e innovazione: la ricetta di Primo Sole per la GDO 53

Marisol in vasetto fa breccia al Sud 54

PRIMO PIANO BASILICATABusines ortofrutta 55

“Così vogliamo diventarepiattaforma mediterranea” 56

Trattori in piazza contro la crisi 57

Più peperone di SeniseInvestono anche i giovani 58

FOCUS PICCOLI FRUTTIAmpi margini di crescitaper chi investe e innova 59

Residuo zero per il lamponeLa new entry di Sant’Orsola 64

MONDOMacron, Farm to Fork da rivedere 65

Spagna. Perdite per il colosso Anecoopa causa della guerra 67

altre no. Nulla di tutto questo è alle viste.Quindi la febbre dei costi conti-nuerà e non abbiamo il paraceta-molo per curarla. Solo il termo-metro per misurarla.

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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9www.corriereortofrutticolo.it

La Commissione Italiana Uva daTavola (CUT) è entrata a far par-te, in qualità di socio cooperatore,del CSO ITALY. Soddisfatto ilpresidente Massimiliano Del Co-re: “È più che mai necessario chela filiera si muova secondo logi-che aggregate e, con questo spiri-to, la nostra partecipazione alCSO renderà possibile aumentarela rappresentatività del compar-to, sviluppare meglio l’azione dilobby e contare sulle grandi com-petenze dei professionisti che daanni lavorano al servizio dell’or-tofrutta italiana per analizzare edinterpretare dati statistici utili al-l’attività di promozione e pro-grammazione di cui le nostreaziende hanno oggi più che mainecessità”.“Per noi è motivo di soddisfazio-ne annoverare tra gli associatiuna realtà rappresentativa comequella della CUT - dichiara PaoloBruni, presidente di CSO Italy -perché ci offre la possibilità di ap-profondire gli aspetti di un’im-portante filiera come quella del-l’uva da tavola e consolidare ulte-riormente la nostra presenza nel-le regioni del Sud Italia, semprepiù strategiche per l’ortofruttaitaliana”.

E stato pubblicato in Gazzetta Uf-ficiale il decreto salva filiere madein Italy che stanzia 1,2 miliardiper investimenti nelle filiere ma-de in Italy, dalla pasta alla carne,dal latte all’olio, dalla frutta allaverdura.Il Decreto disciplina i criteri, lemodalità e le procedure per l’at-

tuazione dei contratti di filiera edi distretto previsti dal fondocomplementare al PNRR. Per-metterà di implementare concre-tamente proprio i contratti di fi-liera, definendo nel dettaglio l’iteristruttorio, la procedura di valuta-zione per la selezione dei progettie le modalità di finanziamento.

L’adozione delle proposte di nuo-ve norme sull’uso sostenibile deifitofarmaci e sui target di ripristi-no della natura, inizialmente pre-vista per il 23 marzo, è stata rin-viata.È quanto emerge dall’agenda delCollegio dei commissari. Il rinvio,dicono fonti della CommissioneUE, è dovuto all’affollamento diiniziative legislative straordinariesugli approvvigionamenti ali-mentari ed energetici e sulla ge-stione dei flussi migratori conse-guenza dell’invasione russa del-l’Ucraina.Secondo alcune fonti, le proposte(previste come regolamento enon come direttiva) potrebberoessere discusse per l’adozioneprima della pausa estiva.Il provvedimento, insieme al re-golamento sui “target di ripristi-no della natura”, avrebbe dovutotradurre in obiettivi vincolanti ildimezzamento dell’uso dei fito-farmaci e la messa a riposo del10% delle superfici agricole Ueentro il 2030.Gli obiettivi del Green Deal dell’a-

groalimentare “vanno mantenutima adeguati alla nuova realtà - hasintetizzato il ministro franceseJulien Denormandie - e una gran-de maggioranza delle delegazioniha chiaramente detto no a divieti(di agrofarmaci, ndr) in assenzadi altre soluzioni, e sì alla ricerca eagli investimenti per accelerarel’adozione di alternative”.

La stagione degli asparagi è ini-ziata e l’Osservatorio di MercatoCSO Italy fa il punto. Nel 2021 iconsumi domestici di asparagifreschi in Italia sono stati pari a27.400 tonnellate, in leggera ri-presa rispetto all’anno preceden-te e un indice di penetrazione (lapercentuale di famiglie che alme-no una volta nel corso dell’annohanno acquistato il prodotto) ri-masto invariato al 41%. Aumen-tano le quantità acquistate pernucleo familiare, salite nell’ulti-mo anno a 2,60 kg a fronte di unacrescita del 19% del prezzo medio(pari a 5,09 euro/kg).Secondo l’Osservatorio CSO Italyi residenti del Nord Ovest sono imaggiori consumatori con unaquota di penetrazione pari al 49%di tutte le famiglie dell’areale, se-gue il Nord Est al 45%, dunque ilCentro con la Sardegna al 43% e ilSud con la Sicilia solo al 27%.La domanda è legata alla fortestagionalità del prodotto, concen-trata per l’87% del totale nel pe-riodo da marzo a giugno, in parti-colare concentrata sul canale del-la Grande Distribuzione Organiz-zata. Nel 2021 il 68% dell’interoflusso commerciale è transitatotramite GDO generando il 67%del totale degli introiti del com-parto.Anno su anno sono aumentate lequote acquistate in GDO: +15% isupermercati, +13% i discount e+1% gli iper. Unica eccezione le

9www.corriereortofrutticolo.it

Uva da tavola, CUT entra in CSO Italy:“Lobby e sinergie”

Decreto salva filiere,stanziati 1,2 miliardipro made in Italy

Uso sostenibiledei fitofarmaci,l’UE rinviala normativa

Asparagi: consumi in ripresa e GDOprevalente, prezziin progresso

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La Commissione Italiana Uva daTavola (CUT) è entrata a far par-te, in qualità di socio cooperatore,del CSO ITALY. Soddisfatto ilpresidente Massimiliano Del Co-re: “È più che mai necessario chela filiera si muova secondo logi-che aggregate e, con questo spiri-to, la nostra partecipazione alCSO renderà possibile aumentarela rappresentatività del compar-to, sviluppare meglio l’azione dilobby e contare sulle grandi com-petenze dei professionisti che daanni lavorano al servizio dell’or-tofrutta italiana per analizzare edinterpretare dati statistici utili al-l’attività di promozione e pro-grammazione di cui le nostreaziende hanno oggi più che mainecessità”.“Per noi è motivo di soddisfazio-ne annoverare tra gli associatiuna realtà rappresentativa comequella della CUT - dichiara PaoloBruni, presidente di CSO Italy -perché ci offre la possibilità di ap-profondire gli aspetti di un’im-portante filiera come quella del-l’uva da tavola e consolidare ulte-riormente la nostra presenza nel-le regioni del Sud Italia, semprepiù strategiche per l’ortofruttaitaliana”.

E stato pubblicato in Gazzetta Uf-ficiale il decreto salva filiere madein Italy che stanzia 1,2 miliardiper investimenti nelle filiere ma-de in Italy, dalla pasta alla carne,dal latte all’olio, dalla frutta allaverdura.Il Decreto disciplina i criteri, lemodalità e le procedure per l’at-

tuazione dei contratti di filiera edi distretto previsti dal fondocomplementare al PNRR. Per-metterà di implementare concre-tamente proprio i contratti di fi-liera, definendo nel dettaglio l’iteristruttorio, la procedura di valuta-zione per la selezione dei progettie le modalità di finanziamento.

L’adozione delle proposte di nuo-ve norme sull’uso sostenibile deifitofarmaci e sui target di ripristi-no della natura, inizialmente pre-vista per il 23 marzo, è stata rin-viata.È quanto emerge dall’agenda delCollegio dei commissari. Il rinvio,dicono fonti della CommissioneUE, è dovuto all’affollamento diiniziative legislative straordinariesugli approvvigionamenti ali-mentari ed energetici e sulla ge-stione dei flussi migratori conse-guenza dell’invasione russa del-l’Ucraina.Secondo alcune fonti, le proposte(previste come regolamento enon come direttiva) potrebberoessere discusse per l’adozioneprima della pausa estiva.Il provvedimento, insieme al re-golamento sui “target di ripristi-no della natura”, avrebbe dovutotradurre in obiettivi vincolanti ildimezzamento dell’uso dei fito-farmaci e la messa a riposo del10% delle superfici agricole Ueentro il 2030.Gli obiettivi del Green Deal dell’a-

groalimentare “vanno mantenutima adeguati alla nuova realtà - hasintetizzato il ministro franceseJulien Denormandie - e una gran-de maggioranza delle delegazioniha chiaramente detto no a divieti(di agrofarmaci, ndr) in assenzadi altre soluzioni, e sì alla ricerca eagli investimenti per accelerarel’adozione di alternative”.

La stagione degli asparagi è ini-ziata e l’Osservatorio di MercatoCSO Italy fa il punto. Nel 2021 iconsumi domestici di asparagifreschi in Italia sono stati pari a27.400 tonnellate, in leggera ri-presa rispetto all’anno preceden-te e un indice di penetrazione (lapercentuale di famiglie che alme-no una volta nel corso dell’annohanno acquistato il prodotto) ri-masto invariato al 41%. Aumen-tano le quantità acquistate pernucleo familiare, salite nell’ulti-mo anno a 2,60 kg a fronte di unacrescita del 19% del prezzo medio(pari a 5,09 euro/kg).Secondo l’Osservatorio CSO Italyi residenti del Nord Ovest sono imaggiori consumatori con unaquota di penetrazione pari al 49%di tutte le famiglie dell’areale, se-gue il Nord Est al 45%, dunque ilCentro con la Sardegna al 43% e ilSud con la Sicilia solo al 27%.La domanda è legata alla fortestagionalità del prodotto, concen-trata per l’87% del totale nel pe-riodo da marzo a giugno, in parti-colare concentrata sul canale del-la Grande Distribuzione Organiz-zata. Nel 2021 il 68% dell’interoflusso commerciale è transitatotramite GDO generando il 67%del totale degli introiti del com-parto.Anno su anno sono aumentate lequote acquistate in GDO: +15% isupermercati, +13% i discount e+1% gli iper. Unica eccezione le

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Uva da tavola, CUT entra in CSO Italy:“Lobby e sinergie”

Decreto salva filiere,stanziati 1,2 miliardipro made in Italy

Uso sostenibiledei fitofarmaci,l’UE rinviala normativa

Asparagi: consumi in ripresa e GDOprevalente, prezziin progresso

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11www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

superette, in calo del 42% dopo ibenefici registrati in periodo dilockdown per la maggior prossi-mità dei punti vendita. In termini di prezzi, nel 2021 si èregistrato un aumento in tutti icanali di acquisto: nei supermer-cati le quotazioni hanno raggiun-to una media di 5,40 euro/kg,mentre decisamente più econo-mici sono stati i discount con4,08 euro/kg.

Nasce a Potenza Picena (Macera-ta) l’Agroadriatica Società Con-sortile per iniziativa di un gruppodi giovani imprenditori, tuttitrentenni, che rappresentano uncambio generazionale dell’im-prenditoria agricola e che hannofatto del lavoro dei campi la lororagione di vita.Al Consorzio, fa sapere in una no-ta il presidente Alessandro Roc-chetti, hanno già aderito 15 azien-de, collocate tra la valle del Po-tenza e quella dell’Aso, a cavallodi tre province (Ancona, Macera-ta e Fermo) per un totale di oltre4 mila ettari di terreno coltivatocon 10 milioni di fatturato e 400occupati.I 15 imprenditori “hanno volutoscegliere questa forma di aggre-gazione per sfruttare le opportu-nità offerte dal mercato a chi for-nisce prodotti di qualità certifica-ta e comprovata”.L’obiettivo è “produrre ortaggi

anche durante la stagione inver-nale, grazie al clima decisamentepiù temperato che si registra nel-le nostre Marche. Ortaggi comeradicchio rosso tondo, radicchiorosso lungo, indivia riccia e scaro-la, porri, finocchi e cavolfiori.Presto la produzione potrebbe al-largarsi alla frutta, ad esempio,della Valdaso o all’olio di oliva,un’altra delle eccellenze marchi-giana”.

La 21esima edizione di Cibus, or-ganizzata da Fiere di Parma e Fe-deralimentare, si tiene a Parma

dal 3 al 6 maggio 2022. L’allenta-mento dell’emergenza pandemicae le nuove norme a favore dellapartecipazione fieristica da partedi operatori extra-UE, sottolinea-no gli organizzatori, consentiràl’arrivo di buyer e operatori com-merciali da ogni continente, an-che d’oltremare. Sono attesi circa60 mila visitatori professionali ecirca 3 mila aziende espositrici.La fiera rimetterà il cibo al centrodel dibattito sociale ed economi-co, mostrando gli scenari e il suoruolo imprescindibile all’internodella nostra società. A Cibus 2022l’attenzione alla sostenibilità saràintesa in tutti i suoi moltepliciaspetti: ambientale, economica esociale. Protagonisti di Cibus an-che i prodotti IG italiani ed inter-nazionali per la promozione e lavalorizzazione dei territori d’ori-

Agroadriatica,un Consorzio di giovani dedicato agli ortaggi

Al Cibus di maggio attesi 60mila visitatori professionali

SCHIRALDI DIRETTORE GENERALE DI MULTICEDI-DECÒMaurizio Schiraldi è stato nominato direttore generale del Gruppo Multi-cedi-Decò. Il manager, ex direttore generale di Tatò Paride e in preceden-za del Gruppo Tuo, inizia così una nuova avventura nel mondo del retail.Mario Gasbarrino su LinkedIn ha così dato il benvenuto a Schiraldi: “So-no molto contento che una persona di peso, in tutti i sensi come te, sia en-trato nella grande famiglia di Multicedi: sono sicuro che ci divertiremo edio… mi sentirò meno solo sul pianeta retail”.

SFT, PRESIDENZA A GRISENTISilvano Grisenti, politico di lungo corso, assessore al Comune di Trento,poi alla Provincia autonoma, consigliere regionale e presidente dell’Auto-strada del Brennero è stato recentemente nominato presidente di SFT,cooperativa che conta 280 soci frutticoltori. Grisenti ha raccolto il testimo-ne da Riccardo Forti, che ha assunto la vicepresidenza. Da gennaio SFT èassociata a OP Sant’Orsola.

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superette, in calo del 42% dopo ibenefici registrati in periodo dilockdown per la maggior prossi-mità dei punti vendita. In termini di prezzi, nel 2021 si èregistrato un aumento in tutti icanali di acquisto: nei supermer-cati le quotazioni hanno raggiun-to una media di 5,40 euro/kg,mentre decisamente più econo-mici sono stati i discount con4,08 euro/kg.

Nasce a Potenza Picena (Macera-ta) l’Agroadriatica Società Con-sortile per iniziativa di un gruppodi giovani imprenditori, tuttitrentenni, che rappresentano uncambio generazionale dell’im-prenditoria agricola e che hannofatto del lavoro dei campi la lororagione di vita.Al Consorzio, fa sapere in una no-ta il presidente Alessandro Roc-chetti, hanno già aderito 15 azien-de, collocate tra la valle del Po-tenza e quella dell’Aso, a cavallodi tre province (Ancona, Macera-ta e Fermo) per un totale di oltre4 mila ettari di terreno coltivatocon 10 milioni di fatturato e 400occupati.I 15 imprenditori “hanno volutoscegliere questa forma di aggre-gazione per sfruttare le opportu-nità offerte dal mercato a chi for-nisce prodotti di qualità certifica-ta e comprovata”.L’obiettivo è “produrre ortaggi

anche durante la stagione inver-nale, grazie al clima decisamentepiù temperato che si registra nel-le nostre Marche. Ortaggi comeradicchio rosso tondo, radicchiorosso lungo, indivia riccia e scaro-la, porri, finocchi e cavolfiori.Presto la produzione potrebbe al-largarsi alla frutta, ad esempio,della Valdaso o all’olio di oliva,un’altra delle eccellenze marchi-giana”.

La 21esima edizione di Cibus, or-ganizzata da Fiere di Parma e Fe-deralimentare, si tiene a Parma

dal 3 al 6 maggio 2022. L’allenta-mento dell’emergenza pandemicae le nuove norme a favore dellapartecipazione fieristica da partedi operatori extra-UE, sottolinea-no gli organizzatori, consentiràl’arrivo di buyer e operatori com-merciali da ogni continente, an-che d’oltremare. Sono attesi circa60 mila visitatori professionali ecirca 3 mila aziende espositrici.La fiera rimetterà il cibo al centrodel dibattito sociale ed economi-co, mostrando gli scenari e il suoruolo imprescindibile all’internodella nostra società. A Cibus 2022l’attenzione alla sostenibilità saràintesa in tutti i suoi moltepliciaspetti: ambientale, economica esociale. Protagonisti di Cibus an-che i prodotti IG italiani ed inter-nazionali per la promozione e lavalorizzazione dei territori d’ori-

Agroadriatica,un Consorzio di giovani dedicato agli ortaggi

Al Cibus di maggio attesi 60mila visitatori professionali

SCHIRALDI DIRETTORE GENERALE DI MULTICEDI-DECÒMaurizio Schiraldi è stato nominato direttore generale del Gruppo Multi-cedi-Decò. Il manager, ex direttore generale di Tatò Paride e in preceden-za del Gruppo Tuo, inizia così una nuova avventura nel mondo del retail.Mario Gasbarrino su LinkedIn ha così dato il benvenuto a Schiraldi: “So-no molto contento che una persona di peso, in tutti i sensi come te, sia en-trato nella grande famiglia di Multicedi: sono sicuro che ci divertiremo edio… mi sentirò meno solo sul pianeta retail”.

SFT, PRESIDENZA A GRISENTISilvano Grisenti, politico di lungo corso, assessore al Comune di Trento,poi alla Provincia autonoma, consigliere regionale e presidente dell’Auto-strada del Brennero è stato recentemente nominato presidente di SFT,cooperativa che conta 280 soci frutticoltori. Grisenti ha raccolto il testimo-ne da Riccardo Forti, che ha assunto la vicepresidenza. Da gennaio SFT èassociata a OP Sant’Orsola.

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13www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

gine, il set informativo necessarioa creare valore sugli scaffali eun’area start up con realtà italia-ne ed estere come incubatore diproposte innovative. Non man-cherà, poi, la valorizzazione dellebuone pratiche dell’industriaagroalimentare per innescare unareazione a catena positiva lungotutta la filiera.

È stato costituito il COPOI, ilCoordinamento Produttori Orto-frutticoli Italiani, con la finalità diavviare una serie di interlocuzioniistituzionali. Non sentendosi rap-presentati adeguatamente questiimprenditori, che si definiscono“agricoltori autonomi italiani”,chiedono al Ministero delle Poli-tiche agricole Alimentari e Fore-stali e ai due rami del Parlamento“che sia convocato al più prestoun tavolo di crisi permanente conuna delegazione composta dai va-ri rappresentanti dei movimenti edelle associazioni autonome ditutte le regioni italiane presentinel coordinamento” per ap-profondire i temi caldi del settoreprimario e “trovare soluzioni chepossano ridare senso e dignità allavoro della terra in ogni parted’Italia”.

Il freddo e le gelate hanno pesan-temente colpito alcuni prodottiinteressati dalla liquidazione au-tunnale all’interno del GruppoApofruit, con un calo percentualedei volumi conferiti del 23%, es-sendo il totale ritirato di 148.000quintali di prodotto rispetto ai193.000 dell’anno precedente.

Nonostante il calo di prodotto, ilvalore netto della liquidazione siè attestato su 10 milioni e863.000 euro, in crescita quindidi un + 1,2% e con una media alchilo che ha segnato un incre-mento del 32%. La terza liquida-zione delle quattro che caratteriz-zano il percorso dei conferimentidi Apofruit interessa in prevalen-za mele del Gruppo Gala, pere au-tunnali (William), uva senza se-mi, kaki e susine Angeleno. “Siamo di fronte a risultati soddi-sfacenti anche se non per tutti isoci in maniera omogenea - ha di-chiarato il presidente della coope-rativa Mirco Zanotti - Alcune zo-ne hanno ottenuto buone perfor-mance produttive, altre sono sta-te maggiormente colpite dalle ge-late. Analogo discorso si può fare

per i prodotti: tra questi le piùcolpite sono le pere autunnali conconferimenti più che dimezzati”.

Alce Nero consolida la sua posi-zione sul mercato chiudendo il2021 con un fatturato di 86 milio-ni di euro e una quota a valore sultotale Biologico del 4,1%, confer-mandosi brand di riferimento delsettore biologico.L’innovazione continua ad essereuna componente fondamentaledel successo del Gruppo, atte-stando la sua incidenza al 10% sul

Alce Nerosi consolida nel biologicocon l’innovazione

OP Primo Sole rivisita il packa-ging del finocchio Dolce Lucanocon i colori identificativi del po-polo ucraino e dice no alla guer-ra. Il vassoio da due frutti, con-traddistinto dal bollino “NoWar”, si trova nei punti venditadi alcune insegne primarie e nel-lo shop online. Per ogni confezio-ne venduta, 20 centesimi vengo-no devoluti da OP Primo Sole al-la Croce Rossa Italiana, a soste-

gno delle attività svolte a suppor-to della popolazione civile colpitadal conflitto

Confezione “No War”per il finocchio Dolce Lucano

Nasce il Coordinamento dei produttori ortofrutticoli

Apofruit, liquidazioniautunnali tra luci e ombre

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13www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

gine, il set informativo necessarioa creare valore sugli scaffali eun’area start up con realtà italia-ne ed estere come incubatore diproposte innovative. Non man-cherà, poi, la valorizzazione dellebuone pratiche dell’industriaagroalimentare per innescare unareazione a catena positiva lungotutta la filiera.

È stato costituito il COPOI, ilCoordinamento Produttori Orto-frutticoli Italiani, con la finalità diavviare una serie di interlocuzioniistituzionali. Non sentendosi rap-presentati adeguatamente questiimprenditori, che si definiscono“agricoltori autonomi italiani”,chiedono al Ministero delle Poli-tiche agricole Alimentari e Fore-stali e ai due rami del Parlamento“che sia convocato al più prestoun tavolo di crisi permanente conuna delegazione composta dai va-ri rappresentanti dei movimenti edelle associazioni autonome ditutte le regioni italiane presentinel coordinamento” per ap-profondire i temi caldi del settoreprimario e “trovare soluzioni chepossano ridare senso e dignità allavoro della terra in ogni parted’Italia”.

Il freddo e le gelate hanno pesan-temente colpito alcuni prodottiinteressati dalla liquidazione au-tunnale all’interno del GruppoApofruit, con un calo percentualedei volumi conferiti del 23%, es-sendo il totale ritirato di 148.000quintali di prodotto rispetto ai193.000 dell’anno precedente.

Nonostante il calo di prodotto, ilvalore netto della liquidazione siè attestato su 10 milioni e863.000 euro, in crescita quindidi un + 1,2% e con una media alchilo che ha segnato un incre-mento del 32%. La terza liquida-zione delle quattro che caratteriz-zano il percorso dei conferimentidi Apofruit interessa in prevalen-za mele del Gruppo Gala, pere au-tunnali (William), uva senza se-mi, kaki e susine Angeleno. “Siamo di fronte a risultati soddi-sfacenti anche se non per tutti isoci in maniera omogenea - ha di-chiarato il presidente della coope-rativa Mirco Zanotti - Alcune zo-ne hanno ottenuto buone perfor-mance produttive, altre sono sta-te maggiormente colpite dalle ge-late. Analogo discorso si può fare

per i prodotti: tra questi le piùcolpite sono le pere autunnali conconferimenti più che dimezzati”.

Alce Nero consolida la sua posi-zione sul mercato chiudendo il2021 con un fatturato di 86 milio-ni di euro e una quota a valore sultotale Biologico del 4,1%, confer-mandosi brand di riferimento delsettore biologico.L’innovazione continua ad essereuna componente fondamentaledel successo del Gruppo, atte-stando la sua incidenza al 10% sul

Alce Nerosi consolida nel biologicocon l’innovazione

OP Primo Sole rivisita il packa-ging del finocchio Dolce Lucanocon i colori identificativi del po-polo ucraino e dice no alla guer-ra. Il vassoio da due frutti, con-traddistinto dal bollino “NoWar”, si trova nei punti venditadi alcune insegne primarie e nel-lo shop online. Per ogni confezio-ne venduta, 20 centesimi vengo-no devoluti da OP Primo Sole al-la Croce Rossa Italiana, a soste-

gno delle attività svolte a suppor-to della popolazione civile colpitadal conflitto

Confezione “No War”per il finocchio Dolce Lucano

Nasce il Coordinamento dei produttori ortofrutticoli

Apofruit, liquidazioniautunnali tra luci e ombre

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totale del marchio Alce Nero. Ilcontributo dei prodotti lanciatinell’ultimo triennio è valso 7.6milioni solo nel 2021, un risultatoimportante che dimostra l’effica-cia degli investimenti in Ricerca eSviluppo.Produrre e commercializzare pro-dotti freschi biologici è l’impegnodi Alce Nero Fresco, che ha chiu-so il 2021 a 3 milioni. I grandi nu-meri restano legati a zuppe e uo-va, le categorie più importanti perl’azienda, che da sole ne hannodeterminato il 70% delle entrate.I canali di vendita e distribuzionevedono in testa GDO ed Export,che hanno avuto un pesodell’86% sul fatturato netto ditutto il marchio Alce Nero. Dopoil boom del 2020, l’e-commercecontinua a crescere, con un incre-mento del 2.2%. Raddoppia quasile sue performance il Food Servi-ce e anche il canale delle Farma-cie/Baby Shop fa registrare unabuona ripresa.

Una società specializzata nellaproduzione, lavorazione e com-mercializzazione dell’aglio sicilia-no in primis quello di Bronte: è laTastes of Sicily, con sede nel co-mune catanese, lanciata recente-mente dall’imprenditore etneoGiuseppe Guagliardi, attivo an-che al Mercato Agroalimentare diCatania, il MAAS.È stato attrezzato un magazzinodi lavorazione che consente diconfezionare il prodotto per laGDO. I processi saranno certifi-cati ISO 22005 e IFS. Per quantoriguarda la commercializzazione,si punta soprattutto su un brand,“Aglio di Bronte”.“Offriamo prodotto sfuso in cas-sa, confezionato flopack, minicol-li e padelline per i calibri più so-stenuti”, racconta Guagliardi.“Particolare attenzione è rivolta

Continua a crescere la preoccu-pazione per l’incremento dei co-sti di produzione e lo shortage dimaterie prime e componentisti-ca. L’incontrollato aumento deicosti energetici e l’indisponibilitàdei materiali, con conseguenteincremento dei prezzi per l’acqui-sto, rischia di mettere in serio pe-ricolo la produzione e di conse-guenza di bloccare intere filiere,minando da un lato la forte ripre-sa in atto e dall’altro indebolendola competitività internazionaledella meccanica avanzata madein Italy.I comparti delle macchine e delleattrezzature per la ceramica, laplastica, la gomma e l’imballag-gio avevano già denunciato negliscorsi mesi tale situazione criticache in questi giorni sta assumen-do sempre più i toni dell’emer-genza: nel giro di pochi giorni in-fatti, i costi energetici sono schiz-zati alle stelle e si stanno drastica-mente riducendo le disponibilitàdi alcune materie prime essenzia-li per la produzione delle com-plesse macchine automatiche.A questo si aggiunge la difficoltàdi reperire, se non con notevolis-simi ritardi e a prezzi salatissimi,componentistica industriale, ma-terie plastiche e argille. Un ulte-riore colpo alla tenuta dei tre set-tori è dato dal blocco degli ordinidegli impianti diretti in quelle zo-ne e in quelle limitrofe.

Dopo un 2021 chiuso con unacrescita che confermava la ripre-sa in atto nel paese - con un fat-turato aggregato dei tre settori dioltre 15 miliardi di euro, in au-mento del 13,2% rispetto al 2020- Acimac (Associazione Costrut-tori Italiani Macchine e Attrezza-ture per Ceramica), Amaplast(Associazione Nazionale Costrut-tori di Macchine e Stampi perMaterie Plastiche e Gomma) eUcima (Unione Costruttori Ita-liani Macchine Automatiche peril Confezionamento e l’Imballag-gio) si uniscono all’allarme giàlanciato da altri settori e rivolgo-no un appello alle istituzioni peravere aiuti immediati e duraturi enon palliativi temporanei.“Siamo nel mezzo di una situa-zione paradossale: le nostreaziende hanno un corposo por-tafoglio ordini che non riesconoad evadere. Il rischio che si sta fa-cendo via via più reale - sottoli-nea Paolo Mongardi, Presidentedi Acimac - è quello dello stopproduttivo”.“Servono subito proposte mirate- prosegue Dario Previero, Presi-dente di Amaplast - per calmiera-re non solo il costo di gas ed elet-tricità ma anche quello delle ma-terie prime necessarie per la pro-duzione dei nostri macchinari equello delle materie plasticheusate dai trasformatori nostriclienti”.

“Plastica e packaging,produzioni a rischio”

Tastes of SicilyUna nuova societàper l’aglio di Bronte e non solo

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totale del marchio Alce Nero. Ilcontributo dei prodotti lanciatinell’ultimo triennio è valso 7.6milioni solo nel 2021, un risultatoimportante che dimostra l’effica-cia degli investimenti in Ricerca eSviluppo.Produrre e commercializzare pro-dotti freschi biologici è l’impegnodi Alce Nero Fresco, che ha chiu-so il 2021 a 3 milioni. I grandi nu-meri restano legati a zuppe e uo-va, le categorie più importanti perl’azienda, che da sole ne hannodeterminato il 70% delle entrate.I canali di vendita e distribuzionevedono in testa GDO ed Export,che hanno avuto un pesodell’86% sul fatturato netto ditutto il marchio Alce Nero. Dopoil boom del 2020, l’e-commercecontinua a crescere, con un incre-mento del 2.2%. Raddoppia quasile sue performance il Food Servi-ce e anche il canale delle Farma-cie/Baby Shop fa registrare unabuona ripresa.

Una società specializzata nellaproduzione, lavorazione e com-mercializzazione dell’aglio sicilia-no in primis quello di Bronte: è laTastes of Sicily, con sede nel co-mune catanese, lanciata recente-mente dall’imprenditore etneoGiuseppe Guagliardi, attivo an-che al Mercato Agroalimentare diCatania, il MAAS.È stato attrezzato un magazzinodi lavorazione che consente diconfezionare il prodotto per laGDO. I processi saranno certifi-cati ISO 22005 e IFS. Per quantoriguarda la commercializzazione,si punta soprattutto su un brand,“Aglio di Bronte”.“Offriamo prodotto sfuso in cas-sa, confezionato flopack, minicol-li e padelline per i calibri più so-stenuti”, racconta Guagliardi.“Particolare attenzione è rivolta

Continua a crescere la preoccu-pazione per l’incremento dei co-sti di produzione e lo shortage dimaterie prime e componentisti-ca. L’incontrollato aumento deicosti energetici e l’indisponibilitàdei materiali, con conseguenteincremento dei prezzi per l’acqui-sto, rischia di mettere in serio pe-ricolo la produzione e di conse-guenza di bloccare intere filiere,minando da un lato la forte ripre-sa in atto e dall’altro indebolendola competitività internazionaledella meccanica avanzata madein Italy.I comparti delle macchine e delleattrezzature per la ceramica, laplastica, la gomma e l’imballag-gio avevano già denunciato negliscorsi mesi tale situazione criticache in questi giorni sta assumen-do sempre più i toni dell’emer-genza: nel giro di pochi giorni in-fatti, i costi energetici sono schiz-zati alle stelle e si stanno drastica-mente riducendo le disponibilitàdi alcune materie prime essenzia-li per la produzione delle com-plesse macchine automatiche.A questo si aggiunge la difficoltàdi reperire, se non con notevolis-simi ritardi e a prezzi salatissimi,componentistica industriale, ma-terie plastiche e argille. Un ulte-riore colpo alla tenuta dei tre set-tori è dato dal blocco degli ordinidegli impianti diretti in quelle zo-ne e in quelle limitrofe.

Dopo un 2021 chiuso con unacrescita che confermava la ripre-sa in atto nel paese - con un fat-turato aggregato dei tre settori dioltre 15 miliardi di euro, in au-mento del 13,2% rispetto al 2020- Acimac (Associazione Costrut-tori Italiani Macchine e Attrezza-ture per Ceramica), Amaplast(Associazione Nazionale Costrut-tori di Macchine e Stampi perMaterie Plastiche e Gomma) eUcima (Unione Costruttori Ita-liani Macchine Automatiche peril Confezionamento e l’Imballag-gio) si uniscono all’allarme giàlanciato da altri settori e rivolgo-no un appello alle istituzioni peravere aiuti immediati e duraturi enon palliativi temporanei.“Siamo nel mezzo di una situa-zione paradossale: le nostreaziende hanno un corposo por-tafoglio ordini che non riesconoad evadere. Il rischio che si sta fa-cendo via via più reale - sottoli-nea Paolo Mongardi, Presidentedi Acimac - è quello dello stopproduttivo”.“Servono subito proposte mirate- prosegue Dario Previero, Presi-dente di Amaplast - per calmiera-re non solo il costo di gas ed elet-tricità ma anche quello delle ma-terie prime necessarie per la pro-duzione dei nostri macchinari equello delle materie plasticheusate dai trasformatori nostriclienti”.

“Plastica e packaging,produzioni a rischio”

Tastes of SicilyUna nuova societàper l’aglio di Bronte e non solo

NOTIZIARIO CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

16 www.corriereortofrutticolo.it marzo 2022

al prodotti flopack: si utilizzanopellicole compostabili al 100% e abreve anche le vaschette in carta,perché la sostenibilità non è unlusso, ma un bisogno primario”,chiosa Guagliardi.“Infine per chiudere il ciclo pro-duttivo, al fine di non sprecarenulla, stiamo lavorando ad unaserie di semilavorati e trasforma-ti provenienti dai bulbi non com-merciabili”. (m.a.)

Orsero ha chiuso il 2021 con rica-vi totali pari a circa 1,1 miliardi dieuro, con una crescita del 2,7% ri-spetto all’anno precedente.L’ebitda adjusted è stato pari a 53milioni di euro (+9,3%) con unebida margin in miglioramentopari al 4,9%. L’utile netto è stato pari a 18,5milioni (+50,9%) mentre la posi-zione finanziaria netta è pari a84,3 milioni è migliorata rispettoai 103,3 milioni del 30 dicembre2020. Il CdA proporrà all’assem-blea la distribuzione di un divi-dendo lordo di 0,30 euro perazione e il rinnovo dell’autorizza-zione all’acquisto e alla disposi-zione di azioni ordinarie proprie

di Orsero, previa revoca dellaprecedente autorizzazione per laparte non eseguita. La nuova au-torizzazione è richiesta per 18mesi, per l’acquisto, anche in piùtranche, per un massimo di 4 mi-lioni di euro. Soddisfatta la CEO Raffaella Or-sero che parla di “ottimi risultatiche confermano la bontà del no-stro piano strategico e ci consen-tono di puntare con fiducia a rag-giungere i traguardi ancora piùambiziosi definiti per il 2022”.Matteo Colombini, CO-CEO eCFO di Orsero, ha aggiunto: “Sulfronte finanziario vanno sottoli-neati i significativi miglioramentinella gestione del capitale circo-lante, che, unita alla generazionedi cassa della gestione operativa,ci consente di avere una situazio-ne patrimoniale molto solida chepermette di pensare concreta-mente ad una crescita importanteanche per linee esterne”.

Orsero: ricavi a1,1 miliardi di euro Ulteriori progettidi espansione

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

17www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

Mariangela Latella

È ancora una volta quella italianala delegazione più numerosa diuna Fruit Logistica che, a due an-ni dall’ultima edizione in presen-za, riapre i battenti dal 5 al 7 apri-le. Anche se in modalità ridottarispetto ai numeri a cui aveva abi-tuato in passato (quasi quattro-mila espositori nel 2020), la fieradi Berlino si conferma in ogni ca-so leader internazionale nel setto-re ortofrutticolo con circa 2milaespositori. La partecipazione italiana è in or-dine sparso: chi è in fiera con unproprio stand, come La LineaVerde o VIP Val Venosta e chi in-vece, è legato alle collettive che,come due anni fa, saranno due;quella del CSO Italy e quella, de-nominata ‘Italy’, di Italia Orto-frutta Unione Nazionale.“Fruit Logistica - fa sapere PierGoffredo Ronchi, direttore gene-rale della delegazione ufficialeper l’Italia di Messe Berlin - man-tiene anche alla ripresa post-Co-vid il ruolo di salone leader inter-

nazionale del settore ortofruttico-lo con oltre 1.940 espositori pro-venienti da 87 Paesi quando nel2020 erano 91. I numeri sono incalo rispetto ad un’edizione inpieno regime ma sono comunquesignificativi per il settore. Sono313 le aziende italiane che parte-ciperanno, complessivamente;sia in forma singola che aderendoalle esposizioni collettive. Nell’ul-tima edizione, quella del 2020,erano 554. Anche in questa edi-zione, l’Italia si conferma la pre-senza più importante in un salo-ne che conferma la sua forte voca-zione internazionale. al di sopradell’asticella del 90%”.Dopo l’Italia, è la Spagna il secon-do Paese più presente con 245espositori, seguono i Paesi Bassi(221) e la Francia (130).“Lo stand Italy - ci spiega PaoloBruni, presidente di CSO Italy -quest’anno è ridotto rispetto al

passato per ovvi motivi. Il mo-mento in cui le aziende dovevanoprendere la decisione se parteci-pare o meno a Fruit Logistica, eracaratterizzato da una situazionepandemica molto peggiore rispet-to all’attuale: non era possibileprospettare la tipologia di restri-zioni che sarebbero state messein atto e le fiere sono per loro na-tura l’emblema del contatto far lepersone. In quel contesto, al di làdi ciò che poteva essere permessoo meno, permaneva anche il giu-stificato timore per il personaleche doveva presenziare e c’eramolta incertezza sulla presenzada parte di operatori e buyer pro-venienti da diversi Paesi extra UEe quindi sull’efficacia della fierastessa”. “Alcune aziende poi - prosegueBruni - hanno deciso di disertareperché non hanno ritenuto la da-ta di svolgimento idonea per la

Numeri e aspettative legate all’evento che cade in un momento critico per l’Europa: la parola agli organizzatori e ad alcuni

dei principali protagonisti della tre giorni. Cresce il ruolo del bio

Sfida Fruit Logistica

RITORNA BERLINO. Espositori dimezzati, c’è comunque tanta Italia

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17www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

Mariangela Latella

È ancora una volta quella italianala delegazione più numerosa diuna Fruit Logistica che, a due an-ni dall’ultima edizione in presen-za, riapre i battenti dal 5 al 7 apri-le. Anche se in modalità ridottarispetto ai numeri a cui aveva abi-tuato in passato (quasi quattro-mila espositori nel 2020), la fieradi Berlino si conferma in ogni ca-so leader internazionale nel setto-re ortofrutticolo con circa 2milaespositori. La partecipazione italiana è in or-dine sparso: chi è in fiera con unproprio stand, come La LineaVerde o VIP Val Venosta e chi in-vece, è legato alle collettive che,come due anni fa, saranno due;quella del CSO Italy e quella, de-nominata ‘Italy’, di Italia Orto-frutta Unione Nazionale.“Fruit Logistica - fa sapere PierGoffredo Ronchi, direttore gene-rale della delegazione ufficialeper l’Italia di Messe Berlin - man-tiene anche alla ripresa post-Co-vid il ruolo di salone leader inter-

nazionale del settore ortofruttico-lo con oltre 1.940 espositori pro-venienti da 87 Paesi quando nel2020 erano 91. I numeri sono incalo rispetto ad un’edizione inpieno regime ma sono comunquesignificativi per il settore. Sono313 le aziende italiane che parte-ciperanno, complessivamente;sia in forma singola che aderendoalle esposizioni collettive. Nell’ul-tima edizione, quella del 2020,erano 554. Anche in questa edi-zione, l’Italia si conferma la pre-senza più importante in un salo-ne che conferma la sua forte voca-zione internazionale. al di sopradell’asticella del 90%”.Dopo l’Italia, è la Spagna il secon-do Paese più presente con 245espositori, seguono i Paesi Bassi(221) e la Francia (130).“Lo stand Italy - ci spiega PaoloBruni, presidente di CSO Italy -quest’anno è ridotto rispetto al

passato per ovvi motivi. Il mo-mento in cui le aziende dovevanoprendere la decisione se parteci-pare o meno a Fruit Logistica, eracaratterizzato da una situazionepandemica molto peggiore rispet-to all’attuale: non era possibileprospettare la tipologia di restri-zioni che sarebbero state messein atto e le fiere sono per loro na-tura l’emblema del contatto far lepersone. In quel contesto, al di làdi ciò che poteva essere permessoo meno, permaneva anche il giu-stificato timore per il personaleche doveva presenziare e c’eramolta incertezza sulla presenzada parte di operatori e buyer pro-venienti da diversi Paesi extra UEe quindi sull’efficacia della fierastessa”. “Alcune aziende poi - prosegueBruni - hanno deciso di disertareperché non hanno ritenuto la da-ta di svolgimento idonea per la

Numeri e aspettative legate all’evento che cade in un momento critico per l’Europa: la parola agli organizzatori e ad alcuni

dei principali protagonisti della tre giorni. Cresce il ruolo del bio

Sfida Fruit Logistica

RITORNA BERLINO. Espositori dimezzati, c’è comunque tanta Italia

ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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strategia commerciale delle loroproduzioni: chi ad inizio aprile sitrova al termine della campagna elontani dall’inizio della successi-va, chi in piena raccolta dei pro-dotti leader per l’azienda. Tenia-mo infine in conto che abbiamo estiamo attraversando un momen-to molto difficile per le aziende traCovid, aumento dei costi dellematerie prime, offerta contenutasu diverse specie frutticole: c’èmolta più oculatezza nelle scelte”.Confermata anche la presenza diItalia Ortofrutta Unione Naziona-le che, come si legge in una notadiffusa dall’organizzazione “vola aBerlino con la collettiva ‘Italy’(padiglione 2.2 stand A06)”. “L’appuntamento fieristico berli-nese - dice la nota di Italia Orto-frutta - assume, quest’anno, unconnotato ed un interesse parti-colare, non solo per le date inedi-te di svolgimento della manifesta-zione, posticipata ad aprile a cau-sa della mancanza delle condizio-ni necessarie per il consueto svol-gimento a febbraio, ma anche allaluce della congiuntura negativadovuta alle difficoltà che il settoresi è trovato ad affrontare negli ul-timi anni e che sono state acuitedal protrarsi della pandemia daCovid oltre che dagli avvenimentidell’ultimo periodo ed i relatividrammatici sviluppi sul fronte in-ternazionale che hanno colpitoduramente il comparto ortofrutti-colo oltre che le fiere di settore”. In pratica, per Italia Ortofrutta,nella ricerca di possibili soluzionialla congiuntura in atto, Fruit Lo-

gistica rimane il principale puntodi riferimento per gli operatoridel settore desiderosi di ripartiredopo anni complessi, per coglierele dinamiche mercantili in corsoed individuare le strategie chepossano consentire di promuove-re al meglio la propria produzionenon soltanto sul mercato tedesco,che rimane tuttora la destinazio-ne privilegiata dell’export Madein Italy, ma anche sui mercati in-ternazionali, vista l’ampia presen-za di buyer provenienti da tutti ipaesi del mondo.“In un momento storico così deli-cato - dice Vincenzo Falconi, di-rettore di Italia Ortofrutta - è ne-cessario uno sforzo congiunto delnostro comparto che coinvolgatutti gli attori della filiera sino adarrivare alla politica nazionale e aquella comunitaria”.Cresce la presenza di espositoriBio e biodinamici. I motivi? Da unlato l’allineamento agli obiettividel new Green Deal da parte ditutti i Paesi europei, di fronte alquale l’Italia non vuole e non puòpermettersi di perdere la sua po-sizione di leadership di mercato;dall’altro per seguire l’onda green,alla ricerca anche una ricerca di

maggiore marginalità. Una qua-dra dei conti che in Italia ancoranon si trova, con le produzionicertificate mentre invece in Ger-mania biologico e, soprattutto,biodinamico garantiscono mag-giori guadagni rispettivamentedel 7% e del 30% in più rispetto alprodotto convenzionale.Secondo i dati forniti da MesseBerlin, quest’anno gli espositoriitaliani dedicati al Bio (e al biodi-namico che in Germania ha unarichiesta altissima che tutt’oggi ri-mane insoddisfatta, nonostantequesto Paese sia il quartier gene-rale del più importante ente certi-ficatore del biodinamico, Deme-ter), rappresentano circa un quar-to dei partecipanti provenientidalla nostra Penisola: 75 su 313espositori made in Italy.Le aziende italiane dedicate alBio, ossia quelle aziende che han-no espressamente indicato in fasedi iscrizione, la categoria merceo-logica ‘organic products’, que-st’anno sono 75, quasi un quartodel totale degli espositori italiani,mentre non ci sono dati disponi-bili sulla presenza di aziende bio-dinamiche.Tra i grandi player italiani che sa-ranno a Berlino, c’è anche Apo-fruit che parteciperà con tutti isuoi marchi inclusi quelli bio ebiodinamico (Verdea) vendutidall’azienda Canova, bracciocommerciale ‘green’ del gruppo.“La nostra partecipazione sarà di-mezzata rispetto all’ultima edizio-ne - ci dice Ernesto Fornari, diret-tore generale di Apofruit -, sia in

Sulle trattative di import-export peserà

il caro prezzi legato al balzostratosferico della bollettaenergetica e alle difficoltà

crescenti della logistica

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ATTUALITÀ

termini di spazio espositivo che dipersonale presente. Certamenteporteremo il nostro brand biodi-namico Verdea, mentre, perquanto riguarda le risorse umane,abbiamo dedicato questa fiera so-prattutto il team commercialeche avrà l’obiettivo di incontrare iclienti del gruppo per consolidarei rapporti e intercettare eventualinuove opportunità. Abbiamo ef-fettuato questo taglio, anche inconsiderazione del fatto che il me-se successivo ci sarà la fiera italia-na di Macfrut a cui, pure parteci-peremo. Tuttavia è importante es-serci in Germania, per svariatimotivi. Da un lato, consolidare lanostra posizione di leadership,dall’altro tentare di ammortizzarele ripercussioni che è lecito atten-dersi dalla guerra in Ucraina che,insieme all’embargo bielorusso digennaio e a quello precedenterusso, comporterà una saturazio-ne del mercato europeo con lapresenza di tutti quei prodotti cheviaggiavano verso queste destina-zioni ora bloccate, provenienti daSpagna, Grecia o Polonia”. “Sul bio - aggiunge Fornari - saràinteressante capire cosa succede aBerlino. Anche se, va detto, suquesto settore incombe la pauradi una ulteriore inflazione e si as-siste all’indebolimento delleaziende per via dell’impennatadei costi delle materie prime o, inalcuni casi, della loro carenza. Ilgoverno deve porre attenzione aquesta situazione. Per questochiediamo un tavolo di confrontoda tempo per trovare misure ade-guate per alleggerire la pressa suiproduttori”. Il bio, ed in genere tutto il settorecoinvolto dalla transizione ecolo-gica, oggi paga lo scotto di un au-mento dei costi delle etichettecompostabili che sono più costosefino a quattro-cinque volte di più;il cartone ha subito aumenti dal15 al 30% in più; la plastica e i ce-stini dal 10 al 20%; il trasportoenergetico viaggia su incrementidi circa il 20%, l’energia è più cheraddoppiata.“Noi, che siamo un gruppo da

300 milioni di fatturato - chiosaFornari - ci siamo trovati a doverepagare una bolletta energetica di10 milioni di euro, arrivata lascorsa settimana, quando nel2021 pagavamo, in energia, 4,5milioni di euro”. Un tema, quellodel caro prezzi, che farà certa-mente dal fil rouge a questa edi-zione di Fruit Logistica a maggiorragione sulle trattative per l’im-port-export di prodotto fresco. Altro tema portante, per causa diforza maggiore, sarà quello delleconseguenze sul commercio orto-frutticolo della guerra in Ucraina.“La chiusura di mercati come l’U-craina e la Bielorussia - affermaancora Paolo Bruni -, anche se po-trebbe non avere ricadute direttesull’ortofrutta italiana, ne avrà co-munque in larga misura per l’Eu-ropa e di conseguenza anche pernoi. Sono due importanti Paesi didestinazione dell’ortofrutta euro-pea verso i quali, in tempi nontroppo lontani, si arrivava adesportare fino ad 1,5 milioni ditonnellate di prodotto. Chiara-mente, se questi mercati sonochiusi, si restringono le possibilitàdi collocamento anche per l’Italia,come è avvenuto con l’embargorusso. Inoltre non dimentichiamole tante aziende, anche dell’agroa-limentare, che in questi anni ave-vano sviluppato il loro businessproprio in queste piazze ora insta-bili politicamente, compresa laRussia; piazze che ora si trovanocompletamente chiuse”.“Bisognerà, come già successo,avere la forza di concentrarsi inmaniera razionale e pragmatica,nonostante tutto - chiosa Bruni -,sul miglioramento delle nostreproduzioni, risolvendo i graviproblemi produttivi che oggi sem-

brano presentare le maggiori cri-ticità e continuare a valorizzare ilnostro Made in Italy. CSO Italy,proprio su questo aspetto e a par-tire da quest’anno, gestirà tre im-portanti progetti europei di pro-mozione, sul biologico in Europa,in Asia, negli Emirati e negli StatiUniti, che in un momento comequello attuale, potrebbero rappre-sentare un volano per svilupparee consolidare nuovi mercati”.In realtà, proprio perché ci trovia-mo in una congiuntura economi-ca globale particolarmente svan-taggiosa, viene da chiedersi per-ché molte imprese che oggi sonodisposte a farsi carico delle speseper aderire, con tutti gli ostacolilogistici e dell’attualità, ad unoshow trade sia pure indubbia-mente strategico, quale Fruit Lo-gistica, siano poi le stesse chepongono il veto a trasferire la fie-ra italiana dell’ortofrutta in polilogistici più internazionali pernon spostarsi di qualche decina ocentinaia di km.In realtà Fornari, alla luce delladifficile situazione di mercato, es-sendo tra i sostenitori principalidel Macfrut, risponde con un’a-pertura: “In questa congiunturaparticolarmente difficile, con l’in-tento di dare valore al Macfrut,fiera Italiana dell’ortofrutta, si po-trebbe pensare di spostarla, tem-poraneamente, su altri poli fieri-stici, magari rendendola itineran-te e scegliendo tre o quattro cittàdi riferimento. Ma queste sonoscelte che devono essere coordi-nate da una cabina di regia mini-steriale. Una cosa che fino ad oranon è mai successa perché nessunMinistro ha mai preso una posi-zione netta sulla fiera italiana.Del resto, ormai, rispetto a FruitAttraction, che è l’altra fiera delMediterraneo, ci sarebbe da recu-perare un bel po’ di terreno, inconsiderazione, anche di come siè affermata in soli dieci anni”.Non sarà a Fruit Logistica l’Insa-lata dell’Orto. La Linea Verde hainvececi sarà e ha annunciato unprogramma di partecipazioni adeventi fieristici specializzati.

Aziende in ordine sparsodi fronte alle scelte imposte da un calendario fieristico

poco razionale. Ma la presenza a Berlino è stata giudicata

da molti imprescindibile

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termini di spazio espositivo che dipersonale presente. Certamenteporteremo il nostro brand biodi-namico Verdea, mentre, perquanto riguarda le risorse umane,abbiamo dedicato questa fiera so-prattutto il team commercialeche avrà l’obiettivo di incontrare iclienti del gruppo per consolidarei rapporti e intercettare eventualinuove opportunità. Abbiamo ef-fettuato questo taglio, anche inconsiderazione del fatto che il me-se successivo ci sarà la fiera italia-na di Macfrut a cui, pure parteci-peremo. Tuttavia è importante es-serci in Germania, per svariatimotivi. Da un lato, consolidare lanostra posizione di leadership,dall’altro tentare di ammortizzarele ripercussioni che è lecito atten-dersi dalla guerra in Ucraina che,insieme all’embargo bielorusso digennaio e a quello precedenterusso, comporterà una saturazio-ne del mercato europeo con lapresenza di tutti quei prodotti cheviaggiavano verso queste destina-zioni ora bloccate, provenienti daSpagna, Grecia o Polonia”. “Sul bio - aggiunge Fornari - saràinteressante capire cosa succede aBerlino. Anche se, va detto, suquesto settore incombe la pauradi una ulteriore inflazione e si as-siste all’indebolimento delleaziende per via dell’impennatadei costi delle materie prime o, inalcuni casi, della loro carenza. Ilgoverno deve porre attenzione aquesta situazione. Per questochiediamo un tavolo di confrontoda tempo per trovare misure ade-guate per alleggerire la pressa suiproduttori”. Il bio, ed in genere tutto il settorecoinvolto dalla transizione ecolo-gica, oggi paga lo scotto di un au-mento dei costi delle etichettecompostabili che sono più costosefino a quattro-cinque volte di più;il cartone ha subito aumenti dal15 al 30% in più; la plastica e i ce-stini dal 10 al 20%; il trasportoenergetico viaggia su incrementidi circa il 20%, l’energia è più cheraddoppiata.“Noi, che siamo un gruppo da

300 milioni di fatturato - chiosaFornari - ci siamo trovati a doverepagare una bolletta energetica di10 milioni di euro, arrivata lascorsa settimana, quando nel2021 pagavamo, in energia, 4,5milioni di euro”. Un tema, quellodel caro prezzi, che farà certa-mente dal fil rouge a questa edi-zione di Fruit Logistica a maggiorragione sulle trattative per l’im-port-export di prodotto fresco. Altro tema portante, per causa diforza maggiore, sarà quello delleconseguenze sul commercio orto-frutticolo della guerra in Ucraina.“La chiusura di mercati come l’U-craina e la Bielorussia - affermaancora Paolo Bruni -, anche se po-trebbe non avere ricadute direttesull’ortofrutta italiana, ne avrà co-munque in larga misura per l’Eu-ropa e di conseguenza anche pernoi. Sono due importanti Paesi didestinazione dell’ortofrutta euro-pea verso i quali, in tempi nontroppo lontani, si arrivava adesportare fino ad 1,5 milioni ditonnellate di prodotto. Chiara-mente, se questi mercati sonochiusi, si restringono le possibilitàdi collocamento anche per l’Italia,come è avvenuto con l’embargorusso. Inoltre non dimentichiamole tante aziende, anche dell’agroa-limentare, che in questi anni ave-vano sviluppato il loro businessproprio in queste piazze ora insta-bili politicamente, compresa laRussia; piazze che ora si trovanocompletamente chiuse”.“Bisognerà, come già successo,avere la forza di concentrarsi inmaniera razionale e pragmatica,nonostante tutto - chiosa Bruni -,sul miglioramento delle nostreproduzioni, risolvendo i graviproblemi produttivi che oggi sem-

brano presentare le maggiori cri-ticità e continuare a valorizzare ilnostro Made in Italy. CSO Italy,proprio su questo aspetto e a par-tire da quest’anno, gestirà tre im-portanti progetti europei di pro-mozione, sul biologico in Europa,in Asia, negli Emirati e negli StatiUniti, che in un momento comequello attuale, potrebbero rappre-sentare un volano per svilupparee consolidare nuovi mercati”.In realtà, proprio perché ci trovia-mo in una congiuntura economi-ca globale particolarmente svan-taggiosa, viene da chiedersi per-ché molte imprese che oggi sonodisposte a farsi carico delle speseper aderire, con tutti gli ostacolilogistici e dell’attualità, ad unoshow trade sia pure indubbia-mente strategico, quale Fruit Lo-gistica, siano poi le stesse chepongono il veto a trasferire la fie-ra italiana dell’ortofrutta in polilogistici più internazionali pernon spostarsi di qualche decina ocentinaia di km.In realtà Fornari, alla luce delladifficile situazione di mercato, es-sendo tra i sostenitori principalidel Macfrut, risponde con un’a-pertura: “In questa congiunturaparticolarmente difficile, con l’in-tento di dare valore al Macfrut,fiera Italiana dell’ortofrutta, si po-trebbe pensare di spostarla, tem-poraneamente, su altri poli fieri-stici, magari rendendola itineran-te e scegliendo tre o quattro cittàdi riferimento. Ma queste sonoscelte che devono essere coordi-nate da una cabina di regia mini-steriale. Una cosa che fino ad oranon è mai successa perché nessunMinistro ha mai preso una posi-zione netta sulla fiera italiana.Del resto, ormai, rispetto a FruitAttraction, che è l’altra fiera delMediterraneo, ci sarebbe da recu-perare un bel po’ di terreno, inconsiderazione, anche di come siè affermata in soli dieci anni”.Non sarà a Fruit Logistica l’Insa-lata dell’Orto. La Linea Verde hainvececi sarà e ha annunciato unprogramma di partecipazioni adeventi fieristici specializzati.

Aziende in ordine sparsodi fronte alle scelte imposte da un calendario fieristico

poco razionale. Ma la presenza a Berlino è stata giudicata

da molti imprescindibile

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ATTUALITÀ

Sarà un’edizione unica e specialequella che celebrerà il decennaledell’evento Protagonisti dell’Or-tofrutta Italiana: l’evento si terràvenerdì 27 maggio 2022 a Roma,negli Studios di Cinecittà, all’in-terno del set che ha fatto da am-bientazione ad un colossal sul-l’Antica Roma.Come da tradizione, nel corso del-l’evento verranno premiati 10 im-prenditori, accuratamente sele-zionati durante l’anno precedenteper diventare i Protagonisti dellecopertine del Corriere Ortofrutti-colo: uomini e donne che si sonodistinti come leader, consolidatiod emergenti, del sistema orto-frutticolo italiano e della filiera.I dieci Protagonisti dell’Ortofrut-ta Italiana che verranno premiatinella Capitale sono, in ordine diapparizione sul nostro periodico: Simona Rubbi e Giulia Mon-tanaro, CSO Italy e Assomela;Nicola Pizzoli, Pizzoli SPA;Paolo Pari, Almaverde Bio;Sante del Corvo, CovalpaAbruzzo; Paolo Merci, Verona-mercato; Alessandra e LauraDamiani, Orsini&Damiani; Flo-rian Gostner, Fri-El; RosarioMoncada, OP Moncada; Ro-berto Giadone, Natura Iblea;Nunzio Busacca, OP OPASMazzarrone.Una speciale commissione, com-posta dai vertici degli organismipartner dell’evento, ovvero ItaliaOrtofrutta Unione Nazionale,Fruitimprese, CSO Italy, Italmer-cati e Confagricoltura, sceglieràtra i loro la terna dalla quale, du-rante l’evento, verrà eletto l’Oscardell’Ortofrutta Italiana.Anche quest’anno, riprendendouna novità introdotta l’anno scor-so, ai 10 Protagonisti si aggiun-gerà la Selezione ProtagonistiUnder 35, nuova sezione chevuole sottolineare il fondamenta-le ruolo dei giovani per il futuro

del settore ortofrutticolo italiano.Nel corso dell’evento, sarà asse-gnato anche il premio Green In-novation BPER Banca per la so-stenibilità e l’innovazione.Non mancheranno i contenuti:aprirà infatti la giornata il semi-nario “L’immagine e le immaginidell’ortofrutta italiana”. Un’inda-gine sul tema sarà contenuta an-che all’interno dell’Annuario2022, dedicato a tutti i Protagoni-sti premiati in questi dieci anni, lacui versione cartacea verrà distri-buita ai partecipanti all’evento.

La decima edizione di Protagoni-sti dell’Ortofrutta Italiana godedel supporto delle già citate asso-ciazioni partner ed è sponsorizza-ta da Fragola Matera®, marchiodel Gruppo Nicofruit, da Unitec eda BPER Banca.È online il sito internet dell’even-to (protagonistiortofrutta.it) dalquale è possibile ottenere infor-mazioni sul programma e proce-dere all’iscrizione; per qualsiasirichiesta si può inviare una e-mailall’indirizzo [email protected]

Il decennale dell’evento sarà ospitato dagli Studios di Cinecittà, a Roma, il prossimo 27 maggio. Insieme all’Oscar, riflettori puntatisu Under 35 e Innovazione Green. Focus sull’immagine del settore

Protagonisti dell’OrtofruttaItaliana, un’edizione speciale

Riapre la chiamata alle donnedella filiera ortofrutticola per ilPremio Danila Bragantini, orga-nizzato dall’Associazione Nazio-nale Le Donne dell’Ortofrutta.Giunto ormai alla sua quartaedizione, il Premio in memoriadella grande pioniera veneta sirivolge a tutte le associate e no,purché siano fautrici di un’ideaoriginale e innovativa. Verrà as-segnato il 27 maggio a Roma inoccasione dell’evento “I Protago-nisti dell’Ortofrutta Italiana”.Saranno giudicate proposte rela-tive a novità varietali, di prodottoe di packaging, così come nuovecampagne di comunicazione in eout store, digitali e social, o ri-guardanti strumenti informatici.Nelle precedenti edizioni il Pre-mio Bragantini è stato assegnatoa Maria Pia Paolillo, titolare del-l’omonima azienda di Napoli,

per la linea di cosmetici Foen abase di finocchio (2019); a Ma-rianna Palella, CEO di Citrus -L’Orto Italiano, per originaleproposta di cross marketing“Uomo non fare il broccolo!”(2020) e a Helga Lazzarino, fon-datrice di One More, azienda al-toatesina che propone capi di ab-bigliamento per lo sci e l’outdoorin Appleskin, una similpelle de-rivata dagli scarti industriali del-le mele (2021).Le candidature dovranno esserepresentate entro il 12 maggiocompilando il form di adesionescaricabile dal sito www.donne-dellortofrutta.org. La domandadovrà essere integrata da due im-magini del progetto presentato eda un testo che ne descriva le ca-ratteristiche. Le proposte saran-no valutate dalle socie dell’Asso-ciazione, escluse le candidate.

E per il premio Bragantiniiscrizioni entro il 12 maggio

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Sarà un’edizione unica e specialequella che celebrerà il decennaledell’evento Protagonisti dell’Or-tofrutta Italiana: l’evento si terràvenerdì 27 maggio 2022 a Roma,negli Studios di Cinecittà, all’in-terno del set che ha fatto da am-bientazione ad un colossal sul-l’Antica Roma.Come da tradizione, nel corso del-l’evento verranno premiati 10 im-prenditori, accuratamente sele-zionati durante l’anno precedenteper diventare i Protagonisti dellecopertine del Corriere Ortofrutti-colo: uomini e donne che si sonodistinti come leader, consolidatiod emergenti, del sistema orto-frutticolo italiano e della filiera.I dieci Protagonisti dell’Ortofrut-ta Italiana che verranno premiatinella Capitale sono, in ordine diapparizione sul nostro periodico: Simona Rubbi e Giulia Mon-tanaro, CSO Italy e Assomela;Nicola Pizzoli, Pizzoli SPA;Paolo Pari, Almaverde Bio;Sante del Corvo, CovalpaAbruzzo; Paolo Merci, Verona-mercato; Alessandra e LauraDamiani, Orsini&Damiani; Flo-rian Gostner, Fri-El; RosarioMoncada, OP Moncada; Ro-berto Giadone, Natura Iblea;Nunzio Busacca, OP OPASMazzarrone.Una speciale commissione, com-posta dai vertici degli organismipartner dell’evento, ovvero ItaliaOrtofrutta Unione Nazionale,Fruitimprese, CSO Italy, Italmer-cati e Confagricoltura, sceglieràtra i loro la terna dalla quale, du-rante l’evento, verrà eletto l’Oscardell’Ortofrutta Italiana.Anche quest’anno, riprendendouna novità introdotta l’anno scor-so, ai 10 Protagonisti si aggiun-gerà la Selezione ProtagonistiUnder 35, nuova sezione chevuole sottolineare il fondamenta-le ruolo dei giovani per il futuro

del settore ortofrutticolo italiano.Nel corso dell’evento, sarà asse-gnato anche il premio Green In-novation BPER Banca per la so-stenibilità e l’innovazione.Non mancheranno i contenuti:aprirà infatti la giornata il semi-nario “L’immagine e le immaginidell’ortofrutta italiana”. Un’inda-gine sul tema sarà contenuta an-che all’interno dell’Annuario2022, dedicato a tutti i Protagoni-sti premiati in questi dieci anni, lacui versione cartacea verrà distri-buita ai partecipanti all’evento.

La decima edizione di Protagoni-sti dell’Ortofrutta Italiana godedel supporto delle già citate asso-ciazioni partner ed è sponsorizza-ta da Fragola Matera®, marchiodel Gruppo Nicofruit, da Unitec eda BPER Banca.È online il sito internet dell’even-to (protagonistiortofrutta.it) dalquale è possibile ottenere infor-mazioni sul programma e proce-dere all’iscrizione; per qualsiasirichiesta si può inviare una e-mailall’indirizzo [email protected]

Il decennale dell’evento sarà ospitato dagli Studios di Cinecittà, a Roma, il prossimo 27 maggio. Insieme all’Oscar, riflettori puntatisu Under 35 e Innovazione Green. Focus sull’immagine del settore

Protagonisti dell’OrtofruttaItaliana, un’edizione speciale

Riapre la chiamata alle donnedella filiera ortofrutticola per ilPremio Danila Bragantini, orga-nizzato dall’Associazione Nazio-nale Le Donne dell’Ortofrutta.Giunto ormai alla sua quartaedizione, il Premio in memoriadella grande pioniera veneta sirivolge a tutte le associate e no,purché siano fautrici di un’ideaoriginale e innovativa. Verrà as-segnato il 27 maggio a Roma inoccasione dell’evento “I Protago-nisti dell’Ortofrutta Italiana”.Saranno giudicate proposte rela-tive a novità varietali, di prodottoe di packaging, così come nuovecampagne di comunicazione in eout store, digitali e social, o ri-guardanti strumenti informatici.Nelle precedenti edizioni il Pre-mio Bragantini è stato assegnatoa Maria Pia Paolillo, titolare del-l’omonima azienda di Napoli,

per la linea di cosmetici Foen abase di finocchio (2019); a Ma-rianna Palella, CEO di Citrus -L’Orto Italiano, per originaleproposta di cross marketing“Uomo non fare il broccolo!”(2020) e a Helga Lazzarino, fon-datrice di One More, azienda al-toatesina che propone capi di ab-bigliamento per lo sci e l’outdoorin Appleskin, una similpelle de-rivata dagli scarti industriali del-le mele (2021).Le candidature dovranno esserepresentate entro il 12 maggiocompilando il form di adesionescaricabile dal sito www.donne-dellortofrutta.org. La domandadovrà essere integrata da due im-magini del progetto presentato eda un testo che ne descriva le ca-ratteristiche. Le proposte saran-no valutate dalle socie dell’Asso-ciazione, escluse le candidate.

E per il premio Bragantiniiscrizioni entro il 12 maggio

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ATTUALITÀ

La guerra in Ucraina sta impat-tando in modo sempre più impor-tante sul settore agricolo e, sia di-rettamente che indirettamente,sull’ortofrutta fresca, già espostaad aumenti senza precedenti acausa del boom dei costi energeti-ci e delle materie prime. Freshfelstima che gli effetti combinati diquesti aumenti rappresentino uncosto aggiuntivo di quasi 10 mi-liardi di euro l’anno, per i Paesieuropei.“Dal punto di vista del businessdei prodotti freschi, gli ultimi svi-luppi hanno implicazioni di vastaportata per il settore”, la denun-cia di Philippe Binard, delegatodell’Associazione, recentementenominata membro dell’”Euro-pean Food Security and CrisisPreparedness Expert Group” del-la Commissione Europea per imercati agricoli.“Negli ultimi mesi, mentre l’eco-nomia stava riprendendosi dopola pandemia, l’embargo bielorus-so, l’aumento dei costi di produ-zione, di energia e logistica è sta-to aggravato dallo scoppio dellaguerra, e ora sono attesi ulterioriincrementi soprattutto per ener-gia e fertilizzanti”, il commento diFreshfel Europe. Che si attendeimpennate di costi per la distri-buzione locale, per lo scambio in-tra-UE, nonché per il trasportomarittimo e aereo: sul fronte del-la logistica, infatti, l’Associazionestima un costo addizionale diquasi 4 miliardi di euro a caricodel settore dei prodotti freschi.Alla Commissione Europa Fresh-fel chiede di attivare meccanismidi misure eccezionali, tra cui unnuovo bilancio di promozione eschemi di ritiro attraverso le or-ganizzazioni di produttori, da de-stinare in particolare ai rifugiati.Va detto chini termini numerici,l’export italiano di ortofrutta inUcraina è poca cosa. I dati Intra-

stat riferiti al 2020 che ci ha for-nito Fruitimprese fanno riferi-mento a soli tre prodotti: clemen-tine (2.196 tonnellate per un valo-re di un milione di euro circa),kiwi (1.039 tonnellate per 1,1 mi-lioni di euro) e uva (241 tonnella-te per 371mila euro).Un ruolo ben più importante, a li-vello comunitario, è rivestito dal-la Polonia con un export totalenel Paese ucraino di 135mila ton-nellate sulle quasi 305 milaesportate dai Paesi Ue nel 2020:

patate, pomodori e mele le tre re-ferenze di punta inviate da Varsa-via, ciascuna con voliumi attornoalle 12mila tonnellate.Il fatturato polacco è di 100 mi-lioni, poco meno della metà dei207 milioni di euro generati daiPaesi UE.Al secondo posto, in terminiquantitativi ma non economici, laGrecia con 57mila tonnellate perun business di oltre 31 milioni dieuro: pesche e nettarine (31milatonnellate), clementine (10mila)e kiwi (oltre 7mila) le tre referen-ze di punta.Nel 2020 i Paesi Bassi hannoesportato in Ucraina poco menodi 54mila tonnellate di ortofruttaper un valore di 38 milioni di eu-ro, principalmente patate (31 mi-la tonnellate), avocado e cipolle.Quarta posizione per la Spagna,che supera di poco le 10mia ton-nellate per un valore di 12 milionidi euro): sul podio dei prodottiinviati in Ucraina ecco kaki (qua-

I commenti e le richieste delleorganizzazioni. E le prime

misure di sostegno

Il conto salato della guerralo pagherà anche il settore

“Con le attuali quotazioni che ar-rivano a 400 euro a tonnellataper il grano convenzionale, mol-ti produttori che abbiamo incon-trato nelle nostre più recenti as-semblee si stanno interrogandosu quanto convenga continuarea investire (in perdita) sul com-parto orticolo o se sia megliopiuttosto spostare le proprie col-tivazioni verso la cerealicolturache, almeno ad oggi, assicura

grandi guadagni”. Lo spiega Er-nesto Fornari, direttore generaledi Apofruit. “Insomma, per dirlain breve, se non si daranno i sol-di a cipolle e patate, che sonocolture estese, i produttori pas-seranno alle colture annuali co-me, ad esempio la soia, preferitaal granoturco perché meno idro-vora. Anche per questo si rendesempre più urgente una cabinadi regia”. (m.l.)

I produttori: basta ortaggi,meglio la cerealicoltura

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

23www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

La guerra in Ucraina sta impat-tando in modo sempre più impor-tante sul settore agricolo e, sia di-rettamente che indirettamente,sull’ortofrutta fresca, già espostaad aumenti senza precedenti acausa del boom dei costi energeti-ci e delle materie prime. Freshfelstima che gli effetti combinati diquesti aumenti rappresentino uncosto aggiuntivo di quasi 10 mi-liardi di euro l’anno, per i Paesieuropei.“Dal punto di vista del businessdei prodotti freschi, gli ultimi svi-luppi hanno implicazioni di vastaportata per il settore”, la denun-cia di Philippe Binard, delegatodell’Associazione, recentementenominata membro dell’”Euro-pean Food Security and CrisisPreparedness Expert Group” del-la Commissione Europea per imercati agricoli.“Negli ultimi mesi, mentre l’eco-nomia stava riprendendosi dopola pandemia, l’embargo bielorus-so, l’aumento dei costi di produ-zione, di energia e logistica è sta-to aggravato dallo scoppio dellaguerra, e ora sono attesi ulterioriincrementi soprattutto per ener-gia e fertilizzanti”, il commento diFreshfel Europe. Che si attendeimpennate di costi per la distri-buzione locale, per lo scambio in-tra-UE, nonché per il trasportomarittimo e aereo: sul fronte del-la logistica, infatti, l’Associazionestima un costo addizionale diquasi 4 miliardi di euro a caricodel settore dei prodotti freschi.Alla Commissione Europa Fresh-fel chiede di attivare meccanismidi misure eccezionali, tra cui unnuovo bilancio di promozione eschemi di ritiro attraverso le or-ganizzazioni di produttori, da de-stinare in particolare ai rifugiati.Va detto chini termini numerici,l’export italiano di ortofrutta inUcraina è poca cosa. I dati Intra-

stat riferiti al 2020 che ci ha for-nito Fruitimprese fanno riferi-mento a soli tre prodotti: clemen-tine (2.196 tonnellate per un valo-re di un milione di euro circa),kiwi (1.039 tonnellate per 1,1 mi-lioni di euro) e uva (241 tonnella-te per 371mila euro).Un ruolo ben più importante, a li-vello comunitario, è rivestito dal-la Polonia con un export totalenel Paese ucraino di 135mila ton-nellate sulle quasi 305 milaesportate dai Paesi Ue nel 2020:

patate, pomodori e mele le tre re-ferenze di punta inviate da Varsa-via, ciascuna con voliumi attornoalle 12mila tonnellate.Il fatturato polacco è di 100 mi-lioni, poco meno della metà dei207 milioni di euro generati daiPaesi UE.Al secondo posto, in terminiquantitativi ma non economici, laGrecia con 57mila tonnellate perun business di oltre 31 milioni dieuro: pesche e nettarine (31milatonnellate), clementine (10mila)e kiwi (oltre 7mila) le tre referen-ze di punta.Nel 2020 i Paesi Bassi hannoesportato in Ucraina poco menodi 54mila tonnellate di ortofruttaper un valore di 38 milioni di eu-ro, principalmente patate (31 mi-la tonnellate), avocado e cipolle.Quarta posizione per la Spagna,che supera di poco le 10mia ton-nellate per un valore di 12 milionidi euro): sul podio dei prodottiinviati in Ucraina ecco kaki (qua-

I commenti e le richieste delleorganizzazioni. E le prime

misure di sostegno

Il conto salato della guerralo pagherà anche il settore

“Con le attuali quotazioni che ar-rivano a 400 euro a tonnellataper il grano convenzionale, mol-ti produttori che abbiamo incon-trato nelle nostre più recenti as-semblee si stanno interrogandosu quanto convenga continuarea investire (in perdita) sul com-parto orticolo o se sia megliopiuttosto spostare le proprie col-tivazioni verso la cerealicolturache, almeno ad oggi, assicura

grandi guadagni”. Lo spiega Er-nesto Fornari, direttore generaledi Apofruit. “Insomma, per dirlain breve, se non si daranno i sol-di a cipolle e patate, che sonocolture estese, i produttori pas-seranno alle colture annuali co-me, ad esempio la soia, preferitaal granoturco perché meno idro-vora. Anche per questo si rendesempre più urgente una cabinadi regia”. (m.l.)

I produttori: basta ortaggi,meglio la cerealicoltura

ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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si 6mila tonnellate), clementine,pesche e nettarine.Extra UE, i dati Freshfel diconoche lo scorso anno la Turchia ave-va esportato in Ucraina ben 360mila tonnellate di ortofrutta eaveva inoltre invitato in Russia -beneficiando dell’esclusione del-l’embargo - quasi 1,5 milioni ditonnellate di frutta e verdura fre-sca, un record assoluto; dopo dilei, nella graduatoria dei fornitoridi Mosca, l’Ecuador, con un datoallineato a quello turco, quindiEgitto, Azerbaijan, Cina e Uzbeki-stan, in un range tra 400mila e330mila tonnellate.Massimiliano Giansanti, presi-dente di Confagricoltura, vede finda ora concreti rischi di rialzi deiprezzi dell’ortofrutta a causa delconflitto in Ucraina: “Purtroppoil costo del gasolio in agricoltura èraddoppiato in due mesi. Perquesto il rischio di listini in au-mento per i consumatori è reale.Ma più che per la pasta, che

avrebbe effetti non elevati sulportafoglio dei consumatori, mipreoccuperei per i possibili rinca-ri dei prodotti della zootecnia edell’ortofrutta. E, per le materieprime, l’allarme rincari non è so-lo sull’energia ma anche sui ferti-lizzanti”.Per Coldiretti serve agire su quat-tro leve: rivedere la PAC; ricono-scere la tecnologia del genomeediting senza equipararla agliOGM consentendo la ricerca inpieno campo; favorire la liquiditàdelle imprese attraverso la ridu-zione dell’Iva sul cibo; la rinego-ziazione e la ristrutturazione deldebito fino a 25 anni con la garan-zia gratuita di Ismea.Il contesto sociale ed economicoattuale, per Coldiretti, rischia direndere la nuova Pac già vecchia ele misure del PNRR obsolete. Ilcontesto, denuncia la confedera-zione, vede i costi di produzionein aumento del 170% sui concimi,dell’80% per l’energia e del 50%

per i mangimi. Dal canto suo CIA-Agricoltori Ita-liani sollecita misure di breve emedio periodo per permettere al-le aziende agricole di fronteggiaregli effetti della guerra, partendodall’eliminazione dell’Iva sulleaccise per il gasolio e dagli incen-tivi alla semina di mais, fino adarrivare alla rimodulazione degliobiettivi del Green Deal. L’UE ha adottato alcune misuredi sostegno: impiego della riservadi crisi da 500 milioni della PAC,deroga agli obblighi sui terreni ariposo per far fronte al caro prez-zi energia e materie prime. Il MI-PAAF è intervenuto su mutuiagrari, energia, carburante agri-colo e fertilizzanti. Il tema dellaredditività è al centro del decretogovernativo che delinea misure afavore di tutte le aziende italianeagendo su accise, rateizzazionedelle bollette, autotrasporto, cre-diti d’imposta, golden power. Ba-sterà? (m.a.)

di Antonio Felice

Sono anni che ci riempiamo la bocca della parola so-stenibilità, anni che sentiamo parlare del tavolo atre gambe: la gamba della sostenibilità ambientale,quella della sostenibilità sociale, infine quella dellasostenibilità economica. Un tavolo a quattro gambesarebbe più stabile ma pare che la quarta gamba, nelcaso specifico, non si trovi. Forse è per questo che lasostenibilità resta un concetto, dopo anni di discus-sioni sul tema, non ben definito, non ancora rac-chiuso entro confini definiti, come conferma il fattoche un gruppo di lavoro a Bruxelles si sta prenden-do la briga di ricercare una definizione precisa dellasostenibilità, in modo che su quella definizione sipossa costruire, appunto con più precisione, unapolitica europea per l’ambiente, per la società, perl’economia.In ogni caso, a questa parola ci siamo un po’ tutti af-fezionati, ci cogliamo una méta su cui impegnarsi,l’obiettivo di un’agricoltura se non addirittura di unmondo migliore. Qualcosa di sostenibile è qualcosadi positivo, traccia una strada percorribile versocondizioni generali migliori. Il tema di questi terri-

bili giorni è che nella culla della sostenibilità, nellapatria dei diritti e della democrazia, nella debole Eu-ropa forte solo dei suoi valori, tutto rischia di anda-re in fumo. La guerra segna il crollo della sostenibi-lità. Sotto i cingoli dei carri armati si spezzano le tregambe del tavolo, non sta in piedi più niente. L’im-pegno per l’ambiente viene oscurato dal fumo nerodelle bombe e finisce annichilito dal fuoco delleesplosioni, i traguardi sociali precipitano nella di-sperazione e nella paura di un buio scantinato adat-tato a rifugio, le aspettative economiche dei singolicrollano con gli edifici bombardati. Oggi in Ucraina,domani - non sia mai - in un possibile conflitto al-largato. Al di là dei personaggi in campo, al di là del-la NATO e dell’Unione Europea, al di là della propa-ganda, al di là di tutto, siamo di fronte agli interessistrategici di una superpotenza da una parte e al di-ritto all’autodeterminazione di un popolo dall’altra.Trovare una sintesi che rappresenti una soluzioneonorevole per entrambe le parti è praticamente im-possibile. O vincerà Davide, o vincerà Golia.In un frangente così drammatico, che riporta i me-no giovani agli anni della Guerra Fredda e i più an-ziani alla Seconda Guerra Mondiale, si coglie lagrandezza di un valore essenziale, di cui nemmenola sostenibilità può fare a meno: la pace.

La guerra e il crollo della sostenibilità

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25www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

C’è ancora futuro per le pere? Selo chiede il professor CorradoGiacomini, che in un commentoper il Corriere Ortofrutticolo onli-ne ha espresso il suo punto di vi-sta di consumatore: “Alcuni gior-ni fa sono entrato in un super-mercato di una sigla nota per laricchezza e la varietà del repartoortofrutta. Dopo il primo linearecon l’esposizione di arance, cle-mentine e mandarini, nel secon-do erano esposte le pomacee. Lemele erano una successione di va-rietà, dalle tradizionali Golden,Stark, Morgenduf, Gala alla piùrecente Fuji e poi le varietà club,dalla veterana Pink Lady alleKanzi, Envy, Yello, Sweet Tango,Ambrosia e non erano tutte quel-le che avrebbero potuto esserci.Le promozioni di Golden eranopresentate a fianco del lineare incassette con il marchio di Melin-da. Le pere erano collocate alla fi-ne del lineare in due spazi unocon le Abate Fetel e l’altro con leWilliams. Il colore non era moltoinvitante e, al tatto, erano durecome il marmo. In uno spazio piùpiccolo c’erano un po’ di Decanadel Comizio”.Per Giacomini, insomma, “è evi-dente che il consumatore appenaentra, dopo gli agrumi, è attrattodalle mele, anzi non compra unamela ma una varietà che lo attraeper i suoi colori e, soprattutto, perla croccantezza e per il gusto cheè diverso da una varietà all’altra.E le pere? Persa l’occasione di“Opera” che stava creando unacerta attrazione del consumatore,mi pare che tutto sia finito. E’ ve-ro le pere hanno subito una debà-cle terribile, sembrava che la ci-mice asiatica volesse accanirsi so-prattutto su questo frutto, ma te-mo che la crisi di mercato dipen-da da ben altre ragioni”.E affonda le radici nel tempo:“Sono ben 24 anni che è stata ri-

conosciuta la Pera IGP dell’Emi-lia Romagna”, ricorda Giacomini.“Dieci anni fa è stata costituita l’Organizzazione interprofessiona-le della pera; da sette anni a Fer-rara c’è Futurpera, la fiera che sipropone di richiamare l’attenzio-ne degli operatori su questo frut-to di cui l’Emila Romagna è la ter-ra prediletta; l’anno scorso è nataUNAPera, l’associazione che riu-nisce 13 OP e 12 non OP, che rap-presentano il 70% delle perecommercializzate in Italia, ma daanni il mercato delle pere infilauna crisi dopo l’altra. E’ colpa del-la cimice asiatica, della maculatu-ra bruna, delle gelate, del Gover-no o di chi non ha saputo rispon-dere all’evoluzione del gusto deiconsumatori e alla domanda delmercato?”. Una domanda lecitaquanto importante per un settorein passato simbolo del Made inItaly frutticolo, che vede gradual-mente e tristemente ammainareil tricolore. “Il futuro per le pere sicuramentec’è, il problema è che poteva e do-veva esserci da decenni, invece glistrumenti a disposizione sonostati sotto utilizzati”, il commento

della consulente marketing e co-municazione Anna Parello.“La pera è stato uno dei primiprodotti ortofrutticoli ad ottenerel’IGP nel 1998, è l’unica specieper cui è stata costituita una Or-ganizzazione Interprofessionale,l’unica insieme alla mela ad avereuna Fiera specifica e una delle po-che a godere di una forte concen-trazione geografica”.Parello fa presente che “l’innova-zione varietale per il pero è piùlunga complessa rispetto al melo,ma ciò non basta a giustificare l’a-bissale differenza di percorso e dirisultati tra le due specie. Comenon è corretto imputare le crisidegli ultimi anni alle sole patolo-gie e avversità climatiche, chehanno infierito su rese unitariegià da tempo non adeguate rispet-to ai costi di produzione e ai prez-zi ottenuti”. E aggiunge: “Tra glistrumenti a disposizione ignoratidagli operatori della pericolturaitaliana c’è il Regolamento UE1144/14. Gli altri paesi UE fortiproduttori di pere come Belgio,Olanda e Francia, lo hanno usatoper realizzare efficaci campagnedi promozione monoprodotto”.

Da una crisi di mercato all’altra: colpa delle avversità, ma anche di un rilancio che finora non è andato oltre le buone

intenzioni. Un intervento di Corrado Giacomini apre il dibattito

Pere, ci si interroga sul futuro“Troppe occasioni perdute”

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

25www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

C’è ancora futuro per le pere? Selo chiede il professor CorradoGiacomini, che in un commentoper il Corriere Ortofrutticolo onli-ne ha espresso il suo punto di vi-sta di consumatore: “Alcuni gior-ni fa sono entrato in un super-mercato di una sigla nota per laricchezza e la varietà del repartoortofrutta. Dopo il primo linearecon l’esposizione di arance, cle-mentine e mandarini, nel secon-do erano esposte le pomacee. Lemele erano una successione di va-rietà, dalle tradizionali Golden,Stark, Morgenduf, Gala alla piùrecente Fuji e poi le varietà club,dalla veterana Pink Lady alleKanzi, Envy, Yello, Sweet Tango,Ambrosia e non erano tutte quel-le che avrebbero potuto esserci.Le promozioni di Golden eranopresentate a fianco del lineare incassette con il marchio di Melin-da. Le pere erano collocate alla fi-ne del lineare in due spazi unocon le Abate Fetel e l’altro con leWilliams. Il colore non era moltoinvitante e, al tatto, erano durecome il marmo. In uno spazio piùpiccolo c’erano un po’ di Decanadel Comizio”.Per Giacomini, insomma, “è evi-dente che il consumatore appenaentra, dopo gli agrumi, è attrattodalle mele, anzi non compra unamela ma una varietà che lo attraeper i suoi colori e, soprattutto, perla croccantezza e per il gusto cheè diverso da una varietà all’altra.E le pere? Persa l’occasione di“Opera” che stava creando unacerta attrazione del consumatore,mi pare che tutto sia finito. E’ ve-ro le pere hanno subito una debà-cle terribile, sembrava che la ci-mice asiatica volesse accanirsi so-prattutto su questo frutto, ma te-mo che la crisi di mercato dipen-da da ben altre ragioni”.E affonda le radici nel tempo:“Sono ben 24 anni che è stata ri-

conosciuta la Pera IGP dell’Emi-lia Romagna”, ricorda Giacomini.“Dieci anni fa è stata costituita l’Organizzazione interprofessiona-le della pera; da sette anni a Fer-rara c’è Futurpera, la fiera che sipropone di richiamare l’attenzio-ne degli operatori su questo frut-to di cui l’Emila Romagna è la ter-ra prediletta; l’anno scorso è nataUNAPera, l’associazione che riu-nisce 13 OP e 12 non OP, che rap-presentano il 70% delle perecommercializzate in Italia, ma daanni il mercato delle pere infilauna crisi dopo l’altra. E’ colpa del-la cimice asiatica, della maculatu-ra bruna, delle gelate, del Gover-no o di chi non ha saputo rispon-dere all’evoluzione del gusto deiconsumatori e alla domanda delmercato?”. Una domanda lecitaquanto importante per un settorein passato simbolo del Made inItaly frutticolo, che vede gradual-mente e tristemente ammainareil tricolore. “Il futuro per le pere sicuramentec’è, il problema è che poteva e do-veva esserci da decenni, invece glistrumenti a disposizione sonostati sotto utilizzati”, il commento

della consulente marketing e co-municazione Anna Parello.“La pera è stato uno dei primiprodotti ortofrutticoli ad ottenerel’IGP nel 1998, è l’unica specieper cui è stata costituita una Or-ganizzazione Interprofessionale,l’unica insieme alla mela ad avereuna Fiera specifica e una delle po-che a godere di una forte concen-trazione geografica”.Parello fa presente che “l’innova-zione varietale per il pero è piùlunga complessa rispetto al melo,ma ciò non basta a giustificare l’a-bissale differenza di percorso e dirisultati tra le due specie. Comenon è corretto imputare le crisidegli ultimi anni alle sole patolo-gie e avversità climatiche, chehanno infierito su rese unitariegià da tempo non adeguate rispet-to ai costi di produzione e ai prez-zi ottenuti”. E aggiunge: “Tra glistrumenti a disposizione ignoratidagli operatori della pericolturaitaliana c’è il Regolamento UE1144/14. Gli altri paesi UE fortiproduttori di pere come Belgio,Olanda e Francia, lo hanno usatoper realizzare efficaci campagnedi promozione monoprodotto”.

Da una crisi di mercato all’altra: colpa delle avversità, ma anche di un rilancio che finora non è andato oltre le buone

intenzioni. Un intervento di Corrado Giacomini apre il dibattito

Pere, ci si interroga sul futuro“Troppe occasioni perdute”

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27www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

Il biologico ha la sua legge. Il 3marzo il Senato ha approvato invia definitiva il DDL n. 988 “Di-sposizioni per la tutela, lo svilup-po e la competitività della produ-zione agricola, agroalimentare edell’acquacoltura con metodobiologico”.AIAB, AssoBio, Associazione Bio-dinamica, AssocertBio e FederBiohanno espresso piena soddisfa-zione per il lavoro dei parlamen-tari che ha portato alla conclusio-ne in tempi estremamente rapidi- meno di un mese dall’ultima vo-tazione alla Camera dei Deputatidel 9 febbraio - una norma chiaveper supportare la transizione eco-logica dei sistemi agricoli e perl’intero comparto agroalimentareitaliano.L’approvazione del disegno dilegge n. 988 giunge in un mo-mento strategico e consente an-che all’Italia di allinearsi alle poli-tiche Ue che, con il Green Deal, lastrategia Farm to Fork e il Pianod’azione Europeo per il biologico,puntano a una crescita consisten-te del settore. Grazie alla leggesarà possibile utilizzare le risorseeconomiche per il sostegno all’a-gricoltura, la promozione dei pro-dotti alimentari e la ricerca chel’Unione europea ha espressa-mente vincolato all’agricolturabiologica e biodinamica.Dopo 15 anni e 3 legislature è pas-sata una norma fondamentale,tanto attesa dal settore.Il nostro Paese ha un primato nelbiologico conquistato grazie al-l’impegno di tanti agricoltori,spesso giovani, e di operatori del-la filiera che hanno creduto nellascommessa di conciliare il legitti-mo interesse d’impresa con il be-ne pubblico della difesa del suolo,della biodiversità e della salutedei cittadini. Oggi questo impe-gno viene finalmente riconosciu-to con l’approvazione della legge

sul bio.La norma contiene elementi par-ticolarmente significativi come lapossibilità di registrare il marchiobiologico “Made in Italy”, istituiredistretti biologici che consentonodi sviluppare l’agricoltura e l’eco-nomia dei territori rurali e adot-tare un Piano d’Azione nazionaleper favorire lo sviluppo del biolo-gico italiano come metodo avan-zato dell’approccio agroecologico.Il biologico rappresenta un’occa-sione concreta per creare oppor-tunità di occupazione per i giova-ni e per lo sviluppo economico esociale dei territori rurali, inoltreha un ruolo centrale per il clima,per la tutela della biodiversità eper offrire soluzioni innovativeper il resto dell’agricoltura.“L’impegno unitario delle asso-ciazioni del bio ha consentito diottenere un grande risultato che,nonostante gli innumerevoli at-tacchi strumentali e gli argomen-ti utilizzati per screditare la biodi-namica e cercare d’indebolire tut-to il settore del biologico, ha per-messo di approvare il testo di leg-ge. Questa norma, attesa da oltre15 anni, è essenziale per sostene-re la conversione agroecologica,consentendo anche all’Italia diavvalersi del sostegno economico

dedicato a questa agricoltura so-stenibile certificata per far cresce-re il settore sia in termini di pro-duzione che di consumi”, hannosottolineato congiuntamente Fe-derBio, AIAB, AssoBio, Associa-zione Biodinamica, AssocertBio. “Grazie a questa legge - proseguo-no - il biologico può diventare ilmotore di rilancio dell’interocomparto agroalimentare. L’Ita-lia ha una forte vocazione al bio-logico, che va incrementata e va-lorizzata con investimenti in ri-cerca, innovazione, formazione ecomunicazione per continuare adessere leader tra i Paesi europeiche stanno investendo fortemen-te in questa forma di agricolturache tutela l’uomo e l’ambiente, ol-tre a creare concrete opportunitàdi occupazione per i giovani e ledonne”.Quali sono le priorità? “Servecreare una strategia per la cresci-ta dei consumi e della produzio-ne, che già stanno aumentando,ma potrebbero farlo ancora piùvelocemente - ha spiegato MariaGrazia Mammuccini, presidentedi FederBio - e servono strumen-ti innovativi per organizzare leimprese, anche attraverso reti”.Il prossimo step è “attivare il ta-volo, previsto dalla legge, per ini-ziare a impostare novità strategi-che con il Piano d’Azione nazio-nale”: “Ci sono già risorse a di-sposizione, per esempio quelledel Pnrr”, conclude Mammuccini.“Dobbiamo far partire attivitàconcrete come la creazione di fi-liere del bio Made in Italy al giu-sto prezzo e lo sviluppo dei di-stretti del bio, specialmente nellearee interne”.

FederBio, AssoBio, AIAB, Associazione Biodinamica eAssocertBio soddisfatte per tempistiche e contenuti.

Le sfide sul tappeto tra ricerca, innovazione e comunicazione

Via libera alla legge sul bio“Ora si spingano i consumi”

Maria Grazia Mammuccini

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27www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

Il biologico ha la sua legge. Il 3marzo il Senato ha approvato invia definitiva il DDL n. 988 “Di-sposizioni per la tutela, lo svilup-po e la competitività della produ-zione agricola, agroalimentare edell’acquacoltura con metodobiologico”.AIAB, AssoBio, Associazione Bio-dinamica, AssocertBio e FederBiohanno espresso piena soddisfa-zione per il lavoro dei parlamen-tari che ha portato alla conclusio-ne in tempi estremamente rapidi- meno di un mese dall’ultima vo-tazione alla Camera dei Deputatidel 9 febbraio - una norma chiaveper supportare la transizione eco-logica dei sistemi agricoli e perl’intero comparto agroalimentareitaliano.L’approvazione del disegno dilegge n. 988 giunge in un mo-mento strategico e consente an-che all’Italia di allinearsi alle poli-tiche Ue che, con il Green Deal, lastrategia Farm to Fork e il Pianod’azione Europeo per il biologico,puntano a una crescita consisten-te del settore. Grazie alla leggesarà possibile utilizzare le risorseeconomiche per il sostegno all’a-gricoltura, la promozione dei pro-dotti alimentari e la ricerca chel’Unione europea ha espressa-mente vincolato all’agricolturabiologica e biodinamica.Dopo 15 anni e 3 legislature è pas-sata una norma fondamentale,tanto attesa dal settore.Il nostro Paese ha un primato nelbiologico conquistato grazie al-l’impegno di tanti agricoltori,spesso giovani, e di operatori del-la filiera che hanno creduto nellascommessa di conciliare il legitti-mo interesse d’impresa con il be-ne pubblico della difesa del suolo,della biodiversità e della salutedei cittadini. Oggi questo impe-gno viene finalmente riconosciu-to con l’approvazione della legge

sul bio.La norma contiene elementi par-ticolarmente significativi come lapossibilità di registrare il marchiobiologico “Made in Italy”, istituiredistretti biologici che consentonodi sviluppare l’agricoltura e l’eco-nomia dei territori rurali e adot-tare un Piano d’Azione nazionaleper favorire lo sviluppo del biolo-gico italiano come metodo avan-zato dell’approccio agroecologico.Il biologico rappresenta un’occa-sione concreta per creare oppor-tunità di occupazione per i giova-ni e per lo sviluppo economico esociale dei territori rurali, inoltreha un ruolo centrale per il clima,per la tutela della biodiversità eper offrire soluzioni innovativeper il resto dell’agricoltura.“L’impegno unitario delle asso-ciazioni del bio ha consentito diottenere un grande risultato che,nonostante gli innumerevoli at-tacchi strumentali e gli argomen-ti utilizzati per screditare la biodi-namica e cercare d’indebolire tut-to il settore del biologico, ha per-messo di approvare il testo di leg-ge. Questa norma, attesa da oltre15 anni, è essenziale per sostene-re la conversione agroecologica,consentendo anche all’Italia diavvalersi del sostegno economico

dedicato a questa agricoltura so-stenibile certificata per far cresce-re il settore sia in termini di pro-duzione che di consumi”, hannosottolineato congiuntamente Fe-derBio, AIAB, AssoBio, Associa-zione Biodinamica, AssocertBio. “Grazie a questa legge - proseguo-no - il biologico può diventare ilmotore di rilancio dell’interocomparto agroalimentare. L’Ita-lia ha una forte vocazione al bio-logico, che va incrementata e va-lorizzata con investimenti in ri-cerca, innovazione, formazione ecomunicazione per continuare adessere leader tra i Paesi europeiche stanno investendo fortemen-te in questa forma di agricolturache tutela l’uomo e l’ambiente, ol-tre a creare concrete opportunitàdi occupazione per i giovani e ledonne”.Quali sono le priorità? “Servecreare una strategia per la cresci-ta dei consumi e della produzio-ne, che già stanno aumentando,ma potrebbero farlo ancora piùvelocemente - ha spiegato MariaGrazia Mammuccini, presidentedi FederBio - e servono strumen-ti innovativi per organizzare leimprese, anche attraverso reti”.Il prossimo step è “attivare il ta-volo, previsto dalla legge, per ini-ziare a impostare novità strategi-che con il Piano d’Azione nazio-nale”: “Ci sono già risorse a di-sposizione, per esempio quelledel Pnrr”, conclude Mammuccini.“Dobbiamo far partire attivitàconcrete come la creazione di fi-liere del bio Made in Italy al giu-sto prezzo e lo sviluppo dei di-stretti del bio, specialmente nellearee interne”.

FederBio, AssoBio, AIAB, Associazione Biodinamica eAssocertBio soddisfatte per tempistiche e contenuti.

Le sfide sul tappeto tra ricerca, innovazione e comunicazione

Via libera alla legge sul bio“Ora si spingano i consumi”

Maria Grazia Mammuccini

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29www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

ATTUALITÀ

Il commercio estero dell’ortofrut-ta Made in Italy archivia il 2021con un trend migliore rispetto al2020: più valore (5,2 miliardi eu-ro, +8,3% sull’anno precedente),più quantità (+1,8% pari a 3,6 mi-lioni di tons) mentre cala l’importsia in termini economici (4,18 mi-liardi -0,3%) che in volumi (-1,5%). Il saldo commerciale posi-tivo anno su anno balza a oltre 1miliardo di euro con uno scattodel 62,1%. Nell’anno del post-pandemia, leelaborazioni Fruitimprese sullabase dei dati Istat evidenzianoche sono andati bene legumi e or-taggi (+11,9%), frutta secca(+16,3%) e frutta tropicale(+23,1%). Tra i principali prodot-ti esportati primeggiano le meleper un valore di oltre 881 milioni(+5,74%), seguite dall’uva da ta-vola con 729 milioni euro(+1,21%) e kiwi che in una annatascarsa in quantità (-1,91%) segnacirca 473 milioni euro (+2,63%).Dopo un 2020 difficilissimo, si ri-prendono pesche/nettarine:137,4 milioni euro (+26,53%). Se-guono arance (113,8 milioni euro,+5,37%), pere (106,4 milioni eu-ro, -10%) e limoni (66 milioni eu-ro, -19,3%). Tra i prodotti più im-portati si confermano banane(430,5 milioni euro, -3,87%) e

ananas (97 milioni euro, +8,7%).La performance positiva dell’or-tofrutta tricolore assume ancoramaggior rilievo confrontando idati 2021 con quelli del 2019, l’ul-timo anno pre-pandemia: il valo-re dell’export è superiore del14,5% (5,2 miliardi contro 4,5 mi-liardi di euro) e soprattutto il sal-do positivo della bilancia com-merciale è più che triplicato (348milioni contro oltre 1 miliardo eu-ro, +208,7%). Insomma, sintetiz-za Fruitimprese, l’ortofrutta ita-liana ha recuperato e ampiamen-te migliorato sui mercati esteri levendite rispetto al pre-pandemia,a conferma dello straordinario di-namismo delle sue imprese.E il presidente Marco Salvi (nellafoto), evidenzia il doppio risultatorecord: “Il valore complessivodell’export che supera ampia-mente i 5 miliardi euro e il saldocommerciale positivo oltre il mi-liardo di euro dimostrano che leimprese del settore, nonostante ledifficoltà crescenti, la pandemia,la chiusura dei mercati, la diffi-coltà di reperire manodopera,

non hanno mai mollato sul frontedell’impegno a raggiungere i mer-cati lontani. Un dinamismo checonferma, semmai ce ne fosse bi-sogno, l’importanza strategica delnostro settore per l’economia delPaese, non solo per l’agroalimen-tare dove comunque l’ortofruttafresca rappresenta la seconda vo-ce dell’export dopo il vino”. Salvi tiene a sottolineare anche lastabilità dei valori dell’import chevedono confermate le voci impor-tanti della frutta tropicale e dei le-gumi/ortaggi, prodotti che ormaisono entrati nei consumi degli ita-liani. E affonda il coltello: “Questinumeri record confermano quan-to ripetiamo da tempo a gran vo-ce, il nostro settore merita mag-giore considerazione da parte dipolitica e istituzioni, coi fatti e nonsolo a parole”.“La competitività delle impresedell’ortofrutta - conclude Salvi - èmessa a dura prova in questi pri-mi mesi del 2022 dagli aumentidei costi fuori controllo dell’ener-gia, trasporti, imballaggi, concimi,fertilizzanti. Urgono interventi”.

Salvi: “Competitività delle imprese a rischio, urgono interventi”.L’Italia ha inviato all’estero oltre 3,6 milioni di tonnellate diortofrutta per un fatturato di 5,2 miliardi. In calo l’import

Export da record nel 2021Ma la politica snobba il settore

2020 2021 DIFF.% 2020 2021 DIFF.%MELE EXPORT 902.592 904.798 0,24 833.591 881.426 5,74UVA DA TAVOLA EXPORT 450.269 456.742 1,44 720.504 729.237 1,21KIWI EXPORT 273.288 268.077 -1,91 460.729 472.832 2,63PESCHE E NETT. EXPORT 77.136 97.070 25,84 108.594 137.409 26,53ARANCE EXPORT 105.704 118.896 12,48 108.068 113.871 5,37PERE EXPORT 90.569 70.882 -21,74 118.308 106.477 -10,00LIMONI EXPORT 48.260 44.223 -8,37 81.973 66.119 -19,34

BANANE IMPORT 781.844 776.712 -0,66 447.848 430.528 -3,87ANANAS IMPORT 136.112 150.103 10,28 89.831 97.675 8,73

PRODOTTO FLUSSO TONS 000 EURO

PRINCIPALI PRODOTTI EXPORT-IMPORT ANNI 2020-2021ELABORAZIONE FRUITIMPRESE FONTE ISTAT

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ATTUALITÀ

Il commercio estero dell’ortofrut-ta Made in Italy archivia il 2021con un trend migliore rispetto al2020: più valore (5,2 miliardi eu-ro, +8,3% sull’anno precedente),più quantità (+1,8% pari a 3,6 mi-lioni di tons) mentre cala l’importsia in termini economici (4,18 mi-liardi -0,3%) che in volumi (-1,5%). Il saldo commerciale posi-tivo anno su anno balza a oltre 1miliardo di euro con uno scattodel 62,1%. Nell’anno del post-pandemia, leelaborazioni Fruitimprese sullabase dei dati Istat evidenzianoche sono andati bene legumi e or-taggi (+11,9%), frutta secca(+16,3%) e frutta tropicale(+23,1%). Tra i principali prodot-ti esportati primeggiano le meleper un valore di oltre 881 milioni(+5,74%), seguite dall’uva da ta-vola con 729 milioni euro(+1,21%) e kiwi che in una annatascarsa in quantità (-1,91%) segnacirca 473 milioni euro (+2,63%).Dopo un 2020 difficilissimo, si ri-prendono pesche/nettarine:137,4 milioni euro (+26,53%). Se-guono arance (113,8 milioni euro,+5,37%), pere (106,4 milioni eu-ro, -10%) e limoni (66 milioni eu-ro, -19,3%). Tra i prodotti più im-portati si confermano banane(430,5 milioni euro, -3,87%) e

ananas (97 milioni euro, +8,7%).La performance positiva dell’or-tofrutta tricolore assume ancoramaggior rilievo confrontando idati 2021 con quelli del 2019, l’ul-timo anno pre-pandemia: il valo-re dell’export è superiore del14,5% (5,2 miliardi contro 4,5 mi-liardi di euro) e soprattutto il sal-do positivo della bilancia com-merciale è più che triplicato (348milioni contro oltre 1 miliardo eu-ro, +208,7%). Insomma, sintetiz-za Fruitimprese, l’ortofrutta ita-liana ha recuperato e ampiamen-te migliorato sui mercati esteri levendite rispetto al pre-pandemia,a conferma dello straordinario di-namismo delle sue imprese.E il presidente Marco Salvi (nellafoto), evidenzia il doppio risultatorecord: “Il valore complessivodell’export che supera ampia-mente i 5 miliardi euro e il saldocommerciale positivo oltre il mi-liardo di euro dimostrano che leimprese del settore, nonostante ledifficoltà crescenti, la pandemia,la chiusura dei mercati, la diffi-coltà di reperire manodopera,

non hanno mai mollato sul frontedell’impegno a raggiungere i mer-cati lontani. Un dinamismo checonferma, semmai ce ne fosse bi-sogno, l’importanza strategica delnostro settore per l’economia delPaese, non solo per l’agroalimen-tare dove comunque l’ortofruttafresca rappresenta la seconda vo-ce dell’export dopo il vino”. Salvi tiene a sottolineare anche lastabilità dei valori dell’import chevedono confermate le voci impor-tanti della frutta tropicale e dei le-gumi/ortaggi, prodotti che ormaisono entrati nei consumi degli ita-liani. E affonda il coltello: “Questinumeri record confermano quan-to ripetiamo da tempo a gran vo-ce, il nostro settore merita mag-giore considerazione da parte dipolitica e istituzioni, coi fatti e nonsolo a parole”.“La competitività delle impresedell’ortofrutta - conclude Salvi - èmessa a dura prova in questi pri-mi mesi del 2022 dagli aumentidei costi fuori controllo dell’ener-gia, trasporti, imballaggi, concimi,fertilizzanti. Urgono interventi”.

Salvi: “Competitività delle imprese a rischio, urgono interventi”.L’Italia ha inviato all’estero oltre 3,6 milioni di tonnellate diortofrutta per un fatturato di 5,2 miliardi. In calo l’import

Export da record nel 2021Ma la politica snobba il settore

2020 2021 DIFF.% 2020 2021 DIFF.%MELE EXPORT 902.592 904.798 0,24 833.591 881.426 5,74UVA DA TAVOLA EXPORT 450.269 456.742 1,44 720.504 729.237 1,21KIWI EXPORT 273.288 268.077 -1,91 460.729 472.832 2,63PESCHE E NETT. EXPORT 77.136 97.070 25,84 108.594 137.409 26,53ARANCE EXPORT 105.704 118.896 12,48 108.068 113.871 5,37PERE EXPORT 90.569 70.882 -21,74 118.308 106.477 -10,00LIMONI EXPORT 48.260 44.223 -8,37 81.973 66.119 -19,34

BANANE IMPORT 781.844 776.712 -0,66 447.848 430.528 -3,87ANANAS IMPORT 136.112 150.103 10,28 89.831 97.675 8,73

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PRINCIPALI PRODOTTI EXPORT-IMPORT ANNI 2020-2021ELABORAZIONE FRUITIMPRESE FONTE ISTAT

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Mariangela Latella

Chiude con il segno positivo lacampagna delle clementine di Ca-labria IGP per via dell’aumentodelle superfici dei soci (un centi-naio di ettari) e di un miglioreprezzo spuntato sul mercato gra-zie ad una campagna più lungache ha permesso di ottimizzare lagestione dei volumi commercia-lizzati.Tuttavia, nell’assemblea del Con-sorzio di Tutela, tenutasi lo scor-so 23 febbraio, tra gli associati so-no emerse forti preoccupazioniper la prossima campagna, legatesia all’incremento del costo dellematerie prime, che per quest’an-no non è riuscito ad impattaresulla campagna, che alla grave in-stabilità dello scenario interna-zionale. Ne parliamo con Gabriel-la Martilotti vicepresidente delConsorzio di tutela delle Clemen-tine di Calabria IGP.“Abbiamo concluso questa cam-pagna con il segno positivo - con-ferma Martilotti -. Non solo perl’incremento delle superfici certi-ficate con la denominazione diorigine, circa cento ettari in più,per un totale odierno di base ag-gregata di circa 800 ettari, maanche perché, con il favore del cli-ma, quest’anno abbiamo avutouna stagione più lunga e ci hapermesso di gestire al meglio i vo-lumi di prodotto commercializza-to. I prezzi sono in leggero au-mento rispetto alla scorsa campa-gna anche se, anche quest’anno,ad inizio commercializzazione,abbiamo assistito ancora una vol-ta alla svendita di prodotto certi-ficato da parte di alcune aziende,anche attraverso accordi con laGDO che rientrano nelle pratichedi sottocosto ammesse dalla nuo-va normativa sulle pratiche com-merciali sleali”.Complessivamente, sono stati

commercializzati circa 100milaquintali di prodotto a denomina-zione di origine, la maggior partedei quali, distribuiti nei canali re-tail di fascia alta. Una piccola par-te del prodotto IGP che venivaesportata verso la Bielorussia, eprima ancora verso la Russia,mercati oggi chiusi, è confluitasulla piazza l’Ucraina prima chescoppiasse la crisi internazionale“Con lo stop, dal primo gennaioscorso, al commercio con la Bie-lorussia - specifica Martilotti -,abbiamo dovuto indirizzare tutti inostri volumi esportati verso l’E-st, sul mercato ucraino. Per il pro-dotto convenzionale era diventa-to un hub logistico strategico per-ché si volgeva alle piazze dell’Estextra europeo che ogni anno as-sorbe circa il 20-30% del prodot-to non certificato che non trovasbocco sul mercato italiano.L’IGP, per contro, lavora soprat-tutto con il canale retail italianodi fascia alta e poi perché all’este-ro non c’è tanto il riconoscimento

della denominazione di originequanto quello del Made in Italygenericamente inteso”.Anche per questo, il Consorzio ditutela sta lavorando ad un proget-to di comunicazione che permettadi valorizzare all’estero la deno-minazione di origine territoriale eche si allinei ai nuovi interessa-menti anche da parte della GDOdi quei territori.“Se fino a circa cinque anni fa,quello di esportare il nostro pro-dotto era un progetto ancora aglialbori - ci dice Martilotti -, adessoci sono le condizioni per partirecon azioni concrete. Ferma re-stando la grande incertezza e in-stabilità del mercato internazio-nale il Consorzio sta progettandodi consolidare e rilanciare l’ex-port anche verso nuove destina-zioni extra UE quali il Regno Uni-to, il Nord America, Canada eUSA o i più vicini Emirati ArabiUniti. Sul mercato nazionale, in-vece, per creare maggiore valoreaggiunto sul prodotto IGP, stia-mo lavorando ad una campagnadi comunicazione specifica grazieall’adesione al bando PSR Regio-ne Calabria per la promozioneche punta, fra le altre cose, anchead accrescere la base associata edi volumi commercializzati”.L’impennata del costo delle mate-rie prime che si registra massiva-mente dall’inizio di questo 2022,crea non poche preoccupazioniper la prossima campagna delleclementine di Calabria. “Ancheper questo - afferma Martilotti - ilConsorzio chiede al governo ulte-riori iniziative per calmierare iprezzi e un’accelerazione sullastesura del PNRR”.

La vicepresidente Martilotti: “La campagna commerciale chiudepositivamente, ma l’impennata dei costi e le tensioni internazionali

impongono nuove strategie e più impegno nella comunicazione”

Clementina di Calabria IGPSenza estero non c’è futuro

Gabriella Martilotti, vicepresidentedel Consorzio di tutela delle clementine di Calabria IGP

Mariangela Latella

Il Gruppo Rago dà il via ad unpiano industriale da cinque mi-lioni di euro. L’investimento, fat-to in tempi di marginalità ridottadella IV Gamma, servirà ad am-pliare l’attuale stabilimento di la-vorazione da 8mila metri quadra-ti, con ulteriori 4mila e dunqueportare la superficie del capanno-ne di lavorazione a complessivi12mila metri quadrati che an-dranno a regime nel 2023. Un’i-niezione di fiducia nel futuro conobiettivo lo sviluppo.Ce lo rivela il presidente RosarioRago, che ha deciso di affrontarecon questo investimento impor-tante la tempesta perfetta abbat-tutasi sulla IV Gamma, detonatacon il Covid e peggiorata con costidi produzione e logistica alle stel-le. Si aggiunga la difficoltà a repe-rire materie prime e la crisi di li-quidità lungo tutta la filiera fino

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

31www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

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ISTI

Sostenibilità intelligente

ROSARIO RAGO. Porta avanti un’eredità aziendale partita nel 1892

L’innovazione green è una costante di Rago Group, impegnato nella produzione di insalate di prima e IV Gamma nella Piana

del Sele ma con associati e conferitori da diverse regioni italiane

In alto, Rosario Rago, leader dell’omonimo Gruppo. Qui sopra, insalate di IV Gamma della linea “Le freschissime”

Mariangela Latella

Il Gruppo Rago dà il via ad unpiano industriale da cinque mi-lioni di euro. L’investimento, fat-to in tempi di marginalità ridottadella IV Gamma, servirà ad am-pliare l’attuale stabilimento di la-vorazione da 8mila metri quadra-ti, con ulteriori 4mila e dunqueportare la superficie del capanno-ne di lavorazione a complessivi12mila metri quadrati che an-dranno a regime nel 2023. Un’i-niezione di fiducia nel futuro conobiettivo lo sviluppo.Ce lo rivela il presidente RosarioRago, che ha deciso di affrontarecon questo investimento impor-tante la tempesta perfetta abbat-tutasi sulla IV Gamma, detonatacon il Covid e peggiorata con costidi produzione e logistica alle stel-le. Si aggiunga la difficoltà a repe-rire materie prime e la crisi di li-quidità lungo tutta la filiera fino

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Sostenibilità intelligente

ROSARIO RAGO. Porta avanti un’eredità aziendale partita nel 1892

L’innovazione green è una costante di Rago Group, impegnato nella produzione di insalate di prima e IV Gamma nella Piana

del Sele ma con associati e conferitori da diverse regioni italiane

In alto, Rosario Rago, leader dell’omonimo Gruppo. Qui sopra, insalate di IV Gamma della linea “Le freschissime”

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ad un consumatore che esce de-pauperato da due anni di Covid.“Con l’investimento appena mes-so in piedi - riporta l’imprendito-re campano - puntiamo ad au-mentare del 50% la superficie dilavorazione. Installeremo nuovelinee di processo puntando ad ab-battere i costi e mantenere sem-pre alta la qualità delle nostreproduzioni, attraverso proprioquesto ulteriore scale up azienda-le. Il piano industriale prevede,

inoltre, l’introduzione di macchi-ne hi-tech che sosterranno l’e-spansione programmata”.L’innovazione è uno dei pilastridell’attività di Rago Group. L’al-tro è la sostenibilità. La sfida èquella di un approccio completa-mente orientato all’innovazione ealla sostenibilità al fine dellosfruttamento intelligente delle ri-sorse: acqua, terra, energia sola-re. Dietro a questa impresa, c’è poi

una straordinaria storia di fami-glia che continua da cinque gene-razioni. Dagli inizi, nel 1892, adoggi, l’attività dei Rago ha rag-giunto una dimensione globale,distinguendosi per qualità deiprodotti, flessibilità ed efficienza.Il cuore dell’attività, focalizzatanella produzione di insalate di I eIV Gamma e nel ruolo di co-packer, è nella Piana del Sele, conproduzioni anche in Basilicata,Puglia, Abruzzo, Marche e Lazio,

RAGO GROUPIl Gruppo Rago è un copackeraffidabile e sicuro, con una OPche vede 18 aziende agricole as-sociate e alcune altre aziendeconferitrici. Il Gruppo, con basenella Piana del Sele, è presentein diverse regioni del Sud maanche al Nord. Offre ai propripartner una filiera integrata(con un unico processo che com-prende raccolta, lavorazione,controllo qualità e vendita), ve-loce (con prodotti che possonoarrivare a scaffale entro 24 oredalla raccolta sul mercato ita-liano, ed entro 48/72 ore suimercati europei e mediorientali)e sicura, dato che il Gruppo ha acuore l’ambiente, la sicurezza ela qualità alimentare.Gli standard qualitativi sonogarantiti, fra l’altro, dall’abbat-timento della carica battericacon ozono; dall’uso di acque ste-

rilizzate con sonde debatteriz-zanti UV; da un sistema di sani-ficazione dell’area di lavoro, delpersonale interno e dei macchi-nari.Convenzionata con i miglioriistituti di ricerca della Campa-nia per la propria attività di in-novazione, ha anche attivato unprocesso di trasformazione digi-tale che vede l’informatizzazionedell’intero processo produttivo el’utilizzo di sistemi mobile,smartphone o tablet, oltre allalettura del QR-CODE. Dal 2016 Rago Group ha ade-guato tutti i processi ai protocol-li Life Cycle Assessment (LCA),una metodologia analitica e si-stematica che valuta l’improntaambientale di un prodotto o diun servizio, lungo il suo interociclo di vita.Nel corso degli anni il rating‘green’ dell’azienda si è alzato

grazie alla realizzazione di unparco verde per compensare leemissioni di anidride carbonica;grazie all’installazione di un si-stema di controllo e monitorag-gio dell’irrigazione con unsoftware intelligente con il qualesi punta anche a regolare e ri-durre livello di umidità per laprevenzione delle malattie nellepiante; grazie all’installazionedi un innovativo sistema diasciugatura e raffreddamentodel prodotto ingegnerizzato datecnici interni e di sei scannerottici di ultima generazione perla rilevazione di corpi estraneisul prodotto. L’azienda è dotata,inoltre, di un tunnel di raffred-damento rapido che permette digarantire la temperatura persingola busta. Dal 2021 Rago ha ampliato lasua offerta con la creazione diun’innovativa Vertical Farm al-l’interno della propria area pro-duttiva in cui si producono - inassoluta assenza di pesticidi, diagrofarmaci, di forme viralipresenti nell’aria, di insetti efunghi - piantine di basilicoconfezionate in un packaginginnovativo, completamente rici-clabile. Un sistema di “acquafriendly” permette la conserva-zione delle piantine senza trava-so.Rago Group è presente con tuttele novità al Fruit Logistica 2022(padiglione 4.2, stand B-04).

CHI è :-)

secondo un processo di espansio-ne in corso anche in Norditalia ein Calabria. La destinazione dellaproduzione è l’Europa, con un’e-stensione in Medio Oriente per larucola, per la quale Rago Grouppuò considerarsi leader a livellointernazionale.Ma torniamo al nuovo magazzinoovvero alla vocazione per l’inno-vazione. Tra le novità che saran-no inserite, c’è il potenziamentodel sistema di controllo post-rac-

colta di ultima generazione chepermette di effettuare un test suilotti pronti ad essere collocati sulmercato, in grado di individuarela presenza di eventuali contami-nanti, come la salmonella o l’E.Coli, in tempi molto più brevi diquelli attualmente richiesti. Saràmeccanizzata inoltre la parte fi-nale della linea di processo, lad-dove si provvede al confeziona-mento, attraverso l’introduzionedi bracci-robot per l’impacchetta-

mento finale.“La tecnologia di controllo anti-contaminanti - spiega RosarioRago - è di origine israeliana e cipermette di effettuare controlli alotti di produzione con esiti nelgiro di un range temporale che vada 4 a 7 ore. Un tempo molto bre-ve se si considera che gli attualiesami, che sostanzialmente ven-gono svolti nei laboratori a cuiviene mandata la partita da con-trollare, hanno tempistiche che

vanno dalle 36 alle 48 ore, con leevidenti incidenze sulla shelf-lifedel prodotto finale”.L’ampliamento dello stabilimen-to di produzione, che permetteràla lavorazione di volumi di circa il32% superiori agli attuali, è lega-to anche al previsto ingresso dinuovi soci, che arriveranno daNord a Sud del Paese.“Se oggi possiamo contare sui cir-ca 400 ettari - precisa l’imprendi-tore - messi a disposizione dagli

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Alle serre destinate alla IV Gamma, Rago ha aggiunto nel 2021 una Vertical Farm dedicata alla produzione di basilico

Investimenti per 5 milioni di euro nell’ampliamento

del magazzino di lavorazione e in nuove tecnologie. Export

in Europa e Medio Oriente

secondo un processo di espansio-ne in corso anche in Norditalia ein Calabria. La destinazione dellaproduzione è l’Europa, con un’e-stensione in Medio Oriente per larucola, per la quale Rago Grouppuò considerarsi leader a livellointernazionale.Ma torniamo al nuovo magazzinoovvero alla vocazione per l’inno-vazione. Tra le novità che saran-no inserite, c’è il potenziamentodel sistema di controllo post-rac-

colta di ultima generazione chepermette di effettuare un test suilotti pronti ad essere collocati sulmercato, in grado di individuarela presenza di eventuali contami-nanti, come la salmonella o l’E.Coli, in tempi molto più brevi diquelli attualmente richiesti. Saràmeccanizzata inoltre la parte fi-nale della linea di processo, lad-dove si provvede al confeziona-mento, attraverso l’introduzionedi bracci-robot per l’impacchetta-

mento finale.“La tecnologia di controllo anti-contaminanti - spiega RosarioRago - è di origine israeliana e cipermette di effettuare controlli alotti di produzione con esiti nelgiro di un range temporale che vada 4 a 7 ore. Un tempo molto bre-ve se si considera che gli attualiesami, che sostanzialmente ven-gono svolti nei laboratori a cuiviene mandata la partita da con-trollare, hanno tempistiche che

vanno dalle 36 alle 48 ore, con leevidenti incidenze sulla shelf-lifedel prodotto finale”.L’ampliamento dello stabilimen-to di produzione, che permetteràla lavorazione di volumi di circa il32% superiori agli attuali, è lega-to anche al previsto ingresso dinuovi soci, che arriveranno daNord a Sud del Paese.“Se oggi possiamo contare sui cir-ca 400 ettari - precisa l’imprendi-tore - messi a disposizione dagli

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Alle serre destinate alla IV Gamma, Rago ha aggiunto nel 2021 una Vertical Farm dedicata alla produzione di basilico

Investimenti per 5 milioni di euro nell’ampliamento

del magazzino di lavorazione e in nuove tecnologie. Export

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attuali associati alla OP Rago e daun gruppo di aziende conferitrici,puntiamo ad arrivare entro il2023 ad aggregare altri 120-130ettari ubicati sia nel Nord Italiache, per la maggior parte, nelSud, compresa la Sila calabrese.Questa diversificazione regionaleci permetterà di utilizzare tutti gliareali di produzione al meglio,permettendo, ad esempio, unapiena fornitura anche in estatequando, di solito, l’attività rallen-ta. Allo stesso tempo sarà agevo-lata la messa a riposo, a rotazio-ne, delle superfici. Il Sud, nellanostra analisi, rappresenta unterritorio molto interessante an-che perché è costituito da terreniancora poco sfruttati”.Rago Group guarda anche oltrequesto importante progetto e pre-vede di mettere in piedi ulterioriinvestimenti nel lungo periodo.“Pensiamo - dichiara il presiden-te Rago - di aumentare il numerodi pannelli fotovoltaici sull’im-pianto del quartier generale e sul-la nuova struttura. Non ci daran-no l’autosufficienza, ma ci aiute-ranno a ridurre comunque bollet-te che hanno raggiunto livelli in-sostenibili. Se prima di questabolla sui costi delle materie pri-me, la nostra azienda pagava unabolletta di circa 30 mila euro,adesso si viaggia sui 60 mila”.C’è poi la diversificazione di pro-

dotto. Tra un anno si vedranno irisultati dei primi test sull’avoca-do. Il Gruppo intende inoltre ap-procciare il mondo dello snackinge delle lavorazioni di V Gamma,

senza dimenticare l’impegno incorso, con una prima produzionedi basilico, nel vertical farming.In proposito afferma Rago:“Quello del Vertical Farming è unpassaggio che stiamo seguendocon molta attenzione e per il qua-le abbiamo riscontrato l’interes-samento di fondi di investimentoitaliani che sarebbero pronti asupportarci. Se oggi il problemadi ripensare la marginalità è untema cogente, noi stiamo metten-do in campo risorse importanti.L’investimento che stiamo facen-do non è solo finanziario ma im-plica l’apertura al dialogo con tut-ti gli attori del settore, dai piùgrandi ai più piccoli. La margina-lità della IV Gamma è un proble-ma serio che va discusso attornoad un tavolo, che per noi è quellodell’Interprofessione, anche se,per il settore IV Gamma non è an-cora pronta”. “Dobbiamo trovare la quadra tut-ti insieme - sottolinea RosarioRago riferendosi al core-businessdella IV Gamma - per assicurarela qualità e la presenza del pro-dotto sugli scaffali, altrimenti, chialla fine ne pagherà lo scotto saràil consumatore. In questo fran-gente, ad esempio, la mancanzadi alcune materie prime fonda-mentali per l’industria di IVGamma, come la carta o la plasti-ca, potrebbero determinare uncambio di scenario sul mercato.La svolta la farà chi riuscirà adavere questi prodotti che vengonoa mancare sempre di più e chehanno raggiunto costi esorbitan-ti. Nei rapporti con i clienti non cisono tante alternative. Se non civengono riconosciuti gli aumenticontinui dei costi che stiamo su-bendo, certe aziende, magari, lepiù piccole, rischiano lo stop. Lasoluzione va trovata insieme. Bi-sogna arrivare a darsi una strettaun po’ tutti ed evitare che la IVGamma faccia da settore cusci-netto che ammortizza, magari, gliaumenti di prezzo di altre catego-rie merceologiche come, ad esem-pio, la pasta o l’olio, il cui prezzo ascaffale, di fatto, è raddoppiato”.

ROSARIO RAGOClasse 1966, Rosario Rago èpresidente di Rago Group e vi-cepresidente dell’azienda agri-cola I Pini. Rappresenta laquarta generazione alla guidadi attività imprenditoriali for-temente radicate nella Pianadel Sele, ma in Rago Group ègià attiva, con diverse mansio-ni, la quinta generazione. Per un decennio e fino al 2018,Rosario Rago è stato presiden-te di Confagricoltura Salerno edi Confagricoltura Campania.Oggi è componente della giun-ta esecutiva di Confagricolturanazionale.E’ membro del Comitato di in-dirizzo della Facoltà di Agra-ria dell’Università di Salerno ecomponente di Giunta dellaCamera di commercio di Saler-no.Ha una forte passione per l’in-novazione sostenibile, che è di-ventata il mantra di RagoGroup.

CHI è :-)

Le linee di lavorazione di Rago garantiscono la completa sicurezza alimentare

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L’ortofrutta si salva. Per ora. Manegli altri reparti è il delirio. Èstata definita “psicosi degli scaf-fali vuoti”: si va al supermercatoper fare la spesa, si vedono corri-doi svuotati di farina, zucchero,uova, olio di semi, si scopre cheper alcuni prodotti è imposta unaquantità massima acquistabile. Escatta l’acquisto compulsivo. Un atteggiamento ingiustificatopoiché, come hanno detto e ripe-tuto autorevoli esponenti dellaGDO, non ci sono problemi diapprovvigionamento. Semmai diprezzo. “Schiacciato” e tenutosotto controllo nelle principali ca-tene. Ma destinato nel breve pe-riodo a salire per quasi tutti gli ar-ticoli alimentari. “La corsa all’accaparramento dicerti prodotti come ad esempiol’olio di semi di girasole o la fari-na è sicuramente dovuta alla psi-cosi”, il commento di Carlo Alber-to Buttarelli, direttore dell’ufficiostudi e delle relazione di filiera diFederdistribuzione.E aggiunge: “Il conflitto in Ucrai-na certamente aggrava una situa-zione già di pressione sui prezzidovuta a diversi fattori da varimesi e potrebbe anche determi-

nare un’ulteriore rialzo dei prezzioltre che una carenza di prodottonell’arco di qualche mese, ma lecondizioni reali oggi sulla dispo-nibilità dei prodotti non sonoqueste, carenza di prodotto non sivede. Anche se gli scenari sonoimprevedibili”. Ma qual è la situazione? In Esse-lunga, sebbene non ci siano diffi-coltà di approvvigionamento si èpreferito porre un tetto massimonell’acquisto di alcuni prodotti,ad esempio l’olio di girasole: nelcarrello se ne possono mettere almassimo tre litri. Misure analo-ghe in Coop e Conad.“Il rischio non è certo quello direstare senza cibo da mettere intavola e questa corsa a riempire ilcarrello, che abbiamo registratoanche noi dallo scorso fine setti-mana è pericolosa: rischia di in-nescare un effetto speculativo”,affermava a metà marzo LorenzoRossetto, dell’omonimo gruppoveronese.

Per questo gran parte delle catenehanno deciso di applicare un tet-to nel numero di prodotti acqui-stabili, soprattutto olio di girasolee farine. Anche nei discount: “La situazio-ne sul versante degli approvvigio-namenti di merce al momentonon desta preoccupazione”, spie-gano dagli uffici di Lidl Italia, adArcole, “cio nonostante si stannoverificando fenomeni localizzatidi accaparramenti anche nei no-stri supermercati” Ecco allora che“al fine di garantire il miglior ser-vizio a tutti i nostri clienti, siamostati costretti a limitare il numerodi confezioni acquistabili per al-cuni prodotti di prima necessità”. Non c’è solo il timore di restaresenza scorte in dispensa: questacorsa alla spesa è legata anche al-la paura dei rincari. E nonostantegli sforzi delle catene della GDO,alcuni aumenti sono già visibili.Gruppo Rossetto ha adottato unastrategia di lungo respiro: “Ab-

L’ortofrutta (per ora) si è salvata, ma negli altri reparti la psicosisi è fatta sentire con l’incetta di generi di prima necessità.

I rappresentanti della distribuzione rassicurano, ma non basta

Se lo scaffale si svuota

EFFETTO GUERRA IN GDO. Il conflitto ucraino aggrava la pressione

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L’ortofrutta si salva. Per ora. Manegli altri reparti è il delirio. Èstata definita “psicosi degli scaf-fali vuoti”: si va al supermercatoper fare la spesa, si vedono corri-doi svuotati di farina, zucchero,uova, olio di semi, si scopre cheper alcuni prodotti è imposta unaquantità massima acquistabile. Escatta l’acquisto compulsivo. Un atteggiamento ingiustificatopoiché, come hanno detto e ripe-tuto autorevoli esponenti dellaGDO, non ci sono problemi diapprovvigionamento. Semmai diprezzo. “Schiacciato” e tenutosotto controllo nelle principali ca-tene. Ma destinato nel breve pe-riodo a salire per quasi tutti gli ar-ticoli alimentari. “La corsa all’accaparramento dicerti prodotti come ad esempiol’olio di semi di girasole o la fari-na è sicuramente dovuta alla psi-cosi”, il commento di Carlo Alber-to Buttarelli, direttore dell’ufficiostudi e delle relazione di filiera diFederdistribuzione.E aggiunge: “Il conflitto in Ucrai-na certamente aggrava una situa-zione già di pressione sui prezzidovuta a diversi fattori da varimesi e potrebbe anche determi-

nare un’ulteriore rialzo dei prezzioltre che una carenza di prodottonell’arco di qualche mese, ma lecondizioni reali oggi sulla dispo-nibilità dei prodotti non sonoqueste, carenza di prodotto non sivede. Anche se gli scenari sonoimprevedibili”. Ma qual è la situazione? In Esse-lunga, sebbene non ci siano diffi-coltà di approvvigionamento si èpreferito porre un tetto massimonell’acquisto di alcuni prodotti,ad esempio l’olio di girasole: nelcarrello se ne possono mettere almassimo tre litri. Misure analo-ghe in Coop e Conad.“Il rischio non è certo quello direstare senza cibo da mettere intavola e questa corsa a riempire ilcarrello, che abbiamo registratoanche noi dallo scorso fine setti-mana è pericolosa: rischia di in-nescare un effetto speculativo”,affermava a metà marzo LorenzoRossetto, dell’omonimo gruppoveronese.

Per questo gran parte delle catenehanno deciso di applicare un tet-to nel numero di prodotti acqui-stabili, soprattutto olio di girasolee farine. Anche nei discount: “La situazio-ne sul versante degli approvvigio-namenti di merce al momentonon desta preoccupazione”, spie-gano dagli uffici di Lidl Italia, adArcole, “cio nonostante si stannoverificando fenomeni localizzatidi accaparramenti anche nei no-stri supermercati” Ecco allora che“al fine di garantire il miglior ser-vizio a tutti i nostri clienti, siamostati costretti a limitare il numerodi confezioni acquistabili per al-cuni prodotti di prima necessità”. Non c’è solo il timore di restaresenza scorte in dispensa: questacorsa alla spesa è legata anche al-la paura dei rincari. E nonostantegli sforzi delle catene della GDO,alcuni aumenti sono già visibili.Gruppo Rossetto ha adottato unastrategia di lungo respiro: “Ab-

L’ortofrutta (per ora) si è salvata, ma negli altri reparti la psicosisi è fatta sentire con l’incetta di generi di prima necessità.

I rappresentanti della distribuzione rassicurano, ma non basta

Se lo scaffale si svuota

EFFETTO GUERRA IN GDO. Il conflitto ucraino aggrava la pressione

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biamo fatto da magazzino per iclienti, nei mesi scorsi quandoerano all’orizzonte i primi au-menti, abbiamo fatto scorta diprodotti, parte dei quali stiamoancora vendendo ai vecchi prezzi.Altri però li abbiamo esauriti e listiamo quindi rivendendo appli-cando inevitabilmente dei rincarisui prezzi di vendita”. “Lavoriamo con i nostri fornitori,ci veniamo incontro affinché irincari non diventino impenna-te”, fa presente Esselunga. “Nonpossiamo chiudere gli occhi difronte alle tante difficoltà”, com-menta Luigi Mion, della famigliaproprietaria di Migross e sociadi Eurospin.E Filippo Tosano dell’omonimogruppo dice: “Su alcune categorieabbiamo ridotto la marginalità afronte dell’inflazione. Ma siamoarrivati al punto che acquistiamoalcuni prodotti, come la semola,al prezzo con cui prima la vende-

vamo. Anche i latticini stanno se-guendo questo andamento e poici sono quei prodotti che non civengono consegnati perché man-cano gli imballaggi. Qualche rin-caro inevitabilmente c’è stato, noi

stiamo stringendo i denti per an-dare incontro ai nostri clienti masiamo agli sgoccioli, gli aumentigiocoforza interesseranno anchealtri articoli”. Toccherà anche al-l’ortofrutta? (m.a.)

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EIl sistema di imprese del largoconsumo, riunito in GS1 Italycon le associazioni di compartoADM (Associazione Distribuzio-ne Moderna) e IBC (Associazio-ne Industrie Beni di consumo), ein ANCC-Coop, ANCD-Conad,Centromarca e Federdistribuzio-ne, esprime “il totale rifiuto allalogica della guerra, l’auspicio cheprevalga il valore della pace el’impegno a sostegno delle popo-lazioni colpite dal conflitto”. Eavanza due richieste: l’azzera-mento degli oneri sull’energiaper tutto il 2022 e l’abbassamen-to dell’Iva sui beni di largo con-sumo, fondamentali nel “carrellodella spesa” delle famiglie italia-ne.Il sistema di imprese confermapoi il pieno sostegno alle richie-ste di Federtrasporti per stabiliz-zare i costi dei carburanti, a sup-porto di un settore, qual è quellologistico, tanto importante e

strategico per l’economia delpaese.“La situazione estremamentedifficile che stiamo vivendo ri-chiede azioni incisive e grandecoesione sociale per affiancare esupportare le Istituzioni nella lo-ro difficile responsabilità”, affer-ma Francesco Pugliese (nella fo-to), presidente di GS1 Italy. “Co-me operatori del largo consumo,condividiamo i provvedimentiche il Governo italiano e le Istitu-zioni internazionali stanno at-tuando, benché siamo consape-voli delle possibili conseguenzenegative che potrebbero colpirele nostre attività, e ci impegnia-mo a sostenere il popolo ucrainocon invio di beni primari e dona-zioni a favore dell’azione umani-taria di UNHCR”.In questo difficile e drammaticoscenario, il sistema di impresedel largo consumo esprime an-che forte preoccupazione per

l’ulteriore possibile aumento del-l’inflazione, che nei prossimi me-si continuerà a colpire famiglie eaziende, con il rischio di pesantiripercussioni sui consumi e sullacrescita economica del paese.“Per questo chiediamo al Gover-no un’azione forte e immediataper aiutare le famiglie e i settorieconomici maggiormente colpitidall’aumento dei costi dell’ener-gia e delle materie prime”, ag-giunge Pugliese.

La voce della GDO: Abbassare l’Iva

Scaffali di supermercati vuotianche in Russia dove è corsa so-prattutto ai prodotti alimentaridi base come sale, zucchero, fari-na e grano saraceno: dato che illoro prezzo sta salendo moltoper effetto dellesanzioni impostedall’Occidente alla Russia in rea-zione all’invasione dell’Ucraina,molti cittadini stanno facendoscorta. D’altronde, con l’imposi-zione delle durissime sanzioni

economiche alla Russia da partedi molti governi occidentali e ilcrollo del valore del rublo, ilprezzo di tanti prodotti è cre-sciuto in modo improvviso emolto significativo: secondo idati del Rosstat, l’istituto nazio-nale di statistica russo, il prezzodi prodotti alimentari basilaricome zucchero e farina lievitatoin pochi giorni del 12%. Rincarianche per frutta e verdura.

Sanzioni e crollo del rublo,in Russia si fanno scorte

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biamo fatto da magazzino per iclienti, nei mesi scorsi quandoerano all’orizzonte i primi au-menti, abbiamo fatto scorta diprodotti, parte dei quali stiamoancora vendendo ai vecchi prezzi.Altri però li abbiamo esauriti e listiamo quindi rivendendo appli-cando inevitabilmente dei rincarisui prezzi di vendita”. “Lavoriamo con i nostri fornitori,ci veniamo incontro affinché irincari non diventino impenna-te”, fa presente Esselunga. “Nonpossiamo chiudere gli occhi difronte alle tante difficoltà”, com-menta Luigi Mion, della famigliaproprietaria di Migross e sociadi Eurospin.E Filippo Tosano dell’omonimogruppo dice: “Su alcune categorieabbiamo ridotto la marginalità afronte dell’inflazione. Ma siamoarrivati al punto che acquistiamoalcuni prodotti, come la semola,al prezzo con cui prima la vende-

vamo. Anche i latticini stanno se-guendo questo andamento e poici sono quei prodotti che non civengono consegnati perché man-cano gli imballaggi. Qualche rin-caro inevitabilmente c’è stato, noi

stiamo stringendo i denti per an-dare incontro ai nostri clienti masiamo agli sgoccioli, gli aumentigiocoforza interesseranno anchealtri articoli”. Toccherà anche al-l’ortofrutta? (m.a.)

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EIl sistema di imprese del largoconsumo, riunito in GS1 Italycon le associazioni di compartoADM (Associazione Distribuzio-ne Moderna) e IBC (Associazio-ne Industrie Beni di consumo), ein ANCC-Coop, ANCD-Conad,Centromarca e Federdistribuzio-ne, esprime “il totale rifiuto allalogica della guerra, l’auspicio cheprevalga il valore della pace el’impegno a sostegno delle popo-lazioni colpite dal conflitto”. Eavanza due richieste: l’azzera-mento degli oneri sull’energiaper tutto il 2022 e l’abbassamen-to dell’Iva sui beni di largo con-sumo, fondamentali nel “carrellodella spesa” delle famiglie italia-ne.Il sistema di imprese confermapoi il pieno sostegno alle richie-ste di Federtrasporti per stabiliz-zare i costi dei carburanti, a sup-porto di un settore, qual è quellologistico, tanto importante e

strategico per l’economia delpaese.“La situazione estremamentedifficile che stiamo vivendo ri-chiede azioni incisive e grandecoesione sociale per affiancare esupportare le Istituzioni nella lo-ro difficile responsabilità”, affer-ma Francesco Pugliese (nella fo-to), presidente di GS1 Italy. “Co-me operatori del largo consumo,condividiamo i provvedimentiche il Governo italiano e le Istitu-zioni internazionali stanno at-tuando, benché siamo consape-voli delle possibili conseguenzenegative che potrebbero colpirele nostre attività, e ci impegnia-mo a sostenere il popolo ucrainocon invio di beni primari e dona-zioni a favore dell’azione umani-taria di UNHCR”.In questo difficile e drammaticoscenario, il sistema di impresedel largo consumo esprime an-che forte preoccupazione per

l’ulteriore possibile aumento del-l’inflazione, che nei prossimi me-si continuerà a colpire famiglie eaziende, con il rischio di pesantiripercussioni sui consumi e sullacrescita economica del paese.“Per questo chiediamo al Gover-no un’azione forte e immediataper aiutare le famiglie e i settorieconomici maggiormente colpitidall’aumento dei costi dell’ener-gia e delle materie prime”, ag-giunge Pugliese.

La voce della GDO: Abbassare l’Iva

Scaffali di supermercati vuotianche in Russia dove è corsa so-prattutto ai prodotti alimentaridi base come sale, zucchero, fari-na e grano saraceno: dato che illoro prezzo sta salendo moltoper effetto dellesanzioni impostedall’Occidente alla Russia in rea-zione all’invasione dell’Ucraina,molti cittadini stanno facendoscorta. D’altronde, con l’imposi-zione delle durissime sanzioni

economiche alla Russia da partedi molti governi occidentali e ilcrollo del valore del rublo, ilprezzo di tanti prodotti è cre-sciuto in modo improvviso emolto significativo: secondo idati del Rosstat, l’istituto nazio-nale di statistica russo, il prezzodi prodotti alimentari basilaricome zucchero e farina lievitatoin pochi giorni del 12%. Rincarianche per frutta e verdura.

Sanzioni e crollo del rublo,in Russia si fanno scorte

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& MERCATI

Resta stabile, anzi perde un po’ diterreno, la marca del distributorein Italia: nel 2021 ha fatto regi-strare un fatturato di 11,7 miliardidi euro (erano 11,8 nel 2020 masolo 10,8 ante-Covid, nel 2019),con una quota di mercato del19,8% (a fronte del 20% dell’annoprecedente e il 19,5% del 2019).Dati e percentuali, quelli divulga-ti nella conferenza stampa del 15marzo organizzata da ADM - As-sociazione distribuzione moder-na e da Bologna Fiere per presen-tare la 18.esima edizione della fie-ra MarcabyBolognaFiere (in pro-gramma il 12 e 13 aprile), che re-stano largamente inferiori allamedia europea.Ma che vengono letti in chiavepositiva dagli organizzatori dell’e-vento felsineo: nel 2021 l’acquistodi prodotti a MDD ha consentitoagli italiani di risparmiare 2,1 mi-liardi di euro, circa 100 euro perfamiglia. Un tema particolarmen-te caldo, in un momento di esplo-sione dei costi delle materie pri-me, dell’energia e dei prezzi.L’ex private label rappresenta il7,7% del fatturato dell’industriaalimentare e sostiene più di 1.500aziende fornitrici dei prodotti,l’84,6% delle quali di dimensionipiccole e medie. L’ortofrutta è sempre più prota-gonista della Mdd e della sua cre-scita: nel totale frutta e agrumi,dove il peso imposto valeva dueanni fa circa 943 milioni di euro,la quota media della Mdd è del27,3%, con banane, limoni earance ai primi posti con circa il50% del confezionato venduto co-me Mdd; per quanto riguarda leverdure, la quota media dellaMdd, su un valore complessivo di1,2 miliardi, era pari al 37,3% conla IV gamma al vertice con il59,4% venduto come Mdd.“I dati della ricerca The EuropeanHouse - Ambrosetti confermano

l’importanza sociale della distri-buzione moderna”, ha detto Mar-co Pedroni, presidente di ADM.“Sentiamo oggi la responsabilitàdi offrire un punto di riferimentosolido per le famiglie in una con-giuntura economica caratterizza-ta da qualche mese di inflazione efortemente peggiorata dalladrammatica guerra in Ucraina. Iprodotti MDD possono dare uncontributo importante alla difesadel potere di acquisto dei consu-matori”.La Marca del Distributore negliultimi anni è cresciuta tre volte dipiù dell’industria alimentare.L’incidenza della MDD sul fattu-rato totale dell’industria alimen-tare nel 2021 spiega il 60% del-l’incremento dell’industria ali-mentare nel mercato domesticonegli ultimi 18 anni, al netto del-l’export.The European House - Ambroset-

ti ha investigato la galassia delleaziende MDD partner analizzan-do 50 indicatori di bilancio di uncampione rappresentativo di 610di esse. Dall’analisi dei bilanciemerge che la MDD ha favorito ilrafforzamento della loro dimen-sione industriale e competitivanegli ultimi 7 anni. Rilevante an-che il contributo in termini occu-pazionali: sono 240.000 i lavora-tori della filiera (industria ali-mentare, intermediazione e di-stribuzione).“La Marca del Distributore so-stiene una filiera lunga - ha di-chiarato Valerio De Molli, mana-ging partner & CEO di The Euro-pean House - Ambrosetti - checoinvolge più di 50sotto-compar-ti economici, con le quali instaurarelazioni di collaborazione strate-gica di lungo periodo sostenendo-ne la crescita, la competitività el’innovazione”.

I dati alla vigilia di MarcabyBolognaFiere evidenziano un fatturato di 11,7 miliardi per una quota di mercato del 19,8%, in lieve calo sull’anno precedente ma in crescita sull’ante-Covid

La MDD perde terreno nel 2021L’ortofrutta resta strategica

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Esselunga sul tetto d’Europa pervendite per metro quadro: 15,3mila euro le valgono il primatodavanti alle britanniche Sain-sbury, Morrison (rispettivamente14 e 11,3 mila euro a mq) e alle au-striache Woolworths e Coles (11,3e 11mila). E’ quanto emerge dall’Osservato-rio sulla Gdo a prevalenza ali-mentare in Italia e all’estero cura-to dall’Area Studi di Mediobanca.Il report analizza i principaligruppi nazionali, estendendo unosguardo ai maggiori player mon-diali del settore, dal 2016 al 2021.I dati preliminari dei grandi retai-ler internazionali quotati indica-no vendite nel 2021 in aumentodel 3,6%, con effetti molto positi-vi sui margini industriali(+13,1%) e sul risultato netto(+16,3%); non si arresta l’esplo-sione del canale on-line (+50%circa) che tocca l’8% del fatturatocomplessivo (in Italia si fermasotto il 3%). Il 2022 della Distri-buzione Moderna in Italia, dopola pausa del 2021 (-0,1% sul2020), dovrebbe avanzaredell’1,3%. Continua la crisi dellegrandi superfici: gli ipermercati

perdono quota passando dal32,6% del mercato nel 2007 al26,5% del 2021, incalzati dai di-scount (21,7%) più che raddop-piati dal 2007 (9,5%) e attesi al24,6% nel 2023, con performancein termini di vendite per mq sem-pre più vicine a quelle dei super-mercati (6.070 euro per mq vs6.240 nel 2020) che restano i ve-ri dominatori del mercato (43,1%del mercato nel 2021). Il perdurare dell’inflazione ha fa-vorito la ripresa della pressionepromozionale che ha raggiuntonel I semestre 2021 il 27,9% dopoessere calata al 26,5% nel 2020, eha acuito la competizione vertica-le tra i retailer e i fornitori di benidi largo consumo che presentanouna diversa marginalità. Nel pe-riodo 2016-2020 i principaligruppi mondiali del food&beve-rage hanno realizzato un ebitmargin del 12%, tre volte quellodei maggiori operatori interna-

zionali della Gdo (3,8%), diffe-renza che si riduce considerandoil Roi (11,1% vs 9,5%). Nel 2021 la concentrazione delmercato italiano è stabile: lamarket share dei primi cinque re-tailer è pari al 57,6%, restando aldi sopra di quella della Spagna(56,4%), ma lontana da Francia(78,6%), Gran Bretagna (75%) eGermania (73,4%). Nel 2021 Co-nad detiene la maggiore quota dimercato con il 15%, seguita da Se-lex al 14,5% e dalle Coop al 12,3%.Nel 2011 le Coop erano il primogruppo con il 15,3%, seguite daConad al 10,6% e da Selexall’8,1%.Facendo un passo indietro, il2020 è stato un anno super per laGDO: le vendite degli operatoriitaliani, sottolinea il Report, han-no registrato un aumento del5,7% rispetto al 2019, +10,9% sul2016 (+2,6% medio annuo). IlRoi del sistema nel 2020 ha toc-

Le classifiche e i valori dell’Osservatorio sulla GDO curato dall’Area Studi di Mediobanca: in Italia MD è campione

di crescita, la market share dei primi cinque retailer sfiora il 58%

Redditività: Esselunga sul tettod’Europa, bene i discount

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Esselunga sul tetto d’Europa pervendite per metro quadro: 15,3mila euro le valgono il primatodavanti alle britanniche Sain-sbury, Morrison (rispettivamente14 e 11,3 mila euro a mq) e alle au-striache Woolworths e Coles (11,3e 11mila). E’ quanto emerge dall’Osservato-rio sulla Gdo a prevalenza ali-mentare in Italia e all’estero cura-to dall’Area Studi di Mediobanca.Il report analizza i principaligruppi nazionali, estendendo unosguardo ai maggiori player mon-diali del settore, dal 2016 al 2021.I dati preliminari dei grandi retai-ler internazionali quotati indica-no vendite nel 2021 in aumentodel 3,6%, con effetti molto positi-vi sui margini industriali(+13,1%) e sul risultato netto(+16,3%); non si arresta l’esplo-sione del canale on-line (+50%circa) che tocca l’8% del fatturatocomplessivo (in Italia si fermasotto il 3%). Il 2022 della Distri-buzione Moderna in Italia, dopola pausa del 2021 (-0,1% sul2020), dovrebbe avanzaredell’1,3%. Continua la crisi dellegrandi superfici: gli ipermercati

perdono quota passando dal32,6% del mercato nel 2007 al26,5% del 2021, incalzati dai di-scount (21,7%) più che raddop-piati dal 2007 (9,5%) e attesi al24,6% nel 2023, con performancein termini di vendite per mq sem-pre più vicine a quelle dei super-mercati (6.070 euro per mq vs6.240 nel 2020) che restano i ve-ri dominatori del mercato (43,1%del mercato nel 2021). Il perdurare dell’inflazione ha fa-vorito la ripresa della pressionepromozionale che ha raggiuntonel I semestre 2021 il 27,9% dopoessere calata al 26,5% nel 2020, eha acuito la competizione vertica-le tra i retailer e i fornitori di benidi largo consumo che presentanouna diversa marginalità. Nel pe-riodo 2016-2020 i principaligruppi mondiali del food&beve-rage hanno realizzato un ebitmargin del 12%, tre volte quellodei maggiori operatori interna-

zionali della Gdo (3,8%), diffe-renza che si riduce considerandoil Roi (11,1% vs 9,5%). Nel 2021 la concentrazione delmercato italiano è stabile: lamarket share dei primi cinque re-tailer è pari al 57,6%, restando aldi sopra di quella della Spagna(56,4%), ma lontana da Francia(78,6%), Gran Bretagna (75%) eGermania (73,4%). Nel 2021 Co-nad detiene la maggiore quota dimercato con il 15%, seguita da Se-lex al 14,5% e dalle Coop al 12,3%.Nel 2011 le Coop erano il primogruppo con il 15,3%, seguite daConad al 10,6% e da Selexall’8,1%.Facendo un passo indietro, il2020 è stato un anno super per laGDO: le vendite degli operatoriitaliani, sottolinea il Report, han-no registrato un aumento del5,7% rispetto al 2019, +10,9% sul2016 (+2,6% medio annuo). IlRoi del sistema nel 2020 ha toc-

Le classifiche e i valori dell’Osservatorio sulla GDO curato dall’Area Studi di Mediobanca: in Italia MD è campione

di crescita, la market share dei primi cinque retailer sfiora il 58%

Redditività: Esselunga sul tettod’Europa, bene i discount

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cato il 5,6% dal 4,8% medio del2016-2018. La crescita al 9% del-la Distribuzione Organizzata harappresentato un riavvicinamen-to alla media 2016-2018 (8,9%)dopo il calo del 2019 (8,1%); re-cupero che non è riuscito ai Di-scount, in aumento dal 17,3% del2019 al 17,5% del 2020 ma al disotto del valore medio del 2016-2018 (19,7%). Prosegue il trendpositivo della Grande Distribu-zione dal 3,4% del 2016-2018 al4,1% del 2020. MD è campione di crescita dellevendite tra il 2016 e il 2020:+10,7% medio annuo, seguita da,Crai (+9,2%) e Lidl Italia(+8,4%). Seguono il discount Eu-rospin (+7,8%), Agorà (+7,6%) eConad (+6,5%). Nell’ultimo annoconsiderato è Crai a realizzare lamigliore performance (+15,9%),davanti a MD (+14,5%), Conad(+12,4%) e D.lt (+12,2%). In ter-mini di redditività del capitale in-vestito (Roi) primeggia MD(22,7%), seguita da Eurospin(20,2%), Crai al 13,7%, Lidl Italiaal 13,4% e Agorà al 12,3%. Tutti irestanti operatori sono sotto ladoppia cifra, capeggiati da Selexal 9,5%. Esselunga si conferma regina diutili cumulati tra il 2016 e il2020: 1,2 miliardi, a poca distan-za da Eurospin a 1,1 milioni, VéGéa 995 milioni, Selex a 962 milionie Conad a 945 milioni. Carrefourha cumulato perdite per 604 mi-lioni, Coop per 460 milioni. CoopAlleanza 3.0 è la maggiore coope-rativa italiana con vendite nel2020 pari a 4 miliardi seguitaPAC 2000 A (Gruppo Conad) a3,6 miliardi e Conad Nord Ovest a2,6 miliardi che precede UnicoopFirenze a 2,3 miliardi. Il prestitosoci del sistema Coop appare incostante declino dai 10,7 miliardidel 2015 agli 8 miliardi del 2020(stabile rispetto al 2019). Le aziende della DistribuzioneOrganizzata con fatturato supe-riore a 500 milioni sono ventitrè,dalla Finbre (Maxi Dì) con 2.371milioni, alla Poli con 518 milioni.Alcune hanno segnato nel 2020

performance rilevanti in terminidi Roi: Italmark (Italbrix) al33,3%, Gruppo Arena al 24,5%,Multicedi al 23,6%; Italmark(Italbrix) ha realizzato anche ilmaggior incremento di fatturatonel 2020 (+23,5%) seguita da Ve-rofin (Tigros) in crescita del+22% e Gruppo Arena del+21,2%. In aggregato i ventitrèoperatori fatturano 24,7 miliardi,sono cresciuti nel 2020 del 7% esegnano un Roi medio dell’8,7%.Su scala internazionale, nel 2020

i maggiori retailer internazionalihanno registrato un fatturato cheoscilla tra i €453 miliardi di Wal-Mart e i €17 miliardi della russaPJSC Magnit. Tali operatori fat-turano il 17% del loro giro d’affariin punti vendita all’estero: lamaggiore proiezione internazio-nale è dell’olandese AholdDelhaize (79%), seguita dalla Je-ronimo Martins che vende so-prattutto in Polonia (75,5%) edalle francesi Carrefour (51,7%) eAuchan (47,3%).

MERCATI&DIST

RIBU

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Mirko Aldinucci

Cresce l’importanza dell’orto-frutta italiana al Mercato france-se di Perpignan, nei Pirenei occi-dentali, a pochi chilometri dalconfine con la Spagna: una strut-tura in grado di commercializza-re 1.400.000 tonnellate ogni an-ni “all’interno di un comprenso-rio - spiega il presidente di Feda-gro Confcommercio ValentinoDi Pisa, reduce da una visita nel-la struttura - che ha un’attivitàcommerciale paragonabile alcomprensorio di Fondi dove cisono magazzini interni ed ester-na e c’è grande interesse per ilruolo mercatale”. La gestione è privata, raccontaDi Pisa, le operazioni sono tutteprogrammate e preparate co po-chissima vendita “a vista”, e vi ègrande reattività del consorziodegli operatori nelle scelte e stra-tegie, lentezze amministrative eburocratiche da noi all’ordinedel giorno a Perpignan sonopressoché sconosciute: “Un mo-dello difficilmente replicabile inItalia ma da prendere sicura-mente come modello nelle sceltefuture”, puntualizza l’imprendi-tore bolognese.La struttura è praticamente sem-pre aperta, tranne una pausa diun paio d’ore nella pausa pran-

zo; tra i fiori all’occhiello la regi-strazione e comunicazione intempo reale, in rete, dei volumidi merce movimentata con sud-divisione per specie, varietà eprovenienza.“La merce proviene dai più im-portanti Paesi europei, in primisSpagna e dal Nord Africa e ven-gono gestite in piattaforme logi-stiche modernissime”, sottolineaancora Di Pisa. “Negli anni dellapandemia i volumi complessivisono calati del 3% circa ma l’im-port di prodotto italiano è cre-sciuto del 10% a testimonianzadell’importanza attribuita al Ma-de in Italy”. Ma come stanno andando le cosenei Mercati all’ingrosso del no-stro Paese? “Marzo è iniziatomalissimo, si vende poco e iprezzi sono in calo: un po’ perl’abbondanza di merce ma so-prattutto per cercare di intercet-tare un consumatore sempre piùdisorientato e impaurito da au-menti dei costi ed effetto-guer-ra”, risponde Di Pisa.

Sempre più Made in Italyal Mercato di Perpignan

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cato il 5,6% dal 4,8% medio del2016-2018. La crescita al 9% del-la Distribuzione Organizzata harappresentato un riavvicinamen-to alla media 2016-2018 (8,9%)dopo il calo del 2019 (8,1%); re-cupero che non è riuscito ai Di-scount, in aumento dal 17,3% del2019 al 17,5% del 2020 ma al disotto del valore medio del 2016-2018 (19,7%). Prosegue il trendpositivo della Grande Distribu-zione dal 3,4% del 2016-2018 al4,1% del 2020. MD è campione di crescita dellevendite tra il 2016 e il 2020:+10,7% medio annuo, seguita da,Crai (+9,2%) e Lidl Italia(+8,4%). Seguono il discount Eu-rospin (+7,8%), Agorà (+7,6%) eConad (+6,5%). Nell’ultimo annoconsiderato è Crai a realizzare lamigliore performance (+15,9%),davanti a MD (+14,5%), Conad(+12,4%) e D.lt (+12,2%). In ter-mini di redditività del capitale in-vestito (Roi) primeggia MD(22,7%), seguita da Eurospin(20,2%), Crai al 13,7%, Lidl Italiaal 13,4% e Agorà al 12,3%. Tutti irestanti operatori sono sotto ladoppia cifra, capeggiati da Selexal 9,5%. Esselunga si conferma regina diutili cumulati tra il 2016 e il2020: 1,2 miliardi, a poca distan-za da Eurospin a 1,1 milioni, VéGéa 995 milioni, Selex a 962 milionie Conad a 945 milioni. Carrefourha cumulato perdite per 604 mi-lioni, Coop per 460 milioni. CoopAlleanza 3.0 è la maggiore coope-rativa italiana con vendite nel2020 pari a 4 miliardi seguitaPAC 2000 A (Gruppo Conad) a3,6 miliardi e Conad Nord Ovest a2,6 miliardi che precede UnicoopFirenze a 2,3 miliardi. Il prestitosoci del sistema Coop appare incostante declino dai 10,7 miliardidel 2015 agli 8 miliardi del 2020(stabile rispetto al 2019). Le aziende della DistribuzioneOrganizzata con fatturato supe-riore a 500 milioni sono ventitrè,dalla Finbre (Maxi Dì) con 2.371milioni, alla Poli con 518 milioni.Alcune hanno segnato nel 2020

performance rilevanti in terminidi Roi: Italmark (Italbrix) al33,3%, Gruppo Arena al 24,5%,Multicedi al 23,6%; Italmark(Italbrix) ha realizzato anche ilmaggior incremento di fatturatonel 2020 (+23,5%) seguita da Ve-rofin (Tigros) in crescita del+22% e Gruppo Arena del+21,2%. In aggregato i ventitrèoperatori fatturano 24,7 miliardi,sono cresciuti nel 2020 del 7% esegnano un Roi medio dell’8,7%.Su scala internazionale, nel 2020

i maggiori retailer internazionalihanno registrato un fatturato cheoscilla tra i €453 miliardi di Wal-Mart e i €17 miliardi della russaPJSC Magnit. Tali operatori fat-turano il 17% del loro giro d’affariin punti vendita all’estero: lamaggiore proiezione internazio-nale è dell’olandese AholdDelhaize (79%), seguita dalla Je-ronimo Martins che vende so-prattutto in Polonia (75,5%) edalle francesi Carrefour (51,7%) eAuchan (47,3%).

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Mirko Aldinucci

Cresce l’importanza dell’orto-frutta italiana al Mercato france-se di Perpignan, nei Pirenei occi-dentali, a pochi chilometri dalconfine con la Spagna: una strut-tura in grado di commercializza-re 1.400.000 tonnellate ogni an-ni “all’interno di un comprenso-rio - spiega il presidente di Feda-gro Confcommercio ValentinoDi Pisa, reduce da una visita nel-la struttura - che ha un’attivitàcommerciale paragonabile alcomprensorio di Fondi dove cisono magazzini interni ed ester-na e c’è grande interesse per ilruolo mercatale”. La gestione è privata, raccontaDi Pisa, le operazioni sono tutteprogrammate e preparate co po-chissima vendita “a vista”, e vi ègrande reattività del consorziodegli operatori nelle scelte e stra-tegie, lentezze amministrative eburocratiche da noi all’ordinedel giorno a Perpignan sonopressoché sconosciute: “Un mo-dello difficilmente replicabile inItalia ma da prendere sicura-mente come modello nelle sceltefuture”, puntualizza l’imprendi-tore bolognese.La struttura è praticamente sem-pre aperta, tranne una pausa diun paio d’ore nella pausa pran-

zo; tra i fiori all’occhiello la regi-strazione e comunicazione intempo reale, in rete, dei volumidi merce movimentata con sud-divisione per specie, varietà eprovenienza.“La merce proviene dai più im-portanti Paesi europei, in primisSpagna e dal Nord Africa e ven-gono gestite in piattaforme logi-stiche modernissime”, sottolineaancora Di Pisa. “Negli anni dellapandemia i volumi complessivisono calati del 3% circa ma l’im-port di prodotto italiano è cre-sciuto del 10% a testimonianzadell’importanza attribuita al Ma-de in Italy”. Ma come stanno andando le cosenei Mercati all’ingrosso del no-stro Paese? “Marzo è iniziatomalissimo, si vende poco e iprezzi sono in calo: un po’ perl’abbondanza di merce ma so-prattutto per cercare di intercet-tare un consumatore sempre piùdisorientato e impaurito da au-menti dei costi ed effetto-guer-ra”, risponde Di Pisa.

Sempre più Made in Italyal Mercato di Perpignan

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& MERCATI

La lunga volata: il termine sporti-vo ben si presta alla corsa allapresidenza di SOGEMI ente ge-store dell’Ortomercato di Milano.Per l’elezione alla massima carica(la nomina è attesa per la metà diaprile) si sono formati due schie-ramenti: da un parte i grossisti diACMO, pochi ma importanti, fa-vorevoli alla rielezione di CesareFerrero; dall’altra i colleghi diAGO FEDAGRO che in un peren-torio comunicato stampa hannomesso nero su bianco l’auspiciodi un passaggio di consegne. “Con il Bando per la nomina deinuovi vertici di SogeMi, il Comu-ne di Milano dovrà archiviare ladispotica e assolutistica presiden-za e finalmente si potrà aprire unanuova fase, senza inutili conflitti,per risolvere i problemi conosciu-ti da anni”, il contenuto della notadi AGO. “Il nuovo presidente diSogeMi dovrà dare soluzioni ade-guate alle note problematiche ge-stionali riscontrate e più volte se-gnalate. Su tutte valga l’esempiodella piattaforma Prologis: glioperatori attualmente sono com-pletamente all’oscuro su destina-zione d’uso, contenuti e modalitàdi funzionamento che riguardanoil nuovo padiglione che SOGEMIha consentito a Prologis di co-struire e gestire, con la possibilitàper quest’ultima di concedere di-rettamente spazi in uso all’inter-no della piattaforma senza regolecondivise e conosciute. Solo fa-cendo chiarezza su questi aspettipotrà essere scongiurata la con-correnza sleale da parte di impre-se esterne al Mercato”.Altri aspetti segnalati nel comu-nicato (e definite “problematicheirrisolte seppur costantementesegnalate dalle Associazioni”) so-no i mancati o insufficienti con-trolli sul rispetto delle regole ri-guardanti gli accessi nell’area dimercato, “nonostante l’elevato

costo annuo di personale di vigi-lanza sostenuto dagli operatori”;la mancata introduzione di siste-mi informatici che impediscanoper talune categorie accessi euscite plurime così da evitare fe-nomeni di lavoro nero; l’inade-guata pulizia degli spazi comuni,con conseguenti rischi per l’igienee l’incolumità delle persone; l’as-senza di controlli in merito alladestinazione finale delle merci.Di segno opposto il successivo in-tervento di Antonio Catalano,presidente dei grossisti di ACMO:“In questo particolare momentoun cambio di governance dell’Or-tomercato potrebbe rivelarsi con-troproducente e rallentare verti-ginosamente la conclusione delprogetto di restyling in corso conconseguente grave danno a tuttoil settore. L’Ortomercato ha di-mostrato di possedere grandi po-tenzialità e, in un momento stori-co di particolare riflessione e tra-sformazione come quello attuale,è ora chiamato ad affrontare sfidesempre più ambiziose per esseresempre più competitivo”.

Per ACMO “serve una vera e pro-pria presa di coscienza: è giunto ilmomento di rendere finalmentecompetitivo e al passo dei tempi ilsettore agroalimentare e a nostrogiudizio la conferma di Ferrerocome Presidente di SOGEMI èforse la soluzione più indicata perportare a termine il progetto delnuovo Mercato rimasto fermo daoltre 20 anni”.Nella querelle si è inserito ancheil presidente di ItalMercati FabioMassimo Pallottini che ha datoatto a Ferrero di essere riuscito acentrare un obiettivo epocale: “Inquesti ha fatto un grande lavoroavviando concretamente il pro-getto del Nuovo Mercato di Mila-no grazie a importanti finanzia-menti; un obiettivo a lungo fallitoe che invece il presidente di Soge-Mi sta ottenendo grazie alla stret-ta collaborazione con il sindacoGiuseppe Sala che ha dimostratodi credere nel grande progetto disviluppo del Mercato all’Ingrossodi Milano, riferimento fonda-mentale per tutta la filiera agroa-limentare del Paese”. (m.a.)

Grossisti spaccati a Milano in vista della nomina del presidente di SOGEMI: ACMO tifa per la rielezione, AGO FEDAGRO chiede di voltare pagina. Italmercati: ha centrato un obiettivo epocale

La lunga volata di Ferreronel rush finale di Foody

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VERONAMERCATO E ITALMERCATI ALLA FIERA DELLA LOGISTICAVeronamercato con Italmercati e il Consorzio ZAIcon UIR (Unione Interporti Riuniti) hanno presen-ziato con un proprio stand a LetExpo, la fiera della lo-gistica organizzata da ALIS (Associazione Logisticadell’Intermodalità Sostenibile) che si è svolta a Vero-

nafiere dal 16 al 19 marzo.Obiettivo: evidenziare ilruolo strategico dei Centriagroalimentari e degli In-terporti per la distribuzio-ne dei prodotti sul territo-rio nazionale, in conside-razione della presenza ca-pillare di tali strutture

lungo la penisola, nonché il valore che le rispettive at-tività, svolte in sinergia, possono produrre in terminidi sostenibilità.Intermodalità, city logistics, internazionalizzazionesono i temi sui quali hanno dibattuto in fiera alla ta-vola rotonda di giovedì 17 marzo in cui sono interve-nuti il presidente di Itaqlmenrcati Fabio MassimoPallottini, il presidente di Veronamercato MicheleGruppo e Matteo Gasparato, presidente ConsorzioZAI e UIR.La conclusione cui si è giunti è che serve massima si-nergia tra le infrastrutture più importanti e le retimercatali. City Logistics e internazionalizzazione so-no stati gli alti temi toccati dal convegno

SOLIDARIETÀ E MERCI PER L’UCRAINAIl Mercato Ortofrutticolo di Genova dal 3 marzo èdiventato punto di stoccaggio e hub distributivo deiprodotti che vengono prima consegnati al centroraccolta del Comune alla Fiera e alla ComunitàUcraina in piazza Santo Stefano. Sono inoltre parti-ti dei Tir carichi di merce destinati al Paese marto-

riato dalla guerra.“Abbiamo messo a dispo-sizione dell’Assessoratoalla Protezione Civile delComune di Genova la te-stata nord della strutturamercatale”, spiegano dal-la sede di Società Gestio-ne Mercato.

Altra iniziativa solidale al Mercato di Cesena che hadonato 10 quintali di arance e mele al popolo ucrai-no. E sono anche altri i Centri Agroalimentari chestanno prediponendo misure di supporto alla popo-lazione colpita dalla guerra dopo che il WUWM ave-va deciso di fare altrettanto.

MISSIONE IN OMAN PER EMILIA ROMAGNA MERCATICon l’accompagnamento istituzionale della regioneEmilia-Romagna e il supporto dell’Ambasciata Ita-liana, “Emilia RomagnaMercati Rete Di Impre-se”, dopo la doppia tra-sferta di dicembre e gen-naio a Dubai, ha effettua-to a fine febbraio unanuova missione in MedioOriente, questa volta condestinazione Oman, pae-se confinante con gliEmirati Arabi Uniti. La delegazione di “Emilia Ro-magna Mercati” era composta dal Vice Presidentedella Rete e Presidente di CAAR Rimini Gianni In-dino, dal Direttore di CAL Parma Giulietta Maga-gnoli, dal responsabile Ricerca & Sviluppo di CALParma Luca Frazzi, e dal consulente in logisticaprof. Luca Lanini, insieme alla rappresentante dellastruttura regionale Art-ER. Una visita al Mercatodella capitale, ad alcuni punti vendita e incontri isti-tuzionali hanno contrassegnato la cinque giorni.

MERCATO DI SARDEGNA STREMATO DAI BLOCCHIUn lasciapassare per l’ortofrutta che ha già varcato ilmare e giace bloccata nei porti sardi e per la mercedeperibile che non può raggiungere la penisola: que-sto l’appello lanciato a metà marzo dai 69 operatoridel mercato Agroalimentare della Sardegna. Desti-natari, gli autotrasporta-tori in sciopero, cui veni-va chiesto di creare unacorsia preferenziale per iprodotti freschi, facil-mente deteriorabili, inarrivo e in partenza da eper la Sardegna.“Se i blocchi perdureran-no si rischieranno danni incalcolabili per tutta la fi-liera - il commento di Giorgio Licheri (nella foto) di-rettore della Coagri, l’ente gestore del mercato - conaggravi inevitabili per i consumatori finali. Ancorauna volta scontiamo le diseconomie dell’insularitàche già penalizza il settore incidendo per circa 10centesimi al chilogrammo e questa forbice adessopotrebbe ulteriormente allargarsi”. “Per ora non c’è carenza di prodotto - spiegava ametà marzo il presidente Vincenzo Pisano - ma si re-gistra una riduzione delle scorte dei prodotti di im-portazione come banane, kiwi e la frutta esotica.”.

DAI CENTRI AGROALIMENTARI IN BREVE

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VERONAMERCATO E ITALMERCATI ALLA FIERA DELLA LOGISTICAVeronamercato con Italmercati e il Consorzio ZAIcon UIR (Unione Interporti Riuniti) hanno presen-ziato con un proprio stand a LetExpo, la fiera della lo-gistica organizzata da ALIS (Associazione Logisticadell’Intermodalità Sostenibile) che si è svolta a Vero-

nafiere dal 16 al 19 marzo.Obiettivo: evidenziare ilruolo strategico dei Centriagroalimentari e degli In-terporti per la distribuzio-ne dei prodotti sul territo-rio nazionale, in conside-razione della presenza ca-pillare di tali strutture

lungo la penisola, nonché il valore che le rispettive at-tività, svolte in sinergia, possono produrre in terminidi sostenibilità.Intermodalità, city logistics, internazionalizzazionesono i temi sui quali hanno dibattuto in fiera alla ta-vola rotonda di giovedì 17 marzo in cui sono interve-nuti il presidente di Itaqlmenrcati Fabio MassimoPallottini, il presidente di Veronamercato MicheleGruppo e Matteo Gasparato, presidente ConsorzioZAI e UIR.La conclusione cui si è giunti è che serve massima si-nergia tra le infrastrutture più importanti e le retimercatali. City Logistics e internazionalizzazione so-no stati gli alti temi toccati dal convegno

SOLIDARIETÀ E MERCI PER L’UCRAINAIl Mercato Ortofrutticolo di Genova dal 3 marzo èdiventato punto di stoccaggio e hub distributivo deiprodotti che vengono prima consegnati al centroraccolta del Comune alla Fiera e alla ComunitàUcraina in piazza Santo Stefano. Sono inoltre parti-ti dei Tir carichi di merce destinati al Paese marto-

riato dalla guerra.“Abbiamo messo a dispo-sizione dell’Assessoratoalla Protezione Civile delComune di Genova la te-stata nord della strutturamercatale”, spiegano dal-la sede di Società Gestio-ne Mercato.

Altra iniziativa solidale al Mercato di Cesena che hadonato 10 quintali di arance e mele al popolo ucrai-no. E sono anche altri i Centri Agroalimentari chestanno prediponendo misure di supporto alla popo-lazione colpita dalla guerra dopo che il WUWM ave-va deciso di fare altrettanto.

MISSIONE IN OMAN PER EMILIA ROMAGNA MERCATICon l’accompagnamento istituzionale della regioneEmilia-Romagna e il supporto dell’Ambasciata Ita-liana, “Emilia RomagnaMercati Rete Di Impre-se”, dopo la doppia tra-sferta di dicembre e gen-naio a Dubai, ha effettua-to a fine febbraio unanuova missione in MedioOriente, questa volta condestinazione Oman, pae-se confinante con gliEmirati Arabi Uniti. La delegazione di “Emilia Ro-magna Mercati” era composta dal Vice Presidentedella Rete e Presidente di CAAR Rimini Gianni In-dino, dal Direttore di CAL Parma Giulietta Maga-gnoli, dal responsabile Ricerca & Sviluppo di CALParma Luca Frazzi, e dal consulente in logisticaprof. Luca Lanini, insieme alla rappresentante dellastruttura regionale Art-ER. Una visita al Mercatodella capitale, ad alcuni punti vendita e incontri isti-tuzionali hanno contrassegnato la cinque giorni.

MERCATO DI SARDEGNA STREMATO DAI BLOCCHIUn lasciapassare per l’ortofrutta che ha già varcato ilmare e giace bloccata nei porti sardi e per la mercedeperibile che non può raggiungere la penisola: que-sto l’appello lanciato a metà marzo dai 69 operatoridel mercato Agroalimentare della Sardegna. Desti-natari, gli autotrasporta-tori in sciopero, cui veni-va chiesto di creare unacorsia preferenziale per iprodotti freschi, facil-mente deteriorabili, inarrivo e in partenza da eper la Sardegna.“Se i blocchi perdureran-no si rischieranno danni incalcolabili per tutta la fi-liera - il commento di Giorgio Licheri (nella foto) di-rettore della Coagri, l’ente gestore del mercato - conaggravi inevitabili per i consumatori finali. Ancorauna volta scontiamo le diseconomie dell’insularitàche già penalizza il settore incidendo per circa 10centesimi al chilogrammo e questa forbice adessopotrebbe ulteriormente allargarsi”. “Per ora non c’è carenza di prodotto - spiegava ametà marzo il presidente Vincenzo Pisano - ma si re-gistra una riduzione delle scorte dei prodotti di im-portazione come banane, kiwi e la frutta esotica.”.

DAI CENTRI AGROALIMENTARI IN BREVE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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FOCUS PRODOTTO F

La buona remunerazione e il crescente interessespingono la coltura della fragola, alle prese però conun inizio di stagione molto delicato. Stando alle sti-me del CSO Italy si registra in questo 2022 un incre-mento degli investimenti in coltura specializzata, chesi collocano su circa 4.100 ettari, il 4% in più rispet-to all’anno precedente. Oggi il Sud concentra oltre 2.600 ettari, il Nord qua-si 1.000, mentre nelle regioni del Centro gli ettari in-teressati sono circa 500. Basilicata e Campania ri-mangono le prime regioni produttrici con più di1.000 ettari ciascuna: da sole coprono il 50% degliettari totali ed entrambe segnano qualche punto per-centuale in più rispetto allo scorso anno. Al Nord sirafforza la coltivazione in Emilia Romagna (+11%) ecosì pure in Veneto, superando i 300 ettari.L’indagine basata sui dati catastali dei soci, a cui vie-ne affiancato il contributo da parte degli esperti del-la coltivazione della fragola in quelle aree dove la ba-se sociale del CSO non è sufficientemente rappresen-tativa dice dunque che alla sostanziale tenuta degliinvestimenti nelle aree del Meridione, si affianca unincremento della coltivazione nelle regioni più aNord (+9%), che nel passato erano state soggette aforti contrazioni.Dal punto di vista varietale permangono forti diffe-renziazioni fra le diverse aree, con cultivar che fini-scono per diventare tipiche di un determinato terri-torio: è il caso della Basilicata, dove nonostante i mi-nori investimenti nel 2022 la varietà Sabrosa Can-donga rimane la preferita degli agricoltori, con oltreil 50% delle superfici regionali. In Campania le primetre varietà (Melissa, NSG 203 Marimbella® e Sabri-na) rappresentano oltre il 70% degli investimenti.

Situazione più variegata nel Settentrione, anche se inEmilia Romagna la varietà più coltivata è Sibilla,mentre in Veneto è leader Aprica.A livello commerciale, dopo un 2020 più difficoltoso,la stagione 2021 si è chiusa con un export in risalitae quantitativi totali di circa 12 mila tonnellate, +9%rispetto al 2020 e una crescita del valore del 29% ariprova di una buona valorizzazione del prodotto.Anche sul fronte del consumo interno la situazionesembra positiva: gli acquisti al dettaglio delle fami-glie italiane nel 2021 sono saliti a 96 mila tonnellate,+4% sul 2020, per una spesa che si è aggirata su 393milioni di euro, +9% sull’anno precedente.Fin qui i numeri. Tutto sommato incoraggianti. Adifferenza del sentiment: a metà marzo gli operatoridi Fruitimprese si sono rivolti alle Istituzioni e allecontroparti commerciali per manifestare la preoccu-pazione legata all’avvio della campagna di commer-cializzazione del frutto, “iniziata con una serie di pro-blematiche senza precedenti”.“Le imprese - fa presente l’Associazione guidata daMarco Salvi - stanno subendo un aumento incontrol-lato dei costi di produzione per i concimi, i fertiliz-zanti, gli imballaggi, l’energia, i trasporti e chiedonouna corretta redistribuzione di costi e responsabilitàlungo l’intera filiera produttiva e distributiva. A que-ste difficoltà si sommano le incertezze sulla possibi-lità di garantire un servizio continuativo a clienti eretailer a causa dei reiterati scioperi dei trasporti edell’inerzia delle Istituzioni davanti alle richieste, ingran parte condivisibili, delle aziende della logistica”.Nelle prossime pagine, la voce di alcuni dei più auto-revoli rappresentanti che operano a monte della fi-liera (m.a.)

Superfici e volumi in crescitaCosti e manodopera preoccupano

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La buona remunerazione e il crescente interessespingono la coltura della fragola, alle prese però conun inizio di stagione molto delicato. Stando alle sti-me del CSO Italy si registra in questo 2022 un incre-mento degli investimenti in coltura specializzata, chesi collocano su circa 4.100 ettari, il 4% in più rispet-to all’anno precedente. Oggi il Sud concentra oltre 2.600 ettari, il Nord qua-si 1.000, mentre nelle regioni del Centro gli ettari in-teressati sono circa 500. Basilicata e Campania ri-mangono le prime regioni produttrici con più di1.000 ettari ciascuna: da sole coprono il 50% degliettari totali ed entrambe segnano qualche punto per-centuale in più rispetto allo scorso anno. Al Nord sirafforza la coltivazione in Emilia Romagna (+11%) ecosì pure in Veneto, superando i 300 ettari.L’indagine basata sui dati catastali dei soci, a cui vie-ne affiancato il contributo da parte degli esperti del-la coltivazione della fragola in quelle aree dove la ba-se sociale del CSO non è sufficientemente rappresen-tativa dice dunque che alla sostanziale tenuta degliinvestimenti nelle aree del Meridione, si affianca unincremento della coltivazione nelle regioni più aNord (+9%), che nel passato erano state soggette aforti contrazioni.Dal punto di vista varietale permangono forti diffe-renziazioni fra le diverse aree, con cultivar che fini-scono per diventare tipiche di un determinato terri-torio: è il caso della Basilicata, dove nonostante i mi-nori investimenti nel 2022 la varietà Sabrosa Can-donga rimane la preferita degli agricoltori, con oltreil 50% delle superfici regionali. In Campania le primetre varietà (Melissa, NSG 203 Marimbella® e Sabri-na) rappresentano oltre il 70% degli investimenti.

Situazione più variegata nel Settentrione, anche se inEmilia Romagna la varietà più coltivata è Sibilla,mentre in Veneto è leader Aprica.A livello commerciale, dopo un 2020 più difficoltoso,la stagione 2021 si è chiusa con un export in risalitae quantitativi totali di circa 12 mila tonnellate, +9%rispetto al 2020 e una crescita del valore del 29% ariprova di una buona valorizzazione del prodotto.Anche sul fronte del consumo interno la situazionesembra positiva: gli acquisti al dettaglio delle fami-glie italiane nel 2021 sono saliti a 96 mila tonnellate,+4% sul 2020, per una spesa che si è aggirata su 393milioni di euro, +9% sull’anno precedente.Fin qui i numeri. Tutto sommato incoraggianti. Adifferenza del sentiment: a metà marzo gli operatoridi Fruitimprese si sono rivolti alle Istituzioni e allecontroparti commerciali per manifestare la preoccu-pazione legata all’avvio della campagna di commer-cializzazione del frutto, “iniziata con una serie di pro-blematiche senza precedenti”.“Le imprese - fa presente l’Associazione guidata daMarco Salvi - stanno subendo un aumento incontrol-lato dei costi di produzione per i concimi, i fertiliz-zanti, gli imballaggi, l’energia, i trasporti e chiedonouna corretta redistribuzione di costi e responsabilitàlungo l’intera filiera produttiva e distributiva. A que-ste difficoltà si sommano le incertezze sulla possibi-lità di garantire un servizio continuativo a clienti eretailer a causa dei reiterati scioperi dei trasporti edell’inerzia delle Istituzioni davanti alle richieste, ingran parte condivisibili, delle aziende della logistica”.Nelle prossime pagine, la voce di alcuni dei più auto-revoli rappresentanti che operano a monte della fi-liera (m.a.)

Superfici e volumi in crescitaCosti e manodopera preoccupano

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Chiara Affronte

Non si ferma l’attività di ricercasulle varietà di fragole del CIV, ilConsorzio vivaisti italiani, il cuiobiettivo resta quello di risponde-re alle esigenze del produttore e aquelle del mercato, nonostante ilcontesto attuale sia molto compli-cato e non permetta di avere unorizzonte chiaro e definito su cuifare ragionamenti, pianificare eprevedere scenari affidabili. Lo di-ce senza mezzi termini il presiden-te del CIV, Mauro Grossi in unmomento storico in cui la pande-mia non ancora terminata e laguerra in Ucraina rendono lo sce-nario generale a tratti “perverso”. “I costi di produzione sono au-mentati in maniera esponenziale,fino a tre volte di più per i concimie quasi del doppio per ciò che ri-guarda il gasolio. Ciò produce evi-denti e preoccupanti ripercussionia cascata su tutta la filiera, causan-do una moltiplicazione dei costi adogni passaggio del prodotto”,scandisce Grossi. Lo scenario amonte rende quindi difficile fareprevisioni rispetto agli sbocchi delmercato su tutta l’area dell’est Eu-ropa e dell’Asia Centrale di in-fluenza russa”.Come CIV avevamo già rapporticon Ucraina e Russia ma ad oggi sisono fermate anche le relazionicommerciali che avevamo già in-trapreso con Paesi come il Kazaki-stan e l’Uzbekistan - per fare unesempio - per la vendita di piantedi melo e fragola e la concessionedi licenze”, aggiunge il presidentedel CIV. “Alcune piante da fruttopotrebbero rimanere invendute; sipotrà ripiantarle ovviamente conun’aggiunta di costi, ma se poi lasituazione di incertezza dovesseproseguire a lungo, si potrebbe ve-rificare un intasamento di prodot-to invenduto sul mercato che a suavolta potrebbe determinare delle

situazioni critiche sui prezzi”. Più costi e meno ricavi, insomma,è ciò che si potrebbe prefigurarenel futuro se la situazione resteràla stessa. Tuttavia, occorre segna-lare che, sotto un certo punto divista, la pandemia ha anche pro-curato un effetto di valorizzazionedel prodotto fragola “Made inItaly”, probabilmente grazie aduna maggiore sensibilizzazionedel consumatore italiano versoprodotti locali ed in conseguenzadel fatto che, in certi periodi, pervia dei noti problemi logistici, si èimportato meno dalla Spagna.La ricerca prosegue senza soluzio-ne di continuità avendo comeorizzonte temporale uno scenariomedio-lungo, come spiega MarcoBertolazzi, Head of the BusinessDevelopement Dpt. del CIV: “Ilprogramma di breeding si basa sutre pilastri: la qualità della frutta,un fattore sempre più importanteperché cresce l’attenzione per l’i-bridazione di nuove varietà cheabbiano caratteristiche organolet-tiche elevate e che siano anche al-tamente distintive dal punto di vi-sta della forma, dell’estetica, delcolore, della durezza e consistenzadella polpa e, non di meno, dellaconservabilità del frutto; il secon-do pilastro prevede che le varietàsiano produttive da un punto divista agronomico e caratterizzateda un’architettura della pianta ta-le da favorire la raccolta e quindianche di ridurne i costi di raccolta;il terzo pilastro è quello della eco-sostenibilità: siamo in grado di ot-

tenere varietà resistenti, o per lomeno tolleranti, a malattiei”. Le varietà di fragola su cui oggiCIV sta puntando sono la Parthe-nope®, FLAVIApbr, Klodia®,Giusy®, CLERYpbr, Lycia®,Shayda®, Ania®, MURANOpbr,Edwina®, Cantus®.Tra quelle a basso fabbisogno difreddo si trovano, dunque, le fra-gole tipiche degli areali del Caser-tano e del Napoletano, dove siproduce la Parthenope®, caratte-rizzata da precocità ed alta qualitànei mesi freddi invernali, su cuiCIV sta investendo anche dal pun-to di vista del packaging per ren-derla riconoscibile; della stessa ca-tegoria è la Shayda®, vocata perla zona di Huelva in Spagna e delPeloponneso in Grecia, anch’essaa maturazione precoce, resistenteanche a temperature molto basse;infine, FLAVIApbr, vocata per lazona di Policoro, dove si distingueper precocità e qualità. Tra le rifiorenti che vengono pro-dotte nel Nord Europa MURA-NOpbr continua ad avere un’otti-ma penetrazione nel mercato in-glese. Da citare anche varietà piùnuove come: Ania®, che possiedeun sapore simile a quello delle fra-gole di bosco; Cantus®, dotata diun’ottima shelf-life; ed infine,Edwina®, che garantisce pezzatu-re elevate. Tra le fragole unifere adalto fabbisogno di freddo, tipichedel nord Italia, centro e nord Eu-ropa, è opportuno citare CLERYp-br, varietà storica del CIV, che oc-cupa importanti quote di mercatoin Francia e nell’Est Europa; Ly-cia®, che possiede un’ottima te-nuta di pianta e frutti di grandepezzatura; Giusy®, con frutti diforma conica-allungata ed un co-lore rosso-aranciato molto brillan-ti, regolati durante la stagione diraccolta; infine, Klodia®, con unaprecocità simile a CLERYpbr eduna produzione scalare e costante.

CIV accelera sulla ricercaUn breeding basato su tre pilastri

Fragola Murano

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Chiara Affronte

Non si ferma l’attività di ricercasulle varietà di fragole del CIV, ilConsorzio vivaisti italiani, il cuiobiettivo resta quello di risponde-re alle esigenze del produttore e aquelle del mercato, nonostante ilcontesto attuale sia molto compli-cato e non permetta di avere unorizzonte chiaro e definito su cuifare ragionamenti, pianificare eprevedere scenari affidabili. Lo di-ce senza mezzi termini il presiden-te del CIV, Mauro Grossi in unmomento storico in cui la pande-mia non ancora terminata e laguerra in Ucraina rendono lo sce-nario generale a tratti “perverso”. “I costi di produzione sono au-mentati in maniera esponenziale,fino a tre volte di più per i concimie quasi del doppio per ciò che ri-guarda il gasolio. Ciò produce evi-denti e preoccupanti ripercussionia cascata su tutta la filiera, causan-do una moltiplicazione dei costi adogni passaggio del prodotto”,scandisce Grossi. Lo scenario amonte rende quindi difficile fareprevisioni rispetto agli sbocchi delmercato su tutta l’area dell’est Eu-ropa e dell’Asia Centrale di in-fluenza russa”.Come CIV avevamo già rapporticon Ucraina e Russia ma ad oggi sisono fermate anche le relazionicommerciali che avevamo già in-trapreso con Paesi come il Kazaki-stan e l’Uzbekistan - per fare unesempio - per la vendita di piantedi melo e fragola e la concessionedi licenze”, aggiunge il presidentedel CIV. “Alcune piante da fruttopotrebbero rimanere invendute; sipotrà ripiantarle ovviamente conun’aggiunta di costi, ma se poi lasituazione di incertezza dovesseproseguire a lungo, si potrebbe ve-rificare un intasamento di prodot-to invenduto sul mercato che a suavolta potrebbe determinare delle

situazioni critiche sui prezzi”. Più costi e meno ricavi, insomma,è ciò che si potrebbe prefigurarenel futuro se la situazione resteràla stessa. Tuttavia, occorre segna-lare che, sotto un certo punto divista, la pandemia ha anche pro-curato un effetto di valorizzazionedel prodotto fragola “Made inItaly”, probabilmente grazie aduna maggiore sensibilizzazionedel consumatore italiano versoprodotti locali ed in conseguenzadel fatto che, in certi periodi, pervia dei noti problemi logistici, si èimportato meno dalla Spagna.La ricerca prosegue senza soluzio-ne di continuità avendo comeorizzonte temporale uno scenariomedio-lungo, come spiega MarcoBertolazzi, Head of the BusinessDevelopement Dpt. del CIV: “Ilprogramma di breeding si basa sutre pilastri: la qualità della frutta,un fattore sempre più importanteperché cresce l’attenzione per l’i-bridazione di nuove varietà cheabbiano caratteristiche organolet-tiche elevate e che siano anche al-tamente distintive dal punto di vi-sta della forma, dell’estetica, delcolore, della durezza e consistenzadella polpa e, non di meno, dellaconservabilità del frutto; il secon-do pilastro prevede che le varietàsiano produttive da un punto divista agronomico e caratterizzateda un’architettura della pianta ta-le da favorire la raccolta e quindianche di ridurne i costi di raccolta;il terzo pilastro è quello della eco-sostenibilità: siamo in grado di ot-

tenere varietà resistenti, o per lomeno tolleranti, a malattiei”. Le varietà di fragola su cui oggiCIV sta puntando sono la Parthe-nope®, FLAVIApbr, Klodia®,Giusy®, CLERYpbr, Lycia®,Shayda®, Ania®, MURANOpbr,Edwina®, Cantus®.Tra quelle a basso fabbisogno difreddo si trovano, dunque, le fra-gole tipiche degli areali del Caser-tano e del Napoletano, dove siproduce la Parthenope®, caratte-rizzata da precocità ed alta qualitànei mesi freddi invernali, su cuiCIV sta investendo anche dal pun-to di vista del packaging per ren-derla riconoscibile; della stessa ca-tegoria è la Shayda®, vocata perla zona di Huelva in Spagna e delPeloponneso in Grecia, anch’essaa maturazione precoce, resistenteanche a temperature molto basse;infine, FLAVIApbr, vocata per lazona di Policoro, dove si distingueper precocità e qualità. Tra le rifiorenti che vengono pro-dotte nel Nord Europa MURA-NOpbr continua ad avere un’otti-ma penetrazione nel mercato in-glese. Da citare anche varietà piùnuove come: Ania®, che possiedeun sapore simile a quello delle fra-gole di bosco; Cantus®, dotata diun’ottima shelf-life; ed infine,Edwina®, che garantisce pezzatu-re elevate. Tra le fragole unifere adalto fabbisogno di freddo, tipichedel nord Italia, centro e nord Eu-ropa, è opportuno citare CLERYp-br, varietà storica del CIV, che oc-cupa importanti quote di mercatoin Francia e nell’Est Europa; Ly-cia®, che possiede un’ottima te-nuta di pianta e frutti di grandepezzatura; Giusy®, con frutti diforma conica-allungata ed un co-lore rosso-aranciato molto brillan-ti, regolati durante la stagione diraccolta; infine, Klodia®, con unaprecocità simile a CLERYpbr eduna produzione scalare e costante.

CIV accelera sulla ricercaUn breeding basato su tre pilastri

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Ida Cenni

50 anni di esperienza nel settorevivaistico delle fragole, quattro si-ti produttivi (due nel Ferrarese,uno nel veronese e uno in Polo-nia), più di 160 milioni di piantedi fragole all’anno, suddivise trapiante frigo-conservate, prodottenei vivai ferraresi e veronesi,piante in vasetto, tray, minitray emoduli, prodotte nel Ferrarese edestinate alla coltivazione idro-ponica e piante fresche a radicenuda, prodotte in Polonia e desti-nate a tutto il bacino mediterra-neo, in particolare a Sud Italia,Marocco, Algeria, Malta, Grecia eCipro: questi sono solo alcuni de-gli elementi che delineano il pro-

filo di Vivai Mazzoni, la divisionedi Mazzoni Group specializzatanella produzione di piante di fra-gole e alberi da frutto. Aziendadal respiro internazionale, conuna rete commerciale che copremolti paesi del mondo, dalla Spa-gna all’India.Riveste grande importanza la se-zione polacca di Vivai Mazzoni,che si estende su oltre 500 ettari.Disporre di una superficie così

ampia permette di realizzare unarotazione ogni cinque anni, ga-rantendo la massima sanità deiterreni e delle piante. “L’aziendaha un controllo diretto delle ope-razioni in Polonia, Paese nel qua-le siamo presenti dal 2005, e inostri clienti sanno che, anche sei vivai dai quali provengono sonomolto lontani dalla casa madreitaliana, sono stati gestiti con lamassima attenzione e con le tec-niche più all’avanguardia - spiegaLuca Mazzoni, appartenente allaterza generazione della famiglia -controllare direttamente la filieradi produzione è un elemento de-cisamente non scontato e di gran-de valore aggiunto”. Uno dei van-taggi che ne deriva è il riuscire a

Efficienza, rusticità, precocitàVivai Mazzoni firma cultivar top

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garantire la consegna nel rispettodelle tempistiche stabilite. “Negliareali mediterranei siamo in gra-do di consegnare in coincidenzacon l’inizio del periodo di trapian-to, intorno ai primi di ottobre.Certo, oggi la situazione in Polo-nia è delicatissima e potrebbe di-ventare problematico reperire lamanodopera necessaria, conside-rando che una parte consistenteproviene dall’Ucraina”.Vivai Mazzoni è socio fondatoredel CIV, che svolge attività dibreeding fin dagli anni ‘80.Tra le novità uscite dal program-ma di miglioramento varietale delCIV, meritano particolare atten-zione Flavia (pbr), Elide®CIVS906 (pbr) e Parthenope®CIVS115 (pbr), introdotte con l’o-biettivo di ampliare l’orizzonte diqualità della fragola in due areeben precise: nel Metapontino inBasilicata e nel Casertano inCampania.“Il Metapontino è oramai consi-derato a pieno diritto l’area italia-na d’eccellenza per le fragole - di-chiara Michelangelo Leis, diretto-re generale della divisione Vivaidel Gruppo Mazzoni - ed è in que-sta zona di altissimo valore cheabbiamo voluto introdurre Fla-via, varietà molto precoce che co-lora perfettamente anche a bassetemperature: la sua impollinazio-ne è facile e rapida, il che permet-te al frutto di non subire l’effettodi sbalzi termici e di non defor-marsi; il colore è rosso brillante,uniforme; il sapore è molto dolce,con bassa acidità; l’epidermidepresenta una forte resistenza e lashelf life è lunga anche a tempe-rature elevate”. Ad arricchire ilpanorama varietale del Metapon-tino è anche Elide®, che permet-te di prolungare ulteriormente ladurata della stagione fragolicola.“È una varietà medio-precoce,che presenta elevata ‘rusticità’,cioè una buona tolleranza allemalattie fogliari e radicali, unabuona produttività e caratteristi-che organolettiche di alta qua-lità”, spiega Leis.Elide® viene coltivata anche nel

Casertano, dove la varietà che ri-veste maggiore importanza svi-luppata dal CIV è però un’altra,dal nome molto evocativo,Parthenope®: molto precoce,presenta caratteristiche gustativee colorazione che la rendono unadelle più promettenti varietà delpanorama produttivo.Leis parla di quanto sia impor-tante lavorare sull’immagine delsettore fragolicolo campano: “IlCasertano ha un grande potenzia-le da esprimere in termini di qua-lità. Crediamo che una varietàd’eccellenza come Parthenope®possa contribuire a raggiungerequesto obiettivo”.L’offerta della Vivai Mazzonicomprende anche varietà ad altofabbisogno di freddo già ben con-solidate negli areali del Cesenatee del Veronese, Aprica (pbr),Clery (pbr) e Sibilla (pbr), tra lecultivar più apprezzate dai pro-duttori locali e dai consumatori ditutto il mondo.Alla domanda su quanto la cresci-ta esponenziale dei costi dellematerie prime e dell’energia stiainfluenzando l’attività aziendale,

Leis risponde con chiarezza:“Stiamo soffrendo per i rincari adue cifre su tutti i fattori produt-tivi, e si è reso inevitabile ritocca-re al rialzo i listini di alcuni tipi dipiante per la prossima campagna.Quelle che hanno comportato glisforzi maggiori sono le piante de-stinate alla coltivazione fuori suo-lo, perché sono coinvolti tuttiquelle voci di costo che hannoavuto i rincari maggiori: i sub-strati di torba o fibra di cocco, inprimis, ma anche i vassoi in poli-stirolo, i concimi, e l’energia perla fertirrigazione”.Si rende quindi ancora più im-portante puntare su varietà checonsentano una maggiore effi-cienza produttiva: varietà chepresentino un elevato peso mediodei frutti, una maggiore rusticitàe quindi minor bisogno di inputchimici per essere resistenti, chepermettano di ridurre gli scarti.“Le varietà che stiamo sviluppan-do con il CIV - spiega Leis - ri-spondono proprio a questi requi-siti e possono essere di grandesupporto ai produttori in questacongiuntura così difficile”.

È iniziata a dicembre, con i primiraccolti in Basilicata, la campa-gna delle fragole di Apofruit-Me-diterraneo Group, destinata aprotrarsi fino a giugno con i frut-ti lucani, campani ed emilianoromagnoli. Il Gruppo punta a“spalmare” il più possibile laproduzione sia per andare in-contro alle esigenze del mercatoche richiede fragole a lungo, sen-za concentrare le forniture traaprile e maggio, sia per venireincontro al problema della ma-nodopera, molto sentito dallenostre aziende agricole”. In Basilicata, dove la raccoltaproseguire sino a fine maggio-primi di giugno, va per la mag-giore Sabrosa (80%), seguita daRossetta (17%) e, per il restante3% da varietà precoci; in Roma-

gna, dove il calendario di com-mercializzazione va da metà fineaprile fino alla metà di giugno, inomi “caldi” sono quelli di Brilla,Aprica, Sibilla e Nandì, quest’ul-tima soprattutto per il biologico,che vale il 20% del totale per ilgruppo tra Romagna e Campa-nia; in terra campana, dove ilGruppo fa riferimento a CoopSole, che sta puntando sul brandSibon, le cultivar di riferimentosono Melissa (50%) anche inversione bio, poi Rossetta, Elide.Per quanto riguarda le superfici,si registra un sensibile aumentodegli investimenti in tutti i prin-cipali areali. Apofruit-Mediter-raneo Group stima una produ-zione di circa 150mila quintali difragole a fronte di 25 milioni dipiantine gestite.

Apofruit amplia il calendario

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garantire la consegna nel rispettodelle tempistiche stabilite. “Negliareali mediterranei siamo in gra-do di consegnare in coincidenzacon l’inizio del periodo di trapian-to, intorno ai primi di ottobre.Certo, oggi la situazione in Polo-nia è delicatissima e potrebbe di-ventare problematico reperire lamanodopera necessaria, conside-rando che una parte consistenteproviene dall’Ucraina”.Vivai Mazzoni è socio fondatoredel CIV, che svolge attività dibreeding fin dagli anni ‘80.Tra le novità uscite dal program-ma di miglioramento varietale delCIV, meritano particolare atten-zione Flavia (pbr), Elide®CIVS906 (pbr) e Parthenope®CIVS115 (pbr), introdotte con l’o-biettivo di ampliare l’orizzonte diqualità della fragola in due areeben precise: nel Metapontino inBasilicata e nel Casertano inCampania.“Il Metapontino è oramai consi-derato a pieno diritto l’area italia-na d’eccellenza per le fragole - di-chiara Michelangelo Leis, diretto-re generale della divisione Vivaidel Gruppo Mazzoni - ed è in que-sta zona di altissimo valore cheabbiamo voluto introdurre Fla-via, varietà molto precoce che co-lora perfettamente anche a bassetemperature: la sua impollinazio-ne è facile e rapida, il che permet-te al frutto di non subire l’effettodi sbalzi termici e di non defor-marsi; il colore è rosso brillante,uniforme; il sapore è molto dolce,con bassa acidità; l’epidermidepresenta una forte resistenza e lashelf life è lunga anche a tempe-rature elevate”. Ad arricchire ilpanorama varietale del Metapon-tino è anche Elide®, che permet-te di prolungare ulteriormente ladurata della stagione fragolicola.“È una varietà medio-precoce,che presenta elevata ‘rusticità’,cioè una buona tolleranza allemalattie fogliari e radicali, unabuona produttività e caratteristi-che organolettiche di alta qua-lità”, spiega Leis.Elide® viene coltivata anche nel

Casertano, dove la varietà che ri-veste maggiore importanza svi-luppata dal CIV è però un’altra,dal nome molto evocativo,Parthenope®: molto precoce,presenta caratteristiche gustativee colorazione che la rendono unadelle più promettenti varietà delpanorama produttivo.Leis parla di quanto sia impor-tante lavorare sull’immagine delsettore fragolicolo campano: “IlCasertano ha un grande potenzia-le da esprimere in termini di qua-lità. Crediamo che una varietàd’eccellenza come Parthenope®possa contribuire a raggiungerequesto obiettivo”.L’offerta della Vivai Mazzonicomprende anche varietà ad altofabbisogno di freddo già ben con-solidate negli areali del Cesenatee del Veronese, Aprica (pbr),Clery (pbr) e Sibilla (pbr), tra lecultivar più apprezzate dai pro-duttori locali e dai consumatori ditutto il mondo.Alla domanda su quanto la cresci-ta esponenziale dei costi dellematerie prime e dell’energia stiainfluenzando l’attività aziendale,

Leis risponde con chiarezza:“Stiamo soffrendo per i rincari adue cifre su tutti i fattori produt-tivi, e si è reso inevitabile ritocca-re al rialzo i listini di alcuni tipi dipiante per la prossima campagna.Quelle che hanno comportato glisforzi maggiori sono le piante de-stinate alla coltivazione fuori suo-lo, perché sono coinvolti tuttiquelle voci di costo che hannoavuto i rincari maggiori: i sub-strati di torba o fibra di cocco, inprimis, ma anche i vassoi in poli-stirolo, i concimi, e l’energia perla fertirrigazione”.Si rende quindi ancora più im-portante puntare su varietà checonsentano una maggiore effi-cienza produttiva: varietà chepresentino un elevato peso mediodei frutti, una maggiore rusticitàe quindi minor bisogno di inputchimici per essere resistenti, chepermettano di ridurre gli scarti.“Le varietà che stiamo sviluppan-do con il CIV - spiega Leis - ri-spondono proprio a questi requi-siti e possono essere di grandesupporto ai produttori in questacongiuntura così difficile”.

È iniziata a dicembre, con i primiraccolti in Basilicata, la campa-gna delle fragole di Apofruit-Me-diterraneo Group, destinata aprotrarsi fino a giugno con i frut-ti lucani, campani ed emilianoromagnoli. Il Gruppo punta a“spalmare” il più possibile laproduzione sia per andare in-contro alle esigenze del mercatoche richiede fragole a lungo, sen-za concentrare le forniture traaprile e maggio, sia per venireincontro al problema della ma-nodopera, molto sentito dallenostre aziende agricole”. In Basilicata, dove la raccoltaproseguire sino a fine maggio-primi di giugno, va per la mag-giore Sabrosa (80%), seguita daRossetta (17%) e, per il restante3% da varietà precoci; in Roma-

gna, dove il calendario di com-mercializzazione va da metà fineaprile fino alla metà di giugno, inomi “caldi” sono quelli di Brilla,Aprica, Sibilla e Nandì, quest’ul-tima soprattutto per il biologico,che vale il 20% del totale per ilgruppo tra Romagna e Campa-nia; in terra campana, dove ilGruppo fa riferimento a CoopSole, che sta puntando sul brandSibon, le cultivar di riferimentosono Melissa (50%) anche inversione bio, poi Rossetta, Elide.Per quanto riguarda le superfici,si registra un sensibile aumentodegli investimenti in tutti i prin-cipali areali. Apofruit-Mediter-raneo Group stima una produ-zione di circa 150mila quintali difragole a fronte di 25 milioni dipiantine gestite.

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La fragola? Non è più un fruttoche si presenta a scaffale a inizioprimavera: riesce, infatti, graziealla competenza dei breeder, a es-sere presente anche per otto mesi,con continuità, andando a soddi-sfare le richieste del consumatore. Il lavoro di Nova Siri Genetics(Policoro, Matera) a livello di ri-cerca e sperimentazione sullenuove varietà si muove in questadirezione ormai da anni, per farincontrare il mondo della produ-zione con i desiderata del consu-matore. Punte di diamante sonole sue varietà extra-precoci NSG203-Marimbella®, Melissa eNSG 120-Rossetta®. Caratteri-stiche comuni di eccellenza sonola bellezza dei frutti che, anchenei mesi autunno-vernini, acqui-siscono una colorazione rossobrillante su tutta la superfice delfrutto, la forma conico-allungatae di medie dimensioni e la polparossa succosa e aromatica, dal gu-sto intenso. L’impegno di NSG è focalizzatosu una ricerca varietale segmen-tata per calendario commerciale,al fine di garantire la continuità

della fornitura, l’assenza di picchiproduttivi e caratteristiche orga-nolettiche di alto livello. In termi-ni di produzione gli elementi di-stintivi delle varietà - peraltromolto apprezzati dai fragolicolto-ri anche per la conseguente ge-stione snella della filiera - sono laprecocità, l’elevata produttività ela rusticità. Quest’ultimo aspettoè da sempre uno dei capisaldi del-l’azienda, dato che tale specificaqualità consente di produrre contecniche colturali sostenibili, ri-ducendo l’uso di prodotti fitoia-trici per la loro gestione. Le varietà NSG sono apprezzatedal mercato e questo è un ele-mento che porta l’azienda a pro-seguire il percorso di migliora-mento genetico. “Al giorno d’oggi- spiega Nicola Tufaro (nella fo-to), breeder della società - i pro-duttori sono sempre più consape-voli e attenti alle dinamiche delmercato; intento di NSG è quellodi andare incontro alle loro esi-genze, lavorando costantementeper riuscire ad ottenere un mate-riale genetico e successivamentevivaistico che possa dare dei frut-

ti di alta qualità in linea con leaspettative di tutti gli stakehol-der”.In merito alla campagna 2022,NSG rileva come nei principaliareali fragolicoli delle regioni me-ridionali questa sia iniziata neimesi autunnali e, ad oggi, abbiaraggiunto circa il 20% del totaledella produzione attesa. L’introduzione di varietà precocie produttive, unitamente all’uti-lizzo di piante cime radicate epiante fresche, consente ai pro-duttori di offrire un prodotto dialta qualità, come accennato, perdue terzi dell’anno. La pianta cosiddetta “cima radi-cata” entra in produzione dopocirca 60 giorni dalla piantagione,che avviene nel mese di settem-bre; la pianta “fresca”, invece,messa a dimora nel mese di otto-bre, produce a partire dai primigiorni di gennaio.Per la campagna in corso sono950 gli ettari di fragoleti realizza-ti con le varietà di NSG nelle re-gioni meridionali del nostro Pae-se, in aumento del 18% rispettoallo scorso anno.

Continuità, appeal, gusto per le varieta extra-precoci di NSG

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Il freddo, fino a metà marzo, hacondizionato la campagna fragoleal Sud, a partire dalla Basilicata.L’abbassamento delle temperatu-re ha creato una contrazione deivolumi d’offerta almeno del 50%,rispetto quantomeno alle aspetta-tive iniziali per questo periodoiniziale della stagione. A confer-marlo è Francesco Nicodemo(nella foto), presidente dell’AOPArcadia.“Le prime raccolte di un certo pe-so sono avvenute a metà febbraio,in un contesto generale più o me-no normale. La situazione è radi-calmente cambiata dai primigiorni di marzo con l’arrivo diun’ondata di freddo”, affermal’imprenditore lucano a capo del-la prima associazione di organiz-zazioni di produttori della regio-ne. “Le temperature sono poicrollate, arrivando anche allo ze-ro termico nelle ore notturne. Ilclima sta influenzando negativa-mente la raccolta”.“Ad un’offerta limitata si contrap-pone una domanda piuttosto so-

stenuta. I prezzi sono buoni e levendite corrono spedite”.Nelle aree di produzione lucane adominare il mercato rimangonole tre fragole “regine”: Sabrosa(meglio conosciuta con il nomecommerciale Candonga), che rap-presenta circa il 50% delle quan-tità prodotte, Inspire (Matera) eRossetta, che coprono insieme unulteriore 20%, a cui aggiungereun altro 30% rappresentato da al-tre varietà.All’orizzonte, intanto si profila unaltro problema: la manodopera.

“Per il momento, vista anche lascarsità di prodotto a disposizio-ne, riusciamo a cavarcela”, pre-mette Nicodemo. “Ma siamopreoccupati per il prosieguo dellacampagna, specialmente ad apri-le, quando temo che potremoavere difficoltà a fronteggiare ilprevisto picco di produzione, dalmomento che manca il personaleimpiegato per la raccolta”.Nel frattempo, sul fronte dell’in-novazione varietale, l’Aop lucanacontinua a testare e monitorare

nuove selezioni e potenziali culti-var: “Stiamo osservando l’evolu-zione di alcuni prodotti in speri-mentazione su alcuni campi spe-rimentali per comprendere se po-tranno diventare varietà adatte almercato. Puntiamo in particolarea tipologie precoci, adatte al cli-ma mediterraneo, con ottime ca-ratteristiche organolettiche e so-prattutto resistenti e con un’otti-ma shelf life a scaffale, caratteri-stiche ormai imprescindibili nelmercato delle fragole”. (e.z.)

Il colpo di coda dell’inverno si è fatto sentire in modo importante an-che sulla campagna fragole di AOP Luce, entrata nel vivo a fine marzo.“Le temperature della prima parte del mese, dopo lo scorcio di prima-vera di fine febbraio, hanno determinato un deciso rallentamento nel-la maturazione dei frutti per cui i volumi delle nostre produzioni, loca-lizzate interamente in Campania, sono rimasti ridotti”, diceva a metàmarzo Giacomo Galdiero amministratore delegato dell’AOP. “L’offer-ta però è coerente con i consumi nazionali, che ancora non decollano;la fragola non è percepita come un frutto necessario e potrebbe quindiessere facilmente sostituita da altri prodotti con una battuta di cassainferiore”. Date le condizioni attuali, per Galdiero c’è il rischio che, in primavera,la produzione si concentri tutta in un periodo di tempo limitato, consovrapposizione tra gli areali, e si debba ricorrere alla leva del prezzo:“Ma - precisa - non siamo obiettivamente nella posizione di poterlo fa-re. Purtroppo siamo schiacciati dagli aumenti dei costi a tutti i livelli enon possiamo permetterci di fare promozioni.”La produzione di AOP Luce si concentra prevalentemente sulle varietàMelissa, Marimbella e Parthenope: “Prevediamo un incremento deiquantitativi di circa il 10% grazie all’aumento delle superfici; supere-remo le 2.000 tonnellate”. Agli inizi di aprile entrerà in piena produzione anche la fragola Favet-ta, tipicità del basso Lazio. “Una nicchia di mercato molto apprezzatasoprattutto nel centro Italia, per cui i consumatori sono disposti aspendere un premium price”, aggiunge Galdiero. “La resa per ettarobassa, il limitato periodo di disponibilità e la deperibilità elevata de-terminano un prezzo superiore del 60-70% sulle fragole tradizionali”.Continua per il secondo anno l’esperienza di Aop Luce con il biologico:“Il test fatto con pochi ettari nel 2021 ha dato buoni risultati, pertantostiamo riproponendo la referenza in vaschetta di cartoncino da 300grammi”. (m.a)

AOP Luce: rischioconcentrazione dell’offerta

Il gelo frena le aspettative al SudArcadia: domanda ok, poca merce

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51www.corriereortofrutticolo.itmarzo 2022

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LEFOCUS PRODOTTO F

Il freddo, fino a metà marzo, hacondizionato la campagna fragoleal Sud, a partire dalla Basilicata.L’abbassamento delle temperatu-re ha creato una contrazione deivolumi d’offerta almeno del 50%,rispetto quantomeno alle aspetta-tive iniziali per questo periodoiniziale della stagione. A confer-marlo è Francesco Nicodemo(nella foto), presidente dell’AOPArcadia.“Le prime raccolte di un certo pe-so sono avvenute a metà febbraio,in un contesto generale più o me-no normale. La situazione è radi-calmente cambiata dai primigiorni di marzo con l’arrivo diun’ondata di freddo”, affermal’imprenditore lucano a capo del-la prima associazione di organiz-zazioni di produttori della regio-ne. “Le temperature sono poicrollate, arrivando anche allo ze-ro termico nelle ore notturne. Ilclima sta influenzando negativa-mente la raccolta”.“Ad un’offerta limitata si contrap-pone una domanda piuttosto so-

stenuta. I prezzi sono buoni e levendite corrono spedite”.Nelle aree di produzione lucane adominare il mercato rimangonole tre fragole “regine”: Sabrosa(meglio conosciuta con il nomecommerciale Candonga), che rap-presenta circa il 50% delle quan-tità prodotte, Inspire (Matera) eRossetta, che coprono insieme unulteriore 20%, a cui aggiungereun altro 30% rappresentato da al-tre varietà.All’orizzonte, intanto si profila unaltro problema: la manodopera.

“Per il momento, vista anche lascarsità di prodotto a disposizio-ne, riusciamo a cavarcela”, pre-mette Nicodemo. “Ma siamopreoccupati per il prosieguo dellacampagna, specialmente ad apri-le, quando temo che potremoavere difficoltà a fronteggiare ilprevisto picco di produzione, dalmomento che manca il personaleimpiegato per la raccolta”.Nel frattempo, sul fronte dell’in-novazione varietale, l’Aop lucanacontinua a testare e monitorare

nuove selezioni e potenziali culti-var: “Stiamo osservando l’evolu-zione di alcuni prodotti in speri-mentazione su alcuni campi spe-rimentali per comprendere se po-tranno diventare varietà adatte almercato. Puntiamo in particolarea tipologie precoci, adatte al cli-ma mediterraneo, con ottime ca-ratteristiche organolettiche e so-prattutto resistenti e con un’otti-ma shelf life a scaffale, caratteri-stiche ormai imprescindibili nelmercato delle fragole”. (e.z.)

Il colpo di coda dell’inverno si è fatto sentire in modo importante an-che sulla campagna fragole di AOP Luce, entrata nel vivo a fine marzo.“Le temperature della prima parte del mese, dopo lo scorcio di prima-vera di fine febbraio, hanno determinato un deciso rallentamento nel-la maturazione dei frutti per cui i volumi delle nostre produzioni, loca-lizzate interamente in Campania, sono rimasti ridotti”, diceva a metàmarzo Giacomo Galdiero amministratore delegato dell’AOP. “L’offer-ta però è coerente con i consumi nazionali, che ancora non decollano;la fragola non è percepita come un frutto necessario e potrebbe quindiessere facilmente sostituita da altri prodotti con una battuta di cassainferiore”. Date le condizioni attuali, per Galdiero c’è il rischio che, in primavera,la produzione si concentri tutta in un periodo di tempo limitato, consovrapposizione tra gli areali, e si debba ricorrere alla leva del prezzo:“Ma - precisa - non siamo obiettivamente nella posizione di poterlo fa-re. Purtroppo siamo schiacciati dagli aumenti dei costi a tutti i livelli enon possiamo permetterci di fare promozioni.”La produzione di AOP Luce si concentra prevalentemente sulle varietàMelissa, Marimbella e Parthenope: “Prevediamo un incremento deiquantitativi di circa il 10% grazie all’aumento delle superfici; supere-remo le 2.000 tonnellate”. Agli inizi di aprile entrerà in piena produzione anche la fragola Favet-ta, tipicità del basso Lazio. “Una nicchia di mercato molto apprezzatasoprattutto nel centro Italia, per cui i consumatori sono disposti aspendere un premium price”, aggiunge Galdiero. “La resa per ettarobassa, il limitato periodo di disponibilità e la deperibilità elevata de-terminano un prezzo superiore del 60-70% sulle fragole tradizionali”.Continua per il secondo anno l’esperienza di Aop Luce con il biologico:“Il test fatto con pochi ettari nel 2021 ha dato buoni risultati, pertantostiamo riproponendo la referenza in vaschetta di cartoncino da 300grammi”. (m.a)

AOP Luce: rischioconcentrazione dell’offerta

Il gelo frena le aspettative al SudArcadia: domanda ok, poca merce

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LEFOCUS PRODOTTO F

Daniela Utili

Le preoccupazioni ci sono: l’au-mento del gasolio agricolo a cau-sa della guerra in Ucraina, quellosul packaging che è arrivato a un30-40%, gli scioperi dei trasporti,la difficoltà a reperire manodope-ra specializzata per la raccolta diun frutto così delicato come lafragola. Ma nulla riesce a frenare l’entu-siasmo e la determinazione dellesorelle Appio, Francesca e Rosan-gela, l’una responsabile ammini-strativa e della comunicazione,l’altra del commerciale e direttoredi magazzino dell’OP Primo Sole.E non si fermano mai, neppuredavanti alla pandemia.“Certo - raccontano - nel 2020 lacampagna ha sofferto un calo deivolumi, il trend commerciale erain negativo, ma è stato compen-sato dal blocco delle importazionidi fragole dalla Spagna. L’annoscorso la stagione è stata ottimagrazie alle condizioni climatichetemperate e costanti, il Covid nonha inciso sulle vendite e la Basili-cata continua a detenere il prima-to produttivo in Italia”. Dopo aver commercializzatoesclusivamente la varietà top digamma Sabrosa attraverso il clubdi prodotto Candonga Top Qua-lity, l’anno scorso l’OP ha lanciatoil brand Made in Lucania checomprende Candonga e altre va-rietà tra le migliori della Lucania.“La scelta fa parte della strategiaper valorizzare questa zona -spiegano - e soprattutto per faremergere l’intreccio varietà-terri-torio. Con Made in Lucania ab-biamo dato al consumatore quelche chiedeva, cioè l’eccellenza lo-cale e anche la sostenibilità nelpackaging: una foodbag in carto-ne con coperchio in plastica rici-clata e riciclabile Social Plastic®.Abbiamo cercato di avere un’i-

dentità aziendale forte, così daportare ogni anno sui banchi del-l’ortofrutta delle innovazioni perlo stesso prodotto”. E poiché ogni promessa è debito,anche quest’anno riserva dellenovità: è in arrivo nei supermer-cati Alì la confezione in vaschetteda 500 grammi con entrambi ibrand Candonga e Made in Luca-nia, “perché l’uno rafforza l’altro -affermano le sorelle Appio - è unapolitica di co-branding”.In cantiere anche un progetto perfar comprendere sempre più il le-game fra prodotto e territorio. “Cistiamo organizzando per realizza-re visite guidate in campo, nonsolo per attirare i turisti che for-tunatamente hanno cominciatoad affluire in modo più consisten-te dopo Matera capitale europeadella cultura 2019, ma anche perfar capire a chi è del territorio manon vive di agricoltura, come sicoltiva. Da marzo collaboriamocon un ente turistico che ci aiuta adiffondere l’iniziativa. Crediamofortemente che, come è accadutonei settori vinicolo e caseario, an-che l’ortofrutta possa diventareun buon veicolo turistico per chidecide di esplorare un territorio eviverlo anche attraverso le produ-zioni agricole, soprattutto quan-do si tratta di eccellenza”.Verso fine maggio, invece, si ar-

ricchirà la gamma di confetture,vendute esclusivamente sul sito(primosoleortofrutta.com).Quando si arriva al termine dellacampagna (fine maggio, inizi giu-gno) e comincia a fare più caldo lapianta è stanca ma il frutto è buo-no, però essendo delicato e nonavendo una sufficiente shelf-lifeper la grande distribuzione “in-terrompiamo la raccolta e realiz-ziamo le confetture; abbiamo ini-ziato con quella tradizionale, poisi sono aggiunte fragola e ciocco-lato e fragola e zenzero e ora stia-mo studiando nuove ricette”.“All’inizio eravamo un po’ spa-ventati perché siamo l’aziendache in Basilicata produce più aNord, mentre tutte le altre sonosulla fascia ionica, quindi vicinis-sime al mare. In realtà fin dal pri-mo anno abbiamo avuto grandirisultati, così abbiamo affiancatoaltri due soci produttori. Insiemequest’anno abbiamo fatto circa 15ha di frutti. Se riuscissimo a con-vincere nuovi produttori ad en-trare allargando la nostra compa-gine sociale sarebbe veramenteun doppio vantaggio per l’orga-nizzazione e la produzione. Cer-chiamo di essere un veicolo di en-tusiasmo perché riteniamo l’ag-gregazione un punto di forza chepossiamo giocarci come territorionei confronti della distribuzione”.

Le sorelle Francesca e Rosangela Appio con il padre

Territorio e innovazione Ricetta di Primo Sole per la GDO

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Rusticità, resistenza alle avver-sità, ottima qualità del frutto edelevata shelf life: queste le carat-teristiche che contraddistinguonola varietà Marisol di Viveros Ca-lifornia, una cultivar medio pre-coce a radice nuda che viene orapresentata anche al Sud in vaset-to 77. Da alcuni anni l’azienda spagnolasta studiando l’evoluzione dellapianta, da radice nuda a vasetto, ei risultati incoraggianti ottenutifino ad oggi l’hanno spinto a pro-varla in campo. E’ la Sicilia la pa-tria della varietà Fortuna in va-setto, regina indiscussa in fatto diprecocità e resa: per questo Vive-ros California ha scelto l’isola co-me area test.

I trapianti si sono svolti a fine set-tembre e nonostante il clima que-st’anno abbia influenzato pesan-temente tutto il comparto (si sti-ma che rispetto al 2021 siano ve-nuti a mancare 60 giorni di luce),l’azienda è riuscita a garantire unprimo picco produttivo per le fe-stività di Natale. “Ad oggi la pianta si presenta conun apparato fogliare ben formatocon molti frutti in fase di matura-zione e in fase di accrescimento,ed altri ancora in fase di emissio-ne, con una mortalità in campovicina allo zero”, spiega MarcoMagnani di Mia Sas, la societàche si occupa delle vendite in Ita-lia. “Tutti aspetti che fanno bensperare per il futuro”. “É ancora

presto per dare giudizi definitivi,ma se le piante in campo manten-gono lo stesso trend emerso dallearee test degli scorsi anni, i risul-tati finali, secondo gli auspici, po-trebbero premiare gli sforzi fattifino ad oggi ed elevare Marisol frale varietà preferite”.Viveros California è uno dei vivaidi piante di fragole e lamponi piùimportanti d’Europa: con oltrequarant’anni di sviluppo di pro-dotti e tecniche applicate alla pro-duzione di fragole e lamponi, pro-duce annualmente più di 100 mi-lioni di piante di fragole, oltre avari ortaggi e cereali.

Marisol in vasetto fa breccia al Sud

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Maria Ida Settembrino

Il valore della produzione com-mercializzata nel 2020 dalle Or-ganizzazioni di Produttori lucaneè stato circa 170 milioni di euro,rappresentando un terzo circa deltotale del valore della produzioneortofrutticola regionale che sfiorai 500 milioni di euro. Si è inter-rotto il percorso di lancio delmarchio unico dell’agroalimenta-re lucano e del riconoscimentoIGP per la produzione simbolodell’ortofrutta lucana quali oggisono la fragola di Basilicata, ilkiwi e il finocchio, insieme alleproduzioni storiche come le orti-cole (peperoni, carciofi, broccoli),pomodori, agrumi e le drupacee.Le prime oggi riguardano centi-naia di aziende ed interessano unterritorio di circa 2.000 ettari, ge-nerando fatturati che superano i300 milioni di euro. Un riconoscimento del marchioregionale di settore potrebbe fareda traino all’intero comparto.L’area produttiva più importantee dinamica è costituita dall’arcojonico metapontino, che, con unasuperficie di circa 28.000 ettari,

rappresenta circa il 50% dellaPLV agricola, concorrendoall’80% circa della produzione or-to-frutticola regionale, dati Alsia2021.Le produzioni frutticole della Ba-silicata, sempre secondo le anali-si di Alsia, Agenzia regionale perlo sviluppo e l’innovazione inagricoltura, rielaborando i datiISTAT, nell’anno 2021 vedonouna produzione totale di 75.679tonnellate di arance su una su-perficie totale di 3.797 ettari. Eancora, 43.737 ton. di albicocchesu 3.762 ha, 25.238 ton. di cle-mentine su 1.561 ha, 34.570 ton.di pesche su 1.862 ha, 24.126 ton.di nettarine prodotte su 1.010 ha,11.955 ton. di uva da tavola suuna superficie di 514 ha.Quanto all’orticoltura di Basilica-ta, sempre nel 2021, su un totaledi 342.336 tonnellate di produ-zione estesi su 11.554 ettari, l’areaorticola principale è sempre co-

stituita dall’arco ionico metapon-tino con oltre 5.000 ettari; a se-guire la Valle dell’Ofanto con cir-ca 3.500 ha in coltura principale edi secondo raccolto, ed infine l’Al-ta Val d’Agri con circa 3.000 ha. Tra le principali produzioni orti-cole vediamo 115.273 tonnellatedi pomodoro da industria su unasuperficie di 2.083 ha, 35.137 ton.di cavolo su 1.720 ha, 35.508 ton.di insalata su 1.561 ha, 19.935 ton.di finocchio su 793 ettari, 5.262ton. di di carciofi prodotti su 430ha. e, soprattutto, 34.930 ton. difragole in serra su circa 1000 ha. È sempre nel territorio del Meta-pontino, in Basilicata, che si con-tinua a distinguere la produzioneimportante che ha consentito alcomparto ortofrutticolo, negli an-ni, di aprirsi a mercati sempre piùvasti. Lo dobbiamo alle OP cheaggregano aziende e imprenditorie garantiscono la migliore orga-nizzazione dell’offerta lucana.

Vale 500 milioni di euro, 170 dei quali dal sistema organizzato.Stop al lancio del marchio unico dell’agroalimentare regionale e alriconoscimento IGP per fragola, kiwi e finocchio. Produzioni e dati

Business ortofrutta

LUCANIA TERRA VOCATA. Obiettivo aggregazione e distintività

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ACORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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“È forse arrivato il tempo di orga-nizzare un focus nazionale orto-frutta in Basilicata, come quelloche si tenne a Matera nel gennaiodel 2016, in occasione della quar-ta edizione dei Protagonisti del-l’Ortofrutta dal titolo emblemati-co L’ortofrutta riparte dal Sud”. Èl’opinione di Luca Braia (nella fo-to), consigliere regionale e già as-sessore all’agricoltura lucana. “Fu in allora che lanciai per la Ba-silicata l’idea di scommettere tut-to su sostenibilità, organizzazio-ne, innovazione. Di puntare a unpercorso di valorizzazione conuna azione forte comunicativa epromozionale, basata sulla rela-zione “cibo e salute” da realizzar-si in regione e in giro per l’Italia el’Europa, sfruttando anche ilbrand di Matera, a quei tempicandidata a capitale europea del-la cultura 2019”.“Il comparto - sottolinea Braia -ha continuato, in questi anni, a

crescere grazie alla spinta dei so-stegni legati ai bandi del Psr mes-si in campo dal 2016 al 2019. Egrazie alle filiere nazionali del2018. Negli ultimi tre anni, pur-troppo, sembra essere scomparsodalla scena regionale, nazionale einternazionale, come lo era primadella pandemia, quando la Regio-ne Basilicata e il DipartimentoAgricoltura seguivano le dinami-che di crescita delle aziende oltre

che la valorizzazione e la promo-zione delle produzioni agroali-mentari di eccellenza”.Nel 2022 saranno erogati 8,6 mi-lioni di euro per il rafforzamentoe lo sviluppo del sistema ortofrut-ticolo lucano alle imprese agrico-le per gli interventi previsti daiProgrammi Operativi delle 10 Or-ganizzazioni di Produttori orto-frutticoli (Op) e Associazioni diOrganizzazioni di Produttori(Aop) riconosciute dalla RegioneBasilicata, con un incremento del26% rispetto alla precedente an-nualità, legato a un consistenteaumento del valore della produ-zione commercializzata.Il futuro, però per Braia non puòche passare dal “potenziamento

Un medico al capezzale del setto-re primario: Vincenzo Baldassar-re (nella foto) è il nuovo assesso-re regionale all’Agricoltura dellaBasilicata. Nominato a metàmarzo, riceve il testimone daFrancesco Fanelli, che nella nuo-va giunta nominata dal presiden-te Bardi ha ottenuto la delega al-la sanità. Il rimpasto si è reso ne-cessario dopo che a inizio marzoil governatore aveva ritirato ledeleghe agli assessori per “lostallo politico” creatosi tra i par-titi del centrodestra che sosten-gono la giunta.Medico chirurgo, 64 anni, primadi essere eletto in consiglio regio-nale nel 2019, Baldassarre è sta-to dal 2000 al 2004 assessore ai

lavori pubblici e dal 2004 al 2019per tre mandati sindaco di SanChirico Nuovo (Pz). Il neo asses-sore all’agricoltura ha deciso dilasciare Fratelli d’Italia.“Inviamo i nostri migliori auguridi buon lavoro al consigliere del-la Regione Basilicata VincenzoBaldassarre per il complesso in-carico che lo attende nelle vestidi assessore all’agricoltura dellagiunta del presidente Vito Bar-

di”, hanno affermato i presidentidella Copagri Franco Verrascinae della Copagri Basilicata NicolaMinichino.“La Copagri Basilicata - affermail presidente della Federazione -è pronta sin da oggi a collaborareper far uscire l’agricoltura lucanadalle sabbie mobili nelle quali èimpantanata da tempo, strettanella morsa tra gli aumenti deicosti di produzione e l’incremen-to delle tariffe energetiche, tuttifattori che vanno a innestarsisulle problematiche ataviche chefrenano lo sviluppo del compartoe che si sono aggravati a seguitodel drammatico evolversi dellasituazione sul fronte geopoliticointernazionale”.

Baldassare nuovo assessore all’Agricoltura

“Così vogliamo diventare piattaforma mediterranea”

Esaltare i prodotti puntando sul binomio cibo-salute: il consigliere regionale Braia indica la via per il rilancio.

In arrivo 8,6 milioni di euro per il sistema-ortofrutta

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“È forse arrivato il tempo di orga-nizzare un focus nazionale orto-frutta in Basilicata, come quelloche si tenne a Matera nel gennaiodel 2016, in occasione della quar-ta edizione dei Protagonisti del-l’Ortofrutta dal titolo emblemati-co L’ortofrutta riparte dal Sud”. Èl’opinione di Luca Braia (nella fo-to), consigliere regionale e già as-sessore all’agricoltura lucana. “Fu in allora che lanciai per la Ba-silicata l’idea di scommettere tut-to su sostenibilità, organizzazio-ne, innovazione. Di puntare a unpercorso di valorizzazione conuna azione forte comunicativa epromozionale, basata sulla rela-zione “cibo e salute” da realizzar-si in regione e in giro per l’Italia el’Europa, sfruttando anche ilbrand di Matera, a quei tempicandidata a capitale europea del-la cultura 2019”.“Il comparto - sottolinea Braia -ha continuato, in questi anni, a

crescere grazie alla spinta dei so-stegni legati ai bandi del Psr mes-si in campo dal 2016 al 2019. Egrazie alle filiere nazionali del2018. Negli ultimi tre anni, pur-troppo, sembra essere scomparsodalla scena regionale, nazionale einternazionale, come lo era primadella pandemia, quando la Regio-ne Basilicata e il DipartimentoAgricoltura seguivano le dinami-che di crescita delle aziende oltre

che la valorizzazione e la promo-zione delle produzioni agroali-mentari di eccellenza”.Nel 2022 saranno erogati 8,6 mi-lioni di euro per il rafforzamentoe lo sviluppo del sistema ortofrut-ticolo lucano alle imprese agrico-le per gli interventi previsti daiProgrammi Operativi delle 10 Or-ganizzazioni di Produttori orto-frutticoli (Op) e Associazioni diOrganizzazioni di Produttori(Aop) riconosciute dalla RegioneBasilicata, con un incremento del26% rispetto alla precedente an-nualità, legato a un consistenteaumento del valore della produ-zione commercializzata.Il futuro, però per Braia non puòche passare dal “potenziamento

Un medico al capezzale del setto-re primario: Vincenzo Baldassar-re (nella foto) è il nuovo assesso-re regionale all’Agricoltura dellaBasilicata. Nominato a metàmarzo, riceve il testimone daFrancesco Fanelli, che nella nuo-va giunta nominata dal presiden-te Bardi ha ottenuto la delega al-la sanità. Il rimpasto si è reso ne-cessario dopo che a inizio marzoil governatore aveva ritirato ledeleghe agli assessori per “lostallo politico” creatosi tra i par-titi del centrodestra che sosten-gono la giunta.Medico chirurgo, 64 anni, primadi essere eletto in consiglio regio-nale nel 2019, Baldassarre è sta-to dal 2000 al 2004 assessore ai

lavori pubblici e dal 2004 al 2019per tre mandati sindaco di SanChirico Nuovo (Pz). Il neo asses-sore all’agricoltura ha deciso dilasciare Fratelli d’Italia.“Inviamo i nostri migliori auguridi buon lavoro al consigliere del-la Regione Basilicata VincenzoBaldassarre per il complesso in-carico che lo attende nelle vestidi assessore all’agricoltura dellagiunta del presidente Vito Bar-

di”, hanno affermato i presidentidella Copagri Franco Verrascinae della Copagri Basilicata NicolaMinichino.“La Copagri Basilicata - affermail presidente della Federazione -è pronta sin da oggi a collaborareper far uscire l’agricoltura lucanadalle sabbie mobili nelle quali èimpantanata da tempo, strettanella morsa tra gli aumenti deicosti di produzione e l’incremen-to delle tariffe energetiche, tuttifattori che vanno a innestarsisulle problematiche ataviche chefrenano lo sviluppo del compartoe che si sono aggravati a seguitodel drammatico evolversi dellasituazione sul fronte geopoliticointernazionale”.

Baldassare nuovo assessore all’Agricoltura

“Così vogliamo diventare piattaforma mediterranea”

Esaltare i prodotti puntando sul binomio cibo-salute: il consigliere regionale Braia indica la via per il rilancio.

In arrivo 8,6 milioni di euro per il sistema-ortofrutta

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della logistica e nella relazioneforte da consolidare con i porti diTaranto, Gioia Tauro e Napoli: laBasilicata può diventare base epiattaforma del Mediterraneo ecentro del nuovo mondo. I costidel trasporto, oggi per il 100%fatto su gomma, sono schizzatialle stelle, in particolare nel com-parto agroalimentare dove la logi-stica incide per oltre il 30% sulprezzo finale delle nostre produ-zioni agricole. Da questo dipen-derà un pezzo importante del fu-turo della terra di Basilicata”.“La sfida, lo ribadiamo da anni -incalza Braia - è realizzare la piat-taforma logistica di Ferrandina inval Basento, per agganciare contempi più celeri e costi più bassi imercati del centro nord d’Italia ed’Europa, grazie al trasporto surotaia. Per l’agroalimentare le no-stre 18.000 aziende lucane svi-luppano circa l’8% del Pil regio-nale che con l’export potrebbe ve-ramente decollare. Allora anchela istituzione della “Zona Econo-mica Speciale (ZES) Ionica Inter-regionale Puglia-Basilicata” devepoter assicurare la necessaria va-lorizzazione alle produzioni agri-cole locali di eccellenza, attraver-so la realizzazione di un hub logi-stico integrato nell’area della ValBasento”. E ancora: “Ormai non più rinun-ciabile è la realizzazione dellamappa delle vocazioni agricole diBasilicata, per orientare le scelteagronomiche degli agricoltori sulmodello della mappa vocazionaledel nocciolo fatta in collaborazio-ne con Ferrero, Ismea, Alsia e conil dipartimento regionale stesso.Con una politica energetica chesfrutta il gas regionale a sostegnodelle imprese, in particolare quel-le di stoccaggio, conservazione etrasformazione particolarmenteenergivore, possiamo diventarepolo attrattivo per le trasforma-zioni ortofrutticole anche della IVe V gamma”.Un obiettivo da raggiungere conla nuova PAC, secondo Braia, perdare reddito ai produttori delcomparto agricolo. (m.i.s)

Trattori in piazza contro la crisi

Oltre cento trattori in strada euna stalla montata per l’occasio-ne hanno fatto da cornice a mi-gliaia di agricoltori che si sono ra-dunati lunedì 21 marzo a Poten-za, nell’area antistante la RegioneBasilicata, per far sentire la vocedel settore primario in occasionedel Consiglio dei ministri europeidell’agricoltura chiamato a discu-tere di piano anticrisi e interventistraordinari dopo l’invasione del-l’Ucraina. Problemi messi sul tavolo nelcorso della manifestazione pro-mossa da Coldiretti: i prezzi inaumento per le famiglie, i com-pensi per gli agricoltori che “nonbastano neanche a coprire i costidi produzione”, l’aumento del co-sto dell’energia che strangola leimprese mettendo “a rischio col-tivazioni ma anche gli approvvi-gionamenti alimentari dei citta-dini”.Il presidente regionale di Coldi-retti Antonio Pessolani ha sottoli-neato la vocazione ortofrutticoladel Metapontino, che molto stasoffrendo gli effetti della crisi:“Sono 20mila le imprese agricolea rischio, cui fanno capo circa70mila occupati diretti”. “Non ci ha fermato il covid, ciprovano gli speculatori”, “No alla

guerra che aumenta la fame” e“non possiamo produrre in per-dita”, recitavano alcuni cartelli.Secondo la Coldiretti, “appare deltutto insufficiente l’annunciatoimpiego della riserva di crisi del-la PAC che per l’Italia significa unimporto inferiore ai 50 milioni dieuro i quali, anche se possono es-sere cofinanziati, sono assoluta-mente inadeguati a dare risposteconcrete alle difficoltà che stannosubendo aziende agricole”. Alla Regione Basilicata è statochiesto di usare “i finanziamentidelle compensazioni petrolifereper sostenere le imprese agrico-le”, al Governo interventi per farrispettare le leggi “contro le prati-che sleali nel commercio alimen-tare”.La Regione si è impegnata a “co-struire un pacchetto economicoche possa consentire di interveni-re velocemente per predisporredelle misure di aiuto per rispon-dere alle priorità messe in cam-po, a cominciare dalla ristruttu-razione del debito attraverso legaranzie gratuite di Ismea e unfondo di un rotazione regionale,per continuare poi con interventisui costi energetici, sul costo deltrasporto e della manodoperaagricola”.

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Il peperone di Senise, tra i simbo-li dell’orticoltura lucana, è unecotipo locale coltivato nella valledel Sinni. E’ da considerare il pro-dotto trainante tra quelli presentiin tale territorio, sia per le produ-zioni conseguite che per la sua ti-picità. Come emerge dal discipli-nare di produzione del prodottoIGP, la denominazione “Peperonidi Senise” è riservata a tre tipolo-gie: Appuntito, Tronco, Uncino. Iltipo appuntito, chiamato comu-nemente “a corna di toro” è quel-lo prevalente. La forma particola-re delle bacche, il basso contenu-to di acqua, la leggera e resistentecuticola esterna e la polpa moltosottile, lo differenziano dagli altritipi di peperone e ne permettonouna facile e naturale disidratazio-ne rendendolo adatto all’essica-zione. Il peperone di Senise IGP vienecommercializzato come prodottofresco oppure confezionato nellecaratteristiche “serte” ed essicca-to. Parte della produzione seccaviene destinata alla preparazionedel peperone macinato. Ancoralimitati i volumi: circa 300 ton-nellate di prodotto fresco IGP,che si traduce in circa 300 quin-tali di secco, il quale poi porta alfamoso “crusco”. Solo a Senise sicontano circa 60 ettari coltivati apeperone contro i 6-7 ettari cheospitavano tale produzione finoal 2020.“Attualmente sono 29 le impreseche producono IGP - spiega Enri-co Fanelli, presidente del Consor-zio di tutela che ha organizzatoun seminario con l’Agenzia Luca-na di Sviluppo e di Innovazione inAgricoltura (ALSIA) -. Un datopositivo considerando che nel2020 eravamo meno di dieci eche in mezzo c’è stato anche il dif-ficile periodo di emergenza pan-demica. L’aumento è sicuramentelegato alla misura regionale del

bando dedicato ai giovani im-prenditori in agricoltura: non acaso è cresciuta l’iniziativa giova-nile”.Il Consorzio, che nel 2016 ha ot-tenuto il riconoscimentoIGP riu-nisce produttori e confezionatoriper garantire il rispetto della col-tivazione tradizionale e la sua altaqualità riconoscibile e ritrovabilein ogni singolo ortaggio prodottoe/o trasformato. Per questo svol-ge attività di tutela, da un lato, epromozione, dall’altro, di tuttociò che riguarda i peperoni di Se-nise IGP sul territorio nazionaleed estero, anche tramite alcunispecifici servizi offerti a supportodelle attività dei consorziati.Anche per il 2022 ci si aspetta unulteriore incremento dei produt-tori, visto che la Regione Basilica-ta ha inserito il peperone Igp inuna ulteriore misura di finanzia-mento. “Stiamo mettendo in atto diversestrategie che puntano al migliora-mento della filiera - spiega il di-rettore dell’Alsia Aniello Crescen-

zi –. Nel primo anello, che è laproduzione, bisogna elevare i li-velli standard quantitativi perdue motivi: è necessario aumen-tare il reddito delle singole azien-de aumentando le produzioni edentrare nelle filiere legate allapiattaforme distributive e alle or-ganizzazioni di produttori”.Durante la scorsa annata agraria,intanto, l’ALSIA ha svolto unaprima indagine epidemiologicasul peperone di Senise IGP, nel-l’ambito del progetto Fitoconsult(Consulenza fitosanitaria, Mis. 3-2.1 del PSR), a seguito di una ri-chiesta di aziende produttriciaderenti al progetto, in collabora-zione con il Consorzio di tutela. L’indagine, avviata in avanzatafase di vegetazione, ha riguardatole principali problematiche fito-sanitarie della coltura in campocon particolare attenzione ai fito-fagi ed agli agenti di malattie vi-rali, mediante osservazioni visive,monitoraggio con trappole a fero-moni e diagnostica di laboratoriosu campioni.

Più peperone di Senise Investono anche i giovani

Sono 29 le imprese nel circuito dell’IGP, con 300 tonnellate in parte lavorate per generare il “crusco”. Migliorare i rapporti

di filiera e aumentare la redditività i due obiettivi futuri

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Emanuele Zanini

Prosegue senza particolari intop-pi, nonostante le difficoltà econo-miche e geopolitiche generali -dall’aumento dei costi delle mate-rie prime alla guerra in Ucraina -il trend del comparto dei piccolifrutti. E le imprese guardano conun certo ottimismo anche al2022.

SANT’ORSOLA:“MERCATO DINAMICO”La conferma arriva da una delleprincipali realtà italiane nel cam-po dei berries come Sant’Orsola.Per il gruppo trentino anche il2021 si è confermato di grandecrescita per la categoria, sia a va-lore sia a volume. “Abbiamo chiu-so l’anno con un aumento a duecifre nel consumo medio su tuttele referenze”, affermano dall’a-zienda di Pergine Valsugana. “Icanali principali in cui sviluppia-mo il nostro business si confer-

mano GDO e mercati all’ingrosso.Inoltre, guardiamo con interesseal canale online. Nonostante gliaumenti delle materie prime e lapreoccupante situazione relativaal conflitto in Ucraina, cerchiamodi guardare avanti con ottimi-smo, con l’augurio che tali situa-zioni si rimarginino. In questiprimi mesi dell’anno – aggiungo-no dal quartier generale dell’im-presa trentina – stiamo comun-que sviluppando volumi in positi-vo e ci prepariamo all’inizio dellastagione nel Sud Italia”.Per quanto riguarda nello specifi-co la produzione, in primaveracontinuerà la fase di consolida-mento nel mercato del mirtillo aresiduo zero, attraverso tre spe-ciali packaging, tra cui un cestinocompletamente plastic-free, com-

posto da carta e cellulosa traspa-rente. Inoltre riprenderanno lecollaborazioni con influencer se-lezionati per la valorizzazione delprodotto e per il coinvolgimentodella community online. “Il pro-getto Residuo Zero, che ci ha re-stituito feedback entusiasmanti,sia dalla campagna, sia dallacommercializzazione – precisanodalla cooperativa agricola – rap-presenta gli sforzi e l’impegno deinostri soci e dell’intero ecosiste-ma Sant’Orsola per proporre pro-dotti sostenibili e innovativi, esempre più attenti ai bisogni del-le persone. Infatti, durante il pro-cesso di acquisto, il consumatoreprende in considerazione fattoriche vanno oltre la qualità intrin-seca del prodotto e li contestua-lizza più di frequente, all’interno

Ampi margini di crescita per chi investe e innova

Le imprese guardano con un certo ottimismo ai prossimi mesi nonostante le difficoltà economiche e geopolitiche. La parola ad

alcuni dei principali player che svelano le loro strategie

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di una matrice di sostenibilità. Inaltre parole, per le persone diven-ta importante conoscere quantoquel brand sia virtuoso, ad esem-pio, nella scelta delle tecniche diproduzione, di packaging piùgreen oppure di comunicazionetrasparente”.“Siamo certi che il numero dellefamiglie italiane che acquisteran-no piccoli frutti sia destinato ad

aumentare - si prosegue daSant’Orsola - specialmente sulmirtillo. Il settore dei piccoli frut-ti infatti ha un grande potenzialedi espansione, sia dal punto di vi-sta produttivo, sia dal punto di vi-sta di posizionamento di mercato,soprattutto in alcune zone dellapenisola in cui lamponi, more emirtilli sono tradizionalmenteancora poco conosciuti”.

Ma per aumentare la notorietà eil tasso di penetrazione “sono ne-cessari investimenti di marketinge comunicazione, specialmente ascaffale, con mirati progetti di ca-tegory: i piccoli frutti infatti, ten-dono a qualificare il punto vendi-ta e a rendere il display più attrat-tivo per lo shopper”. “Un fenomeno interessante che èemerso dalle nostre ricerche - ag-giungono da Sant’Orsola - è che ilconsumatore di piccoli frutti èestremamente fedele alla catego-ria: difficilmente li sostituisce conun altro tipo di frutta. Se non litrova a scaffale, è più facile che siorienti su uno snack dolce”.Nei mercati del Nord-Italia, infi-ne, Sant’Orsola nota “una genera-le segmentazione dello scaffale, elo sviluppo di nuovi formati, ma-teriali, origini, ma anche di nuovibrand e private label: come azien-da, stiamo ripensando alla nostraofferta in termini di linea di pro-

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dotto e questo significa concen-trare maggiormente l’attenzionesulle esigenze dei consumatoriche si rivolgono ad uno specificocanale”.

BERRYWAY: NUOVEVARIETÀ IN ARRIVOAnche in Berryway - progetto vo-luto e realizzato da quattro azien-de, tra cui RK Growers e OrtofruitItalia, che garantisce piccoli frutti12 mesi all’anno - aleggia un cer-to ottimismo sul settore, sebbenenon manchino le incognite detta-te da pandemia, caro energia ematerie prime, guerra.Carlo Lingua, presidente del Con-sorzio, conferma uno scenario fa-vorevole con un mercato prontoad accogliere più volumi: “Glispazi per aumentare i consumi cisono tutti: parliamo di prodottiche fanno bene alla salute, sonofacili da mangiare e attirano an-che i giovani”. Il gruppo è al lavo-

ro su nuove varietà di mirtilli,more, lamponi e fragole puntan-do ad un ulteriore miglioramentodelle qualità organolettiche deiprodotti. “Lavoriamo per imple-mentare il livello qualitativo ga-rantendo frutta di fascia pre-mium grazie a un’attività costan-te su gusto, shelf life e pezzatura”.Il gruppo punta in particolare sutre regioni italiane: Puglia con 20

ettari, Calabria con 4 ettari (ma increscita) e Sicilia, dove si sta defi-nendo un progetto per 20 ettaridi piantagioni. “Il piano è di arri-vare a 200 ettari in alcuni anni”.A queste tre aree si aggiungequella “storica” del Piemonte, do-ve sono confermati i 150 ettari dimirtilli e i 70 di lamponi.Per quanto riguarda la stagione,“chi ha lavorato e lavora sullaqualità e sulle nuove varietà puòguardare con fiducia al futuro. Laproduzione nazionale è in cresci-ta e il posizionamento sul merca-to dei piccoli frutti risente di unaconcorrenza sempre più dettatada quotazioni e da operatori noncoinvolti nella produzione chenon soffrono se i prezzi non co-prono i costi”.“La disgregazione dell’offerta ètale che alcuni clienti non fannoche aspettare il prezzo più basso”,osserva Lingua. “Il consumatore,se messo in condizione di sceglie-

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re, può optare per un prodottopremium ma, purtroppo, nellaGDO regna un po’ di confusione.Va riconosciuto tuttavia che alcu-ne insegne stanno lavorando be-ne in questa direzione, offrendouna gamma molto ampia di refe-renze che permette al consumato-re di scegliere. Mele e pomodorici insegnano che è possibile seg-mentare l’offerta, a beneficio ditutti”.Non mancano tuttavia le proble-matiche, a partire dalla scarsa di-sponibilità di manodopera: “Ilproblema è generale, non riguar-da solo l’Italia e si farà sempre piùsentire”. Inevitabile poi citarel’aumento dei costi delle materieprime, “a tutti i livelli”, dice Lin-gua: “Imballaggi, fertilizzanti, fi-tosanitari, elettricità ma anche imateriali per le coperture di pro-tezione per la produzione. Note-vole incremento anche per il ga-solio utilizzato sia per la produ-

zione che per il trasporto dei pro-dotti nelle varie destinazioni”.Sul fronte della sostenibilità, l’im-prenditore puntualizza che “i pro-dotti non sono mai stati così sani,domani lo saranno ancora più dioggi e dopodomani saranno an-cora più sani del giorno prima”.Per quanto riguarda la guerra,per Lingua è ancora difficile valu-tare il suo reale impatto sul mer-cato interno e su quello interna-zionale: “La produzione extra eu-ropea destinata alla Russia que-st’anno invaderà i nostri Paesi,quindi potrà appesantire la ven-dita. Con una situazione simile lapreoccupazione è grandissima.C’è il rischio che l’intero settoresalti. La politica dovrebbe faremeno demagogia ed essere piùpreparata. Lo stesso, in molti ca-si, vale per gli organismi di cate-goria. Dobbiamo pensare al futu-ro e progettare cosa vogliamo es-sere tra 10, 15 e 20 anni”.

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re, può optare per un prodottopremium ma, purtroppo, nellaGDO regna un po’ di confusione.Va riconosciuto tuttavia che alcu-ne insegne stanno lavorando be-ne in questa direzione, offrendouna gamma molto ampia di refe-renze che permette al consumato-re di scegliere. Mele e pomodorici insegnano che è possibile seg-mentare l’offerta, a beneficio ditutti”.Non mancano tuttavia le proble-matiche, a partire dalla scarsa di-sponibilità di manodopera: “Ilproblema è generale, non riguar-da solo l’Italia e si farà sempre piùsentire”. Inevitabile poi citarel’aumento dei costi delle materieprime, “a tutti i livelli”, dice Lin-gua: “Imballaggi, fertilizzanti, fi-tosanitari, elettricità ma anche imateriali per le coperture di pro-tezione per la produzione. Note-vole incremento anche per il ga-solio utilizzato sia per la produ-

zione che per il trasporto dei pro-dotti nelle varie destinazioni”.Sul fronte della sostenibilità, l’im-prenditore puntualizza che “i pro-dotti non sono mai stati così sani,domani lo saranno ancora più dioggi e dopodomani saranno an-cora più sani del giorno prima”.Per quanto riguarda la guerra,per Lingua è ancora difficile valu-tare il suo reale impatto sul mer-cato interno e su quello interna-zionale: “La produzione extra eu-ropea destinata alla Russia que-st’anno invaderà i nostri Paesi,quindi potrà appesantire la ven-dita. Con una situazione simile lapreoccupazione è grandissima.C’è il rischio che l’intero settoresalti. La politica dovrebbe faremeno demagogia ed essere piùpreparata. Lo stesso, in molti ca-si, vale per gli organismi di cate-goria. Dobbiamo pensare al futu-ro e progettare cosa vogliamo es-sere tra 10, 15 e 20 anni”.

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Sant’Orsola lancia il lampone Re-siduo Zero, prodotto dalla societàcooperativa agricola trentina: “Èil primo in Italia ed è certificato”,assicurano dall’azienda di Pergi-ne Valsugana. “Un gustoso frutto clean ricco disapore, in linea con l’elevatostandard di qualità tipico e tradi-zionale dell’azienda produttrice”,aggiungono. “Il lampone RZSant’Orsola è totalmente italia-no, ottenuto esclusivamente dal-la varietà Lagorai Plus, di pro-prietà e brevettata ad uso esclusi-vo dei soci della cooperativa. Ècertificato CSQA e dunque allaraccolta non può essere rilevatala presenza di prodotti fitosanita-ri, nel pieno rispetto di quantoprevisto dal disciplinare delCSQA”.Dal mese di aprile è sugli scaffalidella grande distribuzione orga-nizzata e nei migliori negozi diortofrutta della penisola: “Saràdisponibile nel tradizionale cesti-no coperchiato in materiale rici-clato e riciclabile, nelle praticheconfezioni da 125 grammi. Dopoil mirtillo RZ lanciato lo scorsoanno, Sant’Orsola allarga ora lafamiglia con il lampone, ma con-tinuerà a proporre novità esclusi-ve al mercato e ai consumatori”.Il lampone RZ della cooperativaviene coltivato dai soci in alcuniterritori particolarmente vocatidel Sud, in Sicilia ed in Calabria,su una ventina di ettari dove imetodi di produzione sono total-mente rispettosi della natura eseguono rigidi protocolli di lottaintegrata.I soci sanno che difendere la na-tura garantisce la qualità. Con-cetto sviluppato dal direttore ge-nerale della società cooperativaMatteo Bortolini alla presenta-zione del nuovo RZ. “Questo lam-pone è frutto della naturale evo-luzione della nostra visione com-

plessiva. I nostri piccoli frutti aresiduo zero non sono l’unicoobiettivo della società cooperati-va, ma una naturale evoluzioneche si sviluppa in molteplici dire-zioni. E rappresentano un suc-cesso indiscutibile vista l’ottimaaccoglienza riservata l’anno scor-so al nostro primo mirtillo RZ”.Il lampone RZ è il risultato di 15anni di ricerche effettuate nelcampo sperimentale aziendaleattivo sull’altopiano trentino del-la Vigolana, i cui risultati sonotrasferiti ai soci produttori che lipraticano nei campi di loro pro-prietà.“Produrre il lampone RZ ha ri-chiesto la somma di molte com-petenze acquisite dall’intero staffdi ricercatori e sperimentatoridella società agricola guidati daGianluca Savini, responsabile delgruppo assistenza, tecnica, ricer-ca e sviluppo. La varietà LagoraiPlus è stata scelta tra le numero-sissime esistenti al mondo per-

ché prodotta e sperimentata incooperativa, resistente e mag-giormente adattabile”.“Il residuo zero è una modalità difrontiera avanzata”, concludeSant’Orsola. Garantisce la insus-sistenza di residui da fitofarmacinel frutto in vendita ovvero la suasalubrità. La produzione di que-sto tipo di lampone rispettaquanto previsto dal DDTP 021-5del 03/11/2016 ed è certificata daCSQA, ente accreditato e ricono-sciuto dal Ministero delle politi-che agricole, alimentari e foresta-li. CSQA esercita la leadershipnazionale nel settore agricolturaed è il primo ente italiano accre-ditato nel food. Certifica che il re-siduo di fitofarmaci nel lamponeresiduo zero è inferiore al limiteminimo quantificabile ovvero èinferiore a 0,01 parti per milione,secondo metodi standard euro-pei di misura praticati, ricono-sciuti e validati dalle autoritàcompetenti”. (e.z.)

Residuo zero per il lamponeLa new entry di Sant’Orsola

Dopo 15 anni di ricerca la Cooperativa agricola trentina lancia un prodotto certificato presente da aprile sugli scaffali della GDO

“Vogliamo replicare il successo ottenuto dai mirtilli”

La confezione della new entry di Sant’Orsola: il lampone a residuo zero

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MONDO

La Francia sollecita una revisionedella strategia Farm to Fork. Loha annunciato il presidente dellaRepubblica, Emmanuel Macron(nella foto), durante la manife-stazione per la presentazione uf-ficiale del suo programma in vi-sta delle elezioni di aprile. Secon-do Macron, gli orientamenti del-la Commissione porterebbero aduna contrazione del 13% dellaproduzione agricola europea.“Gli obiettivi devono essere rivi-sti - ha sottolineato - perché innessun caso l’Europa può per-mettersi di produrre di meno”. Ilconflitto in Ucraina ha evidenzia-to che è rischioso affidarsi alleimportazioni dai Paesi terzi percoprire il fabbisogno interno dibeni essenziali. La situazione inatto, inoltre, può anche innescarevere e proprie crisi alimentari inMedio Oriente e in Africa più di-pendenti dai prodotti agroali-mentari in arrivo da Ucraina eFederazione Russa.“L’Europa - ha sottolineato Ma-cron, pur senza fare espliciti rife-rimenti alla riforma PAC - deveessere in grado di rispondere aqueste sfide per sé e per i propripartner”. Al riguardo, la Com-missione avrebbe avviato contat-ti informali con le delegazioni de-gli Stati membri, per valutarel’opportunità di modificare i pia-ni strategici già elaborati. La revi-sione aprirebbe con tutta proba-bilità la strada ad un rinvio delladata di entrata in vigore, il 1 gen-naio 2023, della nuova PAC. Invia ufficiale, comunque, l’Esecu-tivo della UE ha reso noto chepresenterà una comunicazioneriguardante la sicurezza alimen-tare e le iniziative da assumereper rafforzare la resilienza del si-stema agroalimentare. Il mondoagricolo francese ha accolto confavore le dichiarazioni program-matiche di Macron.

“È essenziale - ha fatto sapere laFNSEA, la principale organizza-zione delle imprese agricole fran-cesi - produrre di più e in modosostenibile per ridurre la dipen-denza dalle importazioni”. Al dilà degli obiettivi in ambito euro-peo, va ricordato che negli ultimitempi sono state adottate dal go-

verno francese importanti deci-sioni per il settore agricolo. È sta-ta rivista la normativa sulle cala-mità naturali, con una dotazionepubblica che passa da 300 a 600milioni di euro per ridurre, inprimo luogo, il costo delle polizzeassicurative, come riportato daAgrisole.

La PAC entra nella campagna elettorale francese e le parole del presidente hanno un immediato effetto positivo.

Contatti informali tra gli Stati per modificare i piani strategici

Farm to Fork da rivedereParola di Emmanuel Macron

In Marocco, il prezzo dei pomo-dori è lievitato a causa del costodell’energia, della siccità, disquilibri nel mercato interno, maanche a causa dei volumi espor-tati.Per controllare questa impenna-ta dei prezzi, si stanno limitandole esportazioni di pomodoro. Inbase a quanto riportato dai me-dia marocchini, le esportazionidi pomodori sono state ridotteper contenere il rincaro dei prez-zi prima del mese di Ramadan (2aprile - 2 maggio). Questa misu-

ra temporanea dovrebbe riguar-dare soprattutto i pomodori ton-di, i più consumati nel Paese.La decisione dovrebbe avere im-patto soprattutto sulle esporta-zioni verso l’Europa, dove il Ma-rocco spedisce circa 430 milatonnellate di pomodori all’anno.In Marocco il prezzo dei pomo-dori è più che raddoppiato inmarzo. Il rialzo sarebbe statocausato anche dalla molteplicitàdegli intermediari e dalla loropropensione ad occuparsi delleesportazioni.

Pomodori, frena l’export del Marocco causa rincari

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MONDO

Mariangela Latella

Con la la guerra in Ucraina ed ilconseguente blocco di due mer-cati come Ucraina e Bielorussia,oltre che della stessa Russia (giàferma dall’embargo del 2014),l’attesa saturazione del mercatoeuropeo fa prevedere ad Ane-coop, il principale esportatorespagnolo di frutta e verdura conpiù di 800 mila tonnellate dimerce venduta ogni anno, che so-lo una quota tra il 70 e l’80% del-la propria produzione sarà ven-duta. La previsione riguarda sia ilmercato nazionale che quello del-l’Unione.“La perdita concreta la valutere-mo presto - ha detto Alejandro

Monzón, presidente di Anecoop,nella conferenza stampa che si ètenuta il 25 marzo, subito dopol’assemblea generale del Gruppo-. Stiamo avendo seri problemicon la logistica con la conseguen-za che dobbiamo rivolgerci aduna moltitudine di operatori di-versi per riuscire a mantenere lenostre quote sul mercato euro-peo. Il grande problema dei con-tainer sui noli delle navi è chequeste ultime vengono sovracca-ricate a causa dei prezzi esosi ren-dendo difficile la gestione del tra-sporto navale dei container”.Contemporaneamente si regi-strano, stando alle cronache spa-gnole, anche problemi a montedella filiera produttiva con prote-

ste sempre più insistenti dei pro-duttori agricoli strozzati dall’au-mento dei costi.“I nostri produttori - ha tuttaviaprecisato Monzón - sono sempreremunerati adeguatamente, anziquest’anno registriamo la mag-giore remunerazione mai avutaprima. Ma, considerata la difficilesituazione geopolitica e di merca-to, è anche importante che partedel risultato della cooperativa siadestinato alla capitalizzazione dimodo da potere attutire bene i

Ucraina e Bielorussia bloccate,mercato europeo saturo.

I riflessi sul colosso spagnolo

Anecoop a causa della guerrarischia un calo tra il 20 e il 30%

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colpi delle congiunture negativedi mercato, come quella che stia-mo affrontando senza tentenna-menti nonostante la grave incer-tezza. Si tenga presente che ilvantaggio per i produttori asso-ciati ad Anecoop è di beneficiaredi una serie di servizi gratuiti in-dispensabili per il mercato”.Tra le novità emerse da questaassemblea, c’è l’imminente avviodi una grande campagna di co-municazione internazionale, a cuiaderiscono istituzioni provenien-ti da vari Paesi europei, inclusal’Italia, destinata a fare usciredall’ombra delle commodities gliagrumi che, forse peggio di tuttigli altri prodotti ortofrutticoli,soffrono della saturazione delmercato europeo, saturazioneche li porta alla ricerca continuadi nuove destinazioni di mercato.Complessivamente i mercati rus-so, bielorusso e ucraino, valevanoper l’export spagnolo un fatturato

(perso) di 18 milioni di euro di cui7,5 milioni, solo per l’export di vi-no. Se la campagna agrumicola èstata toccata in parte dal nodogeopolitico scoppiato a fine feb-braio, la campagna del vino, at-tualmente nel pieno, ne risentiràpesantemente con previsioni diperdite dell’intero fatturato gene-rato in quei Paesi.“Quello che manca è una politicaagroalimentare europea - rilanciaMonzón -. Non solo per fare sìche si concorra tutti ad armi pari,ma anche perché l’Europa sia l’u-nico interlocutore per gli accordibilaterali con i Paesi Terzi, accor-di di cui poi beneficeranno tutti iPaesi dell’Unione, senza bisognodi avventurarsi singolarmente infarraginose ed annose negozia-zioni sulle barriere fitosanitarie osulla regolamentazione della ca-tena del freddo”.All’assemblea generale di Ane-coop hanno partecipato più di

cento membri provenienti da tut-ta la Spagna. La cooperativa hachiuso l’esercizio 2021 con un fat-turato di 790,3 milioni di euro, il2,6% in più rispetto all’anno pre-cedente, mentre se si guarda ilfatturato consolidato di tutte lesocietà del Gruppo si raggiungo-no i 994 milioni di euro, il 3% inpiù rispetto all’anno precedente.Le vendite in volume, con845.410 tonnellate, sono aumen-tate del 2,4% rispetto all’annoprecedente, mentre le venditeconsolidate, che hanno superatoil milione di tonnellate, sono ri-maste invariate. Il gruppo Ane-coop è attualmente composto da70 cooperative di frutta, verdurae vino e aziende associate in tuttala Spagna. Durante l’esercizio2021, due nuovi membri hannoaderito: Hortofrutícola Costa deAlmería e la cooperativa navarre-se Bodegas San Martín.Il direttore Joan Mir si è rivolto,nel corso dell’evento, anche alleistituzioni chiedendo il loro so-stegno “affinché l’agricoltura pos-sa tornare sulla strada della com-petitività grazie alla fiducia e almiglior clima e migliore terra perprodurre i migliori prodotti. Ènecessario ripensare la strutturaattuale, per la quale è urgente uncambio di mentalità. Solo un set-tore redditizio sarà attraente per igiovani e favorirà un passaggiogenerazionale di successo”.

Il direttore generale Joan Mir e Alejandro Monzón, presidente di Anecoop

Dei visti rilasciati dal Regno Unito ai lavoratori sta-gionali nel 2021, circa due terzi sono stati rilasciatia lavoratori ucraini. L’attuale situazione in Ucrainaavrà inevitabilmente ripercussioni sul reclutamentonelle aziende agricole britanniche.In base alle statistiche sull’immigrazione dell’HomeOffice, il Ministero dell’Interno, riporta il FinancialTimes, nel 2021 sono stati concessi a cittadini ucrai-ni quasi 20 mila visti per lavoratori stagionali, il67% del totale. I cittadini di nazionalità ucraina so-no stati i secondi più numerosi, dopo quelli indiani,tra coloro che hanno ottenuto un visto di lavoro nelRegno Unito nel 2021, quasi esclusivamente per vi-sti di lavoro stagionale.

“Per la maggior parte degli ultimi 15 anni, il grossodei lavoratori migranti arrivati nel Regno Unitoproveniva dai Paesi dell’Unione Europea. Ora lastragrande maggioranza proviene da Paesi extraco-munitari. I dati mostrano quanto le aziende agrico-le britanniche si siano affidate ai lavoratori ucrainiin particolare”, ha commentato Madeleine Sump-tion, direttore dell’Osservatorio delle migrazionidell’Università di Oxford.La situazione in Ucraina fa temere grosse interru-zioni nel flusso di lavoratori stagionali. Alcuneagenzie di reclutamento si stanno rivolgendo ad al-tri paesi come la Mongolia, il Tagikistan e le Filippi-ne.

Timori in UK, ucraini due terzi degli stagionali

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L’innovazione greendi un’azienda

che viene da lontanoPAG.31

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