D IZ ION ARIC - BIblioteca NApoletana

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D IZ I O N A RIC RAGIONATO UNIVERSALE D 1 STORIA NATURA LE CONTENENTE LA STORIA pEGLI ANIMALI, vEGETABILI, E MINERALI E quella de'Corpi celesti, delle Meteore, e degli altri principali Fenomeni della Natura: e coLLA STORIA, E DESCRIZIO?NE DELLE DRooHE sEMPLtor TRATTE DAI TRE RECNI E l'esposizione dei loro usi nella Medicina, nella domestica, e campestre Economia, - e nelle Arti, e ne' Mestieri: con uNA TAvoLA DEI NoMI LATIN1, 1TALIANI , E FRANCESI DE1 vAR7 ARTIcoLI : OPERA DEL SIGNOR VALMONT D I B O MA RE MEMBRo DELLE PRINCIPALI AccADEMIE ec. ec. TRADOTTA DAL FRANCESE Sulla quarta edizione dell'Autore, e di nuovo accresciuta - ToMo TRIGEsIMoNoNo. V O N .- ZY Z V » e' - R O MI A MI D CC C I V. Presso Michele Puccinelli a Tor Sanguigna. con licenza de' Superiori.

Transcript of D IZ ION ARIC - BIblioteca NApoletana

D IZ IONARICRAGIONATO UNIVERSALE

D 1

STORIA NATURALE

CONTENENTE LA STORIA

pEGLI ANIMALI, vEGETABILI, E MINERALI

E quella de'Corpi celesti, delle Meteore, e degli

altri principali Fenomeni della Natura: e

coLLA STORIA, E DESCRIZIO?NE

DELLE DRooHE sEMPLtor TRATTE DAI TRE RECNI

E l'esposizione dei loro usi nella Medicina,

nella domestica, e campestreEconomia, -

e nelle Arti, e ne' Mestieri:

con uNA TAvoLA DEI NoMI LATIN1, 1TALIANI ,

E FRANCESI DE1 vAR7 ARTIcoLI :

OPERA DEL SIGNOR

VALMONT D I BOMARE

MEMBRo DELLE PRINCIPALI AccADEMIE ec. ec.

TRADOTTA DAL FRANCESE

Sulla quarta edizione dell'Autore, e di nuovo accresciuta -

ToMo TRIGEsIMoNoNo.

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R O MIA MI DCCC IV.

Presso Michele Puccinelli a Tor Sanguigna.

con licenza de' Superiori.

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DizioNAR 1o RAGIoNATo

DI STORIA NATURAL E.

3333333

v o N

V OND-SIRA . Animaletto dell'isola di Ma

dagascar, simile alla donnola, di un color ros

so bruno; ama molto il miele ed esala un forte

odore di muschio . Il Vond-Sira è il Vansiro;

Vedete quest'ultima parola .

---

VONTACA . Grand' albero delle Indie Orien

tali, il frutto del quale porta il nome di coto

gno di Bengala . E'l'Arbor cucurbitifera di Ray.

Il Vontaca è guarnito di una quantità grande di

ramoscelli spinosi ; le foglie, unite a tre per tre

sopra una medesima coda, sono rotonde , denta

te nel giro , rilucenti e odorose: i fiori sono at

taccati , in numero di sette, sopra un pedunco

lo, composto di cinque petali bislunghi , ed han

no un grato odore : a questi fiori succedono frut

ti composti di due corteccie ; la prima è verda

stra e sottile; la seconda è dura, lignea e quasi

ossea : la polpa del frutto è viscosa, giallastra,

di un sapore agro dolce ; e vi si trovano semi

bislungi, bianchi e pieni di un sugo gommoso

trasparente. Questo frutto, tanto maturo quanto

acerbo , si fa in confezione con lo zucchero o

B.om.T.XXXIX. A COI

2 V O R

con l'aceto, si mangia con piacere, e si usa an

cora contro lo scioglimento di ventre ,

VORACE , Lat, Vorax . Si disegnano con

questo nome gli animali che l'appetito induce a

mangiar carne di ogni sorte, anche quella degli

animali della propria specie . Nella specie deipe

sci, i lucci e principalmente tutti i cani di mare,

sono animali Voraci per eccellenza. Vedete ades

so l'articolo Carnivoro .

VORTICE , Lat. Vortex . Franc. Tourbillon

d'eau . E' un gorgo, o una quantità grande di

acqua che si osserva in alcuni mari, e che si av

volge rapidamente, formando una specie di vuo

to nel mezzo. La causa ordinaria di questi Vor

tici viene da una cavità grande, dalla quale l'ac

qua del mare viene assorbita e si precipita in

qualche altro serbatoio . Vedete gli articoli Cor

renti, Mare, ragdno, Tempesta, Venti, Gorgo,

Aria, Acqta . ..

Nella Filosofia di Cartesio, s'intende perVor

tici una collezione di particelle di materie tenuis

sime, che si muovono tutte insieme intorno a

un'asse ad esse comune , mentre ciascuna in par

ticolare gira separatamente intorno a un centro

che ad essa è proprio . Per esempio, il Vortice

nel quale noi siamo è composto del sole , dei

pianeti che gli girano intorno e delle lune parti

colari che girano intorno alla Terra, a Giove ed

- a Saturno , Consultate la Filosofia di Descartes e

gli articoli Pianeta ed Elementi del presente DizioIlarIO .

-

. .

VORTICELLO, Vedete all'articolo zoofito.

VO

U O V 3

VOSAKAN o VOSACAN . Vedete all'articolo

Erba del Sole.

VOSSE. Specie di tasso di Madagascar. Vede

te Tasso .

VOTOMITO dei Galibi, Lat,, Votomita Guia

mensis , Aubl. Pretendono alcuni Autori che il

Votomito sia il Clusia Venoso , Clusia Venosa .

Vedete Clusia, e Paletuviere di Monte .

VOTOMOS dell'Isola di Scio, Pistacia Chia,

Juss. è il pistacchio di Scio. Vedete l'articolo Pistacchio.

UOVA DIMARE, Lat, Carnumi , Fran, Oeuf

de Mer. Vedete Microscomo .

zova di Pesce o Frega , Lat. TPiscium soboles ,

Fran. Fray ou Frai. Vedete l'articolo Pesce .

2ova di TPietra o TPietra Ovaria , Fran. Oetfs

de pierre ou Pierre ovaire . Nome che si dà a

una pietra composta di granelletti, grossi come

capi di spille ; Vedete Cencriti, Meconiti , e Pi

soliti, e principalmente la parola Oaliti. Vi sono

Autori che hanno dato il nome di Uovo di pie

tra a un riccio fossile o petrificato. Vedete Echi

miti .

2ova di Vacca e di Camozza, Fran. Oeuf de

Vache et de Chamois. Vedete Egagropilo.

UOVO, Lat. Ovum, Fran. Oeuf. Si dà questo

nome a un corpo composto ed organico, general

mente di una forma ellittica, e che fanno le femmi

ne degli uccelli, dei pesci, delle lucertole, della

maggior parte dei serpenti e degl' insetti . Si dice

ordinariamente : 2'ovo di gallina, 2ovo di testuggi

ne, 2ovo di carpione, 2ovo di formica, 2ovo di

A 2 Str

4 U O V

serpente, 2ovo di cocodrillo, etc. Tutti gli anima

li ovipari producono un corpo organico simile ;

ed è una specie di scrbatojo che contien l' em

brione e la sostanza destinata a servirgli di pri

mo alimento ; ma alcuni covano le proprie Uo

va fecondate nel seno , della madre , e le fanno

schiudere , mediante il calore della incubazione ;

tali sono gli uccelli : altri le depongono in fon

do alle acque , per essere in progresso vivificate

dai maschj e perfezionate nello stesso elemento;

tali sono i pesci propriamente detti : altri final

mente fanno l'Uova fecondate , nel seno della

madre , in un luogo in cui , quando vengono a

schiudersi pel calore dell'atmosfera, l'animale re

centemente nato trova di che alimentarsi ; tali

sono, per la maggior parte, gl' insetti che nasco

no rettili e finiscono coll'esser volatili; tali sono

ancora le lucertole, le testuggini e la maggior

parte dei serpenti.-

La parte della femmina in cui si forma l'Uo

vo, si chiama Ovaja. Le femmine di tutti gli ani

mali ovipari possono deporre l'Uova, come i

gallinacei, o spargerle sull'acqua, come i pe

sci, o covarle; ma quest'Uova non produrranno

nulla se non sono fecondate dall'approssimazio

ne più o meno immediata del maschio : così la

gallina fa comunemente Uova sterili, le quali col

la medesima forma e colla medesima struttura ap

parente , hanno ciò non ostante differenze gran

di nell' interno ; spesse volte certe gallinette fan

no Uova piccole, che non hanno torlo, e che

il volgo superstizioso o ignorante, portato al

lIl2

U O V 5

saranzana

maraviglioso , o per pregiudizio dicducazione ,

attribuisce falsamente al gallo. Quest'Uova si

chiamano vova bianche, e benchè covate » non

danno alcun prodotto. Vedete all'articoloGallo ,

l'estratto di una Memoria del Sig. della l'eyronie»

stampato nella Storia dell'Accademiadelle Scien

ze , anno 171o , sotto il titolo diosservazioni

sull’ vova di gallina senza torlo, che si chiamano

volgarmente 2ova di gallo.

L'Uovo d'uccello, fecondato o non fecondato»

si distacca sotto la forma di un globetto giallo

dal grappolo che si chiama Ovaja , acui era

dapprincipio attaccato, per mezzo di unpedun

colo: è esso allora unicamente composto del gial

lo contenuto nelle membrane, e della cicatri

la; vien ricevuto in un canale , posto sottol'Ova

ja, e noto sotto il nome di oviductus :mediante

il soggiorno che fa in questo canale, siforma in

esso un sedimento successivo dell'umore albumi

noso, che costituisce il bianco, e vi si ricopre

della crosta calcare che costituisce il guscio : tal

volta quest'ultimo non si forma completamente

e allora l'Uovo è senza crosta e molle; e sareb

be inutile il tentar di farlo covare . Pretendono

alcuni che le galline che fanno l'Uovo senza gu

scio, siano o inferme o troppo feconde o trop

po grasse ; ma succede egli per lamedesima ca

gione che esse facciano quell'Uova grosse che

hanno due bianchi e due torli, ova gemellifica ?

E' stato osservato che sono ordinariamente il

frutto delle galline giovani , vigorose elascive .

Simili Uova gemelle, e formate sonodistinte e

A 3Se

6 U O V

separate nell' ovaja c nell' oviductus o condotto

dell'Uova . Che dovrà poi dirsi di quell'Uova

che contengono corpi estranei, come spille, etc.

o di quell'Uova che contengono un'altr'Uovo,

ovum in ovo; che ha ugualmente il suo guscio ?

Quest'ultimo fatto , che è in favore dell'uno

dentro l'altro, è stato attestato dai Signori Tetit

e Winslovv , Storia dell'Accademia 1742 , pag.

42 . ( Riguardo ai feti trovati in altri feti, le re

lazioni intorno a questo capo sono troppo sospet

te . ) Si chiama Zovo nano, ovum centeninum ,

l'Uovetto che fa la gallina perultimo nella sta

gione . Anche questo è senza torlo . Il Signor

Wolff ha fatto vedere all'Accademia delle Scien

ze di Pietroburgo un'Uovo semplice che conte

neva, in un sol bianco ed in un solo giallo, due

embrioni, sviluppati in sei giorni d'incubazione.

Si legge nella Storia dell'accademia Reale delle

Scienze, anno 1775, un'osservazione sopra un'

Uovo mostruoso, del Signor Marcorel, Barone

d'Escalles. E' questo un'Uovo di gallina picco

lissimo, che quando si lasciava abbandonato a se

stesso, si rialzava costantemente sull'estremità più

appuntata ; quando colla mano si toglieva da que

sta posizione , si sentiva che si sforzava di ripi

gliarla : l'Uovo medesimo racchiudeva, nella par

te opposta a quella sulla quale si riposava, la

metà di un guscio molto simile a una tazza e

coperto di una membrana sottilissima che lo iso

lava nell'interno dell'Uovo . Si conserva nel Ga

binetto di Chantilly, un Uovo di gallina di Ca

ux, grosso come un'Uovo di pollo d'India; il

gu

---------------

U O V7

guscio bianco, sottile e poco duro , è coperto

di una sostanza in qualche maniera coriacea, e

della grossezza di quattro linee ; il torlo era di

color pallido, grossissimo , e nuotava in un

siero poco abbondante , e fluidissimo : del rima

nente gli accidenti che può provar l'Uovo nell'

oviductus, sono la cagione per cui ha forme co

sì varie, per cui è dritto, curvo,liscio, scabro,

solcato , o esibisce le stravaganze delle quali ab

biam poc'anzi fatto menzione; e fenomeni tali

meritano di esser posti nel numero dei fatti più

rari: quanto alla forma dell'Uovo, già nota a tut

ti, dipende essa dalla graduata ed alternativa pres

sione che prova nell' oviductus .e nell' intestino ;

la differenza dei due capi o estremità non ha al

tra origine che la diversa compressione alla qua

le è sottoposto, secondo i punti della superficie

esposti successivamente alle contrazioni dell'inte

stino che lo caccia fuori .

Per completare la storia dell'Uovo in genera

le, Vedete gli articoli Insetto , Pesce e 2ccello :

Si vedrà in quest'ultimo ciò che l'Uovo contie

ne, e la maniera nella quale vi si forma , e

n'esce il pulcino . Alcuni Autori, ed anche il

maggior numero de Moderni, sono di opinione

che tutti gli animali, non eccettuati neppur gli

Uomini , siano prodotti da un'Uovo . Ciò che

gli Antichi chiamavano testicoli nelle donne , por

ta presentemente il nome di ovaja. Si trovano

le ovaje nelle fanciulle , e varj Autori riferiscono

donne che hanno partorito una quantità d'Uova

più o meno considerabile ; ciascuno di quest'Uo

A 4V2

8 U O V

va è ordinariamente della grossezza di un pisel

lo, ed è fecondato, organizzato, ed animato

mentre ancora esiste nel seno della donna. Vede

tc l'articolo 2'omo, e leggete ancora gli articoli

Generazione, Seme, Viviparo.

Noi preghiamo istantemente i nostri lettori di

consultar le Considerazioni su i corpi organizzati,

e la Contemplazione della TNatura. Vi troveranno

essi le idee le più sublimi e le più profonde sul

la maniera con cui si può concepire la nutrizio

ne e l'accrescimento dei germi prima della fecon

dazione , nell' ipotesi dell' uno dentro l'altro .

( Queste dotte ed immortali Opere del celebre

Sig. Bonnet di Ginevra, ben degne dell'accogli

mento che hanno ricevuto dal Pubblico, sono

fatte apposta per fissare tutta l'attenzione dei Fi

sici, dei Naturalisti, e dei Filosofi, e per dar

materia alle meditazioni di chiunque si applica a

scandagliare le profondità della Natura : l' esten

sione e la sagacità delle vedute dell'Autore, coll'

aprire all' immaginazione la più vasta carriera,

sollevano l'anima, ingrandiscono il pensiere ed

esibiscono la più sublime idea che l' intelletto

possa formarsi della potenza e dell' intelligenza

dell'Autore , che ha presieduto alla costruzione

degli Esseri organizzati (a) . L'Uova sono più o

In e

(a) Secondo ilSigEon

net, il germe deve cre

scere prima della fecon

dazione, perchè l'zova

crescono nelle galline ver

gini; se si ammetta l'ipo

6

U O V' Q)

***

meno saporite e benefiche. Tra i pesci, ve ne

sono alcuni l' Uova dei quali sono velenose , e

che purgano violentemente per lo meno . Tali

sono quelle del luccio, del barbo , etc. Negliuc

tesi dell'uno dentro l'al

tro (ipotesi impugnatis

sima dagli Epigenesisti

moderni ), questo accre

scimento o sviluppo ha

cominciato dalla creazio

ne : si deve operare per

mezzo dei sughi alimcn

tarj più sottili della ma

dre; tai sughi, presi nel

fluido nervoso, sono nuo

vamente elaborati, ed in

una maniera più sottile

ancora dal germe, che è

il primo a riceverli; li

trasmette esso al germe

della seconda generazio

ne, che va elaborandoli

come quello della prima

generazione, e che n'es

trae sughi nutritivi mol

to più sottili ancora, e

questi sono altrettanti ato

zmi alimentari che tras

mette al germe della ter

za generazione, etc.etc.

In questa opinione,quan

to più s'impiccoliscono i

germi in una tal serie di

generazioni, tanto èmag

giorc la finezza che ac

quistano gli organi se

cretorj : diminuiscono i

calibri, in una propor

zione esattamente relati

va all'aumento di picco

lezza dei germi. 2uìla

materia è divisibile all'

indefinito . Quante non

sono mai le variazioni

che soffrono la potenza e

la resistenza in questi di

versi periodi della vita

animale !

Abbiamo consigliato ai

nostri Lettori, all'arti

colo Generazione , di

leggere e di meditare,

sopra quest' importante

oggetto, non meno che

sul

O U O V

==ramma

ticcelli, le prime Uova che da questi si fanno,

sono meno grosse delle seconde e delle terze .

Si chiamano 2'ova, fresche quelle che sono sta

te recentemente fatte, e quelle ancora che non

sulla fecondazione , le

Considerazioni su i cor

pi organizzati. Invitati

dall'Autore, Signor Bon

met, a darne un estrat

to, noi abbiamo inseri

to, all'articolo Genera

zione , il ristretto del

capitolo VII del secondo

volume di sua Opera, e

diamo quì il ristretto del

capitolo IX del primo vo

lume ; e sicuramente ci

saprà buon grado chi

legge, della nostra de

ferenza .

, L'istancabile Sig. de

Haller, avendo interro

gato la Natura, come

essa esigeva di esserlo,

sulla formazione dei cor

pi organizzatl, ne ha

ottenuto risposte che e

stendono i limiti delle

nostre cognizioni; e le

han

viscere di un' 2ovo di

gallina sono state il luo

go da cui essa ha rendu

to i suoi oracoli . Ei gli

ha trasmessi alla posteri

td, in un dotto scritto

che ha per titolo; Me

morie sulla formazione

del cuore nel pulcino,

sull'occhio, sulla strut

tura del torlo, e sullo

sviluppo . 2uesto Auto

re haposto in seguito di

sue osservazioni alcuni

corollarj misti, che ne

sono come i risultati ;

ed il Sig. Bonnet ha di

staccato da questi corol

larj le verità più impor

tanti . ,,

, Primo fatto . La

membrana che riveste in

teriormente il torlo dell'

2ovo, è una continua

zione di quella, che ri

CO

U O V 11

hanno perduto la parte che si chiama latte, e

che vi si trova dapprincipio nell'aprirle, quando

non sono troppo cotte. E'cosa non solo curio

sa il conservar fresche, per le qualità che han

nO ,

copre l'intestino sottile

del pulcino . E' essa con

tinua collo stomaco , la

faringe, la bocca , la

pelle e l'epiderme. La

membrana esterna del tor

lo è un'espansione della

membrana esterna dell'

intestino; e si lega al

mesenterio , ed al peri

tonèo. Il torlo èprovve

duto di arterie e di ve

ne , che nascono dalle ar.

terie e dalle vene mesen

teriche del feto. Il san-

gue, che circola nel tor

lo, riceve dal cuore il

principio del proprio mo

to; dunque il torlo dell'

2ovo è una parte essen

ziale del pulcino ,.

, Secondo fatto . Le

parti solide del pulcino

sono dapprincipio fluide:

questo fluido si conden

sa a poco a poco e divie

ne unagelatina; e le os

sa medesime passano suc

cessivamente così anch'es

se perquesto stato di flui

dità e di gelatina. TNel

settimo giorno dell' incu

bazione, la cartilagine è

ancora gelatinosa. Il cer

vello, nell' ottavo gior

no , altro ancora non è

che un liquor trasparen

te e senza dubbio orga

nizzato . Ilfeto governa

già le sue membra, il

che prova l'esistenza de

gli spiriti animali .

Il fluido organizzato è

così condotto gradatamen

te alla mucositd: divien

membrana, cartilagine,

osso, perpassaggi imper.

cettibili, senza miscuglio

di altre parti. TNel la

voro dell'evaporazione

17

I2 U O V

no, l'Uova già invecchiate pel tempo ; ma vi è

ancora un vantaggio reale nel procurarsi sempre

in buono stato un'alimento che spesse volte divie

ne equivoco quando si conserva lungo tempo -

- Nei

insensibile delle parti, in

qualche maniera aquee,

si accostano gli elementi

per formare i solidi, e

quanto più cresce la pros

simità degli elementi, tan

to è maggiore la forza

che acquista l'attrazione,

i vasi divenuti più lar

ghi, ammettono sempre

più una maggior quanti-

td di molecule gommose

ed albuminose ,, Si di

ce all'articolo Uovo , che

se si prevenga, per mez

zo d' intonachi, l'evapo

razione del superfluo ,

si conserva il feto nell'

2'ovo .

, Terzo fatto . La

graduata approssimazio

ne degli elementi dimi

nuisce sempre più la tra

sparenza delle parti, il

che ce le rende visibili.

- Al fine del secon

do giorno dell'incubazio

me, si distinguono benis

simo le pulsazioni del

cuore .– Gli accre

scimenti dell'animaletto

mai non sono più rapidi

. che in questi primi gior

ni. – Il polmone non

può esser distinto prima

del sesto giorno ; allora

ha dieci centesimi di pol

lice di lunghezza. - Il

fegato è anche più gran

de quando comincia a

comparire ; e si scopre

il quarto giorno. - Lo

stomaco e i reni diven

gono visibili il quinto e

il sesto giorno: – Final

mente gl' intestini compa

riscono il settimo giorno3

la vessichetta del fiele,

l'ottavo; e i tegumenti,

a quest'epoca, non sem

bra

U O.VI 3

=

Nei viaggi di mare e nelle stagioni nelle quali le

galline o non fanno Uova o le fanno rarissime

volte , è una vera risorsa, una provvisione d'Uo

va che siano, non meno buone - che se

bra che esistano ancora.

, Quarto fatto. I va

si , sempre più dilatati

dall'impulsione del cuo

re, ammettono particel

le più grosse più etero

genee, e per questo ap

punto più coloranti del

le particelle diafane. 9uin.

di hanno origine i diver

si colori che adornano suc- ,

cessivamente l' animale ;

ai quali sembra ancora

che contribuiscano il ca- ,

lor naturale e quello del

clima. - Nei vegetabi

li, il Sig. de Haller pre

tende che il solo calore

possa bastar per colorir

li; ma il Signor Bonnet

crede che sia piuttosto

l'effetto della luce ,.

, Quinto fatto. A mi

sura che l'embrione si

sviluppa, le parti di es

fossero

fre

so rivestono nuove for

me e prendano nuove si

tuazioni, e queste muta

zioni, unite all'opacità,

concorrono a far ricono

scere ciascuna parte . Il

primo giorno, il feto mal

non somiglia a un giri

no, o cazzuola; ha la

testa grossa , e la spina

dorsale, che è molto sot

tile, sembra che gli com

ponga una piccola coda

o una corta appendice .

Escono finalmente da que

sta codetta e da questo

filo, quasi invisibile, e

membra e visceri , e la

testa divien viceversa un'

appendice . Nei primi

giorni dell' incubazione ,

gl' intestini del pulcino

sono invisibili; ma sono

allora provveduti di un'

appendice enorme, attac

CA

14 U O V

fresche . Ognuno sa che l'Uovo esposto all'aria

vi si corrompe col lasso del tempo; e che sotto

la machina pneumatica si conserva senza guastar.

si . Inerendo a questi principi noti, il fu Signor

di

cata all' animaletto per

mezzo di un canale di

comunicazione; ed il tor

lo é quest'appendice si

tuata così fuori del cor

po del pulcino. Al fine

dell'incubazione, e prin

eipalmente dopo la nasci

ta, tutto quì si mostra

sotto un nuovo aspetto :

gl'intestini sono divenu

ti grandi; il canale di

comunicazione si è obli

terato, il torlo è sparito,

e non vi è più nulla,

fuori del corpo del pollo,

che ad esso appartenga .

così il torlo e gl' inte

stini restano fuori del pul

eino quasi fino al fine

dell' incubazione . Sem

bra dunque in questi pri.

mi tempi il pulcino un

animale con due corpi;

la testa, il tronco e le

estremità compongono uno

di questi corpi; il torlo

e le dipendenze di esso

compongono l'altro . Ma

al fine dell'incubazione

si secca la membrana um

bilicale, sono rispinti il

torlo e gl' intestini den

tro il corpo del pulcino

dall' irritabilità che ac

quistano i muscoli del bas

so ventre, e l'animalet

to altro più non ha che

un corpo solo ,.

, Sesto fatto. Lo sta

to di fluiditd in cui so

no dapprincipio tutti gli

organi, punto ad essi non

impedisce di esercitare le

proprie funzioni essenzia

li; digeriscono , prepara

no e filtrano gli umori,

come lo faranno per tut

ta la vita del pollo; ed

i reni invisibili separa

16

U O VI 5

di Réaumur ci ha proposto un mezzo semplicis-

simo, facile e sicurissimo: ha egli consigliato di

chiudere i pori del guscio dell'Uovo con un, in

tOnaCOindissolubile all'acqua, come sarebbero

due

no gid l'orina. - 9uan

to alla maniera con cui

si operano le secrezioni,

è stato osservato che cer

ti vasi filtrano in diver

si tempi umori che sem

brano diversi . TNelpul

cino di nove giorni, la

bile è fluida, trasparen

te e senza amarezza, cd

una pura linfa diversis

sima dalla bile dell'ani

male adulto. Lostesso ac

cade del liquor seminale,

che altro non è dapprin

cipio nel bambino che una

sierosità , .

Tali sono le importan

ti conseguenze di questi

fatti, dice il Sig. Bon

net; la prima origine del

germe appartiene alla fem

mina, Il torlo dell'Zo

vo è una parte essenzia

le del pulcino : ora, il

-

torlo esiste nell'2'ova che

non sono statefecondate;

dunque il pollo esiste nell'

2ovoprima della fecon

dazione . Vi è fondamen,

to di dire , che le ova

je di tutte le femmine

contengano originaria

mente embrioni prefor

mati, che aspettano uni

camente, per comincia

re a svilupparsi, il con

corso di certe cause . Le

ovaje dei vivipari con

tengono vere zova. Il

germe, dapprincipio flui

do e trasparente, divien

gelatinoso, e finalmente

solido e più o meno opa

co. Il germe , benchè

fluido, è già organizza

to; ha i suoi vasi ; ma

l'estrema delicatezza dei

quali ce li esibisce sotto

l' ingannatrice apparenza

di

6 U ovN

-

due o tre mani della vernice più comune, o un

leggiero strato di grasso di pecora, o di olio ,

o di cera liquefatta. Ha insegnato l'esperienza

che un Uovo, in tal guisa preparato, e conser

vato cinque o sei mesi, fa ancora il latte, e

non ha il minimo cattivo sapore : ciò non ostan

te, quando si vogliono conservar l'Uova con

maggior sicurezza, e per più lungo tempo, si

debbono scegliere Uova che non siano state fe

condate; altrimente il germe soffocato sotto la

vernice non mancherà di corromperne una par

te : dunque l'Uova infeconde non hanno il me

desimo principio di corruzione, che risiede nell'

Uova feconde ; queste si corrompono ben presto

sotto la gallina o esposte a un calore equivalen

te , quando l'embrione non perviene a sviluppar

visi : L'Uova infeconde reggono a questo calore

per

di un fluido. La forma

e la situazione concorro

no colla quiete e colla

trasparenza ad ingannar

la nostra vista . Si sten

ta a riconoscere il pul

siste alla fecondazione;

e tutte le sue parti essen

ziali hanno coesistito nel

tempo medesimo: sembra

che lo sviluppo delle une

preceda quello delle al

cino sotto la forma di

un piccolo filetto bianca

stro, immobile ; esteso in

linea retta e terminato

da una escrescenza . Fi

nalmente il germe pree

tre; la consistenza , le

proporzioni relative, la

forma e la situazione di

esse subiscono a poco a

poco mutazioni grandis

si me .v

U O V17

per trenta, quaranta o anche cinquanta giorni,

quasi senza alterarsi; e ciò prova che la fecon

dazione , occasionando un moto intestino negli

umori dell'Uovo, procura il principio di corru

zione .

Hanno creduto alcuni ; ma senza ragione, che

l'elettricità sia un fluido fecondatore : abbiamo

detto, all'articolo Generazione, che l'elettricità è ,

al più, un mezzo di sollecitare lo sviluppo dell'

Uova che sono state fecondate secondo le leggi

ordinarie della Natura . -

L'Uova feconde e inverniciate non hanno il

solo vantaggio di conservarsi buone per esser

mangiate come fresche; ma hanno inoltre quello

di poter esser covate con tutta sicurezza , pur

chè non si lascino passare le sei settimane , e

purchè l'organizzazione ( i ligamenti che tengo

no il torlo sospeso possono esser rotti), non

sia stata sconcertata dalle scosse in terra e dal

moto del vascello in mare; effetti che si preven

gono sospendendo in una rete la canestra che

contiene l'uova, nella quale si deve aver usato

la diligenza di fermarle esattamente dentro il co

tone o la segatura di legno ; si toglie in segui

to , per l' incubazione, la vernice che è sul gu

scio dell' Uovo fecondato, per mezzo dello stes

so dissolvente che ha servito per comporla; il che

ci esibisce ancora il mezzo di allevare uccelli

stranieri, che non si possono trasportar vivi

senza un grande impaccio, e che ordinariamente

non si accoppiano fuori del paese natìo. Queste

diverse maniere d' intercettare la traspirazione c

Bom,T.XXXIX, B l'ac

18 U C) V

r

l'accesso dell'aria esteriore nell'Uova e in tutti i

corpi che si vogliano preservare da corruzione

o da alterazione , spiegano nel tempo stesso la

causa che ha potuto conservare per trecento an

ni, tre Uova in un muro di Chiesa nel Milane

se, ed in cui sono state trovate ottime dopo un

tal tempo : in fatti uno di quest'uova, aperto

nel momento stesso, non aveva perduto nulla di

sua freschezza, colore e sapore ; le altre due ,

aperte otto giorni dopo, cominciavano a guastar

si . I contadini si contentano di conservare le lo

ro Uova nella segatura di legno , nella semola,

o nella cenere , ben premuta in una botte ; san

no parimente che ogni Uovo vecchio ha una ca

vità interiore quando è cotto, e che questo vuo

to è la misura della quantità del liquido che ha

traspirato attraverso al guscio ; così un'Uovo

fresco dev'esser pieno, il che si conosce speran

dolo a un lume ; l'Uovo cotto , per essere un

commestibile salutare, non dev'essere nè gluti

noso , nè duro, ma di una sostanza “ molle ed

umida, come lo dice la Scuola Salernitana:

Si sumas ovum, molle sit atque novum.

Il Sig. Bourgeois riferisce un fatto singolare,

relativamente alla conservazione di un'Uovo di

gallina, e di cui è difficile il rendere una ragio

ne fisica e soddisfacente ; questo fatto è che

l'Uova fatte nel mese di agosto, si conservano

molto meglio e non si corrompono come quel

le fatte negli altri mesi dell'anno; ciò non ostan

te, il mese d'agosto è quello in cui più presto

e più facilmente che in tutti gli altri, le sostanZe

U O V I 9

ze animali ed anche vegetabili tendono alla cor

ruzione . Le contadine della Svizzera conserva

no quasi tutte l'Uova del mese d'agosto, per

venderle in inverno nelle fiere e nei mercati;

perchè sono molto più rare e più care : benchè

quest'Uova non siano così buone come l'Uova

fresche, è caso raro ciò non ostante che vi se

ne trovino alcune corrotte e che non possano

farsi servire agli usi della cucina . Vӏ chi le

conserva nei vasi , empiendoli alternativamente

di strati di cenere e d'Uova . L'Uova della mag

gior parte degli uccelli e forse di tutti, sono

un' alimento fino e sano generalmente, ristora

tivo , grato , delicato , tali sono quelle di galli

na, di fagiano, di pernici , quando si mangia

no fresche .

Tra gli animali ovipari , ve ne sono alcuni

che, all'uscir dall'Uovo, si trovano sotto la for

ma perfetta che ad essi conviene, e che più non

lasciano per tutta la vita; tali sono, per la mag

giorparte, i pesci e quelle specie di animali chia

mati anfibj loricati ( armati di corazza) , le lu

mache che escono dall' Uovo colla casetta ados

so, i ragni che mutano la pelle, siccome anco

ra i crostacei; altri passano per diversi stati,

come gl' insetti che si trasformano; la ranocchia

che ha dapprincipio la coda senza piedi, e poi

i piedi senza coda . Gli uccelli escono dall'Uovo

con una specie di peluria ; ma acquistano ben

presto le penne che li difendono dal freddo,

dall'umido e servono ad essi per volare. Vede

te ciò che abbiamo detto sull'Arte di fare schiu

B 2 de

2O U O V

dere in qualunque stagione l'zova degli uccelli do

mestici, in seguito all'articolo Gallo .

L'Uova hanno generalmente una forma ellitti

ca, più o meno allungata, secondo le specie ; e

differiscono le une dalle altre pel volume, per

la consistenza del guscio e pel colore di questo

esterno inviluppo; differiscono altresì pel sapore

della sostanza interiore . L'Uova dei serpenti so

no rotonde; quelle distruzzo, bislunghe edugual

mente ellittiche alle estremità : quelle della galli

na e della maggior parte degli ugcelli hanno un'

estremità grossa ed una piccola, o un'estremità

ritondata e l'altra che più si avvicina alla pun

ta: finalmente ve ne ha di lunghe e rotonde co

me un cilindro: cert'Uova d'insetti sono fioccu

te, ovvero adorne di una specie di corona di pe

lo : quelle dei pesci si coprono di una specie di

corpo muccoso, che le difende dall'acqua, quando

sono fuori del corpo della madre .

L'Uova della maggior parte,degli uccelli han

no un color dominante, e sul quale sono spar

se macchie più o meno numerose, più o meno

grandi, più o meno varie: in un numero assai

grande di altre specie di uccelli , l'Uovo hasem

plicemente un colore uniforme e senza macchie;

il colore più ordinario e che più comunemente

serve di fondo, è il bianco, o puro, come nell'

Uovo di gallina, o alterato di una tinta bigiccia

o verdiccia : così l'Uova del pollo d'India, dell'

oca, dell'anatra, del fagiano, non sono di un

bianco puro, ma si distinguono alla tinta onde

sono coloriti, non meno che alla grossezza e alla

U O V 2 I

la forma. Alcune specie di uccelli, come il gros

so tinamou, producono Uova di un tnrchino as

sai cupo; altre, Uova verdiccie ; e quelle del fa

giano bianco della China hanno una tinta rossi

gna, pallida ed uniforme: quanto all'Uova che

hanno il guscio screziato, le macchie sul color

dominante del guscio, sono bigie , cenerine,

brune, nericcie , rossigne, talvolta turchiniccie o

verdiccie; sono esse comunemente più larghe,

più fitte ed in maggior numero verso l'estremi

tà più grossa . Hanno creduto alcuni, ma senza

fondamento, che vi fosse qualche corrispondenza

tra il fondo del colore e le macchie dell'Uo

va, e il fondo del colorito e degli scherzi del

la piuma; ma tutti sanno che la gallina nera fa

l'Uova ugualmente bianche che la gallina di quest'

ultimo colore, etc.; etc.

zovo conchiglia. Si dà questo nome a un te

staceo del genere delle porcellane : quelli che

sono grossi hanno il labbro esteriore rigonfio e

dentato, e l' interno di color d'arancio ; i sot

tili e i fragili, sono papiracei .

2ovo Marino. Nome dato da alcuni a una spe

cie particolare di riccio di mare (Brissus). Ve

dete all'articolo Riccio di mare .

2ovo di Serpente o 2ovo dei Druidi. La super

stizione di questi Sacerdoti dell'antica Gallia, gl'

induceva a spacciare che l'Uova di serpente era

no formate dalla propria bava di questi animali.

Vedete all'articolo Serpente . Boezio di Boot ha

dato il nome d'Uovo di serpente o d'Uova di

mare a certi echiniti o ricci di mare, divenuti fos

sili . Vedete Riccio di mare . UOU

ts

si

2 V O U

VOUDROU-DRIOU. E' il gran cucù di Ma

dagascar, del Sig. Brisson e delle Tav. Col. 587 ,

il maschio ; 588, la femmina . Gli abitanti di Ma

dagascar chiamano Voudroug-driou il maschio, e

la femmina cromb. Questa differenza di nome,

dice il Sig. Mauduyt, è fondata sopra quella del

la piuma e sopra quella della grandezza: la fem

mina ha diciassette pollici e mezzo di lunghezza

totale, e il maschio non ne ha più di quindici :

l'uno e l'altra hanno dodici penne alla coda, in

vece di dieci, che è il numero ordinario nel cucù .

Il maschio o il Voudrou - Driou ha come la

femmina, il becco di un bruno cupo e i piedi,

rossigni ; la piuma superiore è di un verde can

giante in color di rame purificato, con una tin

ta nericcia sulla testa; le penne maestre delle ali

sono di un nero verdastro : quasi tutta la piuma

inferiore è di un bigio bianco; l'occipite , la go

la e il collo sono cenerini ; e vi è un tratto ne

ro , situato obliquamente tra l'occhio e il becco .

La femmina o il'cromb ha quasi tutta la piu

ma superiore di un bruno uniforme ; la testa,

la parte sotto il collo e la gola sono trasversal

mente rigate di bruno e di rossiccio : vi è una

tinta di verde oscuro sulle guarnizioni maggiori

delle ali ; le penne di questa parte sono come

nel maschio ; quelle della coda sono di un bru

no lustro; il rimanente della piuma inferiore è

di un rossiccio chiaro, variato di nericcio .

VOULOU. Sorte di canna d' India della spe

cie di quella che gl' Indiani chiamano mambou e

Sacar- mambou. Vedete Legno di Bambou.

Il

U P E 23

Il Voulou della Guiana porta anche il nome

di cambrouze , Arundo, Indica, Clus. ; et exoti

ca, Barr. 18 . E' una canna vuota e grossa come

la gamba in fondo, i nodi della quale, che so

no distanti un piede uno dall'altro , non hanno

alcuna prominenza esteriore ; ma sono interior

mente separati gli uni dagli altri da una pellico

la grossa tre linee . Questa canna si trova nel

paese di Cajenna sulla riva degli aquitrini ; get

ta molti rami dalla radice che crescono all'altez

za di otto o dieci piedi e talvolta più : le foglie

sono sparse in cima ; e il fusto è armato di lun

ghi pungiglioni.

-

Si taglia questa canna di una lunghezza suffi

ciente per farne aste da amache, uso a cui, al

dire del Signor di Prefontaine, riesce meglio di

qualunque altro legno, a cagione di sua legge

rezza. I Selvaggi dipingono ed inverniciano il

Voulou . Un altro uso che fanno del fusto di

cambrouze, è di servirsene a modo di corno o

di tromba parlante ; il suono che ne traggono

serve d'avviso su i fiumi a quelli ai quali vo

gliono far noto il loro arrivo . Se ne servono

ancora per chiamare il vento ; questa è la loro

espressione ; perchè suonano questa specie di cor

no, e credono che il vento , che loro manca ,

ubbidisca al loro comando, per empir le vele

dei loro canot . I Negri coloni vi si provano in

un'altra maniera, chiamandolo col fischio .

UPEROTE, 2perotus. Il Sig. Guettard dà que-

sto nome a un genere di vermicolare , l'anima

le del quale è , per quello ch'ei dice , ignoto .

B 4

24U P U

-eaaaaaa

Il tubo è in forma di pestello, cioè molto più

grosso a una delle estremità che all'altra . Vi si

osservano nell'interno molte piccole valve : la

sostanza tiene il luogo di mezzo tra quella dei

tubi duri e quella dei tubi membranosi : ha la

durezza del cuojo; è calcare, ed è più o meno

contornato all'estremità fatta a pestello. Questo

verme non è solitario .

UPUPA o BUBBOLA, Lat. 2pupa, Fran. Hup

pe, ou Putput, ou Pupu, ou Lupoye; è la bec

caccia di albero di alcuni . L' Upupa, Tav. Col.

52, è un bellissimo uccello di passo, chiamato

dai Francesi huppe a cagione del ciuffo di piu

me che ha sulla testa, o dell'ordinario verso che

fa ; pesa tre oncie incirca , e non arriva a tutta

la grossezza del merlo ; ha, dalla punta del bec

co fino all'estremità della coda, undici pollici di

lunghezza; la stesa delle ali è di diciassette pol

lici; il becco è di due pollici, affilato, appunta

to, un poco arcuato e nericcio; l'iride degli

occhj è di color di nocciuola ; la testa è adorna

o coronata di un bellissimo ciuffo, amplissimo,

alto vicino a due pollici, composto di due ordi

ni di piumette, il color delle quali è di un ros

siccio lustro, più chiaro verso l' estremità , nero

verso la punta, e che può alzare ed abbassare

a suo piacere; il rimanente della testa, la gola,

il collo e il petto sono di un bigio vinoso ; la

schiena in cima e le guarnizioni minori delle ali

sono di un bigio puro, e senza miscuglio; la

schiena in fondo, le piume scapulari, le guarni

zioni mezzane e grandi delle ali sono alternati

--- ---

V2e

U p U 25

vamente diversificate da larghe liste, le une di

un bruno nericcio, le altre di un bianco rossa

stro ; il groppone è bianco, la parte superiore

della coda è nericcia ; il ventre, i lati , le co

scie e la parte inferiore della coda sono di un

bigio bianco e rossastro; il nero è il color do

minante sulle penne delle ali e della coda ; ma

sono esse traversate da macchie bianche, che for

mano sulle ali piegate, cinque zone, e una sola

sulla coda, ma larghissima; i piedi e le ugne so

no di color bruno.

L'Upupa arriva nei nostri climi in primavera,

e parte al fine dell'estate o al principio deli'autun

no, per passar l'inverno nei paesi Meridionali :

questi uccelli sono allora in gran numero in Egit

to; sono stati osservati al Capo di Buona Spe

ranza e a Madagascar; ma sono ivi più piccoli .

Noi abbiamo veduto nella bella stagione, l'Upu

pa in Inghilterra e in Germania; e sembra che

quest'uccello si porti, in estate, nelle regioni

avanzatissime verso il Nord dell' Europa ; non si

vede mai volare in torme, neppur quando arri

va o quando parte ; cerca i prati e le terre fre

sche ed irrigate , ove trova più facilmente i ver

mi e gl'insetti che gli servono di alimento; fre

quenta ancora i luoghi elevati, quando vi trova

o cadute di acqua e melma nella quale vivono in

setti , o terreni sabbionacei e leggieri, confacen

ti ad alcune specie di scarabei, pei quali è por

tato : fa l'uova nelle cavità degli alberi, o nelle

fenditure delle muraglie, o nei buchi dei massi.

Dice Aristotile che l'Upupa costruisce il nido

d' im

26 U p U

-

d'immondezze , e che lo intonaca di escrementi

umani. Forse queste indicazioni, trasmesse fino

ai nostri tempi, l' hanno fatta chiamare in Francia

putput, pupù, gallo merdoso, e puzzolente,nomi

i quali a noi sembra che non meriti per nessun

titolo. Nei nostri climi, la femmina depone l'uo

va sulla polvere, o sul terriccio, i buchi dei qua

li sono ordinariamente coperti , ed è caso raro

che essa vi aggiunga altracosa ;

fa comunemente

quattro o cinque uova, di color bigiccio, ed al

cuni Autori pretendono che le faccia fino a tre

volte l'anno. La carne dell'Upupa, per ciò che

assicurano quelli che sono senza prevenzione, è

di un sapore grato e delicatissimo -

--

L'Upupa è un' uccello diffidente e che difficil

mente si prende a qualunque insidia si voglia ;

ma le si può andar vicino, e le si tira facilmen

te; le giovani si allevano senza molta diligenza,

mantenendole a carne cruda ; divengono familia

rissime e sono suscettibili di qualche attacco .

Il celebre Aldrovando, curioso di sapere per

qual meccanismo l'Upupa possa alzare ed abbas

sare il ciuffo , fece la sezione della testa di uno

di questi animali, e vi trovò un muscolo che gli

sembrò unico , cutaneo e fibroso , a modo di

panicolo carnoso , nascente dalla base del cra

nio , più carnoso nel principio alla parte inferio

re verso la fronte , più membranoso alla parte

superiore verso la cima della testa, nel quale le

piume della testa medesima sono impiantate assai

profondamente : quando tirava questo muscolo

verso la cima della testa , raddrizzava il ciuffo ,

e quan

U R. A 27

e quando lo tirava dalla parte opposta verso il

becco, lo abbassava .

Gli Autori danno una sola proprietà rimarche

vole all'Upupa, che è di essergiovevolissima con

tro la colica, presa in sostanza o in brodo .

Si distinguono due altre Upupe. Vi è: l'Upu

pa nera, che è il buverone col ciuffo di Ameri

ca, del Sig. Brisson; Vedete all'articolo Buverone.

L'altra è del genere dell'Upupa, e si chiama

l' Upupa nera e bianca , che si trova a Madaga

scar, al Capo di Buona Speranza e all' Isola di

Borbone . Quest'uccello è più grande dell'Upupa

nostrale ; ma ha il becco a proporzione più cor

to; le gambe, al contrario, sono più lunghe e

molto più grosse, non meno che il becco ; il

ciuffo ha pochissimo diametro , ed è di un bian

co bigio; la piuma anteriore e quella della parte

inferiore del corpo , è di un bianco lavato di

bigio; il rimanente è di un bruno nericcio ; vi

è una macchia bianca sul mezzo dell'ala piegata;

il becco, i piedi e le ugne, sono di un giallo

cupo. Riguardo all'Upupa di monte; Vedete all'

articolo Suonatore .

URAGANO, Lat. Procellosa tempestas, Fran.

Ouragan. Questo fenomeno, che produce talvol

ta la desolazione e lo spavento, tanto nella cit

tà quanto nella campagna, è un turbine o un

moto vorticoso dell'aria per tutte le direzioni,

prodotto da venti contrarj, violentissimi, che si

eccitano improvvisamente, e che si dissipano ben

presto in seguito . Gli Uragàni sono comuni nei

mari della China. e del Giappone, in quelli del

le

28 Uj R. A

-

le isole di Borbone e delle Antille , ed in molti

altri luoghi del mare, principalmente vicino alle

terre avanzate e alle coste elevate ; ma sono an

cora più frequenti sulla terra, e ne sono tal

volta prodigiosi gli effetti; si capisce per lo più

che è vicino da un fischio che si fa sentire dal

le montagne , e succedono a questo fischio la

pioggia e turbini di vento orribili . Dice il P. .

Fournier, nella sua Idrografia , che i segni di

questi venti e tempeste sono: 1 , Una nuvola ros

sa sull' orizonte, al nascere o al tramontar del

sole ; 2 , Un cerchio turchiniccio o nero intor

no al sole quando tramonta : 3 , Il pallor del

sole, quando tramonta e quando nasce, indica la

pioggia: 4, Il color rosso del sole che tramon

ta: 5 , I raggi che escono di mezzo alle nuvo

le che coprono il sole nascente ; perchè se il

sole vibra i raggi per di sotto , non vi sa

rà altro che pioggia: 6, Le nuvole che vengo

no da tutte le parti e che si radunano intorno

al sole : 7, Una nuvola che il sole si strascina

dietro nel tramontare : 8, Molti cerchj bianca

stri e interrotti intorno alla luna, quando com

parisce rossigna: 9, Finalmente, è segno di una

lunga e dura tempesta , quando il mare compa

risce nericcio e quando la densa spuma di esso,

sparsa quà e là, sembra che si sollevi in bolle

sopra l'acqua . Si può anche dire che gli Uragà

ni abbiano una corrispondenza col sistema dei

tifoni, dei mussoni e dei gorghi; quest' ultimi

altro non sono che vortici di acqua , prodotti

da opposte correnti. Vedete Venti, Gorgo, Cor

e

U R A 29

*=ts

renti , e ciò che ne abbiamo detto all'articolo

Mare .

Il Signor di Chanvalon , nel suo Viaggio alla

Martinicca, dà la descrizione di un furioso Ura

gàno che devastò una parte di quest'isola, ai

12 di settembre 1756 , Quest'Uragàno portò se

co la desolazione e la morte , e le traccie che

lasciò furono le traccie del fuoco : dovunque

passò tutto disparve , e questo cangiamento fu

non meno rapido che terribile : rimasero distrut

te in un momento le case, nè restarono di es

se altri vestigi che gli avanzi sparsi da tutte le

parti ; furono schiantati dalle radiche , alzati da

terra e rovesciati da capo a fondo, alberi forse

non meno antichi degli stabilimenti di questa Co

lonia, e l'enorme grossezza dei quali aveva fino

allora sfidati tutti gli sforzi degli elementi; quel

li che resisterono furono spezzati come deboli

canne , e restarono distrutte e sovvertite le pian

tagioni di ogni specie ; l'erba stessa era calcata e

seccata, come se fosse stata riarsa dal fuoco : si

vedevano da ogni lato spaccature e caverne, sca

vate sul pendìo delle colline, per lo smottamento

delle terre che si strascinavano dietro la caduta

degli alberi e i torrenti delle pioggie . Non si

può non fremer d'orrore nel veder luoghi sem

pre rivestiti di verdura , spogliati in un' istante

da una mano invisibile , Succedettero immediata

mente alle delizie delle primavera, gli orrori dell'

inverno; sembrava che la terra scossa vacilasse

sotto i piedi; era quasi ecclissata la luce del gior

no da un'oscurità che velava tutto il C

C1C

3oU R. A

-=====

che dappertutto esibiva la spaventevole immagine

della notte : gli animali, sbigottiti cercavano da

tutte le parti un'asilo ove sottrarsi alla violenza

dell'aria, che ne soffogava un gran numero : tut

to spirava il terrore e la costernazione : sembra

va che la Natura spaventata fosse vicina all'ulti

ma sua dissoluzione ; e in questo momento in

cui regnava il silenzio universale del terrore , il

vento solo era quello che si faceva sentire con

un fracasso simile al fragore del tuono : il ma

re , nel tempo stesso, metteva sotto gli occhj lo

spettacolo lacrimevole di tutte le devastazioni di

una tempesta: la riva e le acque erano semina

te degli avanzi dei naufragi , e galleggiavano quà

e là i bastimenti fracassati e battuti dai cavallo

ni, confusi colle membra e coi cadaveri sfigura

ti degl'infelici che n'erano stati le vittime . Di

ce il Sig. di Chanvalon, spettatore di questo di

sastro, che la sua abitazione subì la mcdesima

sorte, e che i colori di questa pittura non so

no nè impastati nè caricati dal dolore .

La disgraziata isola della Barbada ha sofferto ,

aì 1o ed 1 1 di Ottobre 178o, un Uragàno co

sì furioso, che mai, a memoria d'uomini, non

si è veduto nulla di più terribile in questo gene

re : rimasero per la maggior parte fracassati i

vascelli del porto, schiantati gli alberi, svelte le

piantazioni, rovesciate le case, rovinate in parte

le fortificazioni, abbattuti i pubblici edifizj , e vi

perirono più di mille persone.

Questi Uragàni sono fenomeni così comuni in

America , che essi soli sarebbero stati sufficienti

per

U R. A 31sa

per farla disertare o per renderla inabitabile da

più secoli; ma o agitazioni così violente lacerino

il seno della terra solamente per disporla alla fe

condità, o l'Uragàno porti seco corpuscoli accon

ci alla vegetazione delle piante , il fatto è che

questi Uragàni, così terribili nell' istante dell'azio

ne , conducono raccolte più abbondanti, e solle

citano la riproduzione dei terreni ; ed è stato

osservato che questo passeggiero ed apparente di

sordine era non solo una conseguenza dell'ordi

ne costante che provvede alla generazione per

mezzo della distruzione medesima; ma un mezzo

ancora di conservar questo tutto , che mantien la

sua vita e la sua freschezza unicamente in virtù

di una fermentazione interiore, che è il princi

io del mal relativo e del ben generale .

URANosCOPo, o TOPO DI MARE, del

Signor Daubenton; 2ranoscopus scaber, Linn.;

Trachinus cirris multis in maxilla inferiore, Ar

ted, Callyonymus, vel 2ranoscopus, Willughb. ;

A Venezia, Lucerna, Pesce Prete, Bocca in ca

po ; Fran. Raspecon, ou Rat de Mer. Pesce co

mune nel Mediterraneo , che forma da se solo

un genere nel sistema di Linneo, sotto il nome

di 2ranoscopus ( cali speculator). Gli “Antichi lo

avevano così chiamato, perchè ha gli occhi si

tuati sulla parte superiore della testa, e diretti

in alto, in guisa che sembra che contempli il

Cielo . Altri pesci, come il diavolo di mare , la

razza , etc. hanno parimente gli occhi sopra la

testa; ma lo sguardo rivolto da un lato .

L'Uranoscopo è lungo un piede : secondo Wil-

lu

32U R. A

lughby, ha la testa voluminosa, piana sopra , di

una forma quasi quadrata, e coperta di un cuojo

osseo e seminato di scabrizie ; la bocca è assai

ampla e situata in sù, come gli occhj ; la ma

scella inferiore è prolungata dall'ingiù all' insù,

in guisa che la bocca verso il sito in cui si apre,

è in una direzione verticale ; la parte inferiore

del muso forma uno sporgimento come un men

to; il labbro inferiore è circondato di piccoli bar

bigli che lo fanno comparir frangiato, e dei qua

li forse si serve il pesce per adescare i pescioli

ni che vuol divorare; le mascelle sono armate

di denti aguzzi; il palato esibisce parimente mol

ti gruppi di denti: vi è sotto la lingua un' osso

che si divide in tre spine : escono dal mezzo

dell'occipite due ossicini ottusi e ritondati, che

si estendono verso gli occhj in forma di semicir

colo; si veggono ugualmente sotto gli operculi ,

nel sito in cui la testa si unisce al tronco , due

spine forti ed aguzze , inclinate addietro, e rin

chiuse in certe specie di guaine , che il pesce

stende e ritira a suo arbitrio, in guisa che puó

scoprire e nascondere le spine poc'anzi accenna

te, dietro alle quali se ne trovano due altre più

piccole .

-

L'Uranoscopo ha il corpo un poco ritondato ;

la schiena e il ventre, piani : la parte superiore

del corpo è di un bigio cenerino; il ventre è

biancastro; le scaglie sono appena sensibili; le

linee laterali formano un'arco verso la parte po

steriore della prima natatoja dorsale ; la prima

dorsale è piccola, nera e guarnita di tre raggi

2Cll

U R. I 33

acuti, senza essere spinosi; la seconda dorsale 2

che è più elevata, ne ha quattordici, le petto

rali ne hanno sedici per ciascheduna; si vede

da ambedue i lati e su gli angoli del petto , tra

gli operculi, una spina con una guaina mobile ,

simile a quelle che abbiamo più sopra descritte ;

le natatoje abdominali sono più vicine al muso

delle pettorali, ed hanno cinque raggi per cia

scheduna; quella dell'ano ne ha tredici ; quella

della coda, dodici. Secondo Rondelet, la carne

di questo pesce è dura, e di un' odor disgusto

so. Secondo altri, non ha odore alcuno, ed è di

un sapor delicato . Hanno creduto alcuni che l'Ura

noscopo sia “il pesce di Tobia ; si pretende che

il fiele di esso sia buono per purgar la vista ,

ed è stato anche adoprato per la cataratta degli

occhj . ”

URIA, Lat. 2ria, Fran. Guillemot . Genere di

uccello aquatico, di cui si distinguono due spc

cie , e il carattere di cui è di avere unicamente

tre dita anteriori e palmate, il becco dritto e

aguzzo. Vi è: l'Uria volgare, Tav. Col. 9o3 .

Gl'abitanti delle isole Feroe lo chiamano Comvvia;

è quasi della grossezza dell'anatra domestica ;

tutta la piuma è di un bruno nericcio ; ma il

ventre e l'estremità della maggior parte delle

penne dell'al2 sono di color bianco; i piedi, il

becco, le dita , le membrane di esse e le ugne

sono di color nero .

L'Uria minore, che impropriamente è stata

chiamata colomba di Groenlandia, Tav. Col. 917,

è appresso a poco della grossezza di un piccio

Bom.TXXXJX, C . Il C e

34U R. I

ne . In estate , la piuma superiore è più o me

no variata di nero, e l'inferiore tutta bianca :

è quasi totalmente bianca in inverno , secondo

le regioni più o meno fredde nelle quali soggior

na questo uccello ; , così n'è varia la piuma se---

condo l'età, le stagioni e il luogo: il becco è

nero; i piedi e le dita sono di color rossigno;

le membrane delle dita stesse sono nericcie .

Le Urie, al dir del Sig. di Buffon, abitano i

mari che bagnano il Nord dell' Europa : si tro

vano alla punta della Scozia , sulle coste dello

Spitzberg, dell' Islanda e delle isole di Feroe;

lasciano queste latitudini nel cuor dell' inverno,

e si rifugiano sulle coste d' Inghilterra, e talvol

ta ancora su quelle di Brettagna e di Norman

dìa. Questi uccelli hanno le ali troppo strette

per reggere a un volo di qualche durata; non

possono far altro che spiccarsi di punta in pun

ta sugli scogli ; nidificano nelle spaccature di quel

li che sono poco elevati (particolarmente la spe

cie minore) , d'onde i pulcini possono gettarsi

nell'acqua ed evitare di divenir la preda delle

volpi, segnatamente degl'isati, che ne stanno in

cessantemente in agguato ; fanno due sole uova

per volta, grossissime a proporzione della cor

poratura , appuntatissime da un'estremità, scre

ziate di neriecio sopra un fondo turchiniccio ; si

trovano alcuni nidi sulle coste dei paesi di Gal

les e di Scozia; ma le famiglie vi si trattengo

no poco, e il numero grande delle nidate si fa

in terre molto più settentrionali, allo Spitzberg,

e in Groenlandia, ove sta permanentemente la

-

spe

U RO 35

specie dell'Uria sì maggiore che minore .

URILI, o MANI, o VITICCI, o CIRRI.

Vedete l'Alfabeto secondario dell'articolo Pianta .

URINARIA. E' il lino selvatico: Vedete que

sta parola. -

URITE, Fran. Hcurite. E'un pesce delle iso

le dell'Africa, di cui parla Dapper, e di cui si

fà un consumo grande a Madagascar . Il pesce

Urite che noi abbiamo veduto in casa di un Di

lettante in Zelanda, è molto simile a un'eperla

no che fosse macchiato di turchino .

URLANTI, SCIMMIE URLANTI. Vedete gli

articoli, Ovarino, ed Aluate .

URLO, ULULATO, Lat. 2lulatus, Fran. Hur

lement. Si dice del grido lugubre e prolungato

che mandano alcuni animali carnivori sanguinarj,

e specialmente i lupi, quando gli stimola la fa

me , e talvolta quando sono in foja ; i lupi ur

lano principalmente la notte; e le notti dell'in

verno sono quelle nelle quali si sentono più ur-

lare. Il cane , quando ha perduto il padrone,

manda parimente un grido gemebondo e doloro

so, che è una specie di Urlo. Vedete gli articoli

Cane e Lupo.

URNE. Vedete Vasi.-

UROCERO, Lat. 2rocerus, Fran. 3rocere .

Insetto che sembra particolare ai paesi freddi;

si dice ciò non ostante che ne siano stati tro

vati alcuni intorno a Parigi . Questo insetto si

rende osservabile per una specie di corno o di

punta che porta alla coda . Ha le antenne fili

formi e composte di ventitrè articolazioni: il cor-

C 2 IlO

36 U R S

no forma una specie di canale in cui si trova na

scosto l'aculeo dell' insetto; questo aculeo bifor

cato in cima , è dentellato intorno come quello

delle mosche a sega, e racchiuso tra due lame

o stucci, come nelle icneumoni . L'Urocero è

stato descritto dal Sig. di Réaumur, sotto il no

me d' icneumone di Lapponia .

UROCHS , Vedete 2 ru; .

URSONE, Hystrix dorsata, Linn., Fran. 2r

son. Specie di animale che abita le terre deser

te del Nord dell'America , e che non deve con

fondersi col riccio, nè col coendù, ai quali è si

mile per alcuni caratteri; ma dai quali ciò non

ostante differisce abbastanza per altri capi, onde

si debba riguardare come una specie particolare.

L' Ursone è il porco spino della Baja d'Hud

son, quello di Ellis, di Edwards e del Sig. Bris

son . E' della grandezza del castoro, ed ha il

corpo appresso a poco della medesima forma :

ha, come il castoro, due denti incisivi , lunghi,

forti e taglienti, e come esso un doppio pelo,

il primo lungo e morbido, ed il secondo è una

peluria o feltro, anche più gentile e morbidet

to ; ma indipendentemente da queste due sorti

di pelo, è tutto coperto di pungiglioni cortissi

mi e quasi nascosti sotto il pclo medesimo. Nei

giovani, i pungiglioni sono a proporzione più

grandi, più apparenti, ed il pelo è più corto e

più rado che negli adulti o nei vecchj.

L'Ursone dorme molto, e il suo alimento pre

diletto è la corteccia di ginepro . Fugge e teme

di bagnarsi; abita sotto le radiche degli alberi-

Ca

U R U37

cavi ; nell' inverno, la neve gli serve di bevan

da; in estate, l'acque, e lambisce come il cane .

I selvaggi ne mangiano la carne, e dopo aver

ne svelto i pungiglioni dalla pelle, dei quali si

servono ad uso di spille e di aghi, se ne fan

no buone pelliccie .

URUBITINGA, Marcgr.pag. 2 14. I Brasiliani

hanno dato questo nome a un bellissimo uccel

lo , che si mette nell' ordine delle aquile . Dice

Ruischio che ne ha la somiglianza, e che è del

la grandezza di un' oca di sei mesi; ha il bec

co e le ugne di color nero . Differisce dall'uru

taurana , altra specie di aquila del Brasile ; 1 ,

pel suo color bruno e nero; 2 , per gli occhi di

aquila; 3 , per le gambe che hanno una tinta di

giallo e sono sguarnite di piume ; 4, per la co

da dì due colori, la parte inferiore della quale

è bianca fino ai due terzi della lunghezza ; il ri

manente è nero e terminato di bianco; 5 , non

ha ciuffo ; e 6, è la metà più piccolo dell'aqui

la col ciuffo del Brasile o dell'urutaurana.

URUBU'. E' l'avvoltojo del Brasile, del Sig.

Brisson, e delle Tav. Col. 187; bozzago della fi

gura del pavone , di Catesby. Hernandez e Nie

remberg gli danno il nome di aura, e France

sco Ximenes, quello di tzopiloth o tropillot; è il

cosquauth della Nuova Spagna . Marcgrave dice

che i Brasiliani lo chiamano Urubù . Questo uc

cello, al dire del Sig. Mauduyt, si trova nelle

diverse regioni dell'America . I Selvaggi della

Guiana lo chiamano ourouva; i Creoli ed iViag.

giatori lo hanno chiamato mercante : si trova an

C 3 co

38 U R U

cora in Africa , e Kolbe lo chiama aquila del

Capo .

L'Urubù è quasi grosso come la femmina del

pollo d'India : l'iride è rossigna : le palpebre

sono di un giallo di zafferano; il becco è bian

castro, talvolta con una tinta rossigna alla pun

ta; la pelle che ne copre la punta è turchinic

cia , le gambe e i piedi tirano al color di car

ne ; le ugne sono nere: la testa e i due terzi

del collo sono coperti di una pelle nuda , che

l'animale aggrinza e distende in certe circostan

ze; è essa variata di turchiniccio , di rossiccio e

di biancastro; vi sono alcuni peli neri ricci ; tut

ta la piuma è di un nero cangiante in porpori

no, e in verde cupo poco rilucente .

Dice il Sig. Mauduyt che questo uccello è mol

to comune a Cajenna, e che ne ha egli ricevu

ti molte volte sotto il nome di couroumou , è

stato ancora mandato dalla Luigiana : viene assi

curato che è abbondantissimo al Perù, e che

ogni mattina, al levar del sole, discende nelle

strade delle città, prima che la gente esca di ca

sa, per cercarvi le immondezze . Desmarchais,

Aeosta, ed altri Autori dicono che gli Urubù so-

no uccelli utilissimi, perchè vanno dietro ai cac

ciatori che lasciano in abbandono i cadaveri degli

animali che hanno scorticato, e le carni dei qua

li infetterebbero l'aria, se gli Urubù non li con

sumassero. Questi uccelli volano in torme gran

di, e sentono o scoprono la preda a una distan

za grandissima ; purgano in una parola, i luo

ghi abitati dagli avanzi degli animali morti. Kol

be

U R U 39

be conferma queste relazioni ; ma è l'i

re che gli Urubù piombano su i buoi o sulle

vacche che trovano a giacere nella campagna sen

za bifolchi: questo fatto èpoco credibile e contra

rio alle abituazioni degli avvoltoi . Dice Catesby

che i bozzaghi della figura del pavone (gli Uru

bù ) hanno il volo leggerissimo , che piombano

in gran numero sulla medesima carogna , e che

spessissimo insieme si azzuffano nel divorarla ;

che sono spesso prevenuti da un'aquila, e che

stanno lontani finchè questa è presente : la cita

zione di un tal fatto è a vicenda contraria alle

abituazioni delle aquile che sdegnano le carogne.

Aggiunge Catesby che i serpenti servono ugual

mente ad essi di pascolo ; che sogliono posarsi

in molti insieme sopra i pini e i cipressi vecchi,

ove si trattengono la mattina per più ore, colle

ali spiegate; che lasciano che si vada vicinissimo

ad essi , senza temere il pericolo, specialmente

quando mangiano .

Gli Urubù sono uccelli schifosissimi : tutti gli

Autori dicono che esalano, come la maggior par

te degli avvoltoi, un'odore infetto, che è un mi

scuglio di muschio e di odor di carne corrotta ;

la pelle e la piuma conservano questo odore, che

si comunica per contatto agli oggetti vicini, mai

non si perde , e dura, al dire del Sig. Mauduyt,

quanto gli ultimi avanzi di questi uccelli. Ciò

non ostante , prosiegue lo stesso Ornitologista,

sono utilissimi, e non si deve trascurar di osser

vare che abitano i luoghi nei quali gli altri ani

mali sono più abbondanti , e nei quali i corpi-

C 4 mOr

4o U RU

morti sarebbero più pericolosi pel calore del cli

ma, e spesse volte per l'umidità unita al calore .

URUS, o URO . Animale quadrupede , bisul

co ed ungulato, che frequenta le montagne della

Lituahia e della Prussia: se ne allevano nella

Russia bianca , che sono stati presi nella Selva

Ercinia . Questo animale , specie di toro selvati

co , è grande e feroce .

L' Urus è il tur o thour dei Polacchi, l' auro

chs o urochs degli antichi Germani; ed alcuni gli

hanno dato anche il nome di bisonte . L' odore

muschiato che si trova nei maschj dell'Urus, e

che i Tedeschi esprimono colla voce di bisem,

lha senza dubbio prodotto la voce di bisonte nel

le lingue straniere . Ora, quest'odore, come os

serva il Sig. Pallas, non sembra che sia molto

sensibile se non quando i tori selvatici sono in

una età avanzata, principalmente nel tempo del

la foja; l'età parimente è quella che produce quel

pelame ispido sulle parti anteriori dei tori selva

tici e che li rende più gobbi e più robusti nelle

parti medesime. Lo stesso Osservatore, Signor

Pallas, pretende che i nomi rus e bisonte abbia

no originariamente disegnato , non due varietà

della specie , ma lo stato diverso del medesimo

animale secondo l'età e il sesso ; ma siccome i

Romani trovarono per la prima volta i tori sel

vatici nelle foreste della Germania, può presu

mersi ugualmente che il nome Urus altro non sia

che il nome Celtico aurochs o piuttosto urochs,

colla terminazione o desinenza latina . Vedete gli

articoli Tur e Aurochs.

URU

j S N 4I

URUTARI, etc. Vedete all'articolo 2rutaurana.

URUTAURANA di Marcgrave. Specie di aqui

la coI ciuffo del Brasile , Aquila Brasiliensis cri

stata: il ciuffo che si alza e si abbassa ad arbitrio

di questo animale, è composto di quattro piume

nere; le due di mezzo sono alte due dita, quel

le dei lati sono più piccole : l'Urutaurana ha il

becco nero e i piedi gialli; tutta la piuma supe

riore è bruna ; ma l' inferiore è biancastra , il

tutto variato di piume nere, disposte in forma

di scaglie . Sembra che quest'aquila col ciuffo del

Brasile sitrovi anche in Africa , uno spazio di

quattro o cinquecento leghe, qual è la distanza

tra il Brasile e l'Africa, non è così grande per

chè un'uccello di un volo così potente non pos

sa superarlo . I Brasiliani, al dir di Marcgrave ,

chiamano la loro aquila col ciuffo 2rutari cuqui

chù carivivi . E' l'yzaquauhtli dei Messicani . Il

Sig. di Buffon è di opinione che sia lo stesso uc

cello che i Viaggiatori Francesi hanno chiamato

aquila dell'orenoco, e che Garcilasso chiama aqui

la del Perù. -

USIGNUOLO. Vedete Rosignuolo .

USNEA COMUNE oUSNEA PIANTA , Usmèa

officinarum , C. B. ; aut communis, Franc. 2snée

commune ou 2snée plante . Sorte di lichen o di

musco arboreo, che ha la forma di un cespuglio

elevato, di fusti cilindrici, pieni , seminati di

scudi orbiculari, attaccati pel centro . La sostan

za n'è fungosa, molle e arrendevole quando è

umida , e fragile quando è asciutta . Vedete l'ar

ticolo Musco . --

-

-

2

42 U S N

*===arma

2snèa Fuggitiva . Vedete Nostoch .

2snèa 2mana, o Musco di cranio umano, Lat.

2snèa humanorum. L'Usnèa umana, secondo Le

mery, è il musco ordinario : è di color verdic

cio , alta due o tre linee, senza odore, di un

sapore un poco salato. Si trova questa pianticel

la principalmente in Inghilterra ed in Irlanda sul

cranio degli appiccati, e pendenti da lungo tem

po dal patibolo; perchèsi pensa a collegarne co

sì bene le membra col fil di ferro, che vi riman

gono appese le ossa molti anni dopo che n'è

stata intieramente consunta la carne dalla putre

fazione e dall'aria. Nasce talvolta l'Usnèa anche

sulle altre ossa dei cadaveri umani , che sono

stati lungo tempo esposti all'aria ; ma non viene

stimata così buona come quella del cranio .

Secondo altri, vi sono due sorti di Usnèa uma

na: la prima di cui si fa uso nelle nostre spezie

rìe, ci viene dall'Irlanda, ed altro non è che

una piccola specie di Muscus vulgaris terrestris,

adianti aurei capitulis, che non differisce in nul

la dal musco che cresce su i tegoli , su i sassi e

sugli alberi. Il Sig Doody, bravo Speziale di

Londra e celebre Botanico , ha osservato che cre

sce ugualmente sulle ossa dei cavalli e dei buoi,

portati alle carognaje ; si trova principalmente

sulle teste o cranj che giacciono sul terreno in

luoghi umidi : La seconda è incrostata sui i cranj

unani, nella stessa maniera che il lichen saxati

lis o lichen petraeus nasce su i sassi nei luoghi in

colti e campestri . Dicono gli Autori che vien

preferita quest'ultima alla precedente, come quel

la

U S IN 43

staaaaaaaaa

la che è dotata di una virtù particolare per la

guarigione di diverse infermità.

L'Usnèa umana, dice Lemery , contiene mol

to sal volatile e molt'olio . Questa pianta è ra

rissima nei nostri paesi, perchè non vi si espon

gono all'aria, così comunemente come nei paesi

del Nord, i cadaveri dei condannati : l'Usnèa è

moltissimo in uso ln Germania, ove si adopra

come astringente nell'emorragia del naso, met

tendola nelle narici: si può ancora farne uso per

l'epilesìa . L'Usnèa umana entra nelle polveri

simpatiche, ed in molte composizioni che tendo

no tutte a fermar l'uscita del sangue da qualsi

voglia parte del corpo. Si trova nell'Effemeridi

di Germania, Decur. 1 , ann.2 . pag. 96 e seguen

ti, una dotta Dissertazione del Dottor Martino

Bernhardi di Bernitz, nella quale si estende mol

to sulle virtù di questa pianta; noi rimettiamo

ad essa il nostro Lettore che vi vedrà, tralle al

tre cose curiose , diversi metodi per farla cresce

re su i cranj umani .

Varj Autori, come Grube e Junchers, assicu

rano che l'Usnèa umana non ha altra virtù spe

cifica che quella la quale alcune persone credule

o superstiziose si sono compiaciute di attribuirle.

Quindi è che Marck, famoso Droghista di No

rimberga, dice che tutto il merito di questa Us

nèa consiste semplicemente nella rarità; così la

celebrità particolare dell'Usnèa umana non ha al

tra origine che l' impostura attinta nella dottrina

di Paracelso . Abbiamo ciò non ostante veduto

più di una volta stagnate emorragie considerabi

li

US Q

li del naso, per mezzo dell'Usnèa umana: del

rimanente , avrebbe forse l'emorragia ugualmente

cessato coll'applicazione del musco ordinario.

USQUIEPATLI o YSQUIEPATLI, o IZQUE

POLT dei Messicani . Animale quadrupede della

provincia di Guatimala nella Nuova Spagna, e

delle Indie Occidentali, simile alla volpe per

l'astuzia e per la finezza . Questo animale è lun

go sedici pollici incirca, compresa la testa e il

corpo : ha le gambe corte , il muso assottiglia

to; le orecchie piccole , il pelo di un bruno cu

po, le ugne nere, appuntate , ed in numero di

quattro ; abita nei buchi e nelle spaccature delle

rupi, nelle quali alleva i suoi parti; vive di sca

rafaggi, di vermi di terra, di uccelletti, e quan

do può entrare in un pollajo, strozza i polli dei

quali mangia solamente il cervello; quando viene

irritato o spaventato, sparge un liquore di un

fetore insopportabile, a segno che nè gli uomi

ni , nè i cani ardiscono di accostarglisi, e l'ori

na che verimilmente si meschia con questo liquor

pestilenziale , macchia ed infetta in una maniera

indelebile . Sembra del rimanente che questo puz-

zo non sia una qualità abituale, perchè si giun

ge talvolta ad addomesticar l'animale ; Si dice che

vanno allora dietro ai padroni, come gli anima

li domestici, e che non lasciano andare quest'

orina puzzolentissima se non quando sono messi

alle strette o battuti. Il gaz perfido che essa esa

la , è in qualche maniera l'unic'arme di cui si ser

vono per difendersi contro i cacciatori . Quando

i Selvaggi ne ammazzano alcuno, gli tagliano laVeS

U V A45

vessica, affinchè la carnc , che essi trovano buo

na a mangiarsi, non conservi questo fetore appe

stato . Non si fa conto alcuno della pelle dell'

Ysquiepatli, a cagione di sua spessezza e della

lunghezza del pelo ; ma i Selvaggi la fanno ser

vire a diversi usi , come di sacchi , borse, etc.

Sembra che l' Usquiepatli abbia alcune relazio

ni col tasso puzzolente del Capo di Bnona Spe

ranza, e che poco differisca dalla bestia puzzo

lente della Luigiana - Vedete queste parole. Sospet

ta il Sig. di Vosmaer che sia una puzzola . L'Ys

quiepatli altro non è che il coaso, prima specie

delle moffette. Vedete l'articolo Moffette .

USUN . Specie di ciliegio del Perù, di un sa

pore dolce e grato, ma che, come alcune specie

di funghi della Provenza, ha la proprietà singo

lare di tinger l'orina di color di sangue. Questa

proprietà spaventa vivamente quelli che non ne

sono prevenuti : ma in capo a dieci o dodici ore,

tutto è cessato .

UTIAS, OUTIAS, COUTIAs. Nomi che so.

no stati dati alla specie minore dell'aguti, che è

l'Acouchi . Vedete questa parola.

L'2tias di Aldrovando èl'alagtaga. Vedete que

sta parola.

UVA. Lat. 2va, Fran. Raisin. E' il frutto del

la vite, che viene in grappoli, e che è buono

a mangiarsi e a fare il vino . Vedete all'articolo

Vite .

2va di America , o Erba della Lacca. Ne ab

biamo parlato sotto il nome di solano in grappo

li. Vedete questo articolo.

Za

46 U V A

va Barbata, 2va di Corinto, di Damasco, etc.

Vedete in seguito all'articolo Vite.

2va Marina, Lat. Ephedra. Pianta curiosa di

cui si distinguono quattro specie .

1. Quella che si chiama particolarmente zva

marina maggiore, Ephedra maritima major, To

urn. ; Polygonum bacciferum maritimum majus,

sive zva maritima major, C. B.; et , Tragos,

Lob. Giov. Bauh . Arbusto senza foglie che cre

sce all'altezza di un'uomo: ha la radice bislun

ga e nodosa ; il tronco, grosso talvolta come il

braccio, mette molti ramoscelli delicati, sottili

quasi come quelli del giunco, separati da nodi

come quelli dell'asperella ossia coda cavallina,

di color nericcio, che si dividono in più altri

ramoscelli , l'estremità dei quali sono armate di

spine dure; i fiori escono dai nodi dei rami , e

sono disposti in grappoletti di color erbaceo bian

castro; succedono ad essi bacche ossia coccole pie

ne di sugo, sostenute da un calice in forma di

coppa, che giunte alla maturità e schiacciate,

tingono le dita di rosso ; sono di un sapore aci

do e grato; e racchiudono semi triangolari, ap

puntati, duri ed astringenti. Questa pianta cre

sce nei luoghi sabbiosi e marittimi in Provenza

ed in Linguadoca.

2 . L'2va marina scandente (Anabaso) (a),

Ephe

() il Sig. Cavalier de sis un genere di piante

la Mark fa dell'Anaba- erbacee o sitblignee, e

che-

U V A 47

Ephedra, sive Anabasis, Bell , Dodon., Tourn;

Polygonum bacciferum scandens, C. Bauh. , Rai

Hist ; cancon et Ephedra Plini . E' meno alta del

la precedente ; ha i rami scandenti ; i fiori, pic

coli, muscosi e pallidi; i frutti, rossigni. Que

sto arbusto cresce particolarmente lungo certe val

li del monte Olimpo e nell'Illiria.

3 . La terza specie è l'Ephedra (va) mari

tima minor,Tourn.; CrotonTNicandri, Ang. E' an

cora meno alta della precedente; il fusto è ligneo

e mette molti rami verdi , scannellati, facili a

rompersi, nodosi , pieni di midolla viscosa che

divien rossa seccandosi ; i fiori nascono alle ci

me dei rami , sono piccoli , gialli e raccolti in

molti insieme; succedono ad essi frutti simili a

quelli del tasso, rossi , di un sapor dolce, e

che contengono semi bislunghi, uniti a due a

due . Si trova questa pianta in Linguadoca, vi

cino al porto di Cette, verso Frontignano, nei

luoghi sassosi e vicini al mare .

4. Quest'ultima specie di Uva marina differi

sce dalle altre , per le molte sue minutissime fo

glie; si trova in Ispagna, Ephedra Hispanica ar

borescens, tenuissimis et densissimis foliis, Tourn.

Le

che ha relazioni grandi li, e l'anabasis di foglie

colle sode . Vi è l' ana- a clava, delle vicinanze

basis non frondoso, del- di Astracan ; l'anabasis

le rive del mar Caspio dalle foglle di tamarisco

o dei contorni di Tripo- , di Spagna .

48 U V A

Le cime di questi arbusti e i frutti di essi so

no detergenti , astringenti, buoni per l'ernie, e

per fermare ogni sorte di flusso .

2va Marina. E', secondo Lemery, un'insetto

marino , che si può mettere tra le specie delle

lumache; dice egli che è di figura bislunga , in

forme, tutto coperto di glandule rosse e turchi

ne , che rappresentano in qualche maniera un

grappolo di Uva ; ha la progressione lenta , e

due corna alla testa, come la lumaca . Si trova

talvolta quest' insetto sulla riva del mare.

Dice lo stesso Autore che vi è un'altra specie

di Uva marina, proveniente dall'uova di seppia

che si ammucchiano e si agglutinano insieme in for

ma di grappolo di Uva, e che sono tinte di ne

ro dal liquore che esce dalla seppia . Si dà final

mente ancora il nome di Uva marina alla sapo

netta marina, di cui si distinguono più colori:

è essa ordinariamente bislunga, con una specie di

peduncolo, e si trova nell'Oceano. Pretendono

alcuni Osservatori di avervi scoperto un moto

progressivo, come in certe specie di zoofiti mol

luschi . Vedete Saponetta di mare, in seguito all'

articolo Corallina. Vedete ancora l'articolo Seppia .

2va Orsina , o d' Orso , Lat. 2va ursi aut ur

sina, Fran. Raisin d' Ours ou Bousserole . E' un

piccolo arbusto che cresce nei paesi caldi, in

Ispagna , etc. Si trova ancora nelle Alpi e nei

Pirenei, ed in Isvizzera nel Cantone di Berna ,

appie del monte Suchet : prende il nome dalla

somiglianza che ha coll'Uva, e dall'esserne ghiot

ti gli orsi, per ciò che si pretende . Questo ar

bu

U V A 49

busto è simile alla mortella . Vedete questa paro

la ; ma ne sono più spesse o grosse le foglie ,

bislunghe , ritondate , si accostano a quelle del

busso, più strette, rigate dai due lati, nervose

di un sapore astringente , accompagnato da ama

rezza ; queste foglie sono attaccate a ramoscelli

lignei , lunghi un piede , rivestiti di una cortec

cia sottile e facile a separarsi : i fiori nascono in

grappoli all'estremità dei rami ; sono fatti a so

magli; e succedono ad essi bacche ritondate, mol

li , rosse , ciascuna delle quali racchiude cinque

ossicini , disposti ordinariamente in costa di po

pone ,ritondati sulla schiena ; le bacche hanno

un sapore stittico : tutte le parti della pianta so

no moltissimo astringenti , e buone , secondo il

Sig. Levvis, a tingere in bruno .

-

Il Sig. De Haen , gran Pratico nel Collegio

di Vienna in Austria , ha riconosciuto da alcuni

anni le virtù di questa pianta , come dichiaratis

simamente specifiche per distruggere il calcolo ,

i bruciori di orina che ne dipendono, e contro la

colica nefritica ; se ne adopra l'infusione delle

foglie nell' acqua , unendovi un poco di nitro .

Si può consultare un Trattato su questa materia,

del Sig. Quer, Regio Professor di Botanica a

Madrid. Questo trattato, stampato a Strasburgo,

si trova presso Durand , nipote, a Parigi. Que

ste medesime foglie nella Baja di Hudson , servo

no di tabacco per fumare .

zva Selvatica. Si da questo nome e quello di

mirtillo, alla mortella . Vedete quest'ultima parola .

B.om.T.XXXIX,D UVA

5o U V A

UVA SPINA (a), o GROSSULARIA SPINO

SA. Grossularia spinosa sativa, C. B. Pin. 455 ;

vva crispa, Linn. 292; Trag.; Grossularia sim

plici acino, vel spinosa, sylvestris, Pitt. Tourn,

Fran. Groseillier épineux . Si dà generalmente il

nome di Grossularie a molte specie di arbusti

spinosi e non spinosi, e che sono inoltre gli uni

dagli altri diversi per la diversità dei frutti : do

vendo noi dunque parlare dell'Uva spina o Gros

sularia spinosa , sembra naturale che trattiamo

nel tempo stesso delle principali e più note spe

cie delle Grossularie , che comprendono anche i

Ribes, pei quali abbiamo rimandato all' articolo

presente.

.

Cominciando pertanto dalla Grossularia spino

sa o Uva spina , se ne distinguono due specie ;

una selvatica, l'altra domestica o coltivata . L'Uva

spina bianca o Grossularia bianca selvatica, è la più

comune : viene spontaneamente vicino alle siepi,

nei boschi . Questo arbusto è alto cinque piedi o

incirca ; ha la radice lignea ed un poco fibrosa ;

mette essa fusti numerosi e ramosi, ed armati da

tutte le parti di spine forti vicino all' origine

delle foglie . La corteccia è porporina nei rami

Vec

(a) Alla parola Ber- è uno dei due nomi

beri è stato rimandato italiani del Berberi,essen

per isbaglio aquesto arti- do l'altro Crespino, che

colo;ma si deve guardare è il più comune.

l'articolo Spina acida che

U V A 5 I

vecchj, biancastra nei giovani. Il legno è di co

lor di busso pallido ; le foglie sono larghe come

l'ugna del pollice, quasi rotonde , un poco fra

stagliate, verdi , pelose , di un sapore agretto e

sostenute da code corte . I fiori sono piccoli e

di un soave odore ; nascono molti insieme nelle

ascelle delle foglie , due, al più, sopra ciascun pe

duncolo , spesso uno solo; sono belli, pendenti ,

tutti composti di cinque foglie disposte in giro ,

ed attaccate alle pareti del proprio calice , che è

inciso in cinque parti , ed a cui sono attaccati

gli stami in numero di cinque . Succedono ai fio

ri frutti o bacche rotonde , o ovali , separate ,

molli, piene di sugo , della grossezza di un'aci

no di Uva , rigate dal peduncolo o gambo fino

all'umbilico , a guisa di meridiani ; verdi dap

principio ed acide al palato; giallastre quando so

no mature , di un sapor dolce e vinoso , piene

di molti granelletti biancastri.

La specie di Uva spina o Grossularia domesti

ca non differisce dalla precedente se non perchè

è meno spinosa , e perchè ne divengono le fo

glie e gli acini più grandi e più aromatici.

Questi acini o bacche sono quelli che si chia

mano Uva spina bianca o Uva spina dolce; quan

do sono acerbi, se ne fa uso nelle salse e negl'in

tingoli a modo di agresto. Sono refrigeranti ed as

tringenti, eccitano l'appetito , e sono ordinaria

mente graditi dalle donne incinte , quando nau

seano gli altri alimenti; guariscono le nausee e

fermano il flusso di ventre, ed anche l'emorra

gie; cotte nel brodo, sono giovevoli ai febbrici

D 2 tan

52U V A

tanti . Si mangiano le mature appena cotte ; ma

si corrompono facilmente nello stomaco . Ne di

viene un poco vinoso il sugo per la fermentazio

ne. Se ne consuma una quantità grande in Olan

da e in Inghilterra, ove è molto coltivato questo

arbusto .

Dice Ray che gl' Inglesi fanno un vino di que

sti frutti , mettendoli in una botte e versandovi

sopra l'acqua bollente ; turano bene la botte, e

la lasciano in un luogo temperato, pertre o quat

tro settimane, finchè il liquore sia impregnato del

sugo spiritoso di questi frutti, che restano allora

insipidi. S'imbottiglia in seguito il liquore mede

simo , mescolandovi zucchero; si turano bene le

bottiglie , e si lasciano finchè il liquore si sia

mescolato intimamente con lo zucchero per la

fermentazione, e sia cangiato in un liquor pene

trante , grato e simile al vino

La Grossularia in grappoli ossia Ribes , Fran.

Groseillier agrappes:Se ne distinguono due specie.

1. La Grossularia Rossa o Ribes Rosso , Ribes

rubrum , Linn. 29o; Grossularia hortensis, majo

re fructu rubro, C. B. Pin.455; Ribes vulgaris,

flore rubente, aut Acidus ruber, Gio. Bauh. 2 , 98.

Fran. Groseillier rouge . E' un'arbusto non spino

so , che si coltiva comunemente negli orti e nei

- giardini ; ha le radici ramose , fibrose ed astrin

genti ; i fusti o i ramoscelli sono numerosi, du

ri , storti , flessibili ciò non ostante e alti cinque

piedi o incirca , coperti di una corteccia bruna -

Il legno n'è verde , e contiene molta midolla;

le foglie sono quasi rotonde , lobate , verdi e

den

U V A53

-

dentellate ; i fiori sono corti, disposti in grappo

letti pendenti, i gambi dei quali escono dalle

ascelle delle foglie . Ciascuno di questi fiori è

composto di molte foglie disposte in rosa, e at

taccate alle pareti del calice : succedono ad essi

coccole grosse come quelle del ginepro , verdi

dapprincipio , rosse nella maturità , sferiche e

piene di un sugo acido, moltograto al palato, e

all' odorato, e di molti semetti . Queste coccole

sono il Ribes rosso . L'Arbusto del Ribes rosso,

trapiantato, esige un terreno grasso , ben conci

mato , e se ne fanno le bordure dei parterre .

2. L'altra specie di Grossularia in grappoli o

di Ribes ha i fiori bianchi; ma la maggior parte

dei Botanici lo riguarda piuttosto come una va

rietà del precedente, che come una vera specie .

Queste coccole si chiamano Ribes bianco piccolo,

Ribes vulgaris, fructu albo, Clus. Hist.: non sono

esse così comuni come le rosse ; ma hanno il

medesimo sapore e la medesima virtù; sono an

che più stimate, meno acide e ne sono più gros

si i grappoli . Questo arbusto è meno elevato

del Ribes rosso; ha le foglie piccole, peziolate,

senza pelo , trilobate e dentate; i fiori, in grap

poli dritti, e guarniti di brattee . La Grossularia

bianca o Ribes bianco e perlato, detto di Olan

da , Grossularia hortensis, fructu margaritis simili,

C. B., richiede un terreno forte ed umido:si pian

ta di distanza in distanza, e si potano pochissimo

questi piantoni i due primi anni, ma nei seguenti si

potano cortissimo . .Generalmente i Ribes si mol

tiplicano di rimessiticci radicati o di barbatelle, ta

D 3 gia

54 U v A ,

gliate dalla pianta vecchia . Se si voglia la molti

plicazione per rimessiticci, si scelgono i più for

ti, si sotterrano a otto piedi di profondità, e si

piantano in distanza di tre piedi uno dall'altro .

Questi rimessiticci danno frutto al second' anno .

L'Olanda è il paese in cui s'intende meglio che

in qualunque altro la coltivazione e la potatura

del Ribes: tutti i Ribes, del rimanente, lasciano

la corteccia esteriore .

Si trova nelle Alpi e nei Pirenei un Ribes di

frutto bianco e dolce , Ribes alpinum dulce ,

Linn. 291 ; Gio. Bauh. ; Grossularia vulgaris ,

fructu dulci, C. B. Pin.; Tourn.-

Si mangiano le coccole bianche e rosse delle

Grossularie o Ribes quando ancora sono attacca

te ai graspi , e vi si aggiunge un poco di zuc

chero; i fanciulli e specialmente le fanciulle sog

gette ai pallidi colori, le donne stesse attaccate

dalla pica, e dalla malacia, siccome ancora i feb

bricitanti le ricercano con avidità, a cagione del

sapore acido, vinoso e grato che hanno; si fan

no in confezione i grappoli intieri con lo zuc

chero, come le ciliege . Si fa parimente col fuo

co o senza, una conserva di Ribes, che è bellis

sima , tremula e gratissima al palato , mettendo

il sugo di Ribes con lo zucchero fino a una con

veniente consistenza; ed è questa una confezione

che serve non solo al dessert, ma che si con

serva altresì per sollevar gl' infermi , principal

mente quelli che hanno la febbre . E' ottima nel

le convalescenze delle malattie acute; e sommi

nistra un'alimento leggiero, temperante e vera

IlCIl

U V A55

mente rinfrescativo . Si prepara nelle Spezierie

un siroppo col medesimo sugo , ossia un robbo

o mosto , facendolo condensare fino alla consisten

za del miele . Questo sugo, stemperato in tre o

quattro parti d'acqua, e edulcorato con una suf

ficiente quantitá di zucchero, è noto sotto il no-

me di acqua di Ribes. Il grato sapore di questa

bevanda l' ha fatta passare dalla bottega dello

Speziale a quella dell'Acquacedratajo, ed una tal

bevanda è esattamente analoga alla limonata . Si

fa ancora col Ribes rosso perfettamente maturo ,

dopo averne distaccati gli acini dai graspi, un

vino gratissimo: bisogna, per tal' effetto, coglie

re il Ribes verso il mezzogiorno, metterlo in

una botte sfondata da una parte , che servirà di

tino , poi schiacciarlo coi pestoni quanto sarà

posssibile, gettarvi unpoco di acqua, per darpiù

fluidità al sugo naturalmente viscoso, ed affinchè

si operi una fermentazione tumultuosa , principio

dello sviluppo del corpo spiritoso , che è l'ani

ma di tutti i vini . Se il sugo destinato a fer-

mentare, è al contrario troppo fluido, e se non

contiene a sufficienza corpi muccosi dolci , vi si

aggiunga un poco di zucchero che si agiterà,

per incorporar bene il tutto .

Tutti sono d' accordo intorno alla bontà del

Ribes rosso, per temperare l'interno ribollimen

to del sangue , e per reprimere i moti. della bi

le : è esso moderatamente astringente, fortifica

lo stomaco, toglie l'inappetenza, e calma il mal

di gola. E'buono ancora neivomiti, nelle diarree,

nelle emorragie, nelle febbri maligne e nelle ma-

D 4 lat

56 U V A

lattie contagiose; ne diviene ciò non ostante pre

giudicievole l'uso, se se ne prenda troppo e mal

a proposito; perchè l'uso continuo degli acidi

nuoce allo stomaco, eccita la tosse, è pernicioso

al petto, e principalmente quando si teme l'in

fiammazione dei visceri -del basso ventre.

Vi sono ancora altre specie di Grossularie ,

come il cassis o il cassier des Poitevins , altri

menti Grossularia nera ; Vedete Cassis . La Gros

sularia spinosa delle Antille, della quale i Creoli

mangiano il frutto, che è piccolo, rosso, pieno

di semetti e di un sapore acidetto ; è il Solanum

scandens aculeatum , flore intus albo, extus pur

pureo, Rum.; Barr. Ess. pag. 1 o5.

2va Turca Amarante. E' la Fitolacca . Vedete

Fitolacca.

zva di Volpe, Herba Paris , Dod. Pempt. 444,

Solanum quadrifolium, bacciferum, C. B. Pin. i 67;

Paris quadrifolia, Linn. 527. Pianta di un odo

re puzzolente ed ingrato , e che cresce sponta

neamente nei boschi folti o ombrosi , principal

mente nei terreni grassi ; ha la radice perenne;

fina, lunga, articolata e strisciante ; mette un fu

sto rotondo all'altezza di mezzo piede , dritto ,

semplice , rosso alla base e verde in cima , che

sostiene in mezzo quattro foglie disposte in cro

ce , talvolta cinque , opposte , in verticilli , bis

lunge , ovali, intiere, crespe, venate , lucide sot

to , nericcie sopra ; la sommità sostiene un fio

retto erbaceo di quattro petali verdi, disposti pa

rimente in croce: a questo fiore succede una bac

ca o coccola molle, grossa come un'acino d'uva »

por

V U L 57

-

***

porporina, rilevata in quattro angoli, e divisa in

quattro cellule piene di semi fini, ovali e bianchi .

Tutta questa pianta è di uso , e passa per ce

falica, risolvente ed anodina ; è buona inoltre

per la peste e pei veleni, e segnatamente per le

vertigini. Noi consigliamo ciò non ostante di

non prenderla interiormente se non in piccolissi

ma dose, altrimente l'uso ne sarebbe troppo pe

ricoloso . Se ne applicano le foglie sui buboni

pestilenziali .

UVEA , Lat. vea Fran. vée . E' una mem

brana dell' occhio , così chiamata dal colore che

è stato paragonato a quello dell'acino dell'Uva

nera in maturità .

VULCANO, Lat. Volcanum , Fran. Volcan . Si

dà questo nome alle voragini montuose ed ar

denti, che, nelle eruzioni che fanno , coprono

l' orizonte di fiamme o di tenebre ; che vomita

no impetuosamente e in tempi diversi , fiumi di

materie bituminose, sulfuree, infuocate , o get

tano come una grandine di pezzi di sassi, altri

calcinati , altri più o meno vetrificati ed in isco

rie, o vortici di vapori, nuvole di ceneri, tor

renti di fumo in globi o in colonne ritorte che

oscurano la luce del sole ; o che scagliano da

tutte le parti, all' incerto splendore dei lampi, i

fulmini e le saette , e finalmente l'effetto dei

quali, più violento di quello della polvere e del

fulmine, ha in ogni tempo empiti gli uomini di

stupore e di spavento, e desolato la terra.

Tra le montagne ignivome più spaventevoli e

più formidabili, bastano i Monti Vesuvio, Etna

ed

58 V U L

ed Ecla in Europa, per darci un'esempio palpabi

le di questi abissi distruttori, seminati sul nostro

globo. Nulla è paragonabile ai disastri che sono

le conseguenze dell'eruzione di essi ; attaccano

tutto insieme l'aria , la terra, il mare, e porta

no dappertutto il timore, il terrore , la desola

zione e la morte .-

Guardiamoci bene dal pronunziare , dal silen

zio del nostro ritiro e nella calma che vi godia

mo , troppo severi e precipitati giudizj su gli

Autori che ci dipingono questi fenomeni dei qua

li sono stati testimoni oculari ; nè prendiamo

sempre per esagerazioni la vivae forte espressione

che ne anima le relazioni e che le rende spaven

tevoli . I fenomeni grandi della Natura non sono

mai ben dipinti e neppur mai descritti, se non

quando sono vivamente sentiti, ed allora solo lo

storico è veramente fedele, quando hasaputo

trasmettere all'anima di chi legge il sentimento

che ha provato ei medesimo .

Le vaste e profonde convulsioni che accompa

gnano l' eruzione di un Vulcano , esibiscono a

tutti i filosofi che studiano le maraviglie della

Natura, uno spettacolo maestoso, degno ugual

mente di ammirazione e di stupore . Questi di

sastrosi fenomeni hanno origine da certi fuochi

che racchiudono in seno le montagne, delle qua

li minano le volte : sono eccitati dall' aria , e

l' acqua ne raddoppia la forza : le materie più

resistenti, più apìre, più refrattarie, non possono

reggere alla violenza di questi fuochi , come si

vede dalla natura di certi pezzi di lave di sostan

Ze

V U IL 59

ze minerali di diversi colori, ed una parte delle

quali è vetrificata , mentre l'altra che è calcina

ta , resiste alla violenza del fuoco ordinario dei

nostri fornelli. Vedete alle parole Lava e TPomi

ce . E' così grande l'azione di questo fuoco e

n'è così violenta la forza dell' esplosione , che

produce colla sua reazione scosse forti abbastan

za, per commuovere efar tremar la terra , per

agitare il mare, rovesciar le montagne, distrug

ger le città e gli edifizj più solidi, a distanze anche

considerabilissime . Questi effetti, benchè natura

lissimi , sono stati riguardati, al dir del Sig. di

Buffon, come prodigj; e gli abitanti dell'Islanda

riguardano l'apertura dell'Ecla come la bocca

dell'inferno; i muggiti che fa sentire sonole gri

da dei dannati ; finalmente l'eruzioni sono, se

condo questo popolo, gli effetti del furore e del

la disperazione degl'infelici . Quanti altri paesi

esibiscono il medesimo fenomeno e la medesima

superstiziosa opinione ! Eppure tutto si riduce a

fracasso, a fuoco, a fumo.

L' eruzioni dei Vulcani sono ordinariamente

precedute da rumori sotterranei, simili a quelli

del tuono ; si sentono fischj orribili, ed uno spa

ventevole fracasso ; sembra che la terra provi

una lacerazione intestina , e che si scuota fino

dai fondamenti : sembra che bollano le materie

contenute nel recipiente, si gonfiano talvolta fino

al segno di sollevarsi sopra gli orli della bocca

del Vulcano , e scorrono in seguito lungo il

pendio della montagna, ove raffreddandosi conser

vano la forma delle onde che ad esse aveva

ol' ef

6o v U L

l'effervescenza , nel tempo della fusione. Altre .

volte le materie vulcaniche si fanno strada attra

verso ai massi di una rocca dura, e le parti cir

costanti a queste pietre , sollevate dalla forza

della lava, si drizzano in piede , e formano una

centina elevata di molti piedi intorno al cratère,

o pico vulcanico .-

Quindi i luoghi circonvicini dei Vulcani sono

seminati di una enorme e confusa congerie di

ceneri e di tutte le materie scagliate in aria dalle

esplosioni : vi si trovano ammontate lave più o

meno porose e più o meno compatte e dure ,

allume , sale ammoniaco , piriti , scorie , pozzo

lana , rena abbrustolita , terre di pomici caldissi

me . I cavalli , camminando sopra la maggior

parte di queste terre , le fanno rimbombare co

me se il terreno fosse vuoto . Si osservano an

cora nelle vicinanze dei Vulcani molte spaccatu

re . Queste specie di camini aprono un passo li

bero all'aria o all'acqua che sono state messe in

espansione dalle fornaci che sono alla base . In

tempo di giorno si vede uscire il fumo; e que

sti stessi vapori compariscono infiammati o fosfo

rici in tempo di notte. Senza tali sfiatatoj, que

sti agenti produrrebbero sul nostro globo rivolu

zioni molto più terribili di quelle che vediamo

nei terremoti , e sarebbero esse sempre accompa

gnate da una total sovversione dei paesi nei quali

si facessero sentire . Sono dunque i Vulcani un

benefizio della Natura ; quindi è che vediamo

che la Provvidenza ne ha situati in tutte le par

ti del Mondo, ed il Naturalista che viaggia può

S

V U L 61

fissare i suoi sguardi sulle montagne a cratére,

osservare , interrogare i monumenti antichi e

moderni degl' incendj del nostro globo. Sembra

che i vestigj dei Vulcani coprano due zone con

siderabili, parallele all' Equatore , che stendono

alcuni rami fin verso le regioni delle zone gla

ciali dell'uno e dell' altro Polo.

Nci paesi nei quali sono Vulcani , si trovano

in abbondanza ferro , scorie di diversi minerali,

sali o bianchi o tinti di giallo e di verde , sassi

vetrificati o riarsi o alterati, zolfo , realgal, schi

sto alluminoso, petrolio, acque più o meno cal

de e minerali, e vapori mefitici . E' stato rico

nosciuto, in virtù di esatte osservazioni, che nei

paesi esposti al furor dei Vulcani, le acque sono

spesse volte guaste o dall' alcali minerale o dalla

calce nativa e dallo zolfo , il che fa un hepar

sulphuris (fegato di zolfo ) . Nell'isole dell'Ascen

sione e di S. Elena, non meno che alle Azore ,

s'incontrano etiope marziale, terre sulfuree e

scorie simili ai rosticci del ferro o alla pietra di

Perigord . L'analisi che il Sig. Cadet ha fatto ,

nel 1761 , della lava del Vesuvio, fa vedere che

vi entra il ferro, il vitriolo marziale , l' allu

me, &c. Il Giappone e la catena delle Cordeglie

re al Perù , ove sono sedici Vulcani, abbondano

parimente di zolfo e di ferro. Spesse volte l'eru

zioni sono accompagnate da acqua bollente che

esce in grande abbondanza e che forma torrenti

di lave di un liquido più o meno fangoso , ed

in seguito innondazioni . Nel giorno medesimo

del terremoto di Lisbona ( primo di Novem

62 V U IL

bre 1755), dopo un rumor sotterraneo, si aprì

la terra a una lega di distanza da Angoulemme ,

e ne uscì un torrente carico di rena di color

OSSO , - -

Alcuni Fisici moderni , testimonj del rumore

improvviso e della prodigiosa ebullizione che

hanno luogo quando cade un poco di acqua so

pra un metallo in fusione, hanno creduto di do

ver sospettare che l' apertura di molti Vulcani,

ed anche le nuove eruzioni più violente dei Vul

cani antichi siano cagionate , dall' incontro delle

acque che sono sotterra , con materie metalliche

abbondanti , che la violenza di una infiammazio

ne ha messe in fusione .

I Vulcani più terribili non si trovano comune-

mente che sulle alte montagne , verso i luoghi

marittimi ; bastano per prova di ciò quelli che

già abbiamo accennati , cioè il Monte Vesuvio,

nel Regno e vicinanze di Napoli , l'elevazione

o altezza perpendicolare del quale, non è , se

condo alcuni, maggiore di seicento settantasette

piedi sopra il livello del mare ( il dotto Sig. Ha

milton pretende che sia di seicento diciassette

tese , o di tre mila settecento due piedi ) ; il

Monte Etna in Sicilia, il Monte Ecla in Islan

da, &c. Vedete l'enumerazione che la Martiniere,

nel suo Dizionurio Geografico , ha fatto dei Vul

cani sparsi per tutta la terra. Ciò non ostante ,

siccome si trovano pietre pomici in abbondanza,

non solo sulle piagge delle Isole, ma ancora in

alto mare , si può dire ugualmente che vi sono

Vulcani marini, che escano veramente dagli sco

- gli

V U IL 63

gli, che altro probabilmente non sono che la cre

sta delle montagne esistenti nel letto del mare.

Quante volte non si sono veduti di questi Vul

cani vomitar dal seno rivi d'acqua bollente, pe

sci, conchiglie ed altri corpi marini? Nel 163 1,

nel tempo di una eruzione del Vesuvio, il mare

di Napoli rimase asciutto, e sembrò che fosse as

sorbito da quesso Vulcano , che poco dopo in

nondò d'acqua salsa le campagne . Del rimanen

te, se i prodotti dei Vulcani di mare sono simi

li a quelli dei Vulcani di terra , queste corrispon

denze debbono far presumere in favore dell'uni

tà delle cause e dei fenomeni di esse .

Le montagne che vomitano fuoco , o che sono

state altre volte in eruzione , sono più numero

se di quello che ordinariamente si crede , ( ne

sono a nostra notizia più di cinquecento). Spes

se volte sono esse appoggiate a congerie confu

se di rupi enormi , più o meno dure e di di

verse tinte , come spezzate, scheggiate, distrutte

ed assai irregolarmente ammontate le une sulle

altre : le cime di queste montagne sono aride ,

troncate e largamente strombate in crogiuolo o

in imbuto , o come smottate o dirupate : vi si ri

conoscono dappertutto visibilmente le traccie che

vi hanno lasciate le cataratte del fuoco e l' eru

zioni di diverse materie ; in una parola, vi si

- vede la pittura del disordine e della distruzione,

l'operazione dei fuochi più violenti e più attivi.

Più dunque non si ammira in questi luoghi la Na

tura semplice e primitiva, cioè, quell'uniformità

di strati che indicano una lenta operazione nel

tCI

64V U IL

tempo in cui furono formati ; ma è la Natura.

che patisce ed in uno stato di lutto; in conclu

sione sono questi gli avanzi di uno spettacolo

chimico , degno di esser osservato in tutto il

suo complesso . Si osserva parimente che vi è

un maggior numero di caverne nelle contrade

soggette ai Vulcani ed ai terremoti, che in qua

lunque altro luogo. Sembra ancora che l'immen

sa quantità delle Isole dell'Arcipelago, tutto il

terreno delle quali è cavernoso come quello del

monte Ararat, altro non sia che le cime di al

trettante montagne elevate dalla violenza deiVul

cani marini . Questa idea di cui abbiamo già

detto qualche cosa più sopra, diverrà anche più

probabile per le particolarità che si troveranno

verso il fine dell'articolo presente . Esponiamo

adesso gli effetti dell'eruzione di un Vulcano.

Ogni espolsione agisce nella sfera di sua atti

vità, e ilfuoco che n'è la causa efficiente, sfug

ge quasi sempre da quella parte nella quale è

minore la resistenza: imprime alla produzione che

esce dal Vulcano tutta la celerità di cui è suscet

tibile, nel suo primo sforzo . Riferisce il Sig. di

Buffon che quando il Vesuvio comincia a mug

gire e a scagliare le materie dalle quali è arso,

la prima scarica che fa ha minor velocità della

seconda, questa meno della terza , e così in

progresso : le onde pesanti di bitume, di zol

fo, di ceneri, di metallo fuso, di lave, sembra

no , dice egli , nuvole massiccie; e benchè si

succedano sempre nella medesima direzione, non

lasciano perciò di cangiar molto quella della prima- (31 ll- "

V U IL65

/

eruzione e di spingerla altrove, e più lungi di

quello che non avrebbe fatto da per se sola.

Un Vulcano , nel tempo di una violenta eru

zione ( dice il Sig. Faujas di Saint-Fond , Gior

nale di Fisica , Maggio 178o ) , scaglia inces

santemente lave più o meno compatte , che ele

vandosi verticalmente e ricadendo nel focolare

ardente , vi si calcinano nuovamente ; ne sono

rispinte fuori , vi ritornano , provano alternati

vamente l'azione del fuoco e dell'aria, scoppia

no , si urtano, si confricano, si dividono, si ri

ducono in sabbione, in rena, e formano in certe

circostanze, ammontamenti, monticelli che em

piono il cratère, : il fuoco che si trovaconcen

trato, diventa per questo appunto più formidabi

le; e togliendosi con fracasso l'impaccio di que

sti mucchj di rovine , li fa volare in aria e pro

duce quelle grandini di sassi , quelle pioggie di

sabbione, di rapillo , di rena, che sembravano

una volta così maravigliose. In altre circostanze,

abbandonando il Vulcano il suo cratére ordina

rio, rivolge il furore verso altre parti; ma tro

vando nelle antiche lave , puna troppo forte resi

stenza, vengono a rinforzarlo , in qualità di au

siliarj, i fumi acidi , sulfurei ricalcati sopra se

stessi, l'azione caustica dei quali attacca, mina,

ammolisce le lave più dure, ne distrugge il glu

tine , e le converte in una specie d' ocra o di

calce basaltica , più o meno colorita, a propor

zione dei diversi gradi di alterazione che ha su

bìto. Scuotendo allora il Vulcano la montagna ,

ne rompe gli ostacoli, scoppia l'esplosione, sca

Bom,T.XXXIX. glia

66 V U L

glia lungi nuvole di fumo, miste con una sostan

za.pulverulenta che oscura talvolta la luce del

giorno, e che trasportano i venti a rimote di

stanze . Tale è la teoria , ( secondo il Sig. di

Faujas) di quelle pioggie di polvere fina di color

di mattone o di tabacco di Spagna , che potreb

bero anche essere di color bianco, se le lave su

bissero la medesima alterazione che alla solfata

ja . Finalmente è stata veduta talvolta l'azione

sostenuta di fuochi sotterranei cangiar la lava in

fritta della natura dello smalto, in pietra galli

nacea, dividerla in seguito in polvere e sparge

re in aria una polvere di vetro, o convertir que

sta lava denaturata in filamenti giallastri, flessibi

li è rilucenti, simili a quelli che il Vulcano dell'

Isola Borbone produsse nel 1766 che furono tra

sportati alla distanza di sei leghe dal cratère in

un sito chiamato, lo stagno salso ove ne rimase

intieramente coperto il terreno .-

Può accadere che i fuochi, che si accendono

nelle viscere della terra e che non sempre si mo

strano fuori, siano soffocati appena nati, per

mancanza di sfiatatoi pei quali possa uscire il fu

mo; e sarebbe forse da desiderarsi che vi fosse alla

superficie del nostro globo un maggior numero

di Vulcani . Per mancanza di simili sfiatatoj , lei

caverne piene di una esalazione densissima , pe

gliano fuoco improvvisamente, si dilatano, e lè

scosse sotterranee non cessano di agire finchè

abbiano sollevati ed anche sovvertiti tutti gli strati

che le coprono. Consumata in seguito la materia

dell'esalazione, ciò che si trova sollevato nella di

lata-

V U L 67

latazione , ricade spesse volte pel proprio peso .

Sarebbe ugualmente da desiderarsi , che le boc

che dei Vulcani o i cratéri fossero al coperto

dalla pioggia , perchè si sono veduti Vulcani i

quali, dopo aver perlungo tempo cessato di get

tar fuoco , hanno ricominciato a far esplosioni

terribili, cagionate da nuove acque chevi erano

cadute (a). Questa è forse la ragione per cui la

montagna Fesi al Giappone, che una volta vo

(a) Il Sig. Grignon ,

Cavaliere dell'Ordine del

Re , è di opinione che

torrenti di lave in fusio

ne si precipitino dalle boc

che dei Vulcani in laghi,

fiumi e nel mare, senza

sollevarne le acque, nè

cagionar tuono sotterra

neo, perchègli ammassi

di acqua che ricevono

queste lavc sono superiori

in quantità a quelli del

calore ; ma non accade

lo stesso, dice egli, quan

do l'azione del fuoco di

un Vulcano aspira per ca

nali sotterranei, l'acqua

di alcuni ammassi vicini :

quest'acqua è rarefatta in

parte dal calore sotto una

E 2 mi

massa enorme di materia

in fsione pastosa , che

resiste dapprincipio alla

pressione; ma quando lo

sforzo è divenuto superio

re alla resistenza, allora

si fa un' esplosione che

porta masse prodigiose di

materie confuse a distan

ze infinite , e cagiona

nell' interno delle catene

dei monti,commozioni che

si propagano in una parte

del globo.Si deve confes

sare che nulla èparago

nabile all'effetto dei va

pori aquei in espansione,

se alcuni ostacoli si oppon

gano alla dilatazione di

essi; noi abbiamo sempre

detto, trattando dei Vul

(l

68V U L .

mitava fuoco, ha cessato di gettarlo dappoichè

si è formata un'apertura sul. fianco più declive da

questa montagna. Del rimanente , la maggior

parte dei paesi nei quali sono Vulcani, non la

scia di provar terremoti , come avanti alle pri

me eruzioni dei Vulcani medesimi .

Nel tempo di Seneca, l'isola di Thera nell'Ar

cipelago, che ha dodici leghe di Francia di cir

cuito, si è sollevata dal fondo del mare, alla vi

sta dei Marinaj, per la violenza di un Vulcano,

che ha poi prodotto altre sei isole nel suo gol

fo. Questo Vulcano che, secondo Plinio, spin

se fuori dal Mare l' isola di Therasia, duecento

trentatrè anni prima di Gesù Cristo, non è an

cora estinto ; perehè nel 17o7, ai 23 di Maggio ,

al nascer del sole , si riaccese con più furia che

mai, e diede a una lega di distanza lo spettacolo

in mare di una nuova isola di sei miglia di cir

cuito . Vi andarono alcuni Curiosi e trovarono

che questo scoglio cresceva loro sotto i piedi ;

ne riportarono pietra pomice ed ostriche che lo

scoglio il quale si era elevato dal fondo del ma

re , teneva ancora attaccate alla superficie . Due

giorni prima che nascesse questo scoglio, vi era

stato un piccolo terremoto. Ai sedici del Luglio

-

Se

---

- -

cani , nelle nostre lezio- piacere abbracciata questa

ni, che sembra, che gli idea da molti Fisici e par

effetti dei Vulcani abbiano ticolarmente dal Sig. C. D.

connessioni evidentissime L. Consultate il Giornale

con quelli della tromba di Fisica ,Agosto 1785.

da fuoco , e vediamo con

V U L. 69

seguente, uscirono con un fracasso spaventevole

molti scogli ardenti dal fondo del mare, che era

allora caldo, agitatissimo , torbido e coperto di

fiamme in questo luogo , e si unirono all' isola

galleggiante . Questo fenomeno fu accompagnato

per due mesi da vapori puzzolentissimi, dafiam

me continue , da un rumore spaventevole, e da

nuove esplosioni che vomitarono scogli neri e

sassi a più di sette miglia di distanza . In una

parola , tutta la terra è stata così capovolta nel

le spiaggie dell' isola di Thera , che non vi si

trova più fondo per l'ancoraggio dei vascelli .

Rodi, Delo, Hiera o Vulcanella , sono isole

prodotte dalla medesima causa. Il Vulcano di San

torino, non ha quasi mai cessato di essere in eru

zione fino ai 14 di Settembre del 1711 . Quest'isola

fa parte di quella che si chiama presentemente

Santorino o Sant' Erini, perchè Santa Irene n'è

la Protettrice . Queste contrade abbondano di la

ve submarine .

Tra i 1o e i. 19 di Ottobre 172o, fu veduta

formarsi vicino all'isola di Terzèra un'isola nuo

va che non esibiva alla vista altro che fuoco e

fumo ; il mare intorno era coperto di ceneri e

di pomici , e si sentivano successivamente esplo

sioni simili al rumore del tuono . La notte dei

7 agli 8 Decembre seguente , vi fu un nuovo

terremoto tra le Azore, e sembrò che il mare

bollisse per lo spazio di due terzi di lega. Il

piloto del Sig. di Montagnac, Console a Lisbo

na, gettò un sasso in mare , ed osservò che l'ac.

qua immediatamente zampillò ; il fondo, benchè-

E 3 a quin

7o V U L

a quindici braccia, era così caldo, che liquefece

due voltc di seguito il sego che era all'estremi

tà del piombo dello scandaglio ; dopo quest'epo

ca, l'isola è molto cresciuta, ed è in seguito di

minuita . Fu inoltre osservato che la cima del

Vulcano del Pico di S. Giorgio, nell'isola di Pi

co, si abbassò quando si elevò la nuova isola

delle Azore, altra prova della comunicazione sub

marina di questi due Vulcani ; e siccome vi so

no esempi alle Azore e nell'Arcipelago che il

Vulcano ha cacciato eruzioni da una profondità

incommensurabile del mare, risulta da ciò, al di- .

re del Sig. Forster, che le cime delle più alte

montagne non sono sempre e sole la sede dei

fuochi vulcanici . Il Vulcano di Tanna, nelle

Nuove Ebridi, è sul lato Sud-Est di una catena

di colline, dominata da alte montagnè, alcune del

le quali hanno una elevazione che è per lo me

no doppia di quella in cui risiede il Vulcano.

Il Monte Vesuvio, la cima del quale era una

volta elevata sopra il golfo seicento cinquanta

tese, e nel quale la profondità della voragine in

cui bolle la materia, può essere attualmente di

cinquecento quarantatrè piedi , vomita fiamme da

più di due mil'anni, come lo provano i fonda

menti di molti edifizj dell'antica e sventurata cit

tà d' Ercolano , nuovamente scoperta appiè del

Vesuvio, che sono, per quello che si dice , di

una lava pura, simile al rimanente della famosa

via Appia, il Monte Vesuvio, io diceva , non

esenta dai terremoti il rimanente delle coste ma

rittime dell' Italia .

Sem

V U L 7 i

N Sembra che alcuni Vulcani estinti facciano fede

che il nostro globo è stato devastato fin dalle

prime età. Si naviga , diceva Seneca , sopra le

città che i nostri Antenati hanno veduto .. . . .

Quanti non sono mai stati i popoli sepolti da que

ste orribili convulsioni della Natura; qual fonda

mento non abbiam noi di dire, con un'antico Au

tore, che camminiamo sulla testa dei cadaveri

delle città ! Il Filosofo testè citato (Seneca ) ri

ferisce che sotto il Consolato di Regolo e Vir

ginio, il giorno delle None di Febbrajo , da

ta che concorre coll' anno 63 dell' Era Cristia

na , vi fu un terremoto violento che si fece sen

tire nelle vicinanze del Vesuvio: Pompeja, cele

bre città, fu inghiottita nel seno della terra;

Erculèa fu in parte distrutta e Nocera soffrì mol

to, siccome ancora tutta la Campania. Sedici an

ni dopo, cioè l'anno 79 della nostra Era, ai 24

d'Agosto a 7 ore della mattina , nn nuovo in

cendio del Vesnvio, che era stato preceduto nel

la notte da terremoti, fu accompagnato da quel

la violenta eruzione, divenuta così celebre per

la morte di Plinio il vecchio . Questo martire

illustre della Scienza era allora al Capo Miseno,

in qualità di Comandante della flotta dei Roma

ni : spettatore di un fenomeno inaudito e terri

bile, andò aStabbia, si accostò alla riva di Erco

lano per osservar più da vicino il fenomeno,

e , indubitatamente, perporger soccorso allevit

time di questi convulsivi sforzi della Natura ; ri

mase, per quello che si dice, soffogato dal fumo

che esalava dalla voragine ; le fiamme, i vapori,

E 4 le

72 V U L

=

le ceneri , le lave distrussero indistintamente,

anche in lontananza , gli uomini , i bestiami, i

pesci e gli uccelli . Così esiste uno spaventevo

le monumento delle rapide devastazioni che pos

sono cagionare le innondazioni infuocate, nella

città di Eracléa ( Ercolano, Erculèa ), che è sta

ta ritrovata in quest'ultimi tempi, e che rima

se intieramente sepolta sotto più di sessanta pie

di di una lava fangosa e di una specie di cene

re, una parte della quale fu gettata sì a Roma

che in Egitto .-

/ Dice il Signor di Buffon esser probabile che

la città di Napoli sia situata sopra un terreno

vuoto e pieno di minerali ardenti; poichè ilVe

suvio e la solfatara (tra i quali si trova Napo

li quasi ad ugual distanza) sembra che comuni

chino all'interno; perchè, quando arde il Vesu

vio , la solfatara manda fiamme , e quando ces

sa il Vesuvio, cessa anche la solfatara (a) . Se

debba giudicarsi in coerenza dei fenomeni che si

osservano nel tempo stesso nei mari Tirreno ed

Egèo, vi è ragione di sospettare che posino l'uno

e l'altro sopra fuochi sotterranei . Questi feno

(

(a) Il Signor Giovanni cui si elevò il liquore

Hovvard salendo la mon- del termometro , fu il

tagna del Vesuvio, affon- 1 14; avendo osservato

dò nel terreno la palla lo strumento di due o di

di un termometro di Fa- tre in tre minuti, finchè

reneit ; il primogrado a giunse alla cima del cra

tea

V U L73

meni dureranno quanto durerà la causa che li

produce, e cesseranno nella stessa contrada subito

che questa causa medesima sarà esaurita, o pren

derà un'altra strada . Così il ritorno degl'incen

dj dei Vulcani non estinti, non ha alcun perio

do fisso .

Dall'Era Cristiana fino al 1694, sono acca

dute ventuna eruzioni memorabili del MonteVe

suvio. Nella seconda e quarta di queste eruzio

ni , ne furono spinte le ceneri fino a Costanti

nopoli . Sividdero, nel 1631 , scorrere da questa

montagna ignivoma fiumi di fuoco ; furono ro

vesciati dai terremoti molti villaggi, e vi peri

rono più di trentamila persone, al riferire di

Teodoro Valle , testimonio oculare.

Una delle più violente eruzioni del Vesuvio

(era la vigesima seconda di questo Vulcano) è

stata quella dei 1o di Maggio t737; vomitava

il monte da molte bocche grossi torrenti di ma

terie metalliche, fuse e ardenti, che si spargeva

no nella campagna e andavano a gettarsi nel ma

re , Il Sig. di Montallegro che comunicò questa

relazione all'Accademia delle Scienze di Parigi,

OS-

tere, trovò allora ehe co ai seguenti di Rèau

il liquore si era succes- mur, 55 , 64,71 ,88,

sivamente elevato a 122, a più di 1 1 o); all'in

137, 147, 164, e 172 gresso della voragine, il

gradi.(9uesti gradi cor. liquore segnò24o gradi -

rispondono appresso a po

74 .V U L

osservò, con orrore, uno di questi fiumi di fuo

co, e vide che aveva un corso di sei , o sette

miglia dalla sua sorgente al mare; una larghez

za di cinquanta o sessanta passi ; una profondi

tà di venticinque o trenta palmi ed in certi fon

di o valli, di cento venti . La materia che por

tava era simile alla schiuma che esce da una for

nace di fucina; si volle, più di un mese dopo

questa grande eruzione, sgombrare la strada mae

stra, innondata dalla lava; ma i lavoratori furo

no ben presto costretti ad abbandonar l' impre

sa, perchè trovarono che l'interno della lava era

ancora così infuocato , che arroventava ed am

molliva gli stromenti di ferro dei quali si servi

vano pel lavoro .

-

L' eruzione che accadde ai 16 di Novembre

1767, è stata parimente una delle più violente

delle quali si sia conservata la memoria: si ele

vò dalla montagna un fumo densissimo in colon

na verticale , e coprì tutto l'orizonte di una piog

gia di ceneri; e si sentirono poco dopo scosse

violentissime: ai 2o dello stesso mese, un torren

te di lava che si sentiva muggire e che aveva

sette miglia di lunghezza e due di larghezza,

esibì un corso di un miglio per ora, e riempì

un vallone di sessanta tese di profondità.

Verso l'autunno del 1778, il Vesuvio rigettò

molti frammenti di grossi prismi di basalto re

golarmente cristallizzati. Nel Maggio 1779, que

sto Vulcano vomitò lava per lo spazio di dieci

giorni; e il fuoco si manifestò nel cratère supe

riore . Il Sig. Cavaliere Hamilton, Inviato stra

Or

V U IL 75

ordinario d'Inghilterra alla Corte di Napoli, pas

sò una notte sulla montagna, per osservar l'an

damento e le operazioni della lava che usciva

da canali aperti nei dirupi del monte; ed ebbe

per ciò bisogno di perseveranza ed anche di un

certo grado di coraggio: la lava liquida, arden

te, rossa , bollente, e che faceva un rumore simi

le al fischio e agli scoppj di un fuoco artificiale,

scagliava continuamente getti di materie vetrifica

te ed in fusione : dopo avere abbandonato i suoi

canali regolari, si sparse nella città, ove scor

reva lentamente, carica di scorie e simile a un

fiume che porta seco ghiaccioni , e questo fiume

di lava aveva appresso a poco cinquanta o ses

santa piedi di larghezza. Il Signor Hamilton ed

una persona che lo accompagnava, erano vici

nissimi alle sponde del torrente , ed essendosi

improvvisamente mutato il vento, rimasero tal

mente molestati dal caldo e dal fumo sulfureo

che ne esalava, che sarebbero stati costretti a

ritornarsene addietro , senza veder nulla di più ,

se la loro guida ( Bartolomeo , chiamato per so

prannome il Ciclope del Vesuvio) non avesse

loro proposto l' espediente di passare dall'altra

parte, cioè di valicare a piedi la corrente di la

va, al quale infatti si appigliarono; è ben da

credersi che soffrissero ai piedi e alle gambe un

calore vivissimo : la crosta della lava era così

spessa o grossa , e carica di tante ceneri e sco

rie, che il peso del corpo di tre persone non vi

fece la minima impressione. Quindi in un caso

di necessità, come quello in cui si avesse la di

sgra

76 V U IL

sgrazia di trovarsi tra due correnti di una lava

simile , si può tentar questo mezzo per salvarsi.

Il Vesuvio continuò le sue devastazioni nei

mesi di luglio ed agosto seguenti. I sintomi or

dinari di una prossima eruzione , come i rumo

ri sordi (le rombe ) e le esplosioni nelle visce

re del Vulcano, una quantità grande di fumo

che usciva con forza dal suo cratère, ed accom

pagnata di tanto in tanto da getti di scorie e da

ceneri arroventate ed ardenti, si manifestarono

per tutto il mese di luglio , e crebbero verso il

fine di questo mese a segno di metter sotto gli

occhj nell'oscurità della notte, il più bel fuoco

artifiziale che possa immaginarsi . Queste mate

rie vulcaniche che compariscono allora così lu-

minose e così brillanti, si mostrano alla piena

luce del giorno , come altrettante macchie nere

in un fumo bianco .

Ai 3 d'agosto, due ore prima di notte , fu

veduto il fianco del Vulcano coperto di quattro

o cinque rivi di lave che scaturivano da certe

piccole aperture, fatte ai due terzi dell'altezza

della montagna ; ed erasi allora fatto sentire un

gran fracasso interno simile alle cannonate ri

petute .

Ai 4, uscì la lava in così grande abbondanza

dal cratère , che si unì a quella che usciva dal

fianco e ne turò l'apertura.

Ai 5 , verso due ore dopo mezzo giorno, il

Vulcano era in una violentissima agitazione; ne

usciva continuamente e con impeto il fumo dal

cratère, e l'aggregazione dei globi successivamen

te

V U L 77

te gettati, che gli uni agli altri rapidamente si

univano, formava nuvole simili alle balle del

cotone più bianco. Se ne radunò ben presto un

volume così grande sulla cima del Vulcano, che

questa nuvola divenne in grossezza e in altezza

più del quadruplo della montagna medesima:ve

niva scagliata in mezzo a questo fumobianco, ad

un'altezza sorprendente, una quantità immensa

di pietre, di scorie e di ceneri . Al fine del

giorno, la montagna comparve tutta infiamma

ta, ma senza fumo ; partiva dal cratère e si ele

vava in linea perpendicolare e ad una straordi

naria altezza, una fontana di fuoco simile a quel

le dei fuochi artifiziali ; si sollevava tanto una

lava liquida sopra l'orlo del cratère, da poterlo

passare e precipitarsi quindi impetuosamente e

come un fiume di fuoco, pel dirupamento del

Vesuvio, che guarda la montagna di Somma; il

vapore infuocato che usciva da questo torrente,

rifletteva sulle montagne, sulle campagne dei luo

ghi circonvicini, e formava una delle pitture più

luminose . Nel tempo di questa eruzione , cadde

a Somma e ad Ottajano, una densissima pioggia

di minute ceneri ancora infuocate, con lunghi

filgmenti di materia vetrificata, simile ai fili del

vetro artificiale .

Ai 6 di agosto, la fermentazione della mon

tagna fu meno viva; ma verso mezzo giorno, si

fece sentire un gran rumore, e fu supposto che

in questo momento fosse caduta la piccola mon

tagna che era nell'interno del cratère .

Ai 7, verso mezza notte , crebbe molto la for

InnC'Il

78 V U L

mentazione, ed a questo momento si può fissar

l'epoca del secondo accesso; scorse di nuovo la

lava, ed avanzandosi una grossa nuvola sulla

montagna , fece l' effetto della spranga di ferro

che si accosta al tubo elettrizzato; coprì la mon

tagna di fiocchetti e di lampi solcanti o serpeg

gianti in linee rette; la lava faceva riflettere dal

la parte inferiore della nuvola un color rosso

oscuro, e il getto di fuoco della cima tingeva

le nuvole superiori di color di sangue, il che

cominciava a spaventare gli abitanti di Napoli:

questi effetti pittoreschi sono superiori a qualun

que descrizione .

. La giornata degli8 sarà sempre celebre : dalla

mattina il fuoco del cratère indicava una gran

fermentazione interiore , ed il mare di queste

spiaggie fu agitatissimo ; sul far della notte, la

bocca del Vulcano scagliò grosse pietre infuocate

che ruzzolavano dalla cima fino al fondo della

montagna : a un'ora e mezza di notte, il mare

si calmò; ricomparve e divenne così considera

bile il getto di fiamme che usciva dalla cima ,

che al lume di esso, si distinguevano chiaramen

te gli oggetti minuti alla distanza di sei miglia ;

si facevano sentire i muggiti ; si distese ben pre

sto in aria unfumo nero come un velo lugubre,

succedette il fuoco, si spaccò la montagna , la

bocca divenne immensa , e si elevò da essa una

colonna di materia liquida in forma di fumo , di

un fetore insopportabile e di pietre infuocate : le

fiamme che vi si unirono formarono ben presto

un nuovo getto di fuoco, che fu stimato appres

SO

V U L79

so a poco di diciotto mila piedi di elevazioue

sopra il livello del mare; in un momento, altro

più non sembrò la montagna che un globo in

fiammato di due miglia e mezzo di diametro,

fulmini simili alloscherzo dei razzi volanti, ta

gliavano per tutte le direzioni e con molta viva

cità il getto di fuoco e la colonna di fumo ; ve.

nivano scagliati in aria sassi grossi come botti,

e tardavano venticinque secondi a ricadere nella

Valle di Somma che ne sembrava tutta riempita,

e le prunaje e i boschi circonvicini ( d' Ottaja

no ) improvvisamente s' infiammarono . Questo

incendio , il calore del quale si fece sentire alla

distanza di sei miglia in giro , sparse la coster

nazione e lo spavento, facendo conoscere il pe

ricolo di un fenomeno , di cui andava sempre

crescendo l'effetto : piovevano, fino alla distanza

di un miglio e mezzo, il fuoco e l'acqua bollente

(così si chiama la pioggia che cade dal cielo nel

tempo del fumo e della caduta delle ceneri) , Il

popolaccio di Napoli, scapigliato e tremante, si

abbandonò a tutto lo spavento di cui è suscetti

bile, ed altro più da tutte le parti non si senti

va che grida e che gemiti; la strada di Portici

era tutta piena di abitanti vicini che fuggivano,

portandosi dietro i figli e quanto avevano di più

prezioso. La luce dell'immenso getto era così

viva e così forte, che si poteva leggere a Napo

li qualunque sorte di caratteri ; ed il Sig. Mor

ris, Gentiluomo Inglese, stando a Sorrento, che

è dodici miglia lontana dal Vesuvio , lesse il fron

tispizio di un libro al solo lume diquesta

luce vnl

C

N

8e V U L

--

canica. Dopo che la colonna di fuoco ebbe sus

sistito nella sua gran forza per lo spazio di qua

si mezz'ora e trentacinque minuti dopo l'eruzio

ne, il Vesuvio restò cupo ed in silenzio; lasciò

veder la montagna che si credeva inghiottita o dis

sipata in aria; aveva essa appresso a poco la

medesima forma che innanzi , e rimase coperta

di fuoco per una parte della notte. Questo lu

minoso, vario, maestoso e sempre stupendo spet

tacolo, era stato così straordinario, così sorpren

dente, così sublime, che quando ebbe cessato,

sembrava un sogno a quelli che n'erano stati te

stimonj .

Il giorno seguente 9, si sentirono i guasti ca

gionati nell'antecedente ; Ottajano era stato schiac

ciato e per metà bruciato. Una pianura , ove il

Re aveva fatto costruire un padiglione per far al

to alla caccia, era divenuto un mucchio di pie

tre e di ceneri ; la terra era seminata dei cada

veri degli animali e degli uomini; e secondo la

direzione del vento, le pietre, il rapillo e le ce

neri erano stati trasportati alla distanza di cin

quanta miglia, e ne furono mandate da Grotta

Minardo e da Monte Fusco, del peso di dueCICIG ,

Dicono gli abitanti di Ottajano di aver osser

vato nella pioggia di fuoco da cui furono assali

ti, pietre che avevano dai quattro fino ai sette

piedi di diametro . Ai 9 , a mezzo giorno, rico

minciarono il fracasso delle esplosioni sotterranee,

e l'eruzione quasi con ugual forza e vivacità, e

con un poco d'intermittenza. Agli 11 , i medeSl

V U L 8

simi effetti che ai 9, e la medesima sensazione.

Soffiando sempre il vento a levante , impedì ogni

giorno che la cenere e i sassi non andassero a

portare lo spavento a Napoli. Ai 12 la matti

na, la montagna fece uno strepito grande e ne

furono terribili le scosse . Ai 13 , la sera , si

scorse nelle nuvole che si aggiravano sulla cima

del Vulcano, il riverbero del fuoco interno del

cratère . Ai 14, esalava dalla montagna un fu

mo nero abbondante . Tale è la fedele relazione

di questa spaventevole e terribile esplosione o

eruzione delVesuvio , nel 1779. Consultate ades

so la Storia dell'Accademia, anno 1737, pag. 7

e 8; le Relazioni dell'eruzione del Vesuvio, 1779

dei Signori Duca di Belforte, Duchanoy e Ca

valier Hamilton , Giornale di Fisica, Tom. XV e

XVI, 178o , e Tem.XVII, 1781 . Consultate an

cora la Storia del Monte Vesuvio, e l'esposizione

dei suoi fenomeni , del P. della Torre, Religioso

Somasco, e la Descrizione di questo Monte, del

Sig.Marchese d'Orbessan.

Non si sà quanto tempo sia che arde l' Etna :

ciò non ostante l' eruzioni di questa voragine

prodigiosa sono violentissime, e così abbondan

ti le materie che getta, che vi si può scavare

fino a settantotto piedi di profondità : le inter

missioni sono più o meno lunghe . Si veggono

le fiamme e il fumo di questo Vulcano fino a

Malta, che n' è sessanta leghe lontana. Si vuole

che si siano trovati sassi scagliati da esso fino

alla distanza di sessantamila passi, e ceneri por

tate dal vento fino a più di cento leghe, e che

Bom.TXXXIX, nel

8 V U L

nel 1683 ( 1669 secondo alcuni) accadde un ter

remoto in Sicilia , a cui succedette una violenta

eruzione di questo Vulcano, che distrusse intie

ramente la città di Catania, e fece perire più

di sessanta mila abitanti in questa sola città,

senza contar quelli che perirono nelle altre cit

tà e villaggi vicini . I fasti della Sicilia moderna

hanno principalmente perpetuata la memoria del

le devastazioni cagionate da questo terribile Vul

cano, negli anni 1537, 1554, 1556, 1579, 1669,

1693, 1753 , 1755, 1757, 1766; Vedete all'ar

ticolo Terremoto , ciò che abbiamo detto del disa

stro quasi generale accaduto a Messina e nella

Calabria Ulteriore, per l'azione di questo Vulca

no, nel 1783 .

Tutta la Grecia, nel 1667 soffrì commozioni

grandi, e nell'istante medesimo, Ragusi, città

di Dalmazia, quasi intieramente si sprofondò , per

l'effetto di questa scossa e del fuoco . Così le

viscere della terra , che sono i soli archivi che

possano da noi consultarsi, conservano appena

gli avanzi delle Città dell'Antico Mondo . Co

me mai dunque avrebbero potuto conservarsi i

nomi di quelli che le hanno abitate, essendo

comparsi un momento solo essi medesimi sulla

superficie della terra che gli ha ingoiati !

Il Monte Ecla in Islanda, che parimente da

tempo immemorabile getta fuoco, vomita le sue

fiamme attraverso ai ghiacci e alle nevi di una

terra congelata, e ne sono così violente l'eru

zioni come quelle dell'Etna e degli altri Vulca

ni dei paesi Meridionali, Scaglia talvolta oltre le

Ce

V U L 83

ceneri e le pomici, un diluvio di acqua bollen

te : non si può abitare a sei leghe di distanza

da questo Vulcano; l'acqua che n'esce è densa,

di color di fuligine ed insipida. La più terribi

le eruzione di questa voragine di fuoco, fu quel

la del 1726, che cessò solamente nel 173o .

La materia fusa che scorreva da questo Vulca

no , si estese più di tre miglia lungi dalla mon

tagna, e non solo circondò le abitazioni e la

Chiesa che era sopra un'eminenza, ma riempì

inoltre il letto del lago vicino. Non è caso ra

ro che si provi intorno a questo Vulcano ed

agli altri, una pioggia fresca: sembra in fatti che

i vapori dei Vulcani ascendano ad un'altezza as

sai considerabile, che attraggano verso l'asse del

Vulcano le nuvole e ne cagionino la secrezione

in pioggie, più o meno abbondanti che formano

ben presto diluvj ed innondazioni .

Secondo il Sig. Horrebow, le diverse eruzio

ni del Monte Ecla, dacchè l' Islanda è abitata ,

sono accadute nel 1 1o4, 1 157, 1222 , 13oo,

1341, 1362, 1389, 1158, 636, 1693, ( quest'

ultima eruzione cominciò ai 13 di febbrajo e

continuò fin verso gli ultimi giorni del mese di

agosto seguente ). Quella del 1726 fu di una

assai più lunga durata. ll terreno intorno alla

cima di questo Vulcano, brucia le scarpe ; e

l'acqua di alcune fontane che vi s' incontrano,

bolle continuamente a grossi bollori , talvolta

schizza in aria come un getto , a guisa delle

fontane orarie. Vedete all'articolo Fonti. Dac

chè l' Ecla ha cessato di gettar fiamme, altre

F 2 nQIl

84 V U L

--------

montagne dell'Islanda hanno avuto eruzioni ugual

mente forti; tali sono i Monti di Aecraise , di

Krafle, di Portlantsboukht, di Westerioekel e di

Kotlegau. Simili eruzioni, ripetute nel medesimo

luogo, accrescono lo stupore. Sembra che l'Islan

da altro non sia che un Vulcano coperto delle

proprie lave ; sempre arde , sempre innonda; la

cima del Monte Ecla è ordinariamente coperta

di nevi e di ghiacci. E' stato osservato che que

sto .monte ha manifestato ventitrè forti incendi

in settecento cinquantatrè anni; il Vesuvio, tren

ta, in mille seicento novantanove anni; e l'Etna,

diciotto, in mille novecento cinquant'anni.

Vi sono molte montagne principali che ardo

no al Kamtschatka , e che gettano continuamen

te fumo ed interpolatamente fuoco . Vi accado

no di tanto in tanto eruzioni violente che co

prono di ceneri le campagne vicine, e sono tal

volta accompagnate da terremoti . Il Vulcano

chiamato Apalikaja - Sopka si vede da una di

stanza grandissima in mare, ed esibisce nel giro

e nella cima, una quantità grande di ossa di ba

lena ; vi si trovano parimente parti vitree, delle

quali i Kamtscadali armano le loro freccie. L'eru

zione più terribile che si riferisca, è quella del

Vulcano chiamato . Kamtschatka- Goraela-Sopka,

nel 1737. Arse la montagna per un'intiera set

timana, ed era simile ad una rupe infuocata;

uscivano con violenza le fiamme per diverse

aperture, dalle quali si precipitavano con uno

spaventevole fracasso, torrenti di materie ardenti

e fetide, e si sentivano nel seno della montagna

esplo

V U L 85

esplosioni frequenti e terribili, simili agli scro

sci o agli scoppi del fulmine : le acque del ma

re erano visibilmente agitate ; uscirono dai natu

rali confini, innondarono il paese e si ritiraro

no alternativamente a perdita di vista, lasciando

a secco la riva; alcuni prati furono cangiati in

colline, ed alcuni campi in laghi e in baje . Que

sto Vulcano è forse la sola montagna che sia

impossibile a salirsi, a cagione delle congerie di

materie pulverulente e mobili , miste di fram

menti di lave difformi, o bernoccolute o taglien

ti, che coprono le groppe inaccessibili è più

scoscese .. . A questi Vulcani debbono indubitata

mente attribuirsi tutte le sorgenti calde del pae

se; una bollente n'esce dal fiume di Cssernaia,

verso la metà del suo corso . I Kamtscadali ,

quasi tutti superstiziosi, riguardano parimente i

Vulcani e i luoghi nei quali si trovano le acque

calde, come l'abitazione degli spiriti maligni.

Le eruzioni sono spesse volte per essi un segna

le di rivolta .-

OttoVulcani, sparsi sulle diverse contrade del

Giappone hanno sconvolto la superficie della ter

ra di questo Impero. Ma il più famoso vulcho

dell'Asia è il monte Albours, vicino al monte

Tauro , a diciotto leghe da Herat : fuma esso

continuamente, e getta spesse volte fiamme ed

un'estrema abbondanza di ceneri e di lave . Nel

1693 , l'isola di Sorca, una delle Molucche, cra

ancora popolatissima ; ma l'alta montagna che si

vedeva in mezzo a quest' isola, era un Vulcano

che vomitava bitume e materie infiammate in quan.

F 3 ti

86v U L

tità così grande, che si formò un lago ardente,

il quale si estese a poco a poco , e subissò

finalmente l' isola intiera e la fece sparire .

Uno dei più terribili Vulcani delle isole dell'

Oceano Indiano e nel tempo stesso uno dei più

nuovi, è quello di Panarucan nell' isola di Giava .

Nel 1722 , agli 11 del mese di Agosto , un

Vulcano produsse devastazioni spaventevoli nella

provincia di Cheribù e di Palimban. Questa pro

vincia, la capitale della quale è situata alla di

stanza di quaranta leghe incirca all' E . da Batavia,

sulla costa settentrionale di Giava, è una delle

più preziose possessioni della Campagna Olande

se in quest'isola . Era abbondante la predetta

contrada di riso, caffè, zucchero, indaco, coto

ne , areca, prima del disastro che vi ha, non

sono molti anni, portata la desolazione. Si vid

de a mezza notte una nuvola trasparente che copri

va tutta la montagna ; si sentirono nel tempo stesso

rimbombi simili allo scoppio di replicate canno

nate: gli abitanti spaventati cercavano la salvez

za nella fuga, quando si sprofondò loro sotto i

piedi una parte della montagna, di tre leghe in

circa di circonferenza , e gl'ingojò . Affondandosi

e risollevandosi alternativamente questo masso

enorme, come le onde di un mare agitato, lasciò

sfuggire una quantità prodigiosa di globi di fuo

co, che si vedevano da una grandissima distan

za, e che diffondevano una luce viva come quel

la del giorno. Rimasero inghiottite tutte le pian

tagioni, con trentanove abitazioni di Negri ; e vi

perderono la vita più di due mila abitanti, sen

Z2

V U L 87

za contar gli stranieri. Vi sono ugualmente pe

riti, in una immensa quantità, animali cornuti,

cavalli ed altri animali .

-

IlVulcano che si è elevato alle Manille in mez

zo a un lago, nel 1754, dopo un terremoto di

tre mesi, è quasi ugualmente recente, e talvol

ta ugualmente terribile. Quello del monte di

Gonapi nell' isola Gumanapi o Gounong-Api

( chiamato dai Francesi la Granata di Banda) vi

cino a quella di Banda, non è gran fatto meno

terribile ; l'eruzioni di esso sono spesse volte

accompagnate da innondazioni le quali sembra

che debbano inghiottire la maggior parte delle

isole vicine. -

Gli abitanti delle Isole di Banda hanno ulti

mamente provato un nuovo esempio del disastro

accaduto in questa contrada dell'Arcipelago Asia

tico, al Sud delle Isole Molucche, contrada in cui

nascono gli alberi delle noci moscate. Si distaccò

una sera dalVulcano o montagna ardente di Gona

pi, un masso di pietre infuocate,e cadde sul magaz

zino degli equipaggi; spaccò pel mezzo un trave

di sedici pollici con un cordaggio di diciotto

pollici di grossezza. Il calor grande che i pezzi

di questa pietra avevano conservato, malgrado

la quantità grande di acqua che vi era stata ver

sata sopra, impedì dapprincipio di dissotterrarli,

e se ne venne a capo soltanto sei giorni dopo;

molti di questi pezzi pesavano trecento libbre

( di sedici oncie l'una). Nell'eruzione del seco

lo decimo settimo, furono portati via moli in

tieri, e disparvero i cannoni della cittadella sot

F4 to

88 V U L

to un diluvio di ceneri che furonovomitate dal

e viscere delVulcano, con una grandine di sas

si ; ogni scossa era preceduta da uno spaventevol

mormoreggiare, simile a quello del muggito che

si sentiva uscir dalla terra .

Ci sono stati trasmessi i più funesti ragguagli

delle devastazioni, che il Vulcano dell' Isola di

Ternate, una delle Molucche, vi ha fatte in ot

tobre 1773 . L'eruzione cominciò ai 25 di que

sto mese ; la montagna vomitò , tutto misto in

sieme alla rinfusa, una immensa quantità di pie

tre, di ceneri, di rene, di terre, di materie

iù o meno denaturate in questa fucina parti

colare della Natura ; poco dopo , all' orribile

fracasso dei tuoni e dei lampi che ne uscivano ,

rimase avvolta in una nuvola nera, foltissima, ed

il cielo si oscurò a segno , che il giorno si can

giò nella più profonda notte. Quando questa

oscurità si fu insensibilmente dissipata , si vide

il terreno seminato di un' infinità di lumicini ,

che si conobbe in seguito essere avanzi di albe

ri e di piante incendiate. La quantità delle lave

e dei massi infuocati che vomitò il Vulcano, fu

così abbondante e terribile, che vedendosi i non

tanari di questo cantone, ogni momento in ris

chio di esser arsi, schiacciati o inghiottiti in

quest' oceano di fuoco, si rifugiarono tutti nel

le pianure dalla parte del mare; anzi un nume

ro grande di essi credè di trovar la salvezza

in quest'ultimo elemento ; ma in mezzo alla co

sternazione e allo spavento, si gettarono con tan

ta confusione e precipitazione nei loro canot,-

che

V U IL8g

che essendo questi troppo carichi, andarono per

la maggior parte a fondo, colla gente che vi si

era imbarcata. In questa orribile situazione, fu

rono sentite, nello spazio di ventiquattr'ore, ot

tanta scosse incirca di terremoto, tutte fortissi

me, ma due così violente , che l'Isola sembrò

vicina a sprofondarsi in un momento. Le piog

gie di sassi e di ceneri durarono per tre ore

consecutive; e se questo orribile fenomeno aves

se durato un giorno di più, è probabile che

niun' abitante dell' Isola si sarebbe salvato. Tut

to ciò conferma che ovunque sono stati Vulca

ni, nazioni intiere hanno potuto essere in un mo

mento ingojate in questi vasti abissi di fuoco.

I Vulcani delle Isole di Borbone e dell'Ascen

sione ci esibiscono parimente eruzioni terribili;

e gli abitanti della prima di queste Isole si ri

corderanno un pezzo dell' eruzione del 1733 , e

di quella del 1766.

Il Sig. Pallas ha veduto, nel 177o nel distret

to dei Baschkires, Mursalarskiens in Persia, una

montagna ardente , le fiamme della quale, che

escono da certe spaccature, infiammano presto i

boschi e calcinano le pietre .

La caverna chiamata Beniguazaval, vicino a Fez

in Africa, è anch'essa un Vulcano che getta con

tinuamente fumo e spesse volte fiamme . . Nell'

isola di Fuego, al Capo Verde, vi è un Vulca

no gli effetti del quale hanno obbligato i Porto

ghesi a non farvi più abitazioni. Il Pico di Te

nariffa alle Canarie, e che si vede in mare alla

distanza di più di 4o leghe , getta

p LlQ

9ò . V U L

-eeniana

fuoco , e dalla cima, verso la parte del Sud,

scorrono rivi di zolfo liquefatto attraverso alle

nevi. Questozolfo si coagula ben presto, e for

ma nella neve vene che si possono distinguere

da una distanza grande . Il Sig. Heberden , dot

to Medico, stabilito nell'isola di Madera , dice

che i contorni di questa montagna ardente sono

composti di sabbie e di precipizj, e che quanto

più si va vicino alla bocca di fuoco ossia Vulca

no, tanto più si crede di vedere i rottami del

mondo , e le rovine medesimc della Natura, bel

lezze spaventevoli, lo spettacolo delle quali im

prime l'orrore e l'ammirazione, e spesse volte

si riproduce nella storia deiVulcani. La terra è

in questo sito mista di bitume e di fenditure ,

dalle quali si esalano vapori; si sentono gorgo

gliar sotto i piedi le materie liquefatte dal fuo

co : queste materie bollenti sono talvolta riversa

te intiere dalle volte sotterranee nel fondo del-

la voragine, altre volte si attaccano a questevol

te medesime e da esse distillano, il che cagiona

un continuo moto di azione e di reazione . Que

sto fuoco arde e si fa vedere attraverso alle ac

que agghiacciate, ed ambedue gli elementi, con

fusi nell'azione reciproca che hanno l'uno sull'

altro , mettono sotto gli occhj l' immagine del

CaOS e-

In America vi è un numero grandissimo diVul

cani i quali non impediscono che vi si sentano

i terremoti più spesso che altrove , principalmen

te nelle montagne del Perù e del Messico . ll

Vulcano più celebre del Perù è quello di Are

qui

V U . 91

quipa, a novanta leghe di distanza da Lima. Nel

16oo, vomitò tante ceneri e tanta rena calcina

ta, da coprire tutti i terreni posti all'intorno per

trenta e quaranta leghe di giro: si riferiscono in

seguito i Vulcani di Carappa e di Malahallo , il

Cotopaxi e il Pitchinca . I Sigg. dell'Accademia,

spediti al Perù , determinando gli angoli per la

misura della terra , erano continuamente scossi

dall' incendio che romoreggiava loro sotto i pie

di . In tutta l'estensione di uno spazio di sessan

ta leghe in lunghezza, mai non poterono assicu

rarsi di trovare al suo posto, uno solo dei loro

segnali. Il Sangai vomita un fuoco continuo; si

sente da Pintan che è lontano quaranta leghe, e

da Quito stessa, quando il vento è favorevole .

Al Messico i Vulcani più considerabili sono Po

pocampeche e Popocatepec. Si trovano parimen

reVulcani e montagne di zolfo alla Guadalupa .

Vi sono nelle montagne chiamate Cordelliere ,

molti precepizj e larghe aperture, che sono altret

tanti avanzi di fornaci estinte, ma che il tempo

non ha scancellato, le pareti delle qualisono ne

re e riarse , come nel precipizio del monte Ara

rat in Armenia, che si chiama l'Abisso, e di cui

Tournefort ha veduto , sul principio del secolo

XVIII, le spaventevoli rovine. ( Il monte Ara

rat è famoso nella storia, essendovisi posata so

pra l'Arca di Noè . ) Questi abissi sono, al dir

del Sig. di Buffon , antichi Vulcani estinti. Sem

bra che le alte montagne, al Nord del Perù, sia

no le fucine Vulcaniche più formidabili. Questa

immensa catena è senza contrasto lo spettacolo

Vul

92 V U IL

Vulcanico più grande , che esista nella natura -

E' essa la sede abituale dei terremoti, delle esplo

sioni più orribili, più ostinate e quasi più quo

tidiane . Ricerche sui Vulcani estinti, pagina 82 .

Il Capitan Cook ed il Sig. Forster, parlando

dell'eruzione del Vulcano di Tanna, che è l' iso

la più meridionale delle Nuove Ebridi ( l'Arci

pelago delle grandi Cicladi ), dicono che ai 5

di Agosto 1774, sulla sera, videro risplender la

fiamma di questo Vulcano; e che di cinque in

cinque minuti , si sentiva una forte esplosione ,

il fragore della quale era talvolta uguale ai più

violenti scoppj di fulmine, ed un sordo fracas

so , simile a quello di una mina profonda nel

momento in cui scoppia, che rimbombava per

un mezzo minuto . L'aria era piena di parti

celle di fumo e di ceneri che cagionavano loro

molto dolore , quando cadevano ad essi negli oc

chj : i ponti, gli attrezzi, e tutte le parti del

vascello sul quale navigavano , rimasero coperti

di ceneri nere per lo spazio di alcune ore, e

questa medesima rena , mista di particelle di car

bone e di pietra pomice, copriva la costa del

mare. Questo Vulcano era lontano dal porto dei

nostri osservatori , cinque o sei miglia. Duran

te la notte dci 6, lo stesso Vulcano sembrò an

cora più attivo e più terribile ; e cadeva in quel

tempo una pioggia abbondante . ( Anche il Sig.

Cavalier Hamilton ha ugualmente osservato che

l'attività del Vesuvio aumentava dopo la piog

gia): i torrenti di fuoco che vomitava esibivano

uno spettacolo bellissimo ; scagliava pietre di una

pro

vU L 93

prodigiosa grossezza ; il fumo che ne usciva in

grossi e densi vortici, era tinto di diversi colori,

di giallo, d'arancio, di cremisi e di porpora, e

terminava in bigio rossigno e bruno: ad ogni

esplosione i campi e le foreste di tutto il paese

prendevano ugualmente una tinta d'arancio e di

porporino, secondo la distanza, o la maniera

con cui erano esposti alla luce del Vulcano .

Ai 12, questa voragine, sempre agitata da

convulsioni, continuò a farsi sentire pertutto il

giorno ; le ceneri che vomitava col fuoco, oscu

ravano l'aria: la pioggia che cadde in un mo

mento delgiorno , sembrava un composto di ac

qua, di rena e di terra ; in guisa che poteva

chiamarsi un rovescio di melma . Tra le ceneri

nere e in una prodigiosissima quantità, che gettò

il Vulcano in questo medesimo giorno fino alla

distanza di più di quattro miglia ( n'erano semi

nati gli abiti dei nostri Csservatori in mare , e

tutto il paese), si riconobbe che tutte, o quasi

tutte erano schorl in forma di aghi semitrasparen

ti . I contorni di questo Vulcano sono pieni di

sorgenti caldissime, di terre sulfuree ; ed il ca

lore di questi terreni fumanti e sulfurei fa salire

il termometro molto sopra il grado dell'acqua

bollente. Fecero attenzione i nostri Csservatori che

gli stromenti aratori dei quali si servono gli abi

tanti , non meno che quelli delle Isole degli

Amici, della Società, e delle lsole

del Sud, quasi tutte vulcanizzate, sono fatti di ba

salti duri, nei quali si scorgono grani di schorl

lamellosi,-

Fi

94V U L

Finalmente, i Vulcani Idraulici debbono essere

riferiti anch'essi ; poichè esibiscono un fatto ge

nerale e che comparisce sempre singolare . Quan

do si stà sotto il rombo del vento, che viene

da questa specie di Vulcani, si soggiace a una

pioggia; ed il Sig. Forster ne ha fatto in se stes

so la prova: è difficile a persuadersi che un' in

cendio produca un diluvio edinnondazioni abbon

dantissime ; ed i Fisici i quali, sopra tante osser

vazioni e tante relazioni , hanno riguardato

questo fenomeno come costante , si sono tutti

lambiccato il cervello per ispiegarlo. Consultate

la Memoria sulle innondazioni Vulcaniche del Sig.

Ducarla, Giornale di Fisica, Agosto 1782 .

Parliamo prima del Vulcano Idraulico di Gey

ser, vicino a Skallot in Islanda . E' questo un

getto d'acqua bollente, fatto per fissar l'atten

zione; il calore di esso è di più di cento gra

di al termometro di Svezia: la colonna d'acqua

ha diciannove piedi di diametro, e si alza spes

se volte sopra novanta e cento piedi : l'apertu

ra che vi si è prodotta, ha la forma di unagran

tazza il diametro della quale è di vicino a 6o

piedi, e la massima profondità, di 9 ; in mez

zo a questa tazza, è aperto un canale del dia

metro di diciannove piedi, e la profondità del

quale non è stato possibile di determinare : la su

perficie della tazza è incrostata d' una materia

silicea in forma di cavolo fiore. Vedete l' artico

lo Fonte .

Il Vulcano Idropirico, noto sotto il nome di

fontana ardente, vicino a Boseley nella provincia- di

V U L95

ne

di Shrop, esibisce uno dei più sorprendenti fe

nomeni. La fontana di Boseley fece la sua pri

ma eruzione ottant'anni sono, immediatamente

dopo un forte uragano. Appena cessò la tempe

sta, che nel mezzo della notte, un terribile fra

gore svegliò tutti gli abitanti i quali, vedendo

la terra agitatissima e come capovolta , credet

tero di accostarsi al momento della universal di

struzione . Molti tra loro furono coraggiosi ab

bastanza o ebbero tanto sangue freddo, per uscir

dalle case , e per andare verso una piccola mon

tagna , bagnata dal fiume di Severne, e d' onde

sembrava chevenisse il rumore : vi si alzava e vi

si abbassava molte volte la terra nello spazio di

un minuto. Il più intrepido degli spettatori pre

se uno strumento di ferro tagliente, col quale

fece nel terreno un buco di alcuni pollici di dia

metro, ne uscì immediatamente con impeto un'

acqua di scaturigine, l'eruzione della quale fu

così violenta, che quest'uomo ne fu gettato per

terra . Un momento dopo, essendo l'uomo stes

so passato vicino alla sorgente con un lume ,

s'infiammò l'acqua e vomitò fiamme : fu impe

dito l'accesso dell'aria, e la fiamma disparve .

Dopo questo tempo, la fontana ha sempre con

servato le medesime proprietà , s' infiamma cioè

appena le si avvicina una candela accesa, ed è

tale l'attività di questo fuoco, che riduce in ce

nere in un momento i grossi pezzi di legno

fresco . Ma ciò che vi è inoltre di singolarissimo

si è, che malgrado la violenza della fiamma ,

l'acqua non ha il minimo grado di calore , ed

è co

96 v U L

-a

è così fredda come quella delle altre,fontane .

Vicino a Velleja in Italia, vi è una sorgente

l'acqua della quale s'infiamma sulla superficie ,

quando le si accosta un lumicino o una miccia

accesa; e questa fiamma dura finchè non la estin

gua qualche ventata. Vicino a questo luogo vi

è un piccolo terreno che passa per ardente, co

me quello del Delfinato , di cui facciamo men

zione all'articolo Fonte, e sul quale si fanno ve

dere le fiamme, quando il tempo è coperto .

Si crede parimente che molti cantoni della

Francia abbiano una volta provato devastazioni

cagionate dall'effetto dei fuochi sotterranei; ma

s' ignora in qual tempo abbiano arso questi Vul

cani , e qual generazione . ne abbia provato lo

spavento o il pericolo ; i nostri padri non ne

hanno conservate le tradizioni , e i cratèri che

fanno fede dell' esistenza dei Vulcani medesimi

nel seno delle provincie di Francia, sono una sco

perta recente . E' stato ultimamente conosciuto che

la maggior parte delle città dell'Alvernia, del Ve

lese e del Vivarese posano sopra gli avanzi di

antichi Vulcani, in una estensione di più di ot

tanta leghe. Consultate le Memorie dell'Accade

mia delle Scienze, anni 1752 , 1768 . Vedete la

Dissertazione sugli avanzi dei Vulcani di Alver

nia, etc. delSig. Monnet, canonico , etc. inserita

nel Giornale di Fisica e di Storia TNaturale, Lu

glio 1744; la Descrizione dei Vulcani estinti del

Vivarese e del Velese, del Sig. Faujas di Saint

Fond, e l'Estratto di una Memoria sulla deter

minazione di alcune epoche della Natura, pei prodot

V U IL97

dotti dei Vulcani , e sull'uso di queste epoche,

nello studio dei Vulcani, del Sig. Desmarets (a).

Consultate ancora, nel presente Dizionario, gli ar

ticoli Terra, e Terremoto, la teorìa dei quali è

connessa con quella dei Vulcani.

Bom.T.XXXJX. G Vul

(a) La Memoria da noi

quì sopra citata, indica

che essendosi l'autore de

dicato allo studio deiVul

cani estinti, ha capito la

necessità di ordinare e di

classificare i diversi pro

dotti del fuoco, secondo

il grado di cottura, e se

condo le prime materie

che avevano servito di

base alla fusione, nei Vul

cani infiammati . Fatto

questo primo passo, si è

egli applicato alla distri

buzione delle materie vul

cariche alla superficie dei

cantoni devastati dalfuo

co; ha indicato i cratèri

ed i trasporti e le cor

renti delle lave uscite da

questi cratèri o centri di

eruzione : il risultato di

sue osservazioni sull'eru

zioni dei Vulcani,gli ha

esibito epoche ed età del

le quali ha fissato nel

tempo stesso l'ordine, la

successione ed i limiti .

Intende per epoche la

combinazione di certe cir

costanze e di certi stati

nei quali si trovano le

produzioni della Natu

ra, in coerenza delle

quali si può determina

re, non la data precisa

ma l' ordine successivo

degli avvenimenti che

hanno eoncorso a tali

produzioni, che sono al

trettanti monumenti 9ue

ste rivoluzioni della Na

tura sono evidentemente

attestate dalle traccie e

dai vestigj tutt'ora sus

sistenti di essc .

La prima epoca, ch'

98 VU L

Vulcano. Fran. Vulcain . Vedete questa parola

all'articolo Ammiraglio (Farfalla).

VULNERARIA dei Contadini, Vulneraria ru

stica, Tourn.39 I . Giov. Bauh. 2 , 373; Anthyl

lis Vulneraria, Lin. 1 o 12 . Loto affinis Vulneraria

pratensis, C. B., Fran. Vulneraire des Paysans.

ei distiugue, è quella che

racchiude nei suoi limiti

i prodotti dei Vulcani in

fiammati, o i più recen

temente estinti. Intorno

a queste bocche, ancora

aperte, si può facilmen

te osservar la distribu

zione delle materie fuse, i

diversi stati di esse, i

miscugli che vi s'incon

trano, ed avvezzarsi a

riconoscer la disposizione

di tutti i pezzi di que

sti grandi e vasti labo

ratorj -Gl'indizj ed i ca

ratteri di quest'epoca so

no : 1. La forma delle

montagne rotonde, e che

esibiscono nella cimatron

ra un cratère o bocca

larga e profonda ; l' in

terno del cratère e le

Pian

groppe esteriori sono co

erti di scorie o lave

crivellate di buchi e leg

giere, e di materie cotte

e spugnose, 2 . Le cor

renti di lave che si so.

no fatto strada pei fian

chi spaccati della monta

gna, e si sono sparse

nelle pianure vicine;que

ste correnti sono compo

ste di una lava compat

ta nel centro, spugnosa

e piena di convessità vuo

te alla superficie : oltre

a ciò, sono esse accom

pagnate ed involte in tut

ta l'estensione, da scorie,

da terre cotte e da po

mici simili a quelle che

coprono il cratère, 3 .

Vi si osserva che queste

correnti sono sottoposte a

tu

v UL 99

Pianta che cresce nei luoghi montuosi , ari

di, sabbionacei e nei pascoli cretacei, esposti al

sole: ha la radice perenne, semplice, lunga ,

dritta, lignea e nericcia, e di un sapor legumi

noso ; mette fusti all'altezza di un piede incirca ,

semplici, fini, rotondi, leggermente pelosi, un

G

--

2 po

tutte le disuguaglian

ze attuali della super

ficie del suolo dei luo

ghi circonvicini,

La seconda epoca non

esibisce più alla superficie,

nèscorie, nè materie cot

te spugnose: i cratéri so

no totalmente spariti ;

le correnti sono situate

sulla superficie delle pia

nure elevate , e finalmen

te diverse porzioni di que

ste correnti sono separa

te da valloni larghi e

profondi; le bocche dei

cratèri sono state riem

pite dall'acqua, che vi

ha deposto i frantumi di

diversi prodotti del fuo

co , rottami di lave leg

giere, mescolate alle la

ve compatte, oppure al

tro non si scopre che mas

si di lave compatte, le

quali non essendo state

versate fuori, neltempo

dell'estinzione del Vulca.

no, si sono raffreddate in

questi vasti crogiuoli, e

vi hanno formato fondi

più o meno considerabili;

e questi fondi, dei qua

li sono spariti i fornelli

ed i crogiuoli, esibisco

no massi elevati e diru

pati da tutte le parti.

Dice il Signor Desmarets

che tutte le correnti che

hanno la data di que

sta etd, hanno ugualmen

te coperto,principalmen

te verso le estremità in

feriori, i massi di gra

nito, e la superficie degli

strati orizontali più ele

'

oco V U L

Poco rossigni, ordinariamente distesi per terra:

"a la foliole disposte a paja, lungo una costa

Semplice, terminata da una sola foliola più gran

de , simili a quelle delle ruta capraria, ma più

midollose , pelose sotto e che tendono al bian

co, di un verde giallastro sopra, di un sapor

-

vati . 2uando ha avuto

luogo quest'ultimo caso,

è visibile che le corren

ti sonoposteriori alla for.

mazione degli strati ori

zontali.

TPassiamo alla terza

epoca, per la distinzio

ne della quale d'altro

non ha bisogno il Signor

Desmarets che della di

sposizione relativa degli

strati orizontali . TNella

seconda, sono essi sem

pre coperti dai prodotti

del fuoco; nella terza al

contrario, sono essi che

coprono questi prodotti,

o sono mescolate con es

si . I cantoni nei quali

dominano i prodotti del

fuoco, appartenenti alla

terza epoca, hanno esi

dol

bito da ogni parte al no

stro osservatore , massi

di lave sepolte sotto una

congerie di strati orizon

tali, composti di sostan

ze calcari ed argillose ,

non alterate dal fuoco,

o pure formate di mate

rie vulcanizzate che il

mare ha deposte in ban

chi , frammischiati con

istrati di materie intat

te . Si veggono parimen

te tra questi strati, letti

molto profondi di ciotto

li rotolati, che sono la

ve di molte specie.

Rovesciando l' ordine

dell'epoche, ne risulta che

la più antica è la terza.

Prova questo ad eviden

za che molte eruzioni di

fuochi sotterranei hanno

fuso

V U L 1o I

“aaaaaaaaaaa

dolce misto di asprezza. Le foliole che sostengo

no i fiori ( le brattee ) sono più larghe delle al

tre , bislunghe , digitate e membranose : i fiori

nascono in maggio e in giugno alle cime dei ra

mi, disposti in mazzetti, leguminosi, gialli, so

stenuti ognuno da un calice fatto a tubo , rigon

fuso massi enormi di la

ve prima della formazio

ne degli strati orizonta

li 3 e prima dell'invasio

ne del mare medesimo;

che per di più,questi fuo

chi hanno avuto accessi

e riprese, nel tempo per

cui ha durato questa in

vasione. TNella seconda

epoca,si vede che le mas

se hanno camminato sen

za ostacolo alla superfi

cie dei macigni di granito

e degli strati orizontali,

e si sono distribuite so

pra tutta l'estensione del

le pianure elevate. L'epo

ca che viene in seguito,

la meno antica di tutte,

e la prima nell'ordine

analitico che abbiamo es

posto, ci riconduce, col

G 3 fio,

ristabilire le alterazioni

dei fenomeni , fino allo

stato primitivo dei Vul

cani e fino ai nostri gior

ni: quest'epoca occupa

tutto il tempo che si deve

accordare all' acqua plu

viale per iscavare i vallo

ni : ci fa vedere essa an

che i varj progressi di

questo lavoro, mettendo

ci sotto gli occhj le cor

renti e tutti i livelli pos

sibili sulle groppe incli

nate dei valloni, ed indi

candoci per tal manie

ra, che ogni punto che

serve di base e di letto

alle correnti , èstato suc

cessivamente un fondo di

vallone, nel tempo dell'

eruzione dei Vulcani che

hanno prodotto questedi-

ver

IO2 V U L

fio, lanuginoso, e di color d'argento. Quando

il fiore è passato, si gonfia anche di più questo

calice, e diviene una vessica che contiene una

capsula membranosa piena ordinariamente di uno

o due semetti giallastri che maturano in luglio ed

in agosto - --

Questa Vulneraria, coltivata nei giardini, dà due

varietà, una di fior bianco, l'altra di fior por

porino: tutta la pianta è vulneraria, consolidan

te , buona per guarir le piaghe recenti, pestata

che sia ed applicatavi sopra in cataplasmo.

Vulneraria di Svizzera. E'un miscuglio di er

be, di cui si fa uso per guarir le piaghe, e di

cui abbiamo parlato alla parola fallirack e Piante.

VULVA y Lat. Vulva 5 Fran, Vulve . Si dice

verse correnti. Finalmen

te, nei cantoni che co

prono i prodotti del fuo

co, appartenenti alla me

no antica delle epoche,

mai non si scopre nè sor

gente, nè rivò di acqua

corrente che circoli alla

superficie delle materie

vulcanizzate, e i cratèri

sono tutti all'asciutto .

Facilmente si comprende

che le congerie di scorie

che involgono le corren.

l'ori

ti di lave, aprono dap

pertutto uscite che age

volano la filtrazione dell'

acqua pluviale attraver

so di tutte le correnti :

quest'acqua è raccolta in

seguito sul suolo intatto

che serve di basealle

correnti, e più non com

parisce che all'estremità

di esse, d' onde esce,

formando abbondantissi

me sorgenti.

W HI I1o3

l'orifizio esteriore delle parti sessuali nelle fem

mine degli animali . .

VULVARIA, ERBA CONNINA. E' l'atri

plice fetido. Vedete questa parola. -

W, o DOPPIO V. Nome dato a una falena

che ha le ali bianche e cenerine sopra . Provie

ne da un bruco di color giallo verde, picchet

tato di nero; si trova sulla grossularia spinosa

Vedete all'articolo Doppio CC del presente Di

21OlldIC) ,- - - - - - - - - -

WALRUS oWALROS, in Tedesco e in Olan

dese. E' la morsa, Vedete l'articolo Vacca Ma

dina. I Groenlandesi ne vendono i due gross

renti o zanne o difese ; sotto il nome di tor-i

vivac . -

WALVHORA. Nome che si dà a Ceilan al

manucodiata di coda lunghissima ; è un'uccello

di paradiso. Vedete questa parola.

WANDEROU a Ceilan . E' l'uanderù, Vede

te questa parola in seguito all'articolo Babbuino.

WENDHOVER, in Inghilterra, è il canibel

lo . Vedete questa parola.

WHIP-POUR-WIL . Così pronunziano i Sel

vaggi della Virginia . E' il caprimulgo della Vir

ginia, del Sig. Brisson; è di un terzo più pic

colo del nostro caprimulgo : ha il becco nero ;

i piedi e l'ugne di color di carne : la piuma su

periore è di un bruno scuro , rigato trasversal

mente e punteggiato di bruno rossastro , misto

in qua e in là di cenerino; la piuma inferiore

è di un bianco lavato di una tinta di arancio e

rigato trasversalmente di nericcio ; vi sono da

G 4 all

1 o4W7 I T

ambedue le parti dell'occhio e sul collo alcune

macchie di color d'arancio; le guancie sono di

un bruno chiaro; evvi sulla gola una macchia

bianca in forma di luna falcata ; le penne mae

stre delle ali sono nericcie ; le cinque prime esi

biscono verso il mezzo una larga lista bianca; le

mezzane sono variate delle medesime tinte della

schiena, siccome ancora le penne della coda, le

due più esteriori delle quali hanno da ambedue le

parti, una macchia bianca verso l'estremità.

Il Wihp-pour-will arriva in Virginia verso i quin

dici del mese di aprile ; preferisce le montagne

e i luoghi scoscesi . Dice il Signor Mauduyt che

quando tramonta il sole e per tutta la notte ,

quest'uccello, malgrado la sua piccolezza, manda

un grido così acuto e così penetrante, che è in

comodissimo ; fa due uova per volta di un ver

de scuro , variate di macchiette e di tratti neric

ci; la femmina le depone con negligenza sul ter

reno, in mezzo a un sentiere battuto, senza rac

cogliere intorno ad esse alcuna sostanza per com

porne un nido , e cova ciò non ostante con at

tacco; perchè si può allora andarle vicinissimo

senza che voli via .

WIANAQUE. Nome che, al dir diWood, si

dava una volta alle grosse pecore selvatiche che

s' incontrano nelle terre del Porto Desiderato, a

qualche distanza dallo stretto di Magellano. So

no i lamas. Vedete all'articolo Paco .

WITFISCH. I Groelandesi danno questo no

me tedesco alla specie di balena che ha i denti

di sotto soltanto, secondo che dice Anderson,

Sto

W O L

Storia Naturale di Groenlandia pag. 148. Questo

pesce ha la testa appuntata, non ha natatoie sul

la schiena ; ma ne ha una, da ambedue le parti

che è passabilmente lunga ; ha una sola apertura

per rigettar l'acqua; i fori sulla base del cranio

sono due; ma si riuniscono in uno solo, per

produrre un'unico getto d'acqua. Il Witfisch è

di un bianco giallastro; è lungo quindici o sedi

ci piedi: non dà gran fatto più di due botti di

grasso : edè così molle che l'arpone non vi fa qua

si niuna presa e facilmente si distacca; il che fa

sì che rare volte si dia la caccia a questo pesce

ma s' incontra con piacere, perchè se ne riguar

da l'arrivo come il presagio di una pesca abbon

dante di balene. Martens, nel suo Viaggio di

Spitzberg, Parte IV, cap. 6, num.5, parla anch'

esso di questa balena .

WITLEPOOLE. Gl' Inglesi danno questo no

me all'orca. Vedete Orca, in seguito all'articolo

Balena.

WITLING-POLLACK. Vedete all'articolo Baccalà.

WOLFRAM o WOLFART. Nome che alcuni

minatori Tedeschi e Svedesi danno a una specie

di miniera di ferro arsenicale, che alcuni spesse

volte confondono, male a proposito, con la mi

niera d'antimonio e con lo schirl. E' essa simile

talvolta alla galena di piombo; ma più dura di

essa; altre volte è molto simile alla miniera di

stagno cristallizzata ; non è caso raro l' incontrar

la nelle miniere di questo metallo, ed anche as

sai spesso ne contiene un poco. Si trova molto

Wol

N. 66 W O R

Wolfram in cristalli rossigni nelle miniere dell'

Isola degli Orsi in Russia ; e ad Eibenstock in

Sassonia , etc. Si pretende che il Wolfram , do

po essere stato polverizzato ed in seguito abbru

stolito, sia attrattibile dalla calamita . Il Wolframi

è la Spiima lupi aut Jovis dei Naturalisti Latini.

Vedete all' articolo Miniera di ferro Arsenicale,

in seguito alla parola Ferro. - -

Comunemente il Wolfram è una miniera di

ferro all'ultimo segno refrattaria ; di una difficile

fusione ; pesante , dturo, e compatto, cristalliz

zato in lame o in raggi divergenti. Il Wolfram

è la blenda di ferro , o la miniera di ferro in

blcnda, o una sorte di tungstene di un nero bru

niccio ed opaco .

WOLVERENNE; Lupacchiotto di Edwards.

E' il ghiottone del Canadà. Vedete Carcajù.

WORABEO . Nome di una nuova specie di

uccello ; che si trova in Abissinia , e che il Sig.

di Buffon riporta al canario, di cui ha appresso

a poco la grossezza: la piuma superiore e il bas

so ventre sono di color giallo ; ciò non ostante

la parte superiore del collo esibisce una specie

di collana nera ; quest'ultimo colore è parimen

te quello della piuma inferiore, dei lati, della

testa , del becco, delle ali e della coda ; le pen

ne di quest'ultima parte sono orlate di giallo

verdiccio; i piedi sono di un bruno nero . Que

sto uccello va in torme; e dice il Sig. di Buffon

che preferisce a tutti gli altri grani quello del pa

nico, e che non si allontana mai molto dalla

pianta che lo produce .

XA

io7

x A G

y

. Vedete all'articolo anipaba. ,

XANDARUS. E'lo stesso animale che il ta

rando, che è il renne della Lapponia . Vedete

Renne

XANXUS. Secondo Lemery, è in grosso con

chiglio, simile a quelli che i Pittòri danno or

dinariamente per attributo ai Tritoni. GliOlan

desi lo fanno pescare verso l'isola di Ceilan, o

alla Costa della Pescheria, dipendente dal regno

diTravancor; quelli che si pescano su questaCo

sta hanno le volute dalla destra alla sinistra; se

se ne trovasse alcuno le volute del quale fossero

disposte naturalmente da sinistra a destra, gl' In

diani lo stimerebbero infinitamente, perchè cre

dono che uno dei loro Dei si nascondesse una

volta in uno Xanxus di questa specie. Si vuole

che sia proibito a questi Indiani di vendere un

tal conchiglio ad altri che alla Compagnia Olan

dese la quale, avendoli per tal mezzo a buon

mercato, li rivende molto cari nel regno di Ben

gala, ove si segano per farne braccialetti. Ci

sono state fatte vedere in Olanda alcune di que

ste conchiglie, che erano semplicemente buccine

grandi. --

XAXABES. Vedete Sassebè. -

XE o XERCHIAM dei Chinesi o ANIMAL

MUSCHIATO; Lat. Animal moschiferum . Dice

Linneo che è una specie di cervo che non ha

corna, e i denti canini superiori del quale sono

sCQ

l

oS X È

scoperti . Se ne conserva uno, per quello che si

dice, nel Gabinetto della Società Reale di Lon

dra, e sembra diverso dall'animal del muschiò

o dal porta muschio propriamente detto.

-

Il Xe, dice il Sig. Grew , è lungo tre piedi

ed alcuni pollici ; ha la testa lunga mezzo pie

de, e la fronte molto più larga ; il muso appun

tatO ,COTC tra i cani da caccia che gl'In

glesi chiamanó grey hound; le orecchie sono si

mili à quelle dei conigli; sono lunghe tre polli

ci e dritte; ha i piedi benissimo fenduti, armati

di ugne lunghissime e larghe; il pelo della testa

e delle gambe è lungo mezzo pollice , siccome

anche quello di sotto al ventre, e non è folto;

ma sulla schiena e alle natiche, è lungo tre pol

lici, bianco e bruno, come quello della testa e

delle coscie; quello del ventre e della coda è

bianco e come riccio ; ad ambedue i lati della

mascellà inferiore evvi una ciocca di grossi peli,

corti e ruvidi, uguali , lunghi vicino a un pol

lice; il pelo della vessica in cui è rinchiuso il

muschio, è lungo tre pollici.-

Il Xè è timido; e siccome ha l' udito delica

tissimo, sente da unagrandissima distanza, efug

ge appena gli si va vicino. Questo animale si

trova alla China nelle provincie di Kensì e di

Sachuen ,ed ha le dimensioni del capriuolo . Se ne

ritrae un buon muschio, che si trova in untumo

re che gli viene , per quello che si dice, sotto

il ventre ogni mese , nel tempo del plenilunio :

questo muschio è il più perfetto e il più odori

fero di tutti, ed i Levantini ne fanno un-

is

X O C 1os

dissimo conto . Vedete adesso ciò che abbiamo

detto del Porta muschio .

XILO-ALOE. E' il legno d'aloes. Vedete que

sta parola. -

XILOBALSAMO, Xilobalsamum . Vedete all'

articolo Balsamo di Giudèa .

XILOCASSIA, CANNELLINA, CANNEL

LA DEL COROMANDEL, FIORI DI CAN

NELLA, FOGLIA INDIANA, MALABATRO,

Vedete quest'ultima parola.

XILOCOLLA. E' la colla forte . Vedete in se

guito all'articolo Toro.

XIRICA. Vedete Ciri-Apoa.

XIRIDE , RICOTTARIA . Vedete Ghiaggiuolo

puzzolente .-

XOCHICAPAL, Albero della provincia di Me

choacan in America, il tronco e la corteccia del

quale sono di un' odore gratissimo , e rendono

un liquore odoroso che ha le proprietà della re

sina coppale; si pretende che ne sia nel tempo

stesso una specie .

XOCHIOCOTZOL .Gl'Indiani Messicani chia

mano così l' albero che dà per incisione la resi

na chiamata liquidambra . Vedete questa parola .

XOCHITENACATL, Vedete Hochicat .

XOCHITOL, in lingua Messicana, Xochitototl.

E' l' ittèro della Nuova Spagna, del Sig. Bris

son . Questo uccello d'America, indicato breve

mente da Fernandez, sembra lo stesso che il costo

tol, ed è forse la femmina di questo; la piuma è

la medesima. Si dice che il canto del Xochito

sia assai grato; che questo uccello viva

e di

Io X O X

-====

e di semi, che sospenda il nido all'estremità dei

ramoscelli, e che sia un boccone delicatissimo.

XOCOXOCHITL, Albero simile al lauro dei

Magellani , che produce ciò che gli Spagnuoli

chiamano pepe di Tabasco. E' un frutto che pen

de in forma di grappoli , gli acini dei quali di

vengono neri e fanno le veci del pepe per gli

abitanti di una contrada del Messico ; si adopra

no anche in medicina .

XOLOIZTCUINTILI. Specie di cane parti

colare al Messico . Vedete all' articolo Cane, sul

fine .

XOMOLT. Specie di anatra del Messico, che

ha la schiena e la parte superiore delle ali di co

lor nero; il petto è bruno. Quando questo uc

cello si stizza, gli si addrizzano le piume della

testa e formano un ciuffo ,

Seba dà la figura di quest'anatra nel suo Thes. II,

Tav. 65 , num. 5 , e dice che questo uccello ha

la testa di un bel rosso e adorna di un ciuffo

grazioso: ha il becco giallo, terminato in punta

acutissima, e con una macchia nericcia sotto, si

mile a quella che regna all'angolo degli occhj :

la schiena e il petto sono di un rosso pallido; le

ali in alto sono di un giallo chiaro ; in fondo, di

un rosso incarnato : la coda spiegata in venta

glio, è dipinta di un rosso lucido e di un bel

giallo all'estremità, Gl'Indiani si servono delle

piume di questo uccello per adornarsi .

XOXOUQUI-HOACTLI , che si pronunzia

bouhouqui-hoactli, è il nome Messicano dell'hou

bou, o airone cenerino del Messico , del Sig.

Bris-

xv T I.Il

-as

Brisson. La parte anteriore della testa è mista

di bianco e di nero; la superiore è porporina e

adorna all'occipite di un ciuffo dello stesso co

lore : le ali sono variate di bigio e di turchinic

cio; il rimanente della piuma è cenerino ; il bec

co è nero .

. XUTAS, Specie di oca delle Indie Occidentali,

facile ad addomesticarsi, e che i Selvaggi della

Provincia di Quito allevano nelle loro abita

zioni .

Y,

IL . Albino chiama così la farfalla che provie

ne da un bruco , che si alimenta di foglie di

menta. Il Dottor Derham è di opinione che la

farfalla alla quale è stato dato il nome d'ygreco,

può benissimq esser quella alla quale Petiver ha

dato il nome di lambda , e che sembra che sia

il gamma dorato; Vedete queste parole .

YABACANI o YACABANI. E' la radice api

nello. Vedete questa parola.

YAGARANDE, E' il jacaranda. Vedete questa

arola. • ,-

YACHANGA, Vedete Gramigna marina.

YACONDA. Pesce intieramente rivestito di

un coperchio e lungo tre piedi ; si pesca nel

mare delle Indie Occidentali . E' tutto rigato di

linee gialle , rosse e bianche. Dizionario degli ani

mali Vol. IV. pag. 579 .

YACOU . E' il fagiano verdiccio di Cajenna .

Vedete Marail .

YAK. Vedete gli articoli Ghainouk e Bufalo da !

la coda di cavallo . YA-

2 Y E C

ga

“YAPOU. E' il cassico giallo del Brasile, del

le Tav. col. 184; la pica del Brasile, di Belon .

I Francesi stabiliti alla Guiana, ove questo uccel

lo è comune , lo chiamano cul-jaune ( culo gial

lo). Tutta la piuma è di un nero lucido , ec

cettuato il fondo della schiena , le guarnizioni

della coda e delle ali, ed anche i due terzi del

la coda, che sono di un bel giallo : l' iride è di

un turchino di zafro ; la pupilla, le ugne e i

piedi sono neri ; il becco è di color di zolfo

pallido .

YAPPE' o CODA CERVINA DISAVANNA,

Aguape, Marcgr; Icape, Iape, dei Caribi. No

me che danno gli abitanti di Cajenna a un'er

ba cattiva, di cui è cosa spiacevole , al dir del

Signor di Prefontaine, che le savanne ( terre

ni coperti d'acqua ) siano piene ; non vi si con

serva, dice egli, se non fino a tanto che vi sia

no i mezzi di piantarvi la gramigna, che in que

sto paese si prende sulla riva del mare . L'Yap

pè non è di alcun vantaggio pei bestiami ; ma

quando si manca assolutamente di foglie per co

prir le capanne , si prende o in cespugli o in

fastelli e si dispone come la paglia . Per quanto

sia mediocre il letto di Yappè, è preferibile a

quello della paglia di canna .

YATTOUHAI. Vedete legno di Agoti.

YCHO . Specie di giunco del Perù, di cui

sono coperte tutte le montagne della Puna. E'

l' ordinario alimento dei Llamas. Vedete l' arti

colo Paco.-

YECOLT o COLT, Vedete Palma di monte.

ER

Y HI A1 13

YERVA-CANIENI. Non possiamo assicurare

se la pianta che gli Spagnuoli stabiliti nel Para

guai chiamano così, sia la stessa che quella nota

sotto il nome di 2'erva de camini, della quale

abbiamo parlato all'articolo The o Cassina del ma

re del Sud. Avrebbero potuto esser pronunziate

diversamente queste due parole per corruzione;

ma checchè ne sia, si legge nei pubblici fogli

d' Inghilterra, che la pianta Yerva-canieni ha la

virtù singolare di purificar tutte le acque , per

quanto amare , salse o corrotte possano essere,

e basta per questo effetto lasciarvela in infusione .

Quando gli abitanti del Perù fanno il viaggio di

Buenos-Ayres o del Chilì, portano sempre seco

loro questa pianta , e bevono senza difficoltà

l'acqua che trovano per istrada, dopo avervela la

sciato in infusione per alcuni minuti ; dopo essere

stata così in infusione , è molto simile la pianta

medesima al nostro thè verde. Si pretende che

la Yerva-canieni sia quella stessa pianta che Mo

sè gettò nelle acque amare di Mara o Amara ;

d' onde può inferirsi che questa pianta cresceva

in ambedue i Mondi .-

YGA ... Vedete Avorio Albero.

YHABOURA o YTTIBOUCA dei Caribi ,

Triumfetta , Plum. , Fran. Cousin grand. Questa

pianta ha la forma della bismalva; le foglie di

essa formano, al dir di Nicoslon, una specie

di pentagono di due pollici e mezzo di diame

tro, sono sottilmente dentellate nel giro, di un

verde cupo, cotonacee e gentili al tatto, soste

nute da un peziolo lungo un pollice; i fiori so

B9m, T.XXXIX. H IlO

14 Y O K

-

no a rosa, composti di cinque petali bislunghi,

piantati sopra un calice diviso in cinque foglie,

dal quale sorge un pistillo circondato di molti

stami o stamine, che diviene un frutto capsu

lare , di quattro celle , sferico , duro, armato

di piccole punte, per mezzo delle quali si attac

ca agli abiti dei passeggieri; si trova in ciascu

na cella un semetto ovoide . Questa pianta si

trova nei siti incolti, e vien riguardata come

astringente. Se ne usa la radica nelle ulceri degl'

intestini, o degli altri visceri ,

Vi è l'Yttibouca o Yhaboura minore che ha

le foglie più piccole del precedente , fatte a cuo

re, sostenute da un peziolo cortissimo. In tut

to il rimanente, queste due piante, dice Nicol

son, si corrispondono .

YOKOLA. Specie di vivanda che serve di pa-,

ne ai Kamtscadali e ai popoli Selvaggi della Si

beria Orientale . Il Yokola si cucina con ogni

sorte di pesci, che gli abitanti pigliano e divi

dono in sei parti : fanno seccare i lati e la co

da sospendendoli in aria; preparano separatamen

te la schiena e la parte più sottile del ventre ,

che sfumano e fanno seccare al fuoco; ammuc

chiano le teste nei cavi degli alberi, ove fer

mentano fino alla corruzione , e le mangiano

malgrado l' odore infetto che esalano : le coste

e la carne che vi restano attaccate, si seccano

e si riducono in polvere . Nella stessa maniera si

seccano le ossa più grosse, che servono pel man

tenimento dei cani. La carne di storione è quel

la che domina nell'Yokola .

YO

Y U C115

YOLITE, Vedete TPietra di Viola .

YOU . Vedete Onice,-

YOUC. Vedete 2'uca

YPAPAPIA . Vedete Tritoni .

YPECACUANHA. Vedete Ipecacuana.

YPREAU o YPEREAU, 2lmus folio latissimo,

scabro, Ger. Emac, Specie di olmo di foglie lar

ghe che prende il nome da Ypres o Ipri in Fian

dra, ove è comune e di una straordinaria bel

lezza. Luigi XIV ne fece piantare a Marly, ove

si veggono ancora . Pretendono alcuni , che sia

una specie di pioppo . Vedete le parole olmo e

Pioppo .

YQUETAYA. Pianta del Brasile, che i Signo

ri Homberg e Marchand vogliono che sia la no

Stramaggiore aquatica; Vedete queste

Ole ,

YSQUIEPATLI o USQUIEPATLI. E' il coa

so, prima specie delle moffette ; Vedete quest'ul-

tima parola all'articolo 2'squiepatli.

YTAHU' . Si dà questo nome, nel Paraguai,

a una specie di pietra cavernosa; Vedeta questa

parola.

YTIU' Vedete caprifoglio del chilì.

YUCA o YOUC. Pianta perenne, originaria

di America, di cui si distinguono molte specie .

Ve ne sono due che si coltivano in Francia nel

suolo comune e che fanno un bell' ornamento

nei boschetti e nei giardini grandi: cioè:

1 . La Tuca gloriosa . 2'ucca gloriosa , Linn,

456. E' originaria del Canadà; ha il fusto drit

o , consistente, ligneo, ed ha all'estremità una

H 2quan

w

116 Y V O

quantità di foglie lunghe, assai larghe, intiere e

che terminano insensibilmente in una punta pun

gente; i fiori sono di un bianco sporcó, dispo

sti in piramide sopra un fusto che esce dal cen

tro della pianta .-

2 . L'altra specie è originaria della Giammaica,

ed è la Yuca dalle foglie di aloes, 2rucca aloifo

lia; Linn. 457. Differisce dalla precedente solo

perchè ha le foglie sottilmente merlate nel giro .

La Yuca si accosta infinitamente all'aloes . La

Yuca dalle foglie di canapa non è della medesi

ma famiglia, e si chiama manihot . Nel sistema

di Linneo, quest' ultimo è della Monoecia -To

lyandria ; laddove la Yuca è dell' Hexandria-

Monogynia . La Yuca non ha calice; ha la co-

rolla campaniforme , esibisce sei filetti o stami,

un germe bislungo, ed in seguito una capsula a

tre celle. Vedete adesso Manihot ed in seguito

l'articolo Aloes. -

YVOUYRA. Vedete all'articolo Legno da Fuoco.

Z A B

Z ABELLA. Vedete Martora zibellina.

ZABO'. In Arabia è la Jena. Vedete questaarola .

ZACCON, TPrunus Hiericonthica, folio angusto,

spinoso, C. B.; Zaccon Hiericuntea, foliis olea,

Gio. Bauh . Specie di susino straniero che cre

sce , per ciò che si dice, vicino alle Chiese di

Zacchèo nella pianura di Gerico. Questo albero

è grande come quello dell'arancio ; ha le foglie-

simi-

Z A F i 17

simili a quelle dell'ulivo; ma più piccole, me

no larghe, più appuntate, verdissime ; i fiori so

no bianchi; i frutti, grossi come le susine e ro

tondi; sono verdi dapprincipio, ma divengono

gialli maturandosi, e contengono un nocciolo per

ciascheduno . Si ritrae da questi frutti un'olio

per espressione, eccellente per discutere e risol

ver gli umori freddi e viscosi.

ZAFFERANO, o CROCO , Crocus sativus,

Tourn., C. B. Pin.65; Linn. 5o., Fran. Safran

Il grand'uso che si fa delloZafferano per la me

dicina; quello che ne fanno molte nazioni pel

condimento delle più ordinarie vivande, e il con

sumo che se ne fa talvolta nella tintura, rendo-

no questa pianta interessante abbastanza, perchè

noi ne parliamo con ispecialità, sulle traccie del

Sig. Duhamel.

La radice dello Zafferano coltivato o domesti

co è tuberosa, carnosa, della grossezzadi una

nocciuola e talvolta di una noce, rivestita di

alcuni filetti aridi, rossastri: da questa radice di

bulbo sorgono cinque o otto foglie , lunghe sei

o otto pollici, strettissime, appuntate, liscie, di

un verde cupo, adorne nella lunghezza di una

linea biancastra, involte alla base in una guaìna

membranosa : si solleva tra queste foglie un fu

sto corto (è un'asta lunga tre o quattro polli

ci) che sostiene un'unico fiore fatto a giglio, di

un solo pezzo, strombato nella parte superiore

e diviso in sei segmenti ritondati, di color gri

dellino assai delicato; i campi che ne sono pieni;

sono bellissimi a vedersi: escono dal fondo delH

3 fio

118 Z A F

fiore tre stami, gli apici dei quali sono gialla

stri, e un pistillo biancastro che si divide come

in tre rami, larghi all'estremità superiore e fra

stagliati in forma di cresta, carnosi, di un ros

so cupo e come di color vivo di arancio ; i

quali sono chiamati per eccellenza col nome di

Zafferano; e la pianta si coltiva unicamente per

la raccolta di questa parte . L'embrione che so

stiene il fiore si cangia in un frutto bislungo , a

tre angoli , diviso in tre celle che contengono

semi ritondati.

Vi sono parimente molte specie di Zafferano

che fioriscono in primavera, e che non si colti

vano nei parterre se non che per averne i fiori

che souo bellissimi a vedersi. La specie di cui

presentemente trattiamo, e che ha gli usi parti

colari dei quali abbiamo parlato, fiorisce in autun

no. Questa specie di Zafferano , al dir del Sig.

Haller, è senza odore .-

Lo Zafferano si moltiplica facilissimamente per

mezzo de' suoi bulbi, che crescono ogni anno in

abbondanza grande. Si piantano questi bulbi in

primavera in una terra ben concimata, in solchi

paralleli, distanti sei o sette pollici; si mettono

i bulbi nel terreno a un pollice di distanza gli

uni dagli altri, e si ricoprono di sei pollici di

terra. Le terre che ama lo Zafferano a preferen

za delle altre sono le nere , leggiere, un poco

sabbionacee, e le terre rossastre .-

Questi bulbi, siccome ancora le cipolle di tut

ti i fiori, si fortificano nei terreni forti che han

no sostanza; ma i fiori divengono più belli nei

CCI

Z A F I 9

terreni leggieri e magri . Si trovano nello stesso

terreno due sorti di cipolle, le une larghe e

schiacciate, danno piùfigliuolame , le altre riton

date danno più fiori. I bulbi danno solamente

foglie nell'anno in cui sono stati piantati, e fio

ri l'anno seguente nel mese di ottobre: questi

fiori durano solamente uno o due giorni dopo

che hanno sbucciato: caduti i fiori, nascono fo

glie che sono verdi per tutto l'inverno ; si sec

cano e si perdono in primavera e mai non com

pariscono nell'estate , in guisa che un campo di

Zafferano, in queste stagioni, sembra un terre

no sodo

Lo Zafferano nasce nella maggior parte dei pae

si, o siano caldi o siano freddi, in Sicilia, in

Italia, in Ungheria, in Germania, in Inghilterr

in Irlanda, in molte provincie della Francia, r

la Guienna, nella Linguadoca, nel Gatinese e

la Normandia . Lo Zafferano coltivato nel G

nese passa a Parigi pel migliore, e si sostituis

con ragione a quello d'Oriente, che si suol pre

ferire nelle Farmacopèe .-

Raccolta dello ZAFFERANo .

I fiori dello Zafferano compariscono più pre-

sto o più tardi, secondo che gli autunni sono

asciutti o umidi, caldi o freddi. Quando verso

il fine di settembre sopraggiungono pioggie dol

ci, e che ad esse si unisce un'aria calda, si mo

strano i fiori con un'abbondanza straordinaria;

tutte le mattine i campi sembrano rivestiti di un-

H 4 tap

I 2) Z A F

“=-

tappeto gridellino, e questo è il tempo in cui i

contadini non hanno riposo, nè giorno nè not

te; ciò non ostante quando sopravvengono piog-

gie o vento , se ne perdono molti. Io mi ricor

do, dice il Sig. Duhamel, che un'anno soprag

giunsero forti gelate, dopo che erano stati colti

i primi fiori, e che scorsero quasi quindici gior

ni senza che se ne vedessero comparir di nuo

vi . Si credeva finita la raccolta ; ma essendosi

raddolcito il tempo, si viddero ricomparire i fio

ri gli uni dopo gli altri. Ordinariamente la rac-

caccolta dello Zafferano dura tre settimane o un

mese . Nel forte della raccolta, si colgono i fio

ri sera e mattina, prima che si siano aperti :

quelli della mattina sono sempre i più consisten

ti , perchè sembra che lo Zafferano, che è una

pianta autunnale, cresca più nella notte che nel

giorno. Quando i fiori sono trasportati in ca

sa, le donne separano diligentemente il pistillo

dal fiore , procurando di non tagliarlo nè trop

po in sù, nè troppo in giù, affine di non la

sciare il bianco, e similmente di non tagliare al

di sopra della divisione degli stimmi . Si distingue

da questa punticella bianca, quando ve ne resta,

il vero Zafferano, dallo Zaffrone o Zafferano ba

stardo, (cartamo) che talvolta vi mescolano i con

. I compratori temono più di ogni cosa di

trovar nello Zafferano i frammenti dei petali,

perchè queste parti, che si ammuffano, gli comu.

nicano un cattivo odore .e

Nel tempo della raccolta, si veggono traspor

tare nelle città e nei villaggi vicini, nei quali-

IlQIl

Z A F Ià i

non si raccoglie Zafferano, carrette di questi fio

ri dà sciegliere o mondare . A misura che si

monda si pensa a farlo seccare al fuoco. Per ta

le effetto, nel Gatinese, si mette in istacci di

crino sospesi, sotto i quali si pone la brace ; la

bellezza dello Zafferano dipende dalla maniera con

cui è seccato . Quando è ben secco, si chiude

in cartocci di carta o in iscatole ; vi vogliono

cinque libbre di Zafferano fresco per farne una

libbra di secco. Quando i contadini stanno per

venderlo , mettono le scatole in cantina per far

lo crescer di peso . Il prezzo dello Zafferano è

diminuito moltissimo da qualche tempo ; perchè

sl vendeva una volta fino a quaranta scudi la lib

bra ( di Francia ), e adesso, comunemente non

val più di ventiquattro o trenta lire. Il primo

anno, un jugéro produce al più quattro libbre

di Zafferano secco; ma il secondo e il terzo, ne

dà fino a venti .

Malattie delle cipolle dello Zarrano.

Se ne distinguono tre principali ; primo quel

la che i Francesi chiamano il fausset; secondo,

il taccone; terzo, la mort. ---

Il fausset è una mostruosa produzione in for

ma di navone , che ferma la vegetazione della

tenera cipolla di cui si appropria la sostanza ;

questa malattia pone in conseguenza ostacolo al

la moltiplicazione delle cipolle ; ma si può to4

gliere il male per l'amputazione, quando si ca

vano le cipolle , in capo a tre anni, per sepa

“ne i bulbi ,- Il

i 22 Z A F

Il taccone è una carie che attacca il corpo me

desimo della cipolla, e che non si manifesta su

gl'inviluppi. Le cipolle sono più soggette a que

sta malattia nelle terre rossastre . Si toglie la par

te ulcerata , quando l'ulcere non ha penetrato

troppo addentro . -

La mort o mors si manifesta per mezzo di sin

tomi assai singolari ; è essa riguardo a molte pian

te ciò che la peste è agli uomini ed agli altri

animali. Attacca dapprincipio gl' inviluppi, che

rende paonazzi e seminati di piccoli filamenti,

ed attacca in seguito la cipolla medesima che fa

perire . E' facile l'accorgersi del disordine che

vi cagiona, perchè se ne veggono ingiallire e

seccar le foglie .

Appena una cipolla è attaccata da questa ma

lattia, divien contagiosa per le cipolle vicine :

il male si attacca di mano in mano dall'una all'

altra, fa perir tutte le cipolle in uno spazio cir

colare, del quale la prima cipolla attaccata e nel

tempo stesso il centro e il fuoco. Se per inav

vertenza si pianti una cipolla infetta in un cam

po sano, vi si stabilisce la malattia in poco tem

po, e vi fa le medesime devastazioni che abbia

mo accennato. Una sola palata di terra presa in

un sito infetto, e gettata sopra un campo, le

piante del quale siano sane, vi porta il contagio.

Per le cipolle attaccate da questo male non si

conosce alcun rimedio, e si sanno unicamente

preservare colla medesima precauzione che si usa

per fermare i progressi della peste. Per tale ef

fetto si fanno intorno ai siti infetti tagli

p

Z A F i 23

di un piede , e sigetta la terra che se ne ne cava

sopra quella in cui sono morte le cipolle . Una

circostanza ben singolare è che l' impressione di

questo contagio resta talmente aderente al terre

no della piantata, che le cipolle sane che vi si

volessero piantare, in capo a dodici, quindici e

vent'anni, si troverebbero in poco tempo attac

cate dalla stessa malattia.

Il Sig. Duhamel, così noto per la sagacità di

sue osservazioni, ha scoperto qual era la vera

causa di questo mal contagioso: ha egli osserva

to certi corpi glandulosi, simili ad altrettanti pic

coli tartufi, ma colla superficie pelosa, la gros

sezza dei quali non eccede quella di una nocciuo

la , e che hanno l'odore del fungo; gli uni so

no aderenti alle cipolle dello Zafferano, e gli al

tri ne sono lontani due o tre pollici. Da queste

glandule partono alcuni filetti, ordinariamente

della grossezza del filo fino , di color paonazzo

e pelosi come i corpi glandulosi; alcuni si esten

dono da una glandula all'altra, altri vanno ad

inserirsi tra i tegumenti delle cipolle, si divido

no in molte ramificazioni e penetrano fino al

corpo del bulbo , senza che compariscano sensi

bilmente di entrarvi. Queste ossservazioni pro

vano che tai tubercoli sono piante parasite le qua

li, come i tartufi , si moltiplicano nell' interno

della terra , senza mostrarsi alla superficie di es

sa. La pianta parasita si alimenta alle spalle del

la cipolla dello Zafferano, perchè le radici di

quella penetrano gl' inviluppi di questa e si attac.

cano alla sua propria sostanza .

i24 Z A F

maremmana

Il Sig. Duhamel si è assicurato della verità di

qùesto fatto, piantando alcuni tubercoli di Zaffe

rano, attaccati dalla malattia contagiosa detta mort;

in certi vasi, nei quali aveva piantato in un terre

no sano, cipolle di diversi fiori; questi tubercoli

in un'anno si sono moltiplicati nel vaso ed han

no attaccato le cipolle . Dopo quel tempo ha egli

cosservato la medesima pianta parasita, che cagio

nava il medesimo danno agli ebbj o ebuli, all'

anonide o arresta bue, e alle piantate di spara

gi . Questo piccolo tartufo parasito non attacca

le piante annue, nè quelle che hanno le radici

alla superficie della terra . .

Queste osservazioni spiegano perchè la malat

tia si stenda circolarmente, poichè le cipolle so

no attaccate solamente dalle radici della pianta

parasita che estende come tutte le piante le sue

radiche circolarmente : si vede parimente che non

vi può essere miglior rimedio perfermare i pro

gressi di questo male, che i tagli fatti anch'essi

circolarmente

Degli usi dello ZAFFERANo

Gli stimmi seccati dello Zafferano sono odoro

sissimi; servono agli abitanti del Nord e di tut

ti i Paesi Bassi, anche della Germania, che ne

fanno un consumo grande, per condimento del

le vivande e del thè . Si fa uso dello Zafferano

anche in Francia nei lavori di credenza, si fa

entrar nelle creme, nelle pastiglie, &c., sicco

me ancora nel famoso liquore che si.

cicitt

AC

A F 25

bac. Se ne fa un'uso frequente in Medicina, ed

alcuni Medici lo hanno chiamato il Re dei vege

tabili e la panacèa vegetabile, per le sue eccel

lenti virtù. Viene stimato carminativo, cefalico,

alessitero, emmenagogo , cordiale , stomatico,

vermifugo, isterico : si usa nei cataplasmi risol

venti, e si fa entrar nei collirj, principalmente

per preservar gli occhi dalle conseguenze del va

juolo . Toglie le ostruzioni del fegato, e si dà

con buon' effetto nell'asma e nell'etisìa .

L' uso dello Zafferano dev' esser moderato ed

a proposito, perchè quando se ne prende inte

riormente una dose troppo grande , cagiona non

solamente la gravezza di testa e il sonno , ma

talvolta ancora risa smoderate e convulsive, e

finalmente la morte . Dicono molti Autori che

tre grossi di Zafferano possono cagionare questi

sintomi e la morte; ciò non ostante l'uso dello

Zafferanio è così famigliare ai Polacchi, che lo

mescolano spesse volte fino alla dose di un' on

cia nei loro alimenti. Sivede abbastanza qual sia

la forza dell'assuefazione nell'uso continuo dell'

oppio, del quale alcuni prendono impunemente

fino a due o tre dramme ogni giorno , dopo es

servisi a poco a poco avvezzati, benchè bastino

talvolta quattro o cinque grani per far morire.

Si può dunque con sicurezza far uso dello Zaf

ferano da uno scrupolo fino a uno scrupolo e

mezzo, purchè quest'uso non sia frequente .

Lo Zafferano somministra ai Tintori una bel

lissima tinta , ma pochissimo adoprata, perchè è

troppo cara, e per altra parte di pessima quali-

126 Z A R

tà. Gli Architetti ne fanno uso parimente per

acquarellare i loro piani ; e delle cipolle di

Zafferano si potrebbe far l'amido; ma costereb

be troppo .

zafferano Bastardo, o Zaffrone, o Grogo, o

zafferano Saracinesco , o di Germania . Vedete

Carta7710 ,

zafferano delle Indie, o curcuma. Vedete Ter

ra Merita .

ZAFFIRO, Lat. Saphirus, Fran. Saphir. Pie

tra preziosa, di un colore turchino nericcio co

me l'indaco, e che è di una figura ottagona o

decaedra, (secondo il Sig. Dutens, lo Zaffiro è

talvolta ottaedro o parallelepipedo obliquango

lo ) : è, dopo il rubino, la pietra che più sì ac

costi al diamante in durezza : lo Zaffiro non è

attaccato dalla lima, ed è difficilissimo a scolpir

si . Essendo suscettibile del pulimento più vivo,

è brillante, risplendente e diafano : se ne distrug

ge talvolta il colore in un fuoco violento, sen

za che ne rimanga alterata la durezza della pie-

tra, ed è simile allora a una specie di diaman

te senza colore . Lo Zaffiro s'incontra nei me

desimi luoghi e nelle medesime matrici che il

rubino. Nel commercio delle gioje si distinguo

no gli Zaffiri in pietre turchine orientali ed in

occidentali. Al Pegù tutte le pietre colorite so

no chiamate impropriamente rubini : lo Zaffiro

è chiamato dai naturali del paese, rubino turchi

no; l'ametisto, rubino violaceo; il topazio rubino

giallo , &c., e così di tutte le altre pietre pre

ziose .

1. Lo

Z A R127

1 . Lo Zaffiro orientale, Lat. Saphirus orienta

lis, è di un magnifico turchin celeste , o di un'

azzurro bellissimo, vellutato , ugualmente distri

buito, senza essere nè troppo carico, nè trop

po chiaro; ed il più prezioso di tutti gli Zaffi

ri: si trova nella montagna di Capelan , nel re

gno del Pegù, nel Calecut, nell' isola di Cei

lan ; e ne vengono ancora da Bisnagar e da Ca

nanor. Questa pietra era così stimata dagli An

tichi, che era consacrata a Giove, ed il sommo

sacerdote di questo falso numc n'era sempre co

perto . Uno Zaffiro orientale perfetto, del peso

di dieci carati , può, al dir del Signor Dutens,

valer cinquanta luigi, ed uno di venti carati,

duecento luigi; pegli Zaffiri che sono sotto i die

cì carati, si può stimare a dodici lire il primo

carato , moltiplicare il numero dei carati l'uno

per l'altro c il prodotto per dodici, ed il risul

tato darà il prezzo dello Zaffiro ,

2 . Lo Zaffiro Occidentale o biancastro. E' di

color bianco chiaro , misto di turchin celeste :

questo color misto, benchèpiacevolissimo, lo ren

de meno stimabile del precedente; è, per altra

parte, caso rarissimo il trovarlo senza difetto :

è troppo soggetto ad esser tenero o pieno di

nebulosità, o calcedonioso, come si vede in quel

li che ci vengono dalla Slesia, dalla Boemia e

dal Val-Saint-Amarin in Alsazia.

3. Lo Zaffiro color d'acqua, Saphirus aqueus.

Quanto meno questo Zaffiro è colorito, tanto è

più bello. Si pretende che quando ha poco o

punto colore, i Qiojellieri lo mettano in un ba

gno

28 Z A F -

gnodi rena, e lo espongano per alcune ore a

un fuoco forte quanto quello delle fornaci di ve

tro, dopo di che lo faccettano, lo lustrano e lo

sostituiscono al diamante ordinario, al quale si

accosta allora per la lucidezza, ma senza aver

ne la durezza : questo Zaffiro ci viene da Ceilan.

4. Lo Zaffiro verdastro, Saphirus prasitis. Si

distingue. attraverso al color turchino di esso

una tinta verdastra, piacevolmente distribuita e

gatteggiante : è lo Zaffiro occhio di gatto; si tro

va in Persia, ed è più o meno ricercato, se

condo che è più o meno bello , -

Ancora non si sa se lo Zaffiro di un bel tur

chino sia debitore del suo colore, o al ferro,

o al rame, o al cobalto ; è però sempre vero

che si può contrafare colla fritta, di cristallo, e

collo Zafre . -

Zaffiro ( lo) . Nome di un uccello mosca, che

si vede alla Guadalupa, ha il becco lunghissimo,

bianco e nero alla punta ; la fronte, la parte

anteriore del collo e il petto sono di un turchi

no di Zaffiro , che riflette il violacea; la gola

è di un rossiccio di marrone ; tutta la coda, di

un rossiccio più o meno dorato; le ali sono di

un bruno violaceo ; tutto il rimanente della piu

ma è di un verde dorato cupo .

Zaffiro Smeraldo . E' una varietà dell' uccello

precedente : quest'ultimo si trova alla Guiana e

alle Antille; è più piccolo dello Zaffiro propria

mente detto ; il becco e i piedi sono neri ; la

testa, la gola e la parte anteriore del collo, di

un bel turchino di Zaffiro ; il rimanente della

piu

Z A E 1 29-

r

piuma è lucido , smaltato di un verde di sme

raldo ; ma le penne delle ali sono brune ; quel

le della coda , di un verde dorato cupo .

ZAFFRONE , GROGO , ZAFFERANO BA

STARDO, ZAFFERANO SARACINESCO. Ve

dete Cartamo .

ZAFRE o SAFRE. Nome dato a una calce

metallica di cobalto al quale sono stati tolti , per

la calcinazione, i mineralizzatori, come lo zolfo,

l'arsenico, e le altre materie volatili . Fuso con

materie vetrificabili , lo Zafre dà un bel turchi

no , misto con un flusso riduttivo; si ritrae dal

lo Zafre un regolo di cobalto , Il più bello, il

meno alterato dà il turchino più bello e il più

solido nella vetrificazione sugli smalti , le porcel

lane, i cristalli delle fornaci; e si adopra pari

mente per imitar le pietre preziose , opache e

trasparenti, come la turchese , il lapis, lo Zaffi

ro, etc. Vedete adesso l'articolo Cobalto.

Nell'arte Vetraria di Neri , Meret, e Kun

ckel , opera tradotta dal Tedesco dal Sig. Baro

ne di Holbach , osserva Kunckel, pag. 52, che

, la prima volta che si mette in fusione. il vetro

, collo Zafre , depone un regolo. Questo rego

, lo colorisce anche il vetro di turchino; ma il

, vetro resta segnato di puntini neri ,. Si pre

tende che questo regolo sia di un gran vantag

gio nella Chimica,

Nel primo volume della Chimica metallica di

Gellert, tradotta dal Tedesco dal Sig. d'Holbach,

si trovano, pag. 44, particolarità interessantissi

me sulla natura e le proprietà del regolo di co

Brm.T.XXXIX. I bal

13oZ AN

balto . Il Sig. Cadet, celebre Chimico, ha pre

sentato all'Accademia delle Scienze una memoria,

nella quale prova di esser pervenuto a ritrarre

un regolo di vetro dal cobalto, chiamato smalto

o azzurro o smalto vetrificato, e ne fa l'inchio

stro simpatico; è egli di opinione che il cobalto

sia un semimetallo. Consultate le Memorie dei

Dotti stranieri. Nel Manuale di chimica del Sig.

Baumè, si troveranno una descrizione metodica

sopra questa materia, e nuove esperienze tenden

ti a far sempre più conoscere le proprietà del

regolo di cobalto.

ZAGOU. E' il Sagù. Vedete questa parola.

ZAIM o ZIM . Vedete zingo .

ZAINO. In molti luoghi dell'America è il pe

cari. Vedete questa parola.

ZAMARUT. Vedete alla parola Smeraldo.

ZANOE'; i Messicani pronunziano tzanahoel .,

E' la pica minore del Messico, del Sig. Brisson ;

è appresso a poco della grandezza della nostra

le : la coda è lunghissima ; il becco, i piedi, le

ugne e tutta la piuma sono neri, eccettuata la

testa e il collo che tirano al falbo .

ZANTURO, Sparus argyrops, Linn.; zanthu

rus Indicus,Willughb . Fran. zanture. Pesce del

genere dello sparo, che si trova nei mari vicini

alla Giammaica e alla Carolina. Secondo Linneo,

è molto simile al porgy; ma è da esso distinto

pei prolungamenti in forma di setole dei tre pri

mi raggi della natatoja dorsale, e pel colore ar

gentino delle iridi degli occhj, laddove quelli del

porgy sono di color d'oro : ha, come questo pesce ,

la

Z A N I3 I

la schiena scavata da una specie di canale, e la

coda incavata in forma di luna crescente; la na

tatoja dorsale ha ventisei raggi, i dodici primi

dei quali sono spinosi ; le pettorali ne hanno di

ciassette per ciascheduna; quelle dell'abdome,sei;

quella dell'ano ne ha quindici; quella della coda.

venti: il color della schienaè di un giallo d'ofo

più o meno cupo,; il ventre è di un bianco con

una tinta di turchino; le natatoje sono rossigne;

la testa è bruniccia. Gli Olandesi danno a que

sto pesce il nome di geelstard, ed è della gros

sezza di un carpio ordinario . Si prende coll'amo

tra gli scogli sulla riva del mare; la carne n'è

sana e di buon sapore .

ZANZARA, Lat. Culex, Fran. Cousin . Piccolo

insetto noto a tutti per l'incomodo ronore che

fa, che turba alcune volte il riposo della notte,

ed anche più noto per le sue crudeli punture .

Le nostre Zanzare possono chiamarsi pacifiche, se

si paragonino a quelle dell'Asia, dell'Africa , e

dell'America , secondo quello che ne riferiscono

tutti i viaggiatori , che sono stati da esse. crudel

mente tormentati ; vengono chiamate nel paese

maringuini. La puntura di questi insetti mette il

fuoco in tutto il corpo, e gli aculei di essi pe

netrano talvolta attraverso ai drappi più fitti. Gli

abitanti sono spesse volte costretti, per difender

sene, d'involgersi in nuvole di fumo, di cui ri

empiono le proprie capanne; altri usano la pre

cauzione di rinchiudersi in tende fatte di lino e di

corteccia di albero . Vedete Maringuino . Noi stessi

nelle campagne dell'Europa, non potremmo sopI 2

por

32 Z A N

portare in una notte di estate, passata in un bo

sco , alla riva di uno stagno o di una palude, il

ronzio e le punture delle Zanzare . Quelli che

hanno percorso le deliziose campagne dell'Italia,

e tutte quelle che sono al mezzogiorno dell'Eu

ropa, si ricorderanno che è forza di dormirvi o

circondati da cortinaggi di velo , se si vogliago

dere il fresco, o chiudersi in fondo alle abita-

zioni , senza lasciare alcun' ingresso o accesso

all'aria esteriore. Anche i Lapponi medesimi so

no crudelmente molestati da, questi insetti , che

non sono più grossi delle pulci, ma di una osti

nazione che non ha uguale . Siccome sembra che

la metamorfosi di questi insetti sia simile a quel

la delle Zanzare, la storia di queste ultime potrà

servire a far conoscer le altre.

La Zanzara ha le gambe lunghe , ed abita a

preferenza lungo le acque e le paludi. Si può

talvolta confonderla con la tipula della specie mi

nore, chiamata quliciforme, insetto molto simile

alla Zanzara, ma questa è molto più grande, ed

ha le gambe lunghissime e proporzionate alla lun

ghezza affilata del corpo . La differenza più es

senziale pel nostro riposo è che la tipula non ha,

come la Zanzara, la testa armata di un aculeo ;

ed un tal carattere distingue benissimo, anche le

specie minori di tipule dalle Zanzare .

Si distinguono nelle vicinanze di Parigi tre di

verse specie di Zanzare , ma noi ci fermeremo

solamente a ciò che vi ha di comune a tutte le

Zanzare in generale, e a ciò che può interessare

la nostra curiosità .

-

Il

Z A N 133

n corpo leggiero delle Tanzare èsostenuto da

sei gambe lunghe; la testa è armatadi un acu

leo, la struttura del quale è una delle piùcurio

se, e questa testa è adorna di belle antenne

pennacchio, le quali, siccome intutti gl'insetti,

sono più belle e più fioccute neimaschj che nel

te femmine; questi insetti sono i meglioprovve

duti di pennacchi di tutti gli animaliconosciuti

Hanno gli occhj a rete e quattro stimmiorgani

della respirazione. Vedete alla parola Insettol'in

teressante descrizione di queste parti

La zanzara ha due ali sole, e dietro queste

ali due piccoli contrappesi che sono ad essa comu

i con tutte le mosche di due ali, ma dei quali

sono prive le mosche di quattroali , il che fa

rebbe pensare che questi contrappesi nella specie

della Zanzara avessero un uso chesupplisse al

paio di ali che le mancano. Questeali, vedute

al microscopio, compariscono trasparenti come

il talco, e coperte di piccole scaglie, in un ora

dine piacevole e regolare .

La tromba o aculeo della Zanzara è composta

di un numero prodigioso di parti di un infinita

delicatezza, e che agiscono tutte insieme per con

correre all'uso che deve farne l'insetto. Ciò che

si scopre coll'occhio nudo , è il solo tubo che

contiene il dardo; tubo che è fenduto, e la fen

ditura del quale è in maniera eseguita, che es

sendo di una materia consistente e non flessibi

le, possa discostarsi dal dardo, e piegarsi “più o

meno aproporzione che il dardo penetra nella

piaga Da questo tubo, che è traforato, esce un

I 3 acu

I 34 Z A N

“======

aculeo, che ha l'azione di una tromba, di una

struttura semplicissima, e per ciò appunto, altret

tanto più maravigliosa. Questo aculeo è composto

di cinque o sei lamelle , simili ad altrettante lan

cette applicate le une sopra le altre; alcune sono

dentate all'estremità in forma di ferro di freccia,

le altre sono semplicemente taglienti. Quando il

fascetto di queste lamelle è introdotto nella ve

na, sale il sangue nella lunghezza delle lame me

desime, come in altrettanti tubi capillari; e sale

tanto più in alto, quanto più sono piccoli gl'in

tervalli . Questa meccanica di costruzione , e que

sta ascensione dei liquori, si osserva meglio nell'

aculeo del tafàno, ch'è più grosso, ma costruito

sullo stesso modello ... Vedete Tafàno .

Nell'istante in cui la Zanzara vibra il suo dar

do nella vena, lascia uscire alcune goccie di un

liquore che cagiona in seguito pruriti insoppor

tabili. Si crede che questo liquore che la Zanza

ra schizza così nella piaga, serva a rendere il

sangue più fluido , onde lo succhj allora più fa

cilmente; se ciò è, noi paghiamo caro il van

taggio che ne ritrae l'insetto. Abbiamo detto es

servi persone che queste punture riducono aduno

stato crudele, e ve ne sono alcune, la pelle del

le quali sembra che abbia un'allettamento mag

giore per questo insetto . Nè vi è da credere

che ciò accada a proporzione della delicatezza

della pelle, perchè si veggono donne, che l'han

no finissima e delicatissima, e pure non ne sono

attaccate. E'di opinione il Sig. di Réaumur che

si possa trovare qualche mezzo di render la no

Z A N. 135

stra pelle disgustosa alla Zanzara, strofinandola,

per esempio, coll'infusione di alcune piante, che

fossero contrarie a questi insetti. Se fosse possi

bile di osservarne alcuna sulla quale le Zanzare

non amassero di riposarsi, sarebbe questoun mez

zo di abbreviare i tentativi. Un rimedio contro

la puntura degl' insetti medesimi, è, per quello

che si dice, l'alcali volatile , in mancanza di que

sto , si può grattare con qualche vigore la parte

recentemente ferita, e lavarla coll' acqua fresca;

ma è cosa essenziale che si faccia immediatamen

te dopo essere stato punto; perchè se non vi sia

stata fatta attenzione, il che accade spessissime

volte , e che sia stato lasciato il tempo di fer

mentare al veleno , ordinariamente altro non si

fa col grattarsi che accresce l'enfiagione e i bru-

ciori; il rimedio è allora di umettarla piaga col

la saliva, e di resistere , se è possibile , alla vo

glia di grattarsi. Pretende il Sig. Bourgeois, che

i migliori rimedi contro la puntura delle Zanza

re, delle vespe, delle api e di ogni sorte d' in

setti, siano gli olj. Se si applichi l'olio di man

dorle o di ulive o anche l'olio di lino o di no

ce sulla puntura di qualche insetto, appena si

sente, e non sopraggiunge nè infiammazione, nè

bolla, nè prurito .

-

Metamorfosi della ZANzARA

La Zanzara è uno di quegli insetti che godo.

no successivamente di due generi di vita, i quali

sembrano molto opposti. Nascono sotto la figura

I 4 di

36 Z A N

di pesciolini, e finiscono coll'essere abitatori dell'

aria. Dal mese di naggio fino al principio dell'

inverno, le acque morte delle paludi e quelle che

si lasciano stagnare nei tini , bulicano di vermet

ti, i quali, siccome la naggior parte degl'inset

ti, debbono subire tre metanorfosi. Questiver

mi sono facilissimi a riconoscersi nell'acqua, per

chè si veggono quasi sempre sospesi colla parte

posteriore alla superficie dell'acqua stessa e colla te

sta in giù. Dalla parte posteriore di questi vermi

esce da un lato una specie di tubetto o di cer

bottana, che si dilata all' estremità come un' im

buto, ed è questo l'organo per cui respirano :

dall'altro lato di questa stessa parte posteriorevi

sono quattro piccole natatoie. Appena si agita

l'acqua, si veggono questi vermi precipitarsi al

fondo colla massima sollecitudine, per mezzo di

queste natatoje; ma si veggono risalire un mo

mento dopo alla superficie, perchè non essendo

l'organo della respirazione atto, come le bran

chie dei pesci, a estrar l'aria dall'acqua , sono

costretti a venire alla superficie per respirare .

Questi vermi sono lunghetti; hanno la testa ar

mata di uncini, che sono in un moto perpetuo,

e che servono ad essi perghermire gl'insetti im

percettibili, e i filetti delle piante, dei quali si

alimentano. Questi insetti restano così nello sta

to di vermi quindici giorni o tre settimane in

circa, secondo che la stagione è più o meno cal

da; ed in tale intervallo mutano tre volte la

pelle .

In capo a questo tempo, i vermi medesimi si

traS

zA N- 13)

trasformano in... ninfa, che è la Zanzara medesi

ma, ma involta in una membrana finissima ; de

stinata a tener fasciate tutte le membra dell' in

setto, le quali si fornano e si fortificano sotto

un simile inviluppo, nel quale resta otto o die

ci giorni . In questo tempo la ninfa non prende

e non ha bisogno di alimento alcuno; gli orga

ni della respirazione hanno mutato luogo e for

ma; respira essa per due specie di cornetti, che

sono vicini alla testa, ma che, passata la ninfa

allo stato d'insetto alato, diverranno stimmi . Sta

essa, cone il verme , alla superficie, dell'acqua

per respirare, ma tutta ravvolta in se stessa. Al

minimo moto , discende nell' acqua svolgendosi,

per mezzo dei remi, dei quali è munita alla par

te posteriore ; l'agilità e la maniera di muover

si di queste ninfe , è uno spettacolo singolare.

E' cosa facilissima, nelle giornate calde dell'esta

-te, il veder passar le ninfe, allo stato di Zanza

ra in un tino d'acqua. La ninfa si svolge; sol

leva una parte del corpo fuori dell'acqua ; si

gonfia e fa crepar l'inviluppo in questo sito. Si

vede allora comparir la testa della Zanzara fuori

dell'acqua; l'insetto continua ad uscire dal suo in

voglio, e ciò che gli serviva un momentoprima

di veste , muta uso, e gli fa presentemente le

veci di battello: voga a discrezione dei venti ; e

serve a se stesso di vela, di albero e di nave .

L'insetto è allora in pericolo; perchè per poco

che si alzi il vento , entra l'acqua nel battello.

lo manda a fondo, e l'insetto si annega. Nei

giorni in cui soffia con violenza il vento, si ve

de

138 z A N

aan-----------------------------

de tra le Zanzare una terribile immagine degli

effetti della tempesta; perchè questi insetti, che

un momento prima sarebbero periti, se si fos

sero tenuti anche per brevissimo tempo fuori dell'

acqua, nulla più hanno da temere allora dell'ac

qua medesima .

Non così tosto la Zanzara è divenuta alata ,

che cerca l'alimento nel sangue degli animali, ed

anche, per quel che si crede, nel sugo delle fo

glie, sulle quali si posa , durante il calore del

giorno. L'accoppiamento di quest' insetti, di cui

non vi era ciò non ostante ragione di dubitare ,

era sfuggito al Sig. di Réaumur, ed agli Osser

vatori più industriosi; nè deve ciò recar mara

viglia, poichè , secondo le osservazioni del Sig.

Godheu, che si leggono nel tomo terzo della par

te straniera delle Memorie dell'Accademia, questa

scena succede in mezzo all'aria , e volando ; e

non era venuto in capo ad alcuno di andarla co

là a cercare. Forse non sono questi i soli in

setti che si accoppino in aria; ma è eosa ben cer

ta chevi si accoppiano, e che anche questo ele

mento fa, come la terra e le acque, una porzio

ne dell' impero di amore .

Si distingue facilmente la Zanzara maschio dal

la sua femmina : quello è più lungo di questa ,

ed ha alla parte posteriore due uncini che gli

servono, come in molti insetti, a ritener la fem

mina: questa ne è priva; ma invece dei due un

cini ha due palette che le servono per disporre

l'uova quando le fa. Il maschio si distingue in

oltre per la bellezza dei suoi pennacchj . Il Si

gnor

Z A N- Il 39

gnor Abb. Poiret dice che la Zanzaracomu

ne in Barbarla, è della grossezza della nostra;

ma così pomposamente adorna, che ei le ha per

donato le sue punture pel piacere di ammirarla ,

Ha tutto il corpo, e particolarmente la schiena,

coperto di scaglie argentine ed orbiculari; e le

gambe listate alternativamente di bruno e di ar

gento .

--

Deposizione dell'uova della femmina

della ZANzARA .

Quando la femmina è stata fecondata, va a

depor l'uova sulla superficie dell'acqua, affinchè

il verme nascente si trovi nell' elemento che gli

sarà allora necessario. Per tale effetto, si attac

ca a una foglia o a qualche altro corpo sulla su

perficie dell'acqua. Incrocia le gambe posteriori,

e colloca nell'angolo che esse formano il prim’

uovo coll'estremità dell'ano, che in quest'inset

ti ha una maravigliosa flessibilità; depone succes

sivamente le altr'uova, che si attaccano le une

alle altre; discostando le gambe dà essa a que

sta congerie d'uova una forma di battello, che

ha la sua prua e la sua poppa . Questa specie

di barchetta voga sulle acque per la propria leg

gerezza ; ma vi rimane talvolta inghiottita a ca

gione delle tempeste . Il numero dell' uova che

fa la Zanzara, va dalle duecento fino alle trecen

to cinquanta, e da ciascuno di queste esce un

verme in capo a due o tre giorni: siccome ba

sta un mese in circa da una generazioneall' al

tr 5

i 45 Z A N

tra, si possono contare sei o sette generazioni

per anno; in guisa che noi saremmo sicuramen

te sepolti in nuvole di Zanzare, se non divenis

sero la preda degli uccelli, e principalmente del

la rondine , siccome ancora di una moltitudine

d'insetti carnivori . Noi diciamo che le Zanza

re depongono l'uova in un'acqua stagnante e

corrotta, ma i piccoli insetti dopo lo sviluppo

si alimentano di questa corruzione; ed è facile

assicurarsene coll'esperienza seguente . Si riempia

no due vasi di acqua corrottà , e si lascino in

uno tutte le piccole Zanzare che vi si trovano,

e si estraggano esattamente dall'altro quelle che

contiene, accaderà che l'acqua piena d'insetti si

purificherà in poco tempo e che l'altra esalerà

un cattivo odore .

Zanzara mosca, Lat. rulex, Fran. moucheron

E' un' insetto lungo e floscio , che è del gene

re delle mosche : ha sei gambe lunghissime, cur

vate in fuori, le ultime due delle quali sono più

alte delle altre; il ventre èformato di nove lame

o ànelli : ha la testa piccola, gli occhi neri, e

sopra, due antenne barbate; ha invece di bocca,

una tromba appuntata, dura e vuota, colla qua

le fora la pelle e succhia il sangue degli anima

li, e principalmente quello dell'uomo, del qua

le sembra più avido, e del quale si riempie fin

chè ne divenga rigido il corpo, a forza di esser

pieno e disteso; il petto è largo ed elevato, e

di un color verdastro .

Questi insetti, al dir di Goedard e Wagnerus,

si ritirano in gran numero nelle cisterne all'avVla

z AN Il 41

vicinarsi dell'inverno, e depongono sulle piante

aquatiche, secondo che dice il Sigd'Hursseau,

certe piccole uova giallastreche essi vi attaccano

con una specie di glutine. Vedetela Micrografia

di Hook. Da quest'uova, riscaldate dalcalor

del sole, nel mese di giugno seguente»escono

vermetti giallastri o rossigni, rotondifini , com

posti di tredici anelli, e che hanno la testa ros

sa; hanno essi due gambe solesituate sotto il

primo anello. Questi vermicciuolisanguinari, si

alimentano probabilmentedi alcuni animaletti che

si trovano sulla superficie delle acqueGoedard

gli chiama pidocchi aquatici. In capo aundici

mesi, si radunano in gran numero, e comein

una pallottola; fanno granmoti nell'acqua; ed

esce in seguito dal corpo di essi un sugovisco

so di cui si servono per costruirsi certibozzolet

ti molli e viscosi, che attaccano alle piante aq

tiche, e nei quali si rinchiudono, come in una

specie di stuccio. Quando hannoacquistato, una

certa grossezza e n'è divenuto il corpo di co

lor bruno verdiccio, come le foglie delle pian

te che hanno ad essi servito di alimento sac

cade la metamorfosi; ed esce da questa conge

rie una prodigiosa quantità di moscheZanzare

che si mettono immediatamente a volare esi

spargono da tutte le parti persucchiare il san

gue degli animali. Quest'insetto fa volando un

rumore assai acuto , ed un tal rumore è propor

zionato alla forza ed all'estenzionedell'ali : così

lo strepito che fa il calabrone è più sensibile di

quello delle mosche, perchè le ali del12

142Z E B

-----

hanno una consistenza maggiore, e per la me

desima ragione, le ali degli scarabei, che sono

crostacee , eccitano col moto che fanno un ru

more anche più forte ; laddove quello delle mo

sche Zanzare che sono più piccole, possono pro

durre nell'aria piccoli suoni acuti soltanto: final

mente, anche per la medesima ragione, il moto

delle ali delle farfalle è assolutamente sordo, per

chè le membrane onde sono formate , sono fari

nose, e rivestite di una specie di peluria . Dice

Goedard che l'aculeo delle mosche Zanzare ma

schj ha più forza di quello delle femmine .

Tutte le sorti di questi insetti, ossiano forniti

di pennacchj, o quelli che si chiamano saltato

ri, i falsi gorgoglioni del fico o del busso, so

no insetti incomodissimi , e si empiono del no

stro sangue fino alla testa. Queste due ultime

specie, delle quali il Sig. di Réaumur ha fatto

menzione, Memoria X, Tom. III, portano le ali

in tetto acutissimo. Le fibre che vi si scorgo

no sembrano composte di quadrati di talco, di

figura irregolare ed intelajati: il mezzo delle due

ultime gambe è ordinariamente posato parallela

mente alla lunghezza del corpo. --

ZAPOTE. E' lo zapote blanco degli Spagnuo

li, di cui abbiamo parlato all'articoio Saponaria

Indiana,' ,

ZARNACH . E' l'orpimento. Vedete questa

arola .

ZEBOA. Serpente dell' isola di Nera, situata

vicino a Banda nell'Oceano Orientale; è magni

ficamente dipinto a moschini rotondi e rossastri-

SO

Z E B I43

sopra tutta l'estensione dei lati; le scaglie falbe

della schiena sono seminate di macchie grandi

di un color di castagna chiaro, che formano

una specie di catena ; la testa , simile a quella

della cerasta, porta come l'impronta di uno scu

do che tira al rosso, e che finisce in due spe

cie di cornetti che vanno fino alla parte poste

riore del collo; ma queste due specie di cor

netti sono schiacciati , e non ispuntano fuori

come falsamente lo hanno creduto gli Antichi

Naturalisti; a tenore di questa idea che ne ave

vano , hanno essi dipinto il serpente in questio

ne con le corna molto prominenti; il che, al

dir di Seba, non ha alcuna verisimiglianza. Se

ba, Thes. II, Tah. 78, num. 1 . Il Rabbino Jo

seph, nel suo libro sulTalmud, cap. 1 , pag. 16,

dice che il serpente Zeboa, è lo tseboa ed il

seboim degli Ebrei. Nicandro pretende , che il

morso di questo rettile sia non solo pericolosis

simo, ma incurabile . Lo Zeboa è una cerasta o

un ammodite.

-

ZEBRO o ASINO LISTATO e SELVATICO

del Capo di Buona Speranza, Lat. Zebra aut

Equus lineis transversis versicolor, Fran. Zebre ou

Ane rayé & sauvage. Animale-quadrupede e so

lipede, più piccolo del cavallo e più grande dell'

asino; e sebbene sia stato spesse volte parago

nato a questi due animali, sebbene sia stato chia

mato cavallo selvatico ed asino listato, non è

ciò non ostante nè cavallo , nè asino; e forma

da se solo la propria specie.

Lo Zebro ha meritato l'ammirazione di tutti

i Viag

44 Z E B

i Viaggiatori. E' robusto, benissimo ha

le orecchie più lunghe di quelle del cavallo, e

più corte di quelle dell'asino; ha sei denti in

cisivi per mascella ; la criniera corta ; la pelle

di una bellezza singolare e tutto il manto è lista

to di striscie parallele che lo circondano, e che

sono alternativamente gialle e nere nel maschio;

e alternativamente nere e bianche nella femmi

na: queste striscie sono disposte con tanta re

golarità e simetria, che sembra che la Natura

abbia adoprato la riga e il compasso -per dipin

gere questo animale : in fatti queste striscie al

ternative di nero e di bianco sono altrettanto

più singolari, quanto più sono strette, parallele

ed esattissimamente separate, come in un drap

polistato, e si estendono, per altra parte, non

solo sul corpo, ma sulla testa, sulle coscie e

sulle gambe, e fino sulle orecchie e sulla coda;

secondano i contorni del corpo e n'esprimono

così vantaggiosamente la forma, che ne disegna

no i muscoli, allargandosi più o meno sulle par

ti carnose e più o meno attondate; queste liste

di diversi colori sono sempre di una tinta viva

e rilucente sopra, un pelo corto , fino, abbon

dante , liscio e morbido, il lustro del quale ren

de ancora il contrasto dei colori più sensibile . I

piedi, l'ugna solida che gli arma e la coda so

no simili a quelli della mula: le gambe sono

svelte e ben proporzionate; la punta del muso

e i piedi sono biancastri.

Questo animale produce ogni anno; va ordi

nariamente in branchi. E' leggiero al corso e co

Z E B 145

sì veloce, che è passato in proverbio tra gli

Spagnuoli e i Portoghesi. Viene anche assicura

to che vi sono pochi animali così difficili a pren

dersi, a cagione della velocità con cui corrono;

e questo è ciò che li rende rarissimi e carissi

mi . Lo Zebro, benchè di un naturale assai dol

ce , è difficile ad addomesticarsi ; ne sono stati

ciò non ostante veduti quattro a Lisbona, presi

nella Bassa Etiopìa e dei quali si serviva talvol

ta il Re di Portogallo per tirar la sua carrozza;

vi si chiamavano questi animali burro domato o

azerbo .

Lo Zebro, al dir del Sig. di Buffon , è forse

il meglio fatto e il più elegantemente vestito di

tutti gli animali quadrupedi; ha la figura e le

grazie del cavallo e la leggerezza del cervo . Lo

Zebrò non è nè cavallo , nè asino; poichè non

è giunto a nostra cognizione , dice il medesimo

storico, che si congiunga e che produca coll'uno

o coll'altro; ma è stato più volte tentato di far

li accoppiare . Song state messe avanti allo Ze

bro, che era nel serraglio di Versailles nel 1761,

alcune asine in caldo; ma non n'è restato in al

cuna maniera commosso; almeno non è compar

so il segno esteriore dell'emozione; scherzava

ciò non ostante con esse e le montava, ma sen

za erezione e senza nitrito, nè si può gran fatto

attribuir questa freddezza ad altra cagione che al

la disconvenienza'di natura o di specie ; perchè

lo Zebro aveva quattro anni , ed era in tutti gli

altri esercizj vivissimo e leggerissimo . Si vede

attualmente questo Zebro in una delle sale del

Bom,T.XXXIX. K Ga

146 Z E B

Gabinetto del Re, ove la bella pelle di esso ri

veste un modello di gesso preso sullo stesso ani

male .-

Il Signor Professore Allamand riferisce, a pro

posito dell'accoppiamento di questi animali con

quelli della specie dell'asino, un fatto singolare ,

se è esatto. , Milord Clive , dice egli , ritornan

, do dalle Indie, aveva seco condotto una fem

, mina Zebro, che gli era stata regalata al Ca

, po di Buona Speranza . Dopo averla tenuta

, per qualche tempo nel suo parco in Inghilter

, ra , le diede un'asino per provare se potesse

, esservi accoppiamento tra questi due animali;

, ma la femminaZebro non volle lasciarsi acco

,, star l'asino . Venne in capo a Milord di far

, dipinger quest'asino come lo Zebro; la femmina

, dice egli, cadde nell'inganno, si fece l'accop

, piamento, e ne nacque un polledro simile al

, la madre , .-

-

Non si deve confonder lo Zebro coll'onagro,

che è l'asino selvatico che si trova in Arabia,

nel Levante, nell'Oriente dell'Asia e nella par

te settentrionale dell'Africa . Questi asini selvati

ci differiscono dai nostrali unicamente per la bel

lezza e per la forza ; hanno lo stesso colore;

ma molto più bello , e le altre qualità di essi

sono tutte abbellite dai doni della semplice Na

tura , Veiete Asino Selvatico. Lo Zebro si tro

va solamente nelle parti più Orientali e più Me

ridionali dell'Africa, dall'Etiopia fino al Capo

di Buona Speranza, e dal Capo fino a Congo .

Quelli che si veggono in altri paesi, vi sono sta-

l

Z E B147

ti trasportati, essendo il vero clima, e il suolo na

tìo di essi la punta dell'Affrica, ove si veggono in

gran numero. Gli Olandesi si sono studiati quan

to hanno potuto, di domar questi animali selvati

ci ed indocili, e di addomesticarli, senza esservi

finora intieramente riusciti. Si era pervenuto a

montare quello che era a Versailles, ma bisogna

va prendere molte precauzioni . Aveva la bocca

durissima; per poco che gli si toccassero le orec

chie, sparava coppie di calci; era ostinato come

un mulo e restìo come un cavallo vizioso . Tale

era ancora lo Zebro che noi abbiamo veduto

nel 1776 a Londra, e che apparteneva alla Re

gina . Vi è per altro tutta la probabilità che, se

si avvezzasse lo Zebro fin dalla prima età alla

domesticità ed all' ubbidienza, diverrebbe man

sueto come il cavallo e l'asino, e potrebbe far

le veci dell' uno e dell'altro .

Il Sig. Forster, che ha avuto occasione di ben

esaminar questi animali al Capo di Buona Spe

ranza, ha conosciuto in questa specie una varietà

che differisce dallo Zebro ordinario , perchè in

vece di striscie brune e nere , delle quali è li

stato il fondo bianco del pelame9 questo al con

trario è di un bruno rossastro, con pochissime

striscie larghe e di una tinta debole e bianca

stra: questi Zebri col pelo più uniforme , di fon

do bruno sono meno ritrosi, e si avvezzano fa

cilmente alla domesticità . Una tal varietà dello

Zebro porta il nome di couagga. Vedete questa

arola .

Zebro ( lo), Chetodon trioslegus, Linn., Bro

K 2 llSS. ,

143 -

Z E B

uss,, Chetodon albescens, lineis quinque transver

sis, nigricantibus, & aculeo laterali utrinque,

Seba : dagl'Inglesi, Angel-fiscb . Pesce del gene

re del chetodonte, che si trova nella parte

Orientale del mar delle Indie, nel mar Pacffi

co vicino all' isola di Taiti, e nei mari del Sud,

verso le isole Sandwich .

Secondo il Sig. Broussonnet, il corpo di que

sto pesce è schiacciato e quasi ovale ; il mezzo

della schiena e la parte posteriore del ventre esi

biscono una leggera curvatura ; le scaglie che co

prono il corpo sono piccole, ovali, ciliate all'

estremità ed imbricate , ma senza tenere alcun'

ordine; dal mezzo delle parti laterali della co

da esce - da ambedue i lati un pungiglione un

poco triangolare, incavato in canale, mobile ed

inclinato verso la testa; le linee laterali sono

parallele alla schiena, la testa è schiacciata ai

lati , grossa come il corpo nella parte posteriore,

più sottile anteriormente , convessa sopra e sot

to , dilatata tra gli occhj : l'apertura della bocca

è stretta ; le labbra coprono da una parte e dall'

altra i sedici denti dei quali sono armate ambe

due le mascelle ; i due denti anteriori sono i

più grossi, e non sono nè tronchi , nè merlati

come gli altri: l'apertura dell'una e dell'altra

narice è doppia ; gli occhj sono situati molto in

alto, e di una forma orbiculare; e le orbite di

essi sono prominenti innanzi e coperte in par

te di una membrana cutanea di color bruniccio

e che sbatte ; le iridi sono di una tinta d'argen

to; ma . offuscata in cima e in fondo da alcune

spe“

Z E B 149

specie di nebulosità; la pupilla è di un nerotur

chiniccio : gli operculi sono leggermente squa

mosi : la natatoja dorsale è lunghissima e guar

nita di trentadue raggi, i nove anteriori dei qua

li sono spinosi , ed il primo , il più lungo ; le

pettorali ne hanno quindici per ciascheduna ; le

abdominali, che hanno una forma quadrangola

re, ne hanno sei per ciascheduna, il primo dei

quali è spinoso; quella dell'ano ne ha ventidue,

i tre anteriori dei quali sono spinosi; quella del

la coda, che è leggermente incavata, ne ha di

CIOttO a- -

Questo pesce è di un color bigio verdiccio ,

dipinto di sci fascie circolari di un bruno gial

lastro: la prima si estende obliquamente dalla

nuca fino alla bocca passando sugli occhj; la se

conda comincia all'origine della natatoja dorsale,

passa alla base delle pettorali e si prolunga fino

alle abdominali ove si oblitera; la terza regna

dal terzo della natatoja dorsale fino alla parte

anteriore della base della natatoja dell' ano; la

quarta striscia comincia ai due terzi della nata

toja della schiena e finisce al mezzo di quella

dell'ano ; la quinta regna dall'una all'altra estre

mità di queste due natatoje ; finalmente , la se

sta è sulla coda e corrisponde al pungiglione di

questa medesima parte negl' individui giovani;

quest'ultima striscia ha due macchie in cima; le

natatoje abdominali sono biancastre, e le altre di

tan verde sporco .

Zebro di Mare, Pleuronectes (Zebra ), oculis

dextris, linea laterali recta, fascis fuscis transver

K 3 sis . "

15c Z E B-

ad

sis. Questa specie è del genere del Pleuronette,

e si trova nei mari delle Indie Orientali: il

corpo è ovale, lunghissimo e coperto di scaglie

dentellate ; ha una narice sola; le natatoje petto

rali sono piccole ; la parte superiore del corpo

è bruniccia, e bianca in mezzo al tronco, con

fascie brune trasversali; le natatoje esibiscono

alcune listarelle ora gialle, ora brune; la mem

brana che congiunge i raggi delle diverse nata

toje, non è guarnita di scaglie come nelle al

tre specie di questo genere. -

zebro. Si dà questo nome, eome anche quel

lo di asino listato, a una conchiglia che si dice

essere o terrestre o fluviatile, quando è sottile

e leggiera; marina, quando è pesante e grossa.

Queste cenchiglie sono della famiglia dei bucci

ni. Vedete Buccina.

ZEBU'. Piccola specie di bisonte o di bue col

gobbo . che si trova comunemente in Numidia,

in Libia ed in alcune altre parti settentrionali

dell'Africa, e particolarmente nelle terre dei Mo

rabitani. Ha la metà della grossezza del nostro

toro domestico; le gambe corte, il pelo morbi

dissimo, bellissimo e biancastro; le corna sono

nere, curvate in giro e pulite; le ugne dei pie

di sono nere e ben fendute : serve questo ani

male di cavalcatura nel paese. E' mansuetissimo

e docilissimo, e velocissimo nel tempo stesso al

corso. Sembra, dalla varietà del pelo e dalla

dolcezza di questo animale, che sia una razza di

bue col gobbo che ha avuto origine nello sta

to di domesticità, e che siano stati scelti g' in

di

Z E C 15 I

mamma

dividui più piccoli della specie per propagarla .

Lo Zebù non può esser riguardato, secondo il

Sig. di Buffon, che come una varietà dell'auro

chs, che è il toro selvatico, come si può vede

re all'articolo Aurochs.

Si danno in Africa allo Zebù i nomi di dant

o lampt . Questo dant, proprio all'antico Conti

nente , non deve esser confuso col dante diAme

rica, che è il tapir. Vedete questa parola. Nel

1774, si vedeva uno Zebù nel serraglio di Ver

sailles. Si prendono questi animali più facilmente

in estate , perchè logorano le ugne sulle arene

infuocate a forza di correre, e perchè il dolore

gli arresta tutto ad un tratto , come accade, al

dir di Marmol, ai cervi e ai daini di questi de

serti . Le pelli concie degli Zebù sono carissime;

e se ne fanno targhe assai belle, le migliori del

le quali sono alla prova delle freccie . Vedete

Bisonte.

ZECCA, Lat. Acarus, Fran. Tique . Genere

d'insetto assai numeroso, ed in cui molte specie

sono troppo piccole per esser facilmente distin

te, anche col microscopio. Generalmente leZec

che hanno otto gambe, la testa piccolissima, due

occhi, le antenne semplici e più corte della trom

ba aguzza, che forma la bocca di questo anima-

letto ; il corsaletto sembra confuso col ventre .

Questi piccoli insetti pullulano molto e proven

gono dall'uovo. Molte specie di Zecche sono car.

nivore, altre vivono di vegetabili . I cani, gli

uccelli, le mosche , i coleotteri sono soggetti a

diverse Zecche , che, alcuni Autori hanno mala

K 4 IIlen

152 Z E C

nente disegnate ( al dir del Sig.Geoffroy, Com

pendio storico degl'insetti ) col nome di pidocchj.

Dice lo stesso Insettologista che una delle più

schifose e delle più insopportabili infermit a cui

vada l'uomo soggetto , sembra che debba unica

mente attribuirsi a certe piccole Zecche o pelli

celli, i quali insinuandosi nella pelle vi cagio

nano quei furiosi pruriti che accompagnano la

rogna.

-

Si distingue : 1 . La Zecca dei cani, Lat. Rici

nus caninus. E' di color bruno giallastro ; quan

do si attacca ai cani , le si gonfia il ventre sol

tanto. Si vede spesse volte pendere dalle orec

chie, e talvolta dagli angoli delle palpebre dei

cani da caccia, che vanno nei boschi ingombri 3

sono da essa crudelmente tormentati; e potrebbe

anche avere conseguenze funeste , se non si di

staccasse sollecitamente .

La Zecca si attacca anche agli uccelli . Ai 28

di maggio del 1779, il Sig. Visconte di Quer

hoent trovò una femmina di passero nella cam

pagna, vicino a Querande, a cui più non resta

va che un soffio di vita; la raccolse , e rimase

all' estremo maravigliato di trovarle attaecata al

collo una Zecca della grossezza di un grosso pi

sello, che indubitatamente l'aveva fatta morire .

2 . La Zecca o Pellicello della rogna, Lat. Aca

rus scabiei , aut subcutaneus , Fran. La Tique ou

Ciron de la gale. E' quasi impercettibile ; s'intro

duce sotto la pelle, produce le piccolevessichet

te che si trovano sui rognosi; e possono estrarsi

von una punta di spilla; resta allora spesse volteInn

Z E C153

--

immobile; ma corre velocissimamente se si risca

di col fiato. Siccome quest'insetti si annidano

talvolta nelle vesti dei rognosi, è facile a com

prendersi che la rogna deve facilissimamente co

municarsi . Vedete Pellicello .

3 . La Zecca o Pellicello del formaggio e della

farina, Lat. Acarus casei et farine. Le si dà co

munissimamente il nome di tarma. Vedete questa

parola.

4. La Zecca, o il Tessitor d'autunno, Lat.

Atcarus fuscus autumnalis, textor. Pretende il Si

gnor Geoffroy che fili una tela come i ragni ,

e che quello che vien chiamato in Francia dal

popolo i fili della Vergine, siano le tele fine ,

ordite da questa specie d'insetto. Vedete ciò non

ostante ciò che ne abbiamo detto all'articolo Ra

gno Falciatere, e a quello di Filo della Vergine.

5. La Zecca dei paesi caldi, e che particolar

mente in America, fa sentire ai piedi e alle

gambe dell'uomo, la sua crudele voracità, è l'in

setto chiamato Chique. Vedete questa parola e

quella di Ningas.

Il Sig. Muller dà il nome di Zecche acquati

che , ovipare , che vivono di rapina, e che han

no qualche somiglianza per la forma colle Zec

che e coi ragni.-

6. La Zecca del Pollame, chiamata karapate.

Nell'isola di Borbone ed in altre isole dell' In

dia , si dà quest' ultimo nome a una specie di

Zecca, ordinariamente nera, che ha sulla schie

na una specie di scaglia con tinte di giallo e di

rosso. I karapati più grossi sono come una len

tC

154 Z E D)

ticchia ; hanno la testa esattamente incastrata nel

la pelle del pollame, e se ne vede solamente il

deretano, sempre grosso e zeppo del sangue che

succhiano. Le galline che l'hanno, lo indieano

coll'imbarazzo in cui sono di accostar le ali al

corpo, che per lo più n'è coperto ; per la di

varicazione delle gambe, etc. Per altra parte ,

l'ispezione è il mezzo più sicuro di convincer

sene, E'cosa molto difficile il distruggere questo

animaletto, entrato che sia una volta nel polla

jo, Si stanzia sotto la scorza del legname che

lo compone, pullula dappertutto e si moltiplica

prodigiosamente. Il Sig. Beauvais, Professore di

Medicina veterinaria, dice non essersi finora tro

vato altro mezzo che quello di bruciare il polla

jo , e di farne uno nuovo, che si trova talvolta

nello stato del primo, in capo a sei mesi . Con

sultate la Memoria del Sig. Beauvais , Giornale

di Fisica, Supplemento, Tomo XIII, 177S.

ZEDOARIA , Lat. Zedoaria, Fran. Zedoaire .

Si distinguono nelle Farmacopèe , sotto questo

nome due sorti di radiche ; cioè, la Zedoaria lun

ga e la rotonda. --

La Zedoaria Lunga, Zedoaria longa, C. B.; ze

doaria Officinarum . E'una radice tuberosa, den

sa, solida, lunga tre pollici e della grossezza del

dito mignolo , terminata alle due estremità da

una punta ottusa, di color di cenere fuori, bian

castro o bigiccio dentro, di un sapore acre, mu

cilaginoso, un poco amaro, aromatico, di un

odor leggiero di Zenzero o di canfora, misto di

odor di lauro ; è quasi grassa al tatto e rare

volte tarlata. La

Z E D I55

-aaaaaa

La Zedoaria Rotonda, Zedoaria rotunda, C. B.

E' simile alla precedente per la sostanza, il pe

so, la solidità, il sapore e l'odore, e ne diffe

risce unicamente per la figura; perchè è orbi

eulare e della grossezza di una noce mezzana ,

un poco bitorzoluta, e che finisce talvolta in

punta piccola , per la quale suol germogliare

quando è ancora nel terreno. Questa è più ra

ra della precedente; ed ambedue vengono dalla

China .-

-- -

Dicono alcuni Botanici, che la Zedoaria è la

radice di una pianta che si chiama malan-kua o

zadura herba, nel Malabar, ( cresce ancora in

altre contrade dell'India, a Ceilan e nelle Mo

lucche; ) aggiungono che questa radica bulbosa

è coperta di una membrana coriacea, e che è ac

compagnata da parecchi altri bulbi ovoidi, in nu

mero di sei , situati a due a due gli uni su gli

altri, lisci e fibrosi. Sorge dalla cima della radi

ce un'asticella terminata da una guaina bianca ,

membranosa, come nello zafferano, e nella quale

sono rinchiusi quattro o cinque fiori di tre o sei

petali, della lunghezza del dito e listati di diver

si colori: questi fiori hanno un' odore anche più

grato di quello della viola e dei gigli ed escono

dal terreno prima delle foglie; caduti i fiori, se

ne gonfia il calice e diviene una capsula che con

tiene i semi: le foglie sono lunghe un palmo, as

sai larghe, appuntate, liscie, piane, di un verde

gajo, di un sapore e di un' odore di zenzeroy

sostenute da una coda grossa e cortissima , che

con una base larga e in certa maniera frondosa

l

156 Z E D

involge il fusto, e dà origine a una costa che

traversa la foglia in tutta la lunghezza : i fusti

hanno appena un braccio di altezza .

Il Sig. Herman, nel suo Catalogo del Giardino

di Leida, parla di un' altra specie di Zedoaria,

che chiama Zedoaria Zeylanica, camphoram redo

lens. E' l'harankaha del Ceilan : ha le foglie da

una parte di un rosso di porpora oscuro; le code

delle foglie , che hanno la forma di una chiglia

di vascello, sono di un rosso oscuro ed un poco

irsute , ed escono immediatamente dalla radice e

non dal fusto . Sembra finalmente che le Zedoarie

siano Zenzeri selvatici. Quella di radice lunga è

strisciante , serpeggiante, a poca profondità, no

dosa e giallastra ; le foglie sono poco larghe ,

ensiformi ed appuntate . Quella di radice, poco

lunga è tuberosa e bianca, ha le foglie grandi ,

ovali, ensiformi .

Si legge nella Materia Medica del Sig. Geof

froy, che la Zedoaria distillata coll'acqua comu

ne, dà un' olio essenziale , denso e spesso, che

si coagula e prende la forma della canfora più

fina. Questa radica è buona contro i veleni , le

morsicature degli animali velenosi e contro la

peste ; ma è uno specifico più certo contro le

coliche isteriche delle donne; è al maggiorsegno

sudorifica , espelle le flatulenze, fortifica lo sto

maco, ferma il vomito e rianima la circolazione

del sangue . E' utilissima nelle malattie scorbuti

che e nelle affezioni che tendono all'apoplesia ed

allaparalisia : si usa mescolandone la polvere con

lo zucchero e colle polveri dell'acoro , della

Il CI

Z E MI 157

nella, dell'ambra grigia e col balsamo del Perù.

Vi è l'usanza nell'isola di S. Lorenzo, di far in

confezione con lo zucchero questa radice ancora

fresca, ed in tale stato se ne fa l'uso che si fa

dello Zenzero .-

ZEMNI o ZIEMNI . Specie di donnola o di

grosso topo delle provincie del Nord , e che si

trova più particolarmente in Polonia e in Russia,

come anche il zizel, al dire del Sig. di Buffon ,

ma lo Zemni.è più grande, più forte e più ma

ligno: è un poco più piccolo del gatto domesti

co; ha la testa assai grossa, il corpo sottile, le

orecchie corte e ritondate, quattro gran denti in

cisivi che gli escono dalla bocca ; e i due denti

della mascella inferiore sono, tre volte più lunghi

di quelli della mascella superiore: i piedi sono

cortissimi e rivestiti di pelo, divisi in cinque di

ta , armate di ugna curve; il pelo è morbidet

to , cortoe di color bigio di sorcio; la coda è

mediocremente - grande; gli occhj piccoli e na

scosti come quelli delle talpe : lo Zemni ha ap

presso a poco il medesimo naturale e le medesi

me abituazioni che l'hamster e lo zizel . Vedete

queste parole : morde pericolosamente ; mangia

con avidità e devasta le messi e gli ortaggi ; si

fa una tana che scava assai profondamente; vive

di grani, di frutti e di legumi , dei quali fa

provvisioni e magazzini che ammucchia nel ri

covero in cui passa tutta la stagione dell'inver

no . Alcuni Autori gli hanno dato il nome di

egnuolo di terra . E' il canicula subterranea di

zaczinsky.

ZEN

158 L E N

*---

ZENDEL, ZINGEL, o KOLEZ, Lat. Lacer

tus (piscis) peregrinus, fluviatilis . Questi nomi

tedeschi ed nngheri disegnano un pesce del Da

nubio che , al riferir di Rondelet, è stimatissi

mo; n'è delicata la carne ese ne veggono molti a

Vienna. LoZendel è della grandezza del carpio,

ma largo , spesso, bianco, simile alla trota sal

mone, ed ha le scaglie come il carpio . Questo

pesce si trova parimente nel fiume Isen ed in

molti laghi e fiumi della Germania,

ZENIT. Vedete il significato di questa parola

all' articolo Globo .

ZENLIE . Al Capo di Buona Speranza, è lo

sciacal. Vedete questa

ZENZERO , Gingiber, C. B. e Pison; An

choas, Hernand. ; Katou- inchi - kua . Hort. Ma

lab. : Amomum, Zingiber, Lin., Fran. Gingem

bre. Nel commercio delle spezie , si dà questo

nome a una radica secca che gl' Indiani chiama

no Zingibel, e che è tubercolosa, nodosa , ra

mosa , un poco schiacciata , lunga e larga come

il dito mignolo; la sostanza n'è resinosa, un

poco fibrosa , rivestita di una corteccia bigia ,

giallastra ; la carne o polpa della radica è rossa

stra, bruna, di un sapore estremamente acre ,

caustico, aromatico, come il pepe, di un' odor

forte assai grato . Ci vien recata secca dalle An

tille , e segnatamente dalla Guadalupa e dalla

Giammaica, ov'è presentemente coltivata con

gran diligenza; ma cresce naturalmente nelle In

die Orientali, al Malabar, al Ceilan, a Amboi

na, alla China , ed in abbondanza specialmente

nel

Z E NI 159

-ro

nelle montagne delle vicinanze di Gingi, d'onde

verisimilmente ha ricevuto il nome che porta .

Lo Zenzero della China passa pel migliore .

La pianta che nasce da questa radice ha gran

dissime relazioni con quella del gran cardamomo,

e per conseguenza con gli amomi . Mette tre o

quattro fusticelli rotondi , e grossi come il dito

mignolo di un fanciullo , rigonfi e rossi alla ba

se, verdastri nel rimanente della lunghezza. Tra

questi fusti, alcuni sono guarniti di foglie, gli

altri terminano in una massa squamosa ; i fusti

frondosi sono alti due piedi incirca, e sono uni

camente formati dalla parte delle foglie che si

abbracciano: le foglie sono in gran numero, al

terne, spiegate per tutte le direzioni, e simili a

quelle della canna , ma più piccole . I piccoli

fusti che terminano in massa hanno appena un

piede di altezza ; sono circondati e coperti di

piccole foglie verdastre e rossigne alla punta .

La massa che termina ogni fusto è di una bel

lezza grande; perchè è tutta composta di squa

me membranose, di un rosso dorato , o verda

stre o biancastre; dall'ascella di queste squame

escono fiori che si aprono in sei pezzi aguzzi,

in parte pallidi, ed in parte di un rosso cupo

e picchettato di giallo: i fiori durano appena un

giorno, e si aprono successivamente uno dopo

l'altro . Il pistillo che sorge dal mezzo termina

in clava, il che ha dato occasione ad alcuni Bo

tanici di chiamar la pianta del Zenzero, piccola

canna col fiore a clava. La base del pistillo di

viene un fiore coriaceo, bislungo, triangolare a

tre

1 6o-

Z E IN

tre celle piene di molti semi nericci, di un sa

pore aromatico, amaro e di un grato odore .

Le masse hanno un'odor penetrante . Questa

pianta non viene in Europa se non che nei giar

dini nei quali è coltivata. Nasce ugualmente, per

la coltivazione in ambedue le Indie . Abbiamo

già detto che non è naturale all'America ; è es

sia stata portata dalle Indie Orientali o dalle

isole Filippine nella Nuova Spagna e nel Brasi

le : non n'è nè difficile , nè dispendiosa la col

tivazione ; basta lasciarne alcuni germogli in

terra affinchè moltiplichi di nuovo; in mancan

za di questi figliuolami,-se ne pianta il seme in

una terra grassa, umida e ben coltivata .

Si raccoglie ogni anno un'immensa quantità

di radiche di Zenzero, sulle quali si sono secca

ti i fiori : quattro mesi dopo che sono stati pian

tati i pezzi delle radiche, se ne toglie la cor

teccia esteriore ; si mettono in una salamoja,

perchè vi macerino per una o due ore ( nei

contorni di Cajenna, si fanno bollire); si cava

no da questa lissiva, e si espongono per altret

tanto spazio di tempo all'aria e al coperto dal

sole, quindi si stendono al coperto sopra una

stuoja , finchè si sia dissipata tutta l'umidità : si

mettono talvolta nelle stufè e si conservano lun

go tempo .

Gl'Indiani rapano la radica di Zenzero nei

loro brodi , intingoli ed insalate, e ne fanno

una pasta contro lo scorbuto . I Madagascariani,

gli Ottentoti e gli abitanti delle Isole Filippine

e mangiano in insalata le radiche fresche , ta-

glian

Z E N 16

gliandole a pezzetti, con altre erbe condite con

sale, olio e aceto . A Cajenna queste radiche ,

colte di fresco, si danno in tavola a modo di

rape, senza altra preparazione che quella di la

varle. I Brasiliani ne usano in masticatorio, co

me un potente prolifico; sogliono ancora farle

in confezione con lo zucchero, quando sonofre

sche , pel dessert; e principalmente per risve

gliar l'appetito ai convalescenti: presentemente

se ne fanno marmellate e paste , e ce ne ven

gono mandate in Europa in tal maniera prepa

rate , che hanno un color giallo , e sono di un

sapore assai grato. Questa confezione è di uso

nella navigazione. Dice il Sig. Bourgeois che lo

Zenzero, stato in infusione nell'aceto , gli dà mol

to risalto, e lo rende grato nelle insalate; vi si

aggiunge ordinariamente il pepe di Spagna, o

pepe grosso, il pepe lungo e il piretro .

Gl' Indiani riguardano lo Zenzero fresco co

me uno specifico per le coliche , la lienterìa,

le diarrèe ostinate, i dolori di ventre, ed altri

mali di questa natura, e lo masticano per facili

tare lo spurgo , quando i reumi sono ostinati .

E' stato riconosciuto che questa radica riscalda i

vecchj, dà ciò che i Medici chiamano pudica

mente magnanimità, chefortifica lo stomaco, che

ajuta la destione , e che fortifica la memoria e

il cervelli. E'un buon carminativo ed alessifar

maco , che eccita potentemente all'amore; ma è

d'uopo moderarne l'uso , quando il sangue è

troppo bollente; perchè lo accende più di quel

lo che non lo calmi,

L

162 Z E O

Lo Zenzero secco è la base delle spezie. Si

dice che molti Droghieri se ne servano per falsifi

care il pepe, e che n'è considerabilmente diminui

to lo spaccio in Francia: sempre èvero però che

se ne consuma annualmente in Europa , quasi un

millione di libbre di Francia. Si dà il nome di Zen

zero selvatico alla Zedoaria . Vedete questa parola -

Generalmente, le piante della famiglia degli

Zenzeri , come il costo, la curcuma, il pacocero

ca, il karatas , l'anana , la musa , &c. Sono

tutte, come le palme, straniere all' Europa , e

particolari ai climi più caldi; sono perenni per

le sole radiche, che sono carnose , serpeggianti

poco profondamente, fibrose, e come genicula

te o anulate . I getti giovani formano, alle estre

mità delle radici una specie di tubercolo coni

co , coperto di scaglie imbricate, e che altro

non sono, come nelle palme e nelle gramigne ,

che appendici di foglie imperfette; il fusto è or

dinariamente semplice e senza ramificazioni; le

foglie sono senza dentature; i fiori, ermafroditi,

disposti in umbella, o in ispiga, o in panico

lo, sostenuti da un peduncolo squamoso e accom

pagnati da scaglie diversissime dalla spata o dal

seme delle palme : la polvere fecondatrice è com

posta di globuli assai grossi, biancastri e rilucenti.

zenzero bastardo. E' il balisiere. Vedete questa

arola .

ZEOLITE , Zeolitus, Il Sig. Cronstedt ha dato

il nome di Zeolite a una nuova sostanza che co

stituisce da se sola un nuovo ordine nelle pietre

che si chiamano semplici, e di cui ha fatto men-

Z1O

Z E O-

163

zione nelle Memorie di Stockolm Tom. XVIII,

anno 1756. Questa sostanza, esaminata col fuo

co , dice quest'Osservatore, esibisce fenomeni

che la distinguono da tutte le pietre conosciute .

Ne ha egli ricevuti alcuni saggi o mostre da due

luoghi diversi: uno che proveniva dalla miniera

di rame di Swapawara nella Lapponia da Tor

nèo , era di un giallo chiaro, e questo pezzo

sembrava formato di piccoli cilindri composti in

teriormente di parti piramidali , o di aghi le som

mità dei quali si univano in un centrò: l'altra

mostra, che veniva dall' Islanda, era biancastra,

in parte composta di particelle compatte come la

creta, ed opache, ed in parte di cunei concentri

ci, disposti senz' ordine e trasparenti.

La Zeolite ha almeno la durezza dello spato or

dinario, non dà scintille quando è percossa coll'

acciarino , e non fa effervescenza con gli acidi :

esposta alla fiamma della lampada degli smaltato

ri, si gonfia e sobolle come il borace, in seguito

si cangia in un vetro bianco trasparente , dopo

avere sparso una luce fosforica . Finalmente la

pietra che più si accosti alla Zeolite è una spe

cie di schorl ; ma la fusione non n'è accompa

gnata dalle medesime circostanze. Vedete Schorl .

Sembra che la Zeolite differisca ancora poco

per l'analisi dalle sostanze minerali, delle quali

abbiamo parlato sotto i nomi di gelata minerale

e pietra spumante. Vedete queste parole. Quando

questi due corpi fanno subitamente effervescenza

con gli acidi o vitriolici o nitrosi , ciò accade

perchè sono intonacati strato di terra cal

2 C2

164 Z E O

aaaaaara

care, o piuttosto di una materia che ha affinità

con questi acidi, che li colorisce di un rosso di

corniola, e dà ad essi in poco tempo una consi

stenza simile a quella dell'amido o di una gela

tina tremula e trasparente . Del rimanente, l'ef

fervescenza cessa ad un tratto, e si vede il li

quore coagulato formare alla superficie certe pic

cole eminenze coniche, composte di raggi che

divergono dal centro alla circonferenza; in una

parola, questa specie di gelatina è molto simile

a quella che si otterrebbe col medesimo processo,

se si versasse l'acido vitriolico allungato sopra

una specie di vetro polverizzato e prodotto da

un miscuglio di argilla bianca e di calce smorzata.

Non insisteremo sulle circostanze chimiche che

il Sig.Swab ha minutamente descritte su questo

soggetto, nel Tomo XX. dei Dotti di Svezia, anno

a758, e ci limiteremo soltanto a dire, che la ge

lata di cui si tratta, e la quale sembra che costi

tuisca il carattere di questo genere di pietre, di

viene sempre più viscosa, tenace e compatta, ed

acquista finalmente la consistenza di una pietrafra

gile e piena di screpoli; nelle fratture, è rilucen

te e si divide in ischeggie , come il vetro o la

ietra focaja : tutto ciò può dar qualche idea sul

formazione delle pietre focaje .

Avendo esaminato le diverse sorti di Zeolite,

che il fu Sig. Presidente Ozier ha portato dal

Nord, e quelle che il Re di Svezia e il Re di

Danimarca hanno mandato a S. A. S. il Signor

Principe di Condè, e la collezione delle quali ,

meno considerabile di quella del Sig. Ozier , è

nondimeno molto varia per le forme e pei co

Z E O 165

lori, ci è sembrato che queste Zeoliti raccolte a

Edelfors in Smolandia, a Gustafs-Grufvan, in

Jemtland, a Swapawara in Lapponia, etc., etc.,

avessero molta somiglianza con gli spati fusibili,

striati e di diversi colori, che noi abbiamo rac

colto nei Vosgi . Molti di questi pezzi di Zeoli

te sono composti di fibre o raggi fittissimi gli

uni addosso agli altri, e distribuiti in più fastel

li, e divergono da un punto comune appresso a

poco come l'asbesto stellato, che altro spesso non

è che una specie di schorl pietroso . Noi abbia

mo parimente osservato, che si trovano molte

Zeoliti sulle rive dell'isola di Schepy, dipenden

te dall'Inghilterra. Alcuni Naturalisti Inglesi dan

no a questa pietra il nome di lusus naturae. La

Zeolite finalmente ci sembra che sia semplicemen

te una specie di spato fusibile, in cresta di gal

lo o in istrìe .

Giunge a nostra notizia che siansi ultimamen

te scoperte Zeoliti anche in una caverna del Mar

graviato di Brandeburgo , vicino a un villaggio

chiamato Gailenreuth , e che il Sig. Pasumot ,

Ingegnere Geografo del Re ne ha riconosciuto

alcune strie nel peperino ( terra bruciata) rac

colto sulla famosa montagna vulcanizzata di Ger

govia , in Alvernia, e crede che la Zeolite sia

una produzione formata dalla decomposizione di

una terra vulcanizzata. -

Risulta finalmente dalle esperienze chimiche, re

centemente fatte sulla Zeolite d'Islanda, dal Sig.

Meyer, che questa sostanza è un composto di

terra quarzosa, di terra calcare e di terra base

-

L 3 dell'

i66 Z E R

dell'allume, nella proporzione del peso della me

tà di terra quarzosa, di due sesti di terra di al

lurne e di un sesto di terra calcare con sale al

cali minerale.

Il Sig. Monnet, che ha fatto anch'egli l'esame

della Zeolite d'Islanda , ha riconosciuto la terra

base di allume che è argillosa , e il quarzo in

parti uguali. Conviene anch'egli che vi è una

perfetta analogia tra la dissoluzione della Zeolite

e quella che si ottiene dal liquor di selci , ( li

quor silicum) dopo avervi sopra versato l'acido :

il precipitato dell'uno e dell'altro è quarzo. Il

Sig. Monnet è d'accordo col Sig. Swal, quando

dice che l'acido nitroso è il vero dissolvente del

la Zeolite, e che agisce molto più presto su que

sta pietra che l'acido vitriolico. Si vede da ciò

che è il contrario di quello che accade allo schorl

pietroso; l'acido vitriolico ha un azione molto

maggiore sopra di esso che non l'acido nitroso.

Finalmente il dotto Sig. Bergman, Chimico Sve

dese , sospetta che la Zeolite sia un prodottovul

canico e che molto se ne trovi nelle vicinanze

delle montagne ignivome . “

ZERUMBETH. Lat.Zerumbethum. E' una radi

ca rarissima nelle Spezierie, tuberosa, genicula

ta, disuguale, grossa come il pollice e talvolta

molto più, un poco ”schiacciata, di un bianco

giallastro, di un sapore acre di zenzero e di

un' odore di zedoaria. Questa radica nasce da

una pianta che si chiama Zingiber latifolium syl

vestre, Herm.; Amomum zerumbeth, Linn. E'

il Wallinghurù di Ceilan, e, secondo alcuni, il

pa

Z E R 167

paco-ceroca del Brasile. ( Dice il Signor Deleuze

che i Botanici fanno un genere particolare del

paco-ceroca, sotto il nome di Alpinia.) Vedete

Paco-c'ergica .-

Quando la radica dello Zerumbeth è ancora

dentro il terreno, è simile, al dire del Signor

Geffroy, Materia Medica, a quella della canna;

ma di una sostanza tenera e rossigna; è fibro

sa; mette un fusto alto cinque piedi incirca ,

grosso un pollice, cilindrico, formato semplice

mente dalle code delle foglie che si abbracciano

alternativamente ; le foglie sono in numero di

nove o dieci, disposte a destra e a sinistra,

membranose, della medesima figura, della mede

sima grandezza e della medesima consistenza che

quelle del balisiere ordinario, rossigne e ondate

nel giro, di un verde chiaro sopra, e di un

verde cupo e rilucente sotto; dalla stessa radice

e vicinissimo a questo fusto, escono altri fusti

celli di color di scarlatto, alti un piede e mez

zo incirca, grossi quattro pollici, e coperti di

piccole foglie, strette ed appuntate, dalle ascelle

delle quali escono fiori di un bel rosso, che

sono disposti come in ispiga o in piramidi, e

composti come di tre tubi posti uno sull'altro :

finalmente, il calice, che portaun pistillo allun

gato, diviene un frutto ovoide della grossezza

di una susina, polputo, cavo in maniera di um

bilico, rosso fuori e pieno di un sugo dello stes

so colore; si apre in cima in tre parti, ed è

pieno di molti semi rossi ed annicchiati dentro

una polpa filamentosa.

L 4 Sem-

68 Z I B

Sembra che questa pianta si trovi in ambedue

i Continenti : cresce alle Indie Orientali, e si

vuole che si trovi abbondantemente anche nelle

foreste umide e lungo i ruscelli nell' Isola di

S.Vincenzo, verso il sito che i Caribi chiamano

olaiou : il frutto di questa pianta è, per quello

che si dice, un alimento gratissimo pei buoi e

per gli altri animali da soma . Il sugo , secondo

il P. Plumier, applicato sulla tela, le dà un co

lor violaceo indelebile .

La radice dello Zerumbeth contiene appresso a

poco i medesimi principi che quella della zedoa

ria ; le sue proprietà medicinali sono quasi le

stesse : si usa principalmente lo Zerumbeth per

la lienteria, e per eccitare i mestrui tardi . La

radica secca e ridotta in farina, perde molto di

sua acrimonia, ed è anche buona per farne una

specie di pane , di cui si alimentano gl' Indiani

in tempo di carestia . La mucillagine che si tro

va negl' interstizi della testa squamosa, si risente

un poco della virtù di questo aroma .

Si vede da ciò che abbiamo finora esposto ,

che lo Zerumbeth è la radica di una pianta che

può riguardarsi come uno zenzero selvatico, e

che è una specie di zedoaria. Vedete questa pa

rola.-

ZIBELLINA . Vedete Martora Zibellina.

ZIBETTA . Vedete l' articolo Zibetto .

ZIBETTO, e ZIBETTA , Lat. Animal Zihethi

cum, Fran. Civette & Zibet. I Naturalisti han

no per la maggior parte creduto che vi fosse una

sola specie di animale che dasse il profumo che

Si

Z I B169

si chiama parimente Zibetto; ma noi abbiamove

duto, siccome anche il Sig. di Buffon , due di

questi animali, che si somigliano veramente, pei

rapporti essenziali della conformazione, tanto all'

interno, quanto all'esterno; ma che differiscono

ciò non ostante l'uno dall' altro per un numero

di altri caratteri, grande abbastanza , perchè pos

sano riguardarsi come costituenti due specie real

mente diverse . -- --

L'animale che in Francia si chiama Civette

(Zibetta), è originario di Africa, e si chiama

Kastor nella Guinèa . Lo Zibetto è verisimilmen

te la Zibetta dell'Asia, delle Indie Orientali e

dell'Arabia. Differisce dalla Zibetta pel corpo più

allungato e meno grosso, pel muso più fino, più

schiacciato, e un poco concavo nella parte supe

riore : ha parimente le orecchie più elevate e più

larghe; la coda più lunga e meglio dipinta di

macchie e di anelli ; il pelo molto più corto e

più gentile ; non ha criniera, cioè, pelo più lun

go sul collo che in altra parte, nè lungo la spi

na del dorso; non ha nero sotto gli occhj , nè

sulle guancie ; caratteri tutti particolari e rimar

chevolissimi nella Zibetta .

La Zibetta è l'animal Zibethi, di Cajus, in

Gesnero; il Viverra cauda annulata, di Linneo;

il meles fascis & maculis albis, nigris & rufe

scentibus variegata, del Sig. Brisson . -

Lo Zibetto sembra al Sig. di Buffon che sia

lo stesso animale che quello che è stato descritto

dal Sig. de la Peyronie , sotto il nome di ani

mal del muschio, nelle Memorie dell'Accademia,

17o Z I B

anno 1731 . Le differenze che egli vi ha osserva

te erano così leggiere che potrebbero benissimo

non esser altro che varietà accidentali, alle qua

li le Zibette debbono essere più sottoposte degli

altri animali selvatici ; poichè si allevano e si

mantengono come gli animali domestici, in mol

ti luoghi del Levante e delle Indie.-

Si chiamano questi animali gatti muschiati o

gati zibette, Felis zibethina ; ciò non ostante

non hanno nulla di comune col gatto, fuorchè

l'agilità del corpo, e sono piuttosto simili alla

volpe, specialmente per la testa; hanno il pela

me segnato a liste e a macchie che li fanno com

parir simili da lungi alle piccole pantere, dalle

quali differiscono per tutti gli altri capi . Hanno

qualche somiglianza colla ginetta, la quale, co

me la Zibetta, ha una borsa in cui si filtra un'

umore odoroso, ma il profumo di cui è debo

lissimo e di poca durata; quello delle Zibette,

al contrario, è fortissimo; e quello dello Zibet

to è ancora più violento e più vivo. Al fine del

presente articolo noi parleremo della ginetta,

onde far meglio conoscere questi animali che

hanno un'analogia così grande, mettendoli sotto

gli occhj, secondo il nostro piano ordinario, sot

to un medesimo punto di vista .

La Zibetta e lo Zbetto sono animali propri ai

climi caldi dell'antico Continente, ed hanno ap

presso a poco le medesime abitudini naturali .

Quelli che si trovano in America, vi sono stati

trasportati ;, perchè questi animali, sensibili al

freddo, non hanno potuto passare da un Conti

nel ,

Z I B171

nente all'altro per le terre del Nord. Siccome

le cose che dobbiamo dire di questi animali so

no ad essi comuni, e sarebbe almeno difficile

l'applicarle ad uno piuttosto che all'altro, noi li

disegneremo più precisamente sotto il solo nome

generale di Zibetto .

Lo Zibetto maschio, all'esterno, non si può

distinguere dallo Zibètto femmina . Sono essi tal

mente simili, per tutto ciò che comparisce fuori,

che non vi è neppure alcuna distinzione apparen

te di sesso . Il maschio ha le parti che ad esso

sono proprie, nascoste e rinchiuse dentro; il va

so o il ricettacolo del liquore odorifero, l'aper

tura del quale era stata presa dagli Antichi per

caratteristica del sesso della femmina, è affatto

simile nell'uno e nell'altra .---

Questo liquore odoroso che dà lo Zibetto, si

trova in una borsa o sacco situato sotto l'ano e

sopra alle parti proprie del sesso di ciascuno di

questi animali. La borsa medesima ha una aper

tura di due pollici o incirca ed è grande quan

to basta per contenere un piccolo uovo di gal

lina : il liquore che vi si contiene è un'umore

della consistenza della pomata, e la fragranza

del quale , benchè forte, è gratissima anche all'

uscire dal corpo dell'animale . Non si deve con

fondere questa materia che danno gli Zibetti, col

muschio, che è un'umore sanguinolento, che

si ritrae da una specie di capriuolo o di capra

senza corna , che non ha nulla di comune con

gli Zibetti , se non che fornisce com'essi un pro

fumo violento . Il vero animale del muschio è

l' Hian

172-

Z I B

4' Hiam della China. Vedete Porta muschio.

Quando si viene a ricercare se vi siano con

dotti particolari nello Zibetto che portino questo

liquore odoroso, si scoprono unicamente alcune

ramificazioni che passano dalle vene, e dalle ar-

terie ipogastriche nei due sacchi che formano la

borsa grande . Questo fenomeno dunque si ese

guisce pel solo mezzo delle glandule che sono rin

chiuse nei sacchi del ricettacolo dello Zibetto, le

quali hanno la facoltà di prendere nelle arterie

ciò che è proprio ad esser convertito in liquore

odoroso, come le glandule delle mammelle s'im

bevono della materia che trovano nel sangue,

atta a ricevere il carattere del latte . I vasi che

vanno al sacco dei ricettacoli, sono grossissimi

nel maschio; ma appena si possono distinguere

nella femmina ; quindi il liquore del maschio ha

un' odore più forte e più grato di quello della

femmina.

Siccome la Natura non fa nulla invano, que

sto liquore odoroso, è senza dubbio per gli Zi

betti di qualche uso che ancora da noi s'igno

ra . Si osservano solamente certi muscoli, la

funzione dei quali sembra quella di chiudere le

porte predette, e di procurare ad esse un mo

to capace di fare uscire il liquore odoroso, la

ritenzione del quale è insopportabile a questi

animali, quando col tempo ha acquistato un'acri

monia piccante ; perchè è stato osservato che

scmbra che gli Zibetti siano agitati e tormentati

da una certa inquietudine, quando si è in essi ra

dunata qualche quantità di questo liquore che si

sforzano di fare uscir fuori. Lo

Z I B-

173

Gli Zibetti, cioè, lo Zibetto e la Zibetta, ben

chè originarj e nativi dei climi più caldi, dell'

Africa e dell'Asia , possono ciò non ostante , al

dire del Sig. di Buffon, vivere nei paesi tempe

rati ed anche freddi , purchè vengano diligente

mente difesi dalle ingiurie dell'aria, e si diano

ad essi alimenti sugosi e scelti. Se ne alleva tal

volta un numero assai grande in Clanda , ove

si fa commercio del profumo di essi. La sostan

za odorosa dello Zibetto , fatta a Amsterdam, è

preferita dai nostri negozianti a quella che vie

ne dal Levante o dalle Indie , che è ordinariamen

te meno pura. Quella che viene dalla Guinèa

sarebbe la migliore di tutte, se i Negri , gl' In

diani e i Levantini non la falsificassero , mesco

landovi sughi vegetabili, come il ladano , lo

storace ed altre droghe balsamiche ed odorose .

Per raccogliere questo profumo , mettono l'ani

male in una gabbia stretta in cui non possa ri

volgersi; aprono la gabbia a una estremita, ti

rano l'animale per la coda, lo costringono a

restare in questa situazione, mettendo un basto

ne attraverso a regoli della gabbia, per mezzo

del quale gli fermano le gambe posteriori; in

troducono in seguito un cucchiaino nella borsa

che contiene il profumo , raschiano diligente

mente le parti interiori della borsa medesima, e

mettono la materia che ne cavano in un vaso

che coprono immediatamente; e si ripete una ta

le operazione due o tre volte la settimana . La

quantità dell'umore odorifero dipende molto dal

la qualità dell'alimento e dall'appetito dell'aniInna

i 74 Z I B

male , che ne rende tanto più, quanto meglio e

più delicatamente è mantenuto; generalmente se

ne possono cavare una dramma e mezza o due

dramme per volta. L'alimento con cui bisogna

mantenerlo, dev' esser carne cruda e tritata, uo

va, riso , piccoli animali , pollame tenero e prin

cipalmente pesce, e si deve variare in maniera

che si mantenga in salute e gli si ecciti l'appeti

to : pochissima acqua gli basta, e ciò non ostan

te orina frequentemente .

Il profumo di questi animali, molto differen

te dal muschio, è così forte, che si comunica a

tutte le parti del corpo di essi : n'è imbevuto il

pelo, e penetrata la pelle a segno, che se ne

conserva lungo tempo l' odore dopo la morte

dell'animale, e che mentre èvivo, non se ne può

sostenerla violenza, principalmente se il luogo

è chiuso . Se si facciano riscaldare questi animali

coll'irritarli , se ne esalta ancora di più l'odore,

e se si tormentino fino a farli sudare , se ne rac

coglie il sudore , che è parimente odorosissimo,

e serve a falsificare il profumo o almeno ad au

mentarne il volume .

Il liquore untuoso che costituisce il profumo

ricavato da questi animali, ha , quandoè nuovo,

la consistenza del miele, ed è di color bianco ;

invecchiandosi ingiallisce ed imbrunisce . Questo

liquore si chiama in italiano Zibetto, come l'ani

male, e Zibet o Algallia in Arabia , alle In

die e nel Levante , ove se ne fa un uso mag

giore che in Europa. S'impiegava anticamente

nei mali isterici delle donne, ma è stato cono

SCILl

Z I B175

sciuto, che questo profumo e gli altri , comeil

nuschio e l'ambra grigia , erano più contrari

che utili a questi stati, e che gli odori fetidi,

come il garbanum, il castoreum , ed altri simili,

producevano un effetto migliore . I Profumieri

ed i Confetteri fanno entrare anch'essi lo Zibet

to nei miscugli dei loro aromi . L'odore di

questo profumo, benchè violento, è più soave

di quello del muschio; ma è caduta la moda di

ambedue, subito che è stata conosciuta l'ambra

grigia, o piuttosto, subito che si è saputo pre

pararla; e l'ambra stessa, che era, non ha mol

to , l'odore per eccellenza e il profumo più

squisito e più nobile , ha perduto la voga, e

non è più di gusto presso quelli che si picca

no di delicatezza. Gli Zibetti sono naturalmente

selvatici e anche un poco feroci; ciò non ostan

te si addomesticano facilmente, almeno quanto

basta per accostarvisi , e per maneggiarli senza

gran pericolo. Hanno i denti forti e taglienti;

ma le ugne deboli e spuntate : sono agili ed an

che leggieri, benchè di corporatura assai massic

cia; saltano come i gatti, e possono anche cor

rere come i cani; vivono di caccia ; sorprenden

do gli animaletti e gli uccelli . Rilucono ad es

si gli occhi la notte, e si può credere che veg

gano nell'oscurità, Quando non possono aver

gli animali, mangiano radiche e frutti. Bevono

poco, e soggiornano volentieri nelle sabbie in

fuocate e nelle montagne aride. Producono in

numero assai grande nel proprio clima ; ma ben

chè possano vivere nelle regioni temperate, eVl

176 Z I B

vi rendano, come nel paese nativo, un liquorc

odoroso, non vi si possono moltiplicare . Hanno

la lingua meno ruvida del gatto, ed un verso

simile a quello del cane , quando è irritato.

Della GINETTA ,

La Ginetta è un' animale un poco più piccolo

degli Zibetti, che hanno il corpo più lungo.

La testa èpiù affilata, e le gambe sono molto più

corte ; è ugualmente sprizzata ; ha parimente sul

collo e sulla schiena una specie di criniera o di

pelo lungo, che forma una striscia nera, e con

tinua dalla testa fino alla coda; ma si distingue

dagli Zibetti per la coda che è lunga quanto il

corpo, e segnata di sette o otto anelli, alternati

vamente neri e bianchi . Le macchie nere del

collo sono in forma di liste , e si vede sotto

ambedue gli occhi un segno biancastro apparen

tlSS1m1Q ,

La Ginetta ha sotto la coda e nel medesimo

sito che lo Zibetto, una borsa nella quale si fil

tra una specie di profumo, più debole e l'odo

re del quale non si conserva. E' un poco più

grande della faìna , che ad essa è molto simile

per la forma del corpo, non meno che pel na

turale e per le abituazioni; sembra soltanto che

la Ginetta si addomestichi più facilmente . Sono

stati dati alle Ginette i nomi di gatto di Costan

tinopoli, di gatto di Spagna, e di gatto Ginetta,

sebbene le Ginette altro non abbiano di comu

ne coi gatti che l'arte di spiare e di prendere i

SO

z I B 17y

sorci, e di addomesticarsi come i gatti. Forse

perchè non si trovano gran fatto fuori di Spa-

gna e del Levante, è stato dato ad esse il so

prannome di questi paesi. Viene assicurato che

la Ginetta abita solamente i siti umidi e le rive

dei ruscelli, e che non si trova nè sulle montagne

nè nei terreni aridi; onde non deve esserne moltissi

mosparsa la specie.Sono state vedute nel Serraglio

di S.A.S. il Sig. Conte di Clermont a Parigi,

due Ginette , maschio e femmlna , che hanno

generato, ed i parti delle quali si veggono attual

mente nel Gabinetto di Storia Naturale nel ca

stello di Chantilly ; il padre e la madre sono

presentemente nel serraglio dello stesso castello.

Della pelle di questo animale si fa una pel

liccia leggiera e graziosissima ; n' è morbido e

gentile il pelo, di un bigio cenerino, rilucente

e segnato di macchie nere , rotonde e nettamen

te separate sui lati del corpo ; ma che si riuni

scono così da vicino sulla schiena , che sembra

che formino striscie nere continue , le quali si

estendono per tutta la lunghezza del corpo. Al

cuni anni sono erano in moda i manicotti di

Ginetta, e si vendevano a carissimo prezzo, ma

siccome è venuto in capo di contrafarli, tingen

do di macchie nere le pelli dei conigli bigi, n'è

passata la moda , e n' è diminuito il prezzo .

Quanto alla Ginetta di Madagascar, alcuni autori

hanno disegnato sotto questo nome la Fossana .

Vedete questa parola .

Zibetto volante. E'il gattovolante. Vedeteque

sta parola.-

Bom.T.XXXIX. Mi ZI

178 Z I G

ZIDRAC. E' l'Ippocampo , Vedete questa pa

rola .

ZIEMNI. Vedete zemni,

ZIGOLO, Tav. Col. 3o , Fig. 1 , Lat. Embe

riza, Fran, Bruant . Lo Zigolo degli Ornitologi

sti è il verdone in lingua volgare; e il verdone

dei Mercanti di uccelli, e della gente di campa

gna, è lo Zigolo degli Ornitologisti,

Lo Zigolo ha la forma, i colori della piuma,

la carne delicata, la quantità di grasso e il bec

co dell'ortolano . E' appresso a poco della gros

sezza del passero domestico: ma è più lungo; la

testa, le guancie e la gola sono più o meno

gialle; la parte superiore del collo è olivastra ;

le piume della schiena e le scapulari sono miste

di rossiccio, di nero e di bianco; il groppone

è di un color di marrone chiaro; il petto ègial

lastro; il ventre di un giallo senza macchia; le

penne maestre delle ali e della coda sono, le une

brune ed orlate di bigio bianco , le altre sono

olivastre ; i piedi, giallastri ; il becco e le ugne,

di color bruno; l'iride è di color di nocciuola;

le gambe sono di color di carne,

LoZigolo fa il nido a terra, in mezzo a qual

che cespuglio di erbe, talvolta lo posa sopra una

pianticella bassissima ; lo compone all'esterno di

fieno, di erbe secche, di musco; l'interno è ri

vestito di crino e di lana : fa quattro o cinque

uova per volta, picchettate di bruno sopra un

fondo bianco; fa molte cove l'anno, e l'ultima

è in agosto o in settembre . In estate, si ritira

in parte nelle macchie ; in inverno si sparge nelle

Z I G179

lepianure, si accosta all' abitato, frequenta le

siepi, le prode delle strade, e questa è la sta

gione in cui si prende ai lacciuoli e colle reti .

Il carattere dello Zigolo è di aver quattro di

ta, tre avanti ed uno dietro, il becco conico ed

aguzzo; gli orli delle due porzioni del becco ,

rivoltati in dentro ; la mascella superiore inte

riormente armata di un piccolo tubercolo osseo

che serve a questi uccelli per istritolare i grani

dei quali si alimentano.

Lo Zigolo è uno di quelli uccelli che , per la

sua educazione domestica, è ammesso nell'inter

no delle nostre abitazioni; ha il canto grato e

sparge la giocondità nei nostri appartamenti. Si

alleva facilmente in gabbia e nelle uccelliere ,

mantenendolo a miglio , a seme di rape e di ca

napa .

Si distinguono molte sorti di Zigoli

Vi è: Lo zigolo delle siepi, o Zizì, Tav.Col.

653 , fig. 1 , il maschio, fig. 2, la femmina; in

latino, Emheriza sepiaria ; non abita gran fatto

che le Provincie Meridionali dell'Europa ; si me

scola volentieri coi fringuelli dei quali imita il

canto; ora si posa su gli alberi, ora corre sulle

terre di fresco lavorate, nelle quali cerca di fo

raggiare; ma i grani sono la base del suo alimen

to. Lo zigolo pratense di Francia, Tav. Col. 3o,

fig. 2 ; si chiama per soprannome zigolo pazzo,

perchè incappa più facilmente degli altri Zigoli

nelle insidie; è il cirlus stultus, di Aldrovando,

e il verdone sonaglio degli Uccellatori Francesi .

Lo Zigolo del Canadà è chiamato per soprannome

M 2 C0

18o Z I G

codi rossetto. Lo Zigolo familiare d'Asia, così di

segnato da Linneo, Familiaris emberiza griseo ma

culata, apicibus rectricum albis, dorso postico fla

vo. Lo Zigolo del Messico , chiamato teresa gial

la, Tav. Col. 386, fig. 1 . Lo Zigolo di Surinam,

indicato sotto il nome digonambouch da Seba. Lo

Zigolo del Brasile , noto sotto il nome di guir

negat; si trova talvolta presso i mercanti di uc

celli di Parigi, che lo chiamano passero paglia ,

nome che ne disegna la piuma - Lo Zigolo dell'iso

la di Borbone , o lo Zigolo mordorè. Lo Zigolo

di S. Domingo, chiamato per soprannome uliva;

il coor dominante di sua piuma è l' olivastro .

Lo Zigolo turchino dcl Canadà, è l'azuroux .

ZIGRINO, Fran. Chagrin . E' il Soghrè deiTar

tari , il Sagrì dei Turchi, ed il koujouchi dei Bu

cari. Si fabbrica a Astracan ed in tutta la Persia

con quella parte delle pelli dei cavalli che si ta

glia a luna crescente sulla groppa . Si concia la

vandola e macerandola nell'acqua chiara ; si pro

cede alla depilazione col raschiarla; si rimette in

altr'acqua, si raschia dalla parte della carne , si

ammollisce di nuovo, e si toglie con istromenti

di taglio più fino, un leggiero strato dalla parte

del pelo, e la pura parte nervosa delle pelli ,

che resta allora , dev'esser ben tesa con gli spa

ghi, in certe specie di telaj. Tese che siano così

le pelli, si pongono una dopo l'altra sopra un

grosso pezzo di feltro , e se ne copre la parte

del pelo , che è perfettamente liscia , col seme

nero di una specie di atrepice o atripice ( che

nopodium ) , che è durissimo , liscio e di una for

112

- Z I (G 181

ma lenticulare : si fa entrar questo seme nella su

perficie delle pelli camminandovi sopra dopo averle

coperte con un'altro feltro. In questo stato, si

fanno seccar le pelli all'ombra, dopo di che, si

battono leggermente per far saltar via i semi . Si

distaccano le pelli dai telaj e si taglia con uno

strumento ben’ affilato la superficie in cui i semi

hanno improntato una infinità di fossette, in gui

sa che tolti gl'intervalli eminenti di queste fos

sette, altro non resta che una leggiera traccia di

queste impronte ; lisciate che siano così le pelli ,

si riammolliscono per alcuni giorni nell' acqua

chiara, poi si passano in una lissiva calda, fatta

col sale nitroso , che abbonda nei terreni salsi

delle lande di Astracan : si ritirano immediata

mente da questa lissiva, e si lasciano riposare

ammucchiate per alcune ore, ed allora la grana,

formata dalla sostanza ancora intiera delle fosset

te, esce fuori e si sollevasopra il rimanente del

la superficie , che ha perduto porzione di sua so

stanza per l'ultima operazione, e lo Zigrino è

in pronto per le tinte che gli si vogliano dare,

dopo averlo passato un'altra volta per alcuni co

lori, in una salamoja fatta col sal marino . Si

tinge di verde, imnergendo le pelli così con

ciate in una soluzione saturata e calda di sale am

moniaco ; poi si spargono tutte, dalla parte che

non ha grana, di limatura di rame passata per

istaccio; si piegano in due, e ciascuna s'invol

ge in un pezzo di lana per rimetterle sotto lo

strettojo . Il guazzo d'indaco, carico di calce e

di alcali di soda col miele, dà lo Zigrino tur

M 3- chi

182

z I G

chino. Le pelli imbiancate al bagno di allume,

bagnate in seguito in una lissiva di kall, ( sal

sola vermiculata) carica di cocciniglia, danno lo

Zigrino di un bel rosso. Così si prepara questo

colore pei marrocchini di Turchia . La forte so

luzione di vitriolo di ferro , versata sulle pelli

cariche di polvere di noce di galla, all'uscir dal

la salamoia, forma la preparazione dello Zigri

no nero. I Bucari passano le intiere pelli di

onagri o asini selvatici alla maniera dello Zigri

no nero per calzarsene; ma gli Zigrini fini di

bei colori che si fanno a Astracan e in Persia,

sono ordinariamente, al dire del Sig. Pallas, nel

le sue osservazioni sul vero onagro degli Antichi,

groppe di cavalli che si mandano crude, in nu

mero grande ai Persiani, pel commercio del mar

Caspio .

Lo Zigrino è un cuojo fittissimo , durissimo ,

seminato di papillette o grani rotondi che ne

fanno la bellezza. Lo Zigrino è durissimo quan

do è asciutto; ma si ammollisce nell'acqua, il

che ne facilita l'uso agli artefici. Quando il seme

del chenopodium non è stato bene applicato, ri

mangono nella pelle alcuni spazi piani che si chia

mano specchj ; difetto che diminuisce il prezzo

dello Zigrino. Si distingue facilmente lo Zigrino

dal marrocchino passato in Zigrino, perchè il pri

mo si spella più difficilmente . I Mercanti fanno

venire lo Zigrino da Costantinopoli, da Tauri

de , da Algeri, da Tripoli, e da alcuni luoghi

della Sorìa. Gli stucciaj ed i legatori di libri

lo adoperano particolarmente per cuoprire i loro

la

Z I M 183

um

lavori più preziosi . Vedete adesso l'articolo Asi

no selvatico .

ZIGZAG o ZIGZAC. Il Sig. di Réaumur dà

questo nome a un bruco orecchiuto, a cagione

delle bizzarre e diverse inflessioni che l'animale

fa prendere al suo corpo ad arbitrio . Si tras

forma in una falena che porta parimente il nome

di Zigzag, per la disposizione delle linee nere

che ha sulle ali, il fondo delle quali è bianco e

bruno . Consultate il secondo Tomo delle Memo

rie di questo Naturalista, per servire alla Storia

degl'Insetti. Si può consultar parimente l'artico

lo Bruco orecchiuto del presente Dizionario .

Si distingue: 1 . LoZigzag di ventre rosso, che

proviene dal bruco orecchiuto del melo . E' il

Monacha di Linneo . 2 . Lo Zigzag che proviene

dal bruco dell'olmo , TPhalaena dispar, Linn. La

femmina differisce molto dal suo maschio .

ZIISS-MUS. E' il topo ragno. Vedete questa

parola . -

ZILATAT, per abbreviazione del nome Mes

sicano hoitzilaztatl. E' l'airone bianco del Mes

sico , del Sig. Brisson . Dice il Sig. Mauduyt

che è un granchjvoro della grossezza al piùdi

un piccione : il becco è porporino; la parte nu

da delle coscie , le gambe e i piedi sono della

medesima tinta; ma più pallida; le ugne sono

brune; lo spazio tra l'occhio e il becco è coper

to di una pelle gialla; tutta la piuma è bianca.

ZIMBIS o SIMBOS. Specie di piccolo conchi

glio univalvo delle coste d'Africa , che si trova

nell'isola di Loanda nel Regno di Angola, e che

M 4 ser

134 7 I N

serve di moneta. La pesca degli Zimbis, al dir di

Merolla, era anticamente un dritto riservato ai

Re di Congo : ma i Portoghesi lohannousurpa

to . Vedete Cauris.

ZIMBR. Nome del bisonte in Moldavia. Ve

dete questa parola.

ZINGEL, TPerch Zingel, Linn.; Perca dorso

dipterygio, capite plagio plateo, squamoso, maxi

la inferiore multo breviore. Gronov . Pesce del

genere del persico, che si trova nel Danubio .

Lo Zingel , secondo Linneo , altro non è che

una varietà dell'aprone : secondo Willughby ,

l' aprone non ha scaglie sul petto : laddove

sembra, stando a Linneo, che questa parte nel

loZingel sia coperta di scaglie. Ecco le differen

ze espresse che si trovano nel confronto di que

sti due pesci , come sono descritti dai due Au

tori citati .-

ZINGI. I Chinesi danno questo nome al seme

di badiana, che è l'aniso della China. Vedete que

sta parola.

ZINGO, Lat. Zincum, Fran. Zinc . Semime

tallo che, nello stato di regolo, è quello che

più si accosta ai metalli per la semiduttibilità o

specie di malleabilità di cui è suscettibile. E' in

fatti il meno crudo e il meno fragile dei semi

metalli; ha ciò non ostante molta durezza ; ne

sono così tenaci le parti che si appianano un po

co sotto il martello , e non si possono ridurre

in polvere, e per dividerle, è d'uopo limarle ,

raschiarle o tagliarle. Il colore dello Zingo è di

un bianco rilucente che tira al turchino: n'è po

CO

Z I N 185

co costante la tessitura; perchè, se si divida quel

lo che ci viene dalla miniera di Rammelsberg vi

cino a Goslar, e da quella di Dalecarlia in Isve

zia, si osserveranno nella frattura fibre o strie ,

come nel bell'antimonio di Ungheria, laddove in

quello che ci viene dalle Indie Orientali , sotto

il nome di tutanègo, le parti sono più fragili e

sembrano composte di una congerie di lame quasi

cubiche, lucide e dure .

Lo Zingo, benchè fusibilissimo , esige per la

sua fusioneun grado di fuoco subitaneo e piùvio

lento che perlostagno,pelpiombo e perl'antimo

nio. Si accende in un fuoco di carboni, vi pro

duce una fiamma luminosissima che abbaglia e di

un bianco giallastro o di un turchinoverdastro,

accompagnata da scoppiettìo e da fumo; si dis

sipa nel tempo stesso sotto la forma di un va

porbianco, verdastro : esposto a un fuoco trop

po grande, fa esplosione , e schizza particelle

ignee; se al contrario, s'infiammi in un crogiuo

lo, si eleverà o sisublimerà verso i lati sotto la

forma di filetti di colorbianco, senza dare un'odo

re di zolfo molto sensibile. Basta questa esperien

za per dimostrare che lo Zingo è infiammabile e

si volatilizza al fuoco : quello della China si su

blima intieramente; ma quello di Europa, come

di Goslar e di Svezia, si volatilizza in parte sol

tanto, perchè contien sempre qualche porzione

di piombo. Un fenomeno singolare è che loZin

go comunica la sua proprietà volatile o sublima

bile a tutti gli altri metalli, cccettuato l'oro ; e

questa è la ragione per cui alcuni Mineralogisti

lo chiamano semimetallo rapace . Ab

785 Z l N

Abbiamo detto nella nostra Mineralogia, che

lo Zingo si unisce prontissimamente con le so

stanze metalliche; basta farle arroventare ed unir

V1 lo Zingo con un flusso: il ferro è il solo a

Ci si assocj difficilissimamente, e il bismut sul

9ale galleggia, quando si fondono insieme . Ri

guardo al rame rosso , vi si unisce a maraviglia

bene, ne cangia il color rosso in un bel giallo

dorato, secondo le proporzioni della lega; ma

se s'immerge questo misto metallico nel mercu

rio , questo allora che ha più affinità col rame ,

fa far divorzio allo Zingo, e forma vicendevol

mente col rame un' altra specie di amalgama. Si

può far questa esperienza sul tombaco , sul me

tallo del Principe Roberto e sull'ottone .v

Lo Zingo si scioglie negli acidi con una vio

lenta effervescenza. Se si abbia fatto uso dell'ace

to, ne esalerà nel momento della dissoluzioneun

grato vapore : sciolto dall'acido vitriolico, pro

duce il vitriolo bianco. Ma un' altro fenomeno

singolarissimo si è che, ridotto in limatura con

una lima da ferro, acquista la proprietà che ha la

limatura di ferro di essere attrattibile dalla calami

ta . Probabilmente questo fenomeno proviene dal

contenersempre tutte le miniere di Zingo particel

le ferruginose in maggiore o minore abbondanza.

Lo Zingo si trova rare volte puro e solo del

la sua specie ; noi ne abbiamo ciò non ostante

trovato nelle miniere di calamina del Ducato di

Limburgo e nelle miniere di Zingo a Goslar ;

era esso in filettini pieghevoli, bigicci, ed ave

va per matrice una terra limosa piena di ocra

fer

Z I N 8

ferruginea. Le più ordinarie miniere di Zingo

sono mineralizzate dallo zolfo solo , talvolta dall'

arsenico, ed unite al ferro o miste con questo

metallo. Tale è la miniera di Zingo vitreo o la

blenda, e segnatamente la pietra calaminare o ca

lamina fossile. Vedete queste parole .

La miniera di Rammelsberg nell'Alta Sassonia,

che ne dà la maggior quantità , è bigia, mista

di piriti sulfuree e marziali, di piombo, di fal

sa galena , talvolta ricca d'argento e di una ma

teria terrea, durissima.

Si trova blenda in abbondanza nelle miniere

di piombo e principalmente in quella di Pont

pean in Brettagna, ove noi abbiamo osservato

chesi getta via come inutile ; se ne trova ancora

nelle miniere di rame di Saint-Bel nel Lionese . Lo

Zingo si trova ancora nella molibdena, nel vitriolo

bianco e nella manganese dei vetraj . Vedete que

ste parole .

Lo Zingo è difficile a estrarsi dal suo mine

rale a cagione di sua volatilità e di sua combu

stibilità, che rendono delicata questa operazio

ne : noi ne abbiamo dato la dettagliata descri

zione nel secondo volume di nostra Mineralogia,

dalla pagina 123 alla 126. Ci contenteremo di

dire in questo luogo che dopo che il minerale

è stato calcinato e schiacciato dalle macine cir

colanti, si mescola con la polvere di carbone,

e se ne separa questo semimetallo per la subli

mazione, in fornelli non aperti e disposti in ma

niera che la sostanza metallica scoli per descen

sum nelle forme di polvere di carbone, Gli ar

tG

133 Z IN

---------------------------------------

tefici danno a questo Zingo il nome di rauli; si

purifica per mezzo di una seconda fusione, e si

cola in pani quadrati. E' lo zincarco dei Mina

tori, e lo Zingo in navetta dei Mercanti con

sultate ancora il Dizionario di chimica, per la ri

duzione di questo semimetallo, e per la forma

zione della cadmia delle fornaci, del pomfolice

otuzia bianca, specie di cadmia .

Lo Zingo che da un secolo e mezzo ci vien

portato dalle Indie Orientali, è in verghette o

lamine quadrate, e si chiama tutanego. S' ignora

la maniera che si tiene in questo paese per pu

rificarlo, solo si sa che gli Olandesi lo compra

no a buon mercato dagl'Indiani, e che lo riven

dono a carissimo prezzo sotto il nome di tin

tenaque è esso allora in lega con un poco di

piombo e di rame . Ne lasciano una piccola quan

tità nella China, e ne passano anche meno in

Europa, e se lo riserbano quasi tutto pel loro com

mercio di cambio in Oriente. Vedete Tutanego ,

Quei che lavorano i piatti o vasi di stagno si

servono dello Zingo ordinario per toglier l'un

tume e per imbrunir lo stagno ; i Fonditori e ì

Calderai lo fanno parimente entrare nella com

posizione di loro saldature : si mescola con mol

tissimo vantaggio col rame rosso per render que

sto metallo meno soggetto al verderame , per

dargli il color d'oro, e per formar l' ottone, il

similoro, il tombaco , il pinchebeck ( princisbec )

e il metallo del Principe Roberto . Lo Zingogial

lo d'Inghilterra contien sempre un poco di ra- -

me . Lo Zingo entra parimente nella composizio

ne del bronzo. Ab

-

Z I S 189

Abbiamo detto qui sopra che lo Zingo s'in

fiamma nel fuoco; ed è effettivamente la sostan

za metallica più combustibile e quella che deto

na più vivamente col salpietra, producendo allo

ra una delle fiamme più luminose. Tanto belle

proprietà, conosciute da quelli che danno spetta

coli pirici , fanno entrare questo semimetallo in

molte composizioni dei Focajoli, nelle quali pro

duce un colpo d'occhio sorprendente, vario, e

gli effetti più belli che si conoscano in questo

enere .

ZINOPEL. Sembra che sia il Sinople di Un

heria. Vedete Sinople.

ZISEL, Lat. Cititius aut éitellus. Questo ani

male , che è una specie di topo, ha il corpo

lungo e fino come la donnola : non ha orecchie

esteriori, ma solamente fori uditivi nascosti sot

to il pelo; è di un bigio più o meno cenerino,

di un colore uniforme : non è simile all'hamster,

col quale molti Naturalisti lo hanno confuso, se

non perchè hanno ambedue la coda corta , le

gambe basse, i denti simili a quelli dei topi e

le medesime abituazioni naturali, come quelle di

scavarsi il ricovero, di farvi il magazzino , di

devastar le biade, etc.; quanto all'esterno, l'ham

ster ha il corpo assai grosso e raccolto come il

topo, le orecchie corte, apparentissime e larghis

sime; ed ha sulla parte anteriore del corpo tre mac

chie grandi bianche. Lo Zisel differisce dunque

quanto basta dall'hamster , perchè debba conside

rarsi come di una specie diversa; per altra par

te non si meschiano mai insieme. Lo Zisel si

tIO

19o Z O C

-

trova in Polonia , in Ungheria e in Austria .

ZITZIL . E' il colibrì picchettato del Sig. Bris

son, e si trova al Messico, ove il nome di es

so, secondo la lingua delpaese, èhoizitziltototl;

è lungo cinque pollici e mezzo in circa: il bec

eo, le ugne e i piedi sono neri; tutta la piuma

è di un verde cangiante in color di rame puri

ficato, con piccole macchie bianche sulla gola ,

sulla parte anteriore del collo e sulle guarnizio

mi della parte superiore delle ali; le penne di

queste sono di un bruno violaceo; quelle della

coda, di un bruno cangiante in verde e termi

nate di bianco . -

ZIZZANIA.E' il gioglio. Vedete questa parola.

ZIZI. E' lo zigolo di siepe . Vedete questa

parola.

ZOCCOLO, Lat. Turbo-cochlea, aut Threhus,

Fran. Sabot. E'una lumaca di mare operculata

colla bocca schiacciata; ed ha la figura di un cono

rovesciato. Questa configurazione e la propor

zione del peso fa sì che questa conchiglia non

possa gran fatto rovesciarsi quando l'animale stris-

cia. Il Sig. d'Argenville disegna diversi Zoccoli

sotto i nomi di tetto Chinese, o pagoda, o culo

di lampade, bottone della China, lampade antica,

pica, sprone e strega. Esaminando ciò che carat

terizza queste diverse conchiglie, troviamo qual

che difficoltà a collocarle nel genere che questo

Autore ad esse assegna . Le trombe e le toupie

sono Zoccoli anch'esse . Ma il Sig. Adanson di

stingue gli Zoccoli dalle toupie . Consultate la

Storia delle conchiglie del Senegal.-

ZOC

Z O ILI 9 I

ZOCCOLO. Si dà questo nome alla specie

di calzatura di corno del piede dei quadrupedi,

tanto solipedi che piefforcuti . Vedete all'articolo

9uadrupedi,

ZODIACO. Vedete costellazione .

ZOLFO o SOLFO, Lat. Sulphur, Fran. Sou,

fre. Sostanza solida, infiammabile, liquefattibile,

e suscettibile di cristallizzazione , quando pel raf

freddamento passa dallo stato di fluidità a quello

di solidità. Lo Zolfo differisce dai bitumi pro

priamente detti, perchè essendo esposto sul fuo

co, in vasi chiusi, comincia dal liquefarsi, e si

sublima in seguito in una polvere rilucente, più

o meno gialla : a fuoco aperto, cioè se la fiam

me tocchi la superficie di esso, si accende facil

mente, e produce una fiamma turchiniccia , che

esala un vapore acido, massimamente acre al pa

lato, e che soffoca o toglie il fiato agli animali

che la respirano. Questa sostanza mineralizza i

metalli e i semimetalli: e si consuma intieramen

te nel fuoco . - - -

Lo Zolfo si trova intieramente formato sotto

diverse figure, ed in istati ben diversi ; ora è

vergine o nativo, trasparente e di diversi colo

ri . Quello di Stiria e di Quito è rosso; quello

delle Indie, di Affinda in Ungheria, di Bex nel

Cantone di Berna , è in masse informi e di un

color citrino. La solfataja di Catolica, alla costa

del Mezzogiorno della Sicilia, a otto miglia den

tro terra, tra Sicoliano e Calta Bellata, esibisce

una immensa quantità di Zolfo, di un giallo di

topazio più o meno cupo ed in massa :-

-

Vol

* o2 ZO IL-

volte questo Zolfo, è seminato sopra di gesso cri

stallizzato, in cresta di gallo, e inglobato in una

terra calcare; vi se ne trova ancora in cristalli

di un bel rosso di rubino e senza miscuglio . La

solfataja vicina a Naro, in distanza di ventiquat

tro miglia da Girgenti in Sicilia , fornisce una

quantità grande anch'essa di Zolfo giallo verdic

cio, d'un rosso senza lustro, di color rossiccio

coperto di gesso, cristallizzato in gugliette esa

gone, etc. Lo Zolfo cristallizzato fossile ha spes

se volte la figura di un' ottaedro romboidale ,

formato da due piramidi quadrangolari oblique

e ottuse , congiunte base con base . Lo Zolfo

dell'Arcipelago e principalmente quello di Conill

vicino a Cadice, è citrino, in cristalli semitraspa

renti. I Negri ne vanno a raccogliere alla bocca

della Solfataja alla Guadalupa in America, che è

di color giallastro, spesse volte opaco. Gli Zolfi

nativi di Roma, di Ancona, di Mareme e di Si

cilia, sono rare volte molto trasparenti. Si tro

va ancora Zolfo nativo, ma in filetti, nelle fen

diture delle terre nelle quali sono vulcani; si tro

va in fiori che imitano talvolta la forma delle

spighe, nelle acque termali di Aix-la-Capelle, di

Bade, di Tivoli . Talvolta lo Zolfo è impuro ,

cioè mescolato colla terra o colla pietra ; e si

chiama allora Zolfo minerale. E' o giallastro, o

verde, o nero . Si trovano nelle vicinanze di

Besangon in Franca Contea, sassi cavi, che sono

di una forma ritondata, irregolare come alcune

pietre cavernose, e che sono internamente pie

ne di uno Zolfo nativo purissimo e polverizza-

tQ ,

z o L 19;

to, molto simile a quello delle acque di Tivoli.

Si pretende che non vi sia Zolfo fossile puro,

di unaprimitiva, perchè si trova co

me cristallizzato e perche forma strati vicini a cer

ti luoghi ove sono , o acque termali, o piriti ,

o carbonaie, o bitumi, o vulcani, &c.; tali so

no segnatamente due cantoni d' Islanda che for

niscono Zolfo : questi distretti sono Huscoin e

Krisevig; ed insieme il luogo ove si dice che pos

sono caricarsi nello spazio di un'ora, ottanta ca

valli di uno Zolfo naturale trasparente. Si rico

noscono spesse volte i siti nei quali si trova Zl

fo, da una elevazione di terra screpolata nel

mezzo, d'onde esce un forte calore; a misura

che si scava, il calore del suolo divien fortissi

mo , e penosissimo il lavoro; anzi vi si può

lavorare la notte soltanto ; perchè il calor del

sole, unito a quello del terreno, incomodereb

be troppo i lavoranti.

E' stato trovato in abbondanza, nel 178o,

Zolfo cristallizzato, citrino , rilucente, in istra

ti, a venti piedi di profondità, negli scavi fatti

alla mezza luna del Baluardo , vicino alla porta

S. Antonio a Parigi. Si vuole cheanticamente

fosse stata in questo luogo una carognaia ( tre

secoli addietro in circa), e che fosse stata a po

co a poco ricoperta dalle macerie e dalle im

mondezze della città . Noi abbiamo raccolto un

buon numero di pezzi di questo Zolfo, semina

ti di cannelletti di paglia , di cuoio di scarpe »

di pezzi di drappi, il tutto assai ben conserva

to, e costituente una porzione di uno strato di

Brm,T.XXXI X. N ter

,

194 Z O L

-====

terra come di argilla grassa, posata sopra fram

menti di gesso vecchio , di rami , di pezzi di

legno, di terre riportate, e ricoperta sopra del

le materie medesime . Questo Zolfo ci è sembra

to ciò non ostante di formazione primitiva, e

non formato , quanto alla sua cristallizzazione

dall'azione del fuoco.

Lo Zolfo si trova ugualmente tutto formato in

alcuni vegetabili. Il Sig. Deyeux, istruito Spe

ziale di Parigi , lo ha riconosciuto nella radica

del rafano selvatico, e nella radica dell'erba del

la Trinità. Vedete quest'ultima parola e l'artico

lo Piante Antiscorbutiche .

LoZolfo fossile, &c. è una combinazione dell'

acido vitriolico col flogisto minerale : quanto più

lo Zolfo è puro, tanto è più bello, giallo e tra

sparente; quanto al contrario vi si trovano mag

giori eterogeneità, tanto più è grossolano, irri

conoscibile ed opaco . Consultate la nostra Me

moria, letta all'Accademia delle Scienze nel 176o,

sulle piriti e la vitriolizzazione ; Dotti Stranieri,

Tom.V, pag. 617.

-

Abbiamo detto che lo Zolfo è spessissimevol

te la materia che mineralizza le sostanze metal-

liche e fa ad esse prender forme che non avreb

bero se esso non v”intervenisse, come si osser

va nel mercurio convertito in cinabro . Dà pari

mente ai metalli talvolta quei bei colori di collo

di piccione che vi si osservano. Vi sono casi nei

quali questo minerale è nocivo alla riduzione dei

metalli; ma comunemente è cosa vantaggiosa che

vi si trovi , perchè agevola la formazione del

S

V

Z O L 195

metallo impuro della prima fusione; si trova

ancora nell'arsenico rosso , nell' orpimento , e

abbondantemente nella pirite, di un giallo palli

do, e più ordinariamente nella miniera di anti

monio .

Ecco una delle maniere con le quali si ricava

nell' Hartz , a qualche distanza da Goslar, una

parte dello Zolfo dalle pirìti . Gli artefici form

no con le pirìti , tanti quadrati lunghi che di

spongono sopra un letto di legna : circondano le

stesse legna di pirìti polverizzate e disposte ad

infiammarsi pel contatto umido dell'aria : si pro

cura l' infiammazione coll'aiuto dell'acqua . Sem

bra che questi ammontamenti di pirìti sulfuree

ardano per tre mesi : in capo ai quindici primi

giorni, si ammollisce la miniera, e lo Zolfo che

non si è decomposto, scola e si aduna nei bu

chi che sono stati fatti espressamente in mezzo

al cumulo , d' onde si ritrae lo, Zolfo fuso con

un grande strumento di ferro, fatto a cucchiaio.

Appena lo Zolfo è tratto fuori di sotto la pirl

te, si forma la vitriolizzazione nel cunulo che

rimane , e per questo mezzo destramente si ri

traggono i prodotti della pirite . Vedete questa pa

rola e quella di Vitriolo .

Abbiamo dato, nel secondo Volume della no

stra Mineralogia, un'assai circostanziato raggua

glio della maniera con cui si ritrae lo Zolfo in

Italia, dalle terre e dalle pietre che lo contengo

no, siccome ancora del processo che si pratica

a Marsiglia per purificarlo, modellarlo e subli

mario . Tutta questa operazione consiste nel rac- ,

2. chiu

196 Z G) IL

chiudere dentro i vasi la pietra dello Zolfo greg

gio o bruto o caballino, raccolta al piede della

solfataja ; evvi sopra questi vasi una fila di altri

vasi nei quali sono incastrati, il che forma una

specie di tubo ; appena agisce lo Zolfo, non s'in

fiamma per mancanza di aria ; ma ascende nello

stato di vapore, poi si condensa nel vaso che

serve di recipiente . Si cava lo Zolfo . da questo

vaso , i cerchj di ferro del quale debbono facil

mente smontarsi ; ed ecco lo Zolfo di prima fu

sione della solfataja ; si manda a Ancona, ove

gli si fa subire una nuova fusione , &c. Si lascia

coagulare, ed è allora in bei pezzi gialli, rilu

centi e friabili ; in questo stato si carica perMar

siglia e per altri luoghi, per l'uso dell'artiglie

ria. Si fa liquefare per la terza volta , sopra un

fuoco dolce lo Zolfo in vasi grandi strombati , e

quando è in fusione, si prende a cucchjaiate che

si versano in forme grandi di legno di busso

fendute in due , o in altre piccole forme di

canna, fendute in quattro ; appena sono piene,

s” immergono nell'acqua, e si aprono le forme ;

tale è la maniera con cui si fa lo Zolfo in can

nelli , un piede cubico del quale pesa cento tren

tanove o cento quaranta libbre di Francia . Ri

mane nei vasi uno Zolfo impuro , dal quale si ri

trae , per mezzo di una lunga colonna di vasi

chiusi , lo Zolfo in fiori . Il capo morto che re

sta nel capo inferiore di quest'ultima operazione

è quello che si distribuisce nel commercio sotto

il nome di Zolfo vivo.

Lo Zolfo serve ai Berrettai, ed ai Fabbricatori

di

Z O L 197

di veli; serve per imbiancare i drappi di lana o

di seta; e per tale effetto è d'uopo infiammar

lo : il vapore dello Zolfo toglie e distrugge le

macchie dei drappi: si adopra ancora per fumiga

re le botti di vino; è la base della polvere da

schioppo e da cannone , ed entra nei fuochi ar

tifiziali ; preso in sostanza, è buono, per quello

che si dice, nell'asma. Lo Zolfo vivo, mescola

to col grasso di porco, forma un'unguento ec

cellente per guarir la rogna e i porri , dopo aver

fatto precedere i rimedi interni; ma macchia la

biancherìa come l'unguento mercuriale ; e per

ciò , al dir del Sig. Bourgeois, non bisogna met

ter questa biancherìa nella lissiva assieme coll’

altra .-

L'acido sulfureo che si disimpegna dallo Zolfo

nel tempo della combustione all'aria libera , dà

l'acido vitriolico ; ma lo Zolfo ridotto in vapori

per la combustione, cioè infiammato in ridotti

poco spaziosi , non perde quasi nulla del suo

principio flogistico , ed è opportunissimo in que

sto stato a far perire gl'insetti, i topi, i sorci,

ed altri animali malefici , e perciò è savjssima

precauzione l' arder lo Zolfo, chiudendo tutto

esattamente, nel fondo di un vascello che ritorna

da un lungo viaggio . E' parimente un mezzo

utilissimo per discacciare i miasmi alcalini, o per

neutralizzare l'aria pestilenziale ; ed è noto che

nella cala di un vascello , l'aria è spesse volte

di un'insopportabile fetore; e che ne sono pre

giudicievolissimi gli effetti alla salute dell'equi

paggio ; si debbono usare le medesime precau

N 3 zio

198 Z O N

zioni per purificar l'aria delle case da lunghissi

mo tempo abbandonate, quando si vogliono abi

tare . L'uomo deve evitare questo vapore imme

diato dello Zolfo in combustione, ed abbastanza

si comprende dal seguente passo di Omero che

gli antichi Greci e gli Egiziani ne facevano un

grand'uso per purificare i luoghi che passavano

per impuri : Sacerdotessa, portami lo Zolfo che

distrugga il germe dei nostri mali, affinchè arden

dolo, io riempia il mio palazzo dei salutari suoi

vapori. Odiss. lib.XXII, verso 481 .

zolfo Vegetabile . Lat.Sulfur vegetabile . Vede

te Musco strisciante a clava e l'articolo Pinò ,

Vedete ancora l'articolo Erba della Trinità.

ZOLFINO. E' l'amaranto Crientale. Vedete

Amaranto .-

ZONE . Lat. Zonae . Fran. Zones . I Naturalisti

usano questo nome per disegnare le striscie di

diversi colori che si osservano sulle agate , gli

alabastri, e segnatamente sulla superficie delle con

chiglie .

I Geografi esprimono colla voce Zone ( nome

tratto dal Greco, che significa tintura ) una por

zione di sfera compresa tra due cerchj paralle

li , &c. Hanno essi diviso la superficie della ter

ra in cinque Zone , cioè una torrida o infuocata;

due fredde o glaciali , e due temperate .

La torrida comprende tutte le regioni tra i tro

pici ; il sole vibra perpendicolarmente i suoi rag

gi due volte l'anno in tutta l'estensione di que

sta Zona, e vi mantiene un'estate continua.

Le due Zone fredde sono situate tra i Cerchi

po

z O O i 99

polari e i Poli, e sono esposte ai rigori di un

inverno perpetuo .

Finalmente , le due Zone temperate provano

l'alternativa dell' inverno e dell'estate, e gli estre

mi dell'uno e dell'altra in alcune regioni ; sono

esse situate tra le Zone glaciali, e la Zona tor

rida, nei due emisferi . Vedete gli articoli Stagio

ni e Globo. - -

ZONECOLINO . E' la quaglia col ciuffo del

Messico, del Sig. Brisson, e delle Tav. Col. 126,

fig. 1 . Si trova alla Guiana e al Messico, ed è

un poco meno grossa della quaglia nostrale . Il

becco , i piedi e le ugne sono di color bruno;

la parte superiore della testa, il ciuffo di cui è

adorna e la gola sono di color falbo; il rimanen

te della piuma è screziato di rossiccio, di bru

no , di nero e di bianco giallastro : le penne

delle ali sono brune; e quelle della coda, varia

te di bruno e di bigio .

ZOOFAGO . Nome che si dà , non meno che

quello di carnivoro, a qualunque specie di ani

mali che vive di carne ; cio non ostante , s' in

tendono comunemente perZoofagi alcune mosche,

che si alimentano sul corpo degli animali, e li

succhiano . Charleton dà il nome di Azoofagi ad

altre mosche, che vivono o del sugo della terra,

o di quello delle piante . Vedete all'articolo Acri

dofaci. Vedete ancora Carnivoro .

ZOOFITI. Lat. Zoopbyta o Zoophyton. Fran.

Zoophytes . Si dà questo nome a certi corpi ma

rini, che non possono riguardarsi nè come in

setti, nè come conchigli, nè come pesci propria

N 4 - men

2CO Z (O O

-

mente detti; ma i quai sembra che per la pro

pria natura partecipino dell'animale e del vegeta

bile; il che li fa chiamare piante animali, o ani

mali piante ; nome di doppio senso dato dai Na

turalisti Greci . Il nome di Zoofito è più consa

crato dall'uso a disegnare quelle specie di vermi

o di corpi animati, che altro , per la maggior

non hanno che un sentimento di vita molto

OSCUlf"O

I Naturalisti chiamano così un'ordine indeter

minato di animali aquatici che non hanno sangue,

e che hanno qualche somiglianza con alcuni cor

pi noti; tali sono l'ortica di mare, il pennello

di mare, il polmone marino, l'oloturia, la thetye,

la verga marina o mentula, la melagranata, il

fungo marino, la pera marina o ficoide, la penna

marina , il grappolo marino o uva di mare, la

mela pazza di mare, l'anemone di mare, la ma

no di mare, e il cetriolo di mare , &c. Tali so

no gli Zoofiti o piante animali, che Ruischio ha

raccolto al fine del primo volume della sua Sto

ria Naturale . Verrebbe la tentazione di dire che

ogni Zoofito è un essere intermedio tra l'anima

le e il vegetabile. -

Linneo, Systema TNaturac, edizione 6, pag.72 ,

divide le diverse specie di Zoofiti in molti gene

ri tra i quali si veggono ancora la thetye o il

granchio di mare, l'oloturia , la scolopendra ma

rina, le diverse specie di lumache di mare , e il

lepre marino. Gli altri Zoofiti, noti sotto diversi

nomi , sono, al dir dello stesso Autore , l' idra

o polipo , la seppia , il tritone ,il physalus, e

- l'afro

Z O O 2 di

l'afrodite , specie di bruchi di mare ; finalmente

sotto il nome di medusa, il Naturalista Svedese

comprende le ortiche di mare e il polmone ma

rino; vengono in seguito le stelle marine e i

ricci di mare; ma il Sig. Lyonnet, nelle sue os

sulla Teologia degli Insetti del Signor

esser, dice parlando del Sistema di Linneo, che

non è in conto alcuno cosa certa che vi siano

animali, ai quali possa convenire il nome di

Zoofito, o almeno che questo è un nome che

Ol alcuna maniera ai ricci , alle

seppie , alle stelle ed alle ortiche di mare , poi

chè tutti questi sono veri animali , di una for

ma, per vero dire, stravagantissima, ma ciò non

ostante tutti capaci di funzioni animali, di un

moto progressivo, e che onninamente non par

tecipano della natura delle piante. - -

Il Sig. Donati, nella sua Storia Naturaledel

Mare Adriatico, pag. 54, dopo aver fatto vede

re la catena che unisce i polipari con quei corpi

marini che egli chiama Zoofiti, divide la classe

degli Zoofiti immobili, cioè che non possono tra

sferirsi da per se stessi da un luogo all'altro, in

tre centurie. La prima abbraccia gli Zoofiti, la

sostanza dei quali è intieramente carnosa ; la se

conda centuria comprende gli Zoofiti che sono

composti di due sotanze, una delle quali è mol

le e carnosa, e l'altra consistente e tendinosa;

la terza centuria contiene gli Zoofiti che sono

carnosi ed ossei. - , -

Il Sig. Mylius, in una lettera scritta al Sig. de

Haller, parla di un nuovo Zoofito che ha in

gan

3&5

z o o

gannato molti Naturalisti, i quali lo prendeva

no pel vero Lylium Lapideum, tanto sembrava

completa la somiglianza tra questi due corpi

Questo nuovo Zoofito è stato preso i vicino al

olo artico, nell'estate del 1753, dalSig.Adrianz

utlandese, Capitano del vascello la Britannia,

impiegato nella pesca della balena . Dice questo

Navigatore che il cordone del piombo, che ser

ve agli scandagli, fu quello con cui furono tira

ti a bordo del suo vascello , dugdi questi corpi

marini da un fondo argilloso, alla profondità

di duecento trentasei tese , verso il sessantesimo

nonogrado di latitudine settentrionale, ed a ottan

ta miglia di distanza dalle coste di Groenlandia .

Si distingue in questo Zoofito un fusto lungo e

senza foglie, una specie di fiore lungo due pol

lici ed un poco solcato come l'Encrinus; il fusto

è rigonfio alle due estremità, quadrato e ador

no da ambedue i lati di un solco; è duro, os

seo, bianco interiormente, di un giallo bruno

esteriormente e flessibile : si ristringe e prende

la forma di una spirale diseccandosi ; ma se s'im

merga in seguito nell'acqua, si spande e ripiglia

la prima forma.

Questo preteso fiore è composto di trenta cor

pi irregolarmente conici e simili ad altrettanti

calici di fiori che avessero l'epiderme viscoso;

non si può abbastanza ammirare la struttura or

ganica dell'interno di ogni ramoscello . Questo

gran Zoofito è, al dir del Sig. Ellis, un vero

polipario, ed una congerie di animali marini,

dei quali il fusto è il sostegno : le specie di se

-

Z O O 2o3

rhenze, che si crede di vedervi , sono altrettan

te uova ; ed i pretesi fiori sono i polipi mede

simi, ciascuno dei quali ha otto branche o brac

cia, guarnite da ambedue i lati di file di fibre

le quali sembra che facciano le funzioni di di

ta . La bocca, che è situata al centro delle brac-

cia, nel sito in cui queste si uniscono, ha due

labbra dritte e dentate. Il Sig. Ellis, nel far la

sezione di un'animale così straordinario e così

composto, ha scoperto una vessica la quale , ol

tre la proprietà comune con quella dei pesci che

nuotano , gli serve ancora come di canale per

condurre i materiali, che questi diversi corpi

radunano, e che sono ad essi necessari per la

difesa e per l'accrescimento del lungo fusto os

seo di essi. E' persuaso lo stesso Naturalista al

tro non essere il Lylium lapideum, che le spo- -

glie petrificate di questo animale : quanto al Si

gnor Mylius, èegli inclinatissimo a credere, che

questo nuovo corpo marino abbia qualche somi

glianza coi corpi di mare petrificati, che si chia

mano encrini, i quali hanno un fusto o una co

da articolata e che potrebbero chiamarsi Aste

rias Zoophytos composita. Vedete adesso l'articolo

TPalma Marina.

Il Sig. C. G. di R. ha osservato, in settembre

1781, uno Zoofito singolare del Mar Baltico,

ove se ne trovano in quantità grande. Questo

Zoofito è come un corpo rotondo , concavo,

che ha generalmente una circonferenza uguale al

la larghezza della palma della mano; è esso for

mato di una sostanza flessibile, molle, traspa

en

ha

264 Z O G)

rente, di un turchiniccio, simile a quello di

certe foglie di piante aquatiche, che ha nel cen

tro o nella concavità quattro piastre circolari,

che esibisce in qualche maniera nel complesso ;

l'apparenza di un tulipano e che metten sotto gli

occhj di tanto in tanto nell'acqua, un novimen

to peristaltico dalla superficie al fondo, e dal fon

do alla superficie ; la sostanza di esso è mucila

ginosa al tatto, estensibile come la resina elasti

ca : si distingue attraverso a questa sostanza una

quantità di filetti o raggi che divergono dal cen

tro alla circonferenza, estensibili e contrattivi :

due aperture bislunghe , situate al centro e l'una

accanto all' altra sembra che siano due bocche ,

o due succhiatoj, ma senza denti : i filetti o

raggi , mobili e vermicolari , sono come altret

tante piccole braacia finissime, gelatinosissime, e

che si suddividono all' infinito alle estremità . Si

direbbe di una stella medusa, ma di un genere

nuovo; l'inviluppo non n'è in alcuna maniera

membranoso ; ma semplicemente gelatinoso , So

spetta il nostro Osservatore che i raggi delle fi

brille siano vere trachèe , cioè polmoni .

Deve parimente annoverarsi tra i corpi Zoofiti

il preteso animale fiore, che si trova nell'isola

di S. Lucia, che alcuni dilettanti riguardano co

me una produzione vegetabile , ma che ha ca

ratteri particolari che lo approssimano alle so

stanze animali. Evvi in una caverna dell' isola di

S. Lucia, vicino al mare , un gran recipiente,

di dodici o quindici piedi di profondità, l'acqua

del quale è salsa; il fondo è composto di roc

che,

Z O O 205

-sammaìs=

che , dalle quali si sollevano in ogni tempo cer

te sostanze , che esibiscono alla prima occhiata

certi bei fiori rilucenti, simili appresso a poco

ai nostri ciperi scempi , ma di un colore mol

to più chiaro . Quando si vogliono cogliere que

ste specie di fiori, ed allorchè vi si accosta la

mano o qualunque altro strumento alla distanza

di due o tre piedi , si richiudono i fiori e si

affondano sotto l'acqua ; cessato questo moto, rie

scono fuori e si riaprono . Esaminando da vici

no questa sostanza , si trovano nel centro del

disco quattro filamenti bruni , simili alle gambe

del ragno, e che si muovono intorno intorno a

certe specie di petali di color di paglia o gial

lo chiaro, con un moto vivo e spontaneo : qne

ste gambe si uniscono come tenaglie per germir

la preda , e i petali si richiudono immediatamen

te per rinserrarla ed impedir che fugga . Sotto

queste apparenze di fiori vi è un fusto nero ,

grande come la coda di un corvo , e questo fu

sto sembra che sia il corpo dell' animale ; si so

spetta che viva dei frammenti dei piccoli insetti

che rigetta il mare in questa parte di acqua sal

sa, abitata dall'animale , e che il bel colore di

cui lo ha arricchito la Natura, gli sia stato da

to per attirarsi questi vermetti o insetti, i qua

li, come tutti gli animali acquatici, si dirigono

verso gli oggetti rilucenti. Non potrebbe, per

avventura questa produzione singolare essere una

specie di anemone di mare ? O , non potrebbe

darsi che vi fossero nel mare piante sensitive

dell' ordine delle attrappamosche , che

riIn

2c,6 Z O O

--

Inglesi chiamano tipitivvitch, o buram - cadal è

Vedete Anemone di mare e Attrappa mosche.

Il Sig.Abate Dicquemare ha osservato anch'es

so sulle spiagge dell' Havre, un'animal marino,

che sembra composto di petali, di un pistillo ri

gonfio in cima e alla base, sostenuto sul calice :

tra questa base del pistillo e i petali, vi sono

molti tubercoli di color giallastro, simili agli sta

mi, il calice è sostenuto da un peduncolo ogam

bo, che aveva il suo basamento sopra un' ostrica

vecchia , ed era impegnato in una falsa spugna

di color di polpa di popone. Il nostro Osserva

tore ha chiamato quest' animale il floriforme . I

pretesi petali, dic'egli, sonoventidue, ventiquat

tro o ventotto membri, rotondi, bianchi, semi

trasparenti, che possono muoversi per tutte le

direzioni : il pistillo altra cosa non è che un cir

condario di membra più piccole, mobiliper ogni

verso ed innestate sopra un corpo semitrasparen

te, suscettibile di contrazione e di dilatazione :

tutto il corpo dell'animale è bianco e semitraspa

rente ; tutte le parti di esso sono dotate di sen

sibilità, ed hanno moti spontanei di contrazione

e di dilatazione, che cangiano la forma totale di

esse, o quella di alcune soltanto. Il Sig. Dic

quamare ha veduto alcuni di questi animali affer

rar fortemente colle proprie membra corpi estra

nei, come gli afferrano gli animali di mare. Sup

pone egli che la vita attiva di un' individuo flo

riforme possa arrivare a sedici giorni , in capo

ai quali sembra che patisca , si distacca dal suo

peduncolo, cade in fondo all'acqua, ove perisce

e Sl

Z O O ze7

e si distrugge in tre o quattro giorni: tre gior

ni dopo si vede un'altro individuo in cima al

medesimo fusto ed alle estremità del medesimo

peduncolo. Qual'è il principio di questa succes

sione?

Il Sig. Cavaliere le Febvre Deshayes, ha fatto

inserire nel Giornale di Fisica e di Storia Natu

rale, novembre 1785, la descrizione di una spe

cie di anemone di mare a piume, o animale fiore,

il quale sembra che abbia molta analogia col flo

riforme del Sig. Abate Dicquemare. Il Sig. le

Febvre Deshayes ha osservato il suo animale fio

re sulle spiaggie dell'America, ed eccone la frase

latina, equivalente a una descrizione : Anemone

Maritima, plumigera , forma exteriori rosacea ,

brachis plumeis fori tubiciformi plane consimilis

discolor aut variegata, pedibus rupi adharens, etc.

-sive animal floriforme, Vi si contano trentasei

petali o braccia piumate .

Si trova ancora nella Storia Naturale della

Contea di Down in Irlanda , la descrizione di

unOZoofito

turchiniccio, rotondo e schiacciato,

largo sedici pollici, col ventre socchiuso, e che

lascia scorgere da questa apertura certe vessichet

te , simili in qualche sorte agli intestini di un ani-

male. Fu esposto in un luogo asciutto all'azio

ne del sole, ove parve che provasse una specie

di dissoluzione.

Dice Lemery, che gli antichi Botanici hanno

dato il nome di Zoofito a molte specie di pian

te, che hanno creduto partecipar dell'animale

ugualmente che della pianta, come le spugne e la

pen

2e8 Z O (O

Penna marina, perchè si muovono nelle acque

nelle quali nascono, come se fossero animali .

Questo autore finisce, dicendo che , quando si

esaminano in buona fisica e senza preoccupazio

ne le piante che sono chiamate Zoofiti , come

l'Agnus Scythicus, si riconosce che sono sempli

ci piante e che non hanno nulla di animale, e

che in questa maniera non vi dev' esserveroZoo

fito. Vedete Agnello Tartaro.

Quanto a noi costantemente crediamo all'esi

stenza degli Zoofiti, cioè di corpi organizzati ,

di un volume più o meno considerabile , che

partecipano del vegetabile unicamente per la con

figurazione esteriore; ma che sono costantemen

te animali per la maniera con cui si muovono,

rivivono e si riproducono. Infatti queste sorti

d'individui hanno i moti spontanei, che sono

propri agli animali, ed in particolare a quelli

di questa specie . Sentono quando vengono toc

cati, e danno prova della percezione che hanno :

cercano , per mezzo di certe parti del corpo,

il necessario alimento, lo afferrano, lo riten

gono e lo divorano . Tutto quello che si può

dire, e di questo siamo d'accordo anche noi,

si è che gli Zoofiti sono animali che, nè per la

forma , nè per l'organizzazione, rassomigliano

a quelli che ordinariamente vediamo : il mecca

nismo di essi è poco conosciuto, e quello che

se ne sa prova soltanto che è molto più sem

plice di quello degli altri animali . Hanno forme

stravaganti, e partecipano più di quelle delle

piante che di quelle degli animali; e verrebbe

qua

7 O O 2C9

quasi la tentazione di dire che sono creature con

cepite ed eseguite sopra un disegno diverso da

quello che la natura ha seguito per popolare il

globo che noi abitiamo ; che sono come gl'in

dizj e i saggi di un'altr'ordine e di un'aitra con

catenazione di enti . Queste specie di mollusche

altro non esibiscono che una congerie di sostanze

gelatinose, per lo più senz'alcuna parte solida,

corpi talvolta che hanno un'infinità di braccia o

di piedi che estendono o ritirano ad arbitrio, e

dei quali si servono per mutar sito e per affer

rar gli oggetti che si trovano a portata : taluni

hanno gli occhi , spesse volte grossissimi , tal

volta due denti che mal non somigliano al becco del

papagallo, situati nel centro di una mola visco

sa . Ecco le sole parti che danno agli Zoofiti

qualche somiglianza col rimanente degli animali .

Noi ripetiamo, che ciò non ostante tutte o la

maggior parte di queste mole stravaganti agli oc

chj nostri, si muovono, fuggono, evitano i pe-

ricoli, aspettano, inseguiscono ed attrappano la

preda, e danno tutti i contrassegni di sensibilità,

di bisogno , di desiderio , di godimento che si

osservano negli altri animali; e siccome ammet

tono o rifiutano, variano liberamente le manovre

secondo i casi, riparano le, perdite che fanno,

sentono dunque la propria esistenza e sentono che

esiste qualche cosa fuori di esse medesime . Gli

umori di esse , coloriti di porpora, di viola , di

verde , di turchino, ne vanno a gonfiare i vasi

in filetti dello stesso colore; e quando hanno le

braccia o , se si voglia, i piedi stesi, si crede

Bom.T.XXXIX. Oreb

2 I( Z O O

rebbe spesse volte di vedere un fiore schiuso ,

dipinto e variato dei più grati colori ; ma questa

forma , fallace sovente ed ingannatrice , spari

sce, e l'animale si richiude nel momento in cui

si tocca; spesse volte cagiona sulla mano indi

screta o imprudente che l'afferra, un bruciore,

l'impressione del quale si fa sentire per untem

po più o meno lungo .

Si trovano Zoofiti nel mare, ove si veggono

attraverso al cristallo di sue acque, nei luoghi

in cui sono trasparenti e quiete . Gli uni nuo

tano nella massa del fluido, gli altri strisciano

sulla rena o la melma, e il maggior numero ,

dice il Sig. Mauduyt, pende dagli scogli ai quali

è attaccato . Allora il fondo del mare e i fian

chi degli scogli compariscono coperti di fiori,

alcuni dei quali sono sbucciati, e gli altri anco

ra chiusi . -

Sono ben pochi gli Zoofiti , che si possano

far seccareper conservarli in questo stato: si pos

sono mantenere per qualche tempo in vasi pieni

di acqua di mare, nella quale si veggono sten

dersi , ripiegarsi , e godere dello spettacolo del

moto di essi, poi farli passare in qualche fluido

conservatore , nel quale sempre si richiudono

morendo, e perdono il lucido dei colori i quali

risiedendo negli umori di essi, spariscono a mi

sura che questi si vanno alterando. Forse ses'im

mergesse uno Zoofito ben'aperto in un liquore

attivissimo, come lo spirito di vino, vi perireb

be prima di potersi chiudere , e sarebbe cosa

più piacevole senza dubbio il conservarlo aper

tO

Z O O 2 I

to. Si possono ancora usare i mezzi indicati per

la conservazione di alcuni polipi , all'articolo

Corallina .

Gli Zoofiti, secondo Linneo, sono vere pian

te , che hanno un sistema nervoso e l'organo

del sentimento e del moto . Ma un'essere in tal

guisa conformato non è una pianta, e dev'esse

re annoverato tra gli animali, poichè ne ha tutte

le proprietà, la vita, il sentimento e il moto

spontaneo. Linneo colloca gli Zoofiti tra gli ani

mali e i vegetabili, in bivio animalium et vege

tabilium . Bisogna ciò non ostante, che egli ab

bia riconosciuto negli Zoofiti un maggior nume

ro, di relazioni con gli animali che colle piante,

poichè gli ha messi nel regno animale del suo

sistema della Natura . Finalmente, si vede da ciò

che abbiamo qui sopra esposto, che questi esseri

sono animali che non dimostrano alcun'anello,

alcun passaggio assoluto dal regno vegetabile al

regno animale.

-

Il Sig. Dottor Pallas ha pubblicato, nel 1766,

un'Opera latina, in ottavo sugli Zoofiti. Questo

dotto Autore ha fatto ricerche grandissime per

determinare e classificare gli esseri organizzati

dei quali si tratta. Dà egli a quasi tutti la de

nominazione di animal vegetante ; ed ecco il ri

sultato di sue osservazioni .

Gli Zoofiti o animali piante formano l'anello

di passaggio dai vegetabili agli animali. Riguar

da egli questa classe come l'unica provincia erma

frodita dell'Impero della Natura, e divide gli

Zoofiti in quindici generi principali; cioè:

O 2 I • N'Idra.

212 2 o o

1. L'Idra . Hydra, Fran Hydre. E' il polipo

di acqua dolce del Sig. di Réaumur, ed ilprotea

di alcuni Scrittori moderni ; e ne riporta quat

tro specre .

2 . L'Escara. Eschara, Fran. Escare . E' il flu

stra di Linneo; e ne descrive quindici specie ,

tra le quali si trovano la pietra di spugna delle

farmacopée , la falsa manichetta di Nettuno. Ge

neralmente l'Escara è un fusto sottile, foliaceo ,

quasi membranoso, composto di cellule tubula

te, sporgenti e disposte sopra più file , ed ogni

cellula contiene un polipo.

3 La Cellularia. Cellularia, Fran. Cellulaire .

E la corallina a cellule degli Autori. Ne rife

risce diciassette specie. E' ordinariamente un fu

sto ramoso, spesse volte articolato , composto

di cellule alterne o affastellate, e fissato alla base

per mezzo di tubetti; ogni celletta contiene un

polipo .

--

4. La Tubularia. Tubularia, Fran. Tubulaire,

E'la serie dei tubi a consistenza di corno . So

no flessibilì ed elastici . L'Autore fa menzione di

nove specie ,

5 . Il Polipo a braccia o in mazzetto. Brachio

nus, Fran. Polype d bras ou en bouquet. Ne ri

porta diciotto specie, che comprendono i vermi

che Linneo aveva chiamati vorticelli, a cagione

del vortice che eccitano nell' acqua. L'animale

descritto sotto il nome di rotifero, è di questo

genere Vedete anche l'articolo Polipo a braccia.

6. La Sertularia o Settularia. Sertularia aut

Sectularia, Fran. Sertulaire ou Sectulaire . E'una-- -

spe

o o 213

specie di corallina ramosa, tubulata, articolata 3

schiacciata , della consistenza del corno molle

Ne riferisce trentasette specie, come l' asperella

o còda cavallina marina , la cuscuta di mare, la

conca anatifera, la coda di volpe .

7. La Gorgone. Gorgonia, Fran. Gorgone. Con

tiene i ceratofiti o litofiti. ( La corteccia lamel

losa delle gorgoni è colorita 3 porosa o zigrina

ta . Boerhave l'ha chiamata tinanokeratophyte ) .

Gl'individui di questo genere hanno la tessitura

del corno , colla figura e flessibilità dei rami di

alberi. Questi corpi, propriamente parlando, al

tro non sono che lo scheletro dei polipi che gli

hanno abitati ed hanno ad essi dato la formia;

sono finalmente Zoofiti o piante animali per ecs

cellenza; tali sono il ventaglio di mare, Antipa

thes fiabellum, Pallas, il falso antipate, chiamato

impropriamente corallo nero, e una quantità di

altri. L'Autore ne riferisce trentuna specie.

8. L'Antipate : Antipathes, Fran. Antipaté

Produzione poliparia con fusto semplice o ramo

so, di natura cornea, semitrasparente, e la cor

teccia del quale non è in alcuna maniera calca

re , ma piuttosto gelatinosa . Sé ne contano die

ci specie, e queste specie si accostano molto al

le gorgoni . . .

9 . L' Iside; Isis. Nome che Liuneo ha dato

al genere dei coralli. Vi è il corallo rosso, i

bianco ( se ne trova di color violaceo e di

color giallo ), e il corallo articolato o rosso o

bianco. L'autore rifesisce quattro sole specie

d'isidi. Questi fusti ramosi, continui o composti

O 3 di

214Z O Ci

-

di articolazioni calcari, sono coperti all'esterno

di un' invoglio friabile, seminato di cellule, cia

scuna delle quali contiene un polipo.

1o. La Millepora, Millepora. E' dura, calca

re, sinuosa o ramosa; è di una sostanza conti

nua e adorna nella superficie di piccolissimi po

ri, clie sono numerosi , cilindrici e stellati, coa

me nella madrepora . Se ne contano diciotto

specie; tali sono la frondipora, la

nichetta di TNettuno , la coralloide violacca delle

Filippine, il corno di daino, etc.

1 i . La Madrepora, Madrepora . Questi poli

parj sono sempre ramiosi o cellulari, duri e cal

cari. L'autore ne riferisce 35 specie ; tali sono

il fungo di mare , il beretto di Nettuno, il cer

vello di Nettuno, l'amaranto di mare, il garofa

no di mare, il gran poro o acroporo, il corallo

bianco delle officine, la gran madrepora stellata,

l'astroite, l'abrotanoide, etc.

2. La Tubipora, Tubipora. E'composta di can

nelli o tubi solidi, paralleli , perpendicolari, di

stintamente separati gli uni dagli altri, e con

giunti insieme ciò non ostante da tramezzi tra

sversali , ogni tubo è composto di articolazioni

e terminato in cima da un rivolto schiacciato e

radiato ; tal'è la canna d'organo .

13 . L'alcione, Alcyonium. Gli Alcioni han

no un'invoglio cartilaginoso e tutta la sostanza

molle, in cui si osservano molti pori stellati;

tal'è l'Alcione arborescente di Norvegia, la ma

mo di mare o di ladro ; il pomo o borsa di ma

re, l'uva di mare, il polmone di mare, la té

thye,

Zo o -

215

thye, il vespajo marino, &c. Le specie di que

sto genere sono dodici.

14. La Pennatula, Pennatula. E' composta di

un fusto coriaceo o carnoso, ordinariamente li

bero o non fissato , nudo alla base , corrugato

o alato e dentato verso la cima : il giro supe

riore delle alette è guarnito di polipi ed evvi

nell'interno una specie di osso ; tali sono lo Zeo

fito del mare di Groenlandia, la penna marina,

la freccia marina , &c., e questo genere com

prende undici specie .-

15 . La Spugna, Spongia . E' il lavoro e il ni

do di certi vermi . La superficie di questa pro

duzione, fibrosa, flessibile, porosissima, sempli

ce, tubulosa o ramificata , è coperta di una vi

scosità sensibile e seminata di aperture che as

sorbiscono l'acqua; l'autore ne riferisce ventotto

specie -

Così il Sig. Pallas stabilisce quindici generi di

Zoofiti , i quali generi comprendono duecento

cinquanta specie .

Aggiunge alla serie degli Zoofiti e ne forma

un'appendice , tre generi dubbi , Genera ambi

gua . Il primo comprende sette specie di tenia;

il secondo, la famiglia dei volvoci, dei quali ri

ferisce due specie. Questo secondo genere, il

volvoce, è stato scoperto dai Signori Baker e

Roesel, ed è un animalculo di una struttura uni

forme, che sembra un globetto senza organizza

zione ; e si muove ciò non ostante e va avanti

come gli piace nelle acque dolci che ne sono

'abitazione . Nuota ravvolgendosi sul proprio asO

Se

2 16 Z O ()

maa

se per passar da un luogo all'altro, e riceve ff

nome da questa maniera di muoversi . Se ne

trovano nell'acqua corrotta dei letamaj; (si vuo

le che se ne trovino anche neil'infusione del se

me di canapa ed in quella della tremella ) . So

no dapprincipio piccolissimi; ingrossano in segui

to a segno di esser distinti colla nuda vista: so

no di un color verde giallastro e di una sostan

za membranosa e trasparente. Il volvoce, esami

nato col microscopio , comparisce composto di

una congerie di granelletti o uova, come l'idra

e proteo. Dicono altri, che il mezzo della so

stanza membranosa racchiude molti globi più pic

eoli , nei quali sono incassati altri globi , che si

edistaccano successivamente dai gobetti genitori -

Pretende il Sig. Pallas che le molecule organiche,

che si trovano nel seme degli animali grandi, sta

no enti animati, appartenenti a questo genere

d'individui. ( Noi sappiamo che la legge la qua

le stabilisce la necessità del concorso dei due ses

si, è ben lontana dall'esser generale ; che la na

tura vi ha fatto eccezioni numerose , che nella

classe degli insetti, in quella dei vermi ed in

euella dei conchigli vi sono molti generi, ogn'

individuo dei quali riproduce il suo simile senza

il concorso di un' individuo maschio ; che sem

bra che aecada lo stesso in quasi tutte le specie

di animalculi microscopici, che in molti di que

sti la cosa è certa; e che sono state vedute e ri

vedute la terza, la quarta e fino la quinta gene

razione, rinchiuse nei volvoci grandi. Vedete ades

so, all'articolo Corgoglione, la generazione di que-

- Stl

Z O O 217

sti animali). Il terzo genere comprende le coral

tine le quali Imperati ha disegnate sotto il titolo

di nodularie; e le quali, secondo il nostro Auto

re, appartengono al regno vegetabile ; come il

fuco, la penna di pavone, l'androsace e la coral

lina articolata delle officine; ( noi poniamo quest'

altima tra i poliparj. Vediete Corallina) . Questo

genere contien tredici specie .

Diciamo adesso, col Signor Bruguiere, che i

Vermi-zoofiti, creduti una volta vegetabili , ri

guardati in progresso come anelli di connessione

tra il regno animale e il vegetabile, ed ugual

mente mal conosciuti sotto questo punto di vi

sta, sono proprj a tutti i climi, ma molto più

abbondanti sotto i mari dell'Equatore che sotto

le acque agghiacciate dei Poli : influiscono essi

più potentemente che altrove sul cangiamento

delle coste , se vi ostruiscono l'ingresso di una

rada, coll' erigere una diga impenetrabile ai va

scelli; per altra parte questi vermi, segnatamen

te quelli di trasudazione pietrosa , giungono a

chiudere un porto, ed esercitano così le funzio

ni alle quali sembra che siano stati destinati ,

quelle cioè di produr la terra calcare, o di unir

ne insieme le molecule disperse. Vedete agli ar

ticoli Pietra calcare , Corallo , Coralline, Fossili,

i monumenti che fanno fede dell' esistenza di

queste sorte di vermi , e che provano, da una

parte la continuità dei lavori, che han fatto dai

primi tempi del mondo, e dall'altra il punto di

vista sotto il quale questi animali sono intima

mente legati all' organizzazione fisica del nostro

glo

18 Z O O

globo. Finalmente i vermi dei quali trattiamo

sono stati osservati con quella curiosità che pos

sono ispirare unicamente gl'interessi più grandi;

e tai ricerche hanno fatto conoscere ehe le fa

coltà dell'animalità sono diverse nei vermi-Zoo

fiti, &c., e forse più estese che nei quadrupedi;

e finalmente che lo spazio che occupano nella

Natura è immenso e di gran lunga superiore a

quello che occupano tutti gli altri animali presi

ZOOFITOLITI, zoophytolithi. Nome che si

dà ai fossili o alle petrificazioni degli Zoofiti ar

borescenti : tali sono le stelle di mare di rag

gi intieri, o della specie che si chiama capellu

ta, delle quali spesse volte si trovano le sole

vertebre. Vi sono gli stelliti, le asterie, gli en

trochi stellati, gli encriniti, i trochiti o trochi,

gli entrochi radiati, le vertebre del giglio lapi

deo o di pietra, &c. Vedete queste parole .

ZOOGLIFITI. Nome dato a certe pietre figu

rate che rappresentano impronte di animali .

ZOOLITI. Lat. Zoolithae. Si dà questo nome

ad alcuni parti dure di animali divenuti fossili ,

e conservate in diversi stati . Questi fossili o pe

trificazioni sono rarissime in alcuni paesi, ed ab

bondanti in altri. Alcuni confondono malamente

gli Zooliti colle ooliti; Vedete quest' ultima pa

rola, e gli articoli Petrificazione e Fossili . L'avo

rio fossile e le turchesi sono specie di Zooliti .

Si veggono in uno dei Gabinetti di curiosità a

Chantilly, tre pezzi di corna di cervo petrifica

ti, e due grossissimi pezzi di difese ossee o zan-

) e

Z O R 219

he di elefante , ed una costa di balena . Lin

neo parla di un cervo petrificato trovato a Gi

nevra; ma quante altre petrificazioni non vi so

no, e che sono altrettanti monumenti della ca

tastrofe del globo terrestre ?

ZOOLOGIA, Lat. Zoologia. Cosi si chiama la

scienza che tratta di tuttigli animali della Natura,

e questa scienza si divide in altrettante parti sepa

rate, quante sono le classi degli animali; cioè :

l'Antropologia o la Storia dell'Uomo; la Tetra

podologia , o la Storia dei Quadrupedi: si chia

ma l'ornitologia, quella degli Uccelli; Anfibiolo

gìa, quella degli Anfibj; Ittiologia, quella dei

Pesci . Entomologia, quella degl'Insetti. Zoofito

logìa , quella degli Zoofiti; Gammarologia, quel

la dei Crostacei; Conchiliologìa, quella delle Con

chiglie : Elmento logìa quella dei Vermi.

ZOOMORFITI. Questa parola serve per dise

gnare certe pietre, che hanno qualche somiglian

za con alcuni animali noti. Si dà il nome di Fi

tomorfiti alle arborizzazioni . Vedete l' articolo

Dendriti. Alcuni Naturalisti moderni, riguardano

i Litofiti, come animali Fitomorfi .

ZOOTIPOLITI , Lat. zootypolithi. Si dà que

sto nome alle pietre che portano l'impronta di

qualche animale o di alcune di sue parti. Vede

te Impronte.

ZOPISSE, nome che si dà al catrame secc

che si distacca dalle navi al ritorno da un lun

go viaggio. Vedete Catrame all'articolo Pino.

ZORILLO. Nome dato a un'animale del Pe

rù, che forma la quarta e la più piccola specie

delle moffette. Vedete questa parola.

28 U C

ZORINO Vedete Liana rossa .

ZOUCET oZOUCHET. Vedete Colinho di fiume;

ZUCCA. Lat. Cucurbita . Fran. Courge. Nome

di un genere di piante della famiglia delle Cucur

bitacee, così chiamate dal nome latino Cucurbita

Questo genere di piante ha molte relazioni cói ce

triuoli; ma n'è distinto pei semi che hanno un'

orlo particolare e rimarchevolissimo : comprende

erbe striscianti, munite di urili, a foglie alterne ;

i fiori sono monoici , cioè tutti di un sesso so

lo ; ma i maschj e le femmine si trovano uniti

sul medesimo individuo ; questi fiori hanno la

corolla monopetala, campanulati, col lembo di

viso in cinque incisioni ascellari; el'orlo del ca

lice è terminato da cinque denti in lesina . I

frutti sono grossi pomi polputi, sugosi, divisi

interiormente in tre o cinque celle, da tramez

zi molli e membranosi, e queste celle conten

gono semi numerosi, schiacciati, bislunghi, &c.

La maggior parte delle piante di questo gene

re, serve di alimento ed ad altri usi ; e tra di

esse si trovano le più grosse della famiglia del

le cucurbitacee e quelle che hanno i frutti più

grossi che siano a nostra notizia . Sono inoltre

interessantissime pel numero prodigioso di razze

e di varietà che vi si osservano e per le diffe

renze grandi che si incontrano tra alcune .

Tutte le specie di Zucche che esamineremo

nel progresso di quest'articolo, sono riguarda

te, al dir dei Signori De la Marck e Duches

ne, come annue, ma nei climi caldissimi, d'on

de sono originarie, debbono esser annue persi

sfega

-

2 U c 22

stenti, perchè i rami che strisciano per terra,

vi prendono radice per una gran parte dei nodi

che hanno, e ne ripullulano incessantemente al

tre nuove, bene spesso anche dopo l'intiera ma

tarità dei frutti ; il the non accade alle specie

puramente annue . Tutte le parti della pianta so

no piene di pelli permanenti, trattone il frutto

solo dal quale cadono quando comincia a ingros

sare e ne lasciano la buccia intieramente liscia.

Le Zucche si distinguono in quattro specie prin

cipali, e che esibiscono la Zucca dai fiori bian

chi te zucche larghe semplicemente dette , le

zucche grosse, i Poponi , le zucche nostrali, le

zucche indiane o di Virginia, le Zucche a berlin

gozzo, a pasticcino o a corona, i carciofi di Ge

rusalemme, le false coloquintide, il cocomero, o

sia pasteca, o anguria.-

1 . La Zucca dai fiori bianchi, cucurbita leu

santha, Duches. Cucurbita ( lagenaria) foliis sub

angulatis, tomentosis, basi subtus biglandulosis,

pomis lignosis, Linn. Fran. la courge a fleurs

blanches ou la calebasse. Ha le foglie quasi ro

tonde, di un verde pallido, molli, lanuginose,

leggermente appiccicaticcie e odorose, ed ha in

sotto due ghiandette coniche, vicino all'inserzio

ne del peziolo. Il fiore è bianco, molto strombato ed

a ruota, il seme è sottile , ma la pelle

grossa, e il cercine del giro dà a questi semi

una figura quadrata. La polpa del frutto è spu

gnosa, bianchissima; la pelle, dapprincipio di un

verde pallido, diviene di un giallo sporco nella

maturità . I furti variano molto quanto alla fi-

gu

222Z U C

gura e quanto alla grossezza ; ciò non ostante

queste varietà possono ridursi a tre razze prin

cipali; cioè:

a, La zucca dei pellegrini o la zucca da be

re , cucurbita lagenaria , Tourn, 1o7; & fiore

albo , folio molli , Bauh. Pin. 313 , Fran. la

cougourde ou la gourde des Pelerins, ou la Cour

ge-Bouteille. Queste denominazioni indicano la

figura del frutto. La parte della coda ( del pe

duncolo ) si trova diminuita, non in forma di

era, ma in forma di collo allungato o di col

o di bottiglia. Altre volte questa parte vicina

alla coda si gonfia , imitando più in piccolo la

figura del ventre, dal quale non rimane separa

ta, se non che per un semplice stringimento

Vi sono alcuni di questi frutti macchiati di un

color più cupo , cucurbita lagenaria variegata,

Tourn . La Zucca dei pellegrini è la razza che

ha i frutti meno grossi.

b. La Zucca larga semplicemente detta, Cucur

bita latior, Dod. Pempt. 669; Cucurbita major

sessilis, fiore albo . Bauh Pin. 312, Fran. la

Gourde simplement dite. E' la Zucca da pescare,

d'invoglio duro e di grossi frutti rigonfi . E'

quella di cui si servono i nuotatori principianti,

per sostenersi più facilmente alla superficie dell'

acqua, attaccandosi alle ascelle uno di questi frut

ti secchi e vuoti, ed in conseguenza pieni d'aria.

Questa Zucca , chiamata in Francese calebasse,

ha fatto passare nell' isole francesi di America il

nome di calebassier. Vedete Zucca arborea o al

bero cucurbitifero, il qual nome è stato dato all'

Z U C23

albero che porta i eeuis , e la polpa dei quali

serve per fare il siroppo di calebasse . Questa

Zucca medesima è quella che, per la sua forma e

per la sua grossezza, ha fatto dare alla parte in

feriore dei lambicchi il nome di cucurbita. , Le

foglie ne sono leggermcnte dentate, come nella

razza seguente .-

c . La Zucca lunga o a tromba , Cucurbita lon

gior , Dod. Pempt ; Cucurbita Americana teres &

cubitalis, Tourn. Fran. la Courge longue, ou la

Courge-Trompette. La lunghezza grande dei frutti

in questa razza, dipende in gran parte dalla si

tuazione in cui si trovano . Posati in terra, si

curvano spesse volte in forma di falce o di luna

falcata, o anche si enfiano alle due estremità in

forma di pestello ; e se ne trovano parimente di

più e meno grosse ; le più grosse hanno la buc

cia più tenera e la polpa un poco più carnosa;

si mangiano in America e nella parte meridiona

le dell' Europa, anche fino a Lione, ove si chia

mano tromba e Zurca a tromba . Bisogna coglier

le come i cetriuoli , molto prima della maturità,

quando sono giunte alla metà della grossezza o

ai tre quarti al più . Le Zucche a tromba di frut

to lungo e stretto, che si trovano in Africa, e

sono state trasportate in America, hanno la buc

cia più dura ; e quando sono secche, i Negri le

vuotano, e ne fanno una specie d'istromento di

musica , da cui traggono il suono percuotendone

l'apertura colla palma della mano , come sopra

un bussolotto da giuocare ai dadi .

“ Sembra che gli antichi abbiano avuto cognizio

224 Z U C

ne di queste razze di Zucche ; e sembra ugual

mente che i Viaggiatori ne abbiano trovate nell'

America Meridionale, siccome in Amboina, ed in

altre contrade delle Grandi Indie, e che da que

sto tempo se ne sia moltiplicato il numero del

le razze .

E' noto che , quando ne sono ben secchi i

frutti, hanno la corteccia dura e come lignea ;

ed allora si vuotano e se ne fanno ( particolar

mente coi frutti dclla Zucca dei pellegrini) fia

schi o bottiglie e diversi altri comodi utensili

dei quali si servono i viaggiatori e la povera

gente - -

a . La zucca grossa o di frutti grossi , Cucur

hita maxima, Duch. . Melopepo fructu maximo al

ho, Tourn. 1o6; Cucurbita aspera folio non fisso ,

fructu maximo albo sessili, Giav. Bauh.2 ,p. 221;

Pepo compressus major, Bauh. Pin. 311 ; Cucur

bita pepo, Linn., Fran. Le potiron. Questa specie

di Lucca differisce dai poponi propriamente det

ti, pei fiori più strombati nel fondo del calice e

che hanno un lembo rivoltato in una maniera ri

marchevole; ne differisce per le foglie cordifor

mi, quasi orizontali, più grandi, di peli meno

rigidi, e la sostanza delle quali è più molle; il

frutto generalmente è più grosso e più costante

nella forma sferica, compressa, di coste regola

ri, ed a solchi considerabili alla testa e alla co

da , sphaera polis compressis, meridianis sulcatis,

Sauvag. : la polpa èpiù consistente, ma si scioglie,

in bocca ciò non ostante, ed è piena di sugo; la

buccia è fina, come nella maggiorparte delle Zuc

che

Z U C 225

aaaaaaa

che a berlingozzo a pasticino o a corona . Ben

chè esistano molte varietà nella specie delle Zuc

che di frutto grosso , niuna, secondo il Signor

Duch., partecipa della natura delle Zucche no

strali, colle quali sono state spesse volte coltiva

te e frammischiate .

Le Zucche grosse esibiscono tre varietà , cioè:

a . La Zucca grossa gialla comune, Fran. le po

tiron jaune commun . Questa tinta di giallo è

sempre rossigna , per quanto sia pallida, e se

ne trovano ancora alcune che sono quasi di co

ler di bronzo . Vi si osserva per lo più una li

sta biancastra, nel fondo. del solco, tra le coste;

questo sito è il più liscio ; ed il rimanente della

pelle, soggetto a certi piccoli screpoli e cicatri

ci bigiccie, è talvolta, come ricamato ad imita

zion del popone. La Zucca grossa gialla è la

più voluminosa , ma anche la più vuota; se ne

trovano ciò non ostante bene spesso del peso di

trenta o quaranta libbre (di Francia ); e talvol

ta di cinquanta o sessanta. Il colore della polpa

è di un bel giallo; che quanto è più vivo, tan

to più la Zucca è saporita . Non se ne mangia

la polpa cruda , perchè è nauseante ed insipida ,

ma se ne fa uso nelle minestre, e se ne fanno

conserve. La decozione di questa polpa passa per

rinfrescativa; la sostanza e, per buona negli ar

dori di viscere e nelle costipazioni che dipen

dono da questa causa . Rilassa le prime vie, e

passa ben presto per secesso .

b. La Zucca grossa verde maggiore. Questo

verde è sempre bigiccio e talvolta si accosta al

B0m.TXXXJX. P CG)

226 2 U C

color d'ardesia. E' soggetta alle liste bianche,

come la Zucca grossa gialla; anche la polpa va

ria di colore, vedendosene alcune , il giallo del

le quali si accosta al rosso d'arancio . General

mente le Zucche grosse verdi, un poco meno vo

luminose, si conservano perpiù lungo tempo, e

passano per le migliori

c . La Zucca grossa verde minore. E' una sotto

varietà, chevien distinta e ricercata, perchè ilfrut

to di essa, molto compresso, più pieno, e meno

abbondante di acqua, si conserva molte settimane

di più e buono a mangiarsi fino al fine di

marzo. Tutte le Zucche grosse hanno i fiori gialli ,

3 . La Zucca di lembo dritto o il Popone , Cu

curbita ppo, Duch., Fran. la Courge a limbe droit

ou le pepon . I poponi hanno come le Zucche

grosse, il fiore giallo ; ma nel popone , il fon

do della corolla è ristretto quasi in imbuto e il

lembo non è mai rivoltato. In ambedue le spe

cie, i semi,sono elittici, non tronchi, nè in

cavati/ in cina, e biancastri o di un color più

pallido della polpa che li contiene. Le due raz

ze principali che comprende la specie del popo

ne, sono la Zucca popona, e la zucca polimorfa,

a La Zucca popona, Cucurbita pepo moschata,

an Cucurbita major rotunda , flore luteo , folia

apero ( dulciter ) ? Bauh. Pin. 312 . Il sopran

nome di zucca Popona che le danno i Creoli nel

le Antille Francesi, e quello di Zucca moscata,

che l'è stato dato in Italia e in Provenza, ove

questo popone si coltiva, indica abbastanza il

conto che ne fanno questi popoli. Nelle provin

cie Francesi fredde, le Zucche popone non ven

/

/

z U C 227

e---

gono bene senza l'aiuto delle stufe, e richicdo

no altrettanta diligenza quanto i cocomeri . La

Zucca popona è una razza ambigua di sua natu

ra; si accosta ai poponi per la forma dei semi,

per l'aspetto e il colore della corolla, per la di

sposizione dei rami e per la figura angolosa del

le foglie , mentre la mollezza di queste foglie

medesime , la peluria gentile e fitta, la pallidez

za dei fiori esteriormente, lo stringimento nel

fondo del calice , l'allungamento delle punte ver

di esteriori del calice , e il sapore moscato del

la polpa del frutto, le danno molta analogia col

la specie delle Zucche dai fiori bianchi. Questa

polpa è parimente più secca di quella delle Zuc

che Indiane ed ha le fibre più fine ; ma è nel

tempo stesso più consistente di quella delle Zuc

che lunghe o a tronba , e partecipa in questo

di quella delle Zucche a berlingozzo. Del rima

nente si osserva nella razza della Zucca popo

na, un numero assai grande di varietà o relati

vamente alla forma del frutto, schiacciato , sferi

co, ovale , cilindrico, a clava, apestello, più o

meno grosso e a coste più o meno espresse, o

relativamente al colore, di un verde più o me

no cupo, fuori e dentro, dal giallo di zolfo più

pallido, fino al rosso d'arancio.

b . La zucca popoma polimorfa, Cucurbita pepo

polymorpha Duch. , Fran. le Pepon polymorphe. Il

carattere di quest'altra razza principale, che com

prende le Zucche comuni, le Zucche indiane, le

Zucche a berlingozzo, e le false coloquintide, sem.

bra che sia l'incostanza medesima, e deve pa-

P 2per

a 28 Z U C

rer difficile a descriversi, quando si concepisce la

mutabilità di sua figura in quasi tutte le parti -

La grandezza dei fiori, la forma di essi regolar

mente conica, la direzione obliqua o quasi retta

e non mai orizontale di sue foglie, il colorbru

no, l'asprezza che risulta da una parte della so

stanza di esse , fragile e secca per se stessa ,

mentre le coste e le grosse fibre ne sono estre

mamente aquee, e dall'altra, dalla forma dei pe

li rigidi alla base, e tumefatti, che vi si trovano

seminati , questo , dicono i Signori Duchesne e

de la Marck, è tutto ciò che si può osservar di

comune tra le piante che quì si raccolgono sot

to il nome di Zucca popona polimorfa.

Sembra necessario , prima di determinar le

razze, di dar qui luogo ad alcune osservazioni,

le quali, senza esser generali, sono almeno cos

muni a molte . 1 . I frutti, il color verde dei

quali è il più nero, sono quelli che maturando

si , acquistano la tinta di giallo più carica, se

gnatamente dalla parte del sole, perchè risulta

dalla privazione della luce di quest'astro, che la

parte inferiore del frutto che posa in terra, im

bianchisce . 2 . Quando i frutti sono variamente

listati, ciò accade sempre nel mezzo o ai tre

quarti del giro di essi, ove la buccia è meno

grossa , e più vicina alla coda che alla testa;

ed essendo la zona verde della testa più grande

e più rigonfia di quella della coda, è parimente

quella alla quale corrispondono i tramezzi del

frutto che contengono i semi . 3 . Quando ifrut

ti, non sono listati, le zone verdi della testa e

del

7 t) -

229

della coda esibiscono certe punte principali dell'

una relativamente all' altra, come per avvicinar

si; ed essendo il numero di queste punte in cor

rispondenza coll'interno del frutto , indica il nu

mero dei tramezzi c delle celle, che è ordina

riamente dalle tre alle cinque ; si crede di avere

osservato che le altre piccole punte che si veg

gono su i frutti grossi, siano meno espresse, ed

in corrispondenza colla struttura interna del fio

re e dei sostegni di esso. 4. Ciò che abbiam

detto adesso relativamcnte alle fascie o punte

principali, e che sono ordinariamente staccate dal

chiaro o dal bruno, talvolta dal bianco di latte,

sul rimanente del frutto , ha luogo per quella

specie di moschini che ne sono semplicemente i

frammenti ; questi moschini sono più o meno

grandi, più o meno collegati, e più o meno nu

merosi sul fritto ; assai quadrangolari e non mai

rotondi, cd anche meno stellati, come sono i mo

schini di diversi cocomeri. 5 . Le impressioni

o alterazioni di colore, che non dipendono dal

sole, ma dal passaggio dei vasi alimentari , for

mano le liste o fascie colorite e i moschini so

prammentovati; il passaggio di questi medesimi

vasi, più o meno libero, e sotto la buccia del

frutto giovane, vi cagiona talvolta una disugua

glianza di accrescimento ; e il frutto , nel ma

turarsi, perde la forma rotonda, per divenire o

semplicemente costato, come nelle Zucchie india

ne, o cornuto come nelle Zucche. aberlingozzo.

Un' altro stato di alterazione è ciò che si chia

ma le verruche, e che sembrerebbe meglio dise

P 3gna

23oZU C

gnato col nome di bernoccoli, perchè non sono

escrescenze puramente esteriori, ma tumefazioni

vuote del guscio, che formano interiormente al

trettante cavità corrispondenti , benchè più pic

cole in proporzione , attesochè il guscio è ivi di

una grossezza maggiore . Questi bernoccoli sono

di due sorti ; ora larghi al piede e poco elevati ,

ora più alti e strozzati al piede ; prendono essi

la forma di tumori; talvolta questi tumori sono

aggruppati gli uni sugli altri: è da presumersi

che una tal difformità è un vero stato di malat

tia, poichè i frutti nei quali arriva a quest'ecces

so, non hanno alcun buon serme ma unicamente

alcuni imperfetti rudimenti . Certe Zucche popo

ne si trovano semplicemente ondate ; e sono

quelle che hanno il guscio meno duro , e ciò

non ostante la polpa aquea, perchè nelle Zucche

a berlingozzo o a pasticcino, che hanno la pol

pa asciutta e consistente , la buccia è finissima,

e nel tempo stesso liscissima . Finalmente alcune

Zucche popone sono , direm cosi , ricamate co

me il popone, e questo ricamo granoso di un

bigio rossigno , non passa più oltre della buccia ,

e si vede soltanto sopra certe parti che esibisco

no nel tempo stesso alcuni screpoli, più o me

no profondi . Passiamo adesso alla descrizione

delle razze secondarie delle Zucche popone po

limorfe .

Le false coloquintide, che i Francesi chiamano

coloquinelles, fausses oranges, ou orangines, Cu

curbita polymorpha colocyntha, Duch.; Pepo ro

tundus auranti forma , Bauh. Pin. 311. ; Pepo

fra

-

2 lj 6 23 i

fractu minimo spherico, Tourn. 1 o5., Fran. les

fausses coloquintes. Questa pianta è fecondissima;

il frutto è della grossezza di un gross'arancio ,

regolarissimamente a tre celle, ed abbonda di

semi assai grossi ; la polpa è giallastra e fibrosa

questo frutto è un poco amaro , si secca facila

mente ed acquista allora un'odore un poco mu

schiato, formando la pelle di esso un guscio asa

sai solido , di un verde nero quando è fresco ;

e nella maturità, di un giallo di arancio vivissi

mo. Ve ne sono alcuni che variano per la gros

sezza , che sono di color pallido, e che

ta rimangono verdi quasi tutto l'inverno. Fi

nalmente, ve ne sono altri a guscio listato, e

questi sono varietà che risultano dal miscuglio

lle razze,

La zucca a peretta, che i Francesi chiamano

ancora false pere o coloquintide lattee , cucurbita

polymorpha pyridaris, Duch. ; colocynthis pyri

formis, seu amarus, Bauh Pin. 313, Tourn.

1 o8; Cucurbita ovifera , Linn.Mant. 126, Fran,

la cougourdette ; ha il frutto più piccolo di quel

lo delle false coloquintide ; ha la forma d'uovo,

o di pera ; il guscio grosso e solido ; la pelle di

un verde bruno, segnata di liste e di moschini

di un bianco di latte la polpa fresca dapprinci

pio ed in seguito fibrosa e friabile.

La Zucca a cedrato, Cucurbita verrucosa . C.

Bauh., Lin. Melopepo verrucosus, Tourn. Fran.

la barbarine ou barbaresque. Generalmente il frut

to delle Zucche a cedrato è più grosso di quello,

della Zucca a peretta; la corteccia ugualmente p4

du

232 Z U C

dura , ma ordinariamente bernoccoluta o verru

cosa, gialla o variamentè listata, e talvolta se

gnata di liste verdi. Ve ne sono di orbiculari,

di sferico ovali e di allungate a cetriuolo-

Le Zucche indiane e di Virginia e le Zucche

nostrali, Cucurbita polymorpha oblonga, pepo Vir

ginianus: pepo oblongus, Bauh.. Pin. 311 , Tourn

105 ; pepo major oblongus, Dod. Pempt. 665 ;

cucurbita folis asperis, sive zuccha, flore luteo,

Giov. Bauh. 2, 2 18; Cucurbita pepo, Linn. pe

po vulgaris, Macoks Virginiani, Ray Hist. 639

e 641. Fran. Les giraumons & les citrouilles. Le

Zucche Indiane e le Zucche nostrali possono es

ser riguardate, al dir dei Signori Duchesne e

de la Marck, cpme semplici razze di una mede

sima specie colle più piccole tra le Zucche po

pone polimorfe delle quali abbiamo più sopra

parlato . Vogliono essi che la sproporzione di

volume che si trova tra questi frutti , non sia

n ostacolo alla loro asserzione, tanto più che

si trovano alcuni di questi frutti di razza mista,

segnatamente nelle Zucche a cedrato, che fanno

anello e rendono il passaggio insensibile.

Le Zucche indiane si possono distinguere dalle

nostrali, per una polpa ordinariamente più pal

lida , e sempre più fina ; sembra ugualmente che

abbiano in generale le foglie più profondamente

frastagliate di quelle delle Zucche comuni, che

sono per lo più semplicemente angolose ; ma

queste leggiere differenze sono per altra parte

meno sensibili di quelle della forma e del colo

re del frutto. -

Si

Z U C 233

aaaaaaaa

Si distingue la Zucca comune verde , di pelle

tenera, lucidissima, di polpa coloritissima , tal

volta variata di giallo. La Zucca bigia, di un

verde pallido , di una forma ovale, un poco a

pera. La Zucca bianca, scolorita, e nel tempo

stesso così molle, che il proprio peso le fa per

der la forma naturale, che è ugualmente a pera -

la Zucca gialla, ugualmeote ritondata ai due ca

pi, e la più comune a Parigi, prima che la Zue

ca grossa (potiron ) l'avesse fatta abbandonare,

cucurbita pepo, oblongus, vulgaris; le Zucche fi

nora riferite sono le comuni o volgari.

Tra le Zucche Indiane e di Virginia ( girata

mens ), si distinguono quelle che sono verdi ,

bernoccolute, di enorme grossezza ed eguali ai

due capi , come le Zucche comuni . La Zucca

indiana nera , fina dalla parte della coda , di

pelle liscissima , e di polpa consistente ; pro

duce essa talvolta alcune varietà ; le une di un

verde pallido, le altre a liste , altre totalmente

gialle ed uguali ai due capi; vi è un'altra varie

tà perfettamente nera , e che va assottigliandosi

solamenté verso la testa , ed un' altra finalmente

screziata di giallo verso la parte della coda. La

Zucca indiana rotonda, di un verde nero, gros

sa talvolta come la Zucca di frutti grossi, segna

ta talvolta di liste e di moschini pallidi. Si so

no vedute alcune di queste Zucche che richiama

vano l'attenzione per l'estensione prodigiosa che

aveva preso quella parte che si chiama occhio, e

nella quale si trovava il sito degli stimmi del

fiore, disegnato in una maniera straordinarissima --

-

Le

34 , z ti c

Le fecondazioniintersecate ossia triste, hanno

renduto la razza delle Zucche indiane, origina

riamente domestica ed invariabile, non meno ina

costante di qualunque altra ... La grossezza e la

forma della varietà della Zucca indiana rotonda,

fanno presumere che sia la prima per la quale

sia stato usato il nome francese giraumon (gira

monte), che significa propriamente un monte che

gira . Le Zucche indiane o a liste , chiamate da

ungo tempo cetriuoli di Malta o di Barbaria, e

da alcuni , Zucche Irrochesi ; questi frutti sono

variatissimi, scherzano tutti nella forma e nel co

lore come i precedenti, e si riducono alla mie

desima natura di essi ; ve ne ha parimente che

sono traversati da un numero assai grande di

screpoli per tutte le direzioni o da moschini fi

inissimi ; alcuni hanno bernoccoli enormi, e le li

ste non hanno tutte i medesimi gradi di colore .

Le Zucche indiane bianche , cioè di un giallo

pallido, chiamate da alcuni cetriuoli d'inverno ,

possono esser riguardate come le più degénera

te delle precedenti ; e sono in fatti comunemen

te le più piccole . Finalmente, la Zucca indiana

verde , tenera, a liste e a moschini, o carichi,

o pallidi, forma un'ultima varietà poco costan

te , ma che interessa l'attenzione, attesochè que

sto colore indica ordinariamente quelle, la pol

pa delle quali è più delicata a mangiarsi.

Le zucche a berlingozzo ossia a pasticcino o a

corona, chiamate ancora dai Francesi berretto di

Elettore, berretto da Prete , corona Imperiale ,

carciofo di Gerusalemme o di Spagna,

A

Z U C 235

d'Astracan, melopepo clypeiformis Bauh. Pin. 312 ;

Tourn. 1o6; Cucurbita melopepo , Lin. Fran. les

pastissons. La razza di queste Zucche esibisce pian

te difformi e come rachitiche ; lo stato di con

trazione da cui sono affette, si manifesta ini

tutte le parti di esse ; e questa malattia eredi

taria si perpetua da molti secoli più o meno

costantemente, ma si riproduce sempre pel pia

cere che si ha di ripiantare i semi dei frutti che

sono più regolarmente deformati. Questi frutti

hanno generalmente la pelle fina come le false

coloquintide , ma ordinariamente più nolle ; la

polpa più consistente e molto asciutta , per lo

che si conservano lunghissirno tempo , benchè

perdano facilissimamente la coda o gambo. Quan

to alla forma, se ne trovano alcuni rotondi, pi

riformi o turbinati; ma più spesso ancora nelle

razze domestiche, come se fossero stretti dalle

fibre nervose del calice , la polpa si gonfia e

sfugge negli intervalli, formando ora dieci coste

in tutta la lunghezza e solamente più elevate

verso il mezzo, ora prominenze dirette verso la

testa o verso la coda, la quale circondano in co

rona. Altre volte ancora il frutto si trova stroz

zato pel mezzo, e rigonfio immediatamente in un

cappelletto largo , come nel fungo che non sia

ancora dilatato , o anche finalmente, è intiera

mente appianato a modo di scudo, e talvolta più

o meno regolarmente increspato . Le celle della

polpa sono in questi frutti spesse volte in nume

ro di quattro o di cinque . Una parte dei semi

è gobba, e tutti sono cortissimi, e quasi di for

338 z tj C

“maesa

ma rotonda, secondo la proporzione che si osa

serva in generale nelle Zucche popone, i frutti

più lunghi delle quali hanno parimente i semi

più lunghi. Quanto al nome di pastisson (Zucca

a pasticcino) che si usa in Provenza, dev'essere

stato dato a questi frutti , per rapporto alla for

ma che hanno simile a quella di diverse specie

di pasticci . Fin dal principio della vegetazione ,

i rami della pianta, più consistenti, per la vici

nanza considerabile dei nodi , invece di strisciar

mollemente, si gettano dall'uno e dall'altro lato,

alcuni anche verticalmente e non calano final

mente in terra , se non che strascinati dal peso

dei frutti; i peduncoli dei fiori maschj sono lun

ghissimi, non meno che le code delle foglie che

sono talvolta attortigliate o undulate ; la forma

totale della foglia è allungatissima; ne sono poco

sensibili gli angoli ; e gli urili non hanno al

cun'uso.

Riguardo alle varietà o razze subalterne delle

Zucche a pasticcino, se , alle differenze nella for

ma esteriore del frutto, si aggiunga la presenza

o l'assenza delle liste e dei moschini , facilmente

si comprende che ne deve divenire assai conside

rabile il numero. Si possono consultare, a que

sto proposito, nel Gabinetto delle stampe, i di

segni del Sig. Duchesne e la spiegazione ragio

nata ch'egli vi ha aggiunta. Il Sig. de la Marck

fa menzione delle Zucche a pasticcino cedrato ;

questa razza mista esibisce frutti mediocri , allun

gati in forma di bottiglia , con protuberanze e

una pelle gialla dura, e n'è buona a mangiarsi

la

Z U C 237

-

la polpa. La Zucca a pasticcino cheimita laZuc

ca indiana o di Virginia, nota avarj dilettanti

sotto i nomi impropri di cetriolo di quaresima,

di zucca grossa di Spagna, e megliodisegnata col

nome curioso che le danno i Francesi di Pe”

toise ( sette a tesa ), che oltre la suafecondi

tà , richiama ancora "a vegetazione ristretta »

analoga a, quella delle Zucche a pasticcino . In

questa specie mista, irami sono talvolta così

strettamente ammucchiati, che formano unfolto

cespuglio, ed i frutti informi che sononel cene

tro legano tardissimo ; raccorciati ebernoccoluti,

stentano molto a maturare, e restano verdiIn

altri individui, i frutti dimediocre grossezza

hanno una pelle lucida e pallida, appena segna

di liste; ma nello stato di vigore » leZucche a

pasticcino, simili a quelle d'Indiasono allungate

in forma di clava, assai grosse»talvolta con al

cuni grossi bernoccoli, e dipintedi belle liste e

di moschini di color verde vivo sopra ifondo

di giallo di paglia un poco verdastro 3 el'aspet

to fresco di questo esteriore spicca ancoradi più

per la bianehezza della polpa,quando si taglia il

frutto. Questa polpa è finissima, si conservafi

no alla primavera, ed è piùdelicata a mangiarsi

di qualunque Zucca indiana -

4. Il cocomero o Pasteca o Anguria o ****

dalle foglie laciniate. Cucurbita anguria»Duch. 3

Cucurbita citrullus, Linn. ; Anguriacitrullus di

cta, Bauh. Pin. 32. Tourno6; citrullus fo

lio colocynthidis secto, semine nigro. Giov Bauli

2. p. 235 ; Anguria Indica , Rumph. Amb- 3C i

“238 Z UI C

r

Citrullus officinarum, Lob, Ic. 64o ; Jacé seu an

guria, Pis. Bras. 263, Franc. la Pasteque ou le

Melon d'eau, Courge a feuilles laciniées . Si vede

in Giov. Bauino, che il nome patheca, batheca,

albutheca, di Avicenna, viene da batice, che è il

nome indiano. Non si deve confondere questa

pianta colla Zucca nostrale, che è unaZucca po

pona, come abbiamo veduto qui sopra. Il coco

nero ha le foglie profondamente incise , consi

stenti, fragili, e la direzione di esse è moltopiù

verticale che nelle Zuccbe popone . Il fiore ha

la corolla meno strombata di quella delle Zucche

di fiori bianchi o da nuotare, menogrande, me

no campanulata , più profondamente incisa che

nelle Zucche popone, ed è inoltre di un giallo

meno carico. Il frutto è molto costantemente or

biculare, ha la pelle fina, liscia e moschinata di

macchie stellate, con liste pallide ; i seni , assai

rigonfi e con orlo rivoltato piccolissimo , sono

rossi o neri; la polpa sempre coloritissima , di

un giallo di zafferano o di cedrato, e così inten

sa nella maggior parte dei cocomeri, che si pos

sono succhiare e vuotare come una noce di coc

co per una apertura fatta alla pelle.

Sembra che i Provenzali ristringano il nome

di cocomero o pasteca alle razze, il frutto delle

quali si scioglie menoin bocca, e che si usa so

lamente in confezione col vino dolce , cotto a

modo di mosto , come si fanno le pere in Bor

gogna. Se ne coltivano in Santogna, che si man

giano fritti; e vi si chiamano improprissimamen

te col nome di concombre ( cetriuolo ) .

ClC

z U C 239N

che più si sciolgono in bocca sono chiamati co

comeri; e maturano gli uni e gli altri assai ma

le intorno a Parigi, anche nelle rimesse .

Sembra dal nome brasiliano , Jacé, attribuito da

Marcgrave al cocomero, che questa razza fosse

coltivata al Brasile; ma osserva il Sig. Duchesne

che i Portoghesi lo hanno forse portato in que

sta contrada del mondo. In fatti Prospero Alpi

no ne aveva veduti in Egitto di grossezza tale,

che un frutto solo faceva il carico di un uomo,

e tre o quattro, quello di un cammello. Parkin

son ancora riferisce e forse senza fondamento ,

una pasteca di America, di polpa consistente, etc.

Ray ne cita una specie, sull'autorità di Cisalpi

no, di polpa lignea e così consistente , che il

frutto balzava come un pallone , piuttosto che

spezzarsi . Sembra che l' Italia sia la patria dei

Cocomeri, ove comunemente crescono , hanno

la polpa rossa, sono di uno squisitissimo sapo

re, e dove crescono ad una prodigiosa grossez

za, specialmente nel territorio di Pistoja in To

SCd il2 e

Zucca della Guiana e del Brasile. Vedete Ca

lalou .

Zucca Arborea, o Albero Cucurbitifero , Cre

scentia, Lin. , Fran. Calehassier. Nome diun ge

nere di pianta di fiori monopetali , della divisio

ne delle personate , al dir del Cavalier de la

Marck, e che comprende alberi di America, le

foglie dei quali sono semplici, alterne o a maz

zetti ; i fiori irregolari di queste piante , produ

cono frutti carnosi, di corteccia dura, e che per-

la

24oZ U C

la grossezza e per la forma, si accostano alle

Zucche nostrali da nuotare .

Zucca Arborea difoglie lunghe , Cucurbitifera ar

bor Americana, Sloan, ; Cujete, Plum. e Marcg.

Fran. Le Calebassierà feuilles longues. E'un albero

interessantissimo pel vantaggio del suo frutto nei

paesi in cui cresce. Si trova alle Antille, alla

Nuova spagna, nella Guiana, ed anche a S. Do

mingo, nei monti e nelle pianure. Quest'albero

è della grandezza del nostro melo . Ha il tron

co tortuoso, non meno che i rami, che pren

dono, per la maggior parte, una situazione ori

zontale; la corteccia è bigiccia e corrugata; il

legno, bianco e più coriaceo che duro ; i rami

sono guarniti ad ogni nodo di nove o dieci fo

glie, in fascetti, lanceolate , ristrette insensibil

mente verso la base ; terminate da una lunga pun

ta, quasi sessili, intiere, liscie, verdi, ed un po

co rilucenti . Hanno dai cinque ai sette pollici di

lunghezza, ed un pollice e mezzo nella massima

larghezza . I fiori nascono non solo sopra tutti

i rami, ma anche intorno al tronco dell'albero ;

sono monopetali, anomali, solitari, fatti a cam

pana, frastagliati nel giro in molte parti, bian

castri, di un' odore ingrato, sostenuti da un ca

lice separato in due segmenti verdastri, bislun

ghi, incavati in cucchiaio ; sorge il pistillo dal

fondo del calice , circondato di quattro stami, le

antere dei quali sono forti ed arcuate ; a quei fio

ri che divengono fertili, succedono frutti più o

menogrossi, secondo gl'individui, dalla grossez

za di un'uovo fino a quella di una Zucca , ora

bislunghi, ora sferici, senza punta o capezzolo

Z U C

alla cima . La corteccia è verde , liscia, dura »

coriacea, quasi lignea; e contiene una carne pol

posa, floscia, bianca , piena di sugo , di un sa

pore acidetto e di un' odor vinoso , e che rac

chiude molti semi brunicci , schiacciati e fatti a

cuore. Si conosce che i frutti sono maturi, quan

do il gambo, per cui sono attaccati all'albero, si

avvizzisce e diventa nero ; ed allora si può co

gliere . Vi sno alcuni abitanti che variano la fr

ma di questi frutti; perchè, quando sono maturi

per metà, gli stringono fortemente con uno spa

go, secondo la figura che vogliono ad essi dare -

Questo frutto è chiamato da Lemery Zucca di

Guinèa o d'Africa, perchè quest'albero, che vi

è stato portato dall'America, è coltivato anche

in Africa. In Guinèa il frutto si chiama Macha

mona ; nella Nuova Spagna, cohyne d Cujete, o

Hyguero, e couis nelle Colonie Francesi .

Si scavano o, per meglio dire, sivuotano que

ste Zucche, versandovi dentro acqua bollente per

farne macerare ed ammollir la polpa, onde facil

mente distaccarla ; e se ne fanno allora fiaschi o

bottiglie eccellenti ; vi si mettono anche dentro

talvolta le pietruzze coll'acqua per meglio ripu

lirle . Si pretende che mettendo queste Zucche

intiere in forno o sotto la cenere infuocata, se

ne può ugualmente liquefar la polpa per farla

uscire. Dice Lemery che i Cannibali ne fanna

piccoli vasi, dei quali si servono particolarmen

te per un mistero che riguarda la loro Divinità;

le vuotano essi e le riempiono di mais e d'altre

semenze o di pietruzze, e le adornano di fuori

Bom.TXXXIX.Q di

242 2 U e

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di molte specie di piume, poi forandole in fon

do , vi mettono dentro un bastoncello, che con

ficcano in terra. Questi popoli hanno il costume

di conservare con molto rispetto tre o quattro

di tali Zucche , così accomodate in ciascuna di

loro capanne, le chiamano maraka e tamaraka,

e credono, quando maneggiano questo frutto e lo

sentono far qualche rumore, a cagione dei semi

e delle pietruzze che vi sono dentro, di parlar

eol loro Toupan, cioè, col loro Dio, e di aver

da lui certe risposte. Sono mantenuti in questa

superstizione dal loro Paigi o Indovini, i quali

fanno loro credere che col fumo di tabacco e

certi incantesimi e borbottar di parole, danno

una virtù divina al loro tamaraka.

G' Indiani lisciano la superficie esteriore di

questi frutti vuoti e seccati, e gli smaltano va

gamente col rucù, l' indaco ed altri bei colori,

stemperati nella gomma d'acajù. I loro disegni

alla selvaggia sono assai giusti, per gente che non

fa uso di riga nè di compasso; e si veggono tal

volta nei gabinetti dei curiosi alcuni di questi la

vori . Si fanno colla corteccia degli stessi frutti

diversi utensili domestici, segnatamente piatti,

e servono a tutti gli usi, purchè non si mettano al

fuoco. La Zucca arborea somministra la maggior

parte dei piccoli mobili di casa dei Caribi, dei

Negri delle Colonie e degli stranieri che vanno

alle isole. Questi utensili, secchie, vasi, fiaschi,

piatti, bicchieri, cucchiai, &c., sono chiamati

ccuis dai Negri . Il goligo o coyemboue, così van

taggioso agli stessi Negri ed ai Selvaggi per

le

ij ( 243

dere e conservar con pulizia il loro mangiare ,

altro non è che una di queste Zucche vuote,

che ha un'apertura da potervi passar la mano ;

si chiude esattamente l' apertura con un pezza

della Zucca stessa , fatto a cupoletta

Gli abitanti dei luoghi nei quali crescono que

sti frutti, ne riguardano la polpa come una pa

nacèa per un gran numero d' infermità e di ac

cidenti: l'usano contro l'idropisia, la diarrea,

nelle cascate, contusioni, colpi di sole, dolori

di testa ed anche per guarir le scottature, e ne

ritraggono un liquore simile alla nostra limona

ta. Vi è presentemente il costume di far bollir

questa polpà, di passarne la decozione per pan

no lino, di mescolarla in seguito con zucchero,

e di formarne un siroppo risolvente, del quale

si fa un'uso grande nelle isole per far uscire il

sangue coagulato : questo siroppo diviene attual

mente comune in Francia , è se ne fa uso pel

petto, sotto il nome di siroppo di calebasse. Gli

uccelli del paese, che hanno il becco forte e ro

busto, bucano questi frutti per mangiarne la pol

pa di cui sono ghiottissimi: questa stessa polpa,

seccata è, al dir di Lemery, di un sapor grato

come quello del marzapane -

Miller ci dice che è stata coltivata per curiosi

tà e con buona riuscita in Europa, questa Zucca

Americana in una stufa di calortemperato. Que.

sto albero esige un terreno leggiero ed inaffia

menti frequenti; e si moltiplica per rimessiticci e

per semi freschi

Il P. Plumier distingue cinque specie di zucO 2

che

244Z t C

che arborescenti. Nella prima , le foglie sono

bislunghe e strette; i frutti grossi ed ovali, e

questa è la specie quì sopra descritta. Nella se

conda, le foglie sono larghe , i frutti molli,

cujete latifolia, fructu putamine fragili. Nella

terza , l'albero è piccolo e produce frutti duri .

Nella quarta, le foglie sono strette, ifrutti pic

coli e sferici. Dice il Sig. de la Prefontaine che,

nella Guiana, i rami dei più grossi alberi di Zuc

che si estendono dai tre ai quattro piedi di di

stanza da terra, e producono i frutti più volu

minosi ; e che la Zucca arborea più alta non

passa i sedici piedi . Quest'ultima è chiamata

matallou dai Caribi uomini e dalle donne, buira

o haya : tiboucoulou è la Zucca arborea più pic

eola : mouloutoucou dai Caribi, commori dalle Ca

ribe : la Zucca lunga, aperta pel mezzo , che

serve di vaso da tenere il vino, è chiamata ton

ton dagli uomini , e chueyù dalle donne Cari

be : la Zucca mediocre , piena di pietruzze, che

serve loro di strumento, di violino o di tambu

rino, malagalì dagli uomini, chichira dalle don

ne . La Zucca fatta a pistola, camacoulou . Ri

guardo alla Zucca con fiori di gelsomino, e che

cresce nell' isole di Bahama, sembra che appar

tenga a un'altra specie di pianta .

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Si chiama in America Zucca d'erba oZucca stri

sciante, la nostra Zucca larga da nuotare, che è

stata colà trasportata. Benchè la corteccia della Zuc

ca strisciante sia più grossa di quella della Zucca

arborea , è contuttociò meno a proposito per

contener liquori, perchè questo guscio che è me

lQ)

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z. Uf C 245

no duro, fa loro contrarre un cattivo sapore ,

Vedete l'articolo Zucca . Riguardo alla Zucca ar

borea del Senegal , Vedete Baobab, all'articolo

Pan di Srimmia.

zucca Selvatica. E' la brionia o vitalba. Vede

te questo articolo.

ZUCCHERINO o MANGIA ZUCCHERO .

Lat. Certhia saccharivora . Nome dato a un pic

colissimo uccello che si trova a S. Domingo, al

la Giammaica , alla Guiana, alla Martinicca, a

Bahama, e solamente nelle contrade del Nuove»

Continente, ove si coltiva la canna da zucchero:

questo uccello è del genere del rampichino, e

se ne distinguono due specie, che probabilmente

sono semplici razze, o anche varietà, che diffe

riscono per le dimensioni più o meno grandi, e

pei colori più o meno cupi : generalmente, la

piuma superiore è di un bruno che tira o al nero,

o al bigio cenerino ; l'inferiore e il groppone

sono di un giallo più o meno carico , l'orlo

delle ali è gial'o; le penne di esse e quelle del

la coda sono bruniccie , orlate di bigio ceneri

no: quest'ultima tinta è quella della gola ; vi è

un tratto biancastro sopra ambedue gli occhj ;

il becco è nero; i piedi sono di un bigio tur

chiniccio : sono grossi appresso a poco come il

nostro rampichino. Questi uccelli prendono il

nome dall'abito che hanno di arrampicarsi su per

Ie canne dello zucchero , di ficcare il becco ne

gli screpoli del fusto e di succhiare il sugo zuc

cherino che contiene: ciò non ostante, siccome,

ai dire del Sig. Mauduyt, la lingua degli Zucche

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IlIll

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rini non è atta a succhiare come quella dei co

librì e degli uccelli nosche, e non è una tromi

ba, come in questi, forse gli Zuccherini d'altro

non si alimentano che d' insetti attirati dallo

spandimento del liquore delle canne da zucche

ro , e che così si trovano su queste canne .

ZUCCHERO. Vedete l'articolo Canna da Zucche

ro. Abbiamo parlato dello Zucchero d'acero, in

seguito all'articolo Acero ; dello Zucchero di

bambù, alla parola Legno di bambù; e dello Zuc

chero di betulla alla parola Betulla, &c. GliAn

tichi hanno fatto ancora menzione di altre sorti

di Zucchero naturale, cioè del tabaxir, che è il

Saccar-mambì delle Indie, o lo Zucchero della

canna arborescente, più nota sotto il nome di

bambù; lo Zucchero alhusar e alhasser, che è la

manna dell'Apocino . Vedete queste parole .

Zucchero di Monte . Vedete Balsamo del porco

e Gomart.

ZUIMPEZEE. Vedete champanzèe.

ZURNABA o ZURNAPA o GIRNAFFA . E'

la giraffa. Vedete all'articolo Cammellopardo .

ZWITER. Nome dato a una miniera di sta

gno, in piccoli grani, in una ganga poco co

stante ; è essa talvolta di marna bianca a Eyben

stock , e talvolta di quarzo misto di mica a

Ehrenfriedersdorff. Vedete l'articolo Stagno .

ZYGENA, Lat. zygcna. Vedete Martello.

ZYZEL, Vedete zizel.

FINE DEL ToMo TRIGESIMoNoNo.

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