Catalogo dei trachy di Tessalonica

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Alberto Trivero CATALOGO DEI TRACHY DI TESSALONICA 1204-1261 Achao 2007

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Alberto Trivero

CATALOGO DEI TRACHY DI TESSALONICA

1204-1261

Achao 2007

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LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI

All’indomani della propria elezione al soglio pontificio (1198), Innocenzo III promulgò la sua prima enciclica, nella quale si affermava la necessità di liberare Gerusalemme e la Terra Santa dal dominio mussulmano. Pertanto indisse una Crociata a tal fine, la quarta, con l’obiettivo di prendere d’assalto l’Egitto per costringerlo a restituire Gerusalemme. Ad essa aderirono i Franchi, comandati da Bonifacio del Monferrato e Baldovino di Fiandra. Infine aderì il doge di Venezia, Enrico Dandolo, offrendo l’appoggio marittimo in cambio dell’aiuto per riconquistare il porto di Zara, passato sotto gli Ungari. Zara venne presa e saccheggiata il 24 novembre 1202.

Se l’obiettivo dichiarato era la “liberazione” della Terra Santa, gli obiettivi reali dei Crociati erano diversi: Venezia voleva assicurarsi il dominio commerciale del Mediterraneo orientale, i nobili franchi erano ansiosi di saccheggiare città e paesi per assicurarsi ricchezze personali, e Innocenzo III intendeva porre fine all’indipendenza del Patriarcato ortodosso, ristabilendo l’unità del mondo cristiano sotto la sua unica autorità. Pare, infatti, che sin dal 1202 esistesse un patto segreto tra Venezia ed il sultano egiziano, in base al quale quest’ultimo non avrebbe interferito in una eventuale contrapposizione tra i Crociati e l’impero bizantino: accordo che avrebbe avuto l’approvazione (segreta) di Innocenzo III e del quale, probabilmente, erano a conoscenza Bonifacio, Baldovino e i più nobili tra i condottieri crociati.

I crociati trascorsero l’inverno in Zara. Lì ricevettero una richiesta da Alessio, figlio dell’imperatore Isacco II, detronizzato e imprigionato da Alessio III, il quale offrì ai Crociati accordi mercantili, ingenti somme e la riunificazione delle due Chiese cristiane, in cambio dell’aiuto per riconquistare il trono. Ai Crociati non parve vero poter raggiungere i propri scopi e per giunta con l’appoggio e la “legittimazione” offerta loro dal principe bizantino. Fu così che nel 1203, i Crociati entrarono a Costantinopoli e reinstallarono Isacco II sul trono.

Una restaurazione solamente nominale, in quanto, di fatto, la Capitale bizantina era in mano dei Veneziani, che spadroneggiavano con la protezione imperiale. Ad accrescere il malcontento della popolazione, si aggiunse quello del clero, riottoso all’idea di un riavvicinamento alla Chiesa romana e di restare subordinato al potere papale (vero “deus ex machina” dell’occupazione di Costantinopoli e del disfacimento dell’impero bizantino). Così stando le cose, fu facile per Alessio V Murzuflo – genero di Alessio III e cugino di Alessio IV – provocare una sommossa popolare che si concluse con l’uccisione di Isacco II e del figlio Alessio IV (1204) e con la cacciata dei latini dalla città. Dal loro canto, anche i Crociati erano scontenti, in quanto non avevano ottenuto i risultati economici sperati: infatti il tesoro della capitale era esausto e Alessio non poté pagare i compensi promessi, la Corte imperiale si rifiutava di riconoscere ai Veneziani i privilegi economici ambiti, ed il patriarca e il popolo si rifiutarono di riconoscere il papa come capo della chiesa universale. Sicché la sommossa popolare che si concluse con l’uccisione dell’imperatore Isacco II, per i Crociati costituì il “casus belli” sperato.

I Veneziani già da tempo si erano assicurati l’appoggio di una quinta colonna all’interno della città, e fu grazie ad essa che le truppe crociate poterono entrare

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facilmente e riconquistare rapidamente la metropoli bizantina – chiamata anche “la città d’oro” – che non aveva pari nel mondo per magnificenza e ricchezza artistica, ma soprattutto che si distingueva per la sua cosmopolita popolazione e per la sua tolleranza, una città dove già allora le moschee si ergevano non distanti dalle sinagoghe e dalle chiese.

Seppure è vero che l’impero bizantino attraversava un periodo di grande decadenza e sfacelo morale ed economico, tuttavia Costantinopoli restava la grande capitale, erede dell’impero romano: la più splendida città del mondo occidentale, colta, raffinata, straordinariamente ricca di monumenti e di capolavori artistici. Se le casse dell’erario erano vuote, la ricchezza era lì, nei palazzi secolari che si specchiavano sul Bosforo. Furono tre giorni di saccheggi e di mattanze terribili1: incendi, assassinati, e soprattutto saccheggio sistematico dei suoi palazzi, privati e pubblici, dei suoi monumenti, persino degli arredi delle chiese ortodosse. Interi quartieri furono ridotti alla completa rovina e la grande moschea fu distrutta, nonostante anche il popolo ortodosso si fosse schierato in sua difesa. I nobili bizantini ed il clero ortodosso poterono salvare le loro vite unicamente fuggendo, e lo fecero verso la Tracia e da lì in Anatolia, oppure verso l’Epiro.

Così si compì il più terribile saccheggio di una grande città, sin dai tempi del sacco di Roma, il quale pose fine per sempre allo splendore della grande capitale dell’Impero Romano d’Oriente.

Restati padroni incontrastati della città, i cavalieri della Quarta crociata fondarono un regno crociato conosciuto come “Impero latino”, che intendevano quale successore cattolico di quello bizantino ortodosso. Il 16 maggio 1204, Baldovino conte delle Fiandre venne incoronato come primo Imperatore2 dell’Impero latino, mentre a Bonifacio del Monferrato3 occupò il regno di 1 Il saccheggio di Costantinopoli del 1204 fu così terribile, che due secoli più tardi, quando la città assediata dalla truppe ottomane stava per cadere, i bizantini rifiutarono l’aiuto degli Stati cristiani e preferirono consegnarsi spontaneamente alle truppe islamiche, piuttosto che riavere tra le loro mura la presenza delle truppe venete e soggiacere all’autorità del papa romano. Giovanni Paolo II, cosciente del terribile solco creato dal saccheggio di Costantinopoli, quando giunse ad Atene (2001) e si incontrò con l’arcivescovo Christodoulos, offrì un “mea culpa” per il sacco di Costantinopoli del 1204. Un episodio lontano nel tempo ma ancora vivo per la maggior parte degli ortodossi: è uno dei motivi principali di lontananza dalla Chiesa di Roma. “Penso – disse Giovanni Paolo II - al saccheggio disastroso della città imperiale di Costantinopoli. È tragico che i saccheggiatori che avevano stabilito di garantire ai cristiani libero accesso alla Terra Santa, si siano poi rivoltati contro i propri fratelli nella fede. Il fatto che fossero cristiani latini riempie i cattolici di profondo rincrescimento”. 2 Il nome latino dell’imperatore era Imperator Romaniae, o Imperatore di Romania. Questo nome, che all’incirca significa “terra romana”, non ha niente a che vedere con la moderna nazione dallo stesso nome; piuttosto, era la forma latina del titolo del cosiddetto Imperatore bizantino, che l’Imperatore latino sperava di rimpiazzare. L’Impero Bizantino non venne mai chiamato in quel modo e il titolo dell’Imperatore era Basileos Rhomaion, o Imperatore dei Romani. 3 Bonifacio accettò la nomina di Baldovino quale imperatore latino con molta riluttanza e rispose pianificando la conquista di Tessalonica, seconda città bizantina dopo Costantinopoli. All’inizio dovette contendersi l’esclusività dell’impresa con lo stesso Baldovino, anch’egli intenzionato ad accaparrarsi la città. Ma ad avere la meglio nella disputa fu Bonifacio, che ottenne l’obiettivo consegnando ai Veneziani il suo possedimento di Creta. Verso la fine del 1204 conquistò Tessalonica e vi istituì un nuovo regno, formalmente dipendente da Baldovino. Ma il titolo di “Re” non fu mai ufficialmente adottato. Bonifacio era imparentato con i Comneni poiché suo fratello Corrado aveva sposato la principessa bizantina Isabella Comnena, figlia di Isacco II. Il regno di Bonifacio durò meno di due anni. Caduto in un’imboscata tesagli da Kaloyan, zar di Bulgaria,

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Tessalonica con l’appoggio dei Veneziani e Guglielmo di Champlitte si insediò nel principato di Acaia (1205).4

Sebbene l’Impero latino avanzasse pretese su tutti i territori che furono parte dell’impero bizantino, di fatto la sua autorità si limitò a Costantinopoli e le due sponde del Bosforo, alla Tracia e la Tessalonica, ed alla penisola greca. Quindi buona parte del territorio rimase nelle mani di regni nemici, alla cui corona si erano insediati degli aristocratici dell’ex-Impero bizantino: è il caso del Despotato d’Epiro, dell’Impero di Nicea, e di quello di Trebisonda. Il regno di Tessalonica era formalmente subordinato all’Imperatore latino, ed il principato d’Acaia al regno di Tessalonica, ma di fatto furono stati autonomi. Il regno di Tessalonica durò vent’anni, fino a quando fu assorbito dal Despotato d’Epiro (1224), per poi tornare possessione dell’Impero latino (1234), ed infine essere assoggettato dall’Impero di Nicea (1246). Il principato d’Acaia divenne pienamente sovrano con la caduta del regno di Tessalonica e tra gli stati latini sorti sulle rovine dell’impero bizantino, fu quello che sopravvisse più a lungo, oltre il 1261, anno della ricostituzione dell’impero bizantino.

morì assassinato il 4 settembre 1207 e il regno fu ereditato dal figlio Demetrio, ancora bambino. Nel 1224 Demetrio assumeva il pieno comando, ma Teodoro di impadronì di Tessalonica e il regno fu annesso al Despotato d’Epiro. 4 Imperatori latini di Costantinopoli, 1204-1261: Baldovino I (1204-1205) Enrico di Fiandra (1206-1216) Pietro di Courtenay (1217) Yolanda di Fiandra (1217-1219) Roberto di Courtenay (1221-1228) Giovanni di Brienne, reggente (1228-1237) Baldovino II (1228-1261)

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L’IMPERO DI TESSALONICA

Il Despotato dell’Epiro

Dopo la caduta di Costantinopoli (1204), i cittadini greci cercavano di radunarsi in alcune zone, per difendersi dai latini e dai veneziani. Tra queste zone “franche”, l’Epiro, che corrispondeva alla provincia di Nicopoli, governata da Michele, aveva acquistato particlare rilevanza. Michele, cugino di Isacco II e Alessio III, vide quindi spalancarsi una porta per il dominio nella zona. Prendendo con sé dei soldati a lui fedeli, difese l’Epiro dai latini; vedendo ciò i greci della Tessaglia e del Pelopponneso si posero sotto il suo protettorato. Nacque così il Despotato d’Epiro il qaule, al pari dell’Impero di Nicea, reclamò anch’esso il titolo di “legittimo erede” dell’Impero bizantino.

Michele I, chiese a Giovanni Camatero, l’anziano patriarca di Costantinopoli, di riconoscergli il titolo imperiale. La sua richiesta non ebbe soddisfazione, in quanto il patriarca gli preferì Teodoro I di Nicea. Non avendo avuto il titolo di Imperatore, Michele I si sottomise alla chiesa cattolica.

Enrico di Fiandra domandò a Michele I fedeltà all’Impero latino, ricnososcendo l’indipendenza del Despotato epirote: alleanza sancita nel 1209 dal matrimonio della figlia di Michele I con Eustachio, fratello di Enrico di Fiandra. Michele I non prestò fede a questa alleanza, confidando nella protezione delle montagne, che avrebbero fermato tutti i latini con cui avesse stretto e rotto alleanze. Nel frattempo i parenti di Bonifacio fecero rivendicazioni sull’Epiro, e Michele I nel 1210 strinse un’alleanza coi Veneziani per attaccare la Tessaglia, in mano alla casata dei Bonifacio. Michele I si dimostrò disumano coi suoi prigionieri, arrivando a crocifiggere alcuni preti latini. In risposta, Papa Innocenzo III lo scomunicò. Enrico tornò in città in quell’anno e costrinse Michele I ad una nuova alleanza nominale. Ma questi si dedicò piuttosto a catturare altre città strategiche che erano in mano latina, come Larissa, Durazzo e Ohrid, e ad assicurarsi il controllo della via Ignazia per Costantinopoli. Egli prese inoltre controllo dei porti sul golfo di Corinto. Nel 1214 catturò Corfù ai Veneziani, ma fu ucciso dal fratellastro Teodoro, che gli subentrò al trono.

Teodoro si preparò immediatamente per attaccare Tessalonica, la cui importanza era seconda solamente a Costantinopoli, al fine di dare sostanza alle sue pretese di essere riconosciuto quale legittimo erede dell’impero bizantino. e combatté i Bulgari. Enrico di Fiandra morì mentre stava per contrattaccare e i latini, distratti dal crescente potere di Nicea, non poterono impedire a Teodoro di conquistare nel 1224 la capitale della tessaglia, dando vita all’impero di Tessalonica.

La nascita dell’Impero di Tessalonica e i Comneno Duca

Teodoro Angelo, o Comneno Duca come egli stesso preferì denominarsi, impadronendosi di Tessalonica, si convertì nel sovrano più potente della penisola greca. Nel 1225 conquistò Adrianopoli e, alleandosi con i Bulgari, riuscì a scacciare i Latini dalla Tracia. Nel 1227 Teodoro si incoronò Imperatore bizantino, nonostante non fosse riconosciuto dalla maggior parte dei Greci,

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specialmente dal Patriarca di Nicea. Nel 1230 ruppe l’alleanza con la Bulgaria, sperando di spodestare Ivan Asen II, che lo aveva trattenuto dall’attaccare Costantinopoli. Nella battaglia di Klokotnitza (1230) lo zar bulgaro sconfisse, catturò ed accecò Teodoro. Suo nipote Michele II prese il potere in Epiro che restò definitivamente separata dalla Tessaglia.

Il regno di Teodoro Comneno Duca, per quanto concerne la coniazione, si conclude nel 1230 con la sua cattura a Klokotnitza: infatti sebbene nel 1237 fosse liberato e tornasse formalmente ad insediarsi a Tessalonica, di fatto dal 1230 regnarono i suoi due figli ed egli non ricuperò più la porpora imperiale. Gli altri tre sovrani della dinastia dei Comeno Duca furono Manuele (1230-37), fratello di Teodoro, ed i suoi figli Giovanni (1237-44) e Demetrio (1244-46).

Manuele assunse il potere nel 1230, a seguito della cattura del fratello, ma fu deposto nel 1237 in conseguenza di un complotto organizzato da Teodoro al suo ritorno dalla Bulgaria. Egli tentò di recuperare il trono nel 1239, con l’appoggio di Nicea, ma ottenne solamente di acquistare il governatorato della Tessaglia, che mantenne sino alla sua morte. Giovanni, di animo serio e pio, si autodesignò basileus fino al 1242, quando il suo omonimo Giovanni Vatatzes, imperatore di Nicea, invase il suo regno, assediò Tessalonica e lo obbligò a rinunciare al titolo, di modo che successivamente dovette conformarsi con quello di despota5. Presumibilmente, questo fu il solo titolo assunto da suo fratello Demetrio, frivolo e amante della bella vita, che gli succedette alla sua morte (1244), il cui regno fu breve.

Le coniazioni dei Comneno Duca Si conoscono monete a nome di Teodoro, di Manuele e di Giovanni, ma non di

Demetrio6, fatto che non sorprende in considerazione del disordine in cui era precipitata la coniazione alla fine del regno di Giovanni. I sovrani si designano normalmente Duca, o raramente Comneno o Comneno Duca, ma mai Angelo. Il titolo, dove presente, è normalmente quello di despota; soltanto su un singolo tetarteron di Teodoro è quello imperiale nella formula di basileus kai autokrator. Questo fatto è sorprendente considerando quanto Teodoro fosse attaccato al titolo ed alle difficoltà incontrate da Giovanni Vatatzes per indurre Giovanni ad abbandonarlo, ma la prova numismatica è chiara.

Non si conosce nessuna coniazione aurea a nome dei Comneno Duca, benché si possa prevedere di ritrovarne qualcuna a nome di Teodoro; inoltre vi è pochissimo argento. Pertanto la massa della coniazione consiste in trachy di rame e in piccole spezzature di tetartera e di mezzi tetartera.

Sembra sussistere una rispondenza fra il numero di tipi emessi e la durata di

5 Giovanni Vatatzes probabilmente sperò di porre termine all’indipendenza della Tessalonica sin dal 1242, ma non ebbe modo di giungere ad una conclusione, poiché sussisteva il rischio di un attacco dei Mongoli ai suoi domini in Asia Minore. In 1246 si mosse nuovamente contro Tessalonica e, con l’aiuto di una cospirazione locale, bloccò la città. Demetrio morì prigioniero in Bitinia alcuni anni più tardi. Soltanto l’Epiro rimase indipendente, essendosi separato da Tessalonica nel 1231, sotto Michele II. 6 Sebbene si attribuisca a Demetrio un piccolo trachy anepigrafico, e forse sia legittimo assegnare allo stesso anche altri piccoli moduli egualmente anepigrafici.

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ciascun sovrano, ciò che farebbe supporre che ogni anno venisse modificata la tipologia coniata, come probabilmente avvenne nell’impero di Nicea:

imperatore anni di regno tipi di trachy

Teodoro (1224-30) 7 10

Manuele (1230-37) 8 8

Giovanni (1237-44) 8 6

Nel caso di Giovanni, le sei tipologie considerate corrispondono ai trachy con

tondello regolare (28-30 mm), poiché a queste emissioni “regolari” ne vanno aggiunte numerosissime realizzate con tondelli ridotti, senza che vi sia una plausibile spiegazione a questo fatto.

La qualità delle coniazioni di Tessalonica è generalmente buona, comparabile con quelle di Isacco II o di Alessio III. Alla buona qualità, che contrasta con la modestia delle coniazioni imitative latine e bulgare e rivaleggia, con successo, con quelle niceane, si aggiunge una originalità nel disegno.

Durante i regni di Teodoro Comneno Duca (1224-30: trachy 01) e di Giovanni Comneno Duca (1237-44: trachy 19, 23, 31, 34), i conii di Tessalonica spesso raffigurano un particolare scettro sormontato da un triangolo rovesciato, al quale si sovrappone un croce inscritta in un cerchio (scettro tessalonico):

Questo scettro quasi sempre è inserito tra due figure (l’imperatore

accompagnato da un Santo) e permette attribuire immediatamente un conio a Tessalonica.

Le lettere o i simboli (per esempio gigli, sbarre, stelle) che appaiono su alcune coniazioni, probabilmente rappresentano i segni dei diversi incisori. Ma è con i piccoli trachy a nome di Giovanni che l’originalità del disegno assume la maggiore rilevanza, con temi del tutto originali e, per alcuni versi, in alcuni casi anticipatori di soggetti tipicamente rinascimentali.

In alcuni casi l’attribuzione resta incerta. E’ possibile che alcune monete di Teodoro I e Manuele vadano attribuite ad una eventuale zecca di Arta, anziché quella di Tessalonica. Riguardo ai sovrani, le monete di Giovanni Comneno Duca si distinguono da quelle di Giovanni III Vatatzes per il loro ritratto: Giovanni, che era un giovane, è raffigurato sempre imberbe, mentre Giovanni III presente una lunga barba, come ben si vede sulle monete di Nicea. Alcune monete di Teodoro, infine, a volte furono attribuite a Teodoro II Lascaris.

Le uniche monete conosciute di Giovanni consistono in trachy di rame ed un singolo tipo di tetarteron,. La maggior parte di loro portano il suo nome, a volte completamente (IO ANNHC), con il titolo di despota anziché Duca; soltanto il tetarteron lo designa Comneno Duca. Alcune monete anonime vengono attribuite a lui a causa della loro rassomiglianza con i suoi tipi ed il loro differenza con

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quelli di altri nominativi della medesima epoca. Certamente sono della stessa data e zona, poiché tanto le monete che riportano il nome quanto quelle anonime sono state trovate insieme nei ripostigli, sebbene alcune di loro possono essere state coniate dopo la sua morte.

Benché ogni tipo specifico sia raro, la coniazione dei Comneno Duca è stata studiata in modo approfondito7: tuttavia restano alcuni aspetti, anche importanti, ancora insoluti.

Le coniazioni a nome di Giovanni Comneno-Duca

La coniazione a nome di Giovanni è notevole per la diversità tanto nei tipi,

quanto nei moduli. Ci sono sei tipi di trachy nel formato tradizionale (serie I, 28-30 mm) ed altri sei con un modulo un po’ più piccolo ma leggermente più spesso (serie II), ciò che potrebbe confermare l’ipotesi di un cambiamento annuale del tipo. Ci sono inoltre oltre trenta tipi realizzati con un modulo sensibilmente o molto più piccolo del trachy normale (serie III), ed altri ancora potrebbero apparire. Tutti i coni della serie I ed una parte di quelli della serie II sono riprodotti nella serie III, ma la maggior parte di quelli di quest’ultima, sono di tipo totalmente originale.8

Restano sconosciute le ragioni che hanno portato ad un cambiamento nel modulo delle monete. Si è ipotizzato di attribuire le monete più piccole ad una zecca diversa da Tessalonica ma la Tessaglia non appare sufficientemente vasta per lasciar spazio ad un’altra zecca: dunque non appare comprensibile la simultanea coniatura di monete di modulo grande e piccolo in una area così ristretta. Neppure sembrano esservi state coniazioni di valori frazionari e la dimensione dei moduli non suggerisce pesi frazionari, ma piuttosto si osserva una continuità nei diversi tagli.

L’originalità dei disegni dei trachy di modulo ridotto è affascinante. Vi sono

tipi che riportano in modo originale raffigurazioni tradizionali. La figura di San Teodoro è insolitamente prominente nella coniazione di Giovanni. Un tale profusione di tipi è notevole per un regno durato solamente sette anni.

7 da Laurent e da Bertel e successivamente da Hendy e da Bendall. 8 Bertel ha creduto che le monete più piccole fossero “mezzi trachy”, e ciò parte plausibile. Hendy, tuttavia, sostiene che era intervenuta già una notevole perdita di peso del trachy e sottolinea come i tipi più piccoli siano stati trovati con notevole abbondanza nei ripostigli insieme a trachy di Teodoro e di Manuele tosati ed ai tipi più piccoli delle coniazioni imitative latine.

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BIBLIOGRAFIA

1. Stefan Joppich, Die Billon-Skyphaten der Komnenen und Angeloi 1092-

1204, Petzlaff Editore, Hameln 2006. Uno studio assai approfondito ed aggiornato sul

tema, nel quale vengono riportati con dovizia di dettagli tutte le varianti conosciute:

costituisce un testo assolutamente indispensabile per lo studioso ed il collezionista dei trachy

di mistura, che può essere richiesto direttamente all’Autore ([email protected]).

2. Stefan Joppich, Die bulgarische und venezianischen Billon-Skyphaten

während der “Lateinischen Besetzung” von Byzanz 1024-1261, Petzlaff Editore, Hameln 2005. Un approfondimento molto specialistico sul tema specifico delle

contraffazioni bulgare e delle emissioni latine, per il quale si sta approntando una seconda

edizione, che può essere richiesto direttamente all’Autore ([email protected]).

Queste due opere, che purtroppo esistono solamente in tedesco, costituiscono i due studi

fondamentali sul tema. Si tratta di un lavoro molto completo ed esaustivo, forse destinato più allo

specialista piuttosto che al collezionista, impostato con un criterio molto schematico, che

comunque rende facile l’identificazione del trachy e di ogni sua variante anche al collezionista di

media esperienza. Purtroppo le illustrazioni che lo accompagnano, molto poche, non sono

all’altezza dell’opera, anche se l’Autore in una comunicazione privata, mi ha detto che nella

stesura della seconda edizione sta provvedendo a migliorare e ad ampliare la parte iconografica.

Per chi voglia dedicarsi seriamente al tema dei trachy di mistura, tanto a quelli imperiali, quanto

alle contraffazioni o a quelli imitativi (emissioni latine), queste due opere rappresentano un

sostegno assolutamente irrinunciabile.

3. Michael F. Hendy, Coinage and money in the Byzantine Empire: 1081-

1261, Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies, Washington, 1969

4. Cécile Morrisson, The emperor, the saint, and the city: coinage and money

in Thessalonike from the thirteenth to the fifteenth century, Dumbarton Oaks Paper no. 57, Washington 2003. Opera principe sul tema della monetazione di

Tessalonica.

5. David Sear, Byzantine coins & their values, Ed. Seaby, London 1974 e successive edizioni. Nonostante alcuni suoi limiti, resta il catalogo più diffuso tra i

collezionisti, tanto per la sua sistematicità e completezza, quanto per la sua facile ed

economica reperibilità.

6. Alexander Vasiliev, Historia del Imperio Bizantino, 2 voll., Barcelona 1945. Nonostante sia stata scritta 60 anni or sono, resta una delle migliori opere sulla storia

dell’impero bizantino: è stata usata quale fonte principale per le annotazioni storiche di

questo testo.

7. Antonio Valladolid Alonso, Los últimos siglos de Bizancio a través de su

moneda, Erytheia, Vol, 26, Madrid 2005

8. Alan Stahl, Coinage and Money in the Latin Empire of Constantinople, Dumbarton Oaks Papers, n. 55, Washington 2001

9. Angeliki Laiou, Use and Circulation of Coins in the Despotate of Epiros, Dumbarton Oaks Papers, n. 55, Washington 2001.

10. Antonio Valladolid Alonso, Los últimos siglos de Bizancio a través de su

moneda, Erytheia, Vol, 26, Madrid 2005

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CATALOGO DEI TRACHY DELL’IMPERO DI TESSALONICA

Teodoro I Comneno Duca (1224-1230)

Teodoro Angelo, o Comneno Duca come egli stesso preferì denominarsi, già sovrano dell’Epiro,

nel 1224 riuscì ad impadronirsi di Tessalonica, aggregandolo al suo Stato e convertendosi nel

sovrano più potente della penisola greca. Il suo regno, per quanto concerne la coniazione, si

conclude nel 1230 con la sua cattura a Klokotnitza: infatti sebbene nel 1237 fosse liberato e

tornasse formalmente ad insediarsi a Tessalonica, di fatto a partire dalla data della sua cattura

regnarono i suoi due figli ed egli non ricuperò più la porpora imperiale.

01. Trachy di 1° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e S. Demetrio stanti impugnano un lungo scettro culminante in una decorazione costituita da un triangolo con sovrapposta una croce inscritta in un cerchio. V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson 1196, Sear 2087.

02. Trachy di 2° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro incoronato da S. Demetrio. V/ Cristo in trono. Rif. Grierson 1197, Sear 2089. RARO

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03. Trachy di 3° tipo – Ø = 28 mm D/ Teodoro e S. Demetrio stanti impugnano uno scettro culminante in una decorazione costituita da un triangolo con sovrapposta una croce inscritta in un cerchio. V/ Vergine in trono. Rif. Grierson 1198, Sear 2091. NON COMUNE

04. Trachy di 4° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e S. Demetrio stanti impugnano un labaro. V/ Vergine in trono. Rif. Grierson sim. 1198, Sear sim. 2091. RARO

05. Trachy di 5° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e S. Michele stanti: tra loro un modello della città. V/ Cristo in trono. Rif. Grierson 1199, Sear 2092. MOLTO RARO 06. Trachy di 6° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e S. Michele stanti: tra loro un modello della città. V/ Vergine haghiosoritissa. Rif. Grierson manca, Sear 2090. MOLTO RARO

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07. Trachy di 7° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro incoronato da Cristo. V/ Vergine orante. Rif. Grierson s/n tipo F, Sear 2093. RARO

08. Trachy di 8° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e la Vergine a mezzo corpo impugnano una croce patriarcale. V/ San Demetrio stante davanti ad un trono. Rif. Grierson 1200, Sear 2094. NON COMUNE

09. Trachy di 9° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro stante incoronato dalla mano di Dio: veste la lorica, impugna il labaro e regge un globo crucigero con croce semplice. V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n tipo G, Sear 2088. RARO 10. Trachy di 10° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro stante incoronato dalla mano di Dio: veste la lorica, impugna il labaro e regge un globo crucigero con croce patriarcale. V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n tipo G, Sear 2088. MOLTO RARO

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Manuele Comneno Duca (1230-1237)

Manuele assunse il potere nel 1230, a seguito della cattura del fratello, ma fu deposto nel 1237 in

conseguenza di un complotto organizzato da Teodoro al suo ritorno dalla Bulgaria. Egli tentò di

recuperare il trono nel 1239, con l’appoggio di Nicea, ma ottenne solamente di acquistare il

governatorato della Tessaglia, che mantenne sino alla sua morte.

11. Trachy di 1° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro in abito militare incoronato da Cristo. V/ Busto di San Demetrio in abito militare, impugnando una spada con la mano destra. Rif. Grierson 1206, Sear 2101 12. Trachy di 2° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e San Michele. V/ Vergine in trono. Rif. Grierson s/n tipo B, Sear 2102

13. Trachy di 3° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e San Demetrio stanti: S. Demetrio regge con la mano destra un globo crucigero con un’alta croce patriarcale. V/ Busto della Vergine orante: nel campo, una stella ad ogni lato. Rif. Grierson 1207, Sear 2103

14. Trachy di 4° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e San Costantino stanti: insieme reggono una lunga croce patriarcale. V/ Busto di San Michele. Rif. Grierson 1208, Sear 2104

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15. Trachy di 5° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro incoronato da San Costantino. V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n tipo E, Sear 2108. NON COMUNE

16. Trachy di 6° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e San Demetrio stanti a 3/4: l’imperatore è coronato dalla mano di Dio. V/ Busto di San Teodoro. Rif. Grierson 1209, Sear 2106. NON COMUNE

17. Trachy di 7° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro e San Demetrio assisi sul trono: nel mezzo, un modello della città. V/ San Michele stante Rif. Grierson 1210, Sear 2107. RARO

18. Trachy di 8° tipo – Ø = 28-30 mm D/ Teodoro incoronato dall’arcangelo Michele. V/ Busto di Cristo benedicente. Rif. Grierson manca, Sear 2105. NON COMUNE

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Giovanni Comneno Duca (1237-1244)

Giovanni depose Manuele nel 1237 grazie ad un complotto organizzato da Teodoro al suo ritorno

dalla Bulgaria. Di animo serio e pio, Giovanni si autodesignò basileus fino al 1242, quando il suo

omonimo Giovanni Vatatzes, imperatore di Nicea, invase il suo regno, assediò Tessalonica e lo

obbligò a rinunciare al titolo, di modo che successivamente dovette conformarsi con quello di

despota. Nonostante la brevità del suo regno, a Giovanni Comneno Duca vanno attribuiti la

maggior parte dei trachy di Tessalonica e, in modo specifico, tutti quelli di modulo ridotto (<28

mm): non solamente il numero dei tipi è assai elevato, ma anche la tipologia appare molto

originale, soprattutto per quanto concerne i moduli di minore dimensione, il cui disegno anticipa

per molti versi la monetazione paleologica.

19. Trachy di 1° tipo – Ø = 28 mm D/ Giovanni in abito militare e la Vergine stanti. Tra i due lo scettro tessalonico. V/ San Demetrio assiso sul trono. Rif. Grierson 1211, Sear 2109. RARO

20. Trachy di 2° tipo – Ø = 28 mm D/ Giovanni incoronato da San Demetrio. V/ San Teodoro stante in abito militare. Rif. Grierson 1212, Sear 2110. RARO

21. Trachy di 3° tipo – Ø = 28 mm D/ Giovanni stante in abito militare con labaro e globo crucigero. V/ La Vergine in trono con Gesù bambino in grembo. Rif. Grierson 1213, Sear 2111. RARO

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22. Trachy di 4° tipo – Ø = 28 mm D/ Giovanni e San Demetrio stanti (¾): tra i due una croce patriarcale. V/ Busto di Cristo benediciente. Rif. Grierson 1214, Sear 2112. RARO

23. Trachy di 5° tipo – Ø = 28 mm D/ Giovanni e San Demetrio stanti (¾): tra i due lo scettro tessalonico. V/ Busto di San Teodoro. Rif. Grierson 1215, Sear 2113. RARO 24. Trachy di 6° tipo – Ø = 28 mm D/ Giovanni e San Nicola (?) stanti: Giovanni con uno scettro cruciforme e l’akakia; S. Nicola con un libro. V/ Lo scettro tessalonico: ai lati, due mani (?). Rif. Grierson s/n tipo F, Sear 2114. MOLTO RARO.

25. Trachy di 7° tipo – Ø = 24 mm D/ Giovanni incoronato dalla Vergine. V/ Busto di San Demetrio in abito militare. Rif. Grierson 1216, Sear 2115. RARO

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26. Trachy di 8° tipo – Ø = 24 mm D/ Busti di Giovanni e San Demetrio stanti: tra loro, triplice croce patriarcale. V/ Aquila araldica. Rif. Grierson 1217, Sear 2116. RARO

27. Trachy di 9° tipo – Ø = 24 mm D/ Giovanni stante (¾) con abito militare: impugna uno scettro crociato e regge un globo crucigero. V/ San Demetrio assiso sul trono: ad ogni lato, un giglio. Rif. Grierson 1218, Sear 2117. RARO

28. Trachy di 10° tipo – Ø = 24 mm D/ Giovanni assiso sul trono con scettro crociato e akakia. Nel campo a destra una croce. V/ Busto di San Michele. Rif. Grierson 1219, Sear Sear 2118. RARO 29. Trachy di 11° tipo – Ø = 24 mm D/ Giovanni stante (¾). V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n tipo E, Sear manca. MOLTO RARO 30. Trachy di 12° tipo – Ø = 24 mm D/ Giovanni accompagnato da un Santo stanti. V/ Giglio. Rif. Grierson s/n tipo F, Sear manca. MOLTO RARO

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31. Trachy di 13° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni in abito militare e la Vergine stanti. Tra i due lo scettro tessalonico. V/ San Demetrio assiso sul trono. Rif. Grierson 1220 (analogo al 1211).

32. Trachy di 14° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni incoronato da San Demetrio. V/ San Teodoro stante in abito militare. Rif. Grierson s/n (analogo al 1212).

33. Trachy di 15° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante in abito militare con labaro e globo crucigero. V/ La Vergine in trono con Gesù bambino in grembo. Rif. Grierson s/n tipo (analogo al 1213).

34. Trachy di 16° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni e San Demetrio stanti (¾): tra i due lo scettro tessalonico. V/ Busto di San Teodoro. Rif. Grierson 1221 (analogo al 1215).

35. Trachy di 17° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni e San Demetrio stanti: tra i due lo scettro tessalonico. V/ Busto di San Teodoro. Rif. Grierson s/n tipo Db.

36. Trachy di 18° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni e San Nicola (?) stanti: Giovanni con uno scettro cruciforme e l’akakia; San Nicola con un libro (?). V/ Lo scettro tessalonico: ai lati, due mani (?). Rif. Grierson s/n tipo E.

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37. Trachy di 19° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni incoronato dalla Vergine. V/ Busto di San Demetrio in abito militare. Rif. Grierson 1222 (analogo al 1216).

38. Trachy di 20° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Busti di Giovanni e San Demetrio stanti: tra loro, triplice croce patriarcale. V/ Aquila araldica. Rif. Grierson s/n tipo G (analogo al 1217).

39. Trachy di 21° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante (3/4) con abito militare: impugna uno scettro crociato e regge un globo crucigero. V/ San Demetrio assiso sul trono: ad ogni lato, un giglio. Rif. Grierson s/n tipo H (analogo al 1218).

40. Trachy di 22° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante (3/4). V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n tipo I.

41. Trachy di 23° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante (3/4). V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n tipo J.

42. Trachy di 24° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni accompagnato da un Santo stanti. V/ Busto di San Michele. Rif. Grierson s/n tipo Ka.

43. Trachy di 25° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni accompagnato da un Santo stanti. V/ San Michele stante. Rif. Grierson s/n tipo Kb.

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44. Trachy di 26° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni e San Demetrio: tra loro una alta croce. V/ Testa di un cherubino alato. Rif. Grierson 1223.

45. Trachy di 27° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni e San Demetrio: tra loro una alta croce. V/ Croce. 1C 3W Rif. Grierson s/n tipo Lb.

46. Trachy di 28° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni accompagnato da un Santo stanti. V/ Ala. Rif. Grierson s/n tipo M.

47. Trachy di 29° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni e San Demetrio sostengono un modello della città. V/ Croce radiata. Rif. Grierson 1224.

48. Trachy di 30° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante. V/ Vergine in trono. Rif. Grierson s/n tipo O.

49. Trachy di 31° tipo – Ø = 15-17 mm D/ Giovanni stante indossando la clamide, impugnando un labaro e reggendo un globo crucigero. V/ Crescente lunare tra stelle e globi. Rif. Grierson 1225.

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50. Trachy di 32° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante indossando la lorica (?), impugnando uno scettro e reggendo un modello della città. V/ Grande croce sovrapposta a croce analoga ruotata di 45o. Rif. Grierson 1226.

51. Trachy di 33° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante: impugna uno scettro criociato con la mano destra e regge un’asta con uno stendardo con la sinistra. V/ Grande ala. Rif. Grierson 1227.

52. Trachy di 34° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante: impugna con la mano destra uno scettro crociato e regge con la sinistra un’asta con uno stendardo. V/ Grande B. Rif. Grierson s/n tipo Rb.

53. Trachy di 35° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Vergine in trono. V/ Grande B affiancata da uno stendardo. Rif. Grierson 1228.

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54. Trachy di 36° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Vergine stante orante. V/ Grande fiore. Rif. Grierson s/n tipo T.

55. Trachy di 37° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni alato stante. V/ Busto della Vergine orante. Rif. Grierson s/n tipo U.

56. Trachy di 38° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Busto dell’imperatore alato sopra le mura della città (?). V/ Ala (?) Rif. Grierson s/n tipo V.

57. Trachy di 39° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni a mezzo corpo sotto un arco di trionfo. V/ Croce inserita in un cerchio. Rif. Grierson s/n tipo W.

58. Trachy di 40° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Busti di Giovanni ed un Santo che impugnano un grande giglio. V/ Indefinito (si conosce un unico esemplare di questo conio). Rif. Grierson s/n tipo X.

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59. Trachy di 41° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Giovanni stante. V/ San Demetrio stante. Rif. Grierson s/n tipo Y.

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Demetrio Comneno Duca (1244-46)

60. Trachy di 1° tipo – Ø = 15-20 mm D/ Demetrio accompgnato da un Santo: nel mezzo un’alta croce. V/ Braccio alato che impugna una spada. Rif. Grierson 1229.

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Anonime dei Comneno Duca

61. Trachy di 1° tipo – Ø = 18-20 mm D/ San Michele stante. V/ Busto di Cristo. Rif. Grierson s/n, Sear 2121. 62. Trachy di 2° tipo – Ø = 18-20 mm D/ San Michele stante. V/ Busto di Cristo. Legenda verticale OЄ MM A / N H� HΛ. Rif. Grierson s/n, Sear 2120.