«“Baldezza e leggiadria” (Paradiso XXXII, 109): come interpretare la risposta di Bernardo...

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1 Convegno Internazionale Commentare Dante oggi Sotto l‟Alto patrocinio dell‟Ambasciatore d‟Italia, Sua Eccellenza Maria Assunta Accili e del Ministro di Human Resources (EMMI) dell‟Ungheria, Zoltán Balog Sotto il Patrocinio del Magnifico Rettore Barna Mezey, Università ELTE (Budapest) del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali (Ravenna) e della Società Dantesca Italiana (Firenze) 27, 28 e 29 novembre 2014, Budapest Università ELTE di Budapest Istituto Italiano di Cultura di Budapest Comitato organizzativo: János Kelemen, József Nagy, Judit Nahóczky, Norbert Mátyus, Endre Szkárosi Ambasciatore della Repubblica Italiana Rettore dell‟ELTE Ministro di Human Resources (EMMI) dell‟Ungheria Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali Società Dantesca Italiana Istituto Italiano di Cultura Budapest

Transcript of «“Baldezza e leggiadria” (Paradiso XXXII, 109): come interpretare la risposta di Bernardo...

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Convegno Internazionale

Commentare Dante oggi

Sotto l‟Alto patrocinio dell‟Ambasciatore d‟Italia, Sua Eccellenza Maria Assunta Accili

e del Ministro di Human Resources (EMMI) dell‟Ungheria, Zoltán Balog

Sotto il Patrocinio del Magnifico Rettore Barna Mezey, Università ELTE (Budapest)

del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali (Ravenna)

e della Società Dantesca Italiana (Firenze)

27, 28 e 29 novembre 2014, Budapest

Università ELTE di Budapest – Istituto Italiano di Cultura di Budapest

Comitato organizzativo: János Kelemen, József Nagy, Judit Nahóczky, Norbert Mátyus,

Endre Szkárosi

Ambasciatore della Repubblica Italiana Rettore dell‟ELTE Ministro di Human Resources

(EMMI) dell‟Ungheria

Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali Società Dantesca Italiana Istituto Italiano di Cultura

Budapest

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PROGRAMMA

27 novembre (giovedì)

Aula “Pázmány”/Edificio “Gólyavár”

Università ELTE, Facoltà di Lettere, Múzeum Krt. 4

Mattina (9.00 – 13.15)

9.00 – 10.00: Registrazione

10.00 – 10.30: Inaugurazione

Indirizzo di saluto di Sua Eccellenza, Maria Assunta Accili,

Ambasciatore della Repubblica Italiana

e del professor Tamás Dezső,

Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell‟Università ELTE

János Kelemen, Norbert Mátyus: Dieci anni della Società Dantesca Ungherese

10.30 – 13.15:

Sezione I. Aspetti della poetica dantesca

Presiede Endre Szkárosi

10.30 – 11.10: József Pál: Parola e rima nel concetto di poesia di Dante

11.10 – 11.40: Pascaline Nicou: La poetica dell‟ineffabile nel Paradiso di Dante

11.40 – 11.50: Discussione

11.50 – 12.00: Pausa

12.00 – 12.30: Chiara Cappuccio: La costruzione del discorso musicale dantesco

12.30– 13.00: Kornélia Horváth: Poesia e prosa, epopea e romanzo (Vita Nuova, Commedia)

13.00 – 13.15: Discussione

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13.15 – 15.00: Pranzo

Pomeriggio (15.00 – 18.45)

15.00 – 16.45:

Sezione II. Approcci ermeneutici all’opera dantesca

Presiede Norbert Mátyus

15.00 – 15.30: Cécile Le Lay: «Baldezza e leggiadria» (Paradiso XXXII, 109): come

interpretare la risposta di Bernardo all‟ultima domanda di Dante?

15.30 – 16.00: Giampaolo Salvi: Postille al «forse cui» (Inferno X 63)

16.00 – 16.30: Paola Ureni: Stupor mentis: dalla patologia di Vanni Fucci alle esperienze

purgatoriali e paradisiache

16.00 – 16.15: Discussione

16.15 – 17.00: Pausa

17.00 – 18.45

Sezione III. Senso e intertesto

Presiede Magdalena Wrana

17.00 – 17.30: Morana Cale: «Udrete co‟ vostri orecchi e non intenderete» (Mt 13,14): «udite

il ragionar ch'è nel mio core» (Rime LXXIX, 2)

17.30 – 18.00: Eszter Draskóczy: Miti ovidiani del viaggio nella Commedia: figure ovidiane

che diventano figure dantesche

18.00 – 18.30: József Nagy: Il motivo del sogno nella Divina Commedia

18.30 – 18.45: Discussione

19:00: Ricevimento

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28 novembre (venerdì)

Istituto Italiano di Cultura di Budapest, Bródy S. u. 8

Mattina (8.45 – 11.45)

8.45

Indirizzi di saluto della Dott.ssa Gina Giannotti,

Direttore dell‟Istituto Italiano di Cultura di Budapest

9.00 – 11.45

Sezione IV. Esplicare, commentare e interpretare. Problemi metodologici

Presiede Maria Teresa Maślanka-Soro

9.00 – 9.40: Massimo Verdicchio: Il commento alla Commedia tra esposizione ed

interpretazione

9.40 – 10.10: Luisa Ferretti-Cuomo – Elisabetta Tonello: L‟edizione e il commento della

Commedia. Progetti in corso

10.10 – 10.20: Discussione

10.20 – 10.30: Pausa

10.30 – 11.00: Béla Hoffmann: Problemi testuali nel canto XXVII dell‟Inferno dantesco

11.00 – 11.30: Magdalena Wrana: Dante latinizzato: traduzioni latine come una forma

particolare di commento alla Commedia

11.30 – 11.45: Discussione

11.45 – 13.30: Pranzo

Pomeriggio (13.30 – 19.00)

13.30 – 16.45

Sezione V. Dante filosofo

Presiede Massimo Verdicchio

13.30 – 14.00: János Kelemen: Comprendere, sapere e credere: l‟epistemologia dell‟atto di

fede in Dante

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14.00 – 14.30: Tibor Szabó: Un approccio possibile a Dante: Gramsci

14.30 – 15.00: Maria Teresa Maślanka-Soro: Il “vero” innamoramento di Matelda e la

“falsa” memoria di Dante nel Paradiso Terrestre

15.00 – 15.15: Pausa

15.15 – 15.45: Márton Kaposi: Il problema dell‟intellectus possibilis nella Monarchia di

Dante

15.45 – 16.15: Márk Berényi: Influssi averroistici nel pensiero di Dante Alighieri

16.15 – 16.30: Discussione

16.30 – 16.45: Pausa

16.45 – 19.00

Sezione VI. Studi comparativi danteschi

Presiede József Pál

16.45 – 17.15: Júlia Csantavéri: La Divina Commedia come riferimento-base nella

formazione dell‟immagine pasoliniana di Roma

17.15 – 17.45: Denise Ardesi: «L‟ombre du Mantuan»: Dante e Guy Le Fèvre de La Boderie

17.45 – 18.15: Daniela Neves: Avanti nel tempo, avanti nello spazio: il riferimento dantesco

nell‟opera di un modernista brasiliano

18.15 – 18.45: Ylar Ploom: Tra spazio fisico e mentale: su alcune immagini spaziali nella

Commedia di Dante

18.45 – 19.00: Discussione

19.00: Ricevimento

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29 novembre (sabato)

Sala Consiliare del Decano (Aula 39)/Edificio “A”

Università ELTE, Facoltà di Lettere, Múzeum Krt. 4

Mattina (9.30 – 11.45)

9.30 – 11.45

Sezione VII. Politica, etica e diritto nell’opera dell’Alighieri

Presiede József Nagy

9.30 – 10.10: Claudia Di Fonzo: La visio e il somnium: tra diritto, politica e letteratura

10.10 – 10.40: Imre Madarász: Motivi “premonitori” nel canto XXVI dell‟Inferno

10.40 – 11.10: Kristóf Hajnóczi: La “Monarchia Dantis” in the sixteenth century

11.10 – 11.30: Discussione

11.30 – 11.45: Pausa

11.45 – 12.00: Chiusura dei lavori

13.00: Cocktail

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ABSTRACTS

Ardesi, Denise (Dottoranda, CESR, Université François Rabelais de Tours – Sta

preparando una tesi, sotto la direzione della professoressa Marie-Luce Demonet, col titolo

«Edizione critica del De L‟Enfamentement de la Vierge scritto da Guy Le Fèvre de La

Boderie». Laureata in linguistica e didattica in lingue straniere [Francese e Russo] a Verona,

proseguiva con gli studi alla Scuola Normale di Lione, dove ha ottenuto la laurea specialistica

in letteratura francese. Ha acquisito una seconda laurea specialisica in studi cinquecentisti al

CESR a Tours. Parallelamente ha studiato anche l‟ebraico e ha intrapreso studi musicali

presso il conservatorio di Tours, inoltre ha approfondito le proprie conoscenze dei linguaggi

informatici per editare in linea manoscritti e incunabili. Nelle proprie ricerche i temi centrali

sono: la poesia del Rinascimento, la traduzione [francese, italiano, latino], i rapporti che

intercorrono fra l‟Italia e la Francia, le eterodossie e dissidenze religiose, la cabbala ebraica e

cristiana, la storia delle donne. Ha participato a numerosi convegni, tra cui il prestigioso 60th

annual meeting della RSA che si svolse a New York. Nel tema della profezia femminile ha

organizzato all‟università di Tours una giornata di studi sulle «Donne profetesse in Europa» e

un convegno sulle «Donne tra eresia e profezia». Tra le publicazioni è da accennare l‟articolo

sulla «Conceptio per aurem: la sessualità nascosta dell‟orecchio» [in corso di stampa])

«L’ombreduMantuan»: Dante e Guy Le Fèvre de La Boderie

Guy Le Fèvre de La Boderie (1541-1598), poeta e traduttore del re di Francia, è un fervente

umanista che traduce e incorpora nella sua produzione poetica i maggiori esponenti

dell‟umanesimo italiano. L‟oggetto della nostra communicazione sarà l‟analisi dell‟empatia

che s‟instaura tra Dante Alighieri e Guy Le Fèvre de la Boderie. Inanzitutto vedremo come

Guy Le Fèvre de La Boderie aborda le opere di Dante, analizzando le strategie traduttive

impiegate, mettendole in relazione al contesto storico della seconda metà del Cinquecento.

Proseguiremo la communicazione esaminando gli Hymnes Ecclesiastiques (1578). Vedremo

come Le Fèvre riprendendo il XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia possa

giustificare la sua visione cabbalistica cristiana dell‟unione mistica. Infine studieremo come la

visione (neoplatonica) della Vergine Marie descritta da La Boderie in La Galliade (1578) sia

una translatio studii della figura femminile di Beatrice. La nostra comunicazione si propone,

quindi, d‟analizzare il rapporto esistente tra Dante e Guy Le Fèvre de La Boderie che si basa

non solo sulla traduzione testuale, ma su un‟interiorizzazione ed una rielaborazione

neoplatonica della filosofia e delle tematiche dantesche.

Berényi, Márk (Dottorando, Università ELTE di Budapest – Dopo aver conseguito la

maturità scientifica presso l‟Istituto Paritario Caterina Volpicelli di Roma, si è iscritto alla

facoltà di lettere dell‟Università ELTE dove ha ottenuto la laurea in Lettere Medievali nel

2012, e quello in pedagogia come insegnante liceale di lingua italiana e francese nel 2014. Nel

2012 ha iniziato gli studi presso la Scuola di Dottorato in Studi Letterari con un argomento di

ricerca che verte sulla concezione etica di Dante. I suoi principali campi di ricerca sono gli

studi danteschi e la letteratura toscana medievale con particolare attenzione allo stil novo.

Membro della Società Dantesca Ungherese, autore di articoli e saggi in materia dantesca e

partecipe a convegni nazionali ed internazionali, come il convegno „L‟Italia e la cultura

europea” organizzata presso l‟Università Jagellonica di Cracovia. Ha insegnato lingua italiana

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e francese presso licei di Budapest ed è stato insegnante incaricato presso il dipartimento di

italianistica dell‟ELTE)

Influssi averroistici nel pensiero di Dante Alighieri

L‟intervento si pone l‟obiettivo di presentare e di analizzare gli influssi averroistici nel

pensiero filosofico di Dante Alighieri. Dopo una presentazione schematica della filosofia del

pensatore arabo, intendo soffermarmi su cosa sia stata in occidente, nel corso del XIII e del

XIV secolo, la corrente filosofica chiamata “averroismo“ e cosa Dante abbia inserito di essa

nel proprio pensiero. Nel corso dell‟intervento presenterò quelle citazioni dantesche che

sembrano derivare da pensieri averroistici cercando di rintracciare la fonte precisa da cui essa

ha origine. Infine vorrei soffermarmi sul rapporto che Averroè propone come ideale tra

filosofia e teologia e, analogamente, tra ragione e fede per poi, seguendo le orme di Bruno

Nardi e Michele Barbi, giungere all‟impatto che quest‟idea averroistica ebbe sulla concezione

del rapporto ideale tra Impero e Papato in Dante.

Brambilla, Simona (Ricercatrice confermata di Filologia italiana, Università Cattolica

del Sacro Cuore, Milano – Dal settembre 2003 insegna Filologia italiana presso il Corso di

Laurea Triennale della Facoltà di Lettere e Filosofia. Si è occupata soprattutto di

volgarizzamenti dai classici [in particolare il "Somnium Scipionis" di Cicerone], della

tradizione manoscritta delle opere di Dante e di Petrarca [anche attraverso la schedatura e la

descrizione di fondi manoscritti], della storia della filologia italiana tra Settecento e

Ottocento, in particolare in ambito milanese [ha recentemente pubblicato in volume il corpus

delle postille di Vincenzo Monti e Giulio Perticari al "Dittamondo" di Fazio degli Uberti;

Pisa: ETS, 2011] e della letteratura mercantile medievale [ha pubblicato di recente anche un

volume di Lettere di religiosi al mercante pratese Francesco Datini, morto nel 1410, edito dal

Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per gli Archivi, nel 2010].

Attualmente è impegnata nell'edizione critica delle "Chiose Selmi alla Commedia" entro

il progetto di Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi e, in collaborazione con il Prof.

Jérome Hayez [Università della Sorbona], nell'edizione critica dello "Zibaldone" di Francesco

Bentaccordi, un fiorentino residente ad Avignone nei primi decenni del Quattrocento)

Dante sull’internet [Contributo per gli Atti]

Cale, Morana (Ordinaria di letteratura italiana presso il Dipartimento di Italianistica

della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Zagabria – Ha pubblicato sei libri di

studi comparatistici in croato, tra questi accenniamo: Demiurg nad tuđim djelom.

Intertekstualnost u romanima Umberta Eca [Demiurgo sull‟opera altrui. Intertestualità nei

romanzi di U. Eco], Zagreb, 1993; Theoria in fabula. Romani Umberta Eca [Theoria in

fabula. I romanzi di U. Eco], Zagreb, 2012. È autrice di diversi saggi di teoria e critica

letteraria [su Manganelli, Eco, Croce, Goldoni, Pirandello, D‟Annunzio, Saba, Tommaseo,

Dante, Petrarca, Verne] pubblicati in Austria, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Gran

Bretagna, Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria. Ha collaborato alla cura di

tre volumi di atti [Sulla traduzione letteraria italiano-croata e croato italiana, Zagreb, 1996;

I mari di Niccolò Tommaseo e altri mari, Zagreb, 2004; Il doppio nella lingua e nella

letteratura italiana, Zagreb, 2008]. Ha tradotto Barthes, Buzzati, Calvino, Compagnon, Eco,

Goldoni, Pirandello, Saba, Verne)

«Udrete co’ vostri orecchi e non intenderete» (Mt 13,14): «udite il ragionar ch'è nel mio

core» (Rime LXXIX, 2)

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Un persistente per quanto marginale filone della critica dantesca si è adoperato, fino ai tempi

più recenti, a scovare i supposti sensi di una «dottrina» recondita «sotto 'l velame de li versi

strani» (Inf. IX 62 e 63), finendo per identificarla, di volta in volta, con gli ipotetici

programmi politici e anticlericali, con i presunti messaggi mistico-esoterici o con le censurate

confessioni erotiche dell'autore. Confutati a torto o a ragione dai difensori dei «diritti del

testo» (Eco) a nome di un'ermeneutica neoilluministica, tali tentativi di penetrare nel «vero»

avvolto dal «velame» del testo condividono dunque con i propri detrattori l'idea di un nucleo

semantico, più o meno preciso e voluto dall'autore (o dal testo personificato), da decifrare

spogliandone la veste retorica. Infatti, la difficoltà di intendere enunciati e la natura segreta

del senso poetico, i vari aspetti della cosiddetta «ineffabilità» e le limitazioni dell'intelletto di

fronte alla lettura dei messaggi, le contraddizioni e contestazioni reciproche fra i singoli

componimenti, la selezione dei destinatari e l'insistenza sui rapporti intricati fra l'“anima” e il

“corpo” del testo antropomorfizzato, sono problemi autoreferenzialmente ribaditi da tante fra

le rime dantesche ed ampiamente trattati dal Convivio. Il contributo si propone di esaminare la

possibilità che la «dottrina» sottesa alle Rime – una dottrina tutt'altro che univoca circa la

prospettiva di una decifrabilità definitiva della scrittura – giustifichi un'interpretazione che la

faccia vertere piuttosto sulla condizione della fruibilità del testo letterario che non

(esclusivamente) intorno a contenuti ideologici o metafisici, permettendoci di abbozzare

un'antropologia dantesca del testo letterario, eccezionale e tuttavia congrua con il sincretismo

filosofico-teologico che contraddistingue il suo orizzonte culturale. Tale tesi sarà verificata su

una rilettura di Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete nella rete dei suoi rimandi testuali.

Cappuccio, Chiara (Universidad Complutense de Madrid [UCM] – Laureata

all‟Università Federico II di Napoli in Lettere Moderne e Dottore di ricerca in Teoria della

Letteratura Comparata presso l‟Universitat Autonoma de Barcelona, con tesi su Dante diretta

da Francisco Rico e Rossend Arqués. Ricercatrice di Lingua e Letteratura Italiana presso il

Dipartimento di Filologia Italiana dell‟UCM, si occupa principalmente di poesia medievale

italiana e dei suoi rapporti col sapere musicale del tempo. Fa parte delle due società dantesche

spagnole, l‟Asosiación Complutense de Dantologia e la Societat Catalana d‟Estudis

Dantescos ed è nel comitato scientifico della rivista spagnola di recente creazione «Dante e

l‟arte». Ha pubblicato diversi articoli sui rapporti tra la letteratura medievale italiana e

romanza e la musica nelle riviste accademiche italiane e spagnole, tra cui si segnala il

seguente volume: „De sono humano in sermone‟. Lessico e idee musicali nella letteratura

italiana medievale. Napoli: Editoriale Scientifica, 2014)

La costruzione del discorso musicale dantesco

Gli studi musicologici e storico musicali sull'opera dantesca hanno tradizionalmente

privilegiato gli aspetti relativi alla ricostruzione di una possibile formazione e competenza

musicale dell'autore. Proponiamo, invece, un'interpretazione che consideri il discorso

musicale dantesco come parte strutturale e strutturante della poetica dell'opera grazie alla cui

interpretazione si può accedere a quei livelli di significazione plurima programmaticamente

fondanti la scrittura e la retorica della Commedia.

Csantavéri, Júlia: (Ricercatrice, dal 1999 al 2011 ha insegnato storia del cinema al

Dipartimento di Teoria e Storia del Cinema dell'Istituto di Ricerca di Teoria dell'Arte e dei

Media dell'Università ELTE di Budapest – Si è laureata in lingua e letteratura ungherese e

italiana nel 1976 all‟ELTE. Dal 1980 ha cominciato a pubblicare articoli e saggi sul cinema e

a tradurre testi in questo campo. Ha collaborato anche nel lavoro redazionale di varie riviste

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cinematografiche. Dal 1989 al 2011 ho lavorato nel dipartimento di cinema della Televisione

Ungherese [MTV]. Il suo campo di ricerca principale è il neorealismo italiano e l‟opera

pasoliniana nei suoi aspetti letterari e cinematografici. Tra l‟altro ha curato con altri l‟edizione

ungherese delle Teorie di cinema di Francesco Casetti e dell‟Empirismo eretico di Pier Paolo

Pasolini di cui ha anche tradotto la parte Cinema)

La Divina Commedia come riferimento-base nella formazione dell’immagine pasoliniana

di Roma

In questa relazione si intende analizzare il modo in cui la ricezione pasoliniana di Dante si è

approfondita in seguito all‟arrivo di PPP a Roma, inoltre il modo in cui tale relazione viva ha

definito il rapporto di Pasolini – anche a livello stilistico – con gli abitanti delle borgate

romane. L‟obiettivo di tale analisi è di mostrare in che misura la nuova concezione realistica

di Pasolini si poggia sull‟esempio di Dante e sul sistema del mondo poetico creato

dall‟Alighieri. Al centro dell‟indagine sta il volume pasoliniano – di genere misto – Alì dagli

occhi azzurri, pubblicato nel 1965, ma con alcuni pezzi composti ancora tra il 1950 e il 1965,

che in tal modo rendono possibile lo studio del processo creativo-artistico. Sotto quest‟aspetto

sono particolarmente importanti i frammenti, gli abbozzi e i progetti contenuti nel volume, tra

questi La Mortaccia, che è la prima sperimentazione pasoliniana per „riscrivere” la

Commedia. Per quanto riguarda il volume intero, esso costituisce un‟„opera aperta” dal quale

diverse strade conducono ai romanzi e ai film realizzati da Pasolini nello stesso periodo.

Infine, partendo dai testi dei tre copioni realizzati in forma di film – Accattone, Mamma

Roma, La ricotta – nell‟intervento si analizza anche il funzionamento del modello dantesco

(interpretato da Pasolini) nell‟ambito dell‟espressione cinematografica, ovviamente ben

diversa da quella letteraria.

Di Fonzo, Claudia (Prof. aggregato di Diritto e Letteratura all‟Università di Trento)

La visio e il somnium: tra diritto, politica e letteratura

La Commedia, compimento e scaturigine di un genere: dalla visione al sogno all‟utopia.

La „visione” di Dante attinge alla tradizione delle discese nell‟aldilà, nekuiai greche e latine,

come pure a quella congerie di testi che l‟Ozanam considerò il fiore della „odissea

monastica”, ovvero le visioni dell‟aldilà da Beda a Giovanni di Saltrey. Rimane tuttavia da

considerare un‟altra serie di testi di visione che hanno avuto una connotazione squisitamente

politica, classici e medioevali, ai quali Dante ha attinto o che dopo Dante sono diventati un

genere. A quella congerie vogliamo riferirci per illustrare meglio l‟istanza etico-politica della

Commedia e il suo impatto sulla storia letteraria della tradizione europea occidentale.

Draskóczy, Eszter (Ricercatrice, Dipartimento d‟Italianistica, Università di Szeged –

Si è laureata in Letteratura Ungherese e in Italianistica all‟Università ELTE di Budapest. Ha

fatto un dottorato di ricerca in Italianistica presso l‟Università di Szeged in cotutela con

l‟Università di Bologna scrivendo la propria tesi sulle metamorfosi e allusioni ovidiane in

Dante. La discussione della sua dissertazione PhD intitolata Metamorfosi, allusioni ovidiane e

strutture antitetiche nella Commedia di Dante ha avuto luogo nel settembre del 2014. Ha

tenuto corsi di letteratura italiana all‟Università di Szeged, e di letteratura ungherese presso

l‟Università di Padova e l‟Università di Udine nell‟anno accademico 2013-2014. Ha

partecipato – in qualità di relatore – a numerosi convegni internazionali, è autrice di vari studi

danteschi. È co-curatrice dell‟edizione ungherese de La persuasione e la rettorica di C.

Michelstaedter [traduzione in ungherese di Éva Ördögh: A meggyőződés és a retorika, 2013])

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Miti ovidiani del viaggio nella Commedia: figure ovidiane che diventano figure dantesche

Lo scopo della mia relazione è di prendere in esame tre tipologie dei viaggiatori ovidiani che

assumono importanza figurale nell‟opera dantesca. I viaggiatori che si librano nell‟aria –

Fetonte e Icaro – nella Commedia e già nei testi di Ovidio fungono da monito. Mentre Dedalo

avrà un ruolo più complesso, di alter ego poetico per Ovidio e un modello positivo

dell‟imitazione per Dante. I grandi viaggiatori del mare – Ulisse e Giasone – vengono

menzionati ed evocati in diversi contesti all‟interno della Commedia: il lettore per la prima

volta incontra entrambi nelle Malebolge: il loro peccato è prima di tutto l'inganno. Eppure non

si consolidano come exempla di peccatori, ma ritornano più volte nelle opere dantesche, e le

loro virtù e le loro gesta trovano contesto anche nei canti paradisiaci. Giasone, che

nell'Inferno viene punito per le sue seduzioni, nel Paradiso diviene il simbolo del viaggio per

mare coronato da successo e del compimento di un'impresa sovrumana. La formulazione

retorica dell‟episodio dell‟Ulisse dantesco e il suo carattere metamorfico mostrano l‟influenza

della narrazione ovidiana. La terza tipologia dei viaggiatori è quella dei discendenti negli

inferi. Orfeo è un complesso precursore mitologico del pellegrino della Commedia, sebbene il

viaggiatore tracio venga menzionato poche volte nell‟opera dantesca. La peculiarità della

figura di Orfeo è data dal fatto che è al tempo stesso un poeta e un uomo che discende negli

inferi, e in questa sua qualità costituisce l'unico precedente mitologico greco-romano del

Dante-personaggio. La critica dantesca, che ha già individuato una serie di influssi

macrotestuali della storia di Orfeo alla narrazione dantesca, non si è occupato specificamente

della differenza tra il modello ovidiano e quello presente in altri autori. L‟Orfeo di Ovidio non

costituisce soltanto il modello della poesia sovraumana – come anche in Virgilio – ma anche

il modello dell‟amore terreno che si compie nell‟aldilà (nel caso di Dante, infatti, si sublima),

sottolineando proprio quei due elementi che diventano i principali motivi danteschi nella

Commedia.

Ferretti Cuomo, Luisa (Professor emeritus, Università ebraica di Gerusalemme – Si è

laureata in Lettere a Bologna nel 1963, anno in cui si è trasferita in Israele. Nel 1966 ha

iniziato ad insegnare nel Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana dell‟Università ebraica

di Gerusalemme, dove ha conseguito il titolo di Ph.D, con una tesi su Le glosse volgari dell‟

„Arukh di r. Natan ben Jechi‟èl da Roma (secolo XII). Nel 1987 ha ottenuto la posizione di

professore incaricato e nel 1998 quella di professore di ruolo. Ha diretto il Dipartimento di

Lingua e Letteratura Italiana e di Filologia Romanza dal 1981 al 2008, anno in cui è andata in

pensione. I suoi campi di maggior interesse sono la storia della lingua italiana, e la letteratura

medievale, con particolare interesse per Dante. Oltre a decine di articoli, ha pubblicato due

volumi: Una traduzione giudeo-romanesca del libro di Giona, Tübingen: Niemeyer, 1988,

pp.I-IX, 1-153; Anatomia di un‟immagine (Inferno 2.127-132 - Saggio di Lessicologia e di

Semantica strutturale), New York: Peter Lang, 1994, pp.I-IX, 1-200. Sta ora completando un

commento alla Divina Commedia – un 2000 pagine complessive – che uscirà in Italia)

L’edizione e il commento della Commedia. Progetti in corso

[Relazione condivisa con Elisabetta Tonello]

Nell'ultimo decennio, a seguito dell'edizione critica della Commedia di Federico Sanguineti e

del valido lavoro critico portato avanti anche fuori d'Italia, sono apparsi non pochi nuovi

commenti dell'opera, alcuni portati a termine, altri in cantiere. In particolare si sono segnalati i

commenti in inglese di Hollander, e quello di Darling e Martinez, che coprono le tre cantiche,

quello in italiano di Inglese per l'Inferno e il Purgatorio, e quello di Bellomo per l'Inferno. Da

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parte mia ho recentemente pubblicato un ampio commento dell'Inferno in ebraico, per i miei

studenti dell'Università ebraica di Gerusalemme. Mi sono trovata quindi nella necessità di

spiegare in maniera precisa un testo difficile, traducendolo in una lingua non indo-europea,

che non permette approssimazioni o larghi spettri semantici sulla base di uno strato comune di

lingue di cultura, come permettono non solo le lingue romanze ma anche quelle germaniche, e

in larga misura l'inglese. La mia attenzione si è rivolta quindi subito in particolare al livello

storico-linguistico del testo, sia dal punto di vista lessicale che da quello sintattico. Era solo

naturale che in questo lavoro mi incontrassi con il valido team di Paolo Trovato, che, come

Elisabetta Tonelli vi dice, sta lavorando intensamente per la constitutio di un testo che

promette novità euristiche per la storia della trasmissione e della recezione immediata della

Commedia. Il mio commento in italiano, che copre tutte e tre le cantiche, è ormai in via di

raffinamento, e attende il testo costituito per la sua redazione definitiva: il suo punto di vista,

che lo rende diverso dagli ottimi commenti recenti, è l'attenzione dedicata proprio all'aspetto

linguistico. Servendosi degli ottimi strumenti lessicografici e linguistici in rete, intende

collocare la lingua del testo all'interno della situazione linguistica complessiva dei volgari

italiani fra XIII e XIV secolo: lingua documentaria, lirica, narrativa, omelitica, trattatistica

hanno spesso forme che sono prevalenti nel loro ambito e si potrà constatare materialmente

come Dante le mescoli, le innovi, le recuperi dal latino, e le inventi in questa sua

spregiudicata opera che ha posto veramente le basi della lingua italiana a venire.

The edition and commentary of Comedy. Ongoing projects

[Lecture with Elisabetta Tonello]

During the last years the writing of new commentaries of the Commedia has sensibly im-

proved. The new edition of Federico Sanguineti and the results of the research in countries of

English language stimulated a revision of the overall interpretation of the text, as a new as-

sessment of the history of its transmission. Particularly oustanding are the Hollander's and

Durling-Martinez's commentaries in English, which cover the three canticas. Inglese has pro-

vided us with a revision of the Petrocchi's Vulgata and its commentary in Italian, for the In-

ferno and for the Purgatorio, while Bellomo produced recently an innovative Italian commen-

tary of the Inferno. I myself published in the last year a very large commentary of the Inferno

in Hebrew, for my students of The Hebrew University of Jerusalem. The translation of the

text in a non Indo-European language was a very difficult task, because it doesn't allow those

rough or large semantically spectrums which not only the romance languages but also the

Germanic ones allow, and especially English, because of the common cultural language layer.

That's why my attention was dedicated especially to the historical linguistic aspect, from a

lexical as well as a syntactic point of view.

It was only natural that my work brought me to meet the Paolo Trovato's team, which, as Eli-

sabetta Tonelli told you, is working to the constitution of a text wich is promising euristic

innovations in the history of the text immediat reception and transmission. My italian com-

mentary, which is roughly completed for the three canticas, and waits the constituted text for

its refinement, adopted a linguistic point of view, which differs it from other commentaries.

Using the excellent lexicographical and sintatical instruments on line, it aims to place the text

language in the frame of the Italian volgari between the 13nth

and 14nth

centuries: documents,

lyrics, narratives, homilies and treatises have often their own particular linguistic uses; the

reader will be able to verify how Dante mixes them, renew, recapture from Latin, invents, in

this unbiased work of him, which firmed up the basis of the Italian to come.

13

Hajnóczi, Kristóf (Dottorando, Università ELTE di Budapest; Lettore di italiano

presso il Lettorato delle Lingue Straniere dell‟Università Calvinista Gáspár Károli di

Budapest)

La „Monarchia Dantis” nel Cinquecento

The sixteenth century was an interesting time from the point of view of the luck of the works

of Dante Alighieri. Following the framework that more than one hundred twenty years ago

Michele Barbi has traced at least as far as the works in the vernacular, while on the one hand

Pietro Bembo in Padua not only rises to the language model and together literary poetry of

Petrarch (and, we might add, not the Commedia or maybe the minor works in verse of Dante),

but also expressed severe criticism of the sacred poem – in Florence the respect for their great

exile at the beginning of the sixteenth century does not seem changed compared to previous

periods: comments are born to different cantos of the Commedia as one of Castelvetro and

manuscripts of Dante begin to be objects of research as the classics of antiquity. The

Monarchia has had a bit different story from the vernacular works of Dante. Barbi in his work

of four hundred pages devotes two pages there. The latin text, under the ecclesiastical ban for

almost two centuries, it seems, does not arouse much curiosity from the part of the humanists

of late fifteenth, early sixteenth century. Apart from the involvement of Marsilio Ficino,

however, remained mostly without significant echoes in that period, there is a great silence.

The situation changed in the mid-sixteenth century. The reorganization of ecclesiastical

institutions in defense of the orthodox Catholic faith, as first compilation of various regional

lists of books for now discouraged or prohibited by reading marks the beginning of a different

era especially compared to the two previous decades, years in which, on the contrary, first in

Venice, but also in smaller cities such as Ferrara, Modena or were printed many works of

heterodox matrix. The first attempts to compile such lists, the first and the second Mlilano in

Venice by the Apostolic Nuncio to the Republic of Venice, Msgr. Giovanni Della Casa, focus

almost exclusively on the works of dubious origin or heterodox obvious matrix Protestant,

recently released. Thus, in the Catalogo of Della Casa in 1549 there is not any reference to

works previously already condemned by the Church, such as the Monarchia of Dante. The

Florentine list however, at the end of 1552, lists among the works to avoid the "Monarchia

Dantis," ban that will be repeated in the list of Venice of 1554 and will have a further

confirmation in the Roman Index in 1559, in the latter place with a brief explanation. The first

printed edition of the Monarchia was released in October 1559 in Basel, work of Johann

Oporinus, even not as an independent work, but in the appendix, with three other texts, titled

De formula Romani Imperii Libellus by Andrea Alciato. So in Florence in 1552 was banned a

manuscript text yet. This manuscript, however, has disappeared as a result, so it seems

according to research by Gian Paolo Renello, prior to the new edition of Dante to the next

anniversary of the Florentine poet. To draw attention to the appearance in the various lists of

banned books of Dante's Pier Paolo Vergerio (1498-1565), recently deposed bishop of

Capodistria, which in the same period in 1550 in his Swiss exile tries to fight the Catholic

Church, inventing the genre of "controindici" or "corrected indexes", correcting, completing

and reviewing the Catholic lists always personally. When, at the end of the proceedings of the

Council of Trent Roman exits the central list of banned books in his response Vergerio does

not leave without words that the Monarchia of Dante is always present in. But not only. We

do not know, what was his role in bringing the manuscript to prevent Basel, which is based

not only on the edtio princeps but also the conteporary German version by Heroldt, nor how

the otherIstrian, Matja Vlacic, latinized as Flacius Illiricus (1520-1575), one of the closest

associates of Martin Luther, has entered into possession, if not through his friend Vergerius,

14

of Dante‟s work, for use it in his Catalogus testium veritatis (1566), a turning point in the

history of the european reception of the Monarchia, while convinced that the author was

another Dante, a friend of Poliziano.

Hoffmann, Béla (Professor emeritus, Università dell‟Ungheria Occidentale,

Università Cattolica Péter Pázmány – Studioso e docente di storia della letteratura italiana, è

autore di numerosi saggi e tre libri sulla letteratura italiana del Medioevo, dell‟Ottocento e del

Novecento. Tra i suoi interessi spiccano le letture della Commedia dantesca, le problematiche

letterarie ed interpretative connesse alle opere di Petrarca, Leopardi, Verga, Landolfi,

Palazzeschi, Calvino e di altri, e più in generale le questioni di teoria letteraria relative ai

generi, alla parola poetica, all‟eredità dei grandi teorici del formalismo russo, della poetica

strutturalistica, della semiotica e dell‟ermeneutica letteraria. Nell‟ultimo decennio la sua

attenzione è incentrata soprattutto sull‟opera dantesca, interpretandone e commentandone i

canti della Commedia)

Problemi testuali nel canto XXVII dell’Inferno dantesco

Nella mia conferenza cerco di offrire una lettura interpretativa del Canto, nel corso della quale

vengono messe in risalto le caratteristiche sintattiche della struttura narrativa che non di rado

si trovano in sintonia, sia dal punto di vista della forma, che della modalità, con il cosiddetto

Canto di Ulisse. Si richiama l‟attenzione su una rima speciale che si costituisce tra le parole

„lo ‟ngegno affreno ch‟i‟ non soglio”, proferite da Dante narratore nel Canto precedente, e le

parole dal cherubino dette a questo stesso proposito, che a loro volta formano una „cornice”

entro cui può esser inserita una possibile interpretazione del Canto. Viene inoltre sottolineato

lo spostamento di significato che i sintagmi „lebbre”,”parole ebbre” e „febbre” hanno nella

coscienza del personaggio di Montefeltro e in quella del narratore Montefeltro, nonché la loro

posizione di rima, creata da Dante narratore, grazie a cui i sintagmi vengono innalzati al

livello linguistico metaforico dell‟organizzazione testuale, contribuendo alla realizzazione di

un nuovo significato: la lebbra, nel senso ormai allegorico, contagia il papa (febbre) che

pronuncia le parole ebbre (hybris) con cui egli infetta il mondo cristiano. Le parole sarcastiche

del cherubino si riferiscono alla falsa logica del pensiero di Guido da Montefeltro: alludono al

fatto che egli fornisca al papa il consiglio fraudolento non tanto sotto l‟influsso di una

minaccia, quanto piuttosto per la promessa della tranquillizzante assoluzione preliminare. Ciò

spiega la sorpresa che coglie il consigliere alle parole dell‟angelo: Guido parla davvero del

„quare” e non del „perché” della sua avventura, cercando di deresponsabilizzarsi, accentuando

la responsabilità del papa e presentando se stesso come una vittima del pontefice. Si

analizzano inoltre i due paragoni, come analogie preliminari del caso di Guido: l‟analogia

Constantino-Silvestro non solo si proietta sul rapporto tra Bonifacio VIII e Guido, ma lo

interpreta anche nel senso inverso, mentre nell‟analogia Perillo-Falaride, che funziona come

testo speculare nei confronti di Guido-Bonifacio, viene fissato il giudizio di Dante narratore,

che discende dalla osservazione per cui „e ciò fu dritto”, riferita a Guido stesso, la cui figura

si attaglia a quella di Perillo. Le analogie, dunque, non rimangono immagini esteriori alla

vicenda di Guido, bensì ci offrono una chiave sia per l‟interpretazione del Canto che per la

valutazione di questo personaggio.

Horváth, Kornélia (Docente abilitato dell‟Università Cattolica Péter Pázmány

[Piliscsaba-Budapest, Ungheria] e dell‟Università János Selye [Komárno, Slovacchia] presso i

Dipartimenti di Lingua e Letteratura Ungherese – Si è laureata in lingua e letteratura

ungherese e russa nel 1994 e in lingua e letteratura italiana nel 1996 all‟Università ELTE di

Budapest. Dal dicembre del 2013 è direttrice della Scuola di Dottorato in lingua e letteratura

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ungherese all‟Università János Selye. I suoi campi di ricerca sono: la letteratura ungherese del

Novecento e quella contemporanea; teoria letteraria, soprattutto la teoria della lirica e del

verso; la letteratura russa e italiana dell‟Ottocento. Negli ultimi anni ha pubblicato anche

saggi su Dante e su Boccaccio in lingua ungherese e italiana. I suoi volumi: Tűhegyen.

Versértelmezések a későmodernség magyar lírája köréből [Sulla punta d‟ago. Interpretazioni

di poesie liriche della tarda modernità ungherese], Budapest: Krónika Nova, 1999; A versről,

[Sulla poesia lirica], Budapest: Kijárat, 2006; Irodalom, retorika, poétika [Letteratura,

retorica, poetica], Budapest: EditioPrinceps, 2009; Verselméleti tradíció és a modern magyar

líra. Ritmus és interpretáció kérdéseiről [La tradizione della teoria del verso e la moderna

poesia ungherese. Sulle questioni del ritmo e dell‟interpretazione], Budapest: Ráció, 2012;

Petri György költői nyelvéről. Poétikai monográfia [Sul linguaggio poetico di György Petri.

Monografia poetica], Budapest: Ráció, 2012)

Poesia e prosa, epopea e romanzo. Questioni di forma e di genere in connessione alla

Vita nuova e la Commedia

Nell‟intervento si analizza da un approccio teorico-letterario la rilevanza di due opere

dantesche per il lettore contemporaneo. Si intende trattare in parte di una problematica poetica

(la questione della forma e del genere testuali, inoltre il loro rapporto) e in parte di una

problematica filosofica – conseguente da quella precedente – (la „visione del mondo” e

l‟immagine dell‟uomo nei generi dell‟epopea e del romanzo), esaminando anche alcuni aspetti

della storia di questi generi letterari. La base teoretica della conferenza è costituita dalla teoria

del romanzo di Lukács – con particolare riguardo ai capitoli sul rapporto tra epopea e

romanzo e sulla forma interna del romanzto –, inoltre da alcuni studi di Bahtin – in particolare

il suo volume intitolato L‟epopea e il romanzo –. Non potranno mancare dalla presente

relazione i riferimenti ai lavori di V. Strada (la comparazione delle teorie di Bahtin e Lukács),

di J. Tinanov (il problema del linguaggio poetico), di B. Croce e di P. Ricoeur (estetica

letteraria e teoria del genere letterario), inoltre agli studi danteschi di O. Mandelstam, di J.

Kelemen e di B. Hoffmann.

Kaposi, Márton (Professor emeritus del Dipartimento di Filosofia antica e medievale,

Università ELTE di Budapest – Si è laureato all‟Università di Szeged in lingua e letteratura

italiana e ungherese, in seguito all‟Università ELTE di Budapest in filosofia. Fu caporedattore

della rivista letteraria Tiszatáj, docente del Filozófiai Továbbképző Intézet [Istituto di

qualifica professionale di filosofia], poi professore associato del Dipartimento di filosofia

antica e medievale dell‟Università ELTE. Attualmente svolge la propria attività d‟insegnante

a livello postgraduale. Ha compilato un‟antologia della filosofia di Benedetto Croce: A

szellem filozófiája. Válogatott írások [La filosofia dello spirito. Scritti scelti, 1987]; ha

pubblicato una monografia su Croce: Hagyomány és modernség Benedetto Croce

eszmevilágában [Tradizione e modernità in B. Croce, 2012]. Ha pubblicato circa duecento

saggi (in ungherese, in italiano, in inglese e in tedesco) sui pensatori del Rinascimento

[Bonfini, Ficino, Pico della Mirandola, Bruno] e del Novecento [L. Pareyson, L. Fülep],

inoltre sulla fortuna di Dante e di Machiavelli in Ungheria. I suoi ulteriori volumi principali

sono: Intuíció és költészet. Benedetto Croce esztétikája [Intuizione e poesia. L‟estetica di B.

Croce, 1994]; Filozófusok és filológusok [Filosofi e filologhi, su B. Croce, G. Lukács, e J.

Koltay-Kastner, 1999]; A rejtőzködő egyén arca és álarcai [Il volto vero e il volto mascherato

della persona latitante, 2004]; Élő középkor és halhatatlan reneszánsz [Medioevo vivo e

Rinascimento immortale, 2006]; Magyarok és olaszok az európai kultúrában [Ungheresi e

italiani nella cultura europea, 2007])

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Il problema dell’intellectus possibilis nella Monarchia di Dante

Il concetto aristotelico dell‟intelletto agente (nous poieitikos) è stato interpretato da Averroe

in modo da rilevare ancora di più che la capacità formativa di questa variante dell‟intelletto

può essere estesa all‟attività pratica (prattein), e in tal modo alle diverse forme organizzative

della società, tra queste anche alla determinazione delle forme dello stato. Dante utilizza come

principio esplicativo l‟intellectus possibilis (come una derivazione dell‟intelletto agente) –

oltre per il fatto che si tratta di una caratteristica universale del genere umano –, da una parte

perchè esso contiene una conoscenza reale, basata sulla percezione, e in tal modo serve da

guida per la formazione della società in base a delle possibilità realizzabili, dall‟altra parte

perchè esso – per la realizzazione delle possibilità riconosciute – esige la partecipazione attiva

di tutti gli uomini. Utilizzando, dunque, l‟intellectus possibilis da argomento filosofico, Dante

– in forma indiretta – argomenta a favore della tesi secondo la quale l‟impero secolare-

universale e la pace assicurata da essa sono ontologicamente fondati, ma senza la

collaborazione di una vasta parte dell‟umanità non sono realizzabili. E nonostante la felicità

terrena con tali caratteristiche ha un valore minore rispetto alla beatitudine celeste (mortalis

ista felicitas quodammodo ad immortalem felicitatem ordinetur), lo stesso vale la pena di

impegnarci per la felicità terrena.

Kelemen, János (Filosofo. Professore emerito dell‟ELTE, membro dell‟Accademia

delle Scienze dell‟Ungheria. Presidente della Società Dantesca Ungherese e membro onorario

della Società Dantesca Italiana. Ex direttore dell‟Accademia d‟Ungheria in Roma. Ha

pubblicato, in Ungheria, Italia e negli Stati Uniti, una ventina di monografie e raccolte di

saggi su problemi della filosofia del linguaggio e dell‟opera di autori come, fra l‟altro,

Benedetto Croce, Dante e G. E. Moore. Il suo ultimo libro: The Rationalism of Georg Lukács,

Palgrave – Macmillan, New York, 2014.)

Comprensione, conoscenza e fede in Dante. (L’epistemologia dell’atto di fede in Dante)

Partendo da una classificazione schematica degli atti linguistici che esprimono diversi gradi e

tipi di impegno epistemologico, vengono contraddistinti gli usi principali del verbo “credere”:

“credere che”, “credere qualcosa”, “credere in”, “credere a”, contrapponendo ad essi il

“sapere” che non ha gradazioni corripondenti. Alle versioni esaminate del “credere”

corrispondono grosso modo le attitudini epistemologiche come opinione, credenza, fede,

“scienza” o sapere. In base a tale analisi viene esaminato come si rispecchiano questi fatti

logico-linguistici in San Tommaso e Dante. Per chiarire le posizioni di Dante viene proposta

un‟analisi testuale dei luoghi più rilevanti dei canti XVIII-XIX e XXIV del Paradiso.

Le Lay, Cécile (Professoressa Associata [Maître de conférences] in Lingua, letteratura

e cultura italiana all‟Université Jean Moulin-Lyon 3 – Dopo una tesi di dottorato discussa

all‟Université Sorbonne Nouvelle-Paris 3 nel novembre 2003 [tesi intitolata Le droit et la

justice dans la poésie italienne du XIIIe siècle: Guittone d‟Arezzo et Jacopone da Todi],

Cécile Le Lay è stata assunta come Professoressa Associata in Lingua, letteratura e cultura

italiana dall‟Université Jean Moulin-Lyon 3 nel 2005. Membro del centro di ricerca in

letteratura italiana medievale di Paris 3 [CERLIM] per 15 anni, ha partecipato ai seminari di

ricerca e pubblicato diversi articoli sulla rivista del centro, Arzanà. Dal 2011 è stata accolta

come membro titolare in una vasta unità di ricerca interdisciplinare della zona di Lione [UMR

5648-CIHAM: Histoire, Archéologie, Littératures des mondes chrétiens et musulmans

médiévaux], e dal 2013 ha dato inizio all‟organizzazione di una giornata annuale di studi

interdisciplinari danteschi a Lione [terza edizione prevista per il 2015], portando

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parallelamente a termine un ampio studio sulla figura della Madonna nella Commedia, col

quale ha conseguito a Lyon 3 il diploma di HDR nel dicembre 2013. Sta preparando la

pubblicazione della sua monografia su Dante)

«Baldezza e leggiadria» (Paradiso XXXII, 109): come interpretare la risposta di

Bernardo all’ultima domanda di Dante?

Baldezza e leggiadria sono i due termini estremamente pregnanti – e perciò difficili da

interpretare e tradurre – che segnano l‟inizio della risposta di Bernardo a quella che sarà di

fatto l‟ultima domanda espressa dal personaggio Dante: «Qual è quell‟angel che con tanto

gioco / guarda negli occhi la nostra Regina, / innamorato sì che par di foco?» (Par. XXXII,

103-105). Tale risposta conclude quella che Stefanini individua come terza e ultima

mariofania della Commedia, che si svolge in cima alla Rosa dei Beati come la seconda (la

prima era avvenuta nel Cielo delle Stelle fisse). Con l‟aiuto prezioso del DDP, ripercorrere le

spiegazioni date a questi termini nei commenti fatti lungo i secoli è diventato ormai

facilmente accessibile. Questo primo strumento può permettere di stabilire un elenco, dal

quale scegliere gli elementi più significativi per formulare una nuova proposta. Ma sul piano

etimologico, per esempio, quella di Pézard che ci sembra la spiegazione più dettagliata non è

stata inclusa nel DDP, mentre costituisce un punto di riferimento importante grazie ai suoi

rinvii precisi alla lirica cortese antica (francese e provenzale), e al rimando a uno studio

specifico di F. Montanari sulla Canzone della leggiadria (quindi al di fuori delle pur

indispensabili Lecturae Dantis tradizionali). Grazie al DDP, si può invece risalire all‟origine

di certe osservazioni utili, certamente legate al contesto culturale (storico, geografico e

linguistico), come l‟insistenza di Benvenuto da Imola sul significato sia spirituale sia

corporale della coppia di termini («baldezza e leggiadria, dat intelligi spiritualia et

corporalia»), oppure l‟attenzione alla patrologia introdotta da un anglosassone come John S.

Carroll (1904), che associa baldezza (tradotta boldness) con il significato attribuito al nome

Gabriele dal Bernardo storico e da Gregorio Magno: «Fortitudo Dei». Oltre però alle

difficoltà di comprensione sottolineate dai diversi commenti per ognuna di queste due parole,

l‟osservazione conclusiva di Pézard ci sembra sintomatica di un altro ordine di difficoltà: «Il

est curieux de voir Dante, vers la fin du Paradis, revenir au vocabulaire des troubadours et

dicitori d‟amore» [È strano vedere che Dante, verso la fine del Paradiso, torna al vocabolario

dei trovatori e dicitori d‟amore]. In realtà, se i commenti non fanno emergere la ragione

fondamentale della scelta lessicale di Dante per la risposta di Bernardo, dobbiamo pure

constatare che quasi nessuno ha colto l‟importanza della domanda alla quale viene risposto

con così tanta cura: sembra finta (Scartazzini) o inutile (Momigliano), e il protagonista

darebbe addirittura «prova di scarsissima sagacia» (Stefanini), visto che si sa già «Qual‟è

quell‟angelo». Ci troviamo di fronte ai limiti inerenti al commento stesso, poiché per

definizione esso cerca di dare una spiegazione verso dopo verso, con l‟aiuto di letture spesso

estese alla lunghezza di un solo canto. Il nostro contributo poggerà invece su una ipotesi di

interpretazione complessiva (all‟insegna del Vistas in retrospect di Singleton), per cogliere la

pertinenza della risposta di Bernardo («littera et spiritus »): rimettendo a fuoco il percorso

conoscitivo (intellettivo, affettivo e sensitivo) di Dante, personaggio e poeta, la cui ultima

domanda focalizza un punto di scoperta risolutivo.

Madarász, Imre (Docente abilitato, Dipartimento d‟Italianistica dell‟Università di

Debrecen – Nel 1993 ha organizzato e da allora ha diretto fino al 2011 all‟Università

di Debrecen il Dipartimento d‟Italianistica. Nel 1998 ha ottenuto il titolo di "dr. habil" delle

scienze letterarie. Ha pubblicato 20 libri sulla letteratura italiana, fra i quali una Storia della

letteratura italiana [1993] uscita in 6 edizioni, e una monografia su Vittorio Alfieri [2004].

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Ha curato l'edizione di più di 130 volumi, fra i quali le traduzioni di quasi 60 opere classiche

della letteratura italiana e 4 collane di autori classici. È il redattore dell'annuario Italianistica

Debreceniensis. Fino ad oggi ha più di 1500 pubblicazioni. Ha tenuto relazioni in più di 260

convegni nazionali ed internazionali in tutti gli atenei ungheresi, in varie università italiane e

in vari Paesi europei. Ha ottenuto numerosi premi riconoscimenti in Ungheria [per es. il

Széchenyi Professzori Ösztöndíj]. Nel 2002 è stato insignito dell'onorificienza di Cavaliere

dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Italiana, Carlo

Azeglio Ciampi per i suoi meriti nel campo dell'italianistica)

Motivi „premonitori” nel canto XXVI dell’Inferno

Nell‟intervento si tenterà di mettere in evidenza – con l‟approccio della „Lectura Dantis” e

dello „studio di un fenomeno particolare” in senso metodologico – un caratte fondamentale

dei canti della Commedia, e allo stesso tempo uno dei problemi importanti riguardanti

l‟interpretazione di essi. I singoli „canti” della Divina Commedia formano delle unità

organiche anche quando apparentemente sono divisibili a più sotto-unità, si svolgono in

luoghi diversi (per mezzo di „trasferimenti”), ecc. La „parte principale” del canto d‟Ulisse è

identificata dalla tradizione della dantistica, appunto, nelle parole d‟Ulisse, per mezzo di una

logica (apparentemente) così evidente, che numerose analisi – focalizzandosi sulle parole in

questione – trascurano o sottovalutano le parti anteriori di questo „canto”. In realtà la parte

testuale antecedente accennata, per quanto riguarda la propria struttura, la propria

collocazione in un contesto peculiare e con l‟uso di determinati termini linguistici mostra una

sequenza talmente rilevante di motivi „premonitori” che questa risulta d‟essere d‟importanza-

chiave dal punto di vista dell‟interpretazione della stessa „orazion picciola”. La conferenza,

dunque, cercherà di dare un resoconto ampio di questi motivi, prendendo in considerazione –

oltre il testo dantesco originale – anche le traduzioni poetiche ungheresi (fedeli, per quanto

riguarda anche la forma poetica) di M. Babits e di F. Baranyi.

Marchesi, Valentina Barbara (Dottoranda, Università Cattolica del Sacro Cuore,

Milano)

«Chi fuor li maggior tui?». Poesia e diritto nella Commedia da Bernardo e Pietro Bembo

[Contributo per gli Atti]

Grazie agli studi degli ultimi decenni (con il filone di studi inaugurato da Nella Giannetto nel

1985), Bernardo Bembo è apparso sempre più quale il primo e vero iniziatore del figlio Pietro

agli studi filologici e umanistici. Formatosi negli studi di diritto, Bernardo Bembo diventa ben

presto cultore di lettere e arti, indagatore finissimo e attento del patrimonio degli autori

classici così come di quello della letteratura volgare del Tre e del primo Quattrocento È dal

padre Bernardo che il giovane Pietro – già in giovanissima età – matura uno spirito di lettura

originale e rivoluzionaria dell‟opera di Dante: spirito, questo, che lo porterà all‟alba del XVI

secolo a concepire per la Commedia una nuova vita e, con Aldo Manuzio, un nuovo testo. Il

culto di Bernardo per Dante è argomento in larga parte noto: meno note, al contrario, sono le

note di commento alla Commedia che Bernardo affida ad alcuni manoscritti volgari e latini,

oggi conservati a Londra. Il pensiero di Dante e la poesia della Commedia si mostrano così a

Bernardo quali sintesi tra legge e lettere, tra storia del diritto e storia della poesia italiana. Per

questo tramite si finisce per tracciare, almeno in ipotesi, una storia di Pietro (e di Bernardo)

Bembo lettore di Dante, nell‟arco cronologico che va dalla fine del Quattrocento alla teoria di

un classicismo volgare, che – attraverso la rinnovata edizione del poema con Aldo Manuzio –

avrà poi nelle Rime e nelle Prose della volgar lingua il suo punto di approdo, in bilico tra

19

l‟omaggio alla Commedia e l‟idea di uno stile che parzialmente rifiuta, o accantona, l‟opera

dell‟Alighieri.

Maślanka-Soro, Maria Teresa (Professore a pieno titolo all‟Università Jagellonica di

Cracovia in Italianistica [Dipartimento di Filologie Romanze] – Campi di ricerca: dantologia,

tragedia greca e italiana, tradizione letteraria classica nella letteratura medievale e

rinascimentale. Principali monografie: La formula del pathei mathos in Eschilo e la sua crisi

in Sofocle [Cracovia, 1991]; Il tragico nella Commedia di Dante [Cracovia, 2005; seconda

edizione: 2010]; Edizione della Divina Commedia in polacco [2004]; La tradizione dell‟epica

classica in Dante [in corso di stampa])

Il “vero” innamoramento di Matelda e la “falsa” memoria di Dante nel Paradiso

Terrestre

La relazione e‟ incentrata sul problema – fondamentale in tutta la Commedia – della dialettica

falso/ vero, in riferimento alla figura enigmatica di Matelda e la visione di lei da parte di

Dante pellegrino. Si cerchera‟ anche di rispondere alla domanda, perche‟ lui, che dovrebbe

essere gia‟ libero da ogni passione terrena, rischia (o no?) di trasformarsi in un nuovo Plutone,

Leandro o Adone e che ruolo in tutto questo svolge la memoria letteraria di Dante

personaggio e il “dialogo” emulativo di Dante autore con Ovidio, optimus magister

transformationum e il cantore dell‟aurea aetas.

Nagy, József (Ricercatore, Dipartimento d‟Italianistica, Università ELTE di Budapest

– Attualmente svolge le proprie ricerche con l‟appoggio della borsa di studio postdottorale

János Bolyai. È il segretario della Società Dantesca Ungherese, co-redattore e co-autore della

rivista Quaderni Danteschi. È autore di una monografia [del 2003] su G.B. Vico. I suoi campi

di ricerca principali riguardano: la filosofia politica di Dante e la ricezione dell‟Alighieri; la

teoria storico-filosofica di Vico, la letteratura italiana del Seicento e del Settecento; teorie del

contratto sociale (Th. Hobbes); la teoria dell‟arte e la concezione etico-politica di B. Croce e

di G. Gentile; il romanzo italiano del Novecento [Pirandello; Svevo; Calvino; P. Levi; Eco])

Il motivo del sogno nella Divina Commedia

Nella Commedia si trovano diversi episodi connessi a sogni e visioni mistiche, che – nel

contesto in cui appaiono – hanno sempre una precisa funzione rivelatrice e pedagogica. Nella

presente relazione darò un breve resoconto analitico su alcuni di questi episodi

(focalizzandomi sulla scena del sogno descritta in Purgatorio IX 1-33), in ogni singolo caso

cercando di fornire una spiegazione adeguata alla scelta di Dante per comunicare una certa

tesi per mezzo di tale descrizione.

Neves, Daniela (Visiting professor and lecturer of the Brazilian Embassy at the Uni-

versity ELTE of Budapest – She taught for several years at the Pontifical Catholic University

of Minas Gerais [Brazil], where she also gained her Doctor degree in Literatures of Portu-

guese Language [2006]. In Brazil she has worked in several other institutions as a professor,

as a developer and a director of the Communication Sciences-course at the Catholic Universi-

ty [Campus Arcos]. She lived in Rome in 2004 as a PhD-researcher at the University La Sa-

pienza, and also spent a month at the University of Lisbon, in 2003, besides working as a

translator and interpreter in Washington D.C., from 2006 to 2010. Her focus is the Brazilian

and Lusophone Literature from the 20th Century, she also wrote about contemporary litera-

ture and comparative studies. Author of the book “Murilo Mendes: o poeta das Metamorfos-

20

es” [2001], besides essays and book chapters, she has published in 2014 the book – edited

with Ferenc Pál – “A recepção do Brasil na Hungria”. Among the upcoming books there is a

translation of an essay in Italian, “L‟oscuro mito” de Nullo Minissi, and an analysis of the

Brazilian poet Murilo Mendes from the perspective of an acclaimed Italian scholar and writer)

Avanti nel tempo, avanti nello spazio: il riferimento dantesco nella opera di un

modernista brasiliano

Il poeta Murilo Mendes è, al presente, considerato uno dei pilastri della poesia brasiliana e ha

vissuto grande parte della sua vita in Italia . L'immersione nella cultura, arte e letteratura

italiane è stata uma scelta cosciente dal poeta, che ha avuto il suo apice letterario durante il

periodo romano, in una ricca collaborazione con esponenti della poesia e dell'arte italiana. Il

poeta aveva un rapporto complesso con la sua generazione di poeti compatriotti, soprattutto

per accettare il passato letterario universale, ed anche una paradossale associazione con la

religione cattolica. Presenta in sua poesia una intertestualità fruttuosa con la opera di Dante

Alighieri e con i suoi precetti . Visto dal poeta brasiliano come punto e contrappunto della

poesia stessa, e del passato e futuro del uomo, Dante appare molte volte nella opera di Murilo

Mendes come punto di riferimento per la forma, estetica e poetica di tempi diversi. Prendendo

l'opera dantesca, lui offre dichiarazioni controversi e stabilisce paralleli con altri poeti

modernisti, come Charles Baudelaire. A punto cerchiamo di esporre e analizzare le relazioni

ed i concetti, concisi e profondi allo stesso tempo, proposti da Murilo, accogliendo Dante

Alighieri come un nocciolo della poesia, e sua poetica come diramazioni permanenti.

Nicou, Pascaline (È affiliata al CELEC EA 3069, Centro di ricerca pluridisciplinare

dell‟Università Jean Monnet – Ha fatto gli studi alla Sorbonne Nouvelle e ha dato l‟agrégation

prima di dedicarsi alla tesi di dottorato che ha ottenuto nel 2004. Dopo 3 anni di insegnamento

a Tours e due a Rennes, insegna da 10 anni all‟Università Jean Monnet di St Etienne. Fa corsi

di letteratura medievale per gli studenti che vogliono insegnare: Dante, Boccaccio, Petrarca, e

autori del Cinquecento come l‟Ariosto. Insegna anche grammatica storica, civiltà del

medioevo e traduzione. La sua tesi verteva sulla poetica del meraviglioso in Boiardo

[L‟inamoramento de Orlando] e osservava i procedimenti di riscrittura di Dante, Petrarca e

Boccacio ma anche dei classici Ovidio, Virgilio, Lucano. Più generalmente si interessa di

riscrittura e di traduzione, di fenomeni stilistici [per esempio l‟iperbole di Boiardo], e del

concetto di meraviglia. Attualmente svolge una ricerca sulle traduzioni cinquecentesche del

Boiardo in Spagna, Francia e Inghilterra, per rivelare come hanno trasmesso lo stile

plurilingue del Boiardo. Ha seguito diversi seminari di traduzione in Francia, come quello di

Jean Charles Vegliante, che ha tradotto la Commedia di Dante. Ha tradotto quattro romanzi di

Gianni Celati, e sta traducendo l‟Inamoramento de Orlando e i Tarocchi del Boiardo. Si

interessa di Dante in quanto modello di pluristilismo per Boiardo e altri)

La poetica dell’ineffabile nel Paradiso di Dante

Nel Paradiso più ancora che nelle altre cantiche, siamo nel regno dell‟ineffabile : Par. I, 4-12

«vidi cose che ridire/né sa né può chi di là su discende». Come restituire «l‟ombra del beato

regno/segnata nel mio capo» Par, I, 24? Proveremo a mostrare come Dante ci trasmette

l‟ineffabile attraverso le immagini, metafore, analogie (dei beati «Quali per vetri trasparenti e

tersi/ o ver per acque nitide e tranquille,/ non si profonde che i fondi sien persi,/ tornan de

nostri visi le postille/ debili si, che perla in bianca fronte/non vien men forte a le nostre

pupille» III, 10-15) o creando uno spettacolo di suoni e luci, facendo apparire i beati secondo

una gradazione di luci e di figure geometriche (musica, luce e giochi di luce nella luce,

21

movimento, linee geometriche). Soprattutto le metafore saranno analizzate per vedere come

passa dall‟astratto al concreto, per renderci visibile quello che non si può perché Dante si

affida alle immagini : il mai visto del paradiso si dice attraverso il già visto della terra. Per

esempio VIII, 16-21 «E come in fiamma favilla si vede,/E come in voce voce si discerne…» o

ancora l‟analogia della corona di anime nell‟immagine della luce sopra la luna quando è

umido ( X, 67-69). Potremo analizzare anche le manifestazioni di impotenza da parte del

narratore per vedere che anche queste permettono di raggiungere lo scopo previsto («Oh

quanto è corto il dire e come fioco /al mio concetto!» XXIII, 121-122, in cui il ritmo serve il

discorso). Nel peggior dei casi, diventa un narratore muto, immagine regressiva del bambino

che non sa parlare, balbetta, anticipa Par XXXIII «Omai sarà più corta favella,/pur a quel

ch‟io ricordo, che d‟un fante/che bagni ancor la lingua alla mammela» (vv. 106 e seguenti). Ci

sono vuoti descrittivi, per esempio Par. XXIII Dante non può più evocare la bellezza di

Beatrice : «E così, figurando il paradiso, /Convien saltar lo sacrato poema, /Come chi trova

suo cammin riciso» (vv. 61 e seguenti). O ancora la famosa formula della fine: «All‟alta

fantasia qui mancò possa». Per controbilanciare questo, c‟è il ritmo del testo e la metamorfosi

del linguaggio inventivo, con i neologismi che dicono l‟interiorizzazione o la dissociazione

(per esempio immegliarsi, indovarsi, internarsi o al contrario dislegarsi, dilibrarsi). Di fronte

alla difficoltà d‟espressione o l‟impossibilità di rivivere con la memoria, soccorre la forza

della poesia, la potenza verbale. Il paragone non è mai gratuito, produce senso, non è un

ornatus della retorica classica, in Dante le immagini sono necessarie, l‟immagine dipinge il

reale, lo articola secondo rapporti nuovi.

Pál, József (Direttore del Dipartimento d‟Italianistica dell‟Università di Szeged,

Dottore dell‟Accademia Ungherese delle Scienze – 1995-1998: Direttore scientifico

dell‟Accademia d‟Ungheria in Roma; 1998-2000: Sottosegretario di Stato, Ministero della

Cultura; 2001-: Presidente del Consiglio Dottorale della Facoltà di Lettere dell‟Università di

Szeged; 2004-: Console onorario della Repubblica Italiana; 2011-: Prorettore dell‟Universitá

degli Studi di Szeged. Membro di varie associazioni e commissioni scientifiche internazionali

[Association Internationale de Littérature Comparée] e ungheresi [Accademia Ungherese

delle Scienze, Accreditazione nazionale]. Redattore capo della rivista “Neohelicon: Acta

Comparationis Litterarum Universarum” – Rivista Internazionale di Studi Letterari [in

inglese, francese, tedesco e italiano], Amsterdam-Budapest. Opere scelte: Il simbolismo

tipologico e linguistico della Commedia di Dante, Szeged: JATEPress, 1997 [in ungherese];

Santo Stefano Rotondo a Roma. Storia, architettura, storia dell‟arte, Wiesbaden: Reichert

Verlag, 2000 [Herausgegeben von Hugo Brandenburg und József Pál; in italiano e tedesco];

Dante: Commedia. Budapest Biblioteca Universitaria Codex Italicus 1. I: riproduzione

fotografica, II: Studi e ricerche [a c. di G.P. Marchi e J. Pál], Verona: SiZ, 2006; Dante. Szó,

szimbólum, realizmus a középkorban. Budapest: Akadémiai, 2009)

Parola e rima nel concetto di poesia di Dante

Dante voleva rendere evidente il triplice dovere della poesia elaborato da Sant‟Agostino

(doceat, delectet, flectat) in un ambito spirituale nel quale i criteri scientifici sostituivano

l‟ideale cavalleresco e l‟eroismo e, poi, in cui l‟esigenza dell‟estensione dei valori culturali ad

un ampio pubblico era sempre più forte. Vale a dire, il ruolo della comunicazione è

radicalmente cambiato e tendeva verso la soddisfazione di criteri pratici, diminuendo

l‟importanza delle considerazioni metafisiche. Le ambizioni dantesche si concetravano sul

rendere chiaro il vero che è nascosto (l‟aldilà), l!eloquenza (quoniam vera sunt, manifestata

delectant)) e a muovere l‟uomo verso la buona direzione. L‟espressione umana nel suo tempo,

per principio, è incapace di raggiungere questa mèta, perchè dai tempi antichissimi non c‟è

22

omologia tra le sostanze delle cose e la forma della locuzione. Il processo della creazione del

nuovo ed adeguato linguaggio sarà una nuova nominatio rerum. Ma non in presenza di Dio,

bensì in quella di Beatrice e su ispirazione di Amore. Quest‟ultimo garantisce l‟oggettività o

la realtà (perchè è trascendente) di tutti gli elementi linguistici e poetici.

Ploom, Ülar (Professore associato di letteratura e cultura italiana presso l‟Università di

Tallinn – Ha pubblicato la traduzione commentata del Secretum di Petrarca con un saggio

introduttivo [Tallinn: Hortus Litterarum, 1995], la monografia Quest and fulfilment in 13th

century Italian love-lyric [Tallinn: Aleksandra, 2000], i commenti alla prima completa

traduzione estone dell‟Inferno con la prefazione all‟intera opera dantesca [Tallinn: Eesti Keele

Sihtasutus e Tallinna Ülikooli Kirjastus, 2011], e saggi su Dante, Petrarca, Dino Campana,

Calvino, Eco, Magris nonché su problemi di critica letteraria e traduttologia. Ha tradotto in

estone saggi ed opere letterarie italiane [Petrarca, Calvino, Eco, Bassani, Moravia, ecc.]. Nel

2013 ha organizzato il Convegno internazionale “Dante‟s Rhetoric of Space(s) &

Contemporary Dante Studies” all‟ Università di Tallinn. Sta attualmente curando la

pubblicazione del Purgatorio e traducendo il Paradiso. Ha pubblicato tre raccolte di poesie)

Tra spazio fisico e mentale: su alcune immagini spaziali nella Commedia di Dante

Nella visione del mondo dell‟uomo medievale, il reale e l‟ideale si mescolano in modo

proprio affascinante. Secondo gli studiosi, sarebbero i mercanti a mettere la base per una

nuova concezione del tempo e dello spazio (cf L‟uomo medievale, a cura di J. Le Goff,

specialmente il capitolo „Il mercante“ di A. Gurevich). Eppure anche il Milione del famoso

mercante e viaggiatore Marco Polo dimostra come questo processo non sia scontato: accanto

alle descrizioni realistiche si offrono tantissime informazioni mitiche, basate piuttosto sul

comune bagalio culturale tardo-medievale, non sullo studio empirico. In rispetto a Marco

Polo, Dante è un viaggiatore piuttosto in mente che in spazio fisico. Basta leggere Quaestio de

aqua et de terra (1320) per capire come Dante, anche nel suo trattato scientifico, spieghi i

problemi spaziali in chiave triplice: quella fisico-naturale che si basa sull‟osservazione

empirica (nella vena aristotelica), quella geometrica che si basa sulla conoscenza teorica, e

quella teologica che parte dalle necessità divine. Gli stessi principi conoscitivi determinano la

costruzione spaziale anche nella Commedia, dove lo spazio esterno acquista diversi valori

secondo la sua percezione dalla mente conoscitiva. In questa relazione si analizzano alcuni

immagini spaziali proprio in questo paradigma.

Salvi, Giampaolo (Direttore del Dipartimento d‟Italianistica dell‟Università ELTE di

Budapest – Insegna all‟Università ELTE dal 1980, dal 2002 in qualità di professore ordinario.

Dal 1981 al 1999 ha insegnato anche presso il Dipartimento di Portoghese (diretto da lui dal

1995 al 1997). Dal 1997 dirige il Dipartimento d‟Italianistica. Dal 2001 al 2005 è stato

direttore dell‟Istituto di Lingue e Letterature Romanze dell‟ELTE. Dal 1994 dirige il Corso di

dottorato in Linguistica Romanza. Dal 2005 è membro della Commissione di Linguistica

dell‟Accademia Ungherese delle Scienze. Tra le sue numerose opere di linguistica –

d‟importanza internazionale – qui si accennano solo due progetti. Dal 1988 al 1995 ha diretto,

con Lorenzo Renzi, la Grande Grammatica Italiana di Consultazione; sempre con Lorenzo

Renzi ha diretto dal 1996 al 2010 il progetto della Grammatica dell‟Italiano Antico,

pubblicata nel 2010. Nel 2013 ha ricevuto il Premio Galileo Galilei, e nello stesso anno è stato

eletto membro corrispondente straniero dell‟Accademia della Crusca)

Postille al forse cui (If X 63)

23

Il contributo riesamina dal punto di vista linguistico il problema interpretativo della frase

relativa riferita all‟oggetto del „disdegno” di Guido (If X 63). Nonostante affermazioni in

contrario emerse nella letteratura recente sul problema, si sostiene che in base ad argomenti

puramente linguistici non è possibile decidere tra l‟interpretazione tradizionale (secondo cui la

frase relativa va riferita a Virgilio) e l‟interpretazione moderna, oggi più generalmente

accettata (secondo cui la frase relativa va riferita a Beatrice).

Szabó, Tibor (Professore ordinario dell'Università di Szeged – Autore di vari libri e

articoli sulla filosofia, sulla cultura e sulla letteratura italiana, fra cui è da ricordare:

Megkezdett öröklét. Dante a XX. századi Magyarországon [2004]. Fu titolare della Cattedra di

Scienze Sociali Applicate all‟Università di Szeged e a quella di Scienze Politiche

all‟Universitá di Debrecen. Fu professore invitato all‟Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

[Napoli] e all‟École des Hautes Études en Sciences Sociales [Parigi]. Ha ricevuto il Premio

Dante Alighieri dell‟Accademia Casentinese [1997] e il Premio Flaiano per l'italianistica

[2004])

Un approccio possibile a Dante: Gramsci

Uno dei temi principali „für ewig” che nei Quaderni del carcere Gramsci voleva studiare è il

ruolo storico-sociale degli intellettuali italiani. In questo contesto cominciò a elaborare –

anche se in note sparse – un quadro complessivo sul poeta fiorentino. Aveva acquisito dal

noto dantista dell‟epoca, Umberto Cosmo (all‟Università di Torino), un‟interpretazione

singolare di Dante e faceva anche ulteriori ricerche sull‟argomento. Per quanto riguarda La

Divina Commedia Gramsci si concentra sul Canto X dell‟Inferno. Si servì di alcune

affermazioni di De Sanctis e di Croce, ma secondo lui in questo canto Dante mise l‟accento

non solo ai dolori di Farinata, ma anche – e in ugual misura – a quelli di Cavalcante che perde

suo figlio. Oltre il canto X dell‟Inferno, Gramsci fece delle osservazioni sulla dottrina politica

laica di Dante e anche sul ruolo del „volgare illustre” nella formazione di un‟unità nazionale

tanto bramata da lui. Dunque, Gramsci cerca di dare un approccio possibile a Dante „che è

veramente una transizione: c‟è l‟affermazione di laicismo, ma ancora col linguaggio

medioevale”.

Tonello, Elisabetta (Docente a contratto presso l‟università e.campus e assegnista e

contrattista presso l‟Università degli studi di Ferrara – Lavora al progetto di edizione critica

della Commedia di Dante, coordinato dal Prof. Paolo Trovato. Ha ottenuto la laurea triennale

presso l‟Università di Ferrara nel 2006 con una tesi sulle slave narratives, la laurea magistrale

presso l‟Università di Padova [2008] con una tesi su Guido Gozzano, da cui è stato tratto un

articolo pubblicato nel “Giornale storico della letteratura italiana”. Ha conseguito il dottorato

di ricerca presso l‟Università di Ferrara, con una tesi di filologia dantesca. Ha collaborato con

il progetto di ricerca di interesse nazionale [PRIN] “Verso una nuova edizione critica della

Commedia”, nel cui ambito ha svolto e svolge ricerche in Inghilterra, Francia, Germania e

Spagna. Ha svolto attività di tutorato per l‟università di Ferrara e ha redatto alcune voci del

Vocabolario della Crusca. Tra le sue pubblicazioni, che interessano principalmente la storia

della tradizione del testo della Commedia e i problemi di prassi ecdotica ad essa connessi, ma

anche le opere di Boccaccio e Monteverdi: La tradizione settentrionale della Commedia, in

Atti dell‟XI Congresso SILFI [Napoli 5-7 ottobre 2010] a cura di P. Bianchi, N. de Blasi, C.

De Caprio, F. Montuori, Franco Cesati editore, pp.265-272; Contaminazione di lezione e

contaminazione per giustapposizione di esemplari nella tradizione della Commedia [con P.

Trovato], in “Filologia italiana”, 8, 2011, pp.21-33; La tradizione e il testo del carme Ytalie

iam certus honos di Giovanni Boccaccio [con S. Bertelli, L. Fiorentini, P. Trovato], in “Studi

24

sul Boccaccio”, XLI, 2013; Nuove prospettive sulla tradizione della Commedia, Seconda

serie [Studi 2008-2013] a cura di E. Tonello e P. Trovato, libreriauniversitaria.it, 2013)

L’edizione e il commento della Commedia. Progetti in corso

[Relazione condivisa con Luisa Ferretti Cuomo]

Il commento di un‟opera deve poggiare su un testo criticamente stabilito e dunque affidabile.

La Commedia di Dante, uno dei massimi capolavori della letteratura italiana, si legge su un

testo critico fissato dall‟edizione del 1966-67 di Petrocchi. Da allora la ricerca e lo studio

filologico intorno al poema hanno conosciuto una battuta d‟arresto quasi totale. Tuttavia il

lavoro di Petrocchi era ben lungi dall‟essere definitivo: si trattava infatti di un‟edizione con

grandi limiti metodologici che consistevano principalmente nell‟individuazione dell‟archetipo

e nella scelta del testimoniale (solo 27 mss. sui circa 550 totali). Solo nel 2001, con l‟edizione

di Federico Sanguineti basata sulla collazione per luoghi dell‟intero testimoniale, la ricerca ha

ricevuto un nuovo impulso e molte questioni metodologiche e pratiche si sono riaperte. Anche

in questo caso però il risultato sul testo non può dirsi definitivo; si è rivelato piuttosto essere

una continiana “ipotesi di lavoro” a causa dell‟eliminatio eterodossa operata su quasi tutto il

materiale esistente e basata su pochi errori critici, inadeguati per un testo inquinato e

contaminato come quello della Commedia.

L‟équipe alla quale collaboro, guidata dal Professor Paolo Trovato, ha condotto in questi anni

ricerche e indagini che hanno portato a una conoscenza approfondita dell‟intera tradizione,

compresa quella Tre e Quattrocentesca, finora rimasta in ombra. Per la prima volta sono state

raccolte le collazioni sul canone di loci del Barbi di tutti i testimoni della Commedia non

frammentari. Gli studi sul materiale raccolto hanno prodotto importanti avanzamenti e

assolute novità sia per lo studio della Commedia sia per la disciplina filologica in quanto le

ingenti proporzioni del testimoniale si prestano a farne un campo d‟indagine statistico di

assoluto rilievo estendibile a tutte le tradizioni sovrabbondanti. Il volume uscito nel 2013,

Nuove Prospettive sulla tradizione della Commedia II serie, a cura di chi scrive e del

Professor Trovato costituisce un passaggio intermedio tra l‟avvio del progetto e i relativi

primi frutti e la sua piena realizzazione. Ora che la seconda fase, della sistemazione

stemmatica del testimoniale, si avvia a conclusione è possibile trarre un bilancio delle

metodologie applicate, tra le quali alcune assolutamente innovative, prima di passare

all‟imminente constitutio del testo corredato dal commento della Professoressa Ferretti

Cuomo.

The edition and commentary of Comedy. Ongoing projects

[Lecture with Luisa Ferretti Cuomo]

The comment of a work must be based on a text that has been critically established and is

therefore reliable. Dante's Comedy, one of the greatest masterpieces of Italian literature, is

read in the critical text given in Petrocchi‟s edition of 1966-67. Since then, research and phi-

lological study around the poem have largely stood still. However, the work of Petrocchi was

far from being definitive: it had considerable methodological limitations, consisting above all

in the archetype identification and selection of witnesses (only 27 manuscripts out of about

550 in total). Research only received a new impulse in 2001, with the edition of Federico

Sanguineti based on the collation of the entire tradition, and many methodological issues and

practices have been reopened. Even in this case, however, the resulting text cannot be said to

be definitive; it is more a "working hypothesis" (Contini would have said) because of the het-

erodox interventions of eliminatio operated almost throughout based on a few critical errors,

inadequate for a text which is as corrupt and polluted as the Comedy.

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In recent years research has been carried out by a team with whom I work, led by Professor

Paolo Trovato, leading to a thorough knowledge of the whole tradition, including that of the

fourteenth and fifteenth centuries, never before considered. For the first time collations on the

canon of Barbi‟s loci critici, of all the witnesses of the Comedy not fragmentary, have been

gathered. Studies on the material collected have led to important advances and absolute novel-

ties for the study of the Divine Comedy and for the philological discipline, since the huge pro-

portions of testimonial go to make an exceptional field of statistical investigation extendable

to all the traditions. The volume issued in 2013, Nuove Prospettive sulla tradizione della

Commedia II serie, edited by Professor Trovato and myself, constitutes an intermediate step

between the start of the project with its first results and its full realization. Now that the sec-

ond phase of the stemmatic placing of witnesses is being concluded, it is possible to make an

evaluation of the methodologies applied, including some which are absolutely innovative,

before moving on to the imminent constitutio text accompanied by the comment of Prof. ssa

Ferretti Cuomo.

Ureni, Paola (Assistant Professor, Dep. of World Languages and Literatures, CSI-

CUNY)

Stupor mentis: dalla patologia di Vanni Fucci alle esperienze purgatoriali e paradisiache

La presenza del sapere medico nella cultura e nella scrittura di Dante affianca una prospettiva

specificamente scientifica a quelle filosofica e teologica. In tal senso questo intervento si

interroga sulla presenza di riferimenti scientifici che tessono un filo biologico attraverso il

cammino anagogico della Commedia. Un filo che tocca momenti più evidentemente legati al

sapere scientifico (come l‟episodio dell‟incontro con Vanni Fucci in Inferno XXIV), e

momenti in cui il riferimento medico non è altrettanto esplicito ma alluso da una terminologia

che lo affianca a riferimenti di ordine filosofico e teologico. Ciò significa interrogarsi sulla

possibile coesistenza di due o più registri linguistici nello stesso livello espressivo (o anche

nella stessa parola) che dunque farebbe riferimento a contesti profondamente diversi. Il

cammino attraverso l‟Inferno è interrotto in varie occasioni da stati di sonno alterato o da

svenimenti; mentre, nelle cantiche successive, il pellegrino incontra stati di stupore, estasi,

meraviglia. I testi galenici e di medicina medievale offrono un ampio spettro lessicale atto a

definire simili stati . Stupor, sopor, somnolentia, lethargus, definiscono stati di torpore

mentale talvolta accompagnati da perdita di memoria. L‟attenzione alle ricorrenze lessicali

conferma la presenza di «stupore» a significare situazioni mentali simili, in cui le facoltà

dell‟anima umana soccombono al cospetto di esperienze trascendenti; in Purgatorio e in

Paradiso le visioni estatiche, o i momenti in cui all‟insufficienza intellettiva del pellegrino

segue il potenziamento delle facoltà razionali, sono spesso marcati da stati di stupore. Lo

stupore dell‟anima va naturalmente ben oltre il solo riferimento clinico agli stati psicologici

discussi nei testi di medicina. Non intendo proporre un significato esclusivamente scientifico

per tali condizioni mentali, ma sottolineare la presenza insistita di un‟area semantica che,

quantomeno al livello retorico, affianca una memoria scientifica–e specificamente medica–ai

riferimenti filosofico-teologici che segnano la transcendenza della dimensione paradisiaca.

Verdicchio, Massimo (Professore ordinario di letteratura italiana e comparata

all'Università di Alberta, [Edmonton, Canada] – Ha scritto numerosi articoli su Dante,

Petrarca, il romanticismo, il romanzo e la lirica. Di Dante ha pubblicato due volumi, Reading

Dante Reading (in italiano Leggere Dante Leggere, Puntoacapo ed.) e The Poetics of Dante‟s

Paradiso. Ha pubblicato una monografia su Benedetto Croce. Ha tradotto in inglese Cacciari

e Perniola)

26

Il commento alla Commedia tra esposizione ed interpretazione

Over the centuries commentaries on Dante‟s Commedia have varied from being expository,

critical (sometimes negatively) and interpretive. Commentaries have taken many guises from

the early Lectura Dantis to studies devoted to a single cantica, not to mention the many jour-

nals from Studi Danteschi to Dante Studies, to cite only two of the major ones from both con-

tinents. Commentaries vary: they are philological, which has been the trend in Dante Studies

in Italy, or interpretive, proposing an overall reading of the poem according to a given ideol-

ogy such as the Singleton school in North America. Most commentaries are characterized by

both since it is not always possible to differentiate exposition from interpretation, philology

from hermeneutics. There is also a third model, the one employed by Dante in the Convivio to

comment his canzoni by giving first the literal and then the allegorical meaning of each word

and of each line. Of course, Dante wrote the canzoni so he knew their meaning beforehand,

nonetheless his is a philological approach that differs qualitatively from those his Dante scho-

lars usually employ on his poem. The overwhelming number of commentaries over the centu-

ries raise the question of their validity as to whether they have brought us closer to an under-

standing of the poem, or they have been simply reinforced our traditional preconceptions. In

my paper I would like to discuss this issue by analyzing the three approaches, touching briefly

on their merits in terms of how close they bring us to the meaning of the canzoni of Dante‟s

Commedia.

Wrana, Magdalena (Docente presso il Dipartimento di Lingue Romanze

dell‟Università Jagellonica di Cracovia – Ha compiuto il Corso di laurea in lingua e letteratura

italiana all‟Università Jagellonica tra il 1999-2004. La sua tesi di laurea era intitolata

Traduzioni latine dei «Rerum vulgarium fragmenta» di Petrarca fino alla metà del

Cinquecento, scritta in base alle ricerche svolte sui manoscritti della Biblioteca Vaticana. Ha

conseguito il Dottorato di ricerca nel 2011 con lode e premiato con la pubblicazione della tesi

(col titolo in italiano) Angelo Maria Durini (1725-1796) – poeta e politico in porpora. Profilo

dell‟attività politica, culturale e letteraria del nunzio in Polonia (1767-1772), Kraków:

Collegium Columbinum, 2013. È anche traduttore e interprete di lingua italiana)

Dante latinizzato: traduzioni latine come una forma particolare di commento alla

Commedia

La presente proposta di relazione per il Convegno internazionale Commentare Dante oggi che

si terrà a Budapest nel novembre 2014, nasce dall‟intento di presentare una forma particolare

di commento alla Commedia dantesca, costituita dal fenomeno di latinizzazioni dell‟opus

magnum di Dante.

Le latinizzazioni delle opere scritte originariamente nelle lingue moderne cominciarono ad

apparire in Europa molto presto, tuttavia continuano ad essere una terra pressoché incognita,

costituendo un argomento ancora poco esplorato dagli studiosi. Furono tradotte nella lingua

degli antichi Romani sia opere scientifiche, alle quali si apriva in tal modo l‟accesso alla

circolazione europea, sia le opere letterarie: nel loro caso trovare una spiegazione che ne

giustifichi l‟apparizione desta di solito non pochi problemi interpretativi, a meno che il

traduttore non ci abbia lasciato informazioni esaurienti sui motivi che lo spinsero a compiere

un tale sforzo. Si è soliti considerare tali traduzioni latine, soprattutto quelle intraprese nel

momento in cui gli scritti latini venivano oramai respinti agli antipodi delle letterature

nazionali, come segno evidente dell‟esercizio linguistico-letterario nonché di un mero

27

divertimento. Eppure non possiamo negar loro un certo intento divulgativo, volto alla

diffusione anche fuori dai confini nazionali delle opere ritenute degne di conoscenza e di

commento. Non di rado dietro alla decisione di tradurre in latino un‟opera volgare stava la

volontà di rendere omaggio, da parte del traduttore, a un autore particolarmente apprezzato,

ascrivendolo in tal modo a un doppio filone di tradizione letteraria antica e moderna. In molti

casi si possono scorgere anche intenzioni emulative nei confronti dello scrittore tradotto,

visibili soprattutto nelle latinizzazioni umanistiche e rinascimentali. Non è escluso neanche

l‟intento di autonobilitazione operata da scrittori sconosciuti attraverso la scelta di tradurre un

grande autore.

Dal Trecento fino al Novecento, furono latinizzate più volte le opere delle cosiddette Tre

Corone Toscane: a differenza delle traduzioni latine delle opere di Boccaccio da tempo note e

studiate grazie alla figura del primo traduttore, il Petrarca stesso e a differenza delle

latinizzazioni del Canzoniere e dei Trionfi petrarcheschi che la sottoscritta ha cercato di

studiare, le latinizzazioni della Commedia dantesca attendono ancora di essere studiati. Non è

stata ancora tentata una elaborazione complessiva di tale problema.

L‟intento della relazione sarebbe allora quello di presentare le traduzioni latine della

Commedia, dalle più antiche fino a quelle novecentesche, con un‟attenzione particolare

prestata alle latinizzazioni tre- e quattrocentesche, nate coll‟intento di commentare e divulgare

la Commedia dantesca: quelle di Matteo Ronto, Coluccio Salutati e Giovanni Bertoldi da

Serravalle. Nell‟analisi verrà posto sotto l‟esame in particolar modo l‟aspetto esegetico-

commentatorio delle segnalate traduzioni.