Sommario• Due modelli linguistici
– L’identità della lingua– L’identità del fonema
• Un modello non linguistico• Conclusioni
La lingua è un’invenzione del linguista? • Dopo una stagione di grandi scoperte
(indoeuropeistica, ma anche inizio del lavoro sulle lingue amerindie, africane ecc.) senza questionamento epistemologico, lo strutturalismo inaugura il problema dell’epistemologica della linguistica: che tipo di realtà è quella propria delle lingue? Che tipo di oggetto scientifico rappresentano?
Chomsky: il LAD/IL e la definizione parametrica• La realtà della lingua, per NC, è
garantita soprattutto a livello individuale: è un modulo, un “pezzo” di mente biologicamente istanziato in ognuno di noi, il cui carattere fondamentale è la ricorsività
• Le lingue in sé non hanno alcuna dimensione sociale (o non è rilevante): ciò che le distingue è la parametrizzazione (setting su un insieme di variabili e valori calcolabili)
Es. parametrizzazioneDeterminanti a dx o sx
•ITA: dx•“Una ragazza davvero incredibilmente bella”•ENG: sx•“Pennsylvania State Humanistic Library”
– NB la parametrizzazione acquisisce importanza soprattutto in una fase della
ricerca di NC
competence: Chomsky = sentiment : Saussure
• La lingua è ciò che il parlante sa fare – ciò che il parlante accetta come giusto– Chomsky: competence – accettabilità– Saussure: langue – sentiment
• Qual è la differenza?– In S. il sentiment è storico (diacronia vs. anacronia), ed è indeterminato rispetto alla differenza individuale-collettivo
Saussure: la lingua del singolo
e la lingua della comunità (1) 1 + 1 + 1 + 1 + 1… = I (modello
collettivo)(CLG: 38)
•Saussure sembra oscillare tra le due concezioni – nel primo corso, la lingua è individuale, nel secondo e nel terzo, sociale
•In che senso la “mia” lingua (italiana) è la stessa della tua? In che senso è la stessa rispetto all’italiano tout court?
Sentiment de la langue:il genitivo ambiguo
• I passi di FdS dove si usa quest’espressione presentano una indeterminatezza caratteristica: in certi casi il genitivo è chiaramente oggettivo, in altri non si capisce, in altri è chiaramente soggettivo
• La prevalenza del genitivo soggettivo segna la nascita della langue strutturalista (che però non “galleggia nell’aria”)
Da Saussure a Prieto (1)• SAUSSURE CLG:UNITÀ identità, realtà, valori
• L. J. PRIETO (1969 - 1996) : IDENTITÀ realtà, valore
Da Saussure a Prieto (2)• SAUSSURE CLG:UNITÀ identità, realtà, valori
• Trubeckoij pertinenza
• L. J. PRIETO (1969 - 1996) : IDENTITÀ realtà, valore
Prieto: due modi di essere uno
• IDENTITÀ NUMERICA: si assumono (per principio) tutti i caratteri di un oggetto, e questo diventa lo stesso – uguale a sé stesso – perché non può essere alcun altro
• IDENTITÀ SPECIFICA: si assume solo un insieme di tratti pertinenti che permette di dire che l’oggetto è lo stesso di tutti gli altri che hanno lo stesso insieme di tratti
Il fonema trubetzkoviano diventa il paradigma di ogni oggetto (e la conoscenza linguistica di ogni conoscenza)
Principio di pertinenza &
massima pragmatica (1): PP“La façon […] dont on connaît les objets d’un
univers de discours […] implique […] toujours une praxis. Puisque, d’autre part, toute
praxis implique la connaissance de la réalité sur laquelle elle s’exerce, connaissance et
praxis sont inséparables.” (Prieto 1975 : 151 sg.)
“Si cerca di stabilire unicamente delle categorie che siano “pertinenti”, e […] una categoria lo è sempre in rapporto con una certa pratica.” […] (Prieto 1989 : 27)
Principio di pertinenza &
massima pragmatica (2): MP“Ora, l’identità di un abito dipende da come può
indurci ad agire, non solamente nelle circostanze che probabilmente si daranno, ma anche in quelle che potrebbero darsi, a prescindere dalla loro
improbabilità. L’essenza di un abito dipende […] dal quando e dal come ci farà agire.” (CP 5.400)
“Considerate quali effetti, che possono concepibilmente avere portate pratiche, noi
pensiamo che l’oggetto della nostra concezione abbia. Allora la concezione di questi effetti è l’intera nostra concezione dell’oggetto.” (CP
5.402)
Principio di pertinenza &
massima pragmatica (3): confrontoÈ la stessa cosa ciò con cui
si potrebbe fare la stessa cosa•Il principio di pertinenza non è dunque che una formulazione (inconsapevole) della massima pragmatica, ottenuta attraverso un’estensione coerente delle nozioni fonologiche
– Questo aiuta a introdurre il confronto con Peirce
Pertinenza e verità (Prieto, ined.)
• Funzione Predicativa di Relazione (pertinenza)
• Funzione Predicativa di Inerenza (verità)
• Una conoscenza è inquadrata una FPR legata a un interesse del soggetto, ed eventualmente soddisfa la FPI (cioè è vera se “funziona” per fare quella cosa)Una conoscenza è sempre pertinente,
ma non è sempre vera
…back to Ferdinand (and to pragmatism)…Identità realtà &
valore• L’unità linguistica è anche realtà (perché è reale per i parlanti – in quanto pertinente)
• L’unità linguistica è anche valore (per la doppia definizione pragmatista che la costituisce: ogni fonia è ciò che potrebbe esprimere quel significato, e ogni senso è ciò che potrebbe essere espresso da quel significante)
…ma il primato è dell’identità
PEIRCE Identità è individuazione (a partire da un continuo) - 1“Mettiamo che la lavagna pulita sia una sorta di
Diagramma della vaga potenzialità originale o, almeno, di uno stadio iniziale della sua determi-
nazione. Si tratta di qualcosa di piu di un’immagine linguistica, perché dopo tutto la
continuità è generalità. La lavagna è un continuo a due dimensioni, mentre ciò di cui è segno è un
continuo che ha un numero di dimensioni indefinito. La lavagna è un continuo di punti
possibili, mentre quello è un continuo di possibili dimensioni di qualità o è un continuo di possibili dimensioni di un continuo di possibili dimensioni di qualità o qualcosa del genere. (…)
PEIRCE Identità è individuazione (a partire da un continuo) - 1…Non ci sono punti su questa lavagna. Non ci
sono dimensioni in quel continuo. Adesso traccio una linea con il gesso. Questa
discontinuità è uno di quei gesti bruti che sono i soli che possono aver fatto fare un
passo dall’originale vaghezza alla definitez- za. C’è un certo elemento di
continuità in questa linea. Da dove deriva questa continuità? Non è nient’altro che la
continuità originaria della lavagna che rende continuo tutto ciò che c’è su di
essa.” (CP 6.203, 1898)
Che cos’è il continuo dei continui
“una possibilità di divisione ripetuta che non può essere esaurita in nessun mondo possibile, nemmeno in
un mondo possibile in cui si potessero completare processi
infinitamente abnumerabili” (Putnam 1995)
NB enumerabile ≠ denumerabile ≠ abnumerabile
Conclusioni (1): identità e verità
• Tanto Prieto (e Saussure) quanto Peirce adottano una concezione pragmatista della verità – (cioè: è vero ciò che è reale, ciò da cui ci si può aspettare certi/gli stessi effetti, ciò che può servire a quel qualcosa)
• …ma in Peirce il problema dell’individuazione è sganciato da quello della verità singola– (è legato piuttosto alla giustificazione di tutte le verità)
Conclusioni (2): verità è identità
(o dello strutturalismo)• La linguistica strutturale mette in primo piano il problema dell’identificazione delle unità: per questo il problema della verità (e quello della realtà) è ridotto a quello dell’identificazione delle unità: è vero ciò che è uno – cio che è lo stesso
Conclusioni (3): verità e riferimento
• Solo per quegli strutturalisti (come Benveniste, o Prieto) che affrontano il problema della relazione tra la lingua come un tutto e un mondo “esterno” si pone il problema della verità (e del riferimento) come per la filosofia analitica– Per i greimasiani la verità si “scioglie” nella veridizione (e il mondo nella lingua)
– Per Peirce la coppia verità/riferimento non ha ugualmente senso, ma per motivi opposti
Conclusioni (4): verità, realtà, naturalismo
• Nell’impostazione di Peirce, le verità non si giustificano singolarmente – è l’inquiry che va giustificata nel suo complesso, anche matematica-/metafisicamente (sinechismo)
“I hear you say: ‘this smacks too much of an anthropomorphic conception’. I reply that every
scientific explanation of a natural phenomenon is a hypothesis that there’s something in nature to which human reason is analogous; and that it’s really so all the successes of science in its application to
human conveniences are witnesses” (CP 1.315)
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