Università e giuristi a Perugia (1925-1945)

35
Giuristi al bivio Le Facoltà di Giurisprudenza tra regime fascista ed età repubblicana a cura di Marco Cavina

Transcript of Università e giuristi a Perugia (1925-1945)

Giuristi al bivioLe Facoltà di Giurisprudenza tra regime fascista

ed età repubblicana

a cura di

Marco Cavina

00pag_Cavina.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:32 Pagina V

© 2014 by CLUEBCooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna

CLUEBCooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna40126 Bologna - Via Marsala 31Tel. 051 220736 - Fax 051 237758www.clueb.com

Giuristi al bivio. Le Facoltà di Giurisprudenza tra regime fascista ed età repubblicana / a cura di Marco Cavina. – Bologna :CLUEB, 2014

X-355 p. ; ill. ; 27 cm(Centro interuniversitario per la storia delle università italiane : Studi / 24)ISBN 978-88-491-3890-0

Tutti i volumi pubblicati in questa collana sono stati sottoposti a referaggio anonimo da parte di due esperti, seleziona-ti – sulla base delle loro competenze – nell’ambito di un Comitato Internazionale di Referee. Il Direttore della collana èresponsabile del processo.

Redazione a cura di Ilaria Maggiulli

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolodi periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941n. 633.

Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per usodiverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi,Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano,e-mail [email protected] e sito web www.clearedi.org.

00pag_Cavina.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:32 Pagina VI

INDICE

IX MARCO CAVINA, Fra due epurazioni

1 ANTONELLO MATTONE, Il mondo giuridico italiano fra fascistizzazione e consenso: uno sguardogenerale

37 ALBERTO LUPANO, Scienza, conformismo politico e antifascismo nella Facoltà giuridica torinesedalla fine della dittatura alla Repubblica italiana

57 ETTORE DEZZA, La Facoltà giuridica pavese dal fascismo alla repubblica69 MARIA GIGLIOLA DI RENZO VILLATA, La Facoltà di Giurisprudenza della Statale di Milano tra

battute d’arresto e... voglia di ricominciare95 MARIA ROSA DI SIMONE, Giuristi e fascismo all’Università di Trieste

107 PIERO DEL NEGRO, La Facoltà di Giurisprudenza di Padova (1938-1950). I docenti, il quadro isti-tuzionale, le scelte politiche

123 ROBERTA BRACCIA, La Facoltà di Giurisprudenza di Genova tra Fascismo e Liberazione(1938-1950)

141 ELIO TAVILLA, La Facoltà modenese di Giurisprudenza: dalle leggi razziali al rinascimento repub-blicano

159 DAMIGELA HOXHA, Sintomatologia da transito. La Facoltà di Giurisprudenza di Bologna da Um-berto Borsi ad Antonio Cicu

187 FLORIANA COLAO, I giuristi universitari a Siena tra diritto e politica (1938-1958)211 GIUSEPPE MECCA, La Facoltà di Costantino Mortati. Scienza giuridica e insegnamento del diritto

a Macerata tra fascismo ed età repubblicana227 FERDINANDO TREGGIARI, Università e giuristi a Perugia (1925-1945)259 ITALO BIROCCHI, Sul crinale del 1944: Filippo Vassalli e la reinvenzione del ruolo della Facoltà di

Giurisprudenza della Sapienza di Roma dopo la caduta del fascismo273 ILEANA DEL BAGNO, Epurazioni prudenti. Docenti e manuali di diritto nella Napoli liberata307 FRANCESCO MASTROBERTI, La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari e le leggi antie-

braiche

00pag_Cavina.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:32 Pagina VII

317 GIUSEPPINA DE GIUDICI, Un’istituzione al bivio: la Facoltà giuridica cagliaritana negli anniQuaranta del Novecento

329 ENZA PELLERITI, Il Governo Militare Alleato e il riordino delle Facoltà di Giurisprudenza degliAtenei siciliani (1943-1944)

339 GIUSEPPE SPECIALE, Maestri catanesi del diritto tra Fascismo e Repubblica (1935-1950)

357 GLI AUTORI

VIII Indice

00pag_Cavina.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:32 Pagina VIII

Università e giuristi a Perugia (1925-1945)

Ferdinando Treggiari

1. La transizione al postfascismo

Come il fascismo pare lontano, il fatto di un’altra epoca. Sui muri non sono che scritte di esecrazione a Mus-solini e di evviva a Matteotti. I simboli del fascismo sono già stati scalpellati dai pubblici edifici e si direb-be che non abbiano mai avuto la minima presa nei cuori.

Quanto scriveva Pietro Nenni nei suoi diari il 6 agosto 1943, pochi giorni dopo il voto del GranConsiglio che aveva di fatto messo fine al regime di Mussolini1, vale bene ad illuminare lo stato d’ani-mo generale che attraversò la società italiana nel suo primo itinerario post-fascista. Quello stato d’ani-mo offrì presto la base per l’invenzione del c.d. «paradigma antifascista», che a lungo ha dominato la sto-riografia sull’eredità della dittatura e che è valso anche a favorire la tacita assoluzione collettiva di ungruppo sociale – i giuristi universitari –, che nella sua ampia maggioranza aveva vissuto nel conformi-smo ideologico la stagione del totalitarismo e che ora, nell’unanimistica rimozione, chiudeva senza spe-se ogni imbarazzante conto con il suo recente passato.Assumendo l’antifascismo come un atteggiamento condiviso dagli italiani durante gli anni della dit-

tatura, sia pure con gradi e intensità differenti, il «paradigma antifascista» ha inteso «separare idealmen-te una società civile virtuosa, ritenuta refrattaria ai tentativi di irregimentazione coatta attuati dal regi-me, da una casta politica di esaltati dominatori, attribuendo un deciso carattere parentetico all’espe-rienza fascista» e trascurando così di indagare la fitta trama di relazioni intrattenute invece dalla societàitaliana col regime2. Presupponendo una condiscendenza solo dovuta, al regime e alla sua ideologia, laquestione dei lasciti del fascismo ha finito per accentrarsi sulle sole ‘continuità’ istituzionali: quelle ri-guardanti le strutture burocratiche, il personale amministrativo dello Stato, le carriere; e quelle, certa-mente più complesse, identificabili nella ‘lunga durata’ di interi blocchi di legislazione transitati dal fa-scismo alla democrazia. In secondo piano è slittata invece la complessa trama culturale ed emotiva cheha caratterizzato la partecipazione, popolare e intellettuale, all’esperienza del ventennio.

1 PIETRO NENNI, Tempo di guerra fredda. Diari 1943-1956, a cura di GIULIANA NENNI-DOMENICO ZUCÀRO, Milano, Su-garCo, 1981, p. 28, cit. in HANSWOLLER, I conti con il fascismo. L’epurazione in Italia. 1945-1948, Bologna, Il Mulino, 1997,p. 36.

2 LUCA LA ROVERE, L’eredità del fascismo. Gli intellettuali, i giovani e la transizione al postfascismo. 1943-1948, Milano, Bol-lati Boringhieri, 2008, p. 9 ss.; ID., Gli intellettuali italiani e il problema delle generazioni nella transizione al postfascismo, «La-boratoire italien», 12 (2012): La vie intellectuelle entre fascisme et République 1940-1948, p. 97-110.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 227

In questa ottica è stata giudicata anche l’opera dei giuristi. Il tema della codificazione civile del 1939-42 – per fare l’esempio forse più eclatante – offre tutta la gamma dei dilemmi possibili sulla qualità del-l’apporto dato dai giuristi alla grande impresa legislativa realizzata nell’ultima fase della dittatura3. Il ri-sultato di quel lavoro ha attraversato quasi indenne il passaggio al postfascismo, manifestandosi anch’essocome una testimonianza della permanenza – asimmetrica rispetto ai cambiamenti che hanno investitola politica italiana nel suo percorso dall’età liberale a quella democratica – di un patrimonio di valori cul-turali e istituzionali, che sarebbe stato pregiudicato solo in minima parte dal peso degli «inserti» politi-co-ideologici, di cui il regime fascista lo aveva caricato. L’aver tenuto distinto il piano culturale dal pia-no retorico-politico e l’aver presupposto la persistente tenuta dei valori ‘tradizionali’, appena contami-nati da enunciati di superficie (salvo poi dover attribuire un senso al linguaggio di un legislatore, che sva-riava «dall’asserto di una “millenaria ininterrotta tradizione, romana e italiana”, a quello di una radicalediscontinuità, indotta da una pretesa rivoluzione che avrebbe fatto del codice civile un “codice fasci-sta”»)4, ha offerto un robusto sostegno alla tesi (che vedremo trasparire anche dai discorsi dei nostri giu-risti), secondo cui al pur vasto coinvolgimento della società italiana all’esperimento totalitario non avreb-be corrisposto una incisiva azione di pedagogia politica del regime, capace di vincere «l’antropologica inet-titudine degli italiani a conformarsi al modello dell’“italiano nuovo”»5.Non è, insomma, una rappresentazione di maniera del rapporto fascismo-antifascismo (di un fasci-

smo di pochi, dominante solo nelle declamazioni e negli slogan, e di un antifascismo di massa, silenzio-so ma ‘resistente’) che può offrirci la chiave di lettura della fase di transizione dalla dittatura alla demo-crazia, neanche per il tema che qui ci riguarda. La conoscenza di una delle fasi più travagliate e complessedella nostra storia nazionale dovrebbe invece portare a capire le modalità con le quali si è svolta quellatransizione, analizzare la condizione umana e psicologica sperimentata da chi si trovò a vivere quel con-vulso tornante della storia collettiva e che, dopo il ’44, ha istintivamente operato una rimozione auto-assolutoria o opportunistica del passato (si pensi all’autodifesa dei conditores dei codici «mussoliniani» oai sommessi revirement di quei tanti giuristi che nei loro manuali universitari, nel corso del ventennio,avevano reso esplicito omaggio all’ideologia del regime, salvo poi affrettarsi a cancellarne le tracce auto-emendandosi nelle riedizioni postfasciste di quei testi). I discorsi pubblici dei giuristi attorno al 1945,se da un lato testimoniano con evidenza l’intenzione di attenuare o eludere il senso di colpa, dall’altroesprimono tra le righe tutta la drammaticità del quadro etico nel quale si realizzò il tormentoso proces-so di metabolizzazione del fascismo.L’oblio del fascismo o, al più, la sua memoria edulcorata come viatico per la riconciliazione. Que-

sto sembra essere stato l’imperativo collettivo degli intellettuali all’indomani della caduta del regime;

228 Ferdinando Treggiari

3 Mi permetto di rinviare, anche per i riferimenti alla letteratura in tema, a FERDINANDO TREGGIARI, Di Giuseppe Ferri,dei codici e di altre cose commendevoli, «Rivista del diritto commerciale e del diritto generale delle obbligazioni», 94 (1996), p.455-508 (versione estesa della voce Ferri, Giuseppe, in Dizionario biografico degli italiani (d’ora in poi DBI), Roma, Istitutodella Enciclopedia Italiana, 47 (1997), p. 156-161); ID., Questione di stato. Codice civile e discriminazione razziale in una pa-gina di Francesco Santoro Passarelli, in Per saturam. Studi per Severino Caprioli, a cura di GIOVANNI DIURNI-PAOLO MARI-FER-DINANDO TREGGIARI, Spoleto, Centro Italiano di Studi per l’Alto Medioevo, 2008, p. 821-868 (pubblicato anche in Il pen-siero giuridico di Francesco Santoro Passarelli, a cura di BRUNO MONTANARI, Torino, Giappichelli, 2010, p. 17-63); ID., Legi-slazione razziale e codice civile: un’indagine stratigrafica, in Le leggi antiebraiche nell’ordinamento italiano. Razza diritto esperien-ze, a cura di GIUSEPPE SPECIALE, Bologna, Patron (Quaderni di “Historia et Ius”, 3), 2013, p. 105-122. Vedi inoltre GIOVAN-NI BATTISTA FERRI, Fascismo e concezioni del diritto, in ID., Il potere e la parola e altri scritti di diritto civile, Padova, Cedam,2008, p. 41 ss. e, più di recente, ERNESTO DE CRISTOFARO, Giuristi e cultura giuridica dal fascismo alla Repubblica (1940-1948), «Laboratoire italien», 12 (2012), p. 63-80.

4 SEVERINO CAPRIOLI, Codice civile. Struttura e vicende, Milano, Giuffrè, 2008, p. 154, con riferimento a brani della Re-lazione del guardasigilli Grandi al re sul codice civile.

5 LA ROVERE, L’eredità del fascismo, p. 13.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 228

degli intellettuali conformisti, che, anche solo per quieto vivere, erano stati acquiescenti ai riti e alleformule, che si erano iscritti al Partito nazionale fascista e avevano giurato fedeltà a Mussolini; comedi quelli più visibilmente compromessi con la dittatura: dei fascisti ‘di tessera’ (dal 1933 l’iscrizioneal PNF era divenuta requisito indispensabile per l’accesso ai pubblici uffici), come della maggior par-te dei fascisti ‘di fede’. La minaccia dell’epurazione e della punizione dei crimini fascisti6 era soprav-venuta a confondere quel già labile quadro etico, fugando ogni pur raro impulso a compiere una co-scienziosa riflessione sulle colpe individuali e collettive. Il rapido fallimento dell’epurazione (anche perla difficoltà di mettere sotto accusa una così larga parte della società italiana) e il corale auspicio del-la pacificazione sociale, sollecitata da pressoché tutte le forze politiche del Paese7, risparmiarono infi-ne quasi a chiunque di fare e rendere alcun conto.

2. L’Università di Perugia nel ventennio

Il microcosmo delle istituzioni accademiche costituisce un osservatorio privilegiato per ricostruire il tra-vagliato processo di ridefinizione delle identità (in non pochi casi fu vera e propria riconversione), cheil passaggio dalla soggezione al progetto totalitario alla democrazia comportò per la gran massa degli ita-liani. Per dare corpo a questa ricostruzione non basta però solo raccogliere documenti di archivio, ver-bali delle sedute dei Consigli di Facoltà, annuari universitari, carteggi privati, fascicoli personali e trac-ce di biografie. C’è molto di non scritto in questa storia, molto da leggere in filigrana e non solo sul ver-sante della condizione umana e psicologica.Perugia, ‘capitale della rivoluzione’, essendo stata quartiere generale della Marcia su Roma, era lega-

ta a doppio filo col regime di Mussolini. Nell’ottobre 1925 la sua Università – la sola tra le università ‘li-bere’ dell’epoca – aveva ottenuto la regificazione, dopo 65 anni di vita come università libera8. Quellostesso anno 1925 era stata fondata a Perugia l’Università per gli Stranieri, inaugurata solennemente l’an-no successivo da Benito Mussolini con una prolusione roboante e dal tema a dir poco fuori quadro: «Ro-

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 229

6 Su cui v. WOLLER, I conti con il fascismo; ROMANO CANOSA, Storia dell’epurazione in Italia. Le sanzioni contro il fascismo,1943-1948, Milano, Baldini e Castoldi, 1999; La pubblica amministrazione dal fascismo alla democrazia, a cura di ELENA AGAROSSI ET AL., numero monografico di «Ventunesimo secolo. Rivista di studi sulle transizioni», 2/4 (ottobre 2003); LAMBER-TO MERCURI, L’epurazione in Italia 1943-1948, Cuneo, L’arciere, 1988.

7 MIMMO FRANZINELLI, L’amnistia Togliatti. 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti, Milano, Mondadori, 2006;MARIUCCIA SALVATI, Amnistia e amnesia nell’Italia del 1946, in Storia, verità, giustizia. I crimini del XX secolo, a cura di MAR-CELLO FLORES, Milano, Bruno Mondadori, 2001, p. 141-161; ALESSANDRO GALANTE GARRONE, Il fallimento dell’epurazione.Perché, pref. a ROY PALMER DOMENICO, Processo ai fascisti, Milano, Rizzoli, 1996; CLAUDIO PAVONE, Alle origini della Repub-blica. Scritti su fascismo, antifascismo e continuità dello Stato, Milano, Bollati Boringhieri, 1995, p. 140-159; LA ROVERE, L’ere-dità del fascismo, p. 86-133 (spec. p. 110 ss.).

8 Sottratta all’autorità del Vescovo, l’Università di Perugia era tornata “libera”, ossia sotto l’egida del Comune, per decre-to (16 dicembre 1860) del Commissario generale straordinario dell’Umbria, Gioacchino Napoleone Pepoli. Cfr. FERDINAN-DO TREGGIARI, Carte che parlano. Giustizia e riforme istituzionali in Umbria nei cento giorni di Pepoli, in La giustizia in Um-bria dallo Stato pontificio all’Italia unita, a cura di WLADIMIRO DE NUNZIO-MARCO CAMPIANI-FERDINANDO TREGGIARI, Na-poli, Jovene, 2013, p. 83-153; anche nel «Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria», 110/2 (2013), p. 355-421, p. 381 ss.; GIUSEPPE ERMINI, Storia dell’Università di Perugia, Firenze, Olschki, 1971, p. 698; GIANCARLO DOZZA, Uni-versità di Perugia. Sette secoli di modernità. 1308-1976, Perugia, Delta Editrice, 1991, p. 263-267, 381 ss.; SIMONE SLAVERIO,L’Università di Perugia rischia di chiudere, «Corrispondenze dall’Ottocento», 1/2008, p. 46 ss. Per un quadro complessivo:MAURO MORETTI, Piccole, povere e ‘libere’: le università municipali nell’Italia liberale, in Le Università minori in Europa (secoliXV-XIX). Convegno internazionale di studi, Alghero 30 ottobre - 2 novembre 1996, a cura di GIAN PAOLO BRIZZI-JACQUESVERGER, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998, p. 533-562.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 229

ma antica sul mare» (nell’Umbria, cuore verde)9. In quell’occasione (era il 5 ottobre 1926) anche l’Uni-versità degli studi aveva ricevuto la visita del Duce. Nell’aula magna dell’ateneo, dove troneggiava un suobusto in gesso, i docenti avevano indossato i costumi accademici, la milizia universitaria (pochi mesiprima, il 24 maggio 1926, era stato inaugurato a Perugia il Gruppo Universitario Fascista) aveva presta-to servizio d’onore, gli studenti avevano indossato il berretto goliardico. Mussolini era arrivato a Peru-gia accompagnato dal ministro della pubblica istruzione, Pietro Fedele, e da uno stuolo di sottosegreta-ri e onorevoli. Sfilando in chiusura, pare avesse scandito le storiche parole «Libro e moschetto, fascistaperfetto»10, che avrebbero impresso all’Università perugina il suo destino guerriero.Nell’ottobre 1927, sotto gli auspici del capo del governo, era stata istituita la «Facoltà Fascista di

Scienze Politiche», sorta di Università di Regime («reparto mobilitato della Rivoluzione Fascista», «se-minario della Rivoluzione» venne definita dal suo artefice, Sergio Panunzio, filosofo del diritto in ruolonella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia, onorevole e sottosegretario di Stato fino al 1926, nel 1927-28 rettore dell’Università di Perugia), destinata a formare i quadri e i funzionari («gli operai dello Sta-to») del nascente «Stato nuovo» mussoliniano11. Lo statuto della R. Università di Perugia (art. 28) attri-buiva alla Facoltà Fascista «il fine di promuovere la conoscenza e la coscienza del fascismo e di prepara-re i Fascisti alle carriere: amministrativa, sindacale-corporativa, consolare-diplomatica, coloniale, gior-nalistica»12. Con i suoi corsi di Storia e dottrina generale del fascismo, Sistema della legislazione fascista,Diritto Corporativo, Storia delle colonie e politica coloniale, Diritto coloniale e i robusti innesti di in-segnamenti mutuati dalla Facoltà di Giurisprudenza (Filosofia del diritto, Istituzioni di diritto pubbli-co, Istituzioni di diritto privato, Diritto costituzionale, Diritto internazionale pubblico, Diritto inter-nazionale privato, Diritto amministrativo, Diritto ecclesiastico e canonico, Diritto agrario, Scienza del-le Finanze e Diritto finanziario, Diritto pubblico comparato), la nuova Facoltà avrebbe dovuto condur-re Perugia ad essere «nel secolo fascista» ciò che «Bologna era nel Medioevo»13.La Facoltà Fascista di Scienze Politiche14 intrecciò il suo primo destino con quello della Facoltà di

Giurisprudenza perugina. Il progetto della nuova Facoltà aveva cominciato a prendere forma già nel-l’estate 1925, in concomitanza con la regificazione dell’ateneo. Nel luglio di quell’anno il rettore del-l’Università, l’amministrativista della Facoltà di Giurisprudenza Edoardo Tommasone, era andato a Pa-

230 Ferdinando Treggiari

9 Sulla cornice retorica che accompagnò la nascita dell’Università per Stranieri di Perugia v. FERDINANDO TREGGIARI, DaPerugia a Oxford: la parabola del giurista cinquecentesco Alberico Gentili, «Diomede», 10 (2008), p. 85-89. Per un profilo com-plessivo: ALBERTO STRAMACCIONI, Un’istituzione per la lingua e la cultura italiana. L’Università per Stranieri di Perugia (1925-2005), Città di Castello, Edimond, 2006.

10 DOZZA, Università di Perugia, p. 393.11 R. UNIVERSITÀ DI PERUGIA, La Facoltà Fascista di Scienze Politiche, Perugia, Tipografia Commerciale, 1929, p. 21, 41

(ripr. facs. in La Facoltà fascista di scienze politiche di Perugia, a cura di ALESSANDRO CAMPI, Perugia, Stampa & Comunica-zione, 2006).

12 R. UNIVERSITÀ DI PERUGIA, La Facoltà Fascista nei primi sei anni di vita. Relazione del Commissario del Governo prof. Ser-gio Panunzio al Duce del Fascismo e Capo del Governo, Perugia, Tipografia della Rivoluzione Fascista G. Donnini, 1935, p. 23-24 (anche questo testo è stato ripubblicato in ripr. facs. in La Facoltà fascista di scienze politiche di Perugia).

13 La grande importanza per Perugia dell’istituzione della Facoltà fascista di scienze politiche, «L’Assalto», 6-7 agosto 1927, p.1, cit. in LORETO DI NUCCI, Nel cantiere dello Stato fascista, Roma, Carocci, 2008, p. 72.

14 Sulla cui genesi v. DI NUCCI, Nel cantiere dello Stato fascista, p. 91-120; ID., Le facoltà di Scienze Politiche in Italia e ilcaso di Perugia, in Le scienze politiche. Modelli contemporanei, a cura di VITTOR IVO COMPARATO-REGINA LUPI-GIORGIO E.MONTANARI, Milano, FrancoAngeli, 2011, p. 71-84; ID., La Facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo,in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini all’età contemporanea, Perugia, Università di Perugia –Dipartimento di Scienze storiche, 2006, p. 133-151; MARIA CRISTINA GIUNTELLA, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Pe-rugia e la formazione della classe dirigente fascista, in Politica e società in Italia dal fascismo alla Resistenza, a cura di GIACOMINANENCI, Bologna, Il Mulino, 1976, p. 293-313.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 230

lazzo Chigi, insieme ad una commissione di autorità e di gerarchi di Perugia, per ringraziare Musso-lini dell’avvenuta regificazione e aveva ricevuto dal Duce l’ordine di caratterizzare in senso fascistal’ateneo. Ritornato a Perugia, Tommasone aveva coinvolto Sergio Panunzio, intimo di Mussolini edal giugno 1925 filosofo del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia. Insieme al preside diGiurisprudenza, Angelo Criscuoli (già rettore dell’ateneo nel 1923-24), Panunzio affinò il progetto,prefigurando la nuova Facoltà di Scienze politiche come una costola di quella di Giurisprudenza, siaper via delle materie d’insegnamento comuni, sia perché le due Facoltà condividevano l’Istituto diesercitazioni giuridiche, in seguito ribattezzato Istituto di esercitazioni giuridico-politiche. Mussolinigarantì al progetto il necessario sostegno finanziario, facendo iscrivere nel bilancio del neonato mini-stero delle corporazioni un fondo di 60.000 lire per il funzionamento della nuova Facoltà. Forte an-che degli altri stanziamenti provenienti da Comune, Provincia, sindacati e banche, all’inizio dell’estate1927 il progetto della nuova Facoltà era pronto. Nell’agosto del 1927 il consiglio dei ministri delibe-rò l’istituzione della «Facoltà Fascista di Scienze Politiche», denominazione preferita a quella di «Fa-coltà di Studi fascisti». Panunzio, chiamato nel novembre 1927 a insegnare Dottrina generale dello Sta-to a Roma, ne venne nominato commissario per l’organizzazione e il primo avviamento (lo sarà finoall’ottobre 1933)15. Nel primo organico della Facoltà insegnavano non pochi professori di Giurispru-denza: Edoardo Tommasone (Diritto amministrativo), Bruno Breschi (Diritto internazionale), Emi-lio Bonaudi e poi Giuseppe Ermini (Diritto ecclesiastico e canonico), Lanciotto Rossi (Diritto agra-rio), Roberto Michels (ordinario di Economia Politica a Giurisprudenza, insegnava Storia delle dot-trine economiche a Scienze Politiche), Stanislao Scalfati (Scienza delle finanze); le Istituzioni di dirittoprivato furono insegnate dal 1927 al 1931 da Salvatore Romano e dal 1932 al 1934 da Francesco Fer-rara jr.16. Nel 1934 fu chiamato alla cattedra di Storia moderna Federico Chabod, che fu anche pre-side della Facoltà Fascista dal 1935 al 1937, quando si trasferì a Roma (gli subentrò Aldo Maria Ghi-salberti). Nel 1940 vi fu chiamato ad insegnare Storia economica Luigi Dal Pane17. Non pochi pro-fessori della nuova Facoltà erano fascisti ‘di fede’: tra questi, Paolo Orano, Maurizio Maraviglia, Fran-cesco Coppola, Angelo Oliviero Olivetti, Giuseppe Maranini, nominati direttamente dal ministrodell’educazione nazionale. Dall’a.a. 1938-39 la Facoltà prevedeva due indirizzi di laurea, uno in Scien-ze politiche, l’altro in Economia e commercio. Per iscriversi gli studenti dovevano possedere la matu-rità classica o scientifica ed essere iscritti al PNF.

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 231

15 Nell’intervista al «Popolo d’Italia» del 3 marzo 1928 (stralcio in R. UNIVERSITÀ DI PERUGIA, La Facoltà Fascista nei pri-mi sei anni di vita, p. 17-19; nonché in La Facoltà Fascista di Scienze Politiche, p. 19-21), Sergio Panunzio aveva detto: «Il Fa-scismo, diventato Stato e carattere storico della civiltà italiana, ha bisogno che la sua dottrina ed i suoi istituti politici, econo-mici e giuridici siano oggetto di studio metodico da parte dei giovani che si avviano alle carriere amministrative, sindacali-corporative, diplomatiche e coloniali. Perugia, che fu quartiere generale della Marcia su Roma, bene ha avuto l’onore di esse-re la sede di questa Facoltà, anche per le sue condizioni di ambiente, adatte agli studi, e per la sua posizione centrale nella Pe-nisola».

16 R. UNIVERSITÀ DI PERUGIA, La Facoltà Fascista nei primi sei anni di vita, p. 74-75.17 L’anno seguente Luigi Dal Pane (studioso e biografo di Antonio Labriola, dal 1921 comunista) aveva chiesto di assu-

mere nella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia l’incarico di Economia politica corporativa, il cui titolare era stato trasferitoa Pisa. Nella seduta dell’11 dicembre 1941 la Facoltà aveva deliberato di proporre la sua candidatura al ministro dell’educa-zione nazionale, ma il ministro provvide d’ufficio ad attribuire l’incarico a Gaetano Napolitano. Cfr. UNIVERSITÀ DEGLI STU-DI DI PERUGIA, ARCHIVIO STORICO [= ASUPG], Facoltà di Giurisprudenza, Verbali, vol. I: 1939-1946, p. 68-69 (seduta dell’11dicembre 1941) e p. 71 (seduta del 21 gennaio 1942). Quattro anni dopo, il 6 novembre 1945, il Consiglio rifiuterà di con-cedere a Gaetano Napolitano l’incarico di Economia politica (nel frattempo così ridenominata), rilevando che a suo tempoquell’incarico gli era stato affidato «per disposizione del Ministro e senza alcun voto della Facoltà» e che inoltre Napolitanonon aveva «atteso con la necessaria diligenza all’insegnamento» (ivi, p. 158-159, seduta del 6 novembre 1945). A Perugia Na-politano era anche incaricato di Storia e politica coloniale nella Facoltà di Scienze politiche.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 231

Gratificata e ben voluta dal regime, il 28 marzo 1927 l’Università di Perugia e la sua Facoltà di Giu-risprudenza conferirono la dignità di professore onorario al ministro della pubblica istruzione Pietro Fe-dele, insignendolo anche della cittadinanza perugina18. La devozione al regime fruttò all’ateneo umbrofavori finanziari, che consentirono l’espansione delle sue strutture. Erano anni di gloria e di boria acca-demica. Nel 1934, in un articolo sul «Giornale d’Italia», che fece molta eco, Indro Montanelli definì Pe-rugia l’«Oxford italiana»19.

3. Un processualista in camicia nera

Le testimonianze dei vincoli che legavano l’Ateneo perugino al regime si moltiplicarono negli anni suc-cessivi. Il 17 giugno 1928 Turati, segretario del PNF, venne a tenervi una lezione affollatissima, accom-pagnato dal ministro della pubblica istruzione Fedele, da pochi mesi «professore onorario della nostra Fa-coltà di Giurisprudenza», come ribadì nella circostanza Lanciotto Rossi, appena nominato rettore del-l’ateneo e da alcuni anni in ruolo nella Facoltà di Giurisprudenza perugina come professore di Dirittoprocessuale civile. Nel suo discorso «fascisticamente devoto», Rossi aveva voluto sottolineare nella pre-senza dei due illustri ospiti il «nuovo riconoscimento, quanto mai solenne, del carattere nettamente, for-temente fascista della nostra Università»; e aveva espresso l’orgoglio

di avere la Facoltà Fascista di Scienze Politiche, la prima che sorge oltre che con la funzione di elaborarescientificamente le idee giuridiche, politiche e sociali del fascismo, anche con la funzione di preparare i fa-scisti a coprire i posti più importanti nello Stato fascista, così nelle corporazioni, nell’amministrazione o nel-la diplomazia, come nella politica e nel giornalismo.

Nell’Umbria, «terra di Santi, di Poeti, di Eroi» e delle «virtù fasciste» (è sempre Rossi a parlare), il

genio del Duce aveva visto nella Guerra i soldati umbri avanzare vittoriosi [...] e dopo la guerra aveva vistogli squadristi perugini (li chiamarono lupi) scagliarsi incuranti del numero e dovunque contro turbe furi-bonde e metterle in fuga, non senza lasciare nell’inseguimento tracce rosseggianti del loro sangue.

Era fatale, per il cinquantenne rettore e processualcivilista «della vecchia guardia»20 che da Perugia do-vesse muovere la Marcia su Roma.

Per una Università che ha tratto le sue origini da tale terra, e che è l’espressione più alta dell’animo di untal popolo, il carattere fascista è una necessità della sua storia e della sua gloria. [...] l’Università di Perugiaè pronta a tutto per il fascismo e per il Duce, per la Patria e per il Re, sempre, col libro e col moschetto21.

232 Ferdinando Treggiari

18 DOZZA, Università di Perugia, p. 400-401.19 TREGGIARI, Da Perugia a Oxford, p. 85-86; DI NUCCI, Nel cantiere dello Stato fascista, p. 69 ss.20 F. CIPRIANI, Storie di processualisti e di oligarchi. La procedura civile nel Regno d’Italia (1866-1936), Milano, Giuffrè,

1991, p. 260.21 Il discorso è pubblicato in R. UNIVERSITÀ DI PERUGIA, La Facoltà Fascista di Scienze Politiche, p. 29-31. Conviene qui

dare un breve profilo di Lanciotto Rossi. Figlio di Guglielmo e di Elvira Menegatti, Lanciotto Rossi era nato a Perugia il 20maggio 1877. Nel luglio 1900 si era laureato in Giurisprudenza nell’Università di Perugia. Nel 1917 aveva ottenuto la liberadocenza in Procedura civile e ordinamento giudiziario nell’Università di Pisa. Nel 1919 era divenuto ad Urbino prima inca-ricato, poi, dal 1° novembre 1920, professore straordinario di Procedura civile e ordinamento giudiziario. Nel 1921 (anno delsuo matrimonio con Laura Montesperelli) era stato nominato professore aggregato nell’Università di Perugia, ove si trasferì dal1925, divenendo ordinario nel 1927. A Perugia sarà per 32 anni professore di Diritto processuale civile, rettore dal 1928 al1930 e preside della Facoltà di Giurisprudenza dal 1933 al 1938, poi nel 1939-40, nel 1943-44 e nel 1949-50 (un’altra ‘con-

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 232

Sulla scia di questo evento, il 10 luglio 1928 l’organico della Facoltà Fascista di Scienze Politiche diPerugia, accompagnato dal rettore Lanciotto Rossi, da Guido Manganelli (commissario per l’ammini-strazione dell’università), dal Segretario Federale del PNF di Perugia Ramaccioni e da Sergio Panunzio(commissario del governo), venne ricevuto al Viminale da Mussolini. Spettò a Panunzio illustrare i me-riti del nuovo corso di laurea. «Regna tra gli studenti – disse Panunzio – il più sentito spirito fascista, ene è prova, tra l’altro, la loro rivista “La Glossa”, di cui è uscito il primo numero»; persino gli esami, inun ambiente d’insegnamento e di studio integralmente ideologizzato, non venivano più svolti «col tra-dizionale materialismo scolastico» e dimostravano che «finalmente il Fascismo è entrato in pieno nelleUniversità. Cito solo un esempio: proprio ieri un esame di Storia e Dottrina generale del fascismo ca-deva su questa precisa e secca domanda: Il 3 gennaio 1925!»22. Apprezzando la «dedizione dell’Ateneoperugino», Mussolini si disse molto soddisfatto della nuova Facoltà, la quale «deve essere il fulcro del nuo-vo orientamento della cultura universitaria italiana», affermando che i titoli rilasciati dalla Facoltà avreb-bero dovuto avere nei concorsi un «coefficiente di preferenza, per immettere nelle cariche statali ele-menti fascisti»23.In quegli anni l’Ateneo perugino e la sua Facoltà di Giurisprudenza dettero nuove prove di attacca-

mento al regime e ai suoi oligarchi, conferendo il 27 ottobre 1929 a Luigi Federzoni, presidente del Se-

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 233

tinuità’, su cui meditare). Il suo fascicolo personale (ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Lanciotto Rossi) conserva non po-che tracce del suo conformismo politico-accademico. Appena nominato rettore, il 14 aprile 1928 Rossi rinnovò con un tele-gramma a Mussolini «giuramento Fascista che significhi devozione infinita volontà fascisticamente ferma reggere Ateneo co-me esige suo nuovo destino voluto dal Genio dell’Eccellenza Vostra», inviando altrettanti telegrammi di gratitudine dai me-desimi toni di fede anche al ministro della p.i. Pietro Fedele, al ministro dell’educazione nazionale Giuliano Balbino («assicu-ro Vostra Eccellenza che ogni mio atto sarà conforme alte direttive Governo nazionale e profondamente animato sentitissimafede fascista») e al segretario del PNFTurati. Nella stessa circostanza della sua nomina a rettore per il biennio 1927-28 e 1928-29 comunicò a tutti i professori dell’Ateneo perugino la sua intenzione di «tenere l’alto ufficio conferitomi uniformandomirigorosamente alle direttive Fasciste cui corrispondono interamente i miei sentimenti». Il 1° dicembre 1931 prestò il formalegiuramento di fedeltà. Appena nominato preside di Giurisprudenza per il biennio 1933-35 (nel 1933 fu insignito anche del-l’onorificenza di commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia), espresse al ministro dell’educazione nazionale analoga «sen-titissima riconoscenza ambito onore, fermo proposito compiere fascisticamente doveri alto ufficio mia devozione profonda».Nel giugno 1938, su proposta del rettore Paolo Orano, gli venne conferita da Giuseppe Bottai, ministro dell’educazione na-zionale, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. A causa di una indisposizione, Rossi non prese par-te alla cerimonia ufficiale per il varo del nuovo codice di procedura civile (alla cui preparazione non era stato chiamato a col-laborare: cfr. CIPRIANI, Storie di processualisti, p. 260). Scrisse nell’occasione al guardasigilli Grandi, il 26 ottobre 1940, le suescuse, unite alla «promessa che nuova legge opera insigne sapienza giuridica verrà da me insegnata con profonda devozione fa-scista». Analogo telegramma inviò lo stesso giorno a Bottai, ministro dell’educazione nazionale, confermando l’«assicurazioneche mio insegnamento nuova procedura seguirà rigorosamente vostre direttive sempre profondamente animato da spirito e fe-de fascista». Per queste sue reiterate ed appassionate esternazioni, dopo l’8 settembre 1944 Rossi non subì alcuno strascico epu-rativo, tornando anzi nel dopoguerra a guidare, come preside, la Facoltà di Giurisprudenza di Perugia. Fuori ruolo dal 1° no-vembre 1947, fu collocato a riposo il 1° novembre 1952. Il 21 novembre 1952 la sua Facoltà, eleggendo il nuovo preside (Ma-rio De Dominicis) espresse a Rossi «tutto il rammarico che la dura legge dei limiti di età privi la facoltà stessa di una guida ca-ra ed esperta». Il 25 giugno 1953 venne nominato professore emerito. Il 17 luglio 1956 ricevette dal rettore Ermini il diplo-ma di conferimento della Commenda dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”. Morì nella sua casa di Pieve del Ve-scovo (Corciano, Perugia) il 2 settembre 1964.

22 In R. UNIVERSITÀ DI PERUGIA, La Facoltà Fascista nei primi sei anni di vita, p. 31-33; ID., La Facoltà Fascista di ScienzePolitiche, p. 41-42.

23 ID., La Facoltà Fascista di Scienze Politiche, p. 45. Una disposizione del PNF del 21 aprile 1928 aveva già stabilito la pre-ferenza da attribuire, nei concorsi pubblici, alla laurea rilasciata dalla Facoltà fascista di Scienze politiche rispetto a titoli equi-valenti; ma questa disposizione non avrebbe poi avuto effettiva applicazione, provocando il 25 settembre 1931 le proteste delsegretario del Guf perugino: cfr. LUCA LA ROVERE, Storia dei Guf. Organizzazione, politica e miti della gioventù universitariafascista 1919-1943, Milano, Bollati Boringhieri, 2003, p. 134 e 294.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 233

nato, la laurea honoris causa in Giurisprudenza24. Le iscrizioni degli studenti intanto salivano, trainate daScienze politiche e dal carismatico Paolo Orano (1875-1945), ordinario di Storia del giornalismo e in-caricato di Storia e dottrina generale del fascismo in quella Facoltà; una figura destinata a lasciare nonlabile traccia di sé nell’Ateneo perugino: sarà rettore per dieci anni, dal 1935 al 1944 e sotto la sua gui-da l’Università vivrà la sua più fervida stagione politica.

4. Il rifiuto di Ruffini

Com’è noto, con l’art. 18 del r.d.l. del 28 agosto 1931, n. 1227, venne imposto ai professori universita-ri di ruolo e agli incaricati di giurare «di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime fascista,di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adem-piere a tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria edal Regime Fascista». Era la via forzosa alla fascistizzazione delle università. Quell’anno l’ateneo di Peru-gia, più fascista che mai, si era attrezzato di locali per la Milizia universitaria, che contò subito oltre due-cento aderenti. Il 6 dicembre 1931, nella sua prolusione inaugurale dell’anno accademico dal titolo“Giornalismo, opinione pubblica e potere politico”, Paolo Orano aveva difeso ed esaltato la stretta delregime sulla «cosidetta libertà di stampa»25.Edoardo Ruffini (1901-1982) insegnava da pochi mesi Storia del diritto italiano a Perugia26. Vi era

stato chiamato il 17 marzo 1931 grazie al civilista e preside della Facoltà di Giurisprudenza Antonio

234 Ferdinando Treggiari

24 In tema v. JOLE VERNACCHIA GALLI, Le lauree ad honorem nel periodo fascista (23.3.1919-16.11.1943), Roma, Edizio-ni dell’Ateneo (Studi e fonti per la storia dell’Università di Roma, 6), 1985.

25 DOZZA, Università di Perugia, p. 412.26 Nato a Torino il 25 aprile 1901 (morto a Borgofranco d’Ivrea il 10 o l’11 febbraio 1983), Edoardo Ruffini si era iscrit-

to nel novembre 1918 alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma, passando in seguito in quella di Torino, dove si era laureatocon lode il 23 aprile 1923 con una tesi in Diritto costituzionale, assegnatagli da Gaetano Mosca, dal titolo «Pensiero greco ediritto romano nella formazione del principio maggioritario canonico». Il 6 aprile 1927 il Podestà di Torino gli aveva rilasciatoil certificato di buona condotta, necessario per poter partecipare al concorso alla cattedra di Storia del diritto italiano nel-l’Università di Camerino, in cui riuscì primo, precedendo Giuseppe Ermini (si ritroveranno poi a lungo insieme a Perugia).Il 7 giugno di quello stesso anno la R. Prefettura di Torino attesta: «Il Dott. Ruffini Edoardo è figlio del senatore FrancescoRuffini professore alla R. Università. Risulta di buona condotta morale e politica ed è a sua volta professore di diritto. Perso-na colta e studiosa, gode buona fama ed è assai stimato nel campo della scienza. Non appartiene a partiti politici». Vinto ilconcorso a Camerino, Ruffini vi cominciò ad insegnare Storia del diritto italiano dal 1° dicembre 1927 come professore di ruo-lo non stabile, tenendo come incaricato anche i corsi di Diritto ecclesiastico, Diritto canonico e Istituzioni di diritto romano.Dopo tre anni venne giudicato ‘stabile’, con effetto dal 1° dicembre 1930, da una Commissione composta da Federico Patet-ta, Melchiorre Roberti, Pier Silverio Leicht, Arrigo Solmi e Romualdo Trifone. Il 17 marzo 1931 la Facoltà di Giurispruden-za dell’Università di Perugia, dove «da oltre due anni» era scoperta la cattedra di Storia del diritto italiano, a voti unanimi nechiese il trasferimento. Ruffini prese servizio a Perugia come professore di Storia del diritto italiano il 1° novembre 1931, as-sumendo anche l’incarico del Diritto ecclesiastico e canonico. Cfr. ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Edoardo Ruffini. Pro-fili di Edoardo Ruffini in ALESSANDRO PASSERIN D’ENTREVES, Ricordo di Edoardo Ruffini, «Nuova Antologia», 552/2147 (lu-glio-settembre 1983), p. 267-270; DANILO SEGOLONI, Edoardo Ruffini, «Rivista di storia del diritto italiano», 58 (1985), p.333-368; GIULIANO CRIFÒ, ‘Vivere insieme’: Edoardo Ruffini e noi, in Lezioni per Edoardo Ruffini, 1, Perugia, Centro Studi Giu-ridici e Politici - Regione Umbria, 1994, p. 21-46; PAOLO GROSSI, Omaggio a Edoardo Ruffini (Discorrendo di una singolareesperienza di studio e di due libri singolari), «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», 7 (1978), p. 575-582; i contributi raccolti in Per Edoardo Ruffini, in particolare: GIAN GIACOMO MIGONE, Le cerchie dei Ruffini, p. 35-48;FRANCESCO GALGANO, Il senso di un’opera, p. 49-58; MASSIMO SEVERO GIANNINI, La Facoltà di E. Ruffini, p. 59-62, ELIOFAZZALARI, Un’amicizia, p. 65-66; LUCIANO ROSSI, Un maestro, p. 67-69; di recente, ANTONELLO MATTONE, Ruffini Avondo,Edoardo, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo) (d’ora in poi DBGI), I-II, diretto da ITALO BIROCCHI [ETAL.], a cura di MARIA LUISA CARLINO [ET AL.], Bologna, Il Mulino, 2013, II, p. 1755-1756.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 234

Ambrosini – un «vecchio e caro amico, malgrado il suo conformismo fascista»27 –, da poco trasferitonell’Ateneo perugino da Camerino, ove era stato rettore nei primi anni di docenza di Ruffini. A parte«l’invincibile ripugnanza per il bel gesto»28, Ruffini non ebbe mai incertezze sul da farsi, cioè sul non giu-rare29. Il rettore Leonardo Dominici (successore di Lanciotto Rossi, governò l’ateneo dal 1930 al 1935)30tentò di fargli cambiare idea, cercando di convincerlo che il giuramento era solo una formalità e che do-po avrebbe potuto insegnare come voleva; ma inutilmente. In quel suo primo anno d’insegnamento aPerugia Ruffini fece in tempo a tenere le sole prime due lezioni dei corsi di Storia del diritto italiano edi Diritto ecclesiastico e canonico, il 19 e il 20 novembre 193131. Il 29 novembre 1931, all’invito for-male «di trovarsi il giorno di martedì 1° dicembre, alle ore 12 nell’Ufficio Rettorale per prestare giura-mento secondo la nuova formula stabilita dall’art. 18 del R.D. 28 agosto 1931 n. 1227»32, rispose conuna lettera, in cui diceva di non poter «in coscienza, assumere l’obbligo di adempiere con la voluta effi-cacia a quell’ufficio di formazione spirituale dei giovani che la formula prescritta impone»33.

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 235

27 HELMUT GOETZ, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, la Nuova Italia, 2000, p. 100(citando dalle lettere di Edoardo Ruffini a Helmut Goetz del 14 febbraio 1971 e del 13 giugno 1972). Il 30 ottobre 1931 ilConsiglio di amministrazione dell’Ateneo perugino prese contemporaneo atto della chiamata di Edoardo Ruffini a coprire lacattedra di Storia del diritto italiano nella Facoltà di Giurisprudenza e della nomina di Angelo Olivetti a professore ordinariodi Sistema della legislazione fascista in quella di Scienze politiche (ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Edoardo Ruffini).

28 Dalla lettera di Edoardo Ruffini alla cugina Nina Ruffini del 26 agosto 1931, cit. in GIORGIO BOATTI, Preferirei di no.Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, 2001, p. 6.

29 «Giurare o non giurare. Dilemma puramente accademico, perché fin dal primo giorno sapevamo che sarebbe stato no.[...] Di quell’estate 1931 ricordo le uggiose discussioni con colleghi decisi a giurare ma che volevano sentirsi dire che faceva-no bene. E noi glielo dicevamo con convinzione, consapevoli che per molti il giuramento era una scelta dolorosa e umiliantema non libera, mentre il nostro rifiuto era agevolato dal privilegio di una sia pur modesta agiatezza»: EDOARDO RUFFINI, Let-tere da Borgofranco su principio maggioritario e dintorni, a cura di SEVERINO CAPRIOLI e FERDINANDO TREGGIARI, in Giuristidell’Università di Perugia. Contributi per il VII centenario dell’Ateneo, a cura di FERDINANDOTREGGIARI, Roma, Aracne, 2010,p. 420 (lettera dell’11 novembre 1978, già edita in «Rivista trimestrale di diritto pubblico», 1983, p. 1094-1101, sotto il ti-tolo Conciso autoritratto di Edoardo Ruffini; e poi in Per Edoardo Ruffini, p. 147-158). Le Lettere da Borgofranco, pubblicatenel 2010, raccolgono le 43 lettere scritte da Edoardo Ruffini a Severino Caprioli (suo successore dal 1971 nella cattedra di Sto-ria del diritto italiano a Perugia) tra il dicembre 1971 e il novembre 1982. Gli originali di queste lettere sono attualmente con-servati, insieme a quelle ricevute da altri corrispondenti di Edoardo Ruffini – Tito Ravà, Max Ascoli, Luigi Spaventa, Alba Bui-toni – nell’archivio costituito presso la Biblioteca Patetta di Torino, accanto alla biblioteca di Borgofranco, donata da Edoar-do Ruffini alla Facoltà giuridica torinese ed inaugurata come fondo denominato “Biblioteca Francesco e Edoardo Ruffini” il12 novembre 1984. La maggior parte delle 43 Lettere da Borgofranco riflette i temi di due libri, che sono tra le più acute pro-duzioni del pensiero politico e giuridico della nostra epoca (EDOARDO RUFFINI, Il principio maggioritario. Profilo storico [To-rino, 1927], Milano, 1976, con una Postilla, p. 109-114; e ID., La ragione dei più. Ricerche sulla storia del principio maggiori-tario, Bologna, 1977 [che contiene I sistemi di deliberazione collettiva nel medioevo italiano, Torino, 1927]).

30 Nato a Trevi (Perugia) nel 1879, professore di Clinica chirurgica, Leonardo Dominici era salito al governo dell’ateneodopo quattro consecutivi rettori provenienti dalla Facoltà di Giurisprudenza: Angelo Criscuoli (1923-24), Edoardo Tomma-sone (1924-26), Sergio Panunzio (1926-28) e Lanciotto Rossi (1928-1930).

31 I registri dell’a.a. 1931-32 delle due materie insegnate a Perugia da Ruffini portano notizia autografa di sole quattro le-zioni: due (il 13 e il 14 novembre 1931) «non tenute per assenza degli studenti»; due, di carattere introduttivo dei rispettivi cor-si, tenute il 19 e il 20 novembre. I riquadri successivi di entrambi i registri di Ruffini sono bianchi. Il fascicolo personale nonconserva carte fino al 7 dicembre 1931, data in cui il rettore Dominici avvisò di aver «ordinato la chiusura da oggi fino a nuo-ve disposizioni del corso di Diritto ecclesiastico e di Storia del diritto italiano impartite dal professore Eduardo [sic] Ruffini».

32 Copia della lettera in ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. 16, Giuramento del personale.33 Nel fascicolo personale di Edoardo Ruffini non è conservato né l’originale, né copia di questa lettera, edita poi (il testo

fu probabilmente tratto dalla copia che Ruffini ne conservò) in «Resistenza, Giustizia e Libertà» del 14 gennaio 1962, in ALES-SANDRO GALANTE GARRONE, I miei maggiori, Milano, Garzanti, 1984, p. 36 (cfr. GOETZ, Il giuramento rifiutato, p. 102, no-ta 235), nonché in HELMUT GOETZ, Il Tornante del 1931, in Per Edoardo Ruffini, a cura di SEVERINO CAPRIOLI-LUCIANOROSSI, Perugia, Centro Studi Giuridici e Politici - Regione Umbria, 1985, p. 25-34, p. 31. Vale la pena riprodurla anche qui:«Sono dolente di dover giustificare alla S.V. Ill.ma che non posso aderire all’invito di prestare giuramento secondo la formula

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 235

Il suo rifiuto – un cuneo nel conformismo e nell’obbedienza che caratterizzava l’atteggiamento dei suoicolleghi (colleghi di quella che passava per essere l’Università fascista per eccellenza) – scatenò un’onda-ta di panico nella Facoltà giuridica perugina. Uno dei dodici professori, che in quei giorni rifiutavano digiurare fedeltà al regime (Ruffini, appena trentenne, ne era il più giovane), era tra loro. In Italia, convienericordarlo, giurò il 99% dei 1.225 professori universitari dell’epoca: certamente non tutti fascisti e tra es-si, anzi, anche non pochi maestri di antifascismo (il Partito comunista clandestino aveva ordinato ai pro-fessori iscritti di prestare il giuramento)34. Il rifiuto di Ruffini e degli altri undici professori fu uno scan-dalo senza precedenti; e senza epigoni: due anni dopo nessun professore tedesco avrebbe rifiutato il giu-ramento di fedeltà e obbedienza ad Adolf Hitler.Il rettore Dominici fece pregare Ruffini di ritirare la sua lettera. Ruffini non accolse la richiesta e

la lettera venne fatta sparire dal suo fascicolo personale35. Il 24 dicembre 1931, tuttavia, cedendo al-le preghiere di Ambrosini36, Ruffini, a cui era giunto l’invito del ministero «di giustificare il proprioatto dinanzi al ministro stesso o di dare le dimissioni», scrisse da Roma al rettore la richiesta di accet-tare le sue dimissioni da professore di ruolo di Storia del diritto italiano per «motivi di famiglia»37. Nel-la stessa data inviò al rettore anche la sua rinuncia all’incarico di Diritto ecclesiastico. Due giorni do-po il rettore portò a mano al Ministero dell’educazione nazionale la copia in bollo dell’atto di dimis-sioni di Ruffini. Il 29 dicembre il ministro comunicò al rettore che le dimissioni erano state accetta-te a decorrere dal 1° gennaio 1932. Il 5 gennaio 1932 il rettore ne dette notizia a Ruffini e al presideAmbrosini.Pochi giorni dopo Ruffini giunse in Inghilterra. Una lettera anonima trasmessa alla Divisione affari

generali e riservati della polizia politica e da lì al questore di Roma il 20 febbraio 1936, diceva:

Eccellenza,il Dr. Edoardo Ruffini figlio del fu Senatore Francesco, noto antifascista ateo, segue così bene le orme delpadre che anche in questo momento non si pèrita di sputare tutto il veleno che può sul fascismo e sull’Ita-lia. Ebbe recentemente il passaporto (mi domando e mi dico se è proprio il caso di dare il passaporto aqueste canaglie) e prima di partire egli dichiarò ad amici numerosi che sarebbe stato finalmente nella pos-

236 Ferdinando Treggiari

stabilita dal regio decreto legge 28 agosto 1931, n. 1227. Fiducioso di aver sempre ottemperato ai miei doveri di cittadino edi italiano, non avendo appartenuto ed essendo mio proposito di non aderire ad alcuna associazione o partito – segreto o pa-lese – di carattere politico, non posso però, in coscienza, assumere l’obbligo di adempiere colla dovuta efficacia a quell’ufficiodi formazione spirituale dei giovani che la formula prescritta impone».

34 GOETZ, Il giuramento rifiutato, p. 16-17. Tra le carte d’archivio dell’Università di Perugia dedicate al Giuramento del per-sonale (ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. 16) è conservato anche un curioso caso di giuramento condizionato. Raffael-lo Silvestrini, professore nella Facoltà di Medicina di Perugia (a lui è oggi intitolato il nuovo ospedale cittadino) il 3 dicembre1931 pregò il rettore Dominici di inoltrare al ministro dell’educazione nazionale (Giuliano) la dichiarazione da lui fatta al mo-mento del giuramento, il cui testo era il seguente: «Il Prof. Raffaello Silvestrini giura colla piena fiducia che il Regime vogliariconoscere e riparare l’ingiustizia fatta a lui – volontario di guerra, con due campagne, decorato, sindacalista della prim’ora –mettendo il veto alla sua chiamata alla Cattedra di Clinica Medica nella R. Università di Bari». Nel 1944 Silvestrini farà par-te della Commissione interna per l’epurazione universitaria (vedi più sotto, nota 93). Su di lui: MAURIZIO GIOVANNELLI, Raf-fello Silvestrini medico e ricercatore: una personalità nella cultura perugina del Novecento, Perugia, Deputazione di storia patriaper l’Umbria, 2005.

35 GOETZ, Il giuramento rifiutato, p. 103 e nota 236.36 In ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. 16, Giuramento del personale, è conservata la minuta di un telegramma spe-

dito il 1° dicembre 1931 dal rettore Leonardo Dominici al preside Antonio Ambrosini, convocato urgentemente («Urgemi par-larti questione importante impossibile trattare diversamente. Pregoti venire. Saluti Dominici»). Il motivo della convocazioneera probabilmente la lettera di rifiuto di Ruffini.

37 L’atto di dimissioni è protocollato dall’Università di Perugia il 26 dicembre 1931; sul foglio è stampato il bollo della Cor-te dei Conti – Pensioni civili – in data 16 gennaio 1932.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 236

sibilità di andare a Londra a stringere la mano ad un inglese. Ora è a Londra che sparla dell’Italia e fa schi-fo con i suoi discorsi. Parlavo ancora ieri con un amico reduce dall’Inghilterra il quale mi confermò la co-sa. Lei faccia pure controllare e vedrà38.

Non può escludersi che la mano dell’anonimo delatore fosse quella di un collega universitario. Nelfrattempo, dal 1° novembre 1932 della cattedra di Storia del diritto italiano lasciata libera da EdoardoRuffini era divenuto titolare Giuseppe Ermini, trasferito dall’Università di Cagliari, dove insegnava quel-la materia dal 1927.Ruffini rientrerà senza sollecitudine e senza entusiasmo nell’Università di Perugia39, dopo che il nuo-

vo ministro della pubblica istruzione, Guido de Ruggiero, il 1° giugno 1944 aveva annullato tutte le for-zate dimissioni del 1931. Poco più di un anno prima, nella primavera del 1943, era stata la volta, ancheper Perugia e la sua Università, di un nuovo giuramento di fedeltà, prescritto dalla RSI per tutti i di-pendenti statali. Con un telegramma del 23 marzo 1944 il ministro Biggini lo aveva imposto anche aidirettori amministrativi, ai funzionari e agli altri impiegati degli atenei, rinviando per il momento diestenderlo al personale insegnante. Un processo verbale redatto su modulo a stampa, con impressa la for-mula del giuramento («giuro di servire lealmente la Repubblica Sociale Italiana nelle sue istituzioni e nel-le sue leggi e di esercitare le mie funzioni per il bene e la grandezza della Patria»), lo avrebbe sancito40. Ilpro-rettore Carlo Fuschini (il rettore Paolo Orano era «da tempo assente da Perugia» ed era in quei gior-ni in corso presso il Ministero dell’educazione nazionale della RSI la procedura per la nomina del suosuccessore, che sarebbe caduta sullo stesso Fuschini), dopo essersi assicurato dal ministro l’esonero deidocenti dall’obbligo di giurare, il 20 aprile 1944 aveva garantito allo stesso ministro la presenza di tuttii dipendenti dell’ateneo alla cerimonia pubblica per il giuramento di fedeltà da parte dei capi degli uffi-ci delle amministrazioni statali (i dipendenti sarebbero stati in seguito invitati a giurare dinanzi al lorodiretto superiore), indetta dal Comune per la mattina di domenica 23 aprile 1944 al Teatro Pavone, nelcentro storico cittadino. Per chi si fosse rifiutato di giurare, il governo della RSI minacciava il «colloca-mento a riposo d’autorità»41.Dopo il suo ritorno a Perugia, l’unica traccia della presenza nel Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza

di Edoardo Ruffini data al 6 novembre 1945. Ben più impressionante è però il silenzio della sua Facoltà. Iverbali delle sedute tra il 1944 e il 1945 non recano nemmeno un cenno di saluto al rientrante Ruffini42.

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 237

38 ARCHIVIO CENTRALE DI STATO, PS Al, 1943, busta 70, cit. in CRIFÒ, ‘Vivere insieme’, p. 31.39 Dalla già citata lettera dell’11 novembre 1978 a Severino Caprioli (Lettere da Borgofranco, p. 422-423): «Il ritorno in Ita-

lia ha coinciso con la morte di un nostro figlio, una tragedia che ha affievolito l’interesse per quanto accadeva nel paese, e al-lentato l’impegno con il quale avrei dovuto riprendere l’insegnamento. Soggiungo a questo proposito che, avendo da anni so-speso ogni attività scientifica pur nella convinzione che questa più che non la cattedra sia l’essenza e la giustificazione del no-stro mestiere, mi sentivo professore soltanto a metà. Pertanto, se l’università mi ha dato poche soddisfazioni, è perché non leho cercate, adeguandomi alla mediocrità qualitativa e quantitativa della scolaresca perugina».

40 Documenti in ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. 16, Giuramento del personale.41 Ivi, circolare del ministro Biggini del 22 maggio 1944.42 È sconsolante sfogliare i verbali dei Consigli della Facoltà di Giurisprudenza dei primi mesi del 1944. Alla seduta del 20

gennaio 1944 erano presenti solo in tre: Lanciotto Rossi (preside), Leonardo Coviello e Bruno Breschi. Nel verbale si legge:«Sono assenti giustificati i professori: Saverio [sic] M. Giannini e De Dominicis Mario. Per tutti gli altri si ha fondata ragionedi ritenere che si siano trovati nella impossibilità materiale di intervenire alla adunanza». A quella data, nella tragica confusionedella guerra civile, dei bombardamenti e degli sfollamenti seguiti all’armistizio dell’8 settembre 1943, i professori erano evi-dentemente tornati alle loro famiglie o erano comunque impossibilitati a raggiungere Perugia. Almeno per uno, però, la ra-gione dell’assenza era un’altra. Manlio Sargenti (Isernia, 9 dicembre 1915 – Milano, 20 dicembre 2012), incaricato di Istitu-zioni di diritto romano e di Diritto romano dal gennaio 1941, non aveva mai dato inizio ai suoi corsi a Perugia, essendo an-dato in guerra come capitano degli alpini. Malgrado il protrarsi della sua assenza, i suoi incarichi furono confermati negli an-

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 237

Solo Giuseppe Ermini vi fece riferimento nel suo discorso inaugurale da pro-rettore del novembre1944:

Tornano a far parte del corpo accademico col nuovo anno i non dimenticati colleghi Gino De Rossi ed Edo-ardo Ruffini Avondo, ed è previsto anche il ritorno di altri, tutti allontanati un giorno dal fascismo, tuttiaccolti oggi con intima gioia, non solo perché il fatto suona doverosa riparazione ad un’ignominia del pas-sato, ma per l’apporto anche di sapere che ne deriverà al nostro Ateneo43.

De Rossi era stato sospeso nel 1938 perché ebreo; Ruffini si era voluto dimettere per non giurare fe-deltà a Mussolini: l’appaiamento delle due posizioni non rendeva forse abbastanza giustizia a quella vo-lontà e a quel gesto, che da solo avrebbe dovuto infiammare il desiderio di riscatto dell’intera comunitàaccademica. Ma quella comunità aveva evidentemente molte acquiescienze di cui discolparsi. La letterainviata da Ermini a Ruffini il 7 novembre 1944 per salutare la sua reintegrazione in servizio – dicendol’Università «fiera di accogliere nuovamente nel suo corpo insegnante chi meglio di altri seppe difende-re col suo contegno in tempi difficili la libertà della scienza e la dignità della scuola»44 – avrebbe sotto-lineato ben più adeguatamente l’evento.La riassunzione di Edoardo Ruffini nel ruolo di professore ordinario di Storia del diritto italiano av-

venne con il d.m. del 30 ottobre 1944, con decorrenza dal 1° giugno 1944 (non già dal 1° gennaio 1932,come una più giusta riparazione avrebbe forse richiesto). Il clima ora era certamente cambiato, eppuresulla scabrosa vicenda del giuramento rifiutato continuava ad essere steso un velo ambiguo. Pubblican-do il 15 agosto 1944 la notizia della reintegrazione dei professori universitari allontanati dalla cattedraper motivi politici, il giornale «Italia Libera» distinse dagli altri il caso di Francesco ed Edoardo Ruffini.Scrisse infatti che, nell’imminenza del giuramento, Francesco Ruffini aveva chiesto il collocamento a ri-poso e suo figlio Edoardo aveva rassegnato le sue dimissioni, ossia entrambi per evitare di prestarlo. Edo-ardo Ruffini scrisse da Roma lo stesso 15 agosto 1944 al ministro dell’educazione nazionale questa let-tera, per precisare come erano andate veramente le cose:

238 Ferdinando Treggiari

ni successivi, fino alla (tacita?) rinuncia dell’interessato, di cui prese atto proprio il Consiglio di Facoltà del 20 gennaio 1944.È probabile che Sargenti, trovandosi in quei mesi a collaborare con la Repubblica Sociale Italiana (era capo di gabinetto delMinistero dell’economia corporativa della RSI, Angelo Tarchi, e fu il materiale estensore della Carta di Verona; dopo la guer-ra sarà tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, fino al 1956 membro della direzione nazionale di questo partito, con-sigliere comunale del MSI a Milano dal 1951 al 1955; dal 1995, presidente onorario del Movimento Sociale Fiamma trico-lore), si fosse nel frattempo guadagnato i favori dell’Università di Pavia, dove tornerà indisturbato ad insegnare a guerra fini-ta e fino al suo collocamento a riposo (1991). A Perugia ha fatto ritorno spesso e volentieri, per prendere parte alle attività del-l’Accademia romanistica costantiniana, centro di studi nato nel 1973 per impulso di Mario De Dominicis, di cui Sargenti hadiretto la collana di ‘Materiali per una palingenesi delle costituzioni tardoimperiali’. Sulla condizione dell’Ateneo perugino neiprimi mesi del 1944, in una lettera datata 11 febbraio 1944 (dalla firma illeggibile) verosimilmente indirizzata al preside del-la Facoltà di Scienze politiche, Carlo Curcio (nel cui fascicolo personale è conservata), si legge: «Qui la vita sempre più diffi-cile. Oramai anche il palazzo centrale della Università è stato tutto occupato dalle truppe Germaniche, aule, Istituti, senatoaccademico, etc. e non si sono salvati per ora che lo studio del Rettore e gli uffici! Voi non avete più ufficio! Le vostre carte edi libri sono stati consegnati alla biblioteca! Abbiamo cercato di salvare il salvabile ... ma capirete! Con Roma abbiamo perdu-to ogni contatto. [...]» (ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Carlo Curcio).

43 GIUSEPPE ERMINI, Discorso inaugurale dell’anno accademico 1944-45, in Annuario della Università degli Studi di Perugia.Anno accademico 1948-49, Perugia, Grafica, 1949, p. 208.

44 Cito dalla copia della lettera conservata nel fascicolo personale di Edoardo Ruffini: «Ricevo dalla Sottocommissione Al-leata per l’Educazione, ufficiale comunicazione dell’avvenuta sua reintegrazione in servizio quale ordinario di Storia del Di-ritto Italiano presso questa Università: l’Ateneo di Perugia, che ben lo ricorda suo apprezzato docente, le rivolge a mio mezzoil più cordiale saluto mentre è fiera di accogliere nuovamente nel suo Corpo insegnante chi meglio di altri seppe difendere colsuo contegno in tempi difficili la libertà della Scienza e la dignità della Scuola. Con molti cordiali saluti. Il Commissario Prof.Giuseppe Ermini».

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 238

Eccellenza,leggo sull’Italia libera di oggi la notizia della reintegrazione dei professori universitari allontanati dalla cat-tedra per motivi politici. Mi duole che l’autore della comunicazione, male informato, abbia suddiviso i no-mi secondo delle categorie che, per quanto concerne mio Padre e me, non corrispondono a verità. Né mioPadre chiese il collocamento a riposo, né io detti le dimissioni nell’imminenza del giuramento, ma en-trambi rifiutammo di giurare quando fummo invitati dai rispettivi rettori – di Torino e di Perugia – a pre-stare il giuramento. Non conservo copia della lettera di mio Padre, ma conservo copia della lettera mia, nel-la quale motivavo per ragioni di coscienza il mio rifiuto. A ciò fece seguito l’invito del Ministero di giusti-ficare il proprio atto innanzi al Ministero stesso, o di dare le dimissioni. Io scelsi questa via; mio Padre, nonricordo con quale procedura, fu messo a riposo.Mi perdoni, Eccellenza, se vengo a raccontarle tutto questo. Non lo faccio per me, ma per la memoria dimio Padre. E mi permetto di dirlo a Lei, indipendentemente dalla rettifica che mi propongo di inviare al-l’Italia Libera, perché non vorrei che questa inesattezza si riflettesse sul decreto di reintegrazione. Le sareigrato se volesse rivedere le posizioni personali di mio Padre e mie presso codesto Ministero, per constatarel’esattezza delle mie affermazioni.Ancora mille scuse, con i più devoti ossequi.E. Ruffini

Il 18 agosto 1944 l’«Italia Libera», a cui Ruffini aveva inviato la richiesta di rettifica, pubblicò Unaprecisazione circa i professori reintegrati, correggendo il suo errore. Ma i travisamenti non finirono qui. Il18 ottobre 1944 il ministro dell’educazione nazionale scrisse a Roma al Maggiore Washburn, della Sot-tocommissione per l’educazione della Commissione Alleata, pregandolo di rimettere al rettore dell’Uni-versità di Perugia la lettera contenente la comunicazione «dell’avvenuta reintegrazione in servizio delProf. Edoardo Ruffini, Ordinario di Storia del Diritto Italiano nell’Università stessa, il quale fu dispen-sato, nell’anno 1932, per essersi rifiutato di prestare il giuramento richiesto dal Governo fascista». Sul do-cumento conservato nel fascicolo personale di Edoardo Ruffini, accanto alla parola «dispensato», una ma-no ha giustamente apposto con la matita un punto interrogativo. L’erronea qualifica – o un’inconsape-vole edulcorazione o l’effetto di una sciatta contaminazione («dispensati dal servizio», per il decreto159/1944, erano in quei mesi gli impiegati dalle amministrazioni pubbliche epurati perché compro-messi col regime)45 – ricomparirà ancora il 9 febbraio 1980 nel decreto rettorale di pensionamento, ac-compagnando così sino al suo esito la vicenda accademica di Ruffini.Nell’autunno del 1944 Ruffini non riprese ad insegnare, se non forse per poche settimane, giacché

dal 17 gennaio 1945 fu destinato dal Ministero degli affari esteri «in temporanea missione presso l’Am-basciata d’Italia a Londra». Tornerà in servizio nell’Università di Perugia il 1° luglio 1947. Il suo fasci-colo personale non porta però traccia alcuna dei corsi universitari tenuti da quella data fino al giorno (1°novembre 1971) della sua collocazione fuori ruolo ‘a domanda’, inoltrata il 19 aprile 1971.

5. L’ateneo di Orano (1935-1944)

Dopo l’espulsione di Ruffini dall’università gli omaggi dell’Ateneo perugino al regime erano proseguiti.Il 6 marzo 1932 Achille Starace, segretario del PNF, aveva visitato l’ateneo. Il successivo 28 ottobre l’ate-neo e le scuole di Perugia avevano reso omaggio, nel decennale fascista, ai caduti per la rivoluzione. Il 6aprile 1933 l’intera rappresentanza dell’università si era recata a Roma per visitare la mostra della Rivo-

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 239

45 Vedi, più sotto, la nota 103.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 239

luzione fascista e per essere ricevuta da Starace. Anche i riti tradizionali dell’università erano stati piega-ti al costume del regime: la prolusione inaugurale dell’anno accademico era stata abolita e sostituita dadiscorsi – tra cui quello del rappresentante del GUF, che con i suoi 700 iscritti aveva aperto una elegan-te sede nel centro cittadino –, in cui si affrontassero «i problemi della Patria non disgiunti da quelli del-la cultura»46.Al suo insediamento come rettore nel 1935 (lo sarà fino al 1944, riconfermato tre volte in questo in-

carico; dal 1939 sarà anche senatore del regno), Paolo Orano si dichiarò senza esitazioni «personalitàpolitica e combattiva, chiamata rigorosamente a rappresentare e ad affermare lo spirito e il comando del-lo Stato voluto dal partito fascista», partecipe della «militarizzazione delle anime» richieste dalle «urgen-ti necessità del momento storico»47. Orano esercitò un potere personale sulle Facoltà dell’ateneo, subor-dinando alla sua proposta la nomina dei presidi. Nel 1937, anno in cui l’Università di Perugia rievocò(il 9 marzo) il primo anniversario della fondazione dell’Impero (relatore fu il legionario Luigi Giornel-li, assistente di Clinica chirurgica), designò Lanciotto Rossi alla presidenza di Giurisprudenza.Sempre nel 1937 aveva visto la luce il suo libro su Gli Ebrei in Italia48 – una «dichiarazione di guer-

ra a tutto campo nei confronti degli ebrei italiani»49 –, destinato a guadagnare presto fama e consensi.Proprio durante il suo rettorato anche sul corpo accademico perugino scese la mannaia delle leggi raz-ziali. A farne le spese furono sei docenti, gli ultimi due dei quali, però, sarebbero stati poco dopo «di-scriminati» dalla discriminazione’50: Cesare Finzi, ordinario di Chimica farmaceutica e tossicologia e pre-side della Facoltà di Farmacia; Gino De Rossi, ordinario di Microbiologia agraria; Giorgio Todesco, stra-ordinario di Fisica; Bernardo Dessau, ordinario di Fisica sperimentale; Quinto Micheletti (Michaelsta-der), assistente incaricato di Patologia speciale chirurgica e Leonardo Viviani, assistente incaricato pres-so Scienze politiche. I primi tre furono sospesi alla data del 16 ottobre 1938; saranno poi riammessi, afini economici, dal 1° gennaio 1944. Dessau non fu sospeso in quanto già collocato a riposo; venne pe-rò cancellato dall’Annuario dell’Università, ove compariva tra i professori emeriti (ai sensi della circola-re del Ministero dell’educazione nazionale, n. 7589 del 27 dicembre 1938, ai professori emeriti o ono-rari di razza ebraica il titolo onorifico non doveva essere revocato, ma essi andavano esclusi da qualsiasipartecipazione alla vita accademica). I provvedimenti di sospensione di Micheletti e Viviani vennero in-vece annullati con disposizioni ministeriali rispettivamente del 19 ottobre 1939 e del 10 dicembre 193851.Della cessazione dall’insegnamento imposta ai professori ebrei in applicazione della legislazione an-

tisemita il rettore Paolo Orano dette conto nella sua prolusione inaugurale dell’a.a. 1938-39, pronun-

240 Ferdinando Treggiari

46 DOZZA, Università di Perugia, p. 419-423. Sul Guf perugino cfr. MARIA CRISTINA GIUNTELLA, Autonomia e naziona-lizzazione dell’Università. Il fascismo e l’inquadramento degli atenei, Studium, Roma, 1992, p. 208; più in generale, LA ROVE-RE, Storia dei Guf.

47 DOZZA,Università di Perugia, p. 407, 424. Su Orano v. ora GIORGIO FABRE,Orano, Paolo, in DBI, 79 (2013), p. 395-402.48 PAOLO ORANO, Gli ebrei in Italia, Roma, Pinciana, 1937.49 ENZO COLLOTTI, Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 45 (su Orano, p. 42-47).

Il 1937 fu anche l’anno della ristampa (l’ultima risaliva al 1921) dei falsi «Protocolli» dei «savi Anziani» di Sion, ad opera del-la casa editrice della rivista di Giovanni Preziosi. La nuova edizione era accompagnata da una introduzione di Julius Evola, au-tore quello stesso anno de Il mito del sangue.

50 La «discriminazione dalla discriminazione» era stata sancita da più provvedimenti, che avevano attribuito all’autorità am-ministrativa persino l’arbitrio di escludere i cittadini italiani dall’appartenenza alla razza ebraica, anche a dispetto delle risul-tanze anagrafiche: cfr. TREGGIARI, Questione di stato, p. 846 ss.

51 La discriminazione antiebraica deve aver lambito anche Lanciotto Rossi, se un suo biglietto dell’autunno di quello stes-so anno, scritto in qualità di preside della Facoltà di Giurisprudenza di Perugia, reca: «Appartenente antica famiglia cattolicaprego indicarmi mezzi tutela contro inserzione nome elenco proff. ebrei pubblicato giornali» (in ASUPG, Personale docente,fasc. pers., Lanciotto Rossi).

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 240

ciata il 13 novembre 193852. Nel 1938 era stata pubblicata la seconda edizione accresciuta del suo libroGli ebrei in Italia, in cui l’autore ribadiva che l’ebraismo non era «religione, ma verbo di sovvertimen-to»53. L’anno seguente Orano curò l’Inchiesta sulla razza, ennesimo proclama dell’intransigente razzismofascista54.In piena guerra, l’indomito Ateneo perugino organizzò la Mostra storica dell’Università di Perugia,

onorata il 18 febbraio 1942 della visita del ministro dell’educazione nazionale, Giuseppe Bottai. Vi siesponeva materiale archivistico, iconografico e bibliografico dal XIII al XIX secolo, rievocativo della sto-ria plurisecolare dell’ateneo. Una mostra organizzata in mezzo ai bombardamenti, malgrado l’indispo-nibilità di documenti e pezzi già riposti altrove per misure di protezione antiaerea, non legata ad alcunanniversario e dunque voluta per mettere in vetrina i gloriosi cimeli medievali dello Studium, Bartolo eBaldo in testa, e creare così una nuova occasione di visibilità politica dell’ateneo55.

6. Il rettorato di Ermini e l’epurazione che non fu

Destituito dalla cattedra dal governo Bonomi nel giugno 1944, catturato dagli Alleati il successivo 11agosto, incarcerato e trasferito nel campo di concentramento di Padula (Salerno), dove erano stati rac-colti i gerarchi fascisti in attesa di giudizio, Paolo Orano morì il 7 aprile 1945. Al suo posto di rettoredell’Ateneo perugino il governo della Repubblica di Salò designò l’entomologo Carlo Fuschini (1880-1957), preside della Facoltà di Agraria dal 1936 (lo sarà in seguito ininterrottamente fino al 1951)56, chegià in passato aveva sostituito Orano nei periodi di sua assenza57. Fuschini ebbe il gradimento del Go-

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 241

52 E pubblicata in R. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA, Annuario per l’anno accademico 1938-1939-XVII dalla fonda-zione DCLXXIII, Perugia, Tipografia Guerriero Guerra, Anno XVII, p. 12.

53 PAOLO ORANO, Gli ebrei in Italia, Roma, Pinciana, 19382, p. 235.54 Inchiesta sulla razza, a cura e con prefazione di PAOLO ORANO, Roma, Pinciana, 1939. Cfr. DI NUCCI, Nel cantiere del-

lo Stato fascista, p. 113. Sugli ebrei a Perugia nel quinquennio della legislazione razziale cfr. LEOPOLDO BOSCHERINI, La perse-cuzione degli ebrei a Perugia, Montepulciano, Le Balze, 2005; GIUSEPPE SEVERINI, La sorte degli ebrei a Perugia: 1943-1944,«Diomede», 2 (2006), p. 45-54.

55 Se ne veda la descrizione fatta da uno dei suoi curatori, il bibliotecario dell’ateneo: RAFFAELE BELFORTI, La mostra stori-ca dell’Università di Perugia, «Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria», 40 (1943), p. 193-199. Nella sededel Centro Servizi Bibliotecari dell’Università di Perugia (ex Biblioteca Centrale) ne è conservato il catalogo fotografico. Nel-l’a.a. 1941-42 l’Università di Perugia contava sei Facoltà: Giurisprudenza, Scienze Politiche, Medicina e chirurgia, Farmacia,Agraria e Medicina veterinaria.

56 Non ho trovato l’atto ufficiale della nomina di Fuschini a rettore, né nel suo fascicolo personale (ASUPG, Personale do-cente, fasc. pers., Carlo Fuschini), piuttosto smilzo e mancante dei primi 20 anni carriera (una nota a matita rossa sulla co-pertina del sottofascicolo relativo all’a.a. 1941-42 reca: «Non esistono precedenti, nulla è stato passato dall’Agraria che ri-guardi il prof. Fuschini»), né altrove; ma nel verbale del Consiglio di Facoltà di Medicina veterinaria del 6 maggio 1944 il pre-side Nai ne informa i colleghi come di nomina già avvenuta (ASUPG, Parte generale, 1944, cat. I, Professori di ruolo e persona-le vario). La procedura per la sostituzione di Orano aveva preso avvio col nuovo sistema di elezione dei presidi e dei rettori va-rato a fine novembre 1943 da Padova, ove aveva sede il dicastero, dal ministro dell’educazione nazionale della RSI, Carlo Al-berto Biggini (1902-1945, costituzionalista e rettore dell’Università di Pisa; su di lui v. LUCIANO GARIBALDI,Mussolini e il pro-fessore. Vita e diari di Carlo Alberto Biggini, Milano, Mursia, 1983).

57 Dal gennaio 1944 tutte le carte rettorali sono firmate da Fuschini come «Pro-rettore». Cfr. inoltre la relazione del 1° set-tembre 1944, ad oggetto «Universities and libraries in Region IV», inviata dal colonnello Henry T. Rowell, Education Offi-cer del Governo Militare Alleato (AMG), al comandante della Regione IV dell’AMG (Regional Commissioner), il colonnelloCharles Poletti, in Perugia liberata. Documenti anglo-americani sull’occupazione alleata di Perugia (1944-1945), a cura di RO-GER ABSALOM, Firenze, Olschki, 2001, p. 538 (i documenti degli occupanti alleati relativi all’Università di Perugia sono pub-blicati alle p. 533-543): «9. After the fall of Mussolini, the Rector of the University, Senator Paolo Orano, a prominent Fa-scist, no longer appeared at his office. The administration was then assumed by the senior Preside, Professor Carlo Fuschini,

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 241

verno Militare Alleato (Allied Military Government, AMG) di stanza a Perugia58 e rimase in carica di fat-to fino a circa la metà di settembre 1944 (le richieste di chiarimenti sulla sua anomala posizione, rivol-te dall’AMG al ministro della pubblica istruzione Guido De Ruggiero, rimasero senza risposta)59. Tor-nerà a ricoprire la carica di rettore dell’Ateneo perugino dieci anni dopo, nell’a.a. 1954-55, unico inter-vallo del trentennale rettorato di Giuseppe Ermini.Nelle settimane successive alla liberazione di Perugia (20 giugno 1944)60 gli Alleati e poi l’ammini-

strazione italiana dettero avvio alle misure epurative dei pubblici impiegati compromessi con il regimedittatoriale61. Quanto all’università, dopo un primo provvedimento adottato il 20 luglio 1944, con cui

242 Ferdinando Treggiari

of the Faculty of Agriculture. Prof. Fuschini was well-experienced in this work inasmuch as Senator Paolo Orano had spent agreat deal of his time while Rector away from Perugia and had left his administrative duties to Prof. Fuschini during his ab-sences».

58 Cfr. la lettera del 25 luglio 1944, non firmata, scritta (da mano italiana, a giudicarne l’inglese) in risposta alla richiestadi informazioni sull’Università di Perugia (chi ne fosse attualmente rettore e da chi fosse stato nominato; notizie sul «corpoaccademico in generale oppure a proposito di elementi particolarmente sospetti», nonché sulla condizione della biblioteca edegli altri edifici universitari) inviata il 18 luglio 1944 dai colonnelli Carl M. Gevers e I.F. Belser, in Perugia liberata, p. 533-534: «[...] Rector is Prof. Fuschini Carlo a very fine person as teacher as well as in his private life. His political past has beenas follows: in Romagna (his native country) he militated in the republican party of Mazzini. Having come as a teacher to Pe-rugia he had democratic ideas and he had [sic] also President of the «Società Operaia di Mutuo Soccorso». | When Fascism to-ok power he entered to the party with complete surrender and with servility which has in a too great contrast to his past; thisis the reason why he got charges and honours from the fascist party and therefore he was recently appointed by the Republi-can fascist Government to be the Rector of the University of Perugia instead of rector Paolo Orano. | The academic corp [sic]of the university in general is composed by antifascistic professors. Only Prof. NAI of the veterinary hospital is an intransi-gent fascist and is enroled [sic] to the republican fascist Party». Nella già citata relazione del 1° settembre 1944 del col. Rowell(Perugia liberata, p. 538) si leggono nuovi apprezzamenti su Fuschini: «11. Prof. Fuschini made a very favourable impressionon me. [...] Although enrolled in the Fascist Party in 1925, he has never taken any part in the Party’s activities. [...] The onlycriticism of him which I heard while in Perugia was that he lacked strength».

59 Lo si legge sempre nella relazione del 1° settembre 1944 del col. Rowell (Perugia liberata, p. 538, n. 10: «[...] So withthe consent of his colleagues he continued in the position which he holds today»).

60 Cfr. Perugia liberata, p. 112 ss.; ROGER ABSALOM, Il Governo militare alleato nell’Italia centrale, in L’Umbria verso la Ri-costruzione. Atti del convegno “Dal conflitto alla libertà” (Perugia, 28-29 marzo 1996), Foligno-Perugia, Editoriale Umbra –Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, 1999, p. 21-33; SERENA INNAMORATI, Perugia, dalla Repubblica sociale algoverno del CLN, ivi, p. 45-64.

61 Com’è noto, l’epurazione amministrativa procedette su un doppio binario: l’epurazione alleata e l’epurazione italiana.L’epurazione alleata, tipica misura di occupazione, «puntava all’allontanamento dai posti pubblici e alla restrizione della libertàpersonale dei fascisti in quanto tali [...] e si basava su elenchi dei servizi di sicurezza alleati e su indicazioni e denunce locali».L’epurazione italiana, che fece seguito a quella alleata, era orientata «alla dispensa dal servizio di dipendenti pubblici [...] con-siderati incompatibili con la permanenza in servizio a causa della loro pregressa attività fascista o fascista repubblicana». L’epu-razione amministrativa durò fino al febbraio 1948, quando, dopo l’amnistia Togliatti (d.p. 22 giugno 1946, n. 4), che posefine alle sanzioni penali contro il fascismo, tutti i procedimenti epurativi furono per legge dichiarati estinti. L’epurazione al-leata a Perugia fu durissima, con più di un migliaio di allontanamenti dai pubblici uffici: un fatto compiuto con il quale l’epu-razione italiana, che si risolse in un quasi-fallimento (si colpì poco e ‘in basso’: per un bilancio cfr. GIOVANNA RESCIGNO,L’epurazione a Perugia, in L’Umbria verso la Ricostruzione, p. 125-134, [p. 130 ss.]), dovette suo malgrado confrontarsi: cfr. GIU-SEPPE SEVERINI, I problemi dell’epurazione a Perugia, in Gli Alleati in Umbria (1944-45). Atti del convegno “Giornata degli Al-leati”, Perugia, 12 gennaio 1999, a cura di RUGGERO RANIERI, Perugia, Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, 2000, p.111-119, da cui traggo le citazioni; Perugia liberata, p. 376-417. Le carte d’archivio che ho consultato, relative all’epurazionea Perugia, sono quelle conservate in ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I; e nell’ARCHIVIO DI STATO PERUGIA (= ASPG), Prefet-tura, Gabinetto [b. 195-198] e ASPG, CPLN [b. 4-7]; l’archivio della sezione per l’epurazione della Corte d’appello, conserva-to anch’esso in ASPG, concerne i procedimenti riguardanti il personale degli enti locali). In ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196,vi è un fascicolo (il n. 47) intitolato “Perugia. Università degli Studi”; nella stessa b. 196, il fasc. h è dedicato a “Perugia. Uni-versità per Stranieri. Epurazione”. La b. 198 contiene, tra l’altro, la lettera del settembre 1944, con cui Aldo Capitini, all’epocacommissario dell’Università per Stranieri, rispondendo all’invito di Carlo Sforza, alto commissario per le sanzioni contro il fa-scismo, rifiutò la nomina a membro della Commissione per l’epurazione della provincia di Perugia. La Commissione provin-ciale di epurazione (prevista dall’art. 18, comma 3°, del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159 per i di-

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 242

l’AMG aveva disposto il licenziamento di cinque fra docenti di ruolo e incaricati62, al rettore Fuschini,nell’agosto 1944, era toccato il compito di stilare per l’AMG le schede del personale in servizio, che gliAlleati avrebbero utilizzato come base per i procedimenti epurativi. Fuschini compilò una lista di 22persone, squadristi o membri del Partito fascista repubblicano (2 professori di ruolo, 2 professori inca-ricati, 5 aiuti ed assistenti, 4 liberi docenti, 2 assistenti volontari, i restanti amministrativi), che l’AMGera intenzionato a sospendere dal servizio63. L’elenco doveva essere stato poi assottigliato, se un succes-sivo documento del 21 agosto 1944 del «Provincial Public Safety Office, Perugia Province», a firma delcapitano C.E. Godbold, propose al prefetto reggente, l’avv. Luigi Peano (nominato dagli Alleati su de-signazione del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale [CPLN] ed in carica dal luglio 1944) l’im-mediato licenziamento di soli 15 dipendenti64. Al prefetto, che il 5 settembre gli inoltrò la lista, il retto-re Carlo Fuschini rispose il 12 settembre, comunicando di aver trasmesso a solo sette degli interessati lelettere di esonero dal servizio firmate dall’AMG di Perugia, risultando gli altri otto dipendenti irreperi-bili. Alla sua comunicazione Fuschini accluse anche copia della lettera che aveva inviato il giorno primaal Comando alleato «in ordine a tre professori incaricati, che da ulteriori indagini eseguite da questaUniversità risultano siano stati politicamente compromessi»65.La lettera del 12 settembre 1944 è l’ultima traccia del rettorato di transizione di Carlo Fuschini. Po-

chi giorni dopo l’AMG avrebbe nominato Giuseppe Ermini, ordinario di Storia del diritto italiano nel-la Facoltà di Giurisprudenza di Perugia, commissario ministeriale e pro-rettore dell’ateneo66. Ermini sa-

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 243

pendenti degli enti locali) venne costituita a Perugia il 19 settembre 1944; la presiedeva il prefetto reggente, l’avv. Luigi Pea-no, e ne erano membri il giudice Alberto Apponi e l’avv. Alfredo Abatini in rappresentanza dell’alto commissario per le san-zioni contro il fascismo; per renderne «più sollecito il lavoro», il prefetto aveva costituito tre Sottocommissioni (cfr. ASPG, Pre-fettura, Gabinetto, b. 198, fasc. 9/8).

62 ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. non numerata: il «Memorandum to Prefect Peano» del 20 luglio 1944, afirma del colonnello Ozni H. Cornwell, indicava i seguenti professori da licenziare: Paolo Orano (Scienze politiche, rettore),Brajo Fuso (Medicina), Mario Filomeni (Farmacia), Giuseppe Priorelli e Augusto Agostini (Agraria).

63 Relazione 1° settembre 1944 del col. Rowell, in Perugia liberata, p. 538-539, nn. 12-14.64 ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. 8. I licenziandi (vi erano inclusi, tranne Paolo Orano, anche quelli del «Me-

morandum» del 20 luglio 1944) erano: Giuseppe Priorelli, Francesco Boschi, Mario Bandini, Carlo Seppolini, Brajo Fuso, Pao-lo Toponi, Camillo Giannantoni, Giuseppe Minniti, Alfredo Berardi, prof. Desiderio Nai, prof. Mario Filomeni, VirgilioBianconi, Alberto Bacanella, dott. Carlo Doneddu, dott. Augusto Agostini. Buona parte di loro (Boschi, Seppolini, Berardi,Nai, Filomeni, Bianconi, Bacanella, Doneddu) è compreso nell’“Elenco dei nomi fascisti repubblicani” conservato in ASPG,CPLN, b. 6, fasc. 49. Rispettivamente in ASPG, CPLN, b. 4, fasc. 2B e in ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, fasc. 47, c. 5, so-no conservate le schede di Boschi e di Toponi (quest’ultimo archivista presso l’università).

65 Lettera di Fuschini al prefetto del 12 settembre 1944, in ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. 6. La copia del-la lettera allegata non è nel fascicolo d’archivio e pertanto i nomi dei tre professori non sono noti. I sette a cui furono recapi-tate le lettere di esonero furono Bandini, Seppolini, Fuso, Minniti, Filomeni, Doneddu e Agostini.

66 Sulla nomina di Ermini a pro-rettore cfr. ancora il documento in data 1° settembre 1944 a firma del col. Rowell, da cui ri-sulta che Ermini era il candidato rettore del ministro della pubblica istruzione De Ruggiero (p. 539, n. 15), il quale come secon-da scelta aveva indicato Leonardo Coviello, ordinario di Diritto civile nella Facoltà giuridica perugina. A quest’ultimo Rowell pe-rò continuava a preferire Fuschini: «[...] Prof. Fuschini is quite competent to administer the University for the present and thereis no profit in accepting a second choice if Ermini can be found. I therefore intend to see Prof. Ermini at Rome at the earliest op-portunity and to ascertain his views with regard to his appointment as Pro Rector unless theMinister is content to leave Prof. Fu-schini in his present position until an election can be held. If the minister insists on Prof. Ermini I shall request permission forhis immediate return from 8th Army and shall have the composition of his Rehabilitation Committee approved before he lea-ves. If, on the other hand, Prof. Fuschini is to remain, I shall return to Perugia to help him organise his own Committee forwhich I already have some names». Sono pertanto errati i dati riportati negli Annuari dell’Università di Perugia, i quali, oltre anon tener conto della ‘reggenza’ di Carlo Fuschini da maggio a settembre 1944 (la sua nomina a rettore proveniva dal governodella RSI, è vero, ma il Comando alleato la confermò di fatto), indicano Giuseppe Ermini «dal 7 aprile 1944 ff. Rettore, dall’1novembre 1944 Rettore» (così l’Annuario dell’Università degli studi di Perugia 1948-49, p. 42, nota 6). Non sono però riuscito areperire l’atto ufficiale di nomina di Ermini a commissario ministeriale e pro-rettore dell’ateneo.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 243

rà confermato rettore dal corpo accademico il 29 giugno 1945 e manterrà questa carica per oltre tren-t’anni, fino al 1976, con la sola eccezione dell’a.a. 1954-55, quando la lasciò in conseguenza della suanomina a ministro della pubblica istruzione nel primo governo Scelba; in quella occasione, come si è giàricordato, sarà sostituito da Carlo Fuschini67.Il primo della lunga serie di discorsi inaugurali di anni accademici tenuti da Ermini come rettore del-

l’Università perugina fu quello che aprì, domenica 10 dicembre 1944, nell’aula magna dell’ateneo (l’exchiesa dell’università), alla presenza del Comando alleato, l’a.a. 1944-45. Annunciato da un manifestoaltisonante fatto affiggere dal sindaco Fausto Andreani sui muri della città (ma verosimilmente ispiratodallo stesso Ermini)68, l’evento fu preparato con una certa e fondata apprensione per il timore di disor-dini studenteschi. Il nuovo rettore aveva per questo rivolto un caldo appello alle organizzazioni studen-tesche universitarie perugine affinché la manifestazione si svolgesse «nel necessario ordine e con l’op-portuna lieta correttezza», per «dimostrare alle autorità nostre ed alleate, che interverranno, quanto i go-liardi siano degni delle riconquistate libertà democratiche»69. Gli studenti perugini presenti alla cerimo-nia devono aver esibito, però, ben altro che l’entusiasmo goliardico auspicato da Ermini70, se il giornoseguente il rettore, in una lettera indirizzata a tutti i presidi, ne aveva deplorato l’«atteggiamento scor-retto», che confermava «in quale stato di prostrazione spirituale, di ineducazione e di insensibilità poli-tica si trovi purtroppo oggi, dopo venti e più anni di fascismo, una non esigua porzione della gioventùuniversitaria» e «quanto lungo e non facile sia il cammino da percorrere per ricondurre il paese, e alme-no la classe colta di esso, al dovuto rispetto degli essenziali valori morali della nostra civiltà e a quella sen-sibilità politica che è fattore indispensabile di un libero vivere civile»71. Non era bastata la rumorosa con-testazione a rovinare il solenne evento. Il 13 dicembre Bernardo Dessau, il celebre fisico e professoreemerito dell’Ateneo perugino, già vittima con la sua famiglia delle leggi razziali, scrisse ad Ermini una

244 Ferdinando Treggiari

67 Sulla figura di Giuseppe Ermini (Roma, 20 luglio 1900-ivi, 21 maggio 1981) rinvio a FERDINANDO TREGGIARI, Ermi-ni, Giuseppe, in DBGI, I, p. 801-803. Ermini si era laureato nel 1921 a Roma; libero docente nel 1926, aveva vinto l’annosuccessivo il concorso per la cattedra di Storia del diritto italiano. Chiamato ad insegnare a Cagliari, vi era rimasto fino al suotrasferimento a Perugia, dove era giunto nel novembre 1932, grazie anche al ritiro della domanda da parte di Mario Viora (do-cumenti in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Giuseppe Ermini). A Perugia ha insegnato dal 1932 al 1976, ultimo dellasua carriera di professore e di rettore. Dalle informazioni richieste, dopo il suo arrivo a Perugia, il 20 luglio 1933 dal Segreta-rio federale del PNF al rettore Leonardo Dominici, risulta che a quella data Ermini non era ancora iscritto al PNF (documentiin ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Giuseppe Ermini).

68 Ne rimane un esemplare in ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I. Intestato «A.M.G. | Comune di Perugia». Recita così:«Cittadini! | per dare alla rinascita della Patria basi sicure, è anzitutto necessario restaurare i valori di ordine morale e spirituale,dal cui svilimento traggono in gran parte origine i mali attuali. | L’inaugurazione dell’anno accademico nella nostra Universi-tà degli Studi, che avrà luogo Domenica 10 corrente, assume, pertanto, in questo grave, doloroso momento della vita italia-na, il particolare significato di un atto di volontà volto a ridare al paese la potenza vivificatrice delle idee e della cultura, es-senziali per risorgere e ricostruire; e, per questo, l’avvenimento deve rivestire – rievocando antiche, degne tradizioni – il ca-rattere di cerimonia cittadina. | Al glorioso Ateneo, che inizia l’anno 637° della sua fondazione, il Comune invia il suo cor-diale saluto inaugurale, ed i perugini guardano, oggi più che mai, l’Ateneo stesso – ripetendo un’antica espressione – come “ACORONA PRECIPUA ED ONORE SOMMO DELLA CITTÀ” | Il Sindaco | Avv. F. Andreani».

69 Lettera di Ermini del 7 dicembre 1944 al Comitato direttivo dell’Unione Studenti Italiani di Perugia, in ASUPG, Partegenerale, 1945, cat. I, pos. 7, Inaugurazione anno accademico 1944-45.

70 «Domenica 10 dicembre è da considerarsi giornata degli studenti universitari – aveva scritto Ermini nella citata letteraall’Unione Studenti Italiani di Perugia –; tornino i tradizionali berretti e torni la sana vita goliardica di un tempo!».

71 Lettera di Ermini ai presidi dell’11 dicembre 1944, ivi. Quanto successe il giorno dell’inaugurazione si può ricostruiresolo dal tenore di questa lettera. A parte un articolo del «Corriere di Perugia» del 30 dicembre 1944 (a. I, n. 25, p. 1, La so-lenne inaugurazione dell’Anno Accademico all’Università di Perugia), che non fa alcun cenno al comportamento degli studenti,mancano i giornali locali, o comunque con pagine dedicate alla cronaca cittadina, dei giorni successivi al 10 dicembre 1944,come mancano carte della Prefettura relative all’evento.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 244

dura lettera per lamentare il suo mancato invito alla cerimonia, adombrando una tacita intenzione di-scriminatoria delle nuove autorità accademiche72. Ermini si affrettò a scusarsi con lui per l’accaduto, do-vuto a «semplice dimenticanza»73. Ma, certo, nell’anno di studi che avrebbe dovuto inaugurarne la nuo-va stagione, l’ateneo voltava pagina con qualche fatica.Il discorso inaugurale del 10 dicembre 1944, come s’è detto, fu pronunciato dinanzi ai rappresentanti

delle truppe alleate, che Ermini volle considerare impegnati «quasi a restituire all’Ateneo di Perugia la vi-sita» che a fine Cinquecento Alberico Gentili, addottoratosi a Perugia, aveva reso a Oxford, salendo sul-la cattedra che era già stata di Vacario74. Il parallelo suonava sdrammatizzante, ben altra essendo la ra-gione della (prolungata) presenza degli inglesi a Perugia. Esso però lasciava trasparire la linea scelta daErmini, che, pur nell’esecrazione dell’esperienza totalitaria, fu sin dall’inizio di sostanziale difesa del cor-po accademico dalle minacce epurative, nell’equivoco presupposto che il prestigio dell’istituzione uni-versitaria dipendesse dal salvataggio in blocco dei suoi docenti: «Non credo – disse – di peccare di otti-mismo asserendo che la struttura basilare della costruzione universitaria ed i caratteri essenziali e lo spi-rito animatore della nostra cultura hanno ben resistito e sono usciti salvi dalla terribile prova»75. La tesi,perfettamente armonizzata al montante ‘paradigma antifascista’, era quella di una diffusa refrattarietàdella cultura universitaria all’ideologia del regime; anzi, della «irriducibilità universitaria al credo fasci-sta»76; nell’assunto che una maggioranza virtuosa fosse stata piegata alle violenze «di una sparuta quan-to astuta associazione di facinorosi»77.Il desiderio di Ermini di riportare l’ateneo alla sua funzione di educazione e di studio convergerà fa-

talmente con il colpo di spugna sulle compromissioni politiche, grazie alle quali nel corso del ventenniol’Università perugina aveva costruito la sua identità e la sua fortuna. Certamente, Ermini parlò della ne-cessità di «nettare dal fango [...] le aule di questo bell’edificio, gettandone fuori i traditori della scienzae gli avventurieri della politica»; di liberare la vita universitaria «dal dilettantismo, dalla malafede, dagliintrighi e dai personalismi»; di «recidere con taglio netto la parte cancerosa dell’organismo»78. Ma po-chissimi, alla fine, furono «gettati fuori». La stessa Facoltà Fascista di Scienze Politiche, di cui il Senato

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 245

72 «[...] e voglio ancora credere ad una dimenticanza – profondamente dolorosa per chi, come me, ha dovuto sopportareassieme ai propri cari le inique leggi razziali, sempre fiducioso nel ritorno della libertà e [della] giustizia – piuttosto che di ri-tenere possibile, proprio nell’ora del rinnovamento, un tentativo di mantenere, sulla mia persona, le menomazioni legali ora-mai abolite». La lettera di Dessau ad Ermini è in ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. 7, Inaugurazione anno accademico1944-45. Su Bernardo Dessau (1863-1949) vedi FRANCA FOCACCI, Bernardo Dessau professore di fisica a Perugia, Perugia, De-putazione di storia patria per l’Umbria, 2012, spec. p. 28 ss.

73 «[...] sono certo che non vorrà interpretare in altro modo la mancanza dell’invio dell’invito alla solenne cerimonia, cuila sua presenza non poteva che recare lustro e decoro. [...]»: lettera di Ermini a Dessau del 14 dicembre 1944, ivi.

74 ERMINI, Discorso inaugurale dell’anno accademico 1944-45, p. 197-212, p. 211. Pubblicato nell’Annuario dell’Universi-tà degli studi di Perugia 1948-49, p. 197-212, il discorso fu stampato anche in lingua inglese (Inaugural Speech for the Acade-mic Year 1944-45 of the Royal University of Perugia, in this its 637th Year, Perugia, Grafica 1944) a beneficio degli ospiti del-l’AMG. Una copia dell’opuscolo in lingua inglese è in ASUPG, Parte Generale, 1945, cat. I, pos. n. 7.

75 Ivi, p. 201.76 Ivi, p. 202; «il contrasto tra Università e fascismo si palesava subito inevitabile e insanabile, riflesso dell’antitesi tra scien-

za, verità, onestà, e ignoranza, falsità, immoralità; la lotta antifascista veniva intrapresa negli Atenei [...] quale necessità im-prescindibile di difesa di valori spirituali» (p. 200). «Gl’intrusi e gli studiosi degeneri per vanità o viltà o ingenuità, che purnon sono a dir vero mancati, rimasero però sempre degli isolati nel Corpo accademico, checché le contrarie apparenze abbia-no a volte indicato» (p. 203).

77 «Chi non ha avuto la sventura di conoscere e di esperimentare gl’inganni, i rigori, le vessazioni, l’inumana ferocia di unregime poliziesco quale fu quello di cui rimase vittima l’Italia, difficilmente potrà intendere come mai un grande popolo diquarantacinque milioni, ricco di storia e d’intelligenza, sia potuto restare succube di una sparuta quanto astuta associazionedi facinorosi» (p. 201).

78 Ivi, p. 204.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 245

accademico il 17 ottobre 1944, su proposta di Ermini, votò la soppressione79 – a cui nel novembre 1944dette corso il ministro della pubblica istruzione Guido De Ruggiero –, già nell’agosto 1945 fu solo «so-spesa»80, subendo solo il temporaneo blocco delle immatricolazioni (dal 1945 al 1948)81. Tutti i suoi do-centi (quelli dei due corsi di laurea, in Scienze politiche e in Economia e commercio), temporaneamen-te ‘adottati’ dalla Facoltà di Giurisprudenza82, restarono al loro posto e continuarono ad insegnare: se sisfogliano gli Annuari dell’Università, i professori di Scienze politiche dell’a.a. 1948-49 risultano gli stes-si dell’a.a. 1943-44 (a parte Paolo Orano e Raffaello Morghen). Neanche il progetto alleato (inizial-mente fatto proprio dal Senato accademico) di abolire la Facoltà di Scienze politiche per sostituirla conquella di Economia e commercio ebbe seguito83. Le due Facoltà sarebbero tornate presto a convivere.In questo clima si spiega bene come mai l’epurazione amministrativa italiana prendesse avvio a Pe-

rugia solo nell’ottobre 1944 (la commissione di dodici membri, istituita il 25 agosto 1944 dal prefetto

246 Ferdinando Treggiari

79 ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. 10, Senato accademico, verbale della seduta del Senato accademico del 17 otto-bre 1944. Il Senato fece voto per la costituzione in Facoltà del corso di laurea in Economia e commercio, che nel 1939 era sta-to attivato nella Facoltà di Scienze politiche «al fine di darle nuova linfa e giustificarne la esistenza».

80 Ivi, pos. n. 32, Soppressione Fac. Scienze Politiche. Il 27 novembre 1944 il ministro della pubblica istruzione De Ruggierocomunicò ai rettori delle Università di Messina, Bari, Cagliari, Catania, Napoli, Palermo, Perugia, Pisa, Roma e Siena (sedi diFacoltà di Scienze politiche) che «è allo studio [...] un provvedimento col quale si dispone la soppressione del corso di laureain Scienze Politiche», disponendo pertanto che fossero sospese le immatricolazioni in quelle Facoltà. Il 14 dicembre 1944 Er-mini pubblicò il seguente «Avviso agli studenti della Facoltà di Scienze Politiche»: «Con recente provvedimento del Coman-do del Quartiere generale Alleato, Divisione Educazione, è stata soppressa la Facoltà di Scienze Politiche. Gli studenti in cor-so di studi presso la predetta Facoltà che intendono fare passaggio ad altra Facoltà di questo Ateneo sono invitati a presentar-si in Segreteria prima del 31 dicembre per ricevere istruzioni al riguardo». Pochi giorni prima, l’11 dicembre 1944, l’AMG ave-va scritto ad Ermini, autorizzandolo «a far funzionare come Facoltà di Economia e Commercio in via provvisoria, in attesa didefinitivi provvedimenti da adottare dalle Autorità competenti, i corsi di Economia e Commercio attualmente esistenti pres-so codesta R. Università». Nel suo discorso inaugurale dell’a.a. 1944-45 Ermini aveva parlato della soppressione di Scienze Po-litiche e della nascita, sulle sue ceneri, della «nuova Facoltà» di Economia e commercio, già presente come corso di laurea in-terno alla Facoltà Fascista di Scienze Politiche: «Quale salutare provvedimento, si è promossa innanzitutto la scomparsa dellaFacoltà di scienze politiche regalataci dal fascismo, anemica sempre oltremodo di scolari, covo di politicanti, pigra, boriosa,tarlo roditore della serietà della scuola; e si erigono in suo luogo in Facoltà di Economia e Commercio i corsi d’insegnamen-to già esistenti per quelle discipline, ben rispondenti ai bisogni della regione» (ERMINI, Discorso inaugurale dell’anno accade-mico 1944-45, p. 208). Dall’a.a. 1932-33 Ermini aveva insegnato Diritto ecclesiastico anche a beneficio degli studenti diScienze politiche: cfr. La facoltà fascista nei primi sei anni di vita, p. 108-109.

81 Cfr. l’avviso del 16 dicembre 1952, con cui il rettore Ermini riaprì le immatricolazioni al 1° e 2° anno di corso per lalaurea in Scienze politiche (ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. n. 32: Soppressione Facoltà Scienze Politiche).

82 Il ministro della pubblica istruzione De Ruggiero era tornato a scrivere il 15 febbraio 1945 ai rettori delle università se-di di Facoltà di Scienze politiche, avvertendoli che i professori di ruolo di quelle Facoltà, «ferma restando la loro attuale posi-zione, [...] continueranno a svolgere il proprio corso d’insegnamento presso la Facoltà di Giurisprudenza, che li accoglieràprovvisoriamente nel suo seno, provvedendo agli incarichi delle altre materie, in quanto non siano già comprese nel piano distudi per la laurea in Giurisprudenza o in quelli di altre Facoltà, lasciando agli studenti la facoltà di continuare fino alla lau-rea il corso di Scienze Politiche o di passare a Giurisprudenza o a Economia e Commercio». Il 6 agosto 1945 l’AMG autoriz-zò il pro-rettore Ermini «a sospendere il funzionamento della Facoltà di Scienze Politiche di codesta R. Università, in attesadel definitivo provvedimento dell’Autorità competente» (ASUPG, Parte generale, 1945, cat. I, pos. n. 32: Soppressione FacoltàScienze Politiche). Il 15 giugno 1945 il Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza si riunì «con aggregati i professori della Facol-tà di Scienze Politiche». Il Consiglio deliberò inoltre che gli studenti, che avevano sostenuto l’esame di Diritto corporativo,non erano tenuti a sostenere quello di Diritto del lavoro, che dal gennaio 1944 ne aveva preso il posto (ASUPG, Facoltà di Giu-risprudenza, Verbali, vol. I: 1939-1946, p. 148 e 151-152, seduta del 15 giugno 1945).

83 V. ancora la relazione del 1° settembre 1944 del col. Rowell in Perugia liberata, p. 539 (n. 16): «For the academic year1943-1944 the Faculty of Political Science had only 47 students. As in other Italian Universities, this Faculty had become aninstrument of Fascist propaganda and should be abolished forthwith. The useful course, however, leading to the Doctorate inEconomy and Commerce was held within the faculty of Political Science and should be saved. Prof. Fuschini has suggestedthe creation of a Faculty of Economy and Commerce as an independent body to take the place of the faculty of PoliticalScience when it is abolished».

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 246

Peano, era rimasta lettera morta)84 con la nomina, da parte dell’alto commissario aggiunto per l’epura-zione, Mauro Scoccimarro, su indicazione del CPLN, del trentenne magistrato Luigi Severini quale suodelegato. Severini finirà per dimettersi già nel gennaio 1945, protestando contro la mancata nominadella Commissione giudicatrice e contro una epurazione vanificata dal disimpegno dei mezzi e dallosviamento dagli obiettivi conclamati85.La prima misura epurativa ‘italiana’ indirizzata a colpire i docenti universitari fu abbastanza curiosa.

Nell’ottobre 1944 il segretario del CPLN di Perugia chiese al prefetto reggente di escludere dalle com-missioni di esame, «per ragioni di opportunità politica», Salvatore Valitutti, Massimo Severo Giannini,Ubaldo Prosperetti e Giulio Agostini: i primi tre erano docenti della Facoltà di Giurisprudenza (Valituttiera incaricato di Filosofia del diritto, Giannini era ordinario di Diritto amministrativo, Prosperetti, quel-l’anno, era incaricato di Diritto amministrativo in supplenza di Giannini; terrà poi a lungo a Perugia l’in-segnamento di Diritto del lavoro); il quarto era incaricato di Clinica delle malattie nervose e mentali nel-la Facoltà di Medicina86. Quanto in particolare a Giannini, la nota del CPLN si riduceva all’addebito diaver vinto a 24 anni la cattedra universitaria a Cagliari grazie all’appoggio del padre; niente diceva sullesue simpatie giovanili per il fascismo, mentre evidentemente la sua attività nel Corpo dei volontari del-la libertà, che nel gennaio 1944 lo aveva visto partecipare alla liberazione di Pertini e Saragat da ReginaCoeli, non era ancora nota87.Alla richiesta del CPLN, che il 1° novembre il prefetto gli aveva fatto pervenire sottolineando che es-

sa corrispondeva «alla volontà stessa degli studenti», il commissario ministeriale e pro-rettore Ermini sioppose decisamente, replicando così al prefetto:

[...] Mi permetto di porre in rilievo al riguardo come il presiedere la commissione di esame della propriadisciplina sia un diritto inalienabile del docente e come escludere questi dalla commissione stessa, costituisca

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 247

84 SEVERINI, I problemi dell’epurazione a Perugia, p. 116. Si vedano anche le pagine di LUIGI PEANO, Ricordi della guerra deitrent’anni, 1915-1945, Firenze-Bari, Macrì, 1948, spec. p. 184-185.

85 Ivi, p. 117. L’Archivio di Stato di Perugia (ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. 1a), conserva la lettera del 21novembre 1944, con cui Scoccimarro comunicava ad Ermini la nomina di Luigi Severini a Delegato dell’Alto commissariatoper l’epurazione per la provincia di Perugia. Severini avrebbe dovuto «provvedere all’istruttoria del personale dipendente dacodesta Università ai fini dell’eventuale deferimento a giudizio di epurazione». Da qui l’invito ad Ermini a «mettere a dispo-sizione del nostro Delegato tutti gli atti e le schede del personale dipendente e di voler collaborare con il funzionario suddet-to al fine di effettuare una rapida defascistizzazione di codesta Università».

86 ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. 4 e 5. Nella lista, stilata dal CPLN, dei quattro professori da escludere dal-le commissioni d’esame, accanto ai nomi sono indicate le attività e le cariche che avevano determinato il provvedimento: «Sal-vatore Valitutti: ex provveditore agli studi per la Provincia di Perugia – Incaricato di Filosofia del diritto – Autore di “Intro-duzione e commento alla dottrina del fascismo” e revisore della collana “Quaderni dell’Istituto di cultura fascista”. Autore didiverse conferenze di apologia fascista all’Istituto di cultura fascista. | Ubaldo Prosperetti: Incaricato di diritto amministrativo.Autore dell’opera “La posizione del P.N.F. nello Stato” e collaboratore attivo di riviste quali: “Conquiste d’impero”, “Roma Fa-scista”, “Libro e Moschetto”. |Massimo Severo Giannini: figlio di Amedeo Giannini ottenne la cattedra di Dir. Amministrati-vo di Cagliari a 24 anni per appoggio del padre. | Giulio Agostini: ex podestà fascista di Perugia – ex vice Federale – ordinariodi psichiatria». Prosperetti, da poco dichiarato maturo al concorso di Istituzioni di diritto pubblico, dal gennaio 1943 era sup-plente di Diritto amministrativo, essendo Giannini, titolare a Perugia di quella materia dal 1° dicembre 1940, impegnato nel-la Commissione italiana di armistizio con la Francia (cfr. ASUPG, Facoltà di Giurisprudenza, Verbali, vol. I: 1939-1946, p. 103,seduta del 20 gennaio 1943).

87 Assiduo collaboratore di “Roma fascista”, organo del Guf di Roma, nel 1936, anno della sua laurea, Giannini avevascritto per «I Littoriali» un articolo nel quale documentava la diffusione del fascismo nel mondo, sostenendone la natura di«dottrina universale» (Il fascismo nel mondo, in I Littoriali, 2/3 (febbraio XIII), p. 3-6). Dopo l’8 settembre 1943 Giannini ave-va combattuto nel Corpo dei volontari della libertà e aderito alle formazioni socialiste. Insieme a Giuliano Vassalli, suo ami-co e coetaneo, e con il medico Alfredo Monaco, il 24 gennaio 1944 aveva organizzato, su direttiva di Pietro Nenni, l’evasio-ne di sette prigionieri politici – tra cui Sandro Pertini e Giuseppe Saragat – dal III braccio del carcere di Regina Coeli, con-trollato dai tedeschi.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 247

uno dei più gravi colpi che possano venire inferti alla sua dignità di insegnante e di studioso, dignità che èmio precipuo compito tutelare nel superiore interesse degli Studi.Quanto al Collegio dei professori dell’Università di Perugia, questo ha subito già una prima opportunaepurazione per opera del Comando Militare Alleato, e gli elementi facenti parte delle commissioni esami-natrici sono quelli naturalmente non epurati.In considerazione di ciò, ritengo che esorbiterei dai miei poteri se di mio arbitrio, anticipando il giudiziodella commissione interna di epurazione universitaria, che inizierà i suoi lavori non appena autorizzata dal-le superiori Autorità Alleate, e seguendo generiche accuse di studenti, privassi i professori della loro quali-fica di esaminatori. E ciò tanto più che le accuse mosse ai professori segnalatemi dalla E.V., mi risultano,almeno in parte, infondate. [...]88

Il presidente del CPLN di Perugia il 29 novembre 1944 fece una nuova segnalazione al prefetto inmerito alla nomina, che supponeva appena avvenuta, di Aldo Crosara a preside della Facoltà di Econo-mia e commercio:

Mi viene segnalato che il prof. Aldo Crosara è stato nominato in questi giorni Preside di facoltà universi-taria. Il Crosara è un noto apologista fascista, autore di libri inneggianti al fascismo. Era direttore e facto-tum di una rivista di carattere economico di schietto stile fascista. Anche le sue lezioni erano di propagan-da politica89.

La nomina di Crosara, in realtà, era solo in predicato di essere fatta. Nella sua risposta al prefetto del15 dicembre 1944 Ermini oppose, anche qui, la competenza previa della commissione interna di epu-razione universitaria, cui spettava esaminare in prima istanza la posizione dei singoli docenti dell’ateneo;se nulla fosse risultato a carico di Crosara, non vi sarebbe stato ostacolo alla sua nomina. Ermini rassi-curò al contempo il prefetto:

Quale Pro-Rettore della R. Università di Perugia, chiamato all’ufficio dalla fiducia del Comando Allea-to, assicuro la E.V. su tutto quanto sia necessario alla defascistizzazione della Università, attenendomi sem-pre ed in ogni occasione alle direttive che mi vengono impartite dalle Autorità superiori dalle quali di-pendo90.

Il procedimento epurativo di primo grado, da svolgersi dinanzi ad una commissione dell’ammini-strazione interessata, era previsto dal decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159 (San-zioni contro il fascismo), il cui titolo II (Epurazione dell’Amministrazione) sanzionava con la dispensadal servizio la partecipazione attiva alla vita politica del fascismo, con manifestazioni di apologia o difaziosità, di tutti gli appartenenti all’amministrazione pubblica, statale e locale. Secondo l’art. 18 diquesto decreto, il procedimento era appunto affidato in primo grado a commissioni costituite in se-no a ogni ufficio periferico della pubblica amministrazione, composte da un magistrato in servizio oa riposo (con funzioni di presidente), dal capo del personale o da un funzionario dell’amministrazio-ne (per gli enti locali un funzionario di Prefettura) e da un membro designato dall’alto commissarioper le sanzioni contro il fascismo (su indicazione del CPLN). In secondo grado, all’iniziale competenzadi Commissioni centrali per l’epurazione, previste dall’art. 20 del decreto 159/1944, sopravvenne

248 Ferdinando Treggiari

88 ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. 2.89 Ivi, c. 3. Adolfo Aldo Crosara (Vicenza, 1899-Perugia, 1976) era dal 1934 professore di ruolo di Storia delle dottrine

economiche nell’Università di Perugia, sede in cui insegnò per circa venticinque anni anche Economia politica. Su di lui v. lavoce di MASSIMO FINOIA nel Dizionario biografico degli italiani, 34 (1988).

90 ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 196, f. 1/i, c. 1b.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 248

(con il d.l.l. 9 novembre 1945, n. 702) la competenza del Consiglio di Stato per i dipendenti statalie delle Commissioni distrettuali d’appello per l’epurazione (appositamente costituite presso le Cortid’appello) per i dipendenti degli enti locali91.In quanto pro-rettore, Ermini era membro e presidente della Commissione interna per l’epurazione

universitaria92. Degli altri quattro componenti – a dispetto della previsione normativa, tutti apparte-nenti all’ateneo – abbiamo notizia da un trafiletto del «Corriere di Perugia», organo del CPLN, del 16dicembre 1944, una data che rivela anche il ritardo con cui quella commissione s’era messa all’opera. Iquattro erano i professori Leonardo Coviello (Giurisprudenza) e Raffaello Silvestrini (Medicina e chi-rurgia) e i dottori Aldo Magrini (Medicina e chirurgia) e Renato Franciosini (bibliotecario)93. Una set-timana dopo, lo stesso giornale dette notizia del «primo elenco di proposte» di epurazione del persona-le dell’ateneo, formulato ai danni di 11 dipendenti dalla Commissione interna e da questa rimesso allaCommissione istituita presso il Ministero della pubblica istruzione dal d.l.l. 9 novembre 1945, n. 720.La Commissione interna aveva indicato per la dispensa dal servizio i seguenti docenti: Augusto Agosti-ni, Claudio Antoniani e Zeno Vignati della Facoltà di Agraria; Carlo Curcio, Salvatore Foderaro, PaoloOrano e Federico Augusto Perini Bembo della Facoltà di Scienze politiche; Brajo Fuso della Facoltà diMedicina e chirurgia; per la conferma della sospensione aveva indicato Dino Desiderio Nai (Medicinaveterinaria); per misure disciplinari di minore gravità Giulio Agostini (Medicina e chirurgia) e Mario Ban-dini (Agraria). «I lavori della Commissione continuano», concludeva l’articolo94. Non fosse per questi dueritagli di giornale, non conosceremmo altro di quei lavori. I fondi archivistici dell’ateneo, infatti, non neconservano (se mai siano esistiti) i verbali, bensì solo i risultati definitivi, resi noti nel febbraio 1945.Pertanto, il 13 novembre 1944, quando il Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza fu nella neces-

sità di attribuire gli incarichi di insegnamento per l’a.a. 1944-45 (alla seduta, oltre al preside, LeonardoCoviello, erano presenti solo Giuseppe Ermini, Giancarlo Frè e Bruno Breschi), i dati sulla «posizionepolitica dei vari professori» non erano ancora disponibili. Il Consiglio decise lo stesso di attribuire gli in-carichi, senza attendere l’esito dell’istruttoria della Commissione; ciò non solo per «assicurare il tempe-stivo inizio dei corsi», ma anche perché «il giudizio della Facoltà non può e non vuole rivestire altro ca-rattere che di un apprezzamento tecnico sulla capacità scientifica-didattica dei docenti». Ermini, che es-sendo membro di quella Commissione si astenne dal votare, fece mettere a verbale che, comunque, leproposte della Facoltà avrebbero potuto avere esecuzione «solo dopo la decisione della Commissione

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 249

91 Cfr. RESCIGNO, L’epurazione a Perugia, p. 126-127.92 Che ne fosse il presidente si dice nella lettera che il direttore amministrativo dell’Università di Perugia, Alfredo Masdea,

scrisse l’11 agosto 1945 a Federico Augusto Perini Bembo, docente epurando di Scienze politiche, ragguagliandolo sulla si-tuazione sua e della sua Facoltà: «[...] Qui nulla di nuovo: l’Università ha continuato la sua attività, ed anche quest’anno i cor-si si sono svolti regolarmente. | La Facoltà di Scienze Politiche è stata abolita e per ora il corso di laurea di Economia e com-mercio vive a se stante, in attesa e nella speranza che si ricostituisca come Facoltà. [...] | Si costituì, appena dopo la liberazio-ne della Città di Perugia, ed in conformità della Legge, una commissione universitaria per formulare le proposte di epurazio-ne. Detta Commissione ha esaminato la posizione di tutto il personale, anche di quello insegnante incaricato. Essa ha fun-zionato al di fuori della Amministrazione Universitaria e quindi nulla di preciso posso dirle». Segue, nella copia della lettera,la seguente frase cancellata a penna: «Ma mi sembra che detta Commissione abbia ritenuto di dovere proporre anche lei perl’epurazione». La lettera seguita: «Notizie precise potrà averle scrivendo al Rettore prof. Ermini che era anche presidente del-la commissione di epurazione» (ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Federico Augusto Perini Bembo).

93 «Corriere di Perugia», 1/23 (16 dicembre 1944), p. 2, L’epurazione all’Università: «Ricevuta la superiore approvazione,la Commissione di epurazione della R. Università, composta dei professori Giuseppe Ermini, Leonardo Coviello, Raffaello Sil-vestrini, e dei dottori Aldo Magrini e Renato Franciosini, ha subito iniziato le sue riunioni. | La Commissione che dovrà ri-volgere la sua attenzione al personale insegnante, assistente e amministrativo dell’Ateneo, espleterà la sua opera con la dovutasollecitudine».

94 «Corriere di Perugia», 1/24 (23 dicembre 1944), p. 2, Epurazione all’Università.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 249

stessa», prefigurandola dunque come imminente95. In realtà, i corsi di lezione di Giurisprudenza del-l’a.a. 1994-45 (due dei quali affidati a docenti – Salvatore Valitutti e Ubaldo Prosperetti – già presi dimira dall’epurazione alleata) si svolsero per intero, senza subire interferenze dai lavori della Commissio-ne interna per l’epurazione universitaria.Quei lavori dovrebbero essere giunti ad esito prima del 9 febbraio 1945, quando una lettera del pro-

rettore ordinò l’allontanamento di 24 dipendenti universitari, fra docenti e personale amministrativo. Giàil 4 agosto 1945, però, un ordine firmato dal colonnello W.F. Simpson, avente per oggetto «Dismissalof Professors and teachers», ridusse la sanzione a quella della «sospensione» dal servizio, che comporta-va la corresponsione ai dipendenti sospesi, che si trovassero nell’Italia liberata, dello stipendio-base (pri-vo, cioè, di indennità e gratificazioni) a far data dal 7 settembre 194496.È da questo documento dell’agosto 1945 che apprendiamo i nomi dei 24 dipendenti universitari col-

piti dalla sanzione: una lista più che doppia rispetto al «primo elenco» di 11 proposto otto mesi primadalla Commissione interna di epurazione universitaria. Si trattava di 2 professori di ruolo: Mario Ban-dini, ordinario dal 1937 di Economia e politica agraria nella Facoltà di Agraria e Dino Desiderio Nai,ordinario di Patologia generale e Anatomia patologica veterinaria nella Facoltà di Medicina veterinaria,nonché preside dal 1940-41; 5 professori incaricati: Augusto Agostini, docente di Apicoltura e selvicol-tura nella Facoltà di Agraria97; Brajo Fuso, libero docente di Odontoiatria e protesi dentaria nella Facoltàdi Medicina e chirurgia; Federico Augusto Perini Bembo, libero docente di Storia del giornalismo nellaFacoltà di Scienze politiche e incaricato di Geografia economica in quella stessa Facoltà e di Cultura mi-litare nella Facoltà di Agraria98; Zeno Vignati, docente di Estimo rurale e contabilità nella Facoltà diAgraria; Ascanio Marchini99; 3 liberi docenti: Maurizio Dainelli (Patologia speciale e chirurgica, Facol-

250 Ferdinando Treggiari

95 ASUPG, Facoltà di Giurisprudenza, Verbali, vol. I: 1939-1946, p. 134-135 (verbale della seduta del 13 novembre 1944).Il Consiglio conferì i seguenti incarichi: Istituzioni di diritto privato (Leonardo Coviello), Diritto costituzionale (Bruno Bre-schi), Diritto romano (Guglielmo Nocera), Diritto del lavoro (Ubaldo Prosperetti), Procedura penale (Eugenio Jannitti Piro-mallo), Medicina legale (Giulio Menesini), Filosofia del diritto (Salvatore Valitutti), Diritto comune (Giuseppe Ermini), Eco-nomia politica (Stanislao Scalfati). In quella stessa seduta il Consiglio prese atto (conformemente al r.d. 27 gennaio 1944, n.88) della soppressione dell’insegnamento complementare di Storia e dottrina del fascismo e della trasformazione di quello diEconomia politica corporativa in Economia politica e di quello si Diritto corporativo in Diritto del lavoro. Storia e dottrinadel fascismo era stato introdotto dall’autunno del 1941 fra gli insegnamenti complementari dei corsi di laurea in Giurispru-denza e in Economia e commercio per disposizione del ministro dell’educazione nazionale. Cfr. ASUPG, Facoltà di Giurispru-denza, Verbali, vol. I: 1939-1946, p. 63, seduta del 10 ottobre 1941.

96 ASUPG, Parte Generale, 1945, cat. I, pos. n. 31: Personale esonerato dal servizio presso la Università dal 7.9.44. La misu-ra si coordinava alle direttive del Governo militare alleato. Il 24 gennaio 1945 il ten. col. C. Norman Ramsey, dall’inizio diquel mese successore del col. Belser al comando dell’AMG della provincia di Perugia, aveva diramato a tutti i sindaci dei co-muni della provincia di Perugia l’ordinanza con cui l’AMG disponeva di considerare «sospesi», con decorrenza dal 25 agosto1944 e in attesa delle decisioni delle commissioni di epurazione, tutti i pubblici funzionari «rimossi» dall’impiego a far datadal 18 giugno 1944. Ciò senza pregiudizio per il Governo Militare Alleato «di esonerare dall’impiego qualsiasi pubblico fun-zionario di questa Provincia o di rifiutare la reintegrazione». Il beneficio della sospensione non si applicava «a quei funziona-ri che hanno abbandonato il loro posto e sono fuggiti coi tedeschi al tempo della occupazione alleata».

97 Fitta la serie delle onorificenze riportata accanto al suo nome nell’Annuario della R. Università degli Studi di Perugia. An-no Accademico 1940-41 XIX, Perugia, Tipografia Guerriero Guerra, Anno XX, p. 99: «Cav. dell’Ordine Militare dei Savoia,gr. cr. C.I., gr. uff. SS.M.L., gr. uff. dell’ordine Coloniale della Stella d’Italia, due medaglie d’argento al valor militare, due cro-ci al merito di guerra, Volontario di guerra, Mutilato di guerra, Squadrista, Mutilato per la Causa Fascista, incaricato per l’Eco-nomia montana e forestale presso la R. Università di Roma, Comandante della Milizia Nazionale Forestale [...]».

98 Anche per lui un cospicuo bagaglio di onori: «Cav. C.I., Volontario decorato, invalido di guerra, Centurione dellaM.V.S.N., Giornalista professionista, Dottore in Scienze politiche, in Giurisprudenza, in Economia e commercio, PresidenteI.C.F., Fiduciario provinciale Sindacato giornalisti [...]».

99 Per Marchini, Doneddu e Andreoli non sono riuscito ad identificare le Facoltà di appartenenza (gli Annuari dell’Uni-versità perugina ‘saltano’ dall’a.a. 1940-41 all’a.a. 1948-49).

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 250

tà di Medicina e Chirurgia); Carlo Fratini (Radiologia medica, Facoltà di Medicina e chirurgia) e Giu-seppe Madruzza (Clinica ostetrico-ginecologica, Facoltà di Medicina e chirurgia); 3 aiuti di ruolo: Giu-seppe Minniti (Clinica ostetrico-ginecologica, Facoltà di Medicina e chirurgia), Mario Filomeni (Far-macologia e Farmacognosia, Facoltà di Farmacia), Camillo Giannantoni (Clinica oculistica, Facoltà diMedicina e chirurgia)100; 1 assistente di ruolo: Giuseppe Priorelli (Topografia e costruzioni rurali, Facoltàdi Agraria); 1 assistente incaricato: Carlo Doneddu; 2 assistenti volontari: Mario Asdrubali (Facoltà diMedicina veterinaria) e Giuseppe Andreoli; 2 archivisti di ruolo: Paolo Toponi e Ermanno Profeta; 2 ap-plicati di ruolo: Francesco Boschi e Angelo Rossetti; il portiere della Facoltà di Agraria, Carlo Seppoli-ni; 1 subalterno di ruolo, Alberto Bacanella; 1 subalterno avventizio, Virgilio Bianconi.Le lettere firmate dal colonnello statunitense Irvine F. Belser, Provincial Commissioner di Perugia, in-

dirizzate il 5 settembre 1945 ai 24 sanzionati (ne furono consegnate a mezzo del bidello Angelo Mezza-soma solo la metà), comunicavano ad ogni destinatario che doveva ritenersi «esonerato dalla [...] caricatenuta all’Università degli Studi»101.Dalla lista dei 24, come si vede, non risulta nessuno dei professori della Facoltà di Giurisprudenza.

Per alcuni di loro le procedure epurative in corso dinanzi alla Commissione interna universitaria di pri-mo grado – proseguite, in base all’art. 13 del già citato d.l.l. n. 720/1945, dinanzi alla Seconda com-missione per l’epurazione del personale universitario, istituita presso il Ministero della pubblica istruzione– si erano arrestate prima, grazie anche ai favorevoli rapporti informativi trasmessi dal rettore Ermini.Fu questo il caso di Ubaldo Prosperetti (1914-1976), all’epoca incaricato di Diritto del lavoro a Giu-

risprudenza e di Diritto costituzionale italiano e comparato a Scienze politiche102, finito, su deferimen-to dell’alto commissario aggiunto per l’epurazione, sotto il giudizio della Seconda commissione per l’epu-razione, presieduta dal magistrato Francesco Carella. Gli addebiti (in base all’art. 12 d.l.l. 27 luglio 1944,n. 159) erano quelli già contestatigli nell’ottobre 1944, quando ne era stata richiesta, per «per ragioni diopportunità politica», l’estromissione dalle commissioni d’esame: «aver fatto manifestazioni ripetute diapologia del fascismo collaborando a riviste quali “Conquiste d’Impero” – “Roma Fascista” – “Libro [e]Moschetto”»103. Rispondendo alla richiesta di informazioni inoltrata il 24 settembre 1945 dalla Secon-

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 251

100 Giannantoni era stato segretario federale del PNF di Perugia.101 Copia in ASUPG, Parte Generale, 1945, cat. I, pos. n. 31: Personale esonerato dal servizio presso la Università dal 7.9.44.102 Già studente e assistente a Perugia, Prosperetti era stato dal 1940 incaricato di Diritto corporativo del lavoro e poi di

Diritto del lavoro nelle Facoltà di Scienze politiche e di Giurisprudenza. Ordinario di Legislazione del lavoro a Scienze poli-tiche fino al 1960, passerà ordinario di Diritto del lavoro nella Facoltà Giurisprudenza di Perugia fino al suo trasferimento,nel novembre 1962, nella Facoltà di Economia e commercio dell’Università di Roma. Cfr. ASUPG, Personale docente, fasc. pers.,Ubaldo Prosperetti.

103 Ivi, documento del 3 ottobre 1945. Gli artt. 12 e 13 del decreto 159/1944 comminavano la dispensa dal servizio a co-loro che «col partecipare attivamente alla vita politica del fascismo o con manifestazioni ripetute di apologia fascista, si sonomostrati indegni di servire lo Stato»; a coloro che «hanno conseguito nomine od avanzamenti per il favore del partito o deigerarchi fascisti»; a coloro che «abbiano dato prova di faziosità fascista o della incapacità o del malcostume introdotti dal fa-scismo nelle pubbliche Amministrazioni». Dispensati dal servizio, per l’art. 14, erano anche «Coloro che hanno rivestito la qua-lifica di squadrista, o sansepolcrista, o antemarcia, o marcia su Roma, o sciarpa littorio, o che sono stati ufficiali della M.V.S.N.[...]. Qualora però non abbiano dato prova di settarietà e di intemperanza fascista sono soggetti a misure disciplinari di mi-nore gravità»; minori pene disciplinari erano comminabili anche «quando l’apologia non abbia avuto tale gravità da rendereil colpevole indegno di servire lo Stato». Dispensati dal servizio dovevano essere infine, per l’art. 17, anche «Gli impiegati che,dopo l’8 settembre 1943, hanno seguito il governo fascista o gli hanno prestato giuramento o hanno collaborato con esso». Lerichieste di informative sugli impiegati politicamente compromessi si attenevano a questi criteri. Un esempio: richiedendo alCPLN di Perugia informazioni su Azzuffi Giuseppe, vigile urbano di Perugia, il 19 maggio 1945 il delegato provinciale del-l’Alto commissariato aggiunto per l’epurazione, avv. Sergio Neppi, scrive: «Le informazioni dovranno specificare se il predet-to, durante il periodo fascista e la dominazione nazifascista, abbia dato prova di settarietà ed intemperanza fascista, se abbiacollaborato coi tedeschi, se abbia svolta attività spionistica, propaganda fascista, ecc.» (ASPG, CPLN, b. 6, fasc. 39).

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 251

da commissione, il 13 novembre 1945 Ermini scrisse che Prosperetti, «pur essendo giovane aderente alfascismo, ha adempiuto i suoi doveri didattici senza confondere le esigenze della scienza con le proprieconvinzioni politiche. | Nell’attività svolta presso questo Ateneo [...] si è dimostrato giovane serio edalieno da riprovevole settarismo politico. Moralmente la sua figura è integra». Questo suo giudizio in-fluì sulla decisione della Seconda commissione, che il 4 dicembre 1945 dichiarò non doversi procederecontro Prosperetti104 (a cui oggi è intitolata una via di Roma).Analogo fu il destino di Salvatore Valitutti (1907-1992), libero docente di Storia delle dottrine poli-

tiche e dal 1940-41 incaricato di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia105. An-che per lui la Seconda commissione106 avviò il procedimento epurativo sulla scorta degli addebiti del-l’ottobre 1944. Le accuse, in base all’art. 12, nn. 1 e 2 del decreto n. 159/1944, erano di «malcostumeper avere conseguito la nomina a Provveditore agli Studi per interferenze politiche» e di aver «fatto ma-nifestazioni ripetute di apologia, quale redattore capo della rivista “Civiltà fascista”» ed autore di diver-se pubblicazioni. Fornendo alla Seconda commissione il «completo e preciso rapporto [...] sulla figura esull’attività svolta dal [...] professore soprattutto in relazione a concreti fatti di natura politica e moraleconnessi all’attività medesima», da quella richiesto, il 13 novembre 1945 il rettore Ermini indicò Vali-tutti come

elemento tra i migliori per preparazione scientifica e diligenza didattica. | Egli è di temperamento equili-brato e meditativo, alieno da ogni intemperanza settaria e moralmente integro. | Ritengo che la ragione del-la sua presa di posizione favorevole al fascismo debba ricercarsi in una erronea valutazione dei fatti; ma perquanto si riferisce alla attività svolta in questo Ateneo, non ha tale sua posizione comunque inficiato labontà del suo insegnamento.

Sulla base di queste valutazioni, ritenendo di non riscontrare nella sua condotta «manifestazioni digrave faziosità fascista» (ma anche «essendo l’incolpato [...] di grado inferiore al VII» e dunque non rien-trante nella previsione degli artt. 1 cpv. e 2 del decreto n. 702/1945107, «salvo il giudizio della compe-tente Commissione con riguardo alla qualità di Provveditore agli Studi»), il 1° febbraio 1946 la Secon-da commissione dichiarò non doversi procedere contro Valitutti.Quanto a Massimo Severo Giannini (1915-2000), dal dicembre 1940 docente di Diritto ammini-

strativo nella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia (dal 1943 come ordinario; dal novembre 1953 pas-serà ad insegnare a Pisa), la sua attiva partecipazione alla Resistenza emendò ogni pur minimo compro-mettente trascorso. Il suo fascicolo personale non conserva infatti alcuna traccia di strascichi epurativisuccessivi all’addebito dell’ottobre 1944108.I rapporti informativi di Ermini – intesi, come s’è visto, a separare il contegno scientifico e didattico

da quello politico dei docenti epurandi, per poter applicare in loro favore il privilegio che già Croce, di-

252 Ferdinando Treggiari

104 Vedi le lettere del ministro della p.i. a Ermini dell’11 marzo 1946 e di quest’ultimo a Prosperetti del 13 marzo 1946,in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Ubaldo Prosperetti.

105 Nel dopoguerra Valitutti sarà collaboratore del ministro della pubblica istruzione Guido Gonella, deputato del PLI dal1963 al 1968, senatore dal 1972 al 1976 e dal 1983 al 1987, sottosegretario alla p.i. con il ministro Oscar Luigi Scalfaro nel1972-73, ministro della p.i. nel 1980 del I governo Cossiga. Già provveditore agli studi di Perugia, dal 1969 al 1980 è statorettore dell’Università per Stranieri di Perugia.

106 Composta da Francesco Vitanza, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione (presidente), da Ettore Ray-mondi, capo divisione del ministero della p.i. e dal prof. Paolo Tortorici, designato dall’Alto commissariato per le sanzioni con-tro il fascismo. La documentazione è in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Salvatore Valitutti.

107 Sul d.l.l. n. 702/1945 vedi più sotto alla nota 121.108 ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Massimo Severo Giannini.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 252

scutendo dei criteri da adottare per le epurazioni nelle pubbliche amministrazioni, aveva rivendicato agliuomini «d’ingegno»109 – risultarono decisivi anche per altri casi critici. Uno di questi riguardò CarloCurcio (1898-1971), ordinario di Storia delle dottrine politiche nella Facoltà Fascista di Scienze Politi-che, ove insegnava dal 1928 (anche come incaricato di Dottrina dello Stato) e di cui era stato preside nel1937-38 e nel 1943-44. La Commissione ministeriale di epurazione del personale universitario il 21 lu-glio 1945 aveva comunicato ad Ermini l’avvio del procedimento a carico di Curcio «per gli addebiti diattiva partecipazione alla vita politica del fascismo e di ripetute manifestazioni di apologia del fasci-smo»110, richiedendo al rettore «particolareggiate notizie sull’attività svolta dal predetto professore conriguardo a riflessi politici e morali eventualmente connessi all’attività stessa». Ermini rispose alla Com-missione il 6 agosto 1945 offrendo argomenti utili a propiziare un giudizio favorevole all’epurando111.Malgrado la sua generosa difesa, la Commissione per l’epurazione decise per la dispensa dal servizio. Inseguito, nel maggio 1948, Curcio vinse però il ricorso dinanzi alla Sezione speciale dell’epurazione delConsiglio di Stato, che non ritenne ricorrere nel suo caso gli estremi voluti dalla legge per la dispensa dalservizio. Prima di procedere alla riassunzione (in pendenza del giudizio l’epurando era stato sospeso dal-le funzioni)112, il Ministero della pubblica istruzione chiese nuovamente ad Ermini di «conoscere riser-vatamente» il suo avviso in merito al rientro in servizio di Curcio. Ermini dette parere favorevole113.Ben minore fu la solidarietà che Ermini manifestò nei riguardi di Federico Augusto Perini Bembo

(1909-2009), allievo e assistente di Orano, libero docente a Perugia di Storia del giornalismo, antemar-cia (iscritto al PNF dal 5 ottobre 1922, alla MVSN dal 13 settembre 1930), fascista repubblicano, sot-toposto a giudizio di epurazione per deferimento dell’alto commissario aggiunto e, nelle more del giu-dizio, anch’egli, come Curcio, sospeso dall’insegnamento e riparato all’estero114. Gli addebiti mossi nei

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 253

109 BENEDETTO CROCE, Intorno ai criteri dell’epurazione [1944], in ID., Scritti e discorsi politici (1943-1947), I, Bari, Gius.Laterza e Figli, 1963, p. 47: «Ora anche tra coloro che sono stati fregiati di grandiosi e goffi titoli fascistici o che hanno co-perto alte cariche, vi sono gli ignari, gli illusi, gli ingenui e gli storditi, che meritano forse il perdono di Cristo a coloro chenon sanno quel che si fanno; e sono talvolta uomini che hanno, per altri riguardi, capacità d’ingegno, ricchezza di sapere,bontà d’intenzioni e anche di opere, ai quali si potrebbe eventualmente adattare il detto medievale per i condannati a morteche sapevano (cosa rara allora) leggere e scrivere: Excellens in arte non debet mori. Non so se questi siano ora pochissimi o pa-recchi; ma certo anch’io ne ho conosciuti». Cfr. LA ROVERE, L’eredità del fascismo, p. 113.

110 Quanto alla partecipazione politica, Curcio aveva ricoperto la carica di fiduciario locale dell’associazione fascista dellascuola e di vice-fiduciario nazionale di quella stessa associazione; l’apologia del fascismo era testimoniata da sue numerosepubblicazioni. Nella Relazione per la sua promozione a professore ordinario, presentata al Consiglio della Facoltà di Scienzepolitiche del 16 dicembre 1937 lo si dice «fascista attivo e risoluto della prima ora» (ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Car-lo Curcio).

111 Per Ermini, nella sua attività didattica Curcio non aveva «mai dato prova di intemperanza di giudizio, di faziosità o disettarismo politico; pur nella piena adesione al fascismo, egli è ben ricordato a Perugia per la correttezza dei suoi atteggia-menti e per la compostezza del suo linguaggio, sia nei confronti degli scolari presso i quali non consta abbia mai atteso a pro-paganda politica, sia dei colleghi anche notoriamente avversi al fascismo, con i quali anzi in privata conversazione non man-cava a volte di onestamente riconoscere alcune delle pecche del fascismo. Tutto ciò gli procurò negli ambienti accademici, no-nostante la sua fede politica, simpatie e rapporti di buona colleganza. | Se Curcio era, a mio avviso, sinceramente per quantoerroneamente convinto dell’utilità del regime fascista per il bene della Patria, è assolutamente da escludere, per quella buonaconoscenza che qui si ha di lui, che egli sia stato indotto ad appoggiare il fascismo da desiderio di lucro o di avanzamento dicarriera, né tanto più che ne abbia per tal via perseguiti». La lettera si chiudeva con l’offerta di «illustrare anche verbalmentealla Commissione» la sua opinione (ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Carlo Curcio).

112 L’art. 22 del decreto 159/1944 consentiva la sospensione dell’impiegato sottoposto al procedimento per l’epurazione;la sospensione era decretata dal ministro competente o dal prefetto.

113 Lettere del 15 aprile e del 19 aprile 1948, in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Carlo Curcio.114 Dal 19 agosto 1943 risultava emigrato a Zara, come si legge nella lettera del Comune di Venezia (città natale di Peri-

ni) al rettore Ermini del 20 ottobre 1945: ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Federico Augusto Perini Bembo. Vedi più so-pra, alla nota 92.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 253

suoi confronti dalla Seconda commissione per l’epurazione erano (artt. 12 e 14 decreto n. 159/1944) diessere stato «autore di vari scritti apologetici della politica fascista» e di aver rivestito le qualifiche di «an-temarcia, sciarpa littorio, centurione della MVSN, socio d’onore dell’associazione famiglie caduti per larivoluzione fascista, croce anzianità MVSN». Nel suo rapporto del 5 dicembre 1945 Ermini, pur rico-noscendo la «piena adesione» di Perini Bembo al fascismo, ne tratteggiò un profilo non del tutto spre-gevole:

Di animo servizievole particolarmente nei confronti del Rettore Orano, ispiratore della sua attività, egli eraa mio avviso sospinto nella sua opera da un grado notevole di entusiasta ingenuità; non ritengo115 però siastato affetto da intollerante settarismo. Specie agli occhi degli studenti egli è apparso un fedele rappresen-tante del fascismo.

La Seconda commissione per l’epurazione del personale universitario, il 16 gennaio 1946, decise dinon doversi procedere a suo carico116.Altro caso fu quello di Dino Desiderio Nai (1894-1972), docente nell’Università di Perugia dal 1936,

dal 1939 come ordinario di Patologia generale ed anatomia patologica e dal 1942 come ordinario diMalattie infettive, profilassi e polizia veterinaria nella Facoltà di Medicina veterinaria; preside di questaFacoltà dal 1940 al 1944. Incluso nell’elenco dei dipendenti epurandi sin dall’agosto 1944 (unico dellaFacoltà di Veterinaria), Nai era stato sospeso dal servizio, con effetto dal 7 settembre 1944, dal Coman-do del Governo Militare Alleato in quanto iscritto al Partito fascista repubblicano. La Commissione perl’epurazione dell’Università di Perugia aveva proposto alla Commissione ministeriale per l’epurazione lasua sospensione dal servizio117. In pendenza del giudizio Nai chiese ed ottenne, grazie al parere favore-vole dell’Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo, di essere riassunto dal 1° ottobre 1945118.Poco dopo, una lettera anonima inviata al «Giornale dell’Umbria» denunciò il caso dell’«unico profes-sore ordinario dell’Università di Perugia che sia stato iscritto al partito repubblicano e che sia poi anda-to al Nord al seguito dei tedeschi», il quale «circola liberamente in città», «molto protetto dai colleghi uni-versitari» e che gli studenti devono vedere «rientrare nei laboratori dell’Università prima ancora che laCommissione per l’Epurazione si sia pronunziata»119. Anche per lui la Commissione ministeriale perl’epurazione richiese ad Ermini, il 3 settembre 1945, l’invio del consueto rapporto sull’epurando. Ermini

254 Ferdinando Treggiari

115 Il corsivo dell’avverbio è mio: nella copia della lettera dattiloscritta conservata nel fascicolo personale di Perini Bemboè in realtà scritto «ma ritengo»; il «ma» è però cancellato a penna e sostituito dalla stessa penna con un «non», capovolgendocosì il senso della frase. Non ho accertato quale stesura, se quella originaria o quella corretta (come è più probabile), sia per-venuta alla Commissione ministeriale. Quella corretta aiuterebbe a spiegare la decisione favorevole.

116 Perini Bembo parteciperà alla fondazione del Movimento Sociale Italiano; sua, pare, l’invenzione dell’acronimo MSIper la criptica allusione rievocativa. Il profilo suo, come quello di Manlio Sargenti, manca in GIUSEPPE PARLATO, Fascisti sen-za Mussolini. Le origini del neo-fascismo in Italia, 1943-1948, Bologna, Il Mulino, 2006.

117 Vedi la lettera del 18 dicembre 1944 del pro-rettore Ermini al nuovo preside della Facoltà di Veterinaria, Valentino Chio-di, in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Dino Desiderio Nai.

118 Vedi le lettere del preside Chiodi ad Ermini del 16 luglio 1945 e di quest’ultimo al ministro della pubblica istruzione,in pari data. Il ministro della pubblica istruzione, Vincenzo Arangio Ruiz, «tenuto conto del voto espresso dalla Commissio-ne di epurazione universitaria nei riguardi del Prof. Nai», si disse «non alieno dal riassumerlo in servizio, salvo naturalmentel’esito finale del giudizio, in considerazione anche che nei suoi confronti non si verificano le condizioni di pericolosità o di te-muto turbamento del servizio cui la circolare presidenziale del 4 settembre 1944, n. 13429-10124.21/1.7, subordina appun-to la adozione dell’eccezionale provvedimento della sospensione». Ma aveva voluto interpellare sulla questione l’Alto com-missariato per le sanzioni contro il fascismo, che il 29 settembre 1945 espresse parere favorevole alla riassunzione in serviziodi Nai, «salvo l’esito del giudizio di epurazione». Tutti questi documenti sono in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., DinoDesiderio Nai.

119 Non pubblicata dal giornale, la lettera è in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Dino Desiderio Nai.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 254

difese generosamente il collega, «uomo di coscienza adamantina, moralmente integerrimo», la cui iscri-zione al PFR era «da attribuirsi [...] non già ad uno sviamento sia pur momentaneo del suo senso mo-rale, ma piuttosto ad un grossolano errore di valutazione morale di eventi e di cose». Nai – aggiunse Er-mini – non aveva svolto a Perugia alcuna attività politica, né aveva compiuto atti di collaborazione conla RSI; anzi, durante l’occupazione tedesca, si era adoperato sia per evitare la requisizione dei locali del-la Facoltà di Veterinaria da parte delle «truppe nemiche», sia per far rilasciare in libertà il collega Valen-tino Chiodi, «che era stato fermato dalla polizia per offesa al tedesco»120. La Commissione emise la suadecisione il 18 settembre 1945. Giudicando Nai colpevole di «aver collaborato col governo fascista do-po l’8 settembre 1943, ma con la diminuente di cui al 2° comma dell’art. 17 del d.l.l. 27 luglio 1944,n. 159», propose a suo carico la sola sanzione disciplinare della censura. L’art. 17 del d.l.l. n. 159/1944,che al primo comma infliggeva la sanzione della dispensa agli «impiegati che, dopo l’8 settembre 1943,hanno seguito il governo fascista o gli hanno prestato giuramento o hanno collaborato con esso», al com-ma successivo prevedeva pene disciplinari minori per gli epurandi che dimostrassero «di essersi trovatiesposti a gravi minacce e pericoli per la persona propria o dei propri congiunti»: il caso di Nai, eviden-temente (ma inopinatamente), era stato fatto rientrare tra questi. Il rettore Ermini non irrogò a suo ca-rico la sanzione della censura, giacché nel frattempo il d.l.l. 9 novembre 1945, n. 702, all’art. 13 avevarevocato tutte le sanzioni disciplinari minori inferiori alla dispensa121. Riassunto definitivamente in ser-vizio, Nai propose comunque appello contro la decisione che gli aveva comminato una sanzione ormaidecaduta. Senza affrontare il merito della questione – dato che l’art. 1 dello stesso d.l.l. n. 702/1945, aven-do assoggettato al giudizio di epurazione la sola incompatibilità con la permanenza in servizio, avevaescluso la comminazione, a titolo di epurazione, di sanzioni disciplinari inferiori alla dispensa –, il 14 no-vembre 1946 la Sezione speciale per l’epurazione del Consiglio di Stato dichiarò «non essere luogo allairrogazione di alcuna sanzione nei riguardi del ricorrente»122.Un ulteriore esempio di epurazione ‘fallita’ fu quello di Mario Filomeni, all’epoca aiuto di ruolo nel-

la Facoltà di Farmacia, già inserito nella prima lista di cinque docenti da licenziare, che il 20 luglio 1944l’AMG aveva trasmesso al prefetto Peano. Nel rapporto trasmesso alla Commissione ministeriale perl’epurazione, dinanzi alla quale pendeva il procedimento a suo carico, Ermini tratteggiò anche per lui unprofilo benevolo:

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 255

120 Lettera del 10 settembre 1945 di Ermini alla Commissione ministeriale per l’epurazione del personale universitario, inASUPG, Personale docente, fasc. pers., Dino Desiderio Nai.

121 Non furono poche le novità introdotte con il d.l.l. n. 702/1945. L’art. 1 prevedeva la dispensa dal servizio solo per i pub-blici dipendenti di grado superiore all’ottavo, «i quali per l’attività politica svolta come fascisti o per le manifestazioni di carat-tere fascista compiute in ufficio o fuori di ufficio o per aver dato prova di faziosità fascista o perché nominati all’impiego per so-li titoli fascisti, si trovino in condizione di incompatibilità con la permanenza in servizio». I dipendenti di grado inferiore al set-timo erano esenti dal procedimento di dispensa, salvo che fossero incolpati di «grave faziosità fascista». L’art. 2 estendeva la di-spensa a coloro che, dopo l’8 settembre 1943, avessero «a) prestato servizio militare o civile alle dipendenze del tedesco invaso-re; b) aderito al partito repubblicano fascista; c) prestato servizio volontario nelle formazioni militari del governo della sedicen-te repubblica sociale italiana, o, col grado di ufficiale, in quelle del lavoro organizzate dal governo stesso; d) partecipato a ra-strellamenti o ad esecuzioni sommarie e di condanna ordinate dai nazi-fascisti o svolto opera di delazione a favore di questi ul-timi; e) esercitato funzioni di capo della provincia o di questore per nomina del sedicente governo della repubblica sociale, ov-vero di presidente, di pubblico accusatore, o di membro dei tribunali speciali o straordinari istituiti dal detto governo; f ) ab-bandonato la propria sede per seguire e servire il governo fascista; g) svolto opera specifica di collaborazione con i tedeschi o conla sedicente repubblica sociale italiana». La dispensa non aveva luogo se quelle attività, dopo l’8 settembre, fossero state «svoltea seguito di coercizione o allo scopo di danneggiare l’azione dei tedeschi o del governo che solo apparentemente si serviva».L’art. 3 esentava dalla dispensa anche chi «dopo l’8 settembre 1943 si è distinto nella lotta contro i tedeschi». L’art. 13 revoca-va tutte le sanzioni disciplinari diverse dalla dispensa dal servizio, dalla cancellazione dagli albi e dalla retrocessione.

122 Documentazione in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Dino Desiderio Nai.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 255

è considerato buon elemento come studioso e come docente. | Non consta siano stati compiuti da lui attidi settarietà e di natura politica connessi con la sua qualifica di fascista e poi di fascista repubblicano, es-sendo rimasta la sua attività limitata al campo dello studio e della professione medica. | Sebbene egli abbiaqualche ostilità in Città, nessuna particolare accusa è stata avanzata contro di lui tranne quella di aver ade-rito al partito fascista repubblicano. | Nulla similmente conosco che possa ombrare la sua figura dal puntodi vista della onestà e rettitudine di costumi.

Il 30 novembre 1945 la Seconda commissione per l’epurazione del personale universitario, in primaistanza, propose Filomeni per la dispensa dal servizio, in relazione all’addebito di essere stato iscritto alpartito fascista repubblicano. Un anno dopo la decisione venne confermata dalla Sezione speciale perl’epurazione del Consiglio di Stato. Il 26 giugno 1947 Filomeni ottenne però la revocazione di questadecisione, riuscendo a dimostrare, con la produzione di attestazioni giurate, che la sua iscrizione al par-tito fascista repubblicano era stata decisa e consigliata da alcuni esponenti di bande partigiane e del mo-vimento clandestino «allo scopo di allontanare i sospetti delle autorità di occupazione sulla sua perso-na»123.La rassegna dei casi potrebbe continuare, ma gli esempi ricordati illustrano già a sufficienza come an-

darono le cose. A due anni dall’inizio dei procedimenti epurativi la «defascistizzazione», annunciata daErmini nella sua lettera al prefetto del dicembre 1944 a proposito del caso Crosara, non aveva intacca-to il corpo accademico. La ragione, più a fondo, era che il fascismo non aveva intaccato l’università: siera trattato di una «parentesi di coartazione», come si legge nell’articolo apparso il 13 novembre 1945sul «Giornale dell’Umbria», all’indomani dell’inaugurazione dell’anno accademico 1945-46. L’articolo,intitolatoDeplorabili manifestazioni studentesche all’apertura dell’Università, riportava l’avviso affisso sul-la porta dell’ateneo, che comunicava la chiusura dell’Università «fino a nuovo ordine», a causa dei «gra-vi disordini studenteschi verificatisi in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico che offendo-no la dignità universitaria e l’onore degli studi». Un anno dopo, nella stessa occasione, gli studenti era-no tornati a guastare la festa. Dal testo dell’articolo stranamente non si comprende contro chi fossero in-dirizzati quei disordini. Si sarebbe potuto pensare contro il rettore Ermini, per i deludenti risultati del-l’opera di defascistizzazione. Ma la recente testimonianza di un presente ce ne ha riferito la esatta cro-naca: le proteste giovanili erano rivolte ai militari alleati, presenti anche a questa seconda cerimonia inau-gurale e nel novembre 1945 ancora di stanza a Perugia124.

256 Ferdinando Treggiari

123 Documentazione in ASUPG, Personale docente, fasc. pers., Mario Filomeni.124 POMPEO CAGINI, L’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico all’Università degli Studi di Perugia durante il Governo

alleato e altre contestazioni studentesche, inGli Alleati in Umbria (1944-45), p. 145-151 (anche in ID.,Dai balilla ai camici bian-chi. Diario di trent’anni, Perugia, Volumnia, 2003, p. 171-176): «L’11 novembre 1945 il Magnifico Rettore Giuseppe RufoErmini volle inaugurare l’Anno Accademico con la consueta, solenne cerimonia che si svolse come al solito nella ex Chiesa del-l’Università. | La ex Chiesa era bardata a festa, una guida rossa partiva dalla porta d’ingresso, arrivava fino alla prima fila di se-die dove sedevano le Autorità, la sedia del Town Major inglese era collocata sopra la parte terminale della guida rossa di fron-te al tavolo del Rettore. [...] Gli studenti fin dall’inizio si erano dimostrati poco attenti e molto rumorosi. Ad un certo mo-mento la prolusione del professore Rivera fu interrotta da urla e grida di contestazione ed uno studente, dal palco dove si tro-vava, lanciò un petardo, una castagnola, che esplose in terra con grande fragore nello spazio compreso fra il tavolo del Retto-re e del Senato Accademico e le sedie dove sedevano le Autorità. | Avvenne il finimondo: molti si allontanarono spaventati; aquesto punto un gruppo di studenti in attesa nell’ingresso afferrò con forza l’estremità della guida rossa sopra la quale, dal-l’altra parte, era seduto l’ufficiale inglese. Questi nel frattempo, nella confusione generale, si era alzato in piedi: lo strappo fumolto forte ed energico ed il Town Major andò a sedere in terra. Dagli studenti presenti si alzarono, insieme a sonore risate,urla e strepiti ancora più forti e l’inglese si rialzò in piedi rosso in viso come un pomodoro, il Rettore e le altre Autorità si pre-cipitarono verso di lui e si scusarono. La cerimonia fu sospesa e l’Università chiusa a tempo indeterminato». Cagini attribui-sce i disordini studenteschi all’insofferenza dei perugini per il comportamento degli alleati in città. Tra le carte della Prefettu-ra di Perugia, conservate nell’Archivio di Stato di Perugia, si legge qualche altro brandello di cronaca di quella giornata. Un

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 256

Il primo discorso rettorale del dopoguerra stampato nell’Annuario universitario è quello che nel no-vembre 1948 inaugurò l’a.a. 1948-49, pochi mesi dopo i risultati delle elezioni politiche nazionali del18 aprile, che produrranno effetti di lungo periodo sulla politica italiana e sullo stesso destino dell’Ate-neo perugino. Ancora una volta Ermini, sollecitando a «tornare immediatamente al silenzioso diuturnolavoro del tavolo di studio, del gabinetto scientifico e della cattedra», invitò il corpo docente ad uscire«dallo stato di prostrazione e, direi quasi, di minorità in cui era rimasto costretto da anni, onde riassu-mere il suo posto di responsabilità nella vita nazionale»:

il Corpo accademico, mortificato in passato con elementi estranei alla scuola e contaminato da forze stra-niere alla scienza, è uscito dalla tempesta colpito sì, ma integro nella nobiltà del suo sentire e nella dignitàdel suo operare. Assorto nella sua alta missione didattica e di studio, esso chiede oggi al Paese soltanto diessere lasciato alla serenità del suo lavoro [...]125.

Il caso volle che, dopo il suo discorso, a tenere la prolusione inaugurale dell’anno accademico fossedesignato proprio Desiderio Nai126, l’unico professore ordinario dell’Università di Perugia ad essere sta-to iscritto al Partito fascista repubblicano e che quattro anni prima (era un altro 25 luglio) un’informa-tiva indirizzata al Comando alleato aveva segnalato come il fascista più irriducibile dell’ateneo127.

Università e giuristi a Perugia (1925-1945) 257

telegramma dei Carabinieri dell’11 novembre 1945 riporta che «gruppo studenti habet turbato con canti e grida fischi et an-che lancio interno aula petardetti fumogeni svolgersi regolare cerimonia». Il 13 novembre 1945 il prefetto Peano assicurò ilMinistero dell’interno che «Incidenti Università non furono determinati da ragioni politiche aut didattiche, ma unicamenteda esuberanza giovanile». Il 16 novembre 1945 lo stesso prefetto, alla luce dell’accaduto e per prevenire ulteriori incidenti, sug-gerì al Ministero della p.i. di concedere agli studenti combattenti e partigiani il prolungamento, da essi richiesto, dell’appellod’esame riservato ai reduci. Questi documenti sono in ASPG, Prefettura, Gabinetto, b. 40, fasc. 537, ai, Perugia. Inaugurazio-ne Anno Accademico. Disordini.

125 Annuario della Università degli Studi di Perugia. Anno accademico 1948-49, Perugia, Grafica, 1949, p. 7-8.126 La sua prolusione ebbe per titolo Conquiste e speranze nella lotta contro le virosi animali, ivi, p. 15 ss.127 Vedi, più sopra, le note 58 e 64.

12Treggiari.qxp:Layout 1 24-11-2014 10:56 Pagina 257