Petrarca e Laura - Forgotten Books

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Transcript of Petrarca e Laura - Forgotten Books

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MIYARD CGU PGE HERRIN

NAS" ‘ U Î :D

au?7,

E s trat to dalla R ivis ta I taliana di Scienze, L et tere ed A rti.

Parlando di P etrarca e di L aura , 80 che porto acqua al

mare ma credo che ogni nuovo studio intorno aun grandepoeta possa riuscire non del tutto inutile, quando chi scrivelasci guidam i dal proprio sentire, non dall

’altrui, e porti al

mare acqua chiara.

Dell’amore di Petrarca hanno parlato molti, facendolo ar

gomento di studii psicologici, di novelle, di romanzi ; e Leopardi aveva fin imaginato di scriverne la. storia. L’ordinodei componimenti del Petrarca scrive egli nella prefazione al suo commento sarebbe corretto in molta parte

,

e,quello ch

è p iù, la forza. intima e la propria e viva na

tura loro credo che vorrebbero in una luce e che apparirebbero in un aspetto nuovo , se potessi scrivere la. storiadell’amore del Petrarca conforme al concetto della medesimache ho nella mente : la quale storia, narrata dal Poeta. nellesue rime, non è stata fin qui da nessuno intesa nè conosciuta, come pare a me che ella si possa intendere e conoscere , adoperando questo effetto non altra scienza. che

quella. delle passioni e dei costumi degli uomini e de lledonne. E tale storia, così scritta come io vorrei, stimo chesarebbe non meno piacevole leggere , e più utile che unromanzo .

Ma desunta dalle rime di Petrarca, una simile istoria nonriuscirebbe probabilmente più che un romanzo ; per quantoaccurata e vera nella parte intima e psicologica…peccherebbe sempre di esattezza nella parte puramente rigoro

samente storica . Non già che queste rime non off rano , nel

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loro complesso, qualche cosa che può somigliare una storia. ;e, cou16_pàxle…fll De Sanctis vi ,si cercln indarno un nesso

,

un filo logico , un prima e un poi. 0 certo nesso dieonî1

'

nuità nel Canzonierecima., lo prova De Sanntìai o

col c…mg xgjg un giornale, ove il poeta regis tra i movimenti

pi_ù fuggevoli del l…animo 839 U na storia d’ amore è natu

fralmente la cosa più illogica e più sconnessa di questomondo ; ma ciò non toglie che non sia storia e che non

abbia un prima e un poi. E un prima e un poi non è difficile scoprirlo nelle rime di Petrarca : il quale più che

storico, ci si mostra esatto cronista dell’ amor suo, rappre

i momenti più memorabili, con indicazione

e là, fin del mese , del giorno e dell’ ora.

Se il Canzoniere in cambio d’ essere una raccolta di canzoni, di sonetti, di madrigali e di sestine, fosse una raccoltadi documenti e un vero giornale, si potrebbe cavare da esso

una storia abbastanza ordinata. e dividerle. in capitoli cor

rispondenti alle varie fasi dell’ amore di Petrarca : fasi cheDe Sanctis ha egli medesimo, nel suo bel saggio, nettamente

definite : L aura e P etrar ca , mor te di L aura ,. trasfigura

zione di L aura, dissoluzione d i L aura.

c’è confusione di

°

term ini ; c’

è il gran guaj o che uncanzon iere non è né una storia, nè un giornale : è poesia ;nè può chiamarsi storia che per estensione e per modo didire

,come Alessandro Manzon i chiamò storia del secolo ! VII

i P romessi Sp osi o meglio (poichè ne’

P romessi Sp osi una

parte storica c’è, e abbastanza distinta dal romanzo per non

far co'

nfusione) comeun novelliere chiama storia di un’anima

una. sua novella. C osì inteso il vocabolo, è storia di un’anima

anche il canzoniere di Petrarca : s toria intima,“

composta dif ra i quali la. realtà. esterna si mesce

,è vero,

me_per tresflgurarvisi in poesia. : storia d’amore narrata in

ver_g_i, e narrata non già da un cronista o da.un giornalista

che cerca 0 si suppone che cerchi il vero, ma da un poeta

che cerca il bello,e chiude volontariamente gli occhi per

‘non veder la realtà delle cose , e le preferisce l

’errore e

non. .chìede altro se non che l’ errore duri . A nche P etìarca

chiama poeticamente le sue rime una. s tor ia de’

suoi mar

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tirj scritta di propria. mano da Amore ; ma il Canzonierenon è per questo una storia, più che P alato fanciullo non ,

sia. uno storiografo .

Questa potrà sembrar questione di parole e pedanteriafilologica ; mauna confusione di vocaboli e confusione d

idee

e di cose ; e larga fonte d’

errori e di malintesi è anche unasola parola quando , come questa, può perpetuar vane ricerche fomentar pettegolezzi letterarj sedurre la critica confondere la realtà… colla. poesia. , a dar corpo a

de’sogni , a non tenere abbastanza conto della. trasforma

zione che la. realtà. subisce sempre nella mente del poeta,

leggere come una storia. documentata un canzoniere,che

è anzitutto e sopratutto nu’ opera d’ arte

Opera. d’ arte è, più o meno, anche la. s toria : la più rigida.coscienza , le p iù severe ricerche , il p iù profondo amoredel vero , il più scrupoloso rispetto alla integrità de’

fatti

non possono impedire che tale non divenga ,non solo una

storia, o una monografia ,ma la più rozza cronaca , ma il

più semplice documento : perchè la realtà non c’

è mano si

poderosa che basti ad afi‘

errarla,nè cervello si lucido che

tutta la. rifletta qual essa. è veramente. Anche lo storico ,

per disporcela innanzi e darle corpo e figura e rilievo,la

trasforma. un pochino : ma la trasforma con ben altro in

tento e con ben altri mezzi di quel che faccia. il poeta. : la.trasforma ordinando i fatti, aggrappandoli , organando li in

un tutto che nella continuità de’

tempi e nel loro svolgersinon presentano. E i fatti egli connette e coordina col raziocinio per porli nella lor luce vera, li rafl

ronta insieme econdensa. perchè rendano come specchio a specchio , lucepiù viva; non li altera. e smozzica, non li mesce e soom

piglia colla imaginazione per collocarli nella lor luce poetica. Il sentimento storico 10 porta. sviscerarìi, a coutem

plarli, a mostrarli lealmente in tutti i loro aspe tti ; mentreinvece l’ istinto poetico guida. o seducei l poetaf

a non rilee " "

vàin6 5116 il lato fiòetico. E quando nello storico si nascondeun poeta , che gli Ìeva la mano e colora. le cose a modosuo, questa tendenza. subiettiva trova però un f reno , oltreche nella coscienza; dello scrittore, se questo scrittore si

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chiama. Plutarco, Michelet o Lamartine, anche nella realtà,

(òve lo storico- poe ta deve pur dar di cozze ogni momento)nella testimonianza altrui , nella tradizione , ne

’monumenti,

ne’ documenti scritti. Questi ultimi non son sempre, nemmen

essi,specchio lucidissimo delle cose, ma anche quando rap

presentano l’illusione di molti o di parecchi,hanno sempre

più ,

realtà e meritano più fede d’una confessione in versi,

la quale rappresenti l’illusione di un : 016.

Si può discutere col Foscolo se giovi o non giovi all’arteche la critica ci sia ma dal momento che c

è e tieneil campo e impera, basterebbe discutere e decidere se, dovendo essa esercitarsi intorno a lavori d’ imaginazione, sia.

meglio e più utile che li consideri e analizzi in sè medesimi,o s

’occupi invece a rintracciarne la genesi

,le origini

,la

formazione, e sceverare la verità storica. dalle imaginazioniond

’ è mista. Nel secondo caso deve proporsi questa. ve

rità come unico intento : o lasciar stare la poesia 0 , volendo

a. ogn i costo documentarla, deve proseguire implacata il suolavoro fino a. scemarne il più caro incanto , fino a distruggerla

,se occorresse. Illuder sè e gli altri è poesia e può

esser consentito al poeta la critica è riflessione , analisistudio e non c

è nulla di più inutile del critico che ruba.al poeta. il mestiere e , per un falso rispetto e una malintesa simpatia verso il suo autore, tace o dissimula o travisaparte del vero e aggiunge i propri sogni agli altrui . Volendo indagare quanta rea… verità storica ci sia

in ul_l’opera d’arte, in un dramma. o romanzo o canzon iere,

onde l’autore si palesi o sia sospettato protagonista,la cri

tica deve, non solo rafl‘

rontare quell’

opera con altre testimonianze dello stesso autore, lettere, diarj , confessioni, notepostille e simili ; ma ingegnarsi di separare, anche una vo ltae per conto proprio la verità efl

ettuale della. cosa,come

direbbe Machiavelli, dall’

imaginazione di essa, da tutto ciòche il poeta, ad arte o innocentemente e per solo istintopoetico può averci frammisto d

’ esagerato e di finto. U n

critico e un poeta possono bensì trovarsi uniti nella stessapersona e il raziocinio e la fantasia mostrarsi in essa nel

più perfetto equilibrio ; ma ove il poeta ragiona di sè e

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de’ propri casi è ben ga_rg che, la. fantasia. non so:

pravvento, e che il raziocinio non ceda qualcosa di‘più

potente, che è _ llan pgpp rio. È ben raro ch’egli, senz

av

vedersene non accarezzi e non secondi anche in prosaquella. illusione che cercò ottenere e ottenne co

’ suoi versi

e che è la lor più cara attrattiva e ben raro che il ritrattovero non ricordi , qua e là, il ritratto poetico . Yerità

_ _e_poegia

gli , _si - trasformano fea mano 1’

una nell’ altra. continua

mente e questa lor mutua trasformazione può essere cosìinvolontaria e istintiva. come il lavoro dell’ ape il poetanon no ha sempre chiara coscienza e non seme rendesempre ragione : perchè la sua. critica è il fran dell’ar te egli serve a comporre e non già., come ai critici di mestiere,a decomporre l’opera sua .

Ma questo nome di poeta è abbastanza generico ; e nometagliato, come la porpora imperiale, a tutte le stature e nature possibili, e suscettibile di cosi infinite gradazioni e interpretazioni, che lo si può tirare a significar tanto famososaggio come cervello balzano . Interpretazioni legittimedacchè non c e uomo, per misero che sia, che non abbia insè de’

frantumi d’un poeta. . La poesia. non è proprietà privata d’

alcuni individui, ma, patrimonio della. specie umanacanti papolari ed epopee popolari e fiabe e leggende e ,

poesia. di ogni giorno e di ogni ora,il linguaggio parlato,

provano che è diffusa come la luce ; ed è raro assai che

questa luce si condensi,come in un foco, in qualche anima

solinga. È volgare adagio che il poeta nasce ; ma la. poesia.non è egualmente natura. in ogni poeta ; non ogni poeta

'

puòdire della poesia. quel che Petrarca dice dell’ amor dellagloria

Questa dappoi ch 10 m’

addormiva in fasceVenuta. è di di in di crescendo mecoE convieuche un sepolcro ambedue chiuda.

U m po’ di poesia, allo stato di potenza e d’

intuito, c’

è in

tutti e può, coltivato, diventar arte. No’mediocri, la impor

tanza e le cure date all’arto soff ocano qualche volta la debole

'

natura e allora l’arte non è più che artificio ; e il ru

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more che leva è rumor di vento che passa, perchè se eu

che il tempo non migliora i poemi come il vino , insegna

perì a distinguere,no

’ poemi, il vino artefatto dal vino sin

cero. L g__poesia è arte per molti ma natura, schietta na.

tura, …è iri°

pòchissimi. Ai più non accende che l’imagina

zione a pochissimi agita le vene e i polsi, e le passioni e]a vita e la. lor vita riesce, più che una serie d

’opere scritte,

una. poesia continua per sè stessa una. poesia. vissuta o pa

t ita, appetto alla quale impallidisce qualche volta e basticitar T asso e Camdens la poesia scritta. Dante ha ragionedi dire ch

’egli per le muse ha sofferto fami e freddi e vi

gilie ; dacchè la sua. vita e la sua poesia, il poema e il tri

sto esilio sono'

una cosa e non mente Byron aff ermandoche tutto ciò ch

’egli ha scritto è passione . Altrettanto ayreb

bero potuto dir Safi‘

o ed Eloisa : la_p oesia che l

’una. versò

nelle odi e l’altra nelle lettere è passione : passione non

1magiriata ma. sentita, e sentita, prima che nel silenzio d’una

cameretta o d’una. cella, fra. il turbine della…vita e del mondo .

La storia. e la leggenda. e la tradizione attestano la verità…de’ lor casi ; ma a provarla basterebbero quelle lor paginefebbrili, che scorriamo commossi come toccheremmo collelabbra una cara fronte infuocata. E sifl

’atte pagine

, più chelavori lettera1j , seno documenti preziosi del cuore umano :voci di natura che vincono il silenzio de’ secoli e si lascianoaddietro ogni arte e ogni dottrina. La dottrina

,anche mol

tip licata all’infinito, ben poco aggiunge e ben poco giova

3 poesia. siffatta ; anzi talora. l’

addormenta e la svia. Lepoche anime sublimi, pe

’ quali la poesia. non è arte serenao mestiere o imitazione o un ostinarcisi, ma luminoso istintoe norma di vita

,non hanno a far nulla di meglio che aff er

mar sè medesime : nature passionate come i lor propri canti,eroiche come gli eroi che ammiriamo no’ drammi e na’ poemi ;nature autonome che si reggono su sè stesse e vivono per

grazia e volontà pr0pria e anche quando peccano e tra

smodano, non s’ ha giudicarle coi so liti criterj e con lasolita. morale, ma aggiungere al codice

‘una novella e trattarle come Dante trattò Francesca 0 Farinata.

In alcuni fortunati, che l’umanità venera come artisti so

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vrani, la poesia è insieme, e in pari grado, arte e natural’arte seconda la natura e la seconda. in si stupenda guisada assoggettarsela, da assorbirla, da diventare o parer quasiuna con lei : la. passione s

’acquieta nella parola la lagrima

scorre giù sullo scritto e l’occhio torna limpido e ridente acontemplar uom ini e cose : l’ istinto poetico non corre mai

tanto che la riflessione nol rafi‘

reni e nol guidi : il cuoredetta

,e la. …menie scrive; e dal loro perfetto accordo deriva

quella.…inmdiabile - calma che non permette agli affetti discetenarsi n on….empiin selvaggio quella. nobile pacatezza.d

’animo e di stile che ammiriamo in Omero e ne

’m igliori

antichi e in que’moderni i quali, per un lor privilegio e

per la tempra. greca dell’animo, alla. serenità antica meglio

s’accostano : Shakespeare (lo Shakespeare delle commedie),Cervantes, Ariosto, Goethe, Manzoni.In altri, questo m irabile equilibrio di facoltà, questo ar

c‘

ano compromesso f ra. l’arte e la natura,questo lor met

tersi umili ancelle a’ servigi dell’artista e lavorar d’amore

e d’accordo attorno alle sue creazion i

,questa bella cor

rispondenza f ra la mente e il cuore ,fra la. sensibilità.

e l’imaginazione ,

non è sì perfetta nè si costante che

l’una qua. e là. non prevalga e non si sostituisca all’altra :

la passione non è sì tenue e volatile per tutta sfogarsi emorir nella parola o vi si adagia

,come Giulietta nel suo

sarcofago, ass0pita ma non estinta ; e nemmeno è sì inva

dente da occupar tutta l’amime. e tutta la vita, nè si corag

giosa che qua e là non s’

arresti pentita e stanca, e non dialuogo ad altre pass ioni che la. combattono o alla riflessione

che la raff redda. In questa. disuguaglianza si trovano, con

poche eccezioni,i lirici moderni, e Petrarca apre la mesta

schiera. La bellwmonia. dell’uomo antico, tutto d

’un pezzo,

vita‘

e la’

natura gli sorridono invano, invano il mondo loincorona ; egli ha entro di sè nemici implacabili

,i suoi soli

nemici ; contrari 55m°°

éièri giostrano nella sua mente, contrarief oglie si contendono il cuor suo : ivi c

’è lotta fra la verità.

o, com’egli dice meglio, l

’errore ; lotta fra la

ragione e il senso,f ra la sua dolce natura che lo porta ad

10

amare e la sua fede che glielo vieta ; e l’afi

annato poetavuole e disvuole

,afferma e nega

, ama e non vorrebbe amare,

No si nè no nel cor gli suona intero

ma. questo flusso e riflusso d’affetti e di pensieri non iscom

piglia nè appanna nè intorbida punto il suo stile, che è

sempre 0 quasi sempre limpido, eguale purissimo e non

nasconde nulla dell’ interno ondeggiament o .

Le notate differenze fra poeti e poeti non son certo di

stinzioni categoriche ma cenni fuggitivi ; e hanno tutta laelasticità e la inesattezza che presentano

,novantanove vol te

su cento, le idee generali . D i queste si fa oggi tanto piùspreco quanto più cresce la smania febbrile dello scriveree del dar fuori e scema. invece l’abito del ponderare e delriflettere; ma è raro che uno spirito onesto

,anche dapo

averle messe fuori, vi si acquieti e non esca piuttosto nell ostraziante grido di Faust : Ove e come sorprenderti, o Na

tura? La specie non esclude il genere : una specie particolare d’uomo non è mai si rigidamente sequestrata dallealtre che non ammetta un pò

’d

’umanità pura . La naturanon conosce sistemi penitenziarj : non c

è poeta si grecoche

,a. quando a. quando, per l

’improvviso svegliarsi d’uno

di que'

sopiti uman i sentimenti onde la. storia è la. pro

gressiva esplicazione non possa apparir nazareno ; nè

così tutto e unicamente imaginoso che tratto tratto non

si mostri anche aff ettuoso ; nè così lirico e così chiuso in sè

stesso che, a momenti dati, non sappia uscir del suo guscioe mostrarsi epico e drammat ico . Non si parla di razze diverse ma di una certa aria. di famiglia

,che alcuni poeti

hanno comune e che li distingue da. certi altri . E se questodividere i poeti per famiglie o per gruppi e secondo l

in

tima lor natura e i loro rapporti col mondo esteriore, puòparer grossolano, assai più grossolano è disporli come ivini di Orazio, per ordine di tempo, e dare il pregio ai piùvecchi non per altro se non perchè sono i più vecchi ; o

classificarli secondo i generi e le forme esterne de’ loro com

ponimenti : perchè ci son dramm i e romanzi e poemi ove

1 1

na’

pm diversi personaggi non senti e non vedi che il poeta

variamente travestito e che, profondamente lirici nel loro

intrinseco, d’

epico e di drammatico non hanno che la scorza ;e ci sono invece liriche, anche di genere intimo , estraneeaffatto alla vita privata di chi le ha scritte, liriche le quali

hanno, in piccolo, la stessa oggettività che presentano, ingrande

,l’Iliade e l’ Odissea.

Lasciando troppo recise distinzioni scolastiche e giudicandodella poesia secondo i rapporti più o men vivi e più o menointimi che ha con la vita de’ poeti questi ultimi possonoridursi a due grandi classi. Gli uni escono da sè stessi ecercano le cose : plasmano la lor poesia sulla realtà, e lamaschera, che ne cavano

, no serba più o meno esatta l’ impronta impronta che non ricorda, nè anche dalla lontana ,il profilo del poeta. Gli altri si raccolgono in sè medesimi ;si fasciano

,come il baco di sua seta, della loro poesia ; nella

loro anima, come in onda agitata, la realtà si specchia, maindistinta e con fusa ; ne

’ loro versi,sieno dramm i, poem i o

liriche, mettono sè medesimi, le loro passioni, la loro vita ;una vita realmente vissuta .o, assai più sovente, unavita tuttaintima

,che non ritrae sempre, ma spesso corregge e compie

e m igliora,la vita es terna. Ai Greci questa si porgeva or

dinariamente sì bella, voglio dire si armonica e sì compiuta ,che il poeta ben poco poteva aggiungerle di suo e non

sentiva, come sentiarn noi, il pungente bisogno di fantasticarsene una migliore . La vita pubblica assorbiva la privatae non c’era fra l’una e l’altra quella trista discordia chec

’è ora. Il bello informava la realtà, laddove per noi (e

afferm i pure il contrario chi lo scambia col giusto o coll’utile) non vive, come notò Schiller, che nel canto ; le fila

m igliori della sua poesia il poeta moderno dee trarle da sè ?il mondo non gli dà che il ruvido canovaccio ove inserirle.

La imaginazione deve ajutarlo, non solo a variar l’operapropria, a dorare o inorpellar la realtà. pe

’ suoi lettori, malcon la sua alchim ia abbellirgliela anche a

’ suoi propri occhilo la imaginazione, non equilibrata alle altre facoltà, acquistaSpesso tanta potenza che il poeta non potrebbe e, potendo,

vorrebbe confessare a sè medesimo ove termini la'

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realtà e la poesia cominci . Per vivere, egli ha bisogno dicredere che il bello e il grande, ch

’egli imagina, non siano

fole da romanzi ; ha bisogno d’ illudersi e dà corpo alle

illusion i e le tratta come cose e come persone per sopportare il presente e afi

rontar l’avvenire, ha bisogno d’ap

poggiarsi ad un passato qualsiasi ; e se il passato gli mancao non è abbastanza bello

,egli lo crea o imaginando lo tra

sforma. Vede, come Farinata, le cose lontane, e le presentie vicine gli s fuggono o mal comprese o inavvertite il suo

cuore,come la sua mente, ha dietro di sè la sua età. del

l’oro, il suo bel periodo greco a cui sospira ; e mentre pescanel passato e nel futuro, non sa coglier l

’ora che fugge eorientarsi nel mondo in cui vive : ben diverso dall

’uomo

prat ico, che s’

afi‘

erra al presente come il bambino al senomaterno e non guarda e non cerca più in là.

Quando un caro amico, che conosciamo per galantuomo,ci racconta ciò che gli è accaduto, noi gli crediamo senz

’altro

e ci sarebbe impossibile non credergli. E quando un caropoeta, che seppe acquistarsi fama d

onesto o non ha nel lasua vita che qualche piccola macchia solare, ragiona di sèe de’ casi suoi e de’ suo i amori, il lettore, che gli, ha dato ilcuore ed è dispostissimo a pigliarlo in parola

,illudendosi

che parli un vero confidente e un amico,dimentica troppo

sovente cheparla il poeta. Più vero o, per parlar più proprio,meglio condotto è il racconto e più fede ispira

,ed è creduto

pretta storia…in solo da ingenui giovani maanche da uomin iserissimi, anche da coloro che a un amico galantuomo non

danno sempre intera fede. E finchè si limitano a crederealla poesia ad accrescerle verisimiglianza ad illustrarla

,

ad assicurare, come no’ teatri le bocche vuote

,il buon suc

cesso dell’opera, non'

c’è gran male. Benchè lo Spirito non

abbia il suo pieno riposo che in seno alla verità, è bellaanche l’illusione e per chi non sa amm irare una madonnadi Raffaello se non ci trova della som iglianza con qualche

amica, leggere un canzoniere come leggerebbe un giornale,

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è illusione benefica . Il peggio è far dire al poeta quel chenon ha detto o più di quel ch’

ogli ha detto, e violentare lapoesia a beneficio della storiao stiracchiare la storia perchèdia ragione alla poesia. E ppure tal critica è frequentissima .

A d ogni donna vagheggiata in verso deve per forza corriSpondere una donna in carne e in ossa ; e le si fa il nomee le si legge la vita e, occorrendo , la si trae dal sepol croper esam inare se lo scheletro ha proprio quella data staturasi parla degl

innumerevoli amori d’

Orazio,e d

E nrico Heine ;si dà ad un sonetto quel valore che si darebbe, non a de’ beiversi , ma ad un contratte autentico , a una fede di matrimonio, ad una lettera amorosa impressa del t imbro postalee prodotta in giudizio in una causa di separazione . U na

terzina descrittiva di Dante diventa una'

pagina autobiogra

fica, un indizio , anzi una prova certissima che il poeta havisitato e veduto coi propri occhi, in quel dato anno e, chi

non isdegna ricorrere al calcolo sublime,in quel dato giorno

il luogo descritto . Come s’ egli non potesse parlarne per

udita ! Così mentre certi commentatori esaltano, da un lato,la m irabile intuizione e la portentosa imaginativa del loropoeta

, dall’

altro le concedono sì poco da non capacitarsi

ch’egli possa descrivere un fianco di montagna, una rovina,

un seno di mare senz’ esserci stato , e lo ragguagliano alpiù m i0pe de’

viaggiatori. E cosi la critica , che dovrebbe

essere i llustrazione, non è più che un pallido riflesso del testo .

Giovandosi di un suo diritto, il poeta sogna; e il critico gl isi mette accanto per sognare anche lui e il più delle volte

non riesce che a dorm ire : la storia ridiventa la musa Olio

e, in cambio di dar sulla voce alle sorelle minori, scrive aprotocollo ogni lor ghiribizzo e sta loro a dettatura .

Altro e realta altro è goesia. Qualche rara volta cam

minano di pari o s’ incontrano , s

’ accostano , 81 confon

dono ; ma l’una non corrisponde mai all

altra esattamentee il poeta. , che viva in epoche e in condizionj _nngoetich0 ,

somiglia all’ io delle sue l iriche come Laura somigliava a

un alloro, o come T ommaso Moore, detto Tommaso il piccolino, a uno de

tre angioli ch’egli descrive. E qualche volta

fra la vita esterna del poeta e la sua poesia e’è un rapporto

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profondamenteantitetiee . U n monaco lebbroso dettò nel medioevo scavi canzoni d’amore ; Giusti e Heine idearono i loroscherzi fra le amarezze Carlo Porta era purissimo di co

stumi e taciturno e melanconica; e se non si conoscessealtronde la biografia di Petrarca, chi potrebbe trovarne uncenno e un barlume nel canzoniere, e sospettare nell

’affi tto

amante il più festeggiato e più fortunato degli scrittori?

Il poeta lirico rimaneggia la propria vita ; la rifà. poeticamente e la corregge, come correggere un libro, e no empiei vuoti ; nè li empie sempre di luce . E legge che non ci sialuce senz’ ombra , nè gioia senza dolore e se questo equi

nozio manca nella realtà,l’ uomo se lo crea ad arte od a

capriccio. Chi e amato e ammirato s’ irrita , non potendo

contro altri,contro

chi l’ ama e l’ ammira pur di crearsi

nu’ amarezza ; la quale , per essere imaginaria non è men

penosa. La malinconia a cui, vivendo e poetando, sì volont ieri s’

abbandonano i giovani , non è sempre afl’ettazione o

imitazione, ma è spesso un bisogno del cuore. Quell’

inespli

cabile sete di pianto , quella specie di lipemania che portòl’uomo a strapparsi dal capo le rose e gli strinse alla vitail cilicio, fa sentirsi irresistibile nel poeta e gli detta pur

fra. le esterne allegrezze, strazianti elegie. Ne’ ridenti giar

dini dell’allegra giovinezza egli colloca , in mezzo al verdee alle rose, delle rovine dipinte e quando il tempo le avrà,pur troppo, cangiate în rovine vere, egli innalzeràforse inlor luogo cupolette di verzura e bei tempj di marmo paria,e cantera, come il vecchio Anacreonte, l

’amore e le rose eil vino : tanto perchè la medaglia abbia sempre il suo dirittoe il suo rovescio e la vita oscilli f ra la gioia e il dolore. Lalagrima non è meno vitale del sorriso e nel loro alternaree nel loro con fondersi è la vita. Come la dolce aria cherespiriamo è composta di sostanze che unite avvivano e nocidono disgiunte, par che nel nostro ambiente morale debbaesserci giusta temperanza di beni e di mali

,. perchè la vita

riesca umanamente sopportabile. Trappa felicità fusempresospetta ; gli antichi , quando tutto andava loro a seconda ,l’avevano per presagio d’

imminente rovina, e temendo l’

in

vidia degli dei , tentavano placarla con offerte espiatorie e

volontarie sventure.

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Se l’uomo po tesse arrivare a conoscere perfettamente sè

stesso , ben poco ristoro gli darebbe la poesia ridotta asola impressione estetica, a mero trastullo del pensiero. Ma

finchè quella conoscenza è incompiuta ed egli ha ancoraentro di sè delle regioni occulte o mal note, gli è dolce rifugiarsi f ra la loro amabile penombra , e profondarsi nel

suo cuore, ov’egli trova, come un tesoro nascosto, l

’eterno

Adamo l’imagine di ciò ch

’egli forse potrebbe essere f ra

altra gente e sotto altro cielo un tipo d’uomo a cui vor

rebbe e non può sempre somigliare, un io m igliore. Il m itodi Zoroastro che trova nel giardino l’anima propria, il filo

sofo che le parla e l’ammonisce, le tenzoni del medio evofra l

’anima e il corpo la dottrina platonica di più anime

che s’accendono in noi l’una sull’altra, il dialogo fra Musset

e il suo alter ego : tutto questo accenna allegoricamentea un dramma interno, onde ogni coscienza è il teatro, allafacoltà che ha l’uomo di doppiarsi, di f rangersi, per dir cosi,in più uom ini, che poi raccolti e armonizzati dal poeta co

stituiscono il tipo . E d è appunto il tipo. è questa che Dantechiama la nostra imagine intima, e questo ie migliore chenoi dobbiamo cercar nella lirica : dobbiamo —

eeroàrn l’uo

mo ,non quel dato individuo che scrive quand’ anche il

poeta. parli in persona propria noi non dobbiamo,nel più

de’ casi , attribuirgli entità maggiore di quella che suoldarsi a un personaggio drammatico a un protagonista

,

a un t ipo . Come Zeusi formò la sua Giunone raccogliendoin lei le sparse bellezze di molt e belle che glia modello , cosi il poeta. lirico compone l’imaginedi linee e di qualità. che non appartengono tutte a lui

,

poeta , o a ciò che di lui appar di fuori ; ma apparten

gono in genere all’uomo, a cui talora ,per brevità,

prestail suo nome. Intento a vestirsi d’umanità,

non bada cosìsottilment

_e_ se ogn i veste è sua. Esercitando la sua potenza

creatrice anche intorno a sè medesimo aggiunge ciò chegli manca, toglie o dissimula ciò che nuoce al suo tipo . Perquanta sia in Dante l’armonia f ra l’uomo e il poeta, Dantecompagno di Virgilio e protagonista della Divina Commedia è qualcosa di più che Dante priore 0 Dante profugo : il

16

poema. e documento dell’ intima più che dell’euterna suavita. Non ridette questa come uno specchio fedele, ma la integra

,la ricrea poeticamente : il mondo esterno dà il seg

mento , il poeta compie il circolo . Alcun i non sanno spiegarsi il silenzio che Dante serba intorno a molte cose gustosissime a sapersi intorno a

’ suoi parenti più prossimi ,intorno alla madre de’ suoi figliuoli: que

’ particolari pre

zicsi forse al padre e al marito,erano inutili o dannosi a

Dante poeta e protagon ista del suo proprio poema. Nell’ iodantesco sentiamo qualcosa di epico e di solenne che ao

cenna a questa sua trasfigurazione : egli può dire con ra

gione ia son p iù che ia} a quando a quando eg li si sentesuperiore e quasi straniero a sè medesimo e p ar che non

òsi o non voglia nominarsi ; per nome lo chiamano gli altrie al suono del suo nome si volge e p er necessità lo registra, come se si trattasse d

’un terzo. Egli si aggira personaggio poetico entro un mondo poetico e per metterlo inmoto, questo mondo, gli basta avere fuori di sè, nello spazio un piccolissimo punto d’

appoggio. Persone ed ombrehanno per esso la stessa vita , la stessa entità. ed importanza : le bolge e le lacche e i fiumi infernali, la palude stigia e il monte del purgatorio, appartengono alla sua geo

grafia nè più nè meno degli A pennini , del Benaco e delMincio ; e que

’ commentatori i quali sulla testimonianzade

’snoi versi, lo fanno pellegrinare per questo e quel paese,

dovrebbero, per essere logici affermare ch’ egli ha real

mente visitato l’inferno il purgatorio e il paradiso ; dac

chè fra i luoghi imaginati e i luoghi veri, a cui li paragona,egli non fa distinzione alcuna. Cielo e terra sono soggettiallo stesso processo di trasformazione. Eguale o poco dissimile trasformazione troviamo anche nel Canzoniere di P etrarca e in quasi tutti i poem i lirici onde il poeta sia l’at toreprincipale. Enrico Heine, nel suo Intermezz o lir ico, si fingesuicida e G òthe avrebbe fatto altrettanto se , in cambio delWerther, avesse creduto più apportano scrivere in personapropria una collana di canzoni. Oh perchè non vengono icommentatori, pei quali ogni poesia non è per sè stessaspecchio abbastanza lucido se non le si opponga il torbido

18

namente appartiene . Il fidato sp eglio ch’egli si tiene innanzi,

è specchio appannato dall’alito delle muse, e gli rimanda.

la sua imagine abbellita di luce poetica : uno specchiotreppo limpido e troppo veridico sarebbe, per il poeta, uno

specchio mal fido. Lord Byron invece, nel Don G iovanni,

si lagna che i suoi capelli sono a trent’ anni già grigi,che la sua vita è scorsa, che non gli resta che darsi all’avaro . Il bizzarro umorista, feroce, come Filippo Argenti ,contro sè stesso, ci dà qui di sè una imagine scontrafl

'

atta,

e fa grave torto a Lord Byron il biografo che,non met

tendosi ne’ panni e nella disposizione d’

animo del poeta ,l’accetta e la spaccia per vera, e volta in prosa le ottavedel D on G iovanni per ritorcergliele contro . La poesia non

è storia nè verità storica,ma anzi tutto poesia e bellezza :

un’

ottava non è un atto notarile, nè una deposiz ione ia

nanzi alle assise, previo il giuramento sui Vangeli .

Ma il poeta ha da esser sincero . Cert issimo . I l vero poetalo è : dagere non è mentire . Il poeta e sincero quando af

f erma coraggiosamente sè stesso, quando, a costo di rimaner solo, dice quello che pensa e quello che sente

,senza pi

gliar l’imbeccata dalla pubblica piazza o dal primo venuto ;

e scrive come il cuor detta e come la sua natura di poetagli ordina di scrivere . Il poeta ama la verità; ma la suaverità è pur sempre la sua poesia : non è sua colpa s

’ei

non sa sillogizzare come un filosofo. La poesia è l’anima

dell’anima sua, è il sangue che, circolando, penetra per ogni

parte e porta ovunque il calore e la vermiglia vita,e non

è maraviglia che anche la sua sincerità. se no t inga e diventi poesia . Il suo orgoglio e conservar puro quel sangue,senza viziarlo col ferro o col siero onde altri vorrebbe correggerlo . Se a lui par d’esser sano e gli gridano che è

malato, deve egli rinnegare il sentimento proprio per adottar l’opinione altrui Deh osi chiamarsi fortunat issimo, dehconosca sè stesso, come noi l

’abbiamo conosciuto ! scriveva

a Byron il vecchio G ò the. Ma se Byron si sente infelice e

sente di non poter più vivere, deve e può egli, per un attodi cortesia, falsar sè stesso nel caleidoscopio di G òthe e

mentire?

19

La p ge‘sia è verità sentita , ma ilpretende che sia sentita per questo o quell

’oggetto

reale, che sia sentita insieme e vissuta, vissuta a suo modoe ha torto . Leggete

,e se il poeta vi commove e vi strappa

le lagrime, ciò vuol dire che s’ è commosso e ha piantoprima di voi : che importa che abbia pianto su una testabionda o bruna o sulle sue pagine imm ortali ! che importache quegli accenti di natura li provochi una. donna vera o

una donna imaginata! Povera arpa umana, se non dovessen - n uu-v

commoversi e farsi viva‘

îîlîe al”

i*uvido tòcco d ella Realtà!Il scìg7fat

'

òre ama il 8 110 sogno,il poeta ama I

’ldea a cui

dà. vita e figura ne’ suoi carmi ; e quanti, anche f ra i non

poeti,possono vantarsi d’amar qualcosa di più o di meglio

d’una loro idea,e aff ermare in coscienza che la lor f e licità

o infelicità venga veramente da un dato oggetto reale e

non piuttosto dall’ idea che se ne son formata ? e quantevolte regge questa idea al con fronto della realtà. onde vorrebbe esser l’ imagine? Non ama forse il credente il suodio

,ch

’egli non ha veduto se non cogli occhi della fede ?

Non ama il giovine eroe la cara libertà ch’

egli sogna ? E

chiameremo falso o tiepido o sospetto l’amore che il poeta,eterno Pigmalione, sente per un suo ente fantastico

,per ciò

solo che questo ente è troppo diverso dalla gente che in

contriamo per istrada? L’amore è come il sole, rimane quel l oche è, non perde luce e calore , incontrino i suoi raggiun corpo celeste o si perdano nel vano . La poesia è l’essenziale, non la persona a cui è indirizzata o le iniziali chereca in f ronte. E la poesia mostra come il poeta senta econcepiscag_ lÎazmore e - nome sapp ia esprimerlo, e a chi hasenso fino dà anche esatta misura. della sua. faco ltà. d’amare. Com’ei s

appassiona per una idea incorporea; possiamo ben credere che non amerebbe d’

affetto meno intensouna incarnazione di quell

idea. Certe pagine ci lasciano impressioni e commozion i così vive e cosi profonde che siamocostretti di dire : qui parla il cuore. C

è delle delicaten e

di pensiero e di linguaggio che l’accesa imaginazione non

imagina per sè sola, se la squisita sensibilità non glieleporge, se l

’affetto non le ritocca : un aff e tto che comprenda

20

tutte le potenze dell’anima; e per chi sente ove e quandol’arte è natura. quelle delicatezze rimangono documento delbel cuore onde uscirono . Il manierismo , la galanteria, le

eleganti freddure ingannano molti, ma per poco : il fuoconon patisce contraffazione ; i soli accenti appassionati varcano i secoli e l’umanità ci si scalda come al suo più carofocolare. C on la testa si fa molto ma colla sola testa non

si scrivono le odi di Saffo, nè le lettere di Eloisa, nè 1’ele

gia di Grossi in morte di Carlo Porta, nè L a sera del di

di festa, nè il snn,etto Salza l ontana in sonno conso

larme una profonda commozione di tutto l’esser n ostro

dee venirle in ajuto : cotesta è poesia. vissuta: hisognaaveramato dav

_

vero per scrivere così ; bisogna averli fatti queisagrîfici o avere, che torna quasi lo stesso

,l’attitudine a

farli ; bisogna averla pianta davvero quella donna, e sperar davvero di rivederlo in un mondo m igliore

,quel povero

moribondo amico . La storia letteraria narra. de’fatti, a cui

quelle affettuose effusioni si collegano e che le han motivate

,e reca tes timonianze e nom i : ma, lo ripeto, se anche

ogni testimonianza mancasse, ne avremmo una infallibilenel nostro cuore. Chi ha viscere umane e senso di poesiacrede al dolore e all

amore di Leopardi, anche senza averletto Ranieri . Dal modo onde un sentimento è espresso e

parla al cuor nostro, si può capire quale e quanta potenzae virtù d’amore racchiuda : se sia di que’ fugaci moviment idell

’animo che svampano e si estinguono nella parola, o di

que’ profondi affetti che le sopravvivono e durano : come lanatura si occulta, verde sempre e g iovine

'

e onnipotentedietro il fiorire e lo sfiorire di mille primavere . Certo chesimil i cosè non lasciano dimostrarsi sulla lavagna : come lapiù sciuisita poesia, cosi la più squisita critica e sentimento ;e il sentimento ci mostra quel che sgorga da l cuore spontaneamente e di getto, e quel che n

’è espresso da pompe

idrauliche . Co'

me Humboldt misurò la intensità. dell’azzurro,cosi la critica finamisura la intensità. di sen tire di un poeta,e quanto si mescola di celeste alla creta umana vede se

tremi e come tremi la mano che scrive, è se quel tremitovenga da nu’ agitata imaginazione o da un’

anima innamo

21

rata sente quanto l’autoro di una canzone amorosa sia natoad amare, e quanto l

’autere di un inno alla libertà sia pronto

a farsi scannare per lei. Se non sapessimo che Eschilo com

batté a Salamina e Dante 3. C ampaldino, se Byron fosse mortoprima di partire per la Grecia, andrebbero annoverati egualmente fra i poeti eroi : eroi li attesta la lor poesia, che valequanto lo stato di servizio di un nostro prode. Chi sa leggerenon dubita punto che Alderi non fosse nato a scrivere

,ma a

fare . Non sempre nè a ciascuno permette la vita di esercitare tutte le facoltàumane, nè da un poeta eroico lascia sempre svolgersi un eroe ma non è difi cfle distinguere lo stile

eroico dallo stile idrofnbo, e scoprire nella parola il senti

mento e nel sentimento scoprire in germe l’azione. Se l’uomonon mantiene sempre quel che il poeta promette, la colpa

non è tutta sua c’entra un po’ anche l’ambiente che non

porta che que’ dat i gradi di temperatura sopra lo zero, c’entra

la deformità della vita, che relega la poesia ne’ canzonieri e

fra i sogni, e non le permette di diventar realtà. e di conservarsi natura che rarissime volte e in pochissimi. Toltoalla prosa che lo corrompe e l

’affoga, collocato in pieno

etere di poesia, il poeta si mostrò spesso, e può ancora mostrarsi, degno compagno alle larve a cui dà vita e parola,e non men poetico della sua poesia ; e l

armonia del versosposarsi all’armonia della vita. e la virtù imaginativa allavirtù.

Ma siccome questa bella unità umana non s’avvera che

a intervalli ed a lampi ; e siccome il mondo sognato e ilmondo reale è impossilgile_cbe sempre e perfettamente combacino,

fi

e che_f ra la natura e l’arte

,f ra l

arte e la vita, f rala poesia e la realtà. ci sia continua e perfetta corrispon

denza, non ostiniamoci a voler per forza che l’una sia l’altra e a domandare alla p oesia quello che, a rigore, non puòaversi che dalla storia. Il meglio sarebbe attenersi alla poesia,gustarla, e non cercar più in là. Innanzi a una bella statuachi

, ammirandola, pensa. alla qualità. del marmo , alle re »

liquie di spente fiore e faune ond’

è venuto formandosi ; e

chi pensa, se non per isvago, all’

artefice che sì volentierisi obliava e si vede obliato dinanzi all’opera sua? Ma lo.

22

indomabile curiosità umana non è paga se non quando puòdire : ia so ; e tormentera sempre la bionda spiga perchè ledia nuove di C erere e la parola del poeta per ispremernelagrime e sangue ; ne si contenteramai, come Petrarca, d

’abbracciar Laura, se non afferri qualcosa di più reale. Qiovera.dunque accennare con quanta cautela debba la critica cercarla

,questa realtà, per non correr rischio di stringere al

seno,invece di Laura , un tronco d’ albero o un fascio di

vecchie pergamene .

Tutti sanno che Laura, la bellissima Laura del Petrarca,e Laura di. Noves, moglie al cavaliere U go De Sade e madre de’

suoi undici figliuoli, sono considerate, dai nostri critici più insigni

,come una sola e medesima persona. L’abate

De Sade ha dimostrato, o creduto dimostrare, colle sue memorie questa iden tità. Se a pubblicarle 10 mosse il legittimo orgoglio di noverare tra i suoi antenat i una donna sifamosa negli annali della poesia, egli avrebbe reso loroun bencattivo servigio . Laura non ebbe certo a lodarsi gran fattodel suo paese e de

suoi , se a Petrarca duole vederla nel

fango, e anche morta la consiglia a non volgere'

Io sguardoal luogo ov

’e nata . A ogni modo la dimostrazione gli è, a

quanto pare,riuscita, e le sue conclusion i trovano appog

gio in quel pochissimo che di Laura narra Petrarca nellafamosa nota in margine al suo Virgilio e in una sua lettera : cioè, ch

’egli la vide la prima volta nella chiesa di

Santa Chiara in Avignone il giorno sei d ’ aprile del 1327 eche in Avignone ella morì di peste nel 1348 nello stessogiorno e alla stessa ora. E da notare che Petrarca rifuggisempre dal parlare dell’amor suo, e che in quella postilla nonvolle già off rire ai curiosi una notizia storica o la chiavedel suo segreto, 0 aggiungere de

’nuovi particolari a quanto

ne aveva accennato nella sua lettera ai posteri : ma la scrisseper sè, per averla. sempre sott

’occhio e ricordare a sè stessola fugacità di questa vita e sollevar l

’animo all’ altra. Gli

stessi dati cronologici e lo stesso nome troviamo anche nel

23

Canzoniere ; ma la identità delle due Laure finisce qui. NelCanzoniere

,Laura e ben

diversa dalla donna che figura,non solo nelle memorie dell’abate De Sade

,ma nelle stesse

parole latine del Petrarca : in prosa latina ella muore im

provvisamente, vi rep en tinae p estis, in versi italiani muorepoeticamente di lenta consunzione .

Non come fiamma che per f orza è spentaMa che per sè medesma si consumo ,

Se n’

andò in pace l ’ anima con tenta. ;

A guisa d ’ un soave e ch1aro lumeCui nu trimento poco a poco manca .

Non vi dunque, non per forza ; altro è morir davvero, altroe morire in poesia. Così il poeta rigorosamente distingue ,egli pel primo

, una Laura storica e una Laura poetica ,e

m… r_4 pr1g— esem pm e colle sue propri e

parqle, non confonderle. La fervid a imaginazione di alcun icommentatori (imaginazione alla rovescia , che umilia lapoesia a realtà, al contrario di quella de

poeti, che innalzala realtà a poesia) trova e indica bensì altre som iglianze e

altri punti di contatto f ra Laura e la baronessa De Sade ;ma

,per trovarceli, fa evidente violenza al testo, al più ov

vio significato del le parole . Che Laura sia maritata e abbiafigli, Petrarca nol dice espressamente nè anche in prosalatina , e nel Canzoniere non l

accenna nè fa sentir mai.

Alle quattro lettere p r bs , origine e radice cubica della famosa controversia p arMbus -

p er tur bationibus , fuin addietro,da chi spiegava e leggeva p ar tabas , attribuita una fecon

dita che anche ai più teneri della matrice di Laura. paroggi eccessiva. Per vederne una riprova nel verso

La bella giovinet ta che ora è donna ,

verso che, dice il Fracasset ti, bas terebbe sol esso a distrug

ger e la fandom'

a che L aura fosse pulzella, conviene isolarloper forza dal contesto e, per torcerlo in fede di matrimonio,convieu dargli, anche isolato

,una interpretazione affatto

arbitraria. Ove lo si leghi col verso precedente

Panni veder nel la sua. etate acerbaL a bella. giovinetta che ora è donna

24

e lo si annicchj nella sua strofa natale, il senso è chiaroLaura non è più bambina o giovinetta ma donna , donnafatta è giunta a

.

suai p erfetti giorni, come dice il poeta inquesta medesima strofa : elle s ’

e'

p anouit dans lap lénitude de

sa natur e, come direbbe Gustavo Flaubert . D onna , a tuttorigore, non significa il contrario di vergine che nel modo

far donna e il contrario di vergine non vale ancora donnamar itata. In quella oscena interpretazione c

è una fede dibuon i costumi che Laura potrebbe non meritare: Dissimulartutti gli altri significati del vocabolo, assai più belli e calzanti

,per attribuirgliene uno che non ha a far nulla nè

colla poesia lirica nè colla perfezione femminile (come laintendevano il medio evo e Petrarca) è un far violenza alvocabolo e a Laura e alla storia e alla poesia .

Quanto alle enimmatiche sigle p r:lgs , o si vuol interpretarlecol Canzoniere e si dovràleggeì

*

ej ér tur bationibus ; dacchènel Canzon iere è bensì detto che Laura e di complessionedelicata e gentile, sì gentile che nulla sforzo e

che sos tegna,

ma non è detto nè accennato mai ch’ella abbia o abbia avutofigliuoli ed è plateale indiscrezione l

attribuirgliene undici . Osi vuole a ogni costo leggere p ar iubus e sarebbe questa una.m .p .w

s seconda sicurissima p rgya, che le due Laure , la vera. e la…al -v

poetica, non sow cosa e non gan punte confuse, e

c’insegnerebbe, con questo secondo esempio, un’altra

volta a distinguerle, e a non accozzare in brutta mescolanzala storia e la poesia .

La bella giovinet ta che ora è donna ,

donna come intendono il vocabolo que’feroci espositori che

le hanno usato violenza ; per il poeta e per noi e per chi hasenso di poesia è ancor donna come, senza essere maritata,è donna Beatrice ; ed è vero sacrilegio il metter le maniaddosso a quest’ angelica creatura, a cui Petrarca osava app ena alzar lo sguardo e non osò mai confessare l’amor suo .

Tutto il medio evo che nel suo più bel simbolo identificala vergine e la madre, ci attesta che donna può usarsi indifferentemente per vergine senza che la filologia e la fisio

logia abbiano diritto d’adombrarsene ; e l’uso antico e mo

26

storia. della poesia, accanto alla. sua bella omonima che solaha diritto di ca1

'

npeggiarvi? Laura è un’entità sui generis

vive d’una sua vita poetica, e benchè ci apparisca si aereae sfumata. che quasi duriam fatica a raffigurarla, ne

’ versidel Petrarca è più viva che non sieno tutte insieme le defante Avignonesi nelle loro corrose scritte nuziali .

he questa può parer questione di nomi ed è questioneialissima. Laura De Sade non è verso Laura quel che

è l’originale al ritratto o la lettera morta allo spirito ; ma

è tutt’altra donna. Il preconcetto che l’una sia l’altra, non solo

non giova a intender meglio il Canzoniere e a far equo giudizio di Laura e dell’uomo che l’ama, ma aduna intorno ad essitenebre e confusione : offusca a L aura la bella fama ond’ellasi mostra si tenera e che il poeta è così sollecito d’

acqui

starle , e relega lui fuori dell’ uman ità

, f ra i visionari e gliallucinat i. Sebbene la sua m iracolosa facoltà o

,dirò me

glio , il suo deliberato proposito d’ illudersi sempre e ad

ogni costo qualche volta lo meni inor di strada e l’illusione rasenti l’allucinazione; 1

’ essere la sua Laura ma

__tal circp… che non puo. riusciri indiffex ente,ed egli dovrebbe pure dolersene in questo o quel luogo di

! sì lungo e si vario canzoniere. I l motivo dom inante della suapoesia dovrebbe, come nel Wer ther , essere questo : ella è

d’

altri, non può esser mia. La connessione della poesia colla

real tà,nel Wer ther , è determ inata da esso . Qual ragione

più valida a giustificare l’

asciutto contegno di Laura , le

dolci ire e i dolci sdegni,le durezze e le ripulse? Perchè

preferirebbe Petrarca far di Laura una statua di ghiaccio

una santa che non ama per non offender Dio o perchènon vuole o non può amare potendo rappresentarla con

semplice bellezza,come una vereconda madre e una sposa

esemplare ? C he diritto hanno gli ammiratori del Petrarcad

imbrancarlo fra gli adulteri? Nel Canzon iere e nei T r ionfinon c

è una parola. che accenni all’ esser Laura maritata,

o che scusi la sua durezza coi suoi doveri di sposa . Il me

,dio evo non sentiva , è vero

,per la fede conj ugale e per

la san tità della famiglia tutta quella tenerezza e quella premura che ne sentono o mostrano sentirne i nostri mo

27

ralisti odierni la sua fede e la sua santità eran d’ altranatura, e la sua virtù suprema può compendiarsi in questepoche parole di Petrarca : far guerra. al corpo . Nei secolidella vera fede, la vera patria del vero cristiano era il cielo,e alla dissoluzione della famiglia

,che è il cardine della

patria terrena, egli poteva e doveva guardare con indiffe

renza. Gesù gliene aveva dato l’esempio e il suo vero imi

tatore, secondo il ! empis, doveva lasciar senza rimpianto econgiunti e amici e ogni aff ezione terrena

,e afl

’errarsi alla

croce . Quindi l’adulterio, nel medio evo, era men condannatocome adulterio come violazione e profanazione della fa

miglia,che come studio di voluttà e di piaceri, e biasimata

la vedova che rompea fede al marito estinto, perchè amardelle ceneri era men pericoloso che rianimer le fiamme. Edove i costumi erano corrotti e le ment i eran frivole si sente,anche fra la corruzione e la frivolezza, il predom inio delle

idee consacrate . La letteratura romanzesca abbelliva l’adul

terio più che non l’abbelliscano e scusino Gustavo Flaubert

e i moderni realisti Le corti d’amore sentenziavano solennemente che il matrimonio non è contrario all

amore e cheil marito non esclude l’amante ; e tutto un mondo d

’usignuoli

provenzal i faceva con tan to di cuore suo pro della sen

tenza . Anche Dante, che pur classifica e distingue e suddi

stingue i delitti e le pene come farebbe il più scrupoloso

criminalista, non creò una bolgia nè un cerchietto appositoper gli adulteri

,e ne

’ più illustri f ra essi egli non condannache la lussuria, l

eccesso dell’amore . In tutta la Caina , f ra

tanti traditori, non è punita una sola donna per aver tradito lo sposo . La fede in Dio assorbiva tutto, anche la fedeltàverso il marito ; anzi nella prima era, si può dire, compresala seconda , e ne usciva. una virtù unica

,tutta religiosa e

sovraterrena: la fede nello sposo celeste. Compiuto il ciclodella colpa e pentita, la donna tornava men sovente al mar ito che a Dio e si chiudeva in un convento a purificarvisi,direttamente, fra le celesti sue braccia. C on tutto cib, la natura e l’umanità non erano ancor si vinte e prostrate danon alzare, a quando a quando lo coraggiosa lor voce laquale, nelle grandi anime, fa sentirsi più o men potente anche

28

fra le passioni particolari ad una data epoca ; e sono grandiappunto perchè sorvolano molte piccolezze umane. E Petrarca,mentre esalta e si pregia di aver praticato, dai quarant

anni

in giù, la castità assoluta che la sua fede gli raccomanda,mostra però in una sua lettera di saper pregiare anch’

egli,

come Dante, una castità relativa,

le mogli e i mariti che fur cas tiCome virtute e matrimonio impone

e quando l’amor suo s’è g1a tanto rattiepidito da lasciargli

dire che Laura contese al suo desiderio per il bene d’

eu

trambi, perchè non loderebbe egli; anche a tutto suo ca

rico, la virtù conj ugale di lei, e o ltre la castitàdella donna,

ammirata nel medio evo ,non le attribuirebbe anche la

verecondia,ammirabile in ogni tempo

,della. madre e della

sposa ? Non si può già. supporre ch’

egli taccia per non peccare d’

indiscretezza, per riguardi verso la sua e non suadonna : riguardi che sarebbero giusti e delicati s

egli volessefare un m istero dell’amor suo e se Laura gli desse ascolto .

Ma trattandosi d’amore non corrisposto, o q Qsp osto,(com

’ egli si piacque d’ imaginarlo nella sua vecchiezza)

non colpevole , e d’amore cfl

’èg1î non cerca nascondere ma

vuol far palese a tutti ; e non avendo egli più caro intentoche quello di lodare a cielo Laura e d

’immortalarla colle

sue rime non è ragionevole ch’egli, depo averle, a mente

ac‘cesa attribuite tante virtù ipotetiche che non s’ arriva

mai bene a raccapezzare in che consistano debba ricono

score e lodare, a mente fredda, due virtù vere e reali e ch’egli

pur stima altamente : la fedeltà. conjugale e la tenerezzamaterna ? Non è 1rriverenza verso Laura il tacerle?A L aura,più che Petrarca (glielo fa confessare egli stesso ne

’T rionfi)

piace l’amor di Petrarca e, più che tutto, la fama ch’egli le

acquista e se gli si è mostrata moglie intemerata e madreafl

'

ettuosa, egli non può nè dee crederla sì frivola da cercarfama per il suo bel velo (nel quale non aveva merito alcuno)o per le belle parole che fan camminare imonti e fermarsii numi, piuttosto che per quelle due virtù. O dovremo pensare che Petrarca, che loda tutto il lodevole, non le lodi

29

perchè non ci sono e perchè non può, coi pm leali sforzidi fantasia, aggiungerle, nè anche di contrabbando, allevirtù sorelle ? Bel concetto che dovremmo far di lei, belnome ch

egli le avrebbe acquistatoSi può obbiettare che Petrarca, se anche lodò quelle virtù

in prosa,può non averle trovate abbastanza poet iche, come

non le aveano trovate poetiche i trovatori, i quali cantavanola donna e lasciavano la moglie . al marito e la madre aifigli. Ma la obbiezione avvalora la tesi; perchè, tolto il ma

rito e i figliuoli, manca, oltre il nome, ogni altro dato peraccertar la identità. delle due Laure .

Il mostrarsi Laura,ne

T rionfi,sì tenera dell’onore e della

fama,non prova punto ch’ella sia nè sposa nè madre, per

chè l’onore e la fama. l’hanno a cuore tanto le oneste fan

cinlle come le oneste spose. I T r ionfi appartengono, com’

è

noto,alla vecchiaja del poeta : egli li scrisse quando l

’an

tica lotta fra la ragione e il senso era già. cessata, quand

’ei in Laura non venerava omai più che la donna la

quale,allontanandolo dal peccato, gli aveva agevolata l

e

terna salute . Agli altri sentimenti, afiievoliti dagli anni,predom inava il sentimento religioso e regolava giudizj epensieri . Scorrendo il Decamer one (ch

’egli non aveva mai

letto prima) si commove alla fedeltàdi Griselda e ne volta lastoria in latino ; e dichiara al suo Boccaccio di non averla.

tradotta per le donne ma per gli uomini, p erche‘

facciano

p er Domeneddio quello che colei fece p el mar ito. In etàpiùfresca avrebbe concesso al proprio cuore e a Griselda ealle donne qualcosa di più ; ma in quella dichiarazione ahbiamo una chiave de’

sentimenti della sua vecchiaja. E se

Laura,ne

T r ionfi, ambisce e Petrarca le dà lode di virtuosae di casta

, noi dobbiamo riferir questa lode alle virtù reli

giose della donna, non essendoci, memmen ne’T r ionfi, la

più lontana. allusione alle virtù casal inghe della sposa e della.madre . E dov’ ellasi scusa e si vanta di avergli donato

il cuore e raccolti a se‘

gli occhi, perchè

P er salvar te e me null’

altra via

E ra alla nos tra giovinetta fama,

30

questa fama, eguale per entrambi, non e altra cosa che

I l bel nomeC he lungi e presso col suo dir le acquis ta ;

la fama che viene a lui dal cantarla. e a lei dall’ esser

cantata e a tutti e due dalla onesta. guerra agli stimoli

della carne, la qual guerra. pel cris tiano è, od era, prin

cipio e guarentigia di eterna salute .

Questo pei sottintesi. Che c’entra, e qui e altrove, Laura

De Sade, e il barone U go suo marito e i loro undici figliuoli?Laura va per lo più sola co

suoi pensieri una volta la ve

diamo anche in barca e su un carro trionfale in compagniadi giovani amiche ; ma un03 0so tanto adorato ed accarezzato

.M WJ

(giudicando dai f rutti) ove diamine “si nasconde ? Possibile

ch’egli non si mostri mai nî àifche d1 passata, e che la sua.

ombra non si disegni. una volta o l’altra, sulla f ronte nu

nuvolata del poeta ? A l desiderio, da. quest’ultimo più volte

espresso,d

’essere tutta una notte colla sua Laura, una notte

che non vedesse mai I’ alba, non dovrebbe m escerei spontaneo un sentimento d’

invidia verso il placido mortale, chela possiede senza sciuparle attorno nè un verso nè un so

spire ? Se lo empie d’

invidia l’

atto dolce e strano di quelprincipe che

,prescelta Laura fra una corona di belle si

gnore, le bacia con solenne maestà pubblicamente gli occhie la f ronte, non deve a for tiori tormentarlo l’ idea che unumile cavaliere ottenga ben più ?Laura madre di undici figliuoli ! Possibile che, una volta

almeno delle m ille ch’ella si mostra a Petrarca, non abbiaattorno qualcuno di quegli undici angioletti ? e ch

’egli non

vagheggi e non cerchi baciar mai in nessuno di essi ilcaro sembiante materno ? possibile che

, fra tante belle cose,non faccia mai capolino una testina bionda. ed egli

, il dolcepoeta, non l

’ avverta e non lar -

profili ? Per quanto l’amorsuo ci si mostri treppo sovente

Sciolta da tut to qualitndi umane,

Petrarca era squisito artista, e se l’artistapoteva non badare

al marito, que’cari bambini, come le testine alate ne

’nostri

31

quadri antichi,avrebbero

,col loro intervento e colla loro

presenza,aggiunto grazia e leggiadria

_e celes te candore a

qualche sua pittura. Quando Laura siede, come un fiore ,

sull’ erba e ,intenta forse alla lettura di qualche pio ro

manzo,preme

Col suo tenero sono un verde cespo ; .

le farebbero sì graziosa compagnia que’ cari bambini, co

gliendo dori del prato per la ghirlanda ch’ ella gode com

porsi ! E quando si dà il diavolo ch’ ella si trovi sola col

poeta,qual f reno più semplice e più dolce a’

suoi men checelesti ardori

,dell

’accorto sorriso e dell’occhio sempre aperto

dell’innocenza ? In ogni dramma o idillio amoroso, la donna

che ha de’

figliuoli o prima o poi li tira in iscena, o perlo meno li nomina. La virtù trionfante se ne circonda comed’una corona di gloria ; la virtù militante ne fa il suo piccolo satellizio, il suo presidio serafico la virtù pericolanteli chiama a sé con timida voce perchè

,inconsci testimonj ,

tengano lontana la colpa ; e Aspasia, la civetteria, li stringeal seno per avere un innocente pretesto metter meglio

in mostra la mano leggiadrissima. E anche la celeste ne

mica di Petrarca, se ne avesse undici a sua disposizione,non isdegnerebbe farli legg1adr1 compl1c1 delle sue leggiadrear ti . Dissimular per ventun’anni undici figliuoli è per qualunque donnae per qualunque innamorato impresa impossibile . Il cuore umano non invecchia : e come a Wertherfa profonda impressione Carlotta attorniata dai fratellini

,

ai quali taglia, madre insieme e sore lla, il pane della sera

anche Petrarca non lascerebbe sfugg1rsi qualche graziosoatto materno della sua Laura, se Laura fosse madre. Non

mostriamoci cosi cattivi colla sua bella e f redda amica :

non parla mai de’ suoi bambini e non li ha mai seco per

la ragione semplicissima che non ne ha. Ma presupposto.l’identità di Laura e di Laura De Sade, nella virtuosissima

donna di Petrarca, come la chiama il mondo, o nella suanemica, come la chiama lui, ci è forza vedere una madresnaturata

,che non si cura nè punto nè poco de’ suoi bam

bini e,come una dama elegante de’

nostri bassi tempi, li

32

lascia non si sa dove, forse in balia di mani mercenarie.

Si noti che tra gli undici ngli di Laura De Sade figura anche

una Ogiera, la quale colla suamala condotta macchiò l’onor

della casa ; e se anche non si vuol invertire il proverbio

qual la madre, tal la figlia, una simile circostanza, com

binata coll’ apatia materna che Laura ( ammessa semprel’identità) mostrerebbe nel Canzoniere

,aggiungeuna gemma

preziosa davvero al serto delle sue celebrate virtù !Nè marito dunque, nè figliuoli ; nè tenerezza di madre

,

nè riserbo di sposa ; e di Laura De Noves,baronessa De

Sade,non rimane che il nome

,L aura, cioè l

’aria .

Ma dal non essere Laura quella donna che han volatofarla

,non ne segue ch’

ella sia un ente imaginario,un m ito,un’

ombra. In quest’

ombra, a quando a quando, si concretala donna. Laura

,se non è personaggio storico, è perso

guaggio reale ; sebb… ogtg1nza così tenue che

1 molt1 hanno dubitato, e dubitano, ch’ella non abbia mai esi

stito fuorchè nell’ accesa fantasia del poeta. U n contemporaneo e intimo suo

, il cardinale Giacomo Colonna (che peressere d’

A vignone doveva sapereun po’meglio di noi come

stessero le cose) in una lettera gli esternò, scherzando, questo suo dubbio . I poeti non hanno piacere che altri scoprai loro altarini e veda molto più di quanto piace ad essisc0prirne : cotesto èuno sverginare la poesia, scriveva Eurico Heine al suo Immermann, a preposito di certe indiscrete indagini intorno alla vera o supposta eroina del suoCanzoniere e Byron andava su tutte le

furie quando neglieroi de’ suoi poemi si voleva ad ogni costo trovare il suoritratto . Ma la critica, quando non è panegirico o sempliceinterpretazione filologica, è sempre un tantino indiscreta e

non sa star no’ limiti : quindi i poeti la vedono di mal occhioe la temono come un corrosivo della lor poesia

, ond’ ella

treppo spesso uccide le vergini grazie per vedere come son

fatte e per poi disseccarle e ridurle f redde petriflcazioni.Nè monta che i men timidi fra essi ad‘

erm ine il contrario

le pm bel le pagine del Canzoniere lo attestano . Abbondanocerto anche i versi finti e i sos…rf simulati, abbondano leoziose metafore e le freddure ; ma, pur f rammezzo e ques te,sgorgan _r_ivgi_ d

affetta e si fan sentire dehili accenti e tocchisquisiti, che partiti dal cuore vanno al cuore. La nota fondamentale del Canzon iere è veramente e profondamente patetica. Se Laura sia donna vera o ideata, Petrarca non si

ferma. a_d1mostrar10 purchè non si dubiti ch’

egli non ami,

purche non si dubiti che Laura non sia, come per Leo

pardi Nerina, l’

aterna suo sosp ir o ! Il desiderio d’amore, ha

detto Giampaolo, è amore anch’

esso ; e questo intenso desiderio, così nobile e sublime che Alfredo De Musset lo fa

tutt’uno col genio, e la voluttà insieme e lo spasimo, la

poesia e la malattia di Petrarca ; e se il vescovo di Lombeznon crede a questa malattia e non sa farne la diagnosi,tanto meglio o tanto peggio per lui. Egli non è obbligato aconoscerla : è malattia preziosa, preziosa poco men della roseasalute e non è di tutti : fra i mali umori dell’ostrica, per

esempio, manca precisamente quello che la cangi in perla…Ma a quel suo spasimare dietro una donna o dietro un.…tipo didonna, a quel suo lungo ir desiando deve P etrarca la sua

grandezza e la sua gloria ; ed egli ebbe ragione d1 d1re chesenza la sua Laura non sarebbe forse riuscito che un mor

moratore di corti e un uomo del volgo ; senza quella. Laura,cioè

,che il suo pensiero vestiva di luce divina e il suo

cuore adorava e che splende, come entro specchio magico,nel Canzon iere.

l l cardinal Colonna avrebbe potuto contentarsi anchelui della bella_imag ine : a che pro voltarsi indietro per

vedere se c’ è li vicino una donna che le somigli, o se

l’imagine invece viva e respiri e si muova, per virtùdi magia

,entro lo specchio soltanto ? Ma dacchè il voltarsi

indietro e curiosare, qualunque mostruosità. debba pararcisi

innanzi, è l’eterno istinto che E va ci ha posto nelle vene,

e l’

esempio della moglie di L ot, mille volte rinnovato, non

basterebbe a guarircene ; merita scusa anche il buon vescovo

di Lombez se,dapo aver dato nu’ occhiata allo specchio

magico e ammirata la imagine, si guarda attorno per cer

35

car la donna e, non trovandola, pensa che gatta ci cova, e

vuol dir la sua,e tenta il mago a rispondergli . Ma con

quanta finezza Petrarca gli sguiscia di mano ! Non unaparola sulla vera Laura

e sul vero esser suo . Quale ottima occasione

,qual tentazione per Petrarca di rompere il

silenzio e di allegar de’ nomi e de’fatti e togliere ogni dubbio

all’

amico ! Ma Petrarca lascia la realtà. e i documenti aiDe Sade di là da venire. A chiunque mi domandasse sela cosa sia vera

,ciò è se questo scritto sia favola 0 storia

,

risponderei come Crispo : chiedetene conto all’ autore, che

è il mio Giovann i. Cosi dice egli a proposito della G riseida ; e agl

’indagatori di Laura, interpretando il suo sen

timento, può dirsi : chiedetene a Petrarca : interrogate la

sua tomba o leggete il Canzoniere. Quel tanto di realtà.che gli piacque rivelarci ei l’ha cementato nelle sue rime :ivi c’

è de’

fatt i e delle date. Ma badiamo : tra i fatti ce ne

può esser di finti, e le date, che in un documento storicohanno tanto peso

,possono essere

,se non inventate, alterate

anch’esse per ragioni di contrappunto . A scoprir la realtà.

storica fra un labirinto d’

imaginazioni, la cronologia giovaassai meno del raziocinio, e il calcolo, e sia pure il calcolosublime

,e guida men sicura del senso poetico. A qualcosa

che non è Petrarca, a qualcosa. di estraneo e di estrinsecaal suo pensiero e alla sua natura, a un punto d

’appoggio

nello Spazio che serva a lui, come ad Archimede, per mettere in moto il suo mondo, a una Laura in carne e in ossaaccennano chiaramente non pochi luoghi e del Canzonieree de’ T rionfi; e non si può, senza rinnegare il buon sensoe il senso comune, affermare che Laura sia uscita tuttadalla sua testa, come Minerva da quella di Giove, e ch’el lasia tut ta favola e tutta imaginazione. Sarebbe far treppotorto a Petrarca il non crederlo capace d’

imaginar qualcosa

di meglio : si capisce che Pigmalione adori l’opera delle

sue mani alla quale ha trasfuso anima e vita ; ma comepuò divertirsi Petrarca, dato che voglia appagarsi d’ un

idolo fantastico, a scolpir, questa fredda. statua che non lo

ama nè ascolta e che non solo non gli si cangia fra le

braccia in donna, ma non lo lascia toccarle una mano, nè

36

tampoco accostarsele ? La fantasia umana,inspirata dal

l’amore e dall’amor proprio, non crea pe’ suoi m inuti pia

ceri de’ mostri che le si rivoltino contro,e non evoca fan

tasmi che le stien zitti. L ’accesa

_fantasia , non turbata nè

circoscrit ta da alcuna. real tà, gli avrebbe fi gurata o la felicita, una. felicita intera, o una infelicità. poetica ; e il cuore,corrivo a imaginar que’ beni o que’

mal i soav1 che p iù desidera, lo avrebbe fatto credersi e dipingers i o il più fortunato o il più sprezzato de’

mortali . Tagliare al propr10dosso un amore infelice o non ben corrisposto

,è un esercizio

poetico o retorico come qualunque al tro, poe tico o retorico

secondo che l’amante è un poeta o un parolaj o ; ma nella

n felicità imaginata c’è pur sempre qualcosa che parla in

nostro favore : la lagrima pianta con grazia può guadagnareal poeta (specie se è giovane) il cuore di qualche solingalettrice impietosita ; la quale , quanto volontieri non emenderebbe gli altrui torti

,amando una povera creatura cosi

degna d’

affetto e così indegnamente trattata ! Leggendo il

C onsalvo, sentiamo che di reale non c’

è là dentro che ildolore e le lagrime del povero Consalvo Leopardi ma che

Elvira è una sua creazione e forse una stanca Speranzache una donna prima di morire lo accerti, con un bacio .

ch’agli non ha vissuto indarno . Aspasia invece è vera

e reale, reale come il poeta che, per la più sp iccia , lascial’incognita, e fa sapere a tutti ch

eg li è Leopardi e che ,

quand’anche una donna calpesti i suoi diritti, egli e re. Labuona testimonianza che noi rendiamo a noi medesimi ,quando pur non sia falsa, e sempre sospetta ma in quelche diciamo contro di noi

,e che non è detto per vezzo e

per civetteria,per provocare un sorriso d’

incredulità. e unacara smentita in chi ci [ ascolta

,o per attribuirci disgrazie

invidiate o qualcuno di que’ peccati amabili che nel mondohanno più credito delle più specchiate virtù

, c’

è sempre unfondamento di vero. Chi vorrà credere pretta finzione le

odi di Saffo, i sonetti di Shakespeare, il Wer ther , il Sognoe l’A ddio di Byron, le C onfessioni di Musset , l

Intermezzo

lir ica di Heine, l’

A sp asia di L eapardi‘

l L’amor proprio nonrinnega sè medesimo a questo modo . L

inesperto della vita

37

pì1ò bene, o per fastidio, o per flacchezza d’

animo, o per errordel vuoto, o per disposizione morbosa, o per quel gemitoche

,secondo l’apostolo ,

ogni creatura ha in sè medesima ;

può, dico, verseggiare ingiuste querimonie e affanni aerei

ma dissimular l’amore quand ’

e più liberale di sue dolcezze,negare , dapo la trasfigurazione ,

l’iddio per deformarlo in

diavolo,divertirsi a creare e a fantasticare nella propria

v ita,contro coscienza e contro esperienza, de

’ tipi ed esempidi mostruosità e di fatuità femminile, è pervertimento d

in

gegno onde non può macchiarsi che il cinismo volgare .

Serbarsi,anche fra i travestimenti della poesia, giusto verso

gli altri e leale e smeero verso sè s tesso,è nel vero poeta

qualcosa di più che un sentimento di dignità e d’

orgoglio,

è l’eterno segreto dell’arte sua, il prezioso aroma che man

tiene a’ suoi carmi, traverso i secoli, vita e freschezza . Byron,

così proclive a infoscare e negar tutto, e sposo sì infelice,non denigrò nè rinnegò mai la donna, ch

’egli ne

’ più de’ casiaveva conosciuta buona e pietosa. Anche in arte , la sola

diplomazia è quella del galantuomo : la sincerità, o primao poi

,trionfa

,e la bugia ha corte gambe e rimane a mezza

strada.

La sincerità e la lealtà. che Masamo D’A zeg110 predicava,

a memoria nostra, come la sola durevole arte di stato, arteche rese sì caro e si venerato il suo nome, fuanche la pol itica e la diplomazia che adottò Petrarca nelle sue legazioni e nelle sue lettere ai potenti politica e diplomaziache

,non ascoltata allora da essi se non come s

’ascolta un

bel periodo armonioso, gli merita ora inni di lode e di gra

titudine da nei tardi e non ancor sinceri n ipoti . E la sin

cerita. fuanche la sua poetica. La scorza è finzione,ma

jl’

intimo è verità. Non si guagdi _am etafore, a nomi cangiatio a cifre inesatte

_m

_a àÎ sdcco

, ai movimenti dell’

animo ,

alle situazioni, agli afi‘

etti. Tutto ciò che conosciamo di lui,.della sua natura

,della sua vita, de

’suoi studj , de

’suoi più

riposti intenti e pensieri, 86 anche non può ajutarci a seguare una precisa linea di confine tra la poesia e la realtà,può però avvertirci quando l

’ispirazione è tutta sua e quando

il mj … da fuori. Nella primaa" “

parte special

1

38

mente , in mezzo a molte fantasie , ci son scene e pittureche recano in sè stesse il profondo suggello d

imp 1;eggioni

e ci sentiamo una verità un

duro cozze fra un mondo poetico e il mondo reale.Dico cisentiamo, perchè da un sentimento non può sempre cavarsi

un raziocin io o una dimostrazione , come dal toccar terrae dal sentir di toccarla, non è giàdimostrata la qualità. de lterreno . Non si tratta di cogliere allusioni e sottintesi, di afferrarsi a de’

versi o_a de’mezzi versi per documentare un fatto

storico o i particolari di un fatto : nè intuizione di poeta nè

acume di critico potrà, analizzando una lirica, depurar mai larealtà da quegli impercettibili atomi di poesia ond

’ è tuttapenetrata. Ma da una certa obbiettivitamaggiore che la liricapresenta, dal suo collidere e discordare col modo consuetodi sentire e d’

imaginare del poeta, dal porsi egli in una luceinsolita, e non solo sfavorevole ma falsa, si può congetturareche ci troviamo più o men vicini alla realtà: ce lo persuadenn tacito assenso, una specie di fede : cosi come una Speciedi fede ne accerta, malgrado le ingegnose sottigliezze diquesto o quel metafisico, che il mondo esterno esiste davverofuori di noi e senza di noi e non è altrimenti un modo diessere del nostro pens iero . Ma come dimostrarlo ? Lo speratomondo è vicino : ce lo prenunzia quella foresta galleggiantee quello stuolo d’uccelli mal noti ; ma gli uccell i non con

fideranno a nessuno la incerta storia de’ lontan i lidi ondemossero . Nell

’indole di Petrarca, nel suo modo di vedere e

di sentire,ablìîî fiî un mezzo per distinguere le sue illusion i

e allucinazioni"

,l é cose che non hanno entità e verità.che per ltîi

'

f dalle cose che ,per usare la bella f rase dan

tesca,son vere fuori di lui . Raro egli egg_lie e ritrae, come

Dante,la realtà. immediata e le poche volte che ciò ao

cà‘

dîî”è”

facile scorgere ch’ella gli si attraversa e lo intoppae gli s

’impone ,

e che il vero sgombra per forza l’ errore.

Petrarca scrive col deliberato proponimento di magnificar

la sua donna, di eternarla nelle sue rime . Laura dev’

essere

unica f ra le donne. Quindi la tendenza a lodare e benedir

tutto , anche le durezze e g li sgarbi , a non vedere che ilbello e il buono, a crearlo, con isforzi d

imaginazione, ove

39

non c’

è, a esagerarsi l

importanza di ogni più piccolo segnocortese

,a interpretar tutto in suo favore

,a volgere , come

Mitridate, in nutrimento anche il veleno . Egli non solo cerca,come altri poeti, ma vuol illudersi e c i riesce : e chiude gliocchi per sognar meglio ,

per non vedere ciò che potrebberompere a mezzo il suo sogno

,per non turbare la cara ima

gine che gli sorride in seno, bella come il primo giorno chela vide, così bella che della sola imagine egli s

appaga. Latrista nebbia che possa appannargliela non uscirà. certo dal

suo cuore, ma dall’

esser egli,

Come persona che per forza è des ta,

costretto ad aprir gli occhi , e a veder Laura ben diversa‘

dalla celeste idea che se n’

è formata . Laura stessa invi

diandogli fino il possesso di siffatta idea,come non so che

etera citò in giudizio l’innamorato A teniese che aveva òsatopossederla in sogno : Laura stessa dico

,gli domandera.

conto severo dell’averla imaginata s1 bella e sì perfetta , sitogl iera, colle proprie mani, il roseo velo gemmato che all’

illuso poeta nasconde il vero,e gli si farà innanzi qual è.

Ove nella dea fa capolino la donna,la donna che stanca

gli specchi nel vagheggiar sè medesima ; ov’

egli è costrettoa con fessare che quest

’anima angelica,

Consacrata f ra i nob 1l1 in telletti,

non curò mai nè rime nè versi e non gli ha mai datoascolto

,perchè probabilmente è tutta intenta al suono della

sua propria voce,perchè il suo desiderio com incia e finisce

in lei e nel cuore di Laura non c’

è altri che Laura ,ivi

sen tiarno la ruvida realtà. ; ruvida molto se l’illuso poeta ,

così illuso da premere al seno un lauro imaginando d’

ab

bracciar la sua donna, si riscuote e la riconosce ! Possiamoesser certi ch’

egli sul conto di Laura non dirà. nulla dibrutto e di men che divino

,se non c

’è tirato pei capelli.

Poichè per dirlo gli convieufar forza a sè s tesso, venir meno

e al suo nobile intento che è l’apoteosi di Laura, e a quellatradizionale cavalleria che collocava la donna sugli altari e

imponeva di accettare in buona parte da lei, come da una

40

divinità, così il bene come il male e di glorificarla e benedirla anche quando si mostrava più spietata. Queste cousiderazioni e

,lo ripeto

, un’in tima fede maggiore e più cre

dibile di ogni raziocinio, quel sentimento della realtà. innato nell

’uomo , sentimento che , innalzato all’ultima po

tenza , fa divinar gli antipodi ove Dante aveva collocatoil purgatorio

,e ci avverte, leggendo, quando il poeta va

neggia negli spazi imaginarj e quando invece tocca terrae cammina sul saldo e sul reale, no danno la certezza cheLaura non è solo un idolo della fantasia e che una donnavera e viva le corrisponde. Noi possiamo indovinare quanto

appartenga a lei e quanto Petrarca le aggiunga e le fan

tastichi attorno , ma chi sia questa donna egli non ha vo

luto dircelo, e l’inquieta curiosità di tutti gli eruditi del

mondo non verrà mai a capo di accertarlo.

La postilla al Virgilio è degnissima di fede perchè non èpresumibile che Petrarca

,!Vecchie solitario , disingannato

del mondo e dell’amore e degli errori antichi , e portatoalla sincerità non meno dalla sua coscienza d’uomo che

da’ suoi sent imenti religiosi, pensasse a mistificar sè medesimo e i posteri con una nota . Anche Alessandro , a ses

sant’anni, non avrebbe probabilmente ideato quella sua spacconata delle armature colossali , che potè permettersi atrenta. Ma un poeta e massime un poeta come Petrarca, ilquale,… ggtW eva

-m e in un suo mondofantastico , può, …ripete ,

essere sìncerissimo benchè godaornarsi d’

imagigi, … ceme l’

innocenza e l’ ignuda beltà divesti

° Ieggiadre e di nori , e non chiami sempre le cosecoi loro nomi. Il fatto ch

’egli narra può e deve accettarsi

per vero, ma nome,, di Laura p resenta , fqr$9 la,

stessacertezza storica e merita la stessa fede ? E possiamo noi

accettarlo, così nudo e senza l’

aggiunta del casato, come unnome storico? Petrarca non mostrò certo per l’integritàde

’nomi proprj lo scrupoloso rispetto che inspiravano a

Goethe, il quale, a proposito di un cattivo bisticcio di Herder,aff erma che un nome è parte vitale dell’individuo, e lo paragona alla pelle, che non può ferirsi di lieve puntura senza

che tutto l’ organismo umano se ne risenta. Petrarca

l

42

za, la ripete,‘

lamentando la morte di Laura, anche in prosaz laurus mea. U n cangiamento o un’

alterazione di nome

può parer ' cosa grave a quegli antiquarj allucinati che nellapoesia cercano la storia e la cronaca ma la poesia è poesia

,

e meglio di molti chiarissimi ragiona Giulietta Cappellettiquando dice a R omeo : Se tu non ti chiamassi R omeo

,

t’

amerei lo stesso : la rosa non perde certo il suo profumo,

se anche le si cangia il nome .

Nascondere ai profani e alla loro maligna o dotta curiosita ciò che si ha in terra di più caramente diletto

, e umanadelicatezza ; ma siccome il poeta, e più specialmente il poetalirico, dee pur sfogarsi e dire ai quattro venti tutto ciò ch

’egli

pensa e sente,

P erchè parlando il duo] si disacerba,

e perchè gl’

intimi affetti del suo cuore formano la tramadella sua poesia : per non parlar treppo chiaro e non com

mettere indiscretezze non gli rimane altro che adottare lalogica di Giulietta e cangiare il nome alla rosa. C angiarle

il nome ed occultarla in guisa che al mondo non giungache il dolce profumo . Il mondo, che della rosa

_pregia la delicata essenza, non gli movera certo querela, e non gli darà.taccia di mentitore che il freddo botanico

,a cui sta a cuore

sopra ogni cosa il nome latino . C hi non approva simili finzioni e travestimenti o non ci si orienta, non sa che sia poesia ,e mostra di conoscere ben poco antiche e nuove usanze eil cuore umano in generale . I trovatq ri provenzali o perverecondia o per uso o per ragioni poetiche

,cantavano an

ob’essi le loro belle occultando le sotto un finto nome ; e

questa pia f rode (che non e moderna ma è probabilmentecoeva alla poesia) l

additavano essi a Petrarca, se anche ilsuo istinto poetico non avesse dovuto suggerirgliela. A

chi la crede una vera frode verso quella verità onde ilbello poetico e lo splendore

,può ripetersi che, in poesia

e che un’ innocente sost ituzionedi nome non parve menzogna nè anche a Dante , che ognimenzogna rimosse. Nella Vita nuova egli ingenuamenteracconta di aver celato l’amor suo per Beatrice col fin

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gersi innamorato di altra donna che lo vedeva di buon oc

chio ; e di avere nu poetato per costei. Pensai fare diquesta gentile donna schermo della verità e tanto ne mostraiin poco di tempo

,che il m io segreto fucreduto sap ere dalle

più persone che di me ragionavano . C on questa donna mi

celai alquanti anni e mesi ; e per pm fare credente altrui ,feci per lei certe cosette per rima . In poco tempo la fecimia difesa tanto

, che troppa gente ne ragionava oltre literm ini della cortesia ; onde molte fiate mi pesava duramente. Se rafl

rontiamo questa con fessione —d’uno de

’ piùsinceri f ra i poeti coll

’arguta insinuazione del cardinale

Colonna, ci sarà. forza concludere che quest’ultimo di poesia

lirica, del suo esterno meccanismo almeno, se ne intendeva,e che sapeva leggere tra riga e riga e guardar dietro lequinte meglio di molti commentatori . Ma

,guardando fra le

quinte, perdeva d’

occhio la scena. Il suo grande errore non

consiste già nel creder finto il nome di Laura, ma nel credere un ente imaginario la donna che Petrarca con quelfinto nome designa, e finto e simulato l’amor suo .

Dante si è valso della sua stessa sincerità a disascondercila sua finzione : egli non arrossi nè sdegnò palesar questo comealtri suoi segreti ma Petrarca ,

beato de’

g6ntili errori, ne’

quali ama tanto cullarsi

C he pm certezza averne fora il peggio ,

o non seppe o non osò o sdegnò forse rafl‘

rontarli alla ve

rita. Non c’

è per il poeta compiacenza maggiore e più carotrion fo che veder scambiata colla realtà. la sua poesia : scambio che e dal gran pubblico avido di emozioni e ignaro dinotom ie critiche, e da critici e storici accuratissimi

,si fa

anche sotto i nostri occhi ogni giorno ,ma assai puù f ro

quente in tempi di fede,devoti all’arte e ancor poco scal triti

intorno a’ suoi segret i congegni. Dante stesso sorridevaquandole donnicciuole di Verona

,mostrandolo a dito

,attribuivano

quel suo color bruno allo scendere egli all’inferno e risalirnea suo grado e con tutto il suo zelo per la verità, zeloche gli fece quasi rinnegare l’opera propria , avrà sorrisoanche Manzoni di tante e così serie ricerche per fare il

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nome al paesello di Lucia, all’Innominato e alla Signora di

Monza. L’uomo è lento a credere a ciò che non vede e non

tocca, e difficilmente s’

appassiona per un mondo tutto poetico,che gli sorride bensì alla vista gaj o e vario di tinte come lafata morgana, ma che, se n iente n iente gli si accosta

, fuggevia e non si lascia conquistare nè coltivare nè sottometterea leggi agrarie : perch

’egli ci trovi gusto deve poterlo cre

der reale. Così il commoversi per un ente che sia ricono

sciuto o in tutto o in parte fantastico, e privilegio di pochissimi : i più, per dargli ascolto , hanno bisogno di credereche sia della lor stessa pasta, che abbia vissuto o viva dellalor stessa vita

E mangi beva e dorma e vesta. panni ;

e va scusato il poeta se, con qualche trovato ingegnoso, conqualche opportuna reticenza o con qualche nome preso aprestito , asseconda questa pia illusione, cosi benefica pei

moltissimi che non sanno o non vogliono guardare in facciala verità. Va scusato Petrarca s

ei imaginò il nome diLaura, perchè la donna ama ta da lui fosse tutt

’uno colla donna

che il mondo gli appioppava . Certo che s’

egli potesse levarela bella testa (povera testa di poeta, ita in polvere al primoruvido contatto di un’

aria che non è p 1ù la sua !) si compiacerebbe assai di vedere storicamente accertata la suaLaura da tanta farragg1ne di documenti, uno più autenticodell

’altro ; di vedere ajutato da tanto apparato d

erudizione

e da tanto calore di dispute ciò che forse non fualtro cheun suo innocente artificio di poeta ; si compiacerebbe di vedere uomini serissimi sudar sangue e rovistare archivu edisseppellire vecchi contratti e polverose pergamene per trovar la chiave del suo segreto , per costringere la storia abarattare i pann i colla poesia e a raffigurare in una canzone0 in un sonetto la vera Laura, come il Mommsen su un sasso

,

che si conserva nel museo di Este,ha diciferato la legione

quinta. Il sone tto ha nella sua forma un che di lapidario , enon è meraviglia che nuarcheologo un po

’miope lo consideri,

non come poesia, ma come un’iscrizione antica, e tratti un

canzoniere come un medagliere .

45

Ma anche la poesia dev’essere oggi erudizione e non altro

che erudizione ; e a forza di non tener conto che de’libri e

de’documenti scritti, si perde sempre più d

’occhio quell’ e

terno, quotidiano, infallibile documento , chiave e pietra diparagone d

'

tutti gli altri,che è il cuore dell

’uomo . Leorigini del ramma storico , dell

’ epopea storica e di ogn ialtra specie di poesia ove il poeta abbia tutto un papaleper collaboratore , lasciano utilmente rintracciarsi ma non èsì faci le nè si utile scoprire onde cavi la delicata materia de lsuo lavoro il poeta lirico

,e com’

egli mesòa le fila che trae dasè a quelle che il mondo esterno gli porge, e accoppj e contemperi il vero all’imaginato . La letteratura ha certo anch’

essa

il suo lato scientifico,ha, come la storia naturale, la sua em

briologia ma la embriologia stende invano i suoi tentacoliverso il segreto della vita, il quale , per quanto ella f rughi etenti, le sfuggiràsempre. E deplorevole vedere che la scienza,per troppo amarla

,soffochi l’arte e, intenta a cercar nella

l irica l’ elemento storico, uccida la poesia . Nella lirica, e piùnella lirica amorosa

,la storia è cosa si incerta e secondaria

come nella storia la leggenda : documentar la lirica intim aè un’

annebbiarla ,è un addensarle attorno vapori che non

le appartengqno : la luna con intorno l’alone è più ampi ama è anche p 1u torbida. La lirica intima è documento a sèstessa, ha come poesia una sua propria sostanza e una sua

propria verità, che non è men vera benchè non sia la veritàefl

ettuale delle cose,la verità. storica . Scambiar l’una coll

al

tra ci f rutta bensi le memorie dell’ abate De Sade e com

pagni,ma non avvan taggia d’

un iota nè la storia nè la

poesia nè la civiltà., e sostituisce al fatto storic o il pe tte

golezzo, e alla critica il romanzo cri tico . A l romanziere , alpoeta drammatico e anche, se vog liamo, al poeta politico possiamo eppor la storia, quando, non paghi a meglio avvivarla,la svisino e la deformino, non paghi a lumeggiarne le parti

buj e, ne ofi‘

endano i luoghi luminosi e corrompano , falsifi

candola, il senso morale e confondano i criterj delle molti

tudini: perchè storia e poesia non devono troppo apertamenteosteggiarsi, ma tendere insieme, ciascuna coi proprii mezzi,all

’ultimo termine di ogni arte e industria e di ogn i nobile

46

sforzo, che è la verità e, per mezzo di essa, il miglioramento

umano . La verità. poetica deve avvalorare la verità. storica,

non ismentirla. Ma al poeta lir ico, la cui poesia volga intornoad una vita tutta intima tra fantasticata e vissuta, quali fattie documen ti opporremo se non quelli ch’

eglimedesimo ci ponesott’occhio ?Di quel tanto di realtàche tramesce all’opera suapossiede egli solo il segreto, e 001 solo cangiare un nome

e modificare una data può ravvolgerlo di nebbia impenetrabile. Appiastrata alla poesia amorosa, l

’erudizione storica

non illumina ma ingombra, impedisce di vedere e di sentire :il brusco raffronto della realtà. non le cresce luce ma la scolora

,e deturpa. Se la Fornarina potesse risuscitare e pian

tarsi, viva e spirante, innanzi al dipinto che la ritrae , lasua brusca presenza nuocerebbe alla placida impressione

,

tutta estetica, che il quadro ci faz invano cercheremmo in

lei quel che d’ideale, onde Raffaello ha pur saputo attenuare

certe sue non troppo celest i ricchezze. E se,dopo letto il

Canzoniere, in cambio di un’

arida notizia biografica ci com

parisse innanzi Laura in persona,,ci farebbe paura, ci par

rebbe non già Laura 0, se non tanto , l’imagine di Laura,

ma il suo spettro, e riapriremmo il Canzoniere per rispec

chiarei nell’originale. Faust evocò a

’ suoi scolari l’E lenad’

omero, ma la suscitò dall’I liade, ove ha vita e giovinezzaimmortale, non dalla tomba ove e polvere.

nella storia della poesia,

alcuna importanza, se non quando si mostri cosi intimamenteconnessa coll

’opera sua, che riesca impossibile capir 1

’una

senza interrogar l’altra. La biografia di P etrarca non è_ si

necessaria alla intelligenza del Canzoniere, come la biografiadî

Dante (1ntendo una vera biografia, desuntada fonti storÎÉhB,

°

non documentata da terzine) alla intelligenza dellaDivina Commedia. Dante nel suo poema ha fuso, pur trasformando e colorando poeticamente, tutto il suo secolo etutto sè stesso ; fra il cittadino e l

esnle , f ra l’esule e il

poeta, benchè non ci sia identità., c’

è più accordo che fral’amor di Petrarca e la sua vita raminga e intenta a tutt’

altro fra il suo Canzoniere e le lettere latine, 0v’ eglidell

amor suo toccan na sola volta e quasi a controcuor0

47

e interrogato . Nè ci si opponga che la scienza ha la sualegittima curiosità da soddisfare

,che ogni notizia è utile

,

e che abborrir da minuziose ricerche biografiche è da sfa

ticati. Qui non si tratta di sapere se ogni curiosità. debba,

ma se possa appagarsi : ogni erudizione u tile all’ arto e

alla scienza e preziosa, ma frivola e vana, per quanto seriasi atteggi, è ogni Spigolatura di notizie che, superflua alla

storia, deformi la poesia. Gegginps, nella sua storia dellapoesia tedesca, non ha creduto necessario narrar con qualchediffusione che la vita agitata e battagliera di Lessing, perchètra essa e le Opere di questo p?inéi_pa della .

critica c’

è con

tinuo rapporto e legame . Cito G ervinus, non per farmi bello

e farmi forte d’un esempio tedesco, ma siccome e moda dicreder serietà. e profondità. germanica ciò che non e soventeche rabbiosa e cavillosa mania di citazioni , 10 cito per dimostrare come precisamente nella dottissima Germania

, 0

a torto 0 a ragione sempre invocata, i veri dotti non abbianonulla di comune coi dottrinarj e cogli spigolatori di notizie,e la storia della poesia vi si tratti dai grandi in modoben diverso daga storia propriamente detta. A non confon

dere l’una coll’

altra è opportuno l’esempio di un uomo che,

possedendole e magistralmente trattandole tutt’e due le hal’una dall’altra nettamente distinte. _Il sapiente silenzio, che

intorno alla vita privata de’ poeti serba un si acuto inda

gatore di ogni più piccolo accidente della vita pubbliòa, èparticolarmente significativo, e può incoraggiare anche noi

a lasciar in pace L aùî ’à B"

e“

S‘

ade a i …suoi undici figliuoli

a considerarla,tutt’al più, come un appiglio e un presta

nome ; e a non occuparci che della"

Laura del Canzoniere.

L’opera dell’abate De Sade è vangelo per molti ma qualchealtro dotto

"

Avignonese potrebbe cavare dalle vecchie per

gamene di famiglia un’

altra Laura più petrarchesca dellasua, e rimarrebbe ancor sempre a dimostrarsi che la nuovaLaura e veramente quella del Canzoniere, e che Petrarcanon fuun poeta ma un cronista e un notaj o pubblico . Traun personagg_ig p getico e un personaggio male. ma non

ancora storico, non c’

è‘

riscontro nè identità.pqssibile. Laura

m an“»

De Sade appartiene, s e vogliamo, alla cronaca avignonese,

48

ma alla poesia non appartiene pm che qualunque altraLaura che nasca e cresca e figli e muoja nella testa diquesto o quel commentatore. La poesianon dà cittadinanzache alla. donna amata e cantata e dipinta dal Petrarca nelCanzoniere ; e tolta a questo suo mondo, Laura non è piùnulla, non è tampoco un vano nome. E mentre il raffron

tare e confondere questa donna con qualunque Laura storica, ha sedotto e seduce molti a cercare e veder nel Can

zoniere allusioni e sottintesi che Petrarca non ha mai so

gnato di porvi , e ne vizia profondamente il concetto e ilmotivo : studiarla in sè stessa, qual egli ce la presenta 0 at

tegg1a dinanzi e descrive , può riuscire non inutile allamaggior conoscenza del cuore umano e delle meno ignobili

fra le sue debolezze e* follie.

Della terra farebbe intiero e adeguato concetto chi potesse collocarsi fuor della terra e tutta abbracciarla coll’occhio e col pensiero . Quel puntò nello spazio, di cui parlaArchimede, è necessario anche al critico, che per far giustastima di un poeta deve saper mettersi ne

suoi panni e nel

suo mondo, e uscirne. Il pr_ingipio motore del C a_n_z0nienenan

è nella fantasia ma nella realtà,, non è un’

idea di donna,“

1115"

1î na donna v 1va_e vera; e a lei , al suo vario atteg

g1arm e a1 vari aspetti che assume, deve pure aver l’occhio

chi voglia intendere l’amor di Petrarca e trovar la ragioneintima della sua poesia. Petrarca amauna donna e_sgriye perimmortalarla e studiar questa donna

,che regola i moti del

suo cuore e_informa la sua poesia, parmi assai più impor

tante che far la f redda notomia de’ suoi versi , astraendolidal loro soggetto, da. colei ch

egli chiama L aura sua vitale.

La sua amorosa idea è così essenziale alla sua poesia comealla musica il motivo dominante

,ed essenziale al lo studio

del poeta è l’indagare perchè questa idea non si serbi sem

pre eguale a sè stessa, ma gli si alteri framano . Petrarcanon può tanto perdersi dietro a

’suoi felici errori ch’

egli, a

50

sta donna, i veri caratteri che la distinguono e che, fra tantainesattezza di contorni e poesia di movenze , ne fan quasi

un t ipo come Aspasia e C élimène ; un tipo che nella realtà

della vita trova ancor oggi qualche riscontro e che quindi

è degnissimo d’attenta considerazione .

Che Laura sia una dea, una statua, una larva , è prestoetto . In questa larva c

è tanta realtà, tanta verità. e so

in questa dea c’

è tanto della donna , in questa cosita e nebulosa Laura c’

è tanto della eterna E va, quantonon ce n

è, non solo in tutto il servo p ecorame de’

petrar

chisti , ma in tutti quanti i nostri lirici antichi e modern iDante compreso . Appetto a Laura sono pallide larve

,non

solo Glori e Fillide,ma Beatrice , Leonora, Nice ,

Nerina .

Scompagnata dallo studio di Laura,la poesia di Petrarca

rimane certo ancor bella,ma que’ lampi di verità, che pure

accrescono luce alla bellezza e le dan carattere,mal pos

sono afi‘

errarsi, e l’amor di Pe trarca ,

il suo giovanile er

rore, rimane un enimma. Perché ha egli tanto amata e celebrata questa donna, per poi bruscamente ripudiarla e dimenticarla ? Non ha egli detto che la bella imagine di leinon sarà. mai tratta

,nè per forza nè per arte , dal cuo r

suo sinch’

egli avrà vita ? Onde spirò quel soffio che spense,dopo trentun’ ann i che pura e generosa ardeva

,la sua fiamma

amorosa ? Fu stanchezza e frivolezza e volubilitàdi natura ?fupovertà. di cuore, che non sa alimentare un affetto sin

chè un sepolcro ambedue chiuda . 0 fuinvece il sentimentoreligioso, che) , p redom1nando gli diradmò— daî f cnanej gni

Ù —C

altro eele_stel Mai generosi amanti sapevano

,anche nel medio evo , santificare il generoso amor

loro : Dante si fece guidar da Beatrice sino al cospetto di Dio .

E non la sola indulgente fantasia de’ poeti innamorati, maanche l’ austero ascetismo monacale consacrò affetti mondani : Pietro il venerabile assicurò Eloisa che in cielo ungiorno le sarebbe reso il suo Abelardo, com

’ei gliene affi

dava in terra le ceneri . E Petrarca meritera luogo men

puro e meno eminente f ragl’

innamorati e i poeti d’ amore,egli venerato come il più gentile fra essi ? No, egli figura

ancor fra i primi nella dolce schiera : aver amato per trenta

51

n’anni una tal donna fa di lui un prodigio d’ amore comelo chiamò A lfieri. La fiamma celeste non si consumò per

sè medesima, a poco a poco, per mancanza d’ alimento : il

f reddo so ffio che l’ ha spenta, 0 meglio deviata verso metapiù nobile, non parti dal cuore del poeta. Cotesto non puòintenders i che studiando Laura nel Canzon iere ; e un tale

studio, utile per sè medesimo, e anche necessario a restituirbella e nobile e intera la figura del Petrarca, il quale non

può apprezzarsi col mettergli Laura accanto e alla pari, macol contrapporgliela.

La sua relazione con Laura non e l’armonia de

’contrarj ,

ma il loro fortuito accozzo . Il mondo non è sempre giustone

’suoi accoppiamenti e appaja spesso coloro che dovrebbe

disgiungere o, per lo meno, distinguere . Il proverbio ama

chi f ama e ant ico, nota Petrarca, e il mondo non crede chesia così facile violarlo e che un grand

’uomo si rassegni adamare per tanti anni una donna che non vuol saperne di lui .Petrarca amò platonicamente Laura, e ne sgorga spontaneala conseguehìabhe Laura lo abbia platonicamente corri

sposto. Il poeta 10 ha fantasticato ne’

T rionfi scritti in vecchiaja : chi si cura d

’investigare se lo abbia detto anche nel

Canzoniere,scritto in gioventù e dietro impressioni recenti ?

Petrarca e Laura sono due nomi indissolubilmente congiunticome l’amante e l’amato, come Dante e Beatrice, Abelardoed Eloisa

,Paolo e Francesca e l’unione di due nomi lascia

facilmente imaginare l’accordo di due nature e la simpatiadi due cuori. Nel giudizio di molti, Petrarca era, già. vivo,accoppiato e quasi fidanzato alla sua Laura. Egli narrapoeticamente, ma con molta apparenza di verità,

che unam ico otf rì un giorno a lui e a Laura una rosa, e con quell’aria colla quale il sindaco, prima di proferir le parole sa

cramentali, complimenterebbe una leggiadra coppia di sposi,sentenziò solennemente

Non vide un sim1l par d’

amanti il sole !

lusinghiera sentenza che, illudendo il desiderio empie di

gioja il poeta.

La mia bel l aNemica. che m ia. donna il mondo chiama.,

egli dice, come per mettere un po’di luce ma il mondo

è tutt’altro che scrupoloso e non gli dàascolto : è un padree un padrone dispotico, lega insieme quelli che gli sem

brano convenirsi, senza troppo sottilizzare come la pensinoe se sieno proprio nati l’uno per l’altro e agli occhi e nel

concettò del mondo, la bella nemica di Petrarca sarà. eternamente la sua bella am ica. Ma non gravi a noi chiudereper poco gli occhi al mondo e ascoltare il poeta.

La tela del Canzoniere è semplicissima . Oltre il poeta protagonista e L aura, pochissimi personaggi e que

pochissimi

si mostrano in iscorcio e quasi in nebbia,e sfumano via

prima che il sonetto 0 la canzone finisca. Non casi stranio tragiche vicende : un mover di vento o di profumo,

U n mover d ’

occhio, un ragionare, un can to

basta a far vibrare la catena elettrica onde il poeta è av

vinto , e la vibrazione freme eterna ne’ suoi versi. Laura

non ha nemmen bisogno di mostrarglisi : egli la reca scol

pita in cuore,

Onde mai nè per f orza nè per arteT rat ta sarà sinch

ei sia dato in predaA chi tutto diparte.

C on la mente egli disegna ovunque il suo bel viso 10 disegna

nel sasso che di lontano, come vista da Napoli la Sirena,arieggiun profilo umano ; lafigura seduta in riva alle chiare,f resche e dolci acque ov

’ella pose le belle membra ; la vede

affacciarsi, quando le p iace a una finestra che guarda a

mezzogiorno, 0 , negli arsi giorni estivi , seder pensosa su

un sedile di pietra accanto alla porta di casa ; o solingapasseggiatrice

,raccoglier fiori e farne ghirlande a

’ capelli

biondi.f 1_1 il suo_primo amore. Il cuore ha, come l

’in

telligenza, i suoi incerti albor1, 1 suoi preludi e tentativi ,e, contro ciò che si crede comunemente, è raro che il primo

53

amore sia il pm intenso quello che dà al cuore la vera

p iega e che decide di tutta la vita . Shakespeare imaginò

con sapiente finezza,che.R omeo prima d’

incontrar Giuliettaabbia amato Rosalinda. A un vero e profondo amore vannoinnanzi que

giorni inenarrabili della prima gioventù, quelleprime e lievi imaginazioni e impressioni giovanili che Leopardi ricorda con sì acerba mestizia. R osee nuvolette fugaciche scherzano sull’orizzonte prima che vi sorga il sole cheillumina e scalda e brucia pure brezze dell’ alba che increspano ‘ il lago del cuore, manol sommovono ancora a tempesta. E Petrarca teme con ragione che il secondo erroresia peggiore del primo .

Io dico che dal di che il primo assaltoMi diede A mor , mol t ’ anni eran passat1Si ch ' io cangiava 11 g1ovanile aspetto.

Lagrima ancor non mi bagnava i l pettoNè rompea ’ l sonno e quel che in me non era

Mi pareva un m iracolo in altrui.L usso ! clie son ! che fui ?

Laura gli apparve,come g1a fuaccennato, in una chiesa,

nel giorno

che al so l si scoloraroP er l a p1età. del suo Fattore i rai ;

funebre preludio all’

amor suo che fu,come nota arguta

mente il G 0ethe,_gn_ eterno venerdì santo . L’undecimo an

niversarigb

diy

ii’

uesto giorno luttuoso 10 fa ricredersi dellesue follie e pentirsi d’

avere, per una donna, negletto Gesùcrocifisso . Pentimenti ignoti a Laura

,ché all

U omo- dio simantenne costantemente devota, e pietosa a

’suoi dolori assai

più che a quelli dell’uomo.

La sovrumana bellezza di Laura lascia indovinarsi daglieffetti sovranaturali ch’ ella opera ovunque si mostra : ilpoeta trema al solo idearla egli anche vorrebbe e tentadescriverla a parte a parte e non gli riesce. Nelle suedescrizioni abbiamo gli atomi onde Laura e composta manon abbiamo Laura e la intravediamo invece e sentiamo

bellissima nell’ esaltarsi oh’ egli fa mirandola anche solo

54

cogli occhi della mente nel suo riconoscersi impotente aritrarla, nel grido di ammirazione

B eat i gli occhi che la vider viva !

L’analisi che fa Eloisa della bella persona d

’ Abelardo hauna ragione e un pregio

,

'

perchè ogni parte lodata le ricorda una dolcezza

,un’

ebbrezza avuta : ci commove più dell’analisi (che per sè medesima sarebbe realismo volgare) ilvedere che Eloisa, benchè non possa compierla e appuntoperchè non può compierla, amaAbelardo più passionatamenteche mai ; ma scompor l

etereo corpo di Laura nelle sue minime parti, e lodar gli occhi e le guance e i capelli e identi

E le mani e le braccia e i piedi e il viso,

ci lascia f reddi,come disfare in pezzi una donna di cera .

Petrarca sente egli medesimo la vanità di questi conati

analitici, sente che ritrar Laura e impresa che vince ogn istile : il sole

T anto si vede men quanto più splende,

e Laura, tutta bellezza e splendore, e un sole davvero ; un

sole immobile e impassibile intorno a cui , come pianeti elune

,gravitano in bella danza e canzoni e sonetti e ballate

e madrigali e anche noi,abbagliat i

,peniamo a raffigurarla.

Come la C erere di Parini mostra appena confuso fra l espighe, il biondo crine, così di Laura discerniamo poco piùde

’cap ei d

oro all’

aura sp arsi. Longfellowpretende che gliocchi di Beatrice

,come los ojuelos verdes di non so qual

romanza spagnuola, sieno color del mare e l’

argomenta dal

paragonarli che fa Dante agli smeraldi . E gli occhi di Laurason neri come l i farebbe sospettare

Il bel dolce soave bianco e nero

del sonetto Non li chiama Petrarca. anche zafir i e

dovremo noi, imitando Longfellow,imaginarli azzurri ? Dif

ficil cosa a chiarirsi in queste creature iridate, le cui tinte

55

svengono l’

una nell’altra per morir tutte nell

’azzurro cele

ste . Che importa il color degli occhi ? Come il credente l eggenelle mal note stelle tutte le celesti gioje oh

’ egli si promette

,così Petrarca negli occhi di Laura tutti i suoi pen

sieri d’ amore. Se le dubbie fattezze ci sfuggono non . ci

sfugge quella intima parte di bellezza che più ritrae dell’anima e irresistibile all’anima arriva : la bella voce. Quando

rimane sola col poeta, Laura sa modularla con si del icataarte che l’ armonia 10 attiri

,mentre 1l testo D ir p iù non

osa il nos tr o amor 10 respinge. Beatrice è

T inta nel viso del color di perla,

ma un dolce fuoco adorna le guance di Laura due rosetteche la morte, ahi troppo presto, dee cogliere .

Natura f e’

costei d’

un sì geritile

Laccio che nullo s forzo è che sostegno. ;

soff re di mal d’occhi

,malattia non ideale certo e che certo

non le deriva dal troppo guardare : il pietoso poeta va avederla e inferma esso dell’occhio destro e Laura guarisce.

Delicata com’è di fibra e di salute

,Laura deve aversi ri

guardo . La natura ordinò provvidamente che sì gracili crea

ture sieno inaccessibili alle tempeste della passione,aspre

troppo al loro f ragil tessuto ; e meritano scusa se, per istintodi conservazione, rifuggono dall

’afl

rontarle. Laura , benchèa Petrarca sembri donna lei sola , è appena donna : e ce

leste cosa, come B eatrice : la sua’

andatura è quella degliangioli, che radon terra non sai se co

p iedi o coll’ali ; le sue

parole suonan altro che voce umana : creatura vaga , eterea

,quasi sciolta dalla materia ; non donna, ma dea, e dea

cristianizzata, tutta Spirito e luce e prò f 11mo ,non già dea

qual parve Elena ai vecchioni di Troj a. L’avere in questanebbia, traverso la quale non dovrebbero brillar che le stelle,saputo scolpir la donna

,non è l’ultimo merito di Petrarca.

Nelle vene di Laura non circola propriamente nè sangueumano nè l’icore, ancor treppo vivo

,degli dei con la bella

Elena d’

omero e la serena sua colpa e colle altre donnedella poesia antica, Laura non ha nulla di comune . La sana

56

antichità. non conosceva nè, conoscendole, avrebbe diviniz

zato codeste aeree creatnre ,anello medio f ra la donna e

l’

angiolo : vennero in p rezzo 001 cristianesimo che , per innalzar l

’anima, deprimeva la materia o la stimava, tutt

’ al

più, come il bel vele trafrerso cui l’anima irradia. E anchetolto il velo, rimane, come alle anime dantesche, l

’imagine

intima, che è l’

essenziale :

L a. virtù f ormativa raggio. intornoCosi e quan to nelle membra vive ;

la forma del corpo passa e si transustanzia nell’anima. E

per Dante forma e an ima è tutt’uno ; e spesso quello che

noi diciam corpo è per lui, appetto a quell’

altro corpo incorporeo

,vana apparenza : B rancadoria è all

inferno e vi sibagna in anima, e in. corp o è ancora al mondo : par vivoe non è. Ciò che vive e sente (anche il freddo) e l

ombra :

la persona strano scambio di cose ! è larva insensata.

Invece lo Spettro, per gli antichi, e lo spettro : ter frustra

comp r ehensa e/fugit imago e l’ ombra d’ Achille preferi

rebbe esser m isero bifolco su nel mondo che primo fra glieroi nell’E rebo. Onde s

’ inganna Petrarca nel credere che

se Omero e Virgilio e Orfeo avessero visto la sua Laura,

avrebbero unite 1ns1eme le lor forze e il vario lor stile perdar lode a lei sola. Questo suo f reddo idolo

,che non è nè

donna nè dea, nè carne nè spirito, mal può inschierarsi frale lor donne, ciascuna delle quali ha un carattere e unafisionomia

,e si mostra accessibile a qualche bella passione

0 virtù umana. Euridice,Elena

,Andromaca

,Penelope

,Nau

sicaa, Didone non riconoscono nè vorrebbero Laura per sorella ; e Orfeo, Omero e Virgilio non le avrebbero offertoin olocausto un solo atomo della lor bella e sana uman ità.

P er affinar questa, non avevano bisogno di negar la carne

e i suoi rosei diritti . La indisposizione e la tenuità. fisica

non erano per essi nè bell’

ezza nè poesia : diventarono poesia col cristianesimo, che raccomanda le mortificazioni, e benedice ògni patire come una prova e un avviamento allamorte

,ove per il cristiano comincia la vita. Petrarca sa

peva però sciorsi, a quando a quando, anche da queste idee

58

quell’idea : f ra tante belle qualità cerchiamo indarno la pm

bella : un cuor di

A spra core e selvaggio e cruda vogliaIn dolce, umile, angelica ngura,

ecco Laura, che mostra insieme quanto può Natura e quantonon può. Non è che Laura lotti con sè medesima per non

amare 0 se 10 proponga : amare le è impossibile : ella è fattacosì e convieurassegnarcisi. La sua delicatezza fisica spiega e,fino a un certo punto, scusa quella suamarmorea durezza erigidità, ma poeticamente è una disarmonia : nuovo documento che Laura non è tutta idea e astrazione . Inun corpodelièato

J

e’e per 0 s

ama supporre , nu’ anima deli

cata e pietosa , nu’ anima che lo consuma lentamente . Ma

in cambio di struggersi al fuoco Laura preferisce con

servarsi nel ghiaccio ; e il poeta non Spera che il ghiacciosi sciolga prima che secchino mari e fiumi. È amaro assaisentirlo paragonare al duro sasso questa donna

,la quale,

per la sua tenuità, per quel non so che di vago e d’incert0

che ha in sè, vorremmo poter ragguagliare a un angiolo, a

uno spirito dell’aria, a una visione. Laura e sottile e scarnacome Vincenzo Vela rappresenterebbe in marmo una santaed un’

anima. A himè, delle anime di Vela le manca appuntol’anima e non ha comune con esse che la sott ile esilità. delleforme. L

’anima gliel’ avrà infusa quel Simon Memmi che la

scolpi,supposto che Memmi possedesse lo scalpello di un

Vela. G l’interpreti non sono ben d’

accordo f ra loro e daiversi di Petrarca non è ben c hiaro se questo Simone l

’abbia

scolpita 0 dipinta 0 miniata ma le parole

P igm fion, quanto lodar ti dèi°D0 l l ’ imagine tua se tante volteNo aves ti quel eh’

io sol una vorrei,

parole che annebbiano il puro e celeste 8110 d’ una

insinuazione assai poco platonica, (1) par che accennino a

[1] Di tali insinuazioni ce n‘

è parecchie nel Canzoniere e dimostrano che i

dosiderj di Petrarca non furono così ce lesti ritorni di platonismo , pretende che fossero. C ontradjziong che torna a sua lode. perché provache è sincero : un impostore con due trat ti di penna la toglierebbe. L a natura.si vendica di chi vuol deludere le ete

i ne 6110 leggi e trionfa de’

nostri capricci,libertini o p latonici che sieno .

59

una statua 0 ad un busto dacchè Pigmalione animò unastatua, non un dipinto . E la f reddezza e la impassibilità diLaura lasciano meglio efflgiarsi in marmo che in tela. Simon Memmi, col suo occhio d

artista, dovè subito accorgersene, e a scolpir la marmorea donna in marmo lo consigliòforse Petrarca medesimo

,che poté così aver sott’ occhio e

le sembianze della sua cara e la sostanza 0nd’ era compo

sta ; f redda sostanza ch’

egli, che sa come

L’

amante nell’

amato si tras forma,

teme che per simpatia e per contagio gli si attacchi tanto

da diventar un sasso anche lui, un sasso s tillante d’ umor

vano.

Laura e fredda e candida come una bella statua , ma

guardando1à attentamente , la statua si muove e appar ladonna. Laura e bella, ma non di quella bellezza che ignorasè medesima

'

èw

che”

fasi care Beatrice e Margherita. Sa d’esser bella

E d ha. sì eguale alle bellezze orgoglio0110 di piacere altrui par che le spiaccia .

Ella gode adornarsi allo specchio e lo specchio, temp ratonell

onda laica, è l’intimo am ico

,il consigliere, il seduttore

che a sè l’incatena, l’ unico rivale che Petrarca teme , il

suo avver sar io.

P er consig l io di lui, donna, m ’

avete

Scacciato dal mio dolce albergo f uora.

Misero esilio ! avvegnach’

io non f oraD

abitar degno ove voi so la s iete .

D’ogni mio male, egli dice,

incolpo i m icidiali spacchi0110 ’

n vaghegg1ar voi s tessa. avete stanchi .

Questi poser silenzio al signor mio,C he per me vi pregava ; 0nd

ci si tacqueVeggendo in voi fimr vostro desio .

Petrarca le rammenta la favola di Narciso e la favola s’è

pur troppo avverata in Laura morta nel dor degli anni,

60

mentre il poeta , a cui pareva di morire cento volte algiorno, varcò serenamente la soglia della vecchiezza. Laura

gl’invidia l’amore eh

’ei le porta : è sua rivale ; le verseg

giate sue lodi non cura : è ben naturale che le sorgano al

tari, naturalissimo che il mondo si prostri e adori. Lodata,

Laura non abbassa gli occhi per umiltà, come Beatrice ;l’

orgoglio femminile li tiene orizzontali . Gli scrittori di com

medie studiano e dipingono la civetta, e Molière , nella sua

C élimène, me ha fatto un tipo immortale ma nelle com

medie e ne’romanzi manca ancoraun deg donna

innamorata di sè stessa : simil tipo non

nel più semplice de’drammi (quando non si risusciti il pri

mitivo dramma greco ove figurava un solo personaggio)ma appart iene alla lirica. E toccò al principe de

nostri lirici a intravederlo per il primo e ad abbozzarlo ; e dopocinque secoli non è ancor venuto il romanziere che 10 svolga,10 compia

,10 concreti e lo contrapponga a Lovelace e ad

altrettali tipi d’autolatriamaschile. Ma pdche linee tracciate

da Petrarca sono preziose come un cartone di Raffaello .

Laura non va punto confusa colle donne volgari :non è civetta 0 non 10 è se non que’ rari momenti che la

sua conqu1sta m inaccia sfuggirle. La civetta è vana e Laura

è altera. Per credersi qualche cosa , la civetta ha bisognodî

sentirselo dire e ridire e, se non le facessero la corte,

dubiterebbe di sè, della sua bellezza e del suo potere. Mac

’è un’

altra specie di donne,donne senza cuore ma non

senza intelligenza e altri pregi,che sono alle civette quel

che l’arcangelo alle m inori falangi del paradiso donne cosìaltere e preoccupate e piene di sè medesime

,da odiare fin

la civetteria, quando le tolga tm ppo a lungo al loro carosignor sè. Non aspettano che il mondo porga loro lo scettroe dica : regnate . Si collocano da sè medesime sul trono e,

se non basta il trono, sugli altari e si coronan da sè, comeNapoleone I ; e dal trono

,nella greggia mortale che for

micola ai lor piedi, non vedono che de’

sudditi, e dall’altare

non vedono che de’ credenti,e vi rimangono immobili e im

passibili a sentir salirsi ai piedi,come crescente marea , e

omaggi e incensi e inni e preghiere e imprecazioni . Non

61

ascoltano nè concedono nulla,e solo qua e làmuovono un

po’ gli occhi

,quando il mormorio de’ malcontenti adoratori

m inacci cangiarsi in aperta rivolta. Questa loro eccessivaautolatria si Sposa sovente alla religione non volendo e

non potendo amar l’uomo perchè troppo vil cosa, aman Dio.

Dell’uorno non s

occupano se non quando egli non s’occupi

di loro 0 tenti Spezzare il giogo…E così anche Laura

Non amò che quel Dio che in cor sempre ebbe.

Petrarca la chiama una : anta e 10 è ; una santa nel sensovolgare

,anzi rusticale

,della parola , una Madonna di San

Luca che move gli occhi e li abbassa qualche rara volta suPetrarca, perchè narri al mondo in bei versi il gentile mi

racolo. E que’

begli occhi , che sul cominciare gli furonotanto cortesi, ora poi che la conquista e certa, si ritirano dalui quasi distratt i e pentiti

Oim0, perchè si radoMi date quel doud’ ie mai non son sazio

E perchè mi spogliato immantinenteDel ben che ad or ad or l

’ anima sent e !

Come a f orza di ventiStanco nocchier di notte al za la tes taA

due lum i c ’ ha sempre i l nostro poloC osì nella tempes taCh’ io sostengo d’

amor, gli occhi lucentiSono il mio segno e il mio conf orto so lo .L asso, ma troppo è più quel oh

io no involaOr qu1nci or quindi, come Amor m

informa,

C he quel che vien da grazioso dono .

Nè 10 consolano mai d’uno di quegli sguardi profondi cheall

’anima innamorata levano ogni dubbio . Raro 10 guardano

spontanei e non cercati : tocca a lui a ingegnarsi di carpir qualche occhiata col mettersi, come direbbe Dante, nellalinea retta tra quegli occhi e l’oggetto che fissano, cosi che,

volere e non volere,cadano su lui. Così invola. ar l’uno ar

l’

altr o sguardo, e in questo furto innocente deve procedereassai guardingo per non provocare il loro sdegno gentile,e per quanto gliene pesi

,dee schivarli talora, p er non es

ser loro grave.

62

E quando gli si volgano spontanei e Laura non creda piùsavio abbassar sovr

essi il velo 0 coprirli,come una ca

pricciosa bambina, co lla mano, Petrarca tocca il fondo delsuo paradiso : quello sguardo, non mendicato nè provocato,gl

’ispira la più bella delle sue canzoni, la quale non 10 ac

quieta ma 10 infiamma ad altre canzoni. Il suo cuore è l’ infaticato alchimista

,che

'

non ha posa sinchenon si veda brillare innanzi compiuta l’opera sua. Che se ad uno sguardo

s’aggiunga un saluto

,il poeta, che tanto non ispera e non

c’ è avvezzo

,ne riman fulm inato

Come col balenar tana in un punto00 81 fu

io da’ begli occhi ridentiE d

’ un dolce saluto insieme aggiunto.

Dolce ; ma non quanto l’umile saluto di Beatrice quel saluto che non è scossa elettrica nè fulmine ma rugiada soave

E dà. per g li occhi una dolcezza. al coreC he intender non la può chi non la. prova.

Se un saluto di Laura è poco men che un terremoto per

il nostro poeta gentile, come potrebbe egli reggere a dolcezze maggiori ? A quella p1ecola bianca mano tanto desi

derata egli osa appena in sogno congiungere la sua; nem

meno la canzone, che è un ente astratto dee permettersidi toccarla. È già. molto poter premere alle labbra il piccolguanto che la ricopre : peccato che debba restituirlo. Altre

gioje vietate gli si affacciano talora all’ imaginazione, malasciano quieti i sensi : quella vermiglia bocca gli è benlecito dipingerla, ma non già. farla, come Leopardi,

A rgomento di sogno e di sospiro ;

il bacio non gli suona nè anche nella fantasia. Gli occhitra dolci e severi di Laura gli sorridono talora soavi promesse ; un giorno pare che, sorridendo, promettano un 001

loquio. Egli non manca al sognato convegno e aspetta le

ore con le ore e Laura non capita.

T ra spiga e 1: man qual muro è men o

63

Ma Laura non ha natato, e qui e altrove lo ingannò l’amore

0 l’amor proprio 0 quella sua fervida e, qua e là donchisciottesca fantasia che gli dipinge donne e donzelle ove son

faggi e abeti e allucinazione a cui non arrivò mai lostesso Don C hisciotte, pago a trasformare una contadina inuna gran dama gli fa scambiare un lauro per Laura ecorrere ad abbracciarlo. Le leggiadre arti di_Laura non

basterebbero per sè sole ad ingannarlo, mahanno un potenteajuto nella sua fantasia

,nel suo pensiero amoroso oh

’ eglicon gentile metafora chiama il segretario d

amore una

specie di genietto famigliare che non merita nè 0ttien sem

pre fede.

Io che talor menzogna talor veroHo ritrovata le parole sue,No so se il creda e vivomi intra due,Nè si nè no nel 00 1° mi sona intero .

E s’ei vive in continua dubbiezza e ansietà non ne in

colpa Laura 0 le stelle 0 il destino ma sè stesso e laveemenza de

’ ciechi desiderj . Non c’

è più pauroso abisso delcuor nostro, e quanto sia dolce e insiem pericoloso il profondarvisi

,Petrarca lo prova. Ne

’momenti di calma egli

ben vede che la causa del suomale e 111 lm .

C he parlo ? 0 dove sono ! 0 chi m’

ingann

A l tr1 oh ’

io stesso e il desiar soverchio l

Se mor tal velo il mio vedere appanna,C he colpa è del le stelle0 delle cose bel le !

Petrarca non si lascia scprafl'

are e acciecar tanto dal suoolore

,da crederlo, come Leopardi, legge universale : le dis

propria travagliata esistenza nol rendono sordodel creato : serenità di spirito e pacatezza di

giudizio che, f ra i contrasti e le agitazioni di un amore in

felice,serban pochi. I l primo e peggior nemico della sua

pace è il suo cuore e, pur di fuggir sè stesso , egli chiedoper suo rifugio fin quel volgo che gli è si odioso .

Se Laura gli sta in sussiego e sì poco lo incoraggia ch’egli

debba rubarle anche un misero sguardo

E vivere del suo ch '

ella 1161 senta ;

64

non è maraviglia che non trovi modo nemmen di dirle : ia

vi amo. Laura può ben permettere ch’egli si strugga d

’amoreper lei,ma permettere di dirglielo sarebbe troppo . E se qualche volta

,con un far più benigno, gli dà ansa a parlare,

T anto egli ha a. dir che cominciar non osa,

0 se parla, le parole gli escono imperfette e quasi d’ uom

che sogna,e da lui solo intese ; e Laura , come qualunque

altra graziosa imperatrice ,non s

’ occupa che di supplicheintelligibili e ha diritto di non capirlo . Le parole

,le lagrime

e i sospiri gli sovrabbondano quand’

e solo nella sua came

retta ; ivi si sfoga in versi che danno qualche sollievo,ma

giovano assai poco, quando, per essere intesi, s’ha a parlar

chiaro e fuor di metafora, e non in versi italiani che Laura

forse non capisce, ma in buona prosa provenzale. Egli vorrebbe vincere questa sua debolezza e parlare e ascoltareimpavido la sua sentenza, e 10 promette a sè medesimo conparole virili

Se pur sua asprezza 0 mia stella. na offendeSarem fuor di speranza e fuor d

errore ;

ma poi esita,e un umil volger d’ occhio lo costringe al si

lenzio e 10 mansuefa. Il poeta, quando si tratti d’

afi‘

rontar

la vita e godere,è assai men privilegiato di coloro che lo

invidiano . Quanto deve Petrarca aver invidiato il suo nobilefratello Gerardo, che non tentennò incerto fra la terra e ilcielo

,ma amò risolutamente e virilmente prima una donna

e poi quel dio a cui si die tutto, ricco non di poesie d’a

more ma, che è più, di memorie d’

ainore e grande non già.

per 0pere scritte ma per opere di pietà. !Petrarca amò comepochi hanno amato

,ed egli, che canta l

’amor suo cosi soavemente

,non sa, come saprebbe il più meschino artigia

nello,confessarlo a quella ch

’egli ama : il chiuso suo cuore

egli lo deve aprire al mondo,al f reddo mondo che può am

mirarla e coronarlo in Campidoglio, ma non indur Laurascorrere con l

’occhio una sola sua riga. Bel privilegio

anche il celeste dono della parola se, per immortalar l’ arti

sta,deve ammutolir l

’ uomo ! Nulla è che non p assano i

66

corre a quella potente alleata de’ cuori innamorati che èla primavera e , coll

’ajuto del biancospino in fiore e delle

rose e degli augellini, spera vincere .

R 1dono per le piagge erbette 0 fiom.

E sser non può che que l l ’ angel1o ’ almaNo n sen ta 1l suon dell ‘ amorose note .

Ma la bella natura,che inspira e persuade i cuori gentili

,

non tenta egualmente la bellezza che, altera di sè medesimae del suo proprio brillare e fiorire

,stima superfluo d’

entrare

in troppa famigliarità. con le lontane stelle, colle rose e gliusignuoli . La primavera non si um ilia a paraninfa ; ma si

forte è il bisogno del cuor nostro d’

afl'

errarsi a qualcosa,che,

ove si trovi solo, dà an ima e senso di pietà alla sorda na

tura circostante, e anche Petrarca le confida il suo lament0°

0 1111 tu, verde riva,E pres ta a ’

m ie1 sospir al largo voloC he sempre si r1d1caCome tu m ’

er1 amica .

Oh potesse egli dire altrettanto di Laura che non l’

ascolta

e non 10 cura!Indarno egli promette a’

suoi begli occhi uneterno sorriso

Quest'

ardor mio d1 che vi cal sl pocoE 1 vos tri o r1or 1 in .m le rime d1ifusiNe por1ano 1nfiammar forse ancor n ulle.

Potrebbero infiammar mille donne, ma non una galleria di

statue, e lo sente e amaramente lo confessa il poeta, disin

gannato per poi subito illudersi ancora .

Tanta noncuranza di una poesia ond’ella medesima e l’a

n 1ma e 11É0ggetto , è inconcepibile in questa donna chepur ama i campi e i fiori

, che gode andar tutta sola trale piagge e il fiume a farvisi un seggio fresco e fiorito,

e che,così soletta , e f ra tanto sorriso di cose , deve pur

volgere in mente non vili pensieri . L ’ amore alla schietta

natura non si scompagna, per solito, da ingenuo entusiasmoper le arti gentili e come può Laura, che canta sì bene ,serbarsi impenetrabile alla poesia ? 0 l

’ avrebbe Petrarca

67

veduta coi soli occhi della fantasia in quelle ameno solitadin i e in riva a quel limpido fiume ? E l

avrebbe intesa cantar tacendo, com

’ ella tacendo gli avea detto aff ettuose parole ? Pur d’ illudersi Petrarca presta l

’ angelica voce diLaura anche al silenzio . Comunque sia

,questa bella sirena

termina anche lei in pesce, come la donna d’

Orazio e Melus ina e a mente quieta

, s’accorge anche Petrarca d’aver

tentata un’

anima rigida e sorda,

C he non curb giammai rime nè versi.

E gli non ebbe nemmeno il magro conforto di trovar nellasua Laura, se non un’

amante, almeno una lettrice poveroconforto che non era mancato

,nella sua Provenza al più

meschino de’trovatori.

Questa noncuranza è per sè medesima una gran bruttacosa, ma per Laura può, appoggiata ad altri dati

,diventare

un’

attenuante, e assolverla, nel concetto di molti, dalla tacciadi civetteria. La cive tta cerca d’

essere,benchè inutilmente,

cercata,e d’

occhiate non fa a miccino non aspetta chegliele f rodino ar quinci ar quindi con arti di contrab

bandiere e , guardata, non va in collera. Che se le capitaalle mani un poeta, la civetta non isdegna punto udir de

’versi

scritti in sua lode mostra anzi per essi viscere di mamma,lo p rega e riprega che voglia dirli, e l

’ammirazione e l

en

tusiasmo non han limiti, e non cessano se non quando l’uomo

tenti bruscamente e indebitamente appropriarsi ciò che fudato in ispirito a quell

’ente tutto spirito che è il poeta. Se

questa è civetteria,Laura non è civetta. U na ragione plausi

bile di dolersi di lei e d’

accusarla,Petrarca non l’ha : Laura

è sincera come il marmo o,meglio, (perchè il marmo al solesi scalda) come la Jungfrau, che serba eterni e intemeratii suoi ghiacciai . Ella non lusinga Petrarca nemmen con l

’oc

chio,e se un atto di fredda civiltà, come può essere un sa

luto, gli suscita in cuore si dolce tumulto, Laura n’ e ca

68

giona innocente . Il più rigido tribunale d’amore non potrebbeconvincerla di civetteria, ma i tribunali d

’ amore,ove per

giudici siedono donne che possono essersi trovate nel caso,non sono inappellabili . T radotta innanzi alle assise del cuore,Laura non è più l’unica fra le donne, ma come tante altrebelle figlie d

’E va ritrae un po

’ anche lei della madre . P e

trarca, così disposto a dar tutta la colpa a sè stesso,dee

pur confessare che l’ inganno non vien tutto da lui e dal

desiar sover 0hio . Non lo l_19__ella lusing_ate 1_nai mai, non

na,ne

’ primissimi temm,me

’m itici albori della sua passione,

cercato attirarlo,e non lo attira pietosamen te ancora con

un mover d’ occhio , con un saluto una parola un segnocortese, per poi Dio al mare : usque hac et

non ult r

a? Petrarca non ci vede chiaro e non sa che pesci

si pigliare : se fa tanto spreco d’

antitesi, non è maraviglia

un__antitesi incarnata e Laura, nu

’ eterna ant itesi l’amor suo .

La 1nterrogata margherit_

ina dà,ad ogni foglia , un nuovo

responswm’ama

,non m

ama ;

nè m’

apre nè serra. ,Nè per suo mi ritien nè sciogl1e 11 laccio .

E non scioglierlo (che non può attribuirsi a pietà perchèquel po

’di dolce vien dopo amarezze 1nfin1te) non scipglierlp

è un punto nero : 0 10 si definisca civetteria 0 , p 1up

pr0pr1a

Laura ha bisogno di chi l’ a3ut1 a portare, come si porta una mantiglia, il suo orgoglio femminile. Ella si sentiva dea e regina prima che il poeta glielo

dicesse ; ma la dea ha pur bisogno di chi intuoni le sue

lodi, suonin esse inni immortali 0 noj ose litanie ; la regina

ha bisogno del paggio che le regga 10 strascico, sospirando :

avrà anch’egli, 0 prima 0 poi, il suo mezzo sorriso, purché

si strugga allegramente per lei e non Sospiri troppo forte.

L aura non cura le rime,ma le acce tta come un umil tri

buto che . il poeta, come uno schiavo fedele , dee deporle al

piede. E guai se lo schiavo manca 0 tarda ! Ogni tentativo

0_di diserzione la off ende . Quando le riportano

ch’egli ha detto d

’ amare altra donna, si sente lesa ne’ suo i

diritti e fulmina con nu’ occhiata il ribelle poeta, che crede

69

necessario placarla con appassionata canzone e dal caloredella difesa possiamo argomentare la gravità dell

accusa.

S'

io' l dissi mai , eh 10 venga in odio a quella

Del 0111 am ar vwo e senza 1! qual morrei

esclama il poeta,che non campa certo dell’amor di Laura

ma dell’

amore ch’

egli le porta . Rassicurata,ella volgera

a ltrove l’ occhio tranquillo.

U n’ occhiata amorosa e nu’ altra ire e

dolci paci ; eterna altalena che inquieta Petrarca ma non

”“

j îî T î‘

perdere la pazienza, come forse la farebbe perdere a

uno di noi, perchè la pazienza e quella virtù che più avvicina il cristiano al suo Dip e le spine son spine, ag liele cingaalla f ronte un manigoldo 0 una donna. Natura mite, disposta

più a patire che a vendicarsi , quand’

egîiw

ìruol andare incollera riesce oscuro

,come nella Canzone nona; scritta, dice

L eopardi, a bello studio in maniera che ella non s’

intenda.

Le nubi dell’ ira s’

addensano fosche e m inacciose, non si

risolvono in pioggia benefica, e molto meno in grandine .

Del contegno di Laura l’uomo può accorarm,ma il cristiano

piega la testa e benedice . Volgere alla creatura l’ amoredovuto al Creatore è peccato ; le cose mortali non s’ handa amare che come scala alle celesti.

G ent1l m ia donna, io veggioNel mover de ’

vos tri occhi un do lce lumeC he mi mos tra la ma che al 0101 conduce .

La m issione della donna, così intesa, era in perfetta conformità col modo di pensare e di sentire di Laura, ed essala esercitò col più serio rigore e, diciamolo, con poca fa

'

t ica. La terra non l’

attirava : poco dovea costarle pigliarla via del cielo e incamminarvi anche l

’indocile amico, e

guadagnare a‘

Dio, che le ne avrebbe serbato eterna grat itudine, un

anima di più . All ’ agghiacciata Iungfrauè assailieve l’aver attorno l’ azznrr0 intemerato . Giovine e incauto einnamorato, Petrarca ricalcitra alla sua redentrice ma poi,guarito e rinsavito, benedira Laura e . le sue leggiadre art1

che, tenendolo a bada e allontanandolo dal peccato, gli meritano il paradiso :

70

0 leggiadre arti e loro 050…degni !Ques to bel var!ar fu la radiceDi mia salu te che altramente era ita .

Anche la freddezza e ritrosia femminile è mortificazione,e in ogni mortificazione della carne cresce all’anima un’ alae una speranza. Oggi questo bel variare non illude più e

10 si chiama col suo vero nome : è ancora un purgatorioma non è più scala al paradiso a quel paradiso che a P etrarca arride ancora le sue celesti promesse , benchè una

passeggera.nebbia salga qualche volta a leggermente ve

larlo, e non si mostri già. più così intero e così splendidocome beò Dante, che vi entra e vi fa da padrone.

Laura gli è dura per suo bene, per il bene d’ entrambi

ma glielo dirà dopo morta,scendendo a consolarlo in

sogno . Laura viva non gli lascia mai intravedere nè anchequesto pio recondito intento : non una dolce parola, non unadelle innumerevoli delicatezze cheuna donna gentile, quand’anche amata non riami

,ha sempre in serbo per l’uomo che

le fa un olocausto di tutto sè stesso .

S’

io n’ ho alcun dolce è dopo tanti amari

C he per d1sdegno i l gus to s1 d1legua

confessa, interrompendo l’

obbligato inno di lode, il poeta eanche quel po

’ di dolce non gli vien schietto e genuino daLaura : è m iele ch

’egli trae da un

’erba amara, e compone

nell’alveare del suo proprio cuore innamorato . E l’ erba è

sì amara che, per quanto l’ape industriosa s

’ingegni di tras

formarne i sughi, il m iele sa pur sempre d’amaro . Che monta ?

Come il prigioniero si crea un piccol mondo del suo carcere doloroso

,così Petrarca, natura squisitame_nte nazarena,…

si abitua,a poco a poco alle amarezze

,ci fa il gusto

P asco il cor di sospir che altro non chiedeE di lagr1me vive pianger nato ;

e Delle

gioj e dell’amor corrisposto egli è sì poco esperto, che se

71

Laura cangia improvv isamente contegno e gli si porge un

po’men crudele

,

L ' alma nutri ta sempre in doglie e in pene

e inferma e impreparata al nuovo piacere, dubita e trema.

L a illusione , accarezzata e nutrita , è omai divenuta cer

tezza

A rda 0 mora 0 languisca , un più feliceS tato del m 1o non è sotto la luna.

10 non voglio esser ma1 se non felice .

Par che scherzi e voglia dire, come Giusti, iame la r ido

ma e qui e altrove è serissimo . 0 sia rap ita , in estasi 0

afflitta a morte , felice l’anima, che ama dice, come P e

trarca, la Clarina di G oethe. Belle f rasi onde il povero cuore

umano tenta assopirsi su quel pungente desiderio di felicitàche pur riscuote da’

rosei sogni anche Petrarca, il quale in

darno confida

C he un sol dolce pensier l’

amma appaghi

e che si possa, come certi popoli favolosi, campar di solo odore.

Quel roseo pensiero e delizia o tormento secondo che larealtà gli dà ragione o 10 smentisce : quel pensiero beasinche i sensi tacciono, ma al loro destarsi dilania le viscere .

Petrarca non può sempre illudersi a sua posta : il dolore 10mena talvolta inor di cammino a dire quel ch’

egli non vorrebbe

, e, conscio dell’amaro suo stato, egli desidera morire

S’

i0 credessi per morte essere scarcoDel pensiero amoroso che m

at terra

C on le mie mani avrei g1à. pos to in terraQues te membra noj oso e quel lo 1ucareo .

Ma parch’

10 temo che sarebbe un varcoD1 p1anto 1 11 pianto e d

'

una 1 11 al tra guerra!Di qua dal passo ancor che mi si serra ,

‘Mezzo r1xnango , lasso, 0 mezzo il varco .

Anche qui abbiam tutto Petrarca : la sua anima,incerta

fra questa vita e l’altra, è scolpita ne’dde ultimi versi come

su un bel bassorilievo sepolcrale . Irresoluto e pauroso,egli,

72

come Amleto, non sa sgombrare i terrari onde la fantasiaci tormenta e, con risolutezza virile, uscir di guai : sa in

vocare e non darsi la morte,ch

’egli teme e temera. anche

quando potrà. riavvicinarlo alla donna adorata . Egli è assai

più sincero d’ Amleto : 10 sgomenta non solo il pensiero

di un di là., of something after death, ma anche il pensierodi nu’ agonia tormentosa

Fianchi , s tomach1 e f ebbr1 arden ti fannoParer la morte amara pm che assenzio

Siamo assai lontan i dalla coraggiosa serenità di Dante, ilquale non pensa alla morte che non gliene venga un desiderio soave

E non sia co l voler prima alla riva

ma Petrarca, in questo, è men p oeta ed è p1u_uomo di lui,

e fa vibrare corde che anche Shakespeare e Goethe non toccano . Per non uccidersi per accettar la vita, egli ha unmotivo assai più forte e più vero e che A mleto non ao

cenna . Più potente della paura ragiona in lui la speranza.

una vaga speranza di giorn i migliori.

Man tienti, an ima tris to.Chi sa che a m igl1or tempo anco ritorniE d a piu l1eti g1orm '

Il terreno carcere non è poi si buj o che un po’ di raggio

non vi penetri e non conforti a sperare nel domani. LaSperanza

,se non altro, non manca mai : muore e rinasce ed

è sol essa alimento vitale , e le basta per suo ricetto uncuor solo non ne vuol due, come quella indiscreta usurpa

trice che è la felicità.

Il cuore diceva a Petrarca che per sè non saprebbe vivere un giorno ; eppure campò tutta una lunga vita dellesole sue dolcezze e illusioni . Se Laura, ch

’egli ha già rap

presentata come delicatissima di salute, per qualunque mo

tivo impallidisce, il poeta, che tutto interpreta in suo favore,

(1) T rion fo del la Mar te, I l .

74

mostrar subito la sua vera mesta sembianza, gli s’imbelletti

framano in concettini e bisticci e freddure ; peccato che ilsonetto cominci con un verso che certo non dispone l’animoa mestizia :

Laura che il verde lauro e l’

aureq crine

ma per via si raggiusta la soma; e Petrarca non tarda a

trovar l’accento del cuore. Anche ne

’ componimenti più! eddi

,egli ha sempre qualcosa che pur tra il freddo ristora,

come un improvviso ventar d’

ala.

L e lagrime vere,

L e lagrime che l' alma. agli occhi invia ,

abbondano nelle rime in morte di Laura. Viva , s’occupava

si poco di lui, 10 aveva sì poco avvezzo a vederla dolersi delsuo tardare

,che

,qua e là,

par eh’

ei non la credesse ca

pace di cangiar stile, nè anche dopo morta, par che non

osasse affidarsi con sicuro animo nè anche a una postuma.pietà

Forse , o ch’

10 spero , i l m 1o tardar le (1010 .

Quel forse non è dubitativo abbastanza : il poeta aggiungeo ch

’io sp ero. Ma, morta Laura, la imaginazione spazia libera

omai,la realtà. non l’attraversa nè inceppa ; egli può abbando

narsi al s lî°

0"

sogno d’amore e ricrear bella e pura e per

fetta la donna de’

suoi primi voti, ricrearla quale egli la videla prima volta nella ch1esa di Santa Chiara. A Laura, come

a certe anime dante'

s'

che,la mo rte è vita. Viva, e sovente

vaga e indistinta come ombra ; morta, ci appar donna

A ll’

andare , alla voce , al vol to , ai panni ,

ai soavi conforti ond’e cortese

'

al poeta . Mentre prima gli

era avara da d’uno sguardo , ora scende a lui,s’asside ,

ombra pietosa, sulla sponda del suo letto, con quella mano

75

tanto desiata gli asciuga gli occhi e 1 s1_1_0 i lamenti,e trova, non già le antiche parolette accorte, ma accenti dip ietàvera e una delicata annegazione estranea affatto allaLaura vivente :

Non pianger pm : non hai tu pian to assa1 'C

0 1° f o: tu wwwcom’

io non son mor ta

E dopo averlo consolato,parte da lui e torna in cielo

U mida gl'

occhi e l ' una e l’

altra gota .

Chi riconosce e chi ricorda p 1u la statua d i ghiaccio, il cordi tigre

,l’anima sorda e rigida e freddamente altera e in

namorata di sè sola ? Qui parla e piange. sotto finto nomee in femminil figura, la gentile anima di Petrarca ; qui ahbiamo intatto il suo sogno ,

lasua vergine idea , la donn

e’h egli cava dalle sue propr1e wscere , non quella che

fredda! _real tàgli porgeva. L e acerbe memorie del passato no

hanno V1Ffiî’

?ìi arùareggiargli queste imaginazioni soaviLaura

,ei n

’ è certo, gli negò sè stessa per meritargli benaltro paradiso, 0v

’ essa non mancherà. C on questa nuovaLaura nel cuore, così cara, cosi buona, cosi pietosa,egli ritorna alla sua Valchiusa ,

rivede il noto fiume,la valle

piena de’suoi lamenti , il colle che tanto gli piacque e 01

°

gli rincresce,il romito sentiero ove godeva errar solo co’

suoi

pensieri d’ amore : la valle, il fiume, il colle, il sentiero non

han cangiato egli solo non è più quello che era,e parla

come il prigioniero di Chillon, quando, aperto nella muraglia

un picciol foro, rivede le sue montagne (1)

B en r1conosco in voi le usa te forme,Non, lasso , 1n me, che da s i l1e ta v1 ta

Son fatto albergo d ’

infin1 ta dogl 1a .

Da .sì lieta vita. ! Ogni sua allegrezza gli veniva dalla suaanima illusa, non da Laura certo ; e gli vien ora

da una bella ombra pietosa . Ma per inacerbire il presente,gli abbisognaun passato e, non potendo ricordarlo, 10 ima

I sawthem, and theywere the sameT heywere no t changed , hke me, 111 ( ramo .

76

gina. E gli dà. forma pm concreta e quasi epica ne’T rionfi,

ove però l’afflevolita fan—

tx

ar

s'

ia non sa piu trasformar Laurain guisa, ch

’ella non riveli ancora sè stessa e il suo peccatooriginale

,1’ autolatria. Petrarca, benchè vecchio , non può

credere d’aver per trentun’ anni sospirato indarno,e fa un

ultimo sforzo di fantasia per persuadere'

î î e’

siesèd0110Laura10 ha tacitamente e occultamente…axnatg. Ma la coscienzagrida a lui come a Consalvo : non s

’ asconde vero'

amorealla terra e gli vieta di attribuire a Laura una intera bellezza morale. Petrarca

,che per tutta la vita ebbe l’occhio a

questa donna, e impose a sè stesso di considerarla come lasomma di ogn i virtù ‘

(non accorgendosi che, ritraendola alvero, togliea fede alle sue stesse parole e la virtù diventavaun vuoto nome) segue ne

’T r ionfi l

’ antica usanza, e riesceancor meno di prima a dissimularci il vero essere di lei.

Gli è che alla fantasia, avara omai delle sue magiche tinte,dee supp lir la memoria, che non ha ali, ma va innanzi tentone brancolando sulla realtà. Egli vorrebbe farle dir tantebelle cose e tutte convenien ti alla sua Laura ideale ; vorrebberianimar la dea, e non riesce che a rappmsentar meglio ladonna. La sognata Laura parla come parlerebbe la vera, sefossero entrambi

G iunti a quel tempo dpve amor si scontraC On castitate ed agli aman ti e datoSedere insieme e d1r che loro incontra ;

giustifica il suo acerbo contegno ,i suoi ingegni e le sue

arti , e sia salita da carne a spirito e lo Spiritouno e indivisibile debba avere un solo colore, Laura presentatutte le tinte e gradazion i di tinte dello spettrosmpio ; sé

guita, ancor come spettro, la sua antica tattica temporeggiatrice, tiene ancora l

incerto amante in fra due, e non sicapisce ancora bene se lo abbia 0 non lo abbia amato . Persuo tardo conforto egli vorrebbe ’

saperlo, e Laura al principio risponde, con tutta la intimitàd

affetto e la verecondia' L

di linguaggio onde una d0nna innamorata e capace :

Mai divisoDa te non fuil mio cor nè giammai fia

T eco era 11 cuore, a me gli occh i raccolmD 1 mò ,

come d ’

in1qua. parte , duo lti

Se 11 mogl1o 1l pm t1 d 1ed1 e 11 men ti tolsi .

Il cuore, direbbe Falstaff , è come l’

onore, è invisibile essenza .

Se non dee brillare nè anche in una povera occhiata , cheimporta che siacon noi ? Ma prendiamo atto della postumaconfessione : Laura gli ha dato il cuore

,che non funè sarà

mai diviso da lui : egli tu amato : che importa il resto ?

A dagio : Laura si accorge di aver detto troppo : il cuore è

un muscolo, va soggetto a contrazion i e a crampi e può ,

dopo essersi dilatato, aggrinzarsi in sè stesso . Laura, fatto

un rapido esame di coscienza ,s’

accorge che è assai più

conveniente dare il meno e tenersi il più

Né pensi che perchè ti f osser tol tiB en m 1lle vol te , e più d1 m 1l le e m 1 lleR ondati e con p1etate a te fur vo lti

dunque,non amore. Ma una donna che per un uomo

non senta altro che pietà. , non gli dirà mai : t’ho donato il

cuore. E Laura sin qui non ha ancor palesato il suo segreto .

Lo ha 0 non 10 ha ella amato ? Si e no .

0

Se al mondo tu p 1aces ti agl1 occhi miei ,Ques to mi taccia ; pur quel dolce nodoMl p 1acque assai che intorno al core aveì ;E p 1a00m1 1! bel nome (se

! ver odo)C he lunge e presso co l tuo d 1r m ’

acquis ti

Né mai tuo amor richiesi al tro che modo .

Il fine giustifica i mezzi e i mezzi termini , e il fine diLaura e santo . Ma come può aver dato il cuore ad un

uomo che non le piaceva ? E se le piaceva,perchè non dir

glielo, or che non ha più a temere le p er ico lose sue faville?C

è chi trova affettuoso, delicato e verecondo il linguaggiodi L aura._Verecondo e delicato e già molto chiamarloschietto . Laura fa la sua professione di egoismo con tantae sì ingenua disinvoltura, che non si può serbargliene ran

core. Ma verecondia è dissimular la vanità, non ostentarla .

Delicatezza è mostrar della premura per gli altri , non persè confessar l’amore, e non tacerlo, quando il con fessarlo

78

può sgombrar dall’ altrui cuore un lungo dubbio tormen

toso. Se Laura e sincera,e non dice a Pe trarca ch’ ei le

piacque perchè non vuol mentire , nè che le dispiacqueperchè non vuol accorarlo non potremo più ripetere colFoscolo ch’ella. portò nel sepolcro il suo segreto

,perchè

questo segreto ce lo palesa ella medesima con tutta f ranchezza ed eccolo : Se tu mi piacesti , resta a sapersi mi

piacque l’ amor tuo (quando sapeva star ne’limiti) e mi

piacque perchè t’ ispirò versi che m’acquistano un bel nome .

Sul partire, par che voglia aggiungere qualcosa di più, main sostanza ripete

,con poche varianti

, il già. detto

P iù ti vo ’ dir, per non lasciarti senz:

U na conclusion che a te fia grataForse d ’

udir 1 11 suquesta partenzaI n tutte l ’ al tre cose assai beata ,

In una sola a me s tessa d1spiacqui .C he

n troppo u1n1l torun xm trovai nata.

Non par che ciò debba rincrescerle perchè una donna gen

tile,per quanto alto locata non si sente mai abbastanza

degna dell’uomo amato ? Ma il dispiacere di Laura ha

ben altro motivo : le spiacque l’ umil luogo natale perchèavrebbe potuto non incontrare il poeta straniero che l’ ha

celebrata.

C he po tea cor del qual sol io mi fidoVoigers1 altrove , a te essendo ignota ,

Ond’

10 f ora men chiara e di men grido .

Avendolo incontrato, il suo d ispiacere è propriq superfluo

ma Laura, tenera del suo bel nome, raccapriccia alla solaidea che quel nome avrebbe potuto non uscir dall’ oscurità.

E per ultimo addio

Or che si s ia , diss ’

ella , io n’

ebb1 onoreC he ancor m1 segue , ma per tuo d1let toT unon t

accorgi del fuggir dell'

oro .

Consolante conclusione ! Dimostrargli, non vera e schiettasimpatia per lui , ma un postumo amore a que

’versi che

prima non curava e che ora finalmente stima , non perchè

79

son belli essi , ma perchè proclamano urbi et orbi che èbella lei !Profondo amore davvero : amor di sè stessa ! SempreFilauzio, sempre l

ia che tutto invade e tutto guasta .

Se Laura non cercò che un nome,si consoli : l’ acquistò

e m ille echi lo ripetono . Nell’amor di Petrarca ella non volea

che m odo ma anch’egli ora potrebbe , a nome di quella

tanto vantata ragione che in Laura impera invitta,pregarla

di moderare un po’ quel suo smodato desiderio di fama

,de

siderio tutt’altro che ragionevole in un’anima beata, che ha

per sè il cielo e l’eternità. e dee miEî1?aì”

le cose un po’ più

dall’ alto che non le m isuri in terra un poeta. È abbastanzasingolare tanta agonia d’ onori vwm 1 e lontani, in un 00m

ponimento destinato a mostrar la’

vanità di 0gni cosa ter

rena . Il poeta sa che sia e che importi un bel nome , egliche scrive

10 v1d1 il T empo rimenar tai predeB o

nomi vostr1 ch ' io sl1 ebbi per nulla ;

e Laura cerca un nome e se ne cbmpiace ! Anche qui laverità. e la esperienza forzano la mano all

’inconscio poeta,

egli esce anche una volta da sè stesso e dalle sue dolcifantasie

,sorprende la realtà, e compie il ritratto di Laura

con una pennellata decisiva, che cangia bruscamente la deain donna. E Laura non solo ci si rivela donna

,ma una di

quelle donne che, non avendo in sè alcuna sostanza, fannoloro idolo l’apparenza e tutto le sagriflcano dico tutto edovrei dir nulla , perchè la. botte da del vin che ha e labotte vuota non dà goccia. A simili donne l’ amante è indifl

'

erentissimo e sol gradito l’amore,come un ossequio e un

incenso . Piace loro il bel nodo del cuore 0 della cravatta . Incapaci di sent ire il grande e il bello da sè medesime

,

non apprezzano il sacro ingegno prima che il gran pubbliconon ne abbia intuonate le lodi e non lo abbia adottato persuo benj amino e nella poesia cercano, non la poesia,ma ilrumore che leva, ma la fama che da e che può non dare .

La grande anima di Shakespeare e men d’una luccioletta

estiva, perchè Shakespeare non è ancora un bel nome e nonè ancor ben netto della macchia che portò seco nel mondo !

80

Non si veda in queste acerbe parole un epilogo alla sa

tira di Simonide contro le donne : non il disprezzo ,ma il

culto della donna le dettò . C hi ama e onora la donna, e naha nella testa 0 nel cuore 0 nella memoria una cara idea,

amar questa Laura che non è, moralmente, nè carnenè pesce. Bellezza fis1ca, quanta

ce"

ne sta bellezza morale,vera e grande idealità, nessuna. Ciascun per sè e Dio pertutti ,

ecco 1a sua divisa . Donna gentile,come la chiamò

l’illuso poeta nel suo primo giovanile errore non potrà.

qualificarsi, prima che il dantesco

A mor che a 00 1° gentil ratto s’ apprende

non sia diventato un assurdo,e l’ amore e l’ egoismo non

sieno una cosa . Laura fa a miccino fin di parole ma l’amoreè generoso e, come ben dice Dante,

T anto si dà. quanto trova d’

ardore ,

e non guarda nemmeno sottilmente se trovi 0 non troviquanto dà. L a tradizionale simpatia per Laura originò dalpresupposto, affatto gratuito, ch

’ella sia madre e Sposa e

abbia dei doveri verso un altr’ uomo ; presupposto che il

poeta, dome fuampiamente dimostrato,non giustifica nè

avvalora con una sola sua sillaba.

E questa donna sarebbe la creatura pm reale che il medioevo poteva produrre Anche nel medio evo troviamo, e nellarealtà. e nella poesia

,donne bellissime

,che ebbero e meri

tarono lode di gentil i per qualcosa di più che per un bell’ ovale o una bella voce, 0 per de

’capelli d

’un bel biondocinerino . A Laura, e al suo eterno sì e no, basta paragonareil linguaggio di Francesca

,e _p iange e d ice. A Laura, chedai versi del l’ amico non cerca che un bel nome per sè, nonmonta poi se un tal nome debba costare a lui la pace delcuore e della vita, si para_gp n_i_ _Ij _lgisa, a cui l ’amor proprio

è ancora e sempre l amore Eloisa che la fama propria illibata, e la vita e l’avvenire, e tutto sagrifica alla fama delsuo Abelardo. Ella non vuole che un alito l’appanni, questafama, foss

’anche il suo : non vuole che la più picciol

’0111

82

p erchè al bel nome ambito da Laura ella preferi qualunquenome

suo Abelardo darle ; ed è giusto che laFama, ch

e sempre a chi non la vuole, l’abbia di

menticata. Il dolce raggio di lei s’accese in pien medio evo,ma dovea passar non veduto traverso il buj o de

tempi enon ferir la pupilla umana che due secoli fa, quando Papeadditò al mondo la nuova stella riflessa come imaginespettrale, ne

’ suoi bei versi . E quando l’umanità, che or dà.

tutto al cervello, darà qualche cosa anche al cuore e dopoaver festeggiati i suoi poeti e profeti massimi e minimi

,

decretera feste centenarie anche ai pochi magnanimi chel’ hanno in tristi tempi, pm coraggiosamente aflermata, siricorderai anche d’ Eloisa, delle sue lettere e dell

’amor suo .

La natura__gmana, mortificata

e 0ppressa, g_gt_gavp1ta in mille”

ìidn ebbe maf”

fiîu“

p"

assiònata interprete, nè piùquente vendicatrice d’

E loisa. Tutto il medio evo, con le suem ille superstizioni e ubbie e paure, le sorgea contro

,ee al

medio evo ella opponeva sè stessa e l 1nwt_t_o suo cuore. A

innumerevoli mortali, ai piu animosi ingegni e a noi lo

attesti P etrarcercò la vita nella vidonna e il cielo,gli dom ini più forti pendeano incerti, e, dopobreve lotta, sceglieano il cielo . Collocata f ra Dio e l’uomo,l’ antica Eva non aveva esitato, e non esita Eloisa e optaper l’uomo ( l ), e non si volge a Dio se non come a un ri

vale che Abelardo le impone. H o dato il tuq”assenso ella

gli scrive dopo aver preso il velo. Tramutiamoci a que’tempi

di così intensa fede di una f ede onde l’ uomo ch’ella

adorava era interprete e campione zelantissimo, e potremocapire tutta l’immensa portata di queste parole.

Eloisa raccoglie dal mondo pagano la semispenta fiaccola

dell’amore e la trasmette, purificata da un’ aura nazarena,all

età ventura. Ha tutto il coraggio del la sua passione , ela confessa candidamente, e con la stessa eroica fermezzacolla quale il pensatore e il martire sostengono la loro idea.

L’amore e la fede le tenzonano nel capo, non giànel cuore,

(1 ) T e magis offendere, quam Deum, veroor.

83

che è tutto occupato da una sola imagine, e sa quel'

che fa,

e sente che amare, com

’ ella ama,non è pec cato . Tutta la

poesia che i poeti prestano alla donna s’incarna in Eloisa ;

gl’idoli più belli della lor fantasia scompajono innanzi a si

bella realtà; nella storia della poesia ella è , come Saff o euna persona e due nature

, e poeta insieme et ipo. In lei la poetessa è tutt’uno colla donna

,colla donna

più gent ile che sia stata mai. R agguagliarla a Saffo è ingiusto :

l’amor di Saffo è una tempesta de’ sensi ; e dalla morte deisensi l’amor d’

E loisa trae nuova vita . Altre eccellenti donnevennero in bella gara d

’ingegno coll

’uomo, e lo han raggiunto

,ma non diedero diversa nè magg ior poesia della sua

Eloisa_aggignge__

all’arpa umana_una nuova cordasoavissima.

che prfiiia“

11011 0’era,e questa 00rda formò colle più intime

fibre del suo bel cuore di donna . Le sue lettere non

bisogno di commento,come tutti i ihedio evo

il cuore, che le l_1a dettate, è anche il loro interprete ; e ilcuore, quandò ama e sa dir come am i , sorvola l

’ingegno

come angiolo l’ aquila. Benchè sposa ad un teologo e ad

uno scolastico Eloisa non frammischiò ai liberi moti delsuo cuore nè la scolastica nè la teologia non ingombrò didottrina nè velò dlalleg_orie le sue affettuose effusioni, nonle vesti di quel f rasario convenzionale che varia d’

epoca in

epoca, come ogni altra veste, e a cui nemmeno i poeti piùoriginali si tengono interamente stran ieri ; ma le bastò quellinguaggio del cuore che non si smentisce nè cangia mai

,

universalmente intelligibile al lora come oggi ° linguaggioche nessuna imaginazione imagina e nessun artificio com

pensa.

D’aver amato con mirabil fede p oca mor tal ter ra caduca

s’accorse Petrarca quando, verso il declinar della vita, rin

savi. G ià. prima, e quando l’amore durava intenso ancora, a l

desiderio di riveder Laura : i mesceva una specie di disgu

sto, motivato da pungenti memorie

Io chiamo il fine per lo gran desioDi riveder cui non veder fu il megl io

84

Vecchio e disilluso, egli si pente d’averlaveduta. B enchè

! n dotta p rosa continui ancora, coll’abituale tono antico

,

predicare ai posteri ch’egli amò la virtù di Laura e non

pose l’animo suo in cosa m or tale : ne’ suoi versi , che gli

sgorgan dal cuore spontanei e sinceri, egli afferma il contrario . Nella lettera latina parla il coronato poeta, che non

vuol confessare apertamente l’

error suo giovanile, come unre non parlerà. mai d’

errori in un discorso del la corona ; mane

’ versi italiani parla l’uomo

la vo piangendo i miei passati tempiI quai ma ad amar cosa mortale,Senza levarmi a volo , avend

io l ’alaP er dar f orse di me non bassi esempi

Se Laura, oltre la bellezza che è polvere, aveva davvero

quell’altra imperitura bellezza che si domanda virtù fem

minile,non dovrebbe Petrarca venerarne la memoria ? La

virtù non dovrebbe,àf suo m iglior gludizio, parer virtù anche dopo che la passione è spenta ? Non dovrebbe Lauraf rapporsi f ra il poeta e Dio e mostrargli la via che 'al C iel

conduce, or che il cielo non è più imagine poetica,ma vera

e desiderata patria ? Petrarca si sveglia da lungo e grave

sonno conosc e sen amor suo fu illusione ed er

rore , e sveg liandosi può dire corn—

ì m -

fi hiscî'

tîe : fuimatto, ,

or…spn__s_av1o . Tanto tesoro d’afi

etti profuso per trent’anni ad un idolo insensato, non g

li1 1ascia che rimorsi e

pentiment0 . Le eterne nozze, a cui aspirava Eloisa,non gli

sorridono : egli non può più ingannar sè_stessg e cogrir con

manto neligiaag la snap assione : l’

aveva creduta fiamma ce

leste_

eed. era, come tante altre incendio terreno , incendioche ben riverbera in cielo come diffusa aurora boreale e

par che investa e colori di sè tutto il creato ; ma che poivien mancando, e si estingue, e non lascia che ceneri e nottee rovina. Avea creduto che la imagine di Laura gli part irebbe dal cuore col partir della v ita, avea sognato che, oltre la tomba

,gli si farebbe incontro e l

’accoglierebbe fe

stosa f ra i beati ed ecco che a Laura non pensa più : incielo egli salirà. solo e saprà. rimanervi solo eternamente .

85

Vergjge che lo riavvicini a Laura, ma che

do l’ultimo suo spirto. Contro L aura non la

i amare querele, perchè da. lei 1:iconosce il mar

tirio che gli meritò il paradiso ; ma quel sì caro nome non

lo pronunzia più

Vergine, tale è terra: e pos to ha in dogliaL o mio cor , che vivendo in pian to il tonno ,

E di mille miei m ii un non upon.

Laura è terra ; egli amò p oca mor tal terra caduca. Lelagrime piante per lei gli fan grappa alla memoria, comeun rimorso :

C ho almen l ‘ul timo punto sia devoto,Senza terres tre l imo,C ome tuil primo non 1nsania voto.

E anche quella si lieta vita che pur dianzi rimpiangeva,egli vede ora che cosa fu: un perpetuo affannarsi dietro

una larva

Non è s tata mia vita al tro che affannoMortal bellezza, at ti e parole m

'

hannoT utta. ingombrata l

’alma.

U n nichilista moderno non potrebbe usar parole pm amare.

E nrico H eine, in una delle sue ultime poesie, dice all’amica

L a. bellezza è polvere e in polvere tuvanirai. Ma i poetivivono immortali nella poesia, vivono in Àvalun, nel regnodelle fate. Addio per sempre, bel cadavere ! Laura è terra,e Petrarca non pensa. nè desidera nè cerca rivederla. Questa ultima. canzone è un’

amara palinodia come l’ A spasiadi Leopardi : mal di Leopardi più felice Petrarca, il quale ri

pudiata. la donna

C he git vit: or sepolcro ln nel suo cuore,

trova. una celeste idea da sostituirle, e mirando il cielo nonsorride,ma vi figura qualcosa ! Il gentile Petrarca

, nato adamare e ad amare cerca anche in cielo unadonna per sua dea protettrice, e la prega. di volgere al suo

”‘W '

dubbio stato i begli occhi ; e a lei, non più Medusa, dona

'

86'

i!

cangiati des iri , lei sacra pensieri e ingeg'

nc) e stile e

sospiri e lagrime.

'Di tutti i pelesti attributi, di cui prima

aveva ornato o avrebbe voluto ornare p oca mor tal ter racaduca, egli f regia. ora la Vergine Maria : vergine saggia,pura, santa., nemica. d

’orgoglio ; vergine

C ui nè prim fu, simil nè n oondn ;

verso trapiaùtato quas i intatto dal canzoniere profanonella canzone sacra. C

’è in questa. stupenda. canzone , pur

fra i conforti della fede una sconsolata mestizia che richiama al pensiero quanto ha di più amaro e di più desolato la lirica moderna : una nota flebile

(

s’insinua. f ra

il t imido sommesso concerto degli angioli lontani, e lo vinceci si sente ancor più che la speranza d

’ eterna beatitu

dine,uno stanco desiderio d

’ eterno riposo,quel desiderio

che Byron ammirò espresso in breve iscrizione nella Certosa di Bologna condensò in quelle sue ultime profonde

parole : Ora devo dormire. È la voce dell’anima umana che,

anche variando i tempi e i simboli non cangia suono. Etitudine celeste si mesce furtivo anche un

gogna di felicità terrena, un inconscio accenno a domestiche

gioj e sperate e, ahimè, non trovate :

T re dolci e cari nomi ha un to a ccoltiMadre, figliuoln e spoon.

Dolci e cari, come i nomi che Andromaca prodiga ad E ttore, E loisa ad Abelardo. Se avesse potuto raccoglierli insè quel freddo simulacro di donna che fuLaura ! Se L aurafosse stata. altra donna e Petrarca avesse potuto farla sua !Ma. è destino, destino acerbo ma non improvvido , che igrandi amori non debbano metter capo alla famiglia che

non si svolgano, come gli amori di ogni giorno , verso la

loro tranquilla e normale estinzione, ma 0 si consumino nellelor proprie fiamme, o sieno troncati da subita. violenza, come

face che p er forza è sp enta: la. natura, che non ha a cuorela poesia ma la conservazione della specie non sa chefarne. E qdanto all

’at ta, .op or tetunum mori p rop ter p opulumper arricchir la letteratura di pagine immortali

, convieneche qualche cuore sà.nguini , e qualche esistenza si spe

'

zzi .

Dividere questi due nomi P etràrca e Laura è impossibile, dacché, vadano o non vadano d’

accordo, il Canzoniereli sposa ; ma il mondo ha gran torto di confondere in unasola…apoteosi il nostro gentile poeta e questa donna

,che gli

fa sì p resso e sì lontano. E certo che senza Laura e le sue

laggzadre ar ti non avremmo il Canzoniere ; ma renderne ilmerito a lei è così ragionevole come benedir Cante Ga}brielli perchè, esiliando Dante, ha resa possibile la. DivinaC ommedia originata dg. quell

esilio ; o, colla logica del rabbino del Belli, attribuir la redenzione del mondo ad Annae Pilato perchè hanno crocifisso Gesù. Anna non pensòcerto al trionfo della sua vittima, nè Cante Gabrielli seguando l

'

infame suo decreto, intese por mano a un poema.

Dalmale nasce il bene,come la rosa dalle spine, ma non per

questo la rosa e le spine cangian natura . Laura occasionò

il Canzoniere ma, non incontrando lei Pe trarca avrebbe

tratto da altra donna altre e forse migliori ispirazion i . L auranon lo . ha riamato perchè non volle o non poté ; non gli sinegò perchè credesse, colla sua durezza e ritrosia

,provo

car lamenti immortali e afl‘

rettar la laurea. del poeta 1 11

Campidoglio ; ma per acquistar fama sè stessa, fama di castae d

invincibile, e passare alla posterità. come unanuova L ncrezia, più venerabile dell’antica, ch

’ ella biasimava per aver

aspettato il coltello paterno e non esser morta prima divergogna ! Ma. colla virtù non va certo confusa la incapa

citàd’amare,che è cosa si poco meritoria come la. impotenza

fisica. Il suo f reddo riserbo le procurò le sterili soddisfazioni dell’amor proprio, ma non la fama. purissima che

amando , seppero acquistarsi P orzia ed E loisa . Che s’ella

temè, col troppo accostarsi al poeta., di torgli le sue care

illusioni,e fece di lui quel che l’uccellatore del merlo , che

l’

accieca perchè canti meglio : fuillusione anche questa. sua,e illusione spietata perchè reso al la nativa foresta e aldolce n ido e alla. nda compagna, il merlo cante1

;àassai me

88

gl io che chiuso in gabbia. e abbacinato ; e pei dolori che lanatura gli prepara, piangerà ben più soavemente che peraver perso. la. luce degli occhi. A due che si amino non

mancano amarezze ; e la. vera e profonda poesia è negliostacoli e nelle sventure che véngono dagli uomini e daldestino, non già nel gattigliar di due cuori, e nel malesseree nell

’invincibile avvi limento che viene dal sospirare in

darno . Chi amauna. donna vaaa sarà pm pronto d’ogni al

tro a dire che tutto è vanità ; e lo dice, troppo soventeanche Petrarca. Laura gli pose nel cuore I’ incertezza e gli

educò nella.mente il dubbio ; e il dubbio qualche volta, come il

peut- étre di Montaigne, fa sentirsi anche là dove il veroinnamorato e il vero credente reputerebbero sac

'

rilegio purl’

accennarlo ; anche innanzi a una tomba. Laura è partita

E , per quel ch 10 no speri, al ciel aulitz

egli dice , dubitando. U na certa diffidenza serpeggia, lentae flebile come l’accompagnamento della. sonata. patetica diB eethoven, nelle più belle pagine del C anzoniere, e qua elà. s

’esprime in concetti di ampiezza e profondità shakespe

r1ana,che fan presentire i gr

andi scettici modern i, Byron ,

L eopardi, Lenau . Laura volea. fare di Petrarca un santo e

lo poteva, amandolo. Col suggergli, com’ei dice

,gli amitti

e stanchi spiriti, gli scemò in cuore anche la bella anticafede ; ed egli se ne avvide, e lasciò la fallace imaginata

guida e cercò un miglior direttore Spirituale : sè stesso .

Petrarca avendo Pale e che ale ! non potea temereche gliele tarpasse la felicità, alata anch

’essa. Egli non era,

come Dante, temprato al le tempeste, ma a una vita quietae serena e contemplativa : la sua infelice passione lo sospinsequa e là, contro sua voglia, come foglia svelta al suo lauroprediletto ; ma la immensa terra poco potea dargli e pocod iede all’uomo, e il cangiar climi e paesi non fruttò moltonemmeno al poeta.. L a. sua poesia egli la traeva da sè e lasua dottrina dai libri; la natura esterna egli amava con

templarla riflessa. e abbellita nell’

arte. Egli scende brusca.mente dal monte Ventosa e abbandona,dapo averla appenascorsa. con l’occhio, la sua. stupenda veduta perchè un

90

apprezzato sè stesso e le sue rime, se L aura le avesse gradite e capite ! Continuò correggerle con amore e con curad

’artista., ma il suo cuore non avea motivo di troppo com

piacersene : le più armoniose fra esse gli mormoravano tristemente : Laura non ci na. lette. L

’indifferenza con cui no

parla è sincera : egli le avea scritte per isfogare in qualche modo il cuore addolorato, e le avea scritte per lei scrivendole, non sperava nè chiedea lode : egli non invidiava. a.Dante l’applauso de

’ tintori e de’ lanajuoli. Lungi da. Laura,ov’era o poteva. essere la. vita viva, non rimaneva che il freddomondo letterario, e ai letterati conveniva parlar latino. Mail latino non era la lingua. del suo cuore, la lingua a cuiaffidò la parte migliore di sè . Col p orgere l

’oreccùio alle

sue rime, Laura gli avrebbe reso eternamente caro il suovolgare che gradito a lei diventava la più nobile dellelingue. A dottandolo anche per le altre sue Opere e per lesue lettere famigliari

,ove è tanta varietà di materie e sì

ricca esperienza d’uomini e di cose, egli lo avrebbe m iracolosamente ampliato ; avrebbe, con quel suo orecchio tem

perato ad ogni delicatezza di ritmo, creato una prosa italiana emula della dantesca e men latineggiante della prosadi Boccaccio . Ma come avea dato il suo cuore ad una statua, diede il suo pensiero ad una lingua morta. La Vestale,che dovea vegliare innanz i alla fiaccola della vita, disceseviva entro una tomba .

A chi non guarda. che all’ esterno e misura la f elicitàumana dagli agi della vita e dai sorrisi dei potenti , P etrarca potrà parere fortunatissimo ma. interroghiam lui eci dirà che la sua. vita non è stata altro che affanno . Onorie libri e agiatezze e amicizie, e quanto la terra. e il cielo

ofl‘

ron di meglio,non colmarono il vuoto del suo cuore ; e

quando, dapo aver peregrinata quasi tutta l’

Eur0pa e trattato da pari a pari e papi e re e imperatori e principi eletterati grandi e di gran fama, trovò finalmente sè stessoe fusuo, egli scelse soggiorno 1’ umil paesello ove una.povera casetta. ricorda ancora quanto i suoi desiderj eranmodesti, e quanto gentile e schiva la sua. natura. . Lo studio e la poesia gli furono dolce sollievo, ma la felicità, tante

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sospirata, gli mancò. L’ umanità lo ammirava ma. all’ ap

plauso dell’ umanità sdegnò mescere una sola parola. d’a

more colei ch’egli avea. posta in cima de’ suoi pensieri, e a

cui aveva, nel suo Canzoniere , dato tanto quanto nessunpoeta, dopo Dante, offrì mai a donna mortale. Privo di lei er icco delle sue sole imaginazioni e illusioni, Petrarca. era il

pahmbaro cui abbondano le perle e manca l’aria ; e s’e

gli, come Shakespeare e Molière, riuscì grande anche senzae malgrado la donna adorata, senza L aura sua vitale, egliè tanto più ammirabile, perchè la sua grandezza la. deve,come que’ due sommi, sè stesso e a sè solo.

P adova, luglio 1874 .