Innovative Limited - Start up

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In questo volume

A. Blandini

L. Boggio

M. Bussoletti

O. Cagnasso

L. Calvosa

V. Cariello

M. Centonze

M. Cera

A. Cetra

M. Cossu

A. Daccò

V. Falce

G. Ferri jr

G. Figà-Talamanca

S. Fortunato

A. Genovese

P. Ghionni Crivelli Visconti

F. Guerrera

G. Guizzi

M. Libertini

E. Macrì

G. Marasà

F. Massa Felsani

M. Mozzarelli

G. Niccolini

R. Novello

C. Patriarca

R. Pennisi

M. Perrino

A. Piras

G. Presti

D. Regoli

M. Rescigno

G.A. Rescio

V. Santoro

D.U. Santosuosso

M. Sciuto

A. Serra

M. Speranzin

M.S. Spolidoro

A. Valzer

S. Vanoni

R. Vigo

A. Zoppini

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SOCIETÀ, BANCHE E CRISI D’IMPRESA

Liber amicorum Pietro Abbadessa

Diretto da

M. Campobasso - V. Cariello - V. Di CataldoF. Guerrera - A. Sciarrone Alibrandi

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Società: amministrazione, scioglimento, gruppi, srl, cooperative

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L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifi che responsabilità per eventuali errori o inesattezze.

Project editor: Pietro GiordanoRedazione: Antonella PrandinoEditing: To Edit di Elena Marchisio - TorinoComposizione: Integra Software Services Pvt. Ltd.Stampa: L.E.G.O. S.p.A. – Lavis (TN)

ISBN: 978-88-598-1145-9

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PIANO OPERA

SOCIETÀ, BANCHE E CRISI D’IMPRESALIBER AMICORUM PIETRO ABBADESSA

VOLUME I

I. Diritto dell’impresa

I. Il contratto di rete e la disciplina antitrust (Vincenzo De Stasio e Luciano Vasques)

II. Iscrizione nel registro delle imprese e difformità fra situazione iscritta e situazione reale (Carlo Ibba)

III. Dottrina del giusto prezzo e diritto contemporaneo dei contratti. Alcune riflessioni preliminari (Andrea Perrone)

IV. Tra diritto dell’impresa e metamorfosi della s.p.a. (Giuseppe B. Portale)V. Profili giuridici dei contratti con clausole “Take or Pay” nei rapporti

di fornitura a lungo termine nel mercato del gas naturale (Emanuele Rimini)

VI. El derecho mercantil y el proceso de unificación del derecho privado (Ángel Rojo)

Il diritto commerciale ed il processo di unificazione del diritto privato (Ángel Rojo)

II. Diritto societario

Sezione I. Temi generali

I. La separazione di proprietà e gestione nelle società di capitali: diritti particolari del quotista e «golden shares» di s.p.a. (Eugenio Barcellona)

II. L’informazione nelle società per azioni (Ermanno Bocchini)III. Proprietà e gestione nella società tra professionisti (Marco Cian)

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VI Piano opera

IV. L’ambiguità del potere: la Corporation negli scritti di Adolphe A. Berle jr., alla vigilia della rivoluzione neo-liberale (Francesco Denozza)

V. Premesse a uno studio sulla rilevanza non contrattuale della società (Enrico Ginevra)

VI. L’inapplicabilità della sospensione feriale dei termini all’opposizione dei creditori sociali (Giuseppe Giordano)

VII. Il diritto societario a dieci anni dalla riforma tra classico e moderno (Andrea Guaccero)

VIII. La disciplina delle società quotate. Dalla gerarchia delle fonti al MAC. Recenti tendenze (Renato Mangano)

IX. Autonomia privata e vincoli normativi in tema di corporate gover-nance (Luca G. Radicati di Brozolo)

X. Sulle tipologie partecipative nel nuovo diritto delle società (Gian Carlo M. Rivolta)

XI. Paradigmi normativi e situazioni di fatto nelle società di capitali ita-liane (Roberto Weigmann)

Sezione II. Costituzione, conferimenti, azioni e finanziamenti

I. I finanziamenti dei soci nel tempo e nello spazio (Carlo Angelici)II. Profili di tutela delle azioni convertibili (Amal Abu Awwad)III. Disciplina del capitale, organizzazione del patrimonio, «corretto»

finanziamento della società e tutela dei creditori (Gianvito Giannelli)IV. La responsabilità per mancata attuazione del conferimento: la tutela

dell’azionista alienante (Ilaria Kutufà)V. I prestiti dei soci in società di persone (Massimo Rubino De Ritis)VI. Il controllo di meritevolezza sugli statuti di società: per un’applica-

zione alla funzione amministrativa di s.p.a. (Pierpaolo M. Sanfilippo)VII. Dai patti di retrocessione a prezzo garantito alle azioni “redimibili”

(una rilettura del divieto del patto leonino nella s.p.a. riformata) (Renato Santagata)

VIII. Sui limiti all’introduzione della clausola di intrasferibilità delle azioni ed efficienza dell’impresa (Claudia Tedeschi)

IX. Gli strumenti di finanziamento delle imprese nelle recenti misure per lo sviluppo economico, con particolare riferimento alla s.r.l. (Giuseppe Zanarone)

Sezione III. Assemblea

I. L’invalidità delle deliberazioni assembleari ex art. 2379-ter c.c. (PierDanilo Beltrami)

II. Autopartecipazione ed equilibri organizzativi. Il computo delle azioni proprie nei quorum assembleari (Nicola de Luca)

III. Trascrizione a libro delle delibere assembleari e delle decisioni dei soci e decorrenza del termine per l’impugnativa (Vincenzo Di Cataldo)

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Piano opera VII

IV. Informazione societaria e tutela delle minoranze nelle società quotate (Dario Latella)

V. Le deliberazioni assembleari «consultive» nella società per azioni (Marco Maugeri)

VI. Il danno cagionato dalla non conformità della deliberazione alla legge o allo statuto (Vincenzo Pinto)

VII. Diritti di partecipazione degli azionisti e collegialità nell’assemblea delle società quotate (Serenella Rossi)

VIII. Partecipare, intervenire e assistere alle adunanze degli organi colle-giali delle società azionarie (Mario Stella Richter)

VOLUME II

Sezione IV. Amministrazione e controlli

I. La nomina e la cessazione dell’organo amministrativo di società pub-blica (Antonio Blandini)

II. La prescrizione dell’azione sociale di responsabilità nei confronti di amministratori e sindaci di società per azioni (Lucia Calvosa)

III. I poteri del consiglio di sorveglianza e dei suoi componenti: profili teo-rici e applicativi (Vincenzo Cariello)

IV. Esternalizzazioni di gestione, mandato generale e rappresentanza legale nelle società per azioni (Mario Cera)

V. La nuova disciplina in tema di cumulo di cariche. Profili di regolazione pro-concorrenziale (Valeria Falce)

VI. Riflessioni intorno all’art. 2380-bis c.c. (Giuseppe Guizzi)VII. La funzione di controllo nell’organizzazione della società per

azioni, con particolare riguardo ai c.d. sistemi alternativi (Mario Libertini)

VIII. Organizzazione della Rai s.p.a.: pluralismo del servizio pubblico e «primato» del consiglio di amministrazione (Fabiana Massa Felsani)

IX. Poteri di informazione e controllo degli amministratori non esecutivi (Duccio Regoli)

X. La gestione interinale dell’impresa nella società per azioni (art. 2386, 5° co., c.c.) (Amedeo Valzer)

XI. L’art. 2409 c.c. e il ruolo del collegio sindacale (Silvia Vanoni)XII. Poteri del commissario governativo e governance societaria (con par-

ticolare riguardo ai rapporti con l’organismo di vigilanza previsto dal d.lg. n. 231/2001) (Andrea Zoppini)

Sezione V. Bilancio e revisione legale

I. Una via italiana agli IAS? (Mario Bussoletti)II. La revisione legale dei conti (Sabino Fortunato)III. I bilanci di liquidazione. Appunti (Giuseppe Niccolini)

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VIII Piano opera

IV. Gli utili non contabilizzati e le società di capitali a ristretta base parte-cipativa (Antonio Serra)

V. Riserve targate (Marco Saverio Spolidoro)

Sezione VI. Recesso, scioglimento ed operazioni straordinarie

I. Il recesso nelle società con azioni quotate tra esigenze dei mercati finanziari ed esigenze dell’attività imprenditoriale (Alessandra Daccò)

II. La responsabilità per danno nella fusione di società (Anna Genovese)III. Scioglimento della società e quota di liquidazione “in natura” (Camillo

Patriarca)IV. Il recesso del socio ed il suo “momento” (Michele Perrino)

Sezione VII. Gruppi

I. L’organizzazione ed il controllo della gestione finanziaria nei gruppi di società (non quotate) (Luca Boggio)

II. I regolamenti di gruppo (Fabrizio Guerrera)III. Attività di direzione e coordinamento e allocazione del rischio di

gestione (Michele Mozzarelli)IV. La legittimazione della società diretta all’azione di responsabilità per

abuso di attività di direzione e coordinamento (Roberto Pennisi)

Sezione VIII. S.r.l.

I. L’esercizio del potere gestorio da parte del singolo socio (Oreste Cagnasso)

II. Scioglimento della società e recesso del socio nella s.r.l. (Michele Centonze)

III. L’amministrazione delegata nella s.r.l. (Antonio Cetra)IV. Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata.

Profili privatistici (Monica Cossu)V. La società a responsabilità limitata semplificata e la società a respon-

sabilità limitata a capitale ridotto. Prime osservazioni (Giuseppe Ferri jr)

VI. I finanziamenti dei soci nelle s.r.l.: «eccessivo squilibrio dell’indebi-tamento rispetto al patrimonio netto» e «situazione finanziaria della società nella quale sarebbe stato ragionevole un conferimento» (Giovanni Figà-Talamanca e Rachele Novello)

VII. Selezione ed operatività delle cause di esclusione del socio di s.r.l. (Paolo Ghionni Crivelli Visconti)

VIII. La s.r.l. semplificata e la s.r.l. con capitale inferiore al minimo legale: le recenti novità normative (Enrico Macrì)

IX. Le società a responsabilità limitata dopo la riforma: alcune evidenze empiriche (Gaetano Presti)

X. La società a responsabilità limitata a capitale ridotto e semplificata (Matteo Rescigno)

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Piano opera IX

XI. Le s.r.l. con capitale ridotto (semplificate e non semplificate) (Giuseppe Alberto Rescio)

XII. Responsabilità del socio di società a responsabilità limitata per gli atti di influenza amministrativa (art. 2476, 7° co., c.c.) (Daniele U. Santosuosso)

XIII. Problemi in materia di potere rappresentativo degli amministratori di s.r.l. (Maurizio Sciuto)

XIV. «Deroga» all’atto costitutivo di s.r.l. in tema di liquidazione del socio receduto e conversione della decisione in patto parasociale (Marco Speranzin)

XV. I «particolari diritti riguardanti l’amministrazione della società» a responsabilità limitata e i profitti extralucrativi nel diritto societario (Ruggero Vigo)

Sezione IX. Cooperative

I. L’odierno significato della mutualità prevalente nelle cooperative (Giorgio Marasà)

II. Profili mutualistici della governance delle società cooperative (Antonio Piras)

III. Amministratori di cooperative e interessi dei soci (Vittorio Santoro)

VOLUME III

III. Banche e mercati fi nanziari

Sezione I. Mercati e intermediari

I. La governance delle autorità di vigilanza: teoria e pratica (Luca Enriques)

II. I costi dell’informazione societaria per le PMI: mercati alternativi, crowdfunding e mercati privati (Guido Ferrarini)

III. Coordinamento (extra-)assembleare dei soci e azione di concerto nella s.p.a. quotata (Matteo Gargantini)

IV. Promotori finanziari e agenti in attività finanziarie. Spunti (Paolo Giudici)

V. La corporate governance degli intermediari finanziari: profili di diritto speciale e riflessi sul diritto societario generale (Paolo Montalenti)

VI. La banca etica (Mario Porzio)

Sezione II. I contratti

I. «Scoperti senza affidamento» e usura (Aldo Angelo Dolmetta)II. L’inammissibilità del credito fondiario a copertura di un’esposizione

debitoria pregressa (Gian Paolo La Sala)

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X Piano opera

III. La raccolta bancaria del risparmio attraverso certificati di deposito (Raffaele Lener)

IV. Legittimazione passiva alla revocatoria fallimentare delle rimesse in conto corrente nella circolazione delle aziende bancarie (Federico Martorano)

V. Il conto corrente di base tra inclusione finanziaria e controllo della circolazione della ricchezza (Vincenzo Meli)

VI. La parabola degli irs: tra innovazione normativa e recupero di nozioni appartenenti alla tradizione (Ugo Minneci)

VII. Sistema e sottosistemi nella nuova disciplina della trasparenza banca-ria (Aurelio Mirone)

VIII. Prezzi dei servizi bancari e concorrenza (a proposito di commissioni bancarie e interbancarie) (Gustavo Olivieri)

IX. Note a margine della disciplina di trasparenza dei servizi di pagamento (Marilena Rispoli Farina)

X. Prodotti “misti” e norme a tutela del cliente (Antonella Sciarrone Alibrandi)

XI. Servizi di investimento e nullità del contratto (Andrea Tucci)

IV. Crisi d’impresa e procedure concorsuali

Sezione I. Temi generali

I. Gli azzardi morali dei soci nelle s.r.l. in crisi (Peter Agstner)II. La azione di simulazione nel codice antimafia e nelle procedure con-

corsuali (Amedeo Bassi)III. Tutela dei creditori e responsabilità gestoria all’approssimarsi

dell’insolvenza: prime riflessioni (Grazia Monia Buta)IV. La gestione societaria dell’impresa in crisi (Vincenzo Calandra

Buonaura)V. L’esenzione dei professionisti intellettuali dal fallimento (Giuseppe

Fauceglia)VI. La riforma della legge fallimentare tra realtà e utopia (Alberto Jorio)VII. La proposta di direttiva sulla gestione delle crisi bancarie e i contratti

di assistenza finanziaria intragruppo: qualche considerazione di diritto societario (Marco Lamandini)

VIII. La disciplina europea dell’insolvenza transfrontaliera. Problemi aperti e prospettive di riforma (Alberto Mazzoni)

IX. Attività di direzione e coordinamento e crisi di impresa nei gruppi di società (Massimo Miola)

X. Il tempo è danaro (anche nelle procedure concorsuali) (Michele Sandulli)

XI. Salvaguardia di valori organizzativi e costi delle procedure concor-suali (Giuseppe Terranova)

XII. Principi e problemi di “diritto societario della crisi” (Umberto Tombari)

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Piano opera XI

Sezione II. Fallimento e amministrazione straordinaria

I. La nuova disciplina dell’esercizio provvisorio: continuità dell’impresa in crisi nel (e fuori dal) fallimento (Francesco Barachini)

II. La tutela dei terzi di buona fede acquirenti dei beni mobili del fallito (Federico Briolini)

III. La conversione dell’amministrazione straordinaria in fallimento ed i poteri dell’autorità giudiziaria (Concetto Costa)

Sezione III. Soluzioni concordate

I. Crediti accordati in funzione od in esecuzione del concordato preven-tivo o dell’accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 182-quater l. fall.) (Andrea Bartalena)

II. La disciplina dei crediti privilegiati nel concordato preventivo con continuità aziendale (Sido Bonfatti)

III. Nuovi principi e vecchi problemi nel concordato preventivo con “con-tinuità aziendale” (Mario Campobasso)

IV. Linee di credito «autoliquidanti» e (pre)concordato preventivo (Claudio Frigeni)

V. I professionisti nelle procedure di risoluzione concordata della crisi d’impresa (Andrea Pisani Massamormile)

VI. Garanzie su beni del terzo e voto nel concordato preventivo (Paolo Piscitello)

VII. Il conflitto di interessi dei creditori nel concordato (Roberto Sacchi)VIII. Concordato preventivo e scioglimento dei contratti in corso di esecu-

zione (Giuliana Scognamiglio)IX. Il concordato con continuità aziendale (Lorenzo Stanghellini)

Elenco Autori

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INDICE SOMMARIO

SEZIONE IV

AMMINISTRAZIONE E CONTROLLI

CAPITOLO I

LA NOMINA E LA CESSAZIONE DELL’ORGANO AMMINISTRATIVO DI SOCIETÀ PUBBLICA

Antonio Blandini

1. Introduzione: le molte ambiguità della disciplina della governance di società pubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 917

2. Genesi ed esiti degli interventi normativi sull’art. 2449 c.c. . . . . . . . . . . . . » 920 3. Diritto di nomina e diritto di revoca: la (ir)rilevanza della giusta causa . . . » 923 4. Leggi speciali e leggi regionali sulla cessazione di amministratori di

società pubblica e interventi della Corte costituzionale: è, dunque, legit-timo lo spoils system? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 924

5. Revoca dell’amministratore e limiti ai diritti risarcitori . . . . . . . . . . . . . . . » 927 6. Ampiezza del diritto di revoca e controllo analogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 932 7. Cenni conclusivi sulla prolificità del legislatore su nomina e revoca di ammi-

nistratori di società pubblica e sui relativi problemi: una storia infinita . . . . » 933

CAPITOLO II

LA PRESCRIZIONE DELL’AZIONE SOCIALE DI RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DI AMMINISTRATORI

E SINDACI DI SOCIETÀ PER AZIONILucia Calvosa

1. Il termine di cui al 4° co. dell’art. 2393 c.c. come termine di prescrizione » 935 2. Decorrenza del termine di prescrizione di cui al 4° co. dell’art. 2393 c.c. » 938 3. Segue: interpretazione e ratio della norma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 942 4. Applicazione all’azione sociale di responsabilità contro i sindaci e pre-

scrizione dell’azione ex art. 2497 c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 946

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XIV Indice sommario

5. Legittimazione dell’organo amministrativo a porre in essere atti inter-ruttivi della prescrizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 948

6. La prescrizione dell’azione esercitata dal curatore ex artt. 146 l. fall. e 2394-bis c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 954

7. Applicabilità dell’art. 2947, 3° co., c.c. alle ipotesi di responsabilità degli amministratori e dei sindaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 956

CAPITOLO III

I POTERI DEL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA E DEI SUOI COMPONENTI: PROFILI TEORICI E APPLICATIVI

Vincenzo Cariello

1. Poteri, poteri-doveri e legittimazioni del consiglio di sorveglianza e dei suoi singoli componenti nelle s.p.a. dualistiche non quotate . . . . . . . . . . . » 961

2. I poteri del presidente del consiglio di sorveglianza . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 967 3. Segue: ancora su limitazioni eventualmente imposte (dal legislatore) ai

poteri del presidente del consiglio di sorveglianza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 977 4. I poteri-doveri del consiglio di sorveglianza e dei suoi componenti in

società dualistiche quotate: premesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 982 5. Segue: la rilevante (e non sempre valorizzata) importanza sistematica

dell’art. 151-bis del t.u.f. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 989

CAPITOLO IV

ESTERNALIZZAZIONI DI GESTIONE, MANDATO GENERALE E RAPPRESENTANZA LEGALE

NELLE SOCIETÀ PER AZIONIMario Cera

1. Mandati generali e gestione di impresa: evoluzioni e funzioni . . . . . . . . . » 1007 2. Mandati generali e limiti tra norme specifiche e principi . . . . . . . . . . . . . . » 1009 3. Disciplina societaria e competenze circa il conferimento di mandati

generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1014 4. Esecuzione dei mandati generali e rappresentanza legale . . . . . . . . . . . . . » 1015

CAPITOLO V

LA NUOVA DISCIPLINA IN TEMA DI CUMULO DI CARICHE. PROFILI DI REGOLAZIONE PRO-CONCORRENZIALE

Valeria Falce

1. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1019 2. Verso una nuova regolamentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1022 3. L’approdo al Decreto Salva Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1026 4. Il settore finanziario e i mercati rilevanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1029 5. I requisiti soggettivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1031 6. Le condizioni oggettive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1033 7. Il riferimento al gruppo di imprese e gli effetti sulla latitudine della

norma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1035

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Indice sommario XV

8. Gli orientamenti pro-concorrenziali delle Autorità di Vigilanza . . . . . . . p. 1037 9. Proposte e conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1039

CAPITOLO VI

RIFLESSIONI INTORNO ALL’ART. 2380-BIS C.C.Giuseppe Guizzi

1. La competenza esclusiva degli amministratori nella gestione dell’impresa come profilo tipologico della società azionaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1043

2. Competenze degli amministratori e competenze dell’assemblea . . . . . . . » 1045 3. Il significato della competenza esclusiva degli amministratori nella

società azionaria di gruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1051 4. La nuova declinazione della regola di facoltatività del carattere pluriper-

sonale dell’amministrazione: il caso delle società quotate . . . . . . . . . . . . . » 1054 5. Amministrazione pluripersonale e consiglio di amministrazione . . . . . . . » 1057 6. Il presidente del consiglio di amministrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1059

CAPITOLO VII

LA FUNZIONE DI CONTROLLO NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ PER AZIONI, CON PARTICOLARE

RIGUARDO AI C.D. SISTEMI ALTERNATIVIMario Libertini

1. Il “controllo” come verifica di conformità a regole e la possibile evoluzione da funzione puramente censoria a funzione di “indirizzo e controllo” . . . . » 1064

2. Le diverse funzioni dei controlli societari, stratificatesi col passare del tempo: contrasto verso gestioni infedeli; contrasto verso gestioni dissipa-torie; contrasto verso gestioni inefficienti; contrasto verso gestioni illegali » 10652.1. Il controllo come strumento di contrasto verso gestioni infedeli . . . » 10662.2. Il controllo come strumento di contrasto verso gestioni dissipatorie . » 10672.3. Il controllo come strumento di contrasto verso gestioni inefficienti . » 10682.4. Il controllo come strumento di contrasto verso gestioni illegali . . . . » 1070

3. La moltiplicazione delle istanze di controllo nel diritto societario odierno: la dislocazione differenziata (organi, uffici, controlli esterni) delle diverse funzioni di controllo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1072

4. L’oggetto dei controlli societari (“atti”-“attività”) e i criteri di controllo (“legalità”-“merito”) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1073

5. Debolezza delle scelte di politica legislativa in materia di controlli nella riforma del 2003. Il problema del coordinamento fra le diverse istanze di controllo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1075

6. Tassatività dei modelli organizzativi di amministrazione e controllo pre-visti dalla legge . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1079

7. Critica all’impianto sistematico della riforma. La “pesantezza” del sistema c.d. tradizionale. Opportunità di razionalizzare la normativa mediante opzioni interpretative che attribuiscano ai sistemi c.d. alter-nativi la funzione di passaggio da una funzione di controllo puramente censoria ad una funzione di “indirizzo e controllo” . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1080

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XVI Indice sommario

8. I principali problemi interpretativi riguardanti il sistema dualistico. Opportunità di una opzione interpretativa volta a rafforzare la funzione di indirizzo del consiglio di sorveglianza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1084

9. I principali problemi interpretativi riguardanti il sistema monistico. Opportunità di una opzione interpretativa volta a pensare il sistema monistico come una variante volta a rafforzare le funzioni di indirizzo e controllo del plenum del consiglio di amministrazione in presenza di amministratori delegati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1096

CAPITOLO VIII

ORGANIZZAZIONE DELLA RAI S.P.A.: PLURALISMO DEL SERVIZIO PUBBLICO E «PRIMATO» DEL

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEFabiana Massa Felsani

1. Composizione del consiglio di amministrazione e pluralismo del servizio radiotelevisivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1105

2. Evoluzione della disciplina della Rai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1108 3. L’attuale apertura pluralistica della Rai. Criteri di nomina dei compo-

nenti del consiglio di amministrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1113 4. Le funzioni di controllo e di garanzia. Il fraintendimento della politica . » 1114 5. Il problema delle competenze del Direttore generale. Le inefficienze

della gestione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1117 6. Qualche considerazione finale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1119

CAPITOLO IX

POTERI DI INFORMAZIONE E CONTROLLO DEGLI AMMINISTRATORI NON ESECUTIVI

Duccio Regoli

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1121 2. Il potere-dovere di informazione e controllo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1125 3. Il modello legale e i ristretti margini di estensione: l’interpretazione . . . . » 1128 4. Segue: l’autonomia (statutaria e organizzativa) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1135 5. Segue: peculiarità della figura dell’amministratore indipendente . . . . . . . » 1140 6. Responsabilità per esercizio abusivo, ovvero per omissione, dei poteri di

informazione e controllo da parte degli amministratori non esecutivi . . . » 1144

CAPITOLO X

LA GESTIONE INTERINALE DELL’IMPRESA NELLA SOCIETÀ PER AZIONI (ART. 2386, 5° CO., C.C.)

Amedeo Valzer

1. Introduzione. I presupposti della gestione attiva del collegio sindacale . . » 1149 2. Segue: cessazione di tutti gli amministratori e sistemi alternativi di

amministrazione e controllo. Il sistema dualistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1154

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3. Segue: il sistema monistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1160 4. La gestione interinale: profili funzionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1165 5. Segue: profili organizzativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1171 6. Segue: gestione sindacale e potere di rappresentanza . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1175

CAPITOLO XI

L’ART. 2409 C.C. E IL RUOLO DEL COLLEGIO SINDACALESilvia Vanoni

1. Il contenuto dell’art. 2409 c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1187 2. La legittimazione dell’organo di controllo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1191 3. I poteri dei sindaci rispetto alla denuncia al tribunale . . . . . . . . . . . . . . . . » 1193 4. La valutazione dell’ampliata legittimazione del collegio sindacale a pro-

porre la denuncia ex art. 2409 c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1196 5. Il consiglio di sorveglianza e la denuncia al tribunale . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1200 6. Il comitato per il controllo sulla gestione e la denuncia al tribunale . . . . . » 1203 7. La denuncia d’irregolarità alla Consob . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1209 8. La denuncia al tribunale esperibile dalla Consob . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1210 9. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1214

CAPITOLO XII

POTERI DEL COMMISSARIO GOVERNATIVO E GOVERNANCE SOCIETARIA (CON PARTICOLARE

RIGUARDO AI RAPPORTI CON L’ORGANISMO DI VIGILANZA PREVISTO DAL D.LG. N. 231/2001)

Andrea Zoppini

1. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1217 2. I poteri dell’Organismo di Vigilanza ex d.lg. n. 231/2001 . . . . . . . . . . . . . . » 1218 3. Commissario governativo e Organismo di Vigilanza . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1220 4. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1222

SEZIONE V

BILANCIO E REVISIONE LEGALE

CAPITOLO I

UNA VIA ITALIANA AGLI IAS?Mario Bussoletti

1. Le norme contabili nel sistema delle fonti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1225 2. Il quadro normativo preesistente al decreto Milleproroghe 2011 . . . . . . . » 1227

2.1. Il regolamento U.E. n. 1606/2002 e la sua efficacia nell’ordinamento nazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1227

2.2. Il sistema delle fonti applicabile alle società che adottano gli IAS . . » 1228 3. L’impatto della novella recata dal Decreto Milleproroghe sulla disciplina

civilistica (e fiscale) dei bilanci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1229

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CAPITOLO II

LA REVISIONE LEGALE DEI CONTISabino Fortunato

1. Le recenti evoluzioni della revisione legale dei conti . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1235 2. Fonti pubbliche e fonti private . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1237 3. Registro unico e soggetti abilitati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1242 4. L’indipendenza del revisore. Gli aspetti sostanziali: conflitti di interesse

e servizi non-audit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1244 5. Segue: gli aspetti formali: il rapporto di revisione e la governance

dell’ente sottoposto a revisione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1249 6. Segue: durata e corrispettivo dell’incarico; obblighi di trasparenza . . . . . » 1253 7. Il sistema di vigilanza pubblica e il controllo di qualità . . . . . . . . . . . . . . . » 1255 8. La concentrazione del mercato della revisione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1257 9. Il ruolo del revisore e le proposte innovative sulla relazione del

revisore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1259

CAPITOLO III

I BILANCI DI LIQUIDAZIONE. APPUNTIGiuseppe Niccolini

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1265 2. Considerazioni sui criteri di redazione del bilancio iniziale e dei bilanci

annuali di liquidazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12662.1. Le finalità dei bilanci di liquidazione impongono il criterio valuta-

tivo del winding up concern . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12672.2. Salvo il caso della continuazione dell’attività d’impresa . . . . . . . . . . . » 12742.3. Segue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12752.4. L’ulteriore spunto offerto dall’art. 2467 c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1276

3. Il bilancio finale di liquidazione come bilancio speciale: modalità di approvazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12773.1. Modalità di approvazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12813.2. Bilancio finale e art. 2495 c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12853.3. Il bilancio finale che non c’è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1291

CAPITOLO IV

GLI UTILI NON CONTABILIZZATI E LE SOCIETÀ DI CAPITALI A RISTRETTA BASE

PARTECIPATIVAAntonio Serra

1. L’orientamento della giurisprudenza in materia di utili extracontabili . . » 1303 2. Il quadro normativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1305

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3. La soggettività tributaria delle società di capitali e i suoi effetti in caso di accertamento di utili (o ricavi) non contabilizzati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1307

4. Il superamento della personalità giuridica con riferimento: a) alla “ristretta base partecipativa” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1310

5. Segue: b) al vincolo di solidarietà e di reciproco controllo tra i soci . . . . . » 1312 6. Segue: c) all’onere di conoscenza degli affari sociali . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1316 7. Considerazioni conclusive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1318

CAPITOLO V

RISERVE TARGATEMarco Saverio Spolidoro

1. Premessa e obiettivi dell’indagine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1323 2. Nozione e origine delle “riserve targate” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1324 3. Infondatezza delle obiezioni alla legittimità delle “riserve targate” fon-

date sulla pretesa contraddizione tra targatura e appartenenza delle riserve al patrimonio netto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1327

4. Infondatezza delle critiche fondate su particolari fattispecie nelle quali il conferimento atipico sia eseguito a condizioni effettivamente incompati-bili con la corrispondente costituzione di una riserva . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1330

5. Argomenti a favore delle “riserve targate” e disciplina della formazione del capitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1331

6. Formazione delle “riserve targate” e tipologia di apporti fuori capitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1331

7. Critica della tesi secondo cui ai fini della formazione delle riserve targate sarebbe decisivo il tipo di apporto ricevuto dalla società . . . . . . . . . . . . . . » 1333

8. Formazione delle “riserve targate” e incrementi del patrimonio netto non derivanti da versamenti in danaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1336

9. Destinazione dell’apporto alla formazione delle “riserve targate” . . . . . . » 1337 10. Formazione di “riserve targate” in mancanza di un’esplicita manifesta-

zione di volontà in tal senso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1338 11. Non necessità dell’approvazione assembleare ai fini della formazione

delle riserve targate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1339 12. Targatura di riserve da utili o di altre riserve già esistenti . . . . . . . . . . . . . » 1341 13. “Riserve targate” e riserve da sopraprezzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1343 14. Distribuzione delle “riserve targate” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1344 15. “Riserve targate” e acquisto di azioni proprie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1345 16. “Riserve targate” e copertura delle perdite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1346 17. “Riserve targate” e aumento del capitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1348 18. “Riserve targate” e scioglimento o liquidazione della società . . . . . . . . . . » 1349 19. Destino delle “riserve targate” nel caso in cui il socio al quale siano vin-

colate ceda la sua partecipazione e fuoriesca dalla società . . . . . . . . . . . . » 1350 20. Recesso e “riserve targate” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1350 21. Rappresentazione delle “riserve targate” nel bilancio di colui che le ha

costituite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1351

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XX Indice sommario

SEZIONE VI

RECESSO, SCIOGLIMENTO ED OPERAZIONI STRAORDINARIE

CAPITOLO I

IL RECESSO NELLE SOCIETÀ CON AZIONI QUOTATE TRA ESIGENZE DEI MERCATI FINANZIARI

ED ESIGENZE DELL’ATTIVITÀ IMPRENDITORIALEAlessandra Daccò

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1355 2. I casi di recesso nelle società con azioni scambiate nei mercati regola-

mentati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1357 3. I soggetti legittimati e la record date . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1363 4. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1371

CAPITOLO II

LA RESPONSABILITÀ PER DANNO NELLA FUSIONE DI SOCIETÀ

Anna Genovese

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1375 2. La ricostruzione del rimedio in chiave indennitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1380 3. La ricostruzione del rimedio in chiave risarcitoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1382 4. Legittimati passivi e natura della responsabilità della società post fusione

nella giurisprudenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1384 5. Attuazione del rimedio in chiave risarcitoria. Le coordinate della respon-

sabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1386 6. Procedimento di fusione e responsabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1388 7. Amministratori infedeli, effetti della fusione e responsabilità della

società post fusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1390 8. Rivalse e coperture assicurative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1392

CAPITOLO III

SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ E QUOTA DI LIQUIDAZIONE “IN NATURA”

Camillo Patriarca

1. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1397 2. Impostazione del problema: l’espressa previsione della liquidazione in

natura del patrimonio sociale nelle società di persone . . . . . . . . . . . . . . . . » 1398 3. Segue: le conseguenze applicative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1407 4. Segue: e la lacuna in tema di società di capitali. I problemi posti dalla

attribuzione della quota liquidatoria con mezzi diversi dal denaro . . . . . . » 1416 5. Ammissibilità della quota di liquidazione in natura: la soluzione negativa . » 1421

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Indice sommario XXI

6. Segue: gli interessi rilevanti. Argomenti a favore della ammissibilità della quota di liquidazione in natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1423

7. Assegnazione in natura ed organizzazione corporativa: la tesi della necessità della previsione statutaria ovvero del consenso unanime dei soci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1427

8. Segue: regola di maggioranza e diritto di credito alla quota di liquida-zione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1429

9. Segue: attribuzione della quota in natura e poteri dispositivi sul patrimo-nio sociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1433

10. Segue: conclusioni. Spazio della autonomia statutaria . . . . . . . . . . . . . . . . » 1436 11. Riparto in natura e parità di trattamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1440 12. Segue: tutela dei creditori sociali e responsabilità dei soci assegnatari . . » 1445

CAPITOLO IV

IL RECESSO DEL SOCIO ED IL SUO “MOMENTO”Michele Perrino

1. Gli incerti tempi del recesso… . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1453 2. Segue: … ed i suoi “momenti” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1455 3. Il momento di efficacia del recesso: l’opinione prevalente, i dubbi e le

incertezze della prassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1456 4. Gli argomenti della tesi dell’efficacia differita. Critica . . . . . . . . . . . . . . . . » 1461 5. Segue: il falso postulato della continuità derivativa nella titolarità della

partecipazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1465 6. Ulteriori critiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1468 7. Le ragioni d’indole testuale dell’opposta tesi dell’efficacia immediata… . » 1469 8. Segue: … ed il suo fondamento funzionale, alla stregua degli interessi in

gioco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1471 9. Considerazioni conclusive in punto di salvaguardia dell’interesse del

recedente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1473

SEZIONE VII

GRUPPI

CAPITOLO I

L’ORGANIZZAZIONE ED IL CONTROLLO DELLA GESTIONE FINANZIARIA NEI GRUPPI DI SOCIETÀ

(NON QUOTATE)Luca Boggio

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1481 2. Organizzazione, programmazione e controllo della gestione della

finanza d’impresa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1483 3. Politica finanziaria dell’impresa e «funzioni» aziendali . . . . . . . . . . . . . . . » 1486 4. Organizzazione della pianificazione finanziaria e del controllo nel qua-

dro del diritto delle società capitalistiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1488

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5. Segue: le variabili «di gruppo» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1492 6. Il limite della Business Judgement Rule, in particolare, nella gestione

finanziaria dei gruppi societari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1499 7. Gli assetti adeguati alla funzione finanziaria: i termini della questione . » 1506 8. Le linee tracciate dal legislatore: premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1506

8.1. Frammenti di disciplina «generale»: doverosità della programma-zione finanziaria e riparto di competenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1507

8.2. Segue: adeguatezza e individuazione dei destinatari dell’informa-zione sulla programmazione finanziaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1512

8.3. Segue: programmazione finanziaria, controllo e «controllo sul con-trollo» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1518

8.4. Segue: qualche prima conclusione in materia di adeguatezza della funzione finanziaria nei gruppi di società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1521

9. Principi e regole tecniche, nonché modalità di redazione dei documenti di programmazione finanziaria nella disciplina «speciale»: considera-zioni preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15249.1. Segue: principi e regole tecniche di redazione nei casi di informa-

zione «episodica» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15269.2. Segue: qualche osservazione di sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1535

10. Tratti ricostruttivi del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1539 11. Linee guida per l’organizzazione della pianificazione finanziaria e del

controllo nei gruppi di società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1541 12. Un esempio, conclusivo, di rilievo della programmazione finanziaria

nell’ambito della gestione dei gruppi di società: il caso dei finanziamenti intragruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1546

CAPITOLO II

I REGOLAMENTI DI GRUPPOFabrizio Guerrera

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1551 2. Struttura, organizzazione e autodisciplina del gruppo di società . . . . . . . » 1555 3. Il regime legale di organizzazione del gruppo e il Codice di autodisci-

plina delle società quotate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1558 4. Autoregolamentazione organizzativa e «interesse di gruppo» . . . . . . . . . » 1565 5. Valenza, contenuto e obiettivi del regolamento di gruppo: profili gene-

rali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1570 6. Segue: articolazione e distribuzione dei compiti inerenti all’esercizio

della direzione unitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1576 7. Emanazione, approvazione e «recepimento» del regolamento di gruppo » 1582 8. Tipologia e regolamentazione statutaria delle società del gruppo . . . . . . » 1587 9. Patologia del (e conflitti nel) processo di formazione del regolamento di

gruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1595 10. L’attuazione dei regolamenti e delle direttive di gruppo: interessi, dialet-

tica, responsabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1599

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CAPITOLO III

ATTIVITÀ DI DIREZIONE E COORDINAMENTO E ALLOCAZIONE DEL RISCHIO DI GESTIONE

Michele Mozzarelli

1. Interessi e gerarchia nei gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1607 2. I nuovi equilibri della riforma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1610 3. Le tensioni della nuova disciplina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1611 4. Segue: il criterio dell’allocazione dei rischi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1613 5. Alcune premesse interpretative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1615 6. I creditori della società diretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1617 7. I soci della società diretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1619 8. Attività di direzione e coordinamento senza alterazione delle condizioni

di rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1622 9. Segue: i limiti dell’alterazione delle condizioni di rischio . . . . . . . . . . . . . . » 1624 10. Qualche conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1628

CAPITOLO IV

LA LEGITTIMAZIONE DELLA SOCIETÀ DIRETTA ALL’AZIONE DI RESPONSABILITÀ PER ABUSO

DI ATTIVITÀ DI DIREZIONE E COORDINAMENTORoberto Pennisi

1. Il problema della legittimazione ad agire della società diretta . . . . . . . . . » 1631 2. Gli argomenti a sostegno della legittimazione della società diretta . . . . . » 1634 3. Il problema del «sovrarisarcimento» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1638 4. L’art. 2497, ultimo comma, c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1642 5. Il diritto di recesso a seguito della condanna per abuso dell’attività di

direzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1644 6. Conflitto «endosocietario» e dinamiche di gruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1647

SEZIONE VIII

S.R.L.

CAPITOLO I

L’ESERCIZIO DEL POTERE GESTORIO DA PARTE DEL SINGOLO SOCIO

Oreste Cagnasso

1. Oggetto dell’indagine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1655 2. Premesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1656

2.1. La distribuzione delle competenze gestorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16562.2. Cenni sulla responsabilità dei soci gestori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16572.3. Il ruolo degli amministratori in presenza di decisioni dei soci . . . . . » 1658

3. Singolo socio ed esercizio del potere gestorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1660

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3.1. L’iniziativa e la fase istruttoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 16603.2. La decisione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16613.3. La comunicazione della decisione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16623.4. Le sanzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1662

4. Qualche riflessione conclusiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1663

CAPITOLO II

SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ E RECESSO DEL SOCIO NELLA S.R.L.

Michele Centonze

1. Premessa. Il rapporto tra scioglimento e recesso nelle società per azioni » 1665 2. Lo scioglimento come esercizio del diritto di ripensamento alternativo

alla revoca della delibera nella s.p.a. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1667 3. S.p.a. e scioglimento sopravvenuto per impossibilità di rimborsare il

socio recedente (scioglimento “qualificato” o “dipendente”) . . . . . . . . . . » 1669 4. S.p.a. e scioglimento sopravvenuto per cause diverse (scioglimento

“generico” o “indipendente”) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1672 5. La disciplina nella s.r.l . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1673

CAPITOLO III

L’AMMINISTRAZIONE DELEGATA NELLA S.R.L.Antonio Cetra

1. Premessa. Delimitazione dell’indagine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1679 2. L’ammissibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1684 3. La disciplina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1685 4. La fonte organizzativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1686 5. L’oggetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1690 6. Il rapporto tra organo delegante e amministratore delegato . . . . . . . . . . . » 1694 7. Le ripercussioni sulla responsabilità gestoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1700

CAPITOLO IV

LE START UP INNOVATIVE IN FORMA DI SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA.

PROFILI PRIVATISTICIMonica Cossu

1. La società start up innovativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17051.1. La fattispecie: requisiti qualificanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17091.2. La disciplina speciale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1711

2. La disciplina speciale della start up innovativa in forma di s.r.l . . . . . . . . . » 17152.1. Start up-s.r.l. e autonomia statutaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17192.2. La start up-s.r.l. semplificata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1723

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CAPITOLO V

LA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA SEMPLIFICATA E LA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ

LIMITATA A CAPITALE RIDOTTO. PRIME OSSERVAZIONIGiuseppe Ferri jr

1. Il problema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1727 2. L’impostazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1729 3. La disciplina: la struttura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1732 4. Segue: la funzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1735 5. La soluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1737 Postilla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1739

CAPITOLO VI

I FINANZIAMENTI DEI SOCI NELLE S.R.L.: «ECCESSIVO SQUILIBRIO DELL’INDEBITAMENTO RISPETTO AL

PATRIMONIO NETTO» E «SITUAZIONE FINANZIARIA DELLA SOCIETÀ NELLA QUALE SAREBBE STATO

RAGIONEVOLE UN CONFERIMENTO»Giovanni Figà-Talamanca e Rachele Novello

1. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1749 2. Le società del campione: caratteristiche generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1750

2.1. Struttura della compagine sociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17502.2. Dimensione economica aziendale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1751

3. I finanziamenti dei soci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17533.1. La diffusione dei finanziamenti dei soci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17533.2. L’entità dei finanziamenti dei soci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17543.3. Entità dei finanziamenti e dimensione economica aziendale delle

società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17553.4. Incidenza del finanziamento soci sul totale attivo . . . . . . . . . . . . . . . . » 1756

4. Un’analisi comparativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17574.1. Raffronto relativo alla dimensione economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17574.2. Raffronto relativo alla compagine sociale tra le società con il finan-

ziamento soci e le altre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1759 5. Indicatori di bilancio e finanziamenti dei soci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1761

5.1. Rapporto di indebitamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17625.2. Indice di indipendenza finanziaria (equity ratio) . . . . . . . . . . . . . . . . » 1765

6. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1767

CAPITOLO VII

SELEZIONE ED OPERATIVITÀ DELLE CAUSE DI ESCLUSIONE DEL SOCIO DI S.R.L.

Paolo Ghionni Crivelli Visconti

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1769 2. La previsione statutaria dell’esclusione del socio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1772 3. I requisiti della specificità e della giusta causa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1777

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4. Segue: la selezione delle cause di esclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1784 5. L’operatività dell’esclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1789

CAPITOLO VIII

LA S.R.L. SEMPLIFICATA E LA S.R.L. CON CAPITALE INFERIORE AL MINIMO LEGALE: LE RECENTI

NOVITÀ NORMATIVEEnrico Macrì

1. L’introduzione della s.r.l.s. e della (già defunta) s.r.l.c.r. La possibilità di costituire s.r.l. ordinarie con capitale inferiore alla soglia di diecimila euro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1797

2. Elementi caratterizzanti una s.r.l.s. e una s.r.l. con capitale inferiore alla soglia dei diecimila rispetto ad una s.r.l. “ordinaria”. Negazione dell’esi-stenza di un nuovo tipo societario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1800

3. S.r.l.s. e atto costitutivo standard . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1803 4. Capitale sociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1807 5. Il capitale sociale delle s.r.l.s. ed i profili tipologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1812 6. Capitale sociale, trasformazione in società a responsabilità limitata sem-

plificata e disciplina delle variazioni di capitale sociale . . . . . . . . . . . . . . . » 1815 7. Segue: la disciplina delle modificazioni del capitale sociale della s.r.l.

ordinaria e la s.r.l.s. (nonché la s.r.l. con capitale inferiore a diecimila euro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1818

CAPITOLO IX

LE SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA DOPO LA RIFORMA: ALCUNE EVIDENZE EMPIRICHE

Gaetano Presti

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1821 2. La consistenza delle s.r.l. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1823 3. Le s.r.l. unipersonali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1827 4. Le società di gruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1828 5. Start-up e s.r.l. semplificate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1830 6. I flussi delle s.r.l. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1833 7. Amministrazione e controllo delle s.r.l. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1835 8. Gli assetti proprietari delle s.r.l. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1838 9. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1839

CAPITOLO X

LA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA A CAPITALE RIDOTTO E SEMPLIFICATA

Matteo Rescigno

1. Gli interventi legislativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1841 2. Le finalità perseguite e le scelte normative: dubbi e compiti dell’interprete . » 1844

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Indice sommario XXVII

3. S.r.l.c.r. e s.r.l.s. come tipi o sottotipi: critica e conseguenze applicative . p. 1845 4. La disciplina comune della s.r.l.c.r. e della s.r.l.s.: a) capitale sociale e

conferimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1850 5. Segue: b) i soci persone fisiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1852 6. La disciplina particolare della s.r.l.s.: a) la vincolatività del modello di

statuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1854 7. Segue: b) il requisito di età dei soci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1857 8. Segue: c) i soci amministratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1858 9. L’applicazione della disciplina generale della s.r.l. alle s.r.l.c.r. e s.r.l.s.

In particolare le regole sul capitale sociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1859 10. Postilla: considerazioni sparse sulle modifiche apportate dal d.l.

n. 76/2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1864

CAPITOLO XI

LE S.R.L. CON CAPITALE RIDOTTO (SEMPLIFICATE E NON SEMPLIFICATE)

Giuseppe Alberto Rescio

1. L’introduzione nell’ordinamento italiano e la progressiva estensione delle s.r.l. con capitale ridotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1869

2. L’esito, allo stato, della produzione normativa sulle s.r.l. con capitale ridotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1872

3. La semplificazione dei conferimenti in danaro: il ruolo degli amministra-tori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1873

4. La conformità al modello standard nella s.r.l. semplificata . . . . . . . . . . . . » 1874 5. La “inderogabilità delle clausole” del modello standard . . . . . . . . . . . . . . » 1879 6. Capitale ridotto e riserva legale: l’integrazione sistematica dell’art. 2463,

4° co., con l’art. 2430 c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1881 7. La “reintegrazione” della riserva legale “diminuita”, le operazioni sul capi-

tale ridotto e l’obiettivo del “patrimonio netto vincolato” di 10.000 euro . . » 1886 8. La s.r.l. con capitale ridotto, semplificata e non, come variante d’arrivo

da altra variante o forma societaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1888

CAPITOLO XII

RESPONSABILITÀ DEL SOCIO DI SOCIETÀA RESPONSABILITÀ LIMITATA PER GLI ATTI

DI INFLUENZA AMMINISTRATIVA (ART. 2476, 7° CO., C.C.)Daniele U. Santosuosso

1. Profili sulla responsabilità del socio di società a responsabilità limitata per gli atti di influenza gestionale prima della riforma del 2003. Abuso della personalità giuridica e scorrettezza organizzativa. . . . . . . . . . . . . . . . » 1895

2. La portata innovativa della norma contenuta nell’art. 2476, 7° co., c.c., legata al nuovo tipo società a responsabilità limitata. Riflessioni sul tipo società a responsabilità limitata. Lo status di socio. Il rapporto soci e amministratori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1898

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XXVIII Indice sommario

3. Le condizioni di applicabilità della norma. Gli elementi oggettivi della condotta illegittima dell’amministratore di ruolo e dell’atto del socio di decisione o di autorizzazione. L’elemento soggettivo psicologico dell’intenzionalità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1901

4. Singoli profili problematici. La natura della responsabilità. L’ammini-stratore di gruppo. Inapplicabilità della norma alle società per azioni. . . » 1905

CAPITOLO XIII

PROBLEMI IN MATERIA DI POTERE RAPPRESENTATIVO DEGLI AMMINISTRATORI DI S.R.L.

Maurizio Sciuto

1. La rappresentanza degli amministratori nel diritto della s.r.l. . . . . . . . . » 1909 2. Lo statuto legale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1910

2.1. L’indicazione degli amministratori muniti del potere rappresenta-tivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1910

2.2. Amministratori privi di potere rappresentativo e opponibilità del relativo difetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1913

2.3. Pluralità di amministratori muniti di potere rappresentativo e regime residuale disgiuntivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1920

2.4. La clausola di amministrazione congiuntiva ex art. 2258 c.c. (ovvero di mera rappresentanza congiuntiva) e relativa opponibilità . . . . . . . » 1928

2.5. La mancata indicazione di qualunque amministratore . . . . . . . . . . . . » 1933 3. I limiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1937

3.1. L’oggetto sociale fra limiti statutari e limiti legali . . . . . . . . . . . . . . . . » 19373.2. Rilevanza interna del riparto di competenze gestorie ex art. 2479,

n. 5, c.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 19403.3. L’opponibilità dell’invalidità della delibera “presupposta” dalla

legge . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 19473.4. L’inopponibilità della mancanza della delibera “presupposta” . . . . . » 1955

CAPITOLO XIV

«DEROGA» ALL’ATTO COSTITUTIVO DI S.R.L. IN TEMA DI LIQUIDAZIONE DEL SOCIO RECEDUTO E CONVERSIONE

DELLA DECISIONE IN PATTO PARASOCIALEMarco Speranzin

1. Il problema: la decisione dei soci che «deroga» all’atto costitutivo (Satzungsdurchbrechung) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1959

2. Un caso in tema di determinazione del valore di liquidazione della par-tecipazione del socio receduto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1962

3. Deroghe puntuali e con effetti protratti: legittimità ed efficacia delle deroghe puntuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1964

4. Interpretazione o conversione della deroga con effetti protratti in patto parasociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1969

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5. Validità del patto parasociale concernente la determinazione del valore di liquidazione della quota del socio receduto e opponibilità del patto al socio da parte della società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 1972

CAPITOLO XV

I «PARTICOLARI DIRITTI RIGUARDANTI L’AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ» A RESPONSABILITÀ LIMITATA E I PROFITTI

EXTRALUCRATIVI NEL DIRITTO SOCIETARIORuggero Vigo

1. Gli interessi del socio privilegiato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1977 2. Il socio “mero” e il socio portatore di interessi personali . . . . . . . . . . . . . . » 1981 3. Il principio di esclusività dello scopo lucrativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1982 4. Gli interessi non lucrativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1983 5. Interessi egoistici ed autonomia statutaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1985 6. Impresa collettiva e profitti non lucrativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1987 7. Particolari diritti amministrativi sottoposti alla disciplina del conflitto di

interessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1989 8. La determinazione dell’interesse personale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1989 9. Il meccanismo della modificabilità e del recesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1991 10. La “rilevante” modificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1994 11. Alcuni corollari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1995 12. (Continua) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1996 13. Il recesso dei soci non privilegiati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1998 14. I due modelli di privilegio amministrativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1998

SEZIONE IX

COOPERATIVE

CAPITOLO I

L’ODIERNO SIGNIFICATO DELLA MUTUALITÀ PREVALENTE NELLE COOPERATIVE

Giorgio Marasà

1. La rilevanza della mutualità prevalente nella legge delega di riforma del diritto societario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2001

2. Le scelte di compromesso attuate in sede di riforma: gli elementi costitu-tivi della fattispecie cooperativa a mutualità prevalente . . . . . . . . . . . . . . . » 2003

3. Segue: la rilevanza meramente fiscale della fattispecie. Le criticità della fattispecie e della disciplina della cooperativa a mutualità prevalente . . . » 2005

4. Mutualità esclusiva. Acquisto e perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2007

5. Operatività prevalente con i soci e attribuzione della qualifica di coope-rativa a mutualità prevalente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2009

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XXX Indice sommario

6. Limitazioni ai diritti patrimoniali dei soci nelle cooperative a mutualità prevalente e nelle cooperative diverse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 2011

7. Segue: riserve indivisibili e agevolazioni fiscali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2014 8. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2016

CAPITOLO II

PROFILI MUTUALISTICI DELLA GOVERNANCE DELLE SOCIETÀ COOPERATIVE

Antonio Piras

1. I modelli di governance delle società cooperative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2019 2. Il modello mutualistico di organizzazione societaria . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2021 3. L’impresa mutualistica e l’organizzazione cooperativa secondo il codice

civile del 1942 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2021 4. Il rapporto mutualistico e l’organizzazione cooperativa secondo la

riforma del diritto societario del 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2024 5. Gli effetti del rapporto sociale sul rapporto mutualistico . . . . . . . . . . . . . . » 2027 6. Gli effetti del rapporto mutualistico sul rapporto sociale . . . . . . . . . . . . . . » 2028 7. Il rapporto mutualistico come fattore di attribuzione di poteri di gover-

nance nelle società consortili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2030 8. Il rapporto mutualistico come fattore di attribuzione di poteri di gover-

nance nelle società cooperative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2031

CAPITOLO III

AMMINISTRATORI DI COOPERATIVE E INTERESSI DEI SOCIVittorio Santoro

1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2033 2. Categorie di soci e amministrazione della società cooperativa . . . . . . . . . » 2038 3. I sistemi alternativi di amministrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2041 4. Alcune osservazioni sull’amministrazione delle cooperative/società a

responsabilità limitata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2045

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CAPITOLO IV

LE START UP INNOVATIVE IN FORMA DI SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA. PROFILI PRIVATISTICI

Monica Cossu

Sommario: 1. La società start up innovativa. – 1.1. La fattispecie: requisiti qualificanti. – 1.2. La disciplina speciale. – 2. La disciplina speciale della start up innovativa in forma di s.r.l. – 2.1. Start up-s.r.l. e autonomia statutaria. – 2.2. La start up-s.r.l. semplificata.

1. La società start up innovativa.

Il d.l. 18.10.2012, n. 179, convertito, con modificazioni, in l. 17.12.2012, n. 2211, ha istituito la start up innovativa quale società di capitali o coope-rativa2 che ha la «sede principale dei propri affari e interessi»3 in Italia, e quale oggetto sociale esclusivo lo sviluppo, la produzione e la commercializ-zazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico4.

L’espressione società start up innovativa non designa un tipo societario autonomo ma una qualifica temporanea5, che può essere conferita a una

1 Il decreto, che reca «ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese», è noto anche come “decreto crescita” e come “decreto sviluppo bis”.

2 Il vincolo relativo delle forme organizzative è contenuto nell’art. 25, 2° co., l. n. 221/2012.

3 Art. 25, 2° co., lett. c), l. n. 221/2012. Non la sede legale ma la sede effettiva, dunque, deve essere situata in Italia, come ha precisato anche Assonime, L’impresa start-up innova-tiva, circolare 7.5.2013, n. 11.

4 Così l’art. 25, 2° co., lett. f), l. n. 221/2012.5 Ai sensi dell’art. 31, 4° co., l. n. 221/2012, l’applicazione della disciplina speciale cessa

in ogni caso decorsi quattro anni dalla costituzione della società, salva l’efficacia dei con-tratti a tempo determinato eventualmente stipulati per una durata superiore, mentre può

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1706 Monica Cossu

società di nuova costituzione o anche preesistente (ma da non più di qua-rantotto mesi)6 in presenza del requisito formale dell’iscrizione nell’apposita sezione speciale del registro delle imprese7 e di alcuni requisiti sostanziali8.

La qualifica può essere conferita anche a un’impresa non lucrativa «a vocazione sociale», per tale intendendosi9 una start up innovativa che operi in via esclusiva in uno o più dei settori indicati nell’art. 2, d.lg. 24.3.2006, n. 15510. Anche la start up innovativa a vocazione sociale sarà, evidente-mente, vincolata alla scelta di una delle forme previste per le altre start up11.

All’interno della categoria generale delle start up innovative si può, poi, isolare la start up innovativa “accademica”, che tale si qualifica in quanto attesti l’impiego in quantità “rilevante” di personale dedito istituzional-mente ad attività di ricerca12.

cessare anticipatamente qualora la società perda in itinere uno dei requisiti qualificanti posti dall’art. 25, 2° co.

6 L’art. 25, 3° co., della legge detta una norma transitoria in virtù della quale le società di capitali e cooperative già costituite alla data di conversione del decreto legge hanno potuto richiedere la qualifica di start up innovative mediante deposito presso il registro delle imprese di una dichiarazione autocertificativa del possesso dei requisiti richiesti dall’art. 2 del decreto.

7 Ai sensi dell’art. 25, 8° co., l. n. 221/2012: v. infra, § 1.1.8 Ai sensi degli artt. 25 e 26, l. n. 221/2012: v. infra, § 1.1.9 Ai sensi dell’art. 25, 4° co., l. n. 221/2012.10 Ai sensi dell’art. 2, 1° co., d.lg. 24.3.2006, n. 155, si considerano beni e servizi di uti-

lità sociale quelli prodotti o scambiati nei seguenti settori: a) assistenza sociale; b) assi-stenza sanitaria; c) assistenza socio-sanitaria; d) educazione, istruzione e formazione; e) tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; f) valorizzazione del patrimonio culturale; g) turismo sociale; h) formazione universitaria e post-universitaria; i) ricerca ed erogazione di servizi culturali; l) formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione sco-lastica e al successo scolastico e formativo; m) servizi strumentali alle imprese sociali, resi da enti composti in misura superiore al settanta per cento da organizzazioni che esercitano un’impresa sociale.

11 V. supra, testo e nt. 2. Di contro, ai sensi dell’art. 1, 1° co., d.lg. 24.3.2006, n. 155, l’impresa sociale non lucrativa può scegliere qualunque forma organizzativa privatistica.

12 L’art. 25, 2° co., n. 2, l. n. 221/2012, identifica la variante della start up accademica quale start up che impiega come dipendenti o collaboratori, a qualsiasi titolo (ivi compresi gli amministratori, come ha precisato la circolare Assonime 7.5.2013, n. 11, cit.) in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, personale in possesso del titolo di dottore di ricerca, o che stia svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, o in possesso di laurea e che abbia svolto attività di ricerca certificata per almeno tre anni presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, ovvero, in percen-tuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale.

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Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata 1707

L’applicazione della disciplina speciale è (de)limitata ai primi quattro anni dalla costituzione quando si tratta di società nuove, ai primi quattro anni dalla riqualificazione in start up innovativa se preesistenti13.

Ne segue che la start up company che abbia superato con successo la fase agevolata accede allo statuto ordinario e corrispondente al tipo societario prescelto, mentre la perdita in itinere di uno dei requisiti qualificanti non interferisce con la legittimità dell’atto costitutivo14 né preclude l’esercizio dell’attività, ma soltanto l’uso della denominazione di start up innovativa e la fruizione del relativo statuto speciale, e comporta, entro i sessanta giorni successivi, la cancellazione dalla sezione speciale del registro delle imprese (non anche dalla sezione ordinaria)15.

Per la prima volta si qualifica sul piano giuridico la fase di start up e si prevede per essa una disciplina che presenta aspetti di specialità-peculia-rità, o specialità debole16.

L’inserimento della qualifica “start up innovativa” nella denominazione sociale segnala, dunque, questa relativa specialità e la presenza di uno sta-tuto agevolato, analogamente a quanto accade in corrispondenza del ricono-scimento della qualifica di “artigiana”17, di “o.n.l.u.s.”18, di cooperativa “a mutualità prevalente”19, di impresa sociale20.

La scelta, però, di imporre le forme delle società di capitali e della coope-rativa, escludendo quelle che non concedono il beneficio della responsabilità

13 Ai sensi dell’art. 25, 3° co., l. n. 221/2012. Più precisamente, a quelle costituite da non più di due anni la disciplina delle start up innovative si applica per quattro anni, a quelle costituite da non più di tre anni per tre anni, a quelle costituite da non più di quattro anni per due anni.

14 Maltoni, Spada, L’impresa start up innovativa s.r.l., in www.cavererespondere.it, 2.15 Art. 25, 13° co., l. n. 221/2012.16 Si tratta di elementi di specialità che non alterano la fattispecie ma rappresentano un

quid pluris per cui la specie presenta tutti gli elementi che identificano il genere con una nota ulteriore e aggiuntiva: Ibba, Gli statuti singolari, in Tratt. Colombo-Portale, VIII, Società di diritto speciale, Torino, 1992, 527 s.; Marasà, Società speciali e società anomale, in Enc. Giur., XXIX, Roma, 1993, 2 della voce.

17 Ai sensi della l. quadro 8 agosto 1985, n. 443. La società artigiana che non risponde ai requisiti può comunque operare e perseguire anche un oggetto sociale artigiano: sul punto sia consentito rinviare a Cossu M., La s.r.l. artigiana pluripersonale, in corso di pubblica-zione in Riv. dir. privato, 2013, I, 487 ss.

18 Ai sensi del d.lg. 4.12.1997, n. 460, il possesso dei requisiti strutturali e organizzativi di cui all’art. 10 consente all’ente non lucrativo di acquisire la qualità di organizzazione non lucrativa di utilità sociale - o.n.l.u.s., là dove operi in uno o più dei settori individuati dal decreto istitutivo, non distribuisca neanche in modo indiretto utili e avanzi di gestione, e si obblighi, in caso di scioglimento, a devolvere il proprio patrimonio ad altre o.n.l.u.s.

19 L’art. 2513 c.c. reca i criteri per la definizione della prevalenza; l’art. 2514 enuncia i requisiti delle cooperative a mutualità prevalente.

20 Si v. l’art. 1, 1° co., d.lg. 24.3.2006, n. 155.

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limitata, cioè le società di persone e l’impresa individuale, è stata giudicata opinabile sul versante costituzionale21 e irrazionalmente limitativa. La forma (possibile) di esercizio dell’impresa – intesa quale libertà di svolgere l’atti-vità in una certa forma22 – condiziona, infatti, il «(…) possibile economico in senso tecnico-giuridico»23, ragione per la quale le diverse forme organizza-tive sono via via sempre più polivalenti24.

A ciò si aggiunga che imprese individuali e società di persone vantano un “indice di stabilità” superiore alle altre forme organizzative25, soprat-tutto in aree depresse26, mentre le società di capitali mostrano, dal punto di vista finanziario, maggiore fragilità27 e un insolvency ratio più elevato28.

21 Maltoni, Spada, op. cit., 1 s., criticano la marginalizzazione dei tipi di società di per-sone, che contrasta singolarmente con la loro profonda diffusione nel mondo imprendito-riale.

22 Oppo, Materia agricola e “forma” commerciale, in Scritti giuridici in onore di Carne-lutti, III, Padova, 1950, 83 ss., anche in Id., Scritti giuridici, I, Diritto dell’impresa, Padova, 1992, 81 ss.; Id., L’impresa come fattispecie, in Riv. dir. civ., 1982, I, 109 ss., anche in Id., Scritti giuridici, I, cit., 243, nt. 10.

23 Loffredo, Economicità e impresa, Torino, 1999, passim e spec. 53. E sul tema della rilevanza della forma in merito alla determinazione dei contenuti possibili dell’attività v. già Oppo, Materia agricola e “forma” commerciale, cit., 102 ss.

24 Come attestano l’opzione, per le iniziative consortili, tra consorzio e società consor-tile ex art. 2615-ter c.c.; l’opzione, per i fondi mutualistici, tra società di capitali e associa-zione, ex art. 11, 1° co., l. 31.1.1992, n. 289; l’opzione, per le attività sportive dilettantistiche, tra società di capitali e associazione, ai sensi della l. 27.12.2002, n. 289, e del d.l. 22.3.2004, n. 72, convertito in l. 21.5.2004, n. 128: e cfr. Cetra, L’impresa collettiva non societaria, Torino, 2003, 115; Marasà, Attività imprenditoriali e scopi mutualistici nelle associazioni, in Contratti associativi e impresa. Attualità e prospettive, a cura di Marasà, Padova, 1995, 149. Il trend è stato confermato dal d.lg. 24.3.2006, n. 155, che consente all’impresa not for profit, in materia di forme organizzative, la massima libertà.

25 I dati Infocamere elaborati dall’Istituto Tagliacarne, aggiornati a dicembre 2012, mostrano che in Italia il 78,6% delle imprese individuali e il 70% delle società di persone supera la fase di start up, convenzionalmente rappresentata dai primi tre anni di attività (contro il 64,6% delle società di capitali e il 67,5% delle forme organizzative diverse): si v. Cortese, L’economia della Sardegna. Analisi, confronti e prospettive, in Rapporto CRENoS 2013 sull’economia della Sardegna.

26 È il caso della Sardegna, dove l’81,4% delle imprese individuali e il 66,4% delle società di persone supera i primi tre anni di attività, contro il 64,1% delle società di capitali e il 65,8% di altre forme organizzative: Cortese, op. loc. cit.

27 Cortese, op. loc. cit.28 I dati forniti dalla Banca d’Italia attestano, peraltro, per le società di capitali un insol-

vency ratio in crescita nell’ultimo triennio: si v. Banca d’Italia, Economie regionali. Econo-mia della Sardegna, Cagliari, Giugno 2013, 20 s. L’insolvency ratio è l’indicatore del rapporto tra il numero di procedure fallimentari aperte nell’anno e quello delle imprese presenti sul mercato a inizio anno, moltiplicato per diecimila. In sostanza, attesta il numero delle proce-dure fallimentari aperte nell’anno per diecimila imprese presenti sul mercato all’inizio del periodo.

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1.1. La fattispecie: requisiti qualificanti.

La società start up innovativa – d’ora in avanti, per convenzione, anche solo start up – tale si qualifica in virtù dei requisiti indicati nell’art. 25, l. n. 221/2012, che sono richiesti a tutte le start up a prescindere dal tipo socie-tario prescelto, e la cui presenza deve essere attestata di fatto, cioè autocer-tificata mediante una dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante29, mentre non si richiede che siano formalizzati in una clausola statutaria30.

Intanto va detto che è stato eliminato il requisito (vincolo) relativo alla struttura “proprietaria”31, in virtù del quale al momento della costituzione, o della “trasformazione” in start up innovativa, e per i ventiquattro mesi suc-cessivi i soci avrebbero dovuto essere in maggioranza persone fisiche, dete-nere la maggioranza del capitale (quanto meno là dove lo statuto prevedeva una proporzionalità tra misura del conferimento e dimensioni della parteci-pazione32), e disporre della maggioranza dei voti in assemblea ordinaria (ciò che avrebbe precluso l’attribuzione di un voto multiplo al socio persona giu-ridica là dove avesse potuto mettere in pericolo tale “prevalenza”)33.

Il triplice requisito imponeva, tra l’altro, limiti stringenti all’autonomia statutaria sia in tema di rapporto tra conferimenti e partecipazioni34, e sia – conseguentemente – in tema di circolazione delle stesse.

Nell’attuale versione dell’art. 25, l. n. 221/2012, eliminato, dunque, il “vincolo proprietario”, un primo requisito della società start up innovativa attiene all’oggetto sociale, che come si è detto deve contemplare quale atti-vità esclusiva o prevalente lo sviluppo, la produzione e/o la commercializ-zazione di prodotti e/o servizi innovativi a elevato valore tecnologico35. Si noti che la verifica e la quantificazione di questa “prevalenza” non avven-gono per via documentale ma su base empirica, e cioè in ragione di elementi

29 Art. 25, 6° co., l. n. 221/2012.30 Maltoni, Spada, op. cit., 14.31 L’art. 9, 13° co., d.l. 28.6.2013, n. 78, o “decreto lavoro”, ha abrogato l’art. 25, 2° co.,

lett. a), l. n. 221/2012.32 Secondo l’art. 2468, 2° co., c.c., la regola generale in virtù della quale i diritti sociali

sono proporzionali alla partecipazione posseduta è derogabile, per cui l’atto costitutivo può prevedere che le partecipazioni dei soci siano determinate in misura non proporzionale al conferimento.

33 Maltoni, Spada, op. cit., 14.34 Maltoni, Spada, op. cit., 3, ove l’osservazione che il limite all’autonomia statutaria

si manifestava, principalmente, “nel vincolarla in punto di deroghe alla proporzionalità tra partecipazione e conferimento (…)».

35 Art. 25, 2° co., lett. f), l. n. 221/2012. Anche questo requisito, peraltro, è oggetto di autocertificazione: Maltoni, Spada, op. cit., 4.

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fattuali e, in particolare, dei risultati dell’attività (effettivamente) svolta36, quali che siano il settore economico di riferimento e le specifiche attività indicate all’oggetto sociale. Come la cooperativa non perde il requisito della prevalenza se opera in via residuale sul mercato, così, oltre che in settori “innovativi” alla start up è consentito, dunque, operare in via residuale in settori d’impresa “maturi”37.

Anche il secondo requisito strutturale attiene alla (natura dell’)attività svolta e dunque all’oggetto sociale, e si sostanzia nel fatto che la start up innovativa deve attestare, attraverso alcuni “indici” che sono tra loro alter-nativi, lo svolgimento fattivo di attività di ricerca e sviluppo38.

Il terzo requisito attiene agli utili, e consiste in un divieto (non già di produzione ma) di distribuzione durante societate39. Ciò spiega il fatto che la qualifica di start up innovativa è compatibile con la qualifica di impresa sociale “non lucrativa”40, posto che l’art. 3, d.lg. 24.3.2006, n. 155, non vieta a quest’ultima la produzione ma solo la distribuzione periodica dell’avanzo di gestione41.

Il quarto requisito attiene al patrimonio. La società start up innovativa si qualifica per il limite massimo al valore della produzione annua, che a

36 Le istruzioni Infocamere specificano che le informazioni che devono essere fornite nel quadro relativo all’attività svolta: una breve descrizione dell’attività stessa, l’elenco (even-tuale) delle società partecipate, i titoli di studio e l’esperienza professionale del personale che opera nella start up innovativa, l’esistenza di relazioni professionali, di collaborazione o commerciali con incubatori certificati, investitori istituzionali e professionali, università e centri di ricerca, l’elenco dei brevetti e degli altri diritti di privativa industriale.

37 Maltoni, Spada, loc. ult. cit. D’altra parte, lo sviluppo di prodotti e servizi ad ele-vato tasso tecnologico può trovare luogo in qualunque settore economico, come ha precisato Assonime, circolare 7.5.2013, n. 11, cit.

38 Ai sensi dell’art. 25, 2° co., lett. h), l. n. 221/2012, la società start up innovativa deve attestare il possesso di almeno uno dei seguenti ulteriori requisiti: 1) sostenere spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15% del maggior valore fra costo e valore totale della produzione, escluse le spese per l’acquisto di beni immobili; 2) impiegare come dipendenti o collaboratori, in percentuale uguale o superiore a un terzo, personale dedito stabilmente ad attività di ricerca (su questa variante v. meglio supra, testo e nt. 12); 3) essere titolare o licen-ziataria di diritti di privativa almeno relativamente a una invenzione industriale, biotecno-logica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale, ovvero dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Rregistro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività d’impresa.

39 Il divieto non riguarda la fase di liquidazione (della singola partecipazione e/o della società).

40 V. supra, § 1.41 Campobasso G.F., Diritto commerciale. 1. Diritto dell’impresa, 6a ed., a cura di Cam-

pobasso M., Torino, 2012, 83.

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Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata 1711

partire dal secondo anno dalla costituzione o ”trasformazione” della società (e fino al quarto anno)42 non deve superare i cinque milioni di euro43.

1.2. La disciplina speciale.

La disciplina speciale comune a tutte le start up è contenuta nell’art. 26, l. n. 221/2012.

Un primo gruppo di norme riguarda la riduzione obbligatoria del capi-tale per perdite. La perdita che erode oltre un terzo del capitale può essere rinviata a nuovo fino a due anni44, e la perdita che erode il capitale minimo può essere rinviata all’esercizio successivo45. Ne segue che anche la causa di scioglimento conseguente per le società di capitali alla riduzione al di sotto del minimo legale o alla perdita integrale del capitale, ai sensi dell’art. 2484, 1° co., n. 4, e per le società cooperative alla (sola) perdita integrale del capi-tale, ex art. 2545-duodecies c.c., non opera fino alla chiusura dell’esercizio successivo46.

Un secondo gruppo di norme speciali è quello relativo all’insolvenza: le start up innovative nei primi quattro anni di vita sono considerate in ogni caso soggetti non fallibili47.

Secondo l’art. 31, 1° co., l. n. 221/2012, infatti, la start up innovativa è soggetta esclusivamente alla disciplina speciale delle procedure di compo-sizione della crisi da sovraindebitamento48 di cui agli artt. 6 ss., l. 27.1.2012, n. 349 e non alle procedure concorsuali ordinarie.

42 Dopo i quattro anni, come si è già ricordato, cessano sia la qualifica di start up inno-vativa che le esenzioni.

43 Art. 25, 2° co., lett. d), l. n. 221/2012.44 Art. 26, 1° co., l. n. 221/2012, in deroga al termine annuale previsto – rispettivamente

per s.p.a. e s.r.l. – dagli artt. 2446, 2° co., e 2482-bis , 4° co., c.c.45 Ai sensi dell’art. 26, 1° co., l. n. 221/2012. Ciò in deroga all’obbligo di immediata ridu-

zione e ricostituzione previsto – rispettivamente per le s.p.a. e per le s.r.l. – dagli artt. 2447 e 2482-ter c.c.

46 Art. 26, 1° co., l. n. 221/2012.47 Ciò anche qualora superino i parametri dimensionali di cui all’art. 1 l. fall.: cfr. A.b.i.,

Sovraindebitamento – Crisi dell’impresa. Circolare 25.1.2013, n. 3, 3.48 Ai sensi dell’art. 6, 2° co., l. n. 3/2012 L la fattispecie “sovraindebitamento” si con-

nota per due elementi costitutivi – una situazione di perdurante squilibrio tra le obbliga-zioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile, e l’incapacità definitiva del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni – che la fanno coincidere con l’insolvenza.

49 La disciplina della crisi da sovraindebitamento era, inizialmente, contenuta nel d.l. 22.12.2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile, poi convertito in l. 17.2.2012, n. 10. In sede di conversione in legge del decreto vennero, tuttavia, eliminate tutte le norme che si

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L’accordo di ristrutturazione dei debiti e di soddisfazione dei crediti disci-plinato nell’art. 7, l. n. 3/201250 condivide la medesima struttura dell’accordo-(contratto) di ristrutturazione dei debiti di cui all’art. 182-bis l. fall., e al pari di quello, ai sensi dell’art. 11, 2° co., l. n. 3/2012, richiede l’accordo di almeno il sessanta per cento dei credit(or)i; quanto ai criteri per la formazione della maggioranza, invece, la legge ricalca parzialmente la disciplina del con-cordato preventivo51. Al pari dell’accordo di cui all’art. 182-bis, infine, non comporta novazione del rapporto obbligatorio52 ed è soggetto a giudizio di omologa da parte del Tribunale53.

La legge enumera tra i presupposti di ammissibilità dell’accordo54 che precisi scadenze e modalità di pagamento dei creditori, anche se suddivisi in classi, garantisca il pagamento integrale dei titolari di crediti impignora-bili55, indichi, eventualmente, le garanzie rilasciate per l’adempimento e le modalità per la liquidazione dei beni. È possibile prevedere che i creditori

riferivano alla disciplina della crisi da sovraindebitamento, perché, nelle more, il Parlamento aveva approvato la l. n. 3/2012. Il Parlamento ha, in sostanza, ritenuto che l’iniziativa del Governo di varare un decreto legge su materia sulla quale stava per essere approvato un testo nato in Parlamento fosse inopportuna: Panzani, La composizione della crisi da sovrainde-bitamento dopo il d.l. 179/2012, in http://www.treccani.it. La l. 27.1.2012, n. 3, modificativa della l. 7.3.1996, n. 108, o legge antiusura, reca pertanto, oltre a disposizioni in materia di usura e di estorsione, la disciplina della composizione delle crisi da sovraindebitamento. La legge è stata, poi, profondamente modificata dall’art. 18 d.l. 18.10.2012, n. 179, convertito in l. 17.12.2012, n. 221, anche noto come “decreto crescita due”, o “decreto sviluppo bis”, o “decreto digitalia” (!), che ha inteso differenziare il sovraindebitamento del debitore non fal-libile (piccolo imprenditore, imprenditore agricolo, libero professionista, associazione pro-fessionale, start up innovativa) dall’insolvenza civile del consumatore.

50 Nel testo modificato dal d.l. 22.6.2012, n. 83, convertito, con modificazioni, in l. 7.8.2012, n. 134, o primo “decreto sviluppo”.

51 L’art. 18, d.l. 18.10.2012, n. 179, convertito in l. 17.12.2012, n. 221 (v. supra, nt. 49) ha modificato l’art. 11, 2° co., l. n. 3/2012, portando al sessanta per cento la percentuale creditoria minima richiesta per l’omologa, che nella versione originaria dell’articolo era del settanta per cento. La norma, analogamente a quanto dispone, in tema di concordato pre-ventivo, l’art. 177, 2° co., l. fall., precisa che «[i] creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca dei quali la proposta prevede l’integrale pagamento non sono computati ai fini del raggiun-gimento della maggioranza e non hanno diritto di esprimersi sulla proposta, salvo che non rinuncino in tutto o in parte al diritto di prelazione». Negli stessi termini utilizzati, sempre in tema di concordato preventivo, dall’art. 177, 4° co., l. fall., stabilisce, inoltre,che al fine del raggiungimento della maggioranza non sono computati il coniuge del debitore, i suoi parenti e affini fino al quarto grado, i cessionari o aggiudicatari dei loro crediti da meno di un anno prima della proposta.

52 Come precisa l’art. 11, 4° co., l. n. 3/2012, e salvo che non sia stabilito diversamente nell’accordo di ristrutturazione.

53 Ai sensi dell’art. 12, 1° co., l. n. 3/2012, se l’accordo viene raggiunto l’organismo di composizione della crisi trasmette a tutti i creditori una relazione sui consensi espressi e sul raggiungimento della percentuale di cui all’articolo 11, 2° co., allegando il testo dell’accordo.

54 Art. 7, 1° co., l. n. 3/2012.55 Come individuati nell’art. 545 c.p.c.

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muniti di privilegio, pegno o ipoteca non siano soddisfatti integralmente56, e dilazionare il pagamento di alcune tipologie di debiti fiscali57.

Riguardo ai contenuti, la ristrutturazione può essere realizzata con l’ausilio di qualsiasi strumento negoziale58, ivi compresa la cessione di cre-diti futuri59 e può prevedere l’affidamento del patrimonio del debitore a un gestore in possesso dei requisiti professionali per la nomina a curatore60. L’accordo, peraltro, può essere stipulato anche se il patrimonio della start up è parzialmente incapiente, cioè insufficiente a onorare l’accordo stesso, purché la proposta, in tal caso, sia sottoscritta da un terzo61.

La fase esecutiva, poi, come per l’accordo di ristrutturazione dei debiti di cui all’art. 182-bis l. fall. è protetta attraverso la sospensione delle azioni esecutive individuali, che è immediata62 e dopo l’omologazione si protrae

56 A condizione che venga assicurato il pagamento in misura non inferiore a quella rea-lizzabile (in ragione della collocazione preferenziale sul ricavato in caso di liquidazione) avuto riguardo al valore di mercato attribuibile ai beni o ai diritti sui quali insiste la causa di prelazione, come attestato dagli organismi di composizione della crisi (art. 7, 1° co.).

57 Ai sensi dell’art. 7, 1° co., il piano può prevedere una dilazione – ma non una ridu-zione – nel pagamento dei tributi costituenti risorse proprie dell’Unione europea, dell’impo-sta sul valore aggiunto e delle ritenute operate e non versate. La previsione è analoga a quella contenuta nell’art. 182-ter l. fall.,in tema di transazione fiscale. Il 1° co. dell’articolo stabilisce che il piano di concordato preventivo e l’accordo di ristrutturazione del debito possono pre-vedere la dilazione nel pagamento dei tributi amministrati dalle agenzie fiscali e dei relativi accessori, nonché dei contributi amministrati dagli enti gestori di forme di previdenza e assi-stenza obbligatorie, e dei relativi accessori, limitatamente alla quota di debito avente natura chirografaria anche se non iscritti a ruolo, ad eccezione dei tributi costituenti risorse proprie dell’Unione europea. Ancora il 1° co., ulteriormente, stabilisce che con riguardo all’i.v.a. e alle ritenute operate e non versate la proposta di concordato o l’accordo di ristrutturazione del debito possono prevedere esclusivamente la dilazione e non un pagamento parziale.

58 Art. 8, 1° co., l. n. 3/2012. Sono, dunque, ammesse dilazioni, con o senza correspon-sione di interessi dilatori, moratorie nei pagamenti, riduzione o eliminazione degli interessi di mora, rinuncia totale o parziale a posizioni creditorie, acquisizione di nuove garanzie, transazioni in genere.

59 Art. 8, 1° co., l. n. 3/2012.60 Art. 7, 1° co. Il giudice può nominare un gestore che abbia i requisiti per la nomina

a curatore, perché si occupi della liquidazione, della custodia e della distribuzione del rica-vato ai creditori. Resta ferma l’ipotesi di cui all’art. 13, 1° co., ossia il caso in cui il giudice, su proposta dell’organismo di composizione della crisi di cui all’art. 17, nomini un liquidatore.

61 Più esattamente, ai sensi dell’art. 8, 2° co., l. n. 3/2012, la proposta di ristrutturazione può essere sottoscritta, in luogo della società-debitore, da uno o più terzi che conferiscano, anche a titolo di garanzia, redditi o beni sufficienti a garantire l’attuabilità dell’accordo.

62 Ai sensi dell’art. 10, 2° co., lett. c), l. n. 3/2012, nel corso dell’udienza di convalida dell’accordo il giudice dispone che, a pena di nullità, non possono essere iniziate o prose-guite azioni esecutive individuali, né disposti sequestri conservativi, né acquistati diritti di prelazione sul patrimonio del debitore che ha presentato la proposta di accordo, da parte dei creditori aventi titolo o causa anteriore; la sospensione non opera, ovviamente, nei confronti dei titolari di crediti impignorabili.

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1714 Monica Cossu

per il tempo massimo di un anno63. A partire dall’udienza di convalida e fino all’omologa, inoltre, sono inefficaci, nei confronti dei creditori ante-riori alla pubblicazione del decreto che fissa l’udienza per la convalida64, gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione del patrimonio, salvo che non siano stati autorizzati dal giudice65. È il caso di precisare che, là dove sia omologato, l’accordo diviene obbligatorio per tutti i creditori anteriori al decreto giudiziale che fissa l’udienza per l’omologa66: non rileva, a riguardo, la distinzione tra aderenti e non aderenti, posto che l’accordo non ha la fun-zione di soddisfare integralmente i creditori estranei67.

Dopo l’omologa, l’accordo può essere revocato di diritto qualora la start up innovativa lasci inadempiuto il debito fiscale verso pubbliche ammini-strazioni o enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie, o se durante la procedura risultino compiuti atti in frode di creditori68, e può essere risolto di diritto in caso di fallimento69, mentre sia nel caso della riso-luzione che nel caso del mancato pagamento dei creditori impignorabili e dei debiti tributari viene meno il beneficio della sospensione delle azioni esecutive di cui all’art. 10, 3° co., l. n. 3/201270.

L’ultimo nucleo di norme speciali dedicate a tutte le start up innovative è contenuto nell’art. 26, 8° co., l. n. 221/2012, che prevede l’esonero dal paga-mento dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria per gli adempimenti

63 Più esattamente, secondo l’art. 8, 4° co., la proposta di accordo con continuazione dell’impresa può prevedere una moratoria fino a un anno dall’omologazione per il paga-mento dei creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, salvo che sia prevista la liquida-zione dei beni o diritti sui quali sussiste la causa di prelazione.

64 È l’udienza di cui all’art. 10, 1° co., l. n. 3/2012.65 Art. 10, 3° co. bis.66 Esso assume, dunque, i connotati di un pactum de non petendo, come osserva Sciuto,

§ 33. Il “debitore civile” sovraindebitato, in Diritto commerciale, a cura di Cian, I, Torino, 2013, 518, nt. 6. Come precisa l’art. 11, 4° co., l. n. 3/2012 l’accordo non produce invece, salvo diversa previsione, alcun effetto novativo.

67 Sciuto, op. ult. cit., 517, ove la precisazione che, al contrario, l’accordo omologato diventa obbligatorio per tutti i creditori anteriori. Quanto ai creditori con titolo o causa posteriori, ai sensi dell’art. 12, 3° co., l. n. 3/2012 non possono procedere per le vie esecutive sui beni oggetto del piano.

68 Ai sensi dell’art. 11, 5° co., l. n. 3/2012.69 Ai sensi dell’art. 12, 5° co., l. n. 3/2012.202. Agli atti, pagamenti e garanzie posti in

essere in esecuzione dell’accordo omologato si applica, peraltro, l’esenzione da revocatoria fallimentare, ex art. 67 l. fall.

70 Ai sensi dell’art. 12, 4° co., l. n. 3/2012. I debiti tributari di cui si parla sono quelli, già menzionati, di cui all’art. 7, 1° co., 3° parte, l. n. 3/2012, ovvero i tributi costituenti risorse proprie dell’Unione europea, l’Iva e le ritenute operate e non versate.

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Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata 1715

legati all’iscrizione nel registro delle imprese, e dal pagamento del diritto annuale a favore della camera di commercio71.

L’analisi condotta evidenzia che gli elementi eccentrici rispetto ai tipi societari codicistici e al relativo statuto legale sono tutti facoltativi, e come tali potrebbero non essere integrati nello statuto72, e che sono, inoltre, tem-poranei73. Ciò consente di dare risposta negativa al duplice interrogativo se la società start up innovativa sia un tipo societario nuovo e originale, e se il passaggio da tale modello al tipo codicistico corrispondente costitui-sca un’ipotesi di trasformazione, e dia luogo all’applicazione della relativa disciplina74.

2. La disciplina speciale della start up innovativa in forma di s.r.l.

Alla data del 21 ottobre 2013, su un totale di 1248 start up si contavano 1132 s.r.l., delle quali 77 a socio unico, 13 a capitale ridotto e 58 semplificate; si contavano, inoltre, 24 s.p.a., delle quali (solo) una consortile, e 21 coope-rative75.

L’art. 9, 14° co., del “decreto lavoro”76, ha, tuttavia, abrogato l’art. 44, 1°-4° co., del c.d. primo decreto sviluppo77, e con essi la s.r.l. a capitale ridotto, e il successivo 15° co. ha disposto la riqualificazione ex lege in s.r.l. semplificate delle s.r.l. a capitale ridotto costituite alla data di conversione del decreto, con la conseguenza che le s.r.l. semplificate sono, alla data del 21 ottobre 2013, settantuno.

71 L’esenzione è legata alla qualifica di start up innovativa e cessa in ogni caso decorsi quattro anni dall’iscrizione nella sezione speciale: più esattamente, il 20 dicembre 2016 per le società costituite entro il 19.12.2012, e non oltre il quarto anno di iscrizione per le società costituite dopo il 19.12.2012.

72 Maltoni, Spada, op. cit., 5, i quali riferiscono il rilievo, specificamente, alla start up innovativa-s.r.l., sulla quale, relativamente allo specifico punto, v. infra, fine § 2.

73 Maltoni, Spada, op. cit., 6. Diversamente ha disposto il legislatore tedesco con la UnternehmerGesellschaft haftungsbeschränkt-UG, che, ai sensi del § 5a GmbH-Gesetz, può restare tale ad libitum, e senza perdere le agevolazioni connesse alla qualifica.

74 Maltoni, Spada, op. cit., 7.75 Dati Infocamere: delle 1248 start up iscritte nella sezione speciale a quella data, 239

hanno sede in Lombardia, 136 in Emilia Romagna, 113 in Veneto, 110 in Piemonte, 122 nel Lazio, 92 in Toscana, 64 in Trentino Alto Adige, 62 nelle Marche, 49 in Friuli Venezia Giulia, 53 in Campania, 36 in Sardegna, 51 in Puglia, 23 in Liguria, 32 in Sicilia, 15 in Calabria, 18 in Abruzzo, 12 in Umbria, 7 in Basilicata, in Molise, 6 in Val d’Aosta.

76 D.l. 28.6.2013, n. 76, convertito, con modificazioni, in l. 9.8.2013, n. 99.77 D.l. 22.6.2012, n. 83, convertito, con modificazioni, in l. 7.8.2012, n. 134.

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Emerge, dunque, nelle imprese in fase di start up una preferenza netta per il tipo della società a responsabilità limitata. Il dato è comune, peral-tro, ad altri ordinamenti dell’Unione europea: la UnternehmerGesellschaft haftungsbeschränkt-UG78, disciplinata nel MoMig79, la société privée à responsibilité limitée-“starter”, istituita dal legislatore belga con gli artt. 211-bis e 214 code soc.80, e la sociedad limitada nueva empresa-S.l.n.e.81 sono tutte vocate ad imprese in fase di start up, e in tutti i casi, tra l’altro, l’omo-logo della s.r.l è utilizzato quale tipo esclusivo.

Diversamente dagli altri, peraltro, il legislatore italiano non ha previ-sto regole speciali in materia di capitale minimo, posto che alla start up s.r.l. – come, del resto, alla start up in generale – si richiede lo stesso capitale minimo previsto per i tipi societari corrispondenti82.

Premesso che la disciplina speciale comune a tutte le start up è già stata illustrata83, va detto che gran parte delle deroghe al diritto comune societa-rio riguardano proprio, ed esclusivamente, la start up innovativa-s.r.l.

Gli elementi di specialità più vistosi rispetto allo statuto legale della s.r.l. riguardano la disciplina delle partecipazioni.

78 D’ora in avanti anche UG.79 È noto che il Gesetz zur Modernisierung des GmbH-Rechts und zur Bekämpfung

von Missbräuchen-MoMiG, varato il 23.10.2008, ha profondamente riformato fattispecie e disciplina della società a responsabilità limitata al fine di elevarne il livello di concorrenzia-lità; concorrenzialità che è fortemente accentuata dal fatto che, ai sensi del § 4a GmbHG, può, dopo la costituzione, trasferire la propria sede amministrativa in un Paese diverso da quello di origine.

80 Cian M., S.r.l., s.r.l. semplificata, s.r.l. a capitale ridotto. Una nuova geometria del sistema o un sistema disarticolato?, in Riv. società, 2012, 1102.

81 Si v., in particolare, l’art. 144 della legge istitutiva 1.4.2003, n. 7, nel testo modificato con Real Decreto 3.12.2010, n. 13, che ha approvato il texto refundido della legge sulle società di capitali.

82 Per la société privée à responsibilité limitée-“starter” il legislatore belga ha previsto, invece, un capitale minimo ridotto, che è attualmente fissato in un euro dall’art. 223, § 4, code de sociétés. Fa da contrappeso l’obbligo di accantonare una riserva corrispondente a un quarto dell’utile netto fino a che sia raggiunto il capitale minimo della société privée à responsibilité limitée ordinaria, fissato dall’art. 214, § 1, code de sociétés, in 18550 euro. Ana-logamente, la UnternehmerGesellschaft haftungsbeschränkt-UG, il cui capitale minimo può variare da un euro a meno di venticinquemila euro, è obbligata a trasferire un quarto del reddito netto annuo in un fondo di riserva legale indistribuibile fino a che non sia raggiunto il capitale minimo di venticinquemila euro. Ai sensi del § 5a, Abs. 3, Satz 2, GmbH-Gesetz, la riserva può essere utilizzata soltanto per l’aumento graduale del capitale o a copertura di perdite. Per la verità anche la sociedad nueva empresa introdotta dalla ley 1.4.2007, n. 3, ha un capitale “ridotto”, ma a parte il fatto che in questo caso l’importo non è irrisorio, essendo ricompreso tra 3200 e 120202 euro, la società non è esplicitamente vocata alle nuove inizia-tive imprenditoriali.

83 V. supra, § 1.2.

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Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata 1717

Ai sensi dell’art. 26, 2° co., l. n. 221/2012, l’atto costitutivo della start up innovativa-s.r.l. può creare categorie di quote fornite di diritti diversi e può, nei limiti di legge, determinare liberamente il contenuto delle varie catego-rie, anche in deroga all’art. 2468, 2° e 3° co., c.c.84. Così, ai sensi dell’art. 26, 3° co., l’atto costitutivo può creare categorie di quote che non attribuiscono diritti di voto, o che lo attribuiscono in misura non proporzionale alla par-tecipazione, o che attribuiscono un voto limitato a dati argomenti, o subor-dinato al verificarsi di date condizioni non meramente potestative, anche in deroga all’art. 2479, 5° co., c.c., cioè al principio generale di proporzionalità tra voto e partecipazione85.

In tal caso, deve ritenersi che si applica per analogia alle quote (divenute unità omogenee di partecipazione) il divieto di emissione di azioni a voto plurimo di cui all’art. 2351 c.c.86.

Un altro elemento di specialità della disciplina delle partecipazioni è dato dal fatto che possono essere oggetto di collocamento presso il pubblico anche attraverso portali on line87. L’attività in questione è espressamente qualificata dall’art. 1, 5° co. novies, t.u.f., quale sollecitazione all’investi-mento ed è, pertanto, attività riservata88, come tale soggetta al controllo della Consob89.

84 Come si è già ricordato, ai sensi dell’art. 2468, 2° co., c.c., i diritti sociali sono pro-porzionali alla partecipazione posseduta, ma l’atto costitutivo può prevedere che le parte-cipazioni dei soci siano determinate in misura non proporzionale al conferimento; ai sensi dell’art. 2468, 3° co., lo statuto può attribuire a singoli soci particolari diritti riguardanti l’amministrazione della società o la distribuzione degli utili.

85 Ai sensi dell’art. 2479, 5° co., ogni socio ha diritto di partecipare alle decisioni e il suo voto vale in misura proporzionale alla partecipazione.

86 Maltoni, Spada, op. cit., 11. In tal caso, infatti, la s.r.l. replica l’assetto organizzativo proprio dello statuto legale della società per azioni.

87 È quanto dispone l’art. 100-ter, 1° co., t.u.f., introdotto dall’art. 30, 1° co., l. n. 221/2012. La fattispecie descritta nell’articolo è l’offerta al pubblico di strumenti finanziari emessi da start up innovative (anche s.r.l.) condotta esclusivamente attraverso portali on line che abbia un corrispettivo inferiore a quello determinato ai sensi dell’art. 100, 1° co., lett. c), t.u.f., cioè che sia esente dall’obbligo di redazione del prospetto informativo. Va chiarito che tale moda-lità di offerta non è esclusiva, nel duplice senso che l’offerta al pubblico di quote di start up innovative può essere effettuata anche con altre modalità, e che anche l’offerta al pubblico di strumenti finanziari diversi da quelli offerti da start up innovative può essere effettuata attraverso portali on line: Maltoni, Spada, op. cit., 13.

88 Ai sensi dell’art. 50-quinquies, 2° co., t.u.f., introdotto dall’art. 30, l. n. 221/2012, è un’attività riservata alle imprese di investimento e alle banche autorizzate all’esercizio di servizi di investimento, oltre che ai gestori di portali iscritti nell’apposito registro tenuto dalla Consob.

89 Si v. il regolamento in materia di raccolta di capitali di rischio da parte di start up innovative tramite portali on line, o regolamento sul crowfunding, contenuto nella delibera Consob 26.6.2013, n. 18592.

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Si noti che anche le partecipazioni cui sono connessi diritti particolari, ex art. 2468, 3° co., possono costituire una categoria90, e in tal caso possono essere collocate presso il pubblico91.

Ora, bisogna osservare che nel caso in cui le partecipazioni offerte on line possano essere sottoscritte soltanto da investitori professionali92, o clienti professionali93, si conserva quel diaframma istituzionale tra la società e il mercato che connota il collocamento dei titoli di debito di s.r.l.94. Di contro, quando l’offerta non è (completamente) riservata95 emerge l’ele-mento di specialità per cui la start up s.r.l. è autorizzata, sembrerebbe, a emettere strumenti finanziari destinati al pubblico degli investitori. In alter-nativa, dovrebbe ritenersi che l’art. 100-ter, t.u.f. si riferisca esclusivamente alle start up azionarie, ma va detto che l’intera disciplina sull’equity crow-funding delle start up, alla quale va ricondotto anche l’art. 100-ter t.u.f., è una disciplina (speciale e) transtipica dedicata, in generale e senza distin-zioni, a tutte le start up innovative societarie96.

Un altro elemento eccentrico è rappresentato dal fatto che ai sensi dell’art. 26, 6° co., l. n. 221/2012, e in deroga all’art. 2474 c.c., la start up

90 Si v. l’art. 26, 3° co., l. n. 221/2012.91 Maltoni, Spada, op. cit., 14. Là dove, invece, la partecipazione cui sia connesso un

diritto particolare sia una singola quota unitaria, secondo la regola di diritto comune di cui all’art. 2468, 3° co., c.c., essa non potrà essere oggetto di offerta al pubblico.

92 Si v. l’art. 100-ter, 2° co., t.u.f., inserito dall’art. 30, 3° co., l. n. 221/2012, che ha regola-mentato il crowfunding delle start up innovative, ove è detto che «[l]a Consob determina la disciplina applicabile alle offerte (…) al fine di assicurare la sottoscrizione da parte di inve-stitori professionali o particolari categorie di investitori dalla stessa individuate di una quota degli strumenti finanziari offerti, quando l’offerta non sia riservata esclusivamente a clienti professionali (…)» Se ne desume che l’offerta potrebbe essere riservata in toto a clienti pro-fessionali .

93 L’art. 100-ter, 2° co., t.u.f., richiama, a proposito dell’offerta riservata, sia la categoria degli “investori” che quella dei “clienti professionali”. Per la classificazione dei clienti pro-fessionali privati v. l’Allegato 3 al regolamento intermediari contenuto nella delib. Consob 29.10.2007, n. 16190.

94 Cossu M., Le “piccole” società chiuse, in Aa.Vv., Studi in tema di forma societa-ria, servizi pubblici locali e circolazione della ricchezza imprenditoriale, Torino, 2007, 161, con riferimento ai titoli di debito di s.r.l. In quel caso, però, il dato normativo contenuto nell’art. 2483, 2° co., c.c., è univoco e inequivoco, là dove dispone che i titoli di debito «(…) possono essere sottoscritti soltanto da investitori professionali soggetti a vigilanza pruden-ziale a norma delle leggi speciali. In caso di successiva circolazione dei titoli di debito, chi li trasferisce risponde della solvenza della società nei confronti degli acquirenti che non siano investitori professionali ovvero soci della società medesima».

95 Dal tenore letterale dell’art. 100-ter, 2° co., si desume che anche quando l’offerta non è riservata una quota degli strumenti finanziari emessi è destinata a investitori professionali o comunque a particolari categorie di investitori individuati dalla Consob.

96 Sulla connotazione transtipica dell’intera disciplina relativa al crowfunding delle start up innovative di cui alla l. n. 221/2012, v. Maltoni, Spada, op. cit., 12.

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Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata 1719

innovativa-s.r.l. può compiere operazioni sulle proprie partecipazioni in attuazione di piani di incentivazione che prevedano l’assegnazione di quote ai dipendenti o ai collaboratori, amministratori o prestatori d’opera e ser-vizi, anche professionali97.

Dall’analisi che precede esce confermata la stessa conclusione che si è raggiunta con riferimento alla società start up in genere98, e cioè che la start up innovativa-s.r.l. non è un tipo societario autonomo per la (medesima) duplice ragione che gli elementi eccentrici rispetto al tipo codicistico sono facoltativi e temporanei99.

La disciplina delle partecipazioni è tale, tuttavia, da indurre ad assimi-lare la start up-s.r.l. più al tipo della s.p.a. che alla s.r.l. codicistica100.

2.1. Start up-s.r.l. e autonomia statutaria.

Non è agevole segnare i limiti dell’autonomia statutaria della s.r.l. start up innovativa. Da un lato è vero, infatti, che in virtù della già segnalata con-tiguità tra disciplina della start up s.r.l. e disciplina della s.p.a.101 in linea di principio si devono ritenere applicabili alla prima, per analogia, gli stessi limiti di diversificazione (del contenuto) della partecipazione sociale pre-visti per la seconda, con la conseguenza, in particolare, che non dovreb-bero essere ammesse quote unitarie a voto plurimo, e che le quote unitarie prive di diritto di voto, con diritto di voto limitato a determinati argomenti o subordinato non dovrebbero eccedere la metà del capitale102.

D’altro lato, però, l’applicazione analogica di quei limiti deve essere pon-derata e funzionalmente (ri)calibrata, nella s.r.l., in ragione del margine di autonomia statutaria più ampio e della centralità dei rapporti tra i soci.

97 La formula è, dunque, più ampia di quella dei casi speciali di acquisto delle azioni proprie di cui all’art. 2357-bis c.c., come osservano Maltoni, Spada, op. cit., 12.

98 V. supra, fine § 1.1.99 Maltoni, Spada, op. cit., 5 s.100 Maltoni, Spada, op. cit., 10, i quali osservano che «[a]ppare ragionevole ricavare

dalla contiguità sistematica e funzionale tra regime dell’impresa start up innovativa s.r.l. e società per azioni (la prima, come la seconda, è ammessa a provvedersi di capitale di rischio modulando l’appeal finanziario ed organizzativo di unità di partecipazione all’iniziativa, tra-mite diversificazione delle prerogative attribuite dalle unità al socio) un invito ad estendere analogicamente alle quote unitarie di impresa start up innovativa s.r.l. i limiti di diversifica-zione previsti per la società per azioni (…)»; ma su quest’ultimo punto v. meglio infra, § 2.2.

101 V. supra, § 2.102 Maltoni, Spada, op. cit., 10. Così, anche, osservano gli AA., non saranno legittime

quote unitarie con diritto a partecipare all’utile di esercizio anziché di bilancio.

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1720 Monica Cossu

In materia di partecipazioni sociali, l’art. 26, 2° co., l. n. 221/2012, espli-citamente enuncia che «[l]’atto costitutivo della start up innovativa-s.r.l. può creare categorie di quote fornite di diritti diversi e, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il contenuto delle varie catego-rie», anche in deroga all’art. 2468, 2° e 3° co., e quindi anche con strumenti diversi dalle partecipazioni non proporzionali ai conferimenti e dai diritti particolari di natura amministrativa e/o patrimoniale.

Nulla vieta, dunque, di scomporre le partecipazioni in unità omoge-nee suscettibili di essere “categorizzate” e di essere trattate come prodotti finanziari103. E nulla vieta di scomporre in unità omogenee di partecipazioni “categorizzabili” solo una parte del (singolo) rapporto sociale, che tipica-mente potrebbe essere quella connessa ad un aumento del capitale a paga-mento104.

Se è dato di scomporre una parte del singolo rapporto sociale creando da una parte quote di categoria e mantenendo, dall’altra, una quota indivi-duale, a maggior ragione è consentito scomporre in unità omogenee suscet-tibili di essere categorizzate non solo tutte le partecipazioni ma anche solo una parte di esse, lasciando, così, coesistere nella stessa società categorie di quote suscettibili di essere trattate come prodotti finanziari e quote “indi-viduali”.

Nulla vieta, infine, di creare categorie di quote diverse, e con diverso valore nominale105.

Là dove si creino categorie di quote, peraltro, si richiede una delibera di modifica dell’atto costitutivo, ed eventualmente, se l’operazione si accom-pagni all’emissione di nuove quote, una previa, o contestuale, delibera di aumento del capitale a pagamento106. E la delibera di modifica dell’atto costitutivo richiederà il consenso unanime dei soci, in quanto idonea ad inci-dere sulle prerogative conferite a ciascuno al momento della costituzione (o del suo ingresso) in società107. Coerentemente, resta inteso che la decisione

103 Maltoni, Spada, op. cit., 7.104 Maltoni, Spada, op. cit., 7 s.105 Ibidem.106 Maltoni, Spada, ibidem, con riferimento al caso in cui venga categorizzata la parte

che scaturisce da un aumento del capitale nominale a pagamento e restino, invece, invariate le partecipazioni preesistenti, tarate sulle persone dei singoli soci.

107 Maltoni, Spada, op. cit., 9, analogamente al caso in cui si modifichi il contenuto dei diritti particolari, ex art. 2468, 4° co., c.c. In tal caso, resta inteso che qualora lo statuto abbia assegnato diritti particolari a uno o più soci, coloro tra questi che siano dissenzienti rispetto alla decisione che comporta la categorizzazione di quote potranno recedere, in quanto la decisione in questione rappresenta, ai sensi dell’art. 2473, 1° co., un’operazione che comporta

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Le start up innovative in forma di società a responsabilità limitata 1721

di emettere nuove categorie di quote non è delegabile agli amministratori e deve essere deliberata dall’assemblea108.

Lo statuto può anche creare categorie di quote prive del diritto di voto, o che attribuiscano il voto in misura non proporzionale alla partecipazione, o limitate a determinati argomenti, o subordinate al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative109.

Ai sensi dell’art. 31, 4° co., l. n. 221/2012, qualora la società perda, in iti-nere e prima che siano decorsi quattro anni dalla sua costituzione o trasfor-mazione, uno dei requisiti richiesti dall’art. 25, 2° co., per l’ottenimento della qualifica110, le clausole statutarie che introducono categorie di quote for-nite di diritti diversi, o prive del diritto di voto, o che attribuiscono un voto non proporzionale alla partecipazione, o limitato a determinati argomenti, o subordinato al verificarsi di determinate condizioni non meramente pote-stative, conservano efficacia relativamente, e limitatamente, alle quote già sottoscritte.

Quanto al limite, operante per la s.p.a., per cui le azioni di categoria spe-ciale non possono eccedere la metà del capitale sociale111, bisogna tenere fede alla regola ermeneutica, già enunciata, per la quale di fronte all’esten-sione analogica si deve tenere conto della maggiore elasticità organizzativa della s.r.l. La regola in questione, pertanto, dovrebbe trovare applicazione (solo) là dove la società opti per un’organizzazione corporativa, non invece, ad esempio, quando lo statuto preveda un assetto amministrativo non colle-giale, disgiunto o congiunto112.

Di contro, la decisione dei soci idonea a pregiudicare i diritti spettanti a una categoria di partecipazioni sarà soggetta alla condizione di effica-cia dell’approvazione dall’assemblea speciale, in applicazione analogica dell’art. 2376 c.c., mentre non si applicherà l’art. 2468, 4° co., in quanto la regola del consenso unanime è riferibile alle modifiche dei diritti particolari

una rilevante modificazione dei diritti particolari attribuiti ai soci a norma dell’art. 2468, 4° co.

108 Maltoni, Spada, op. cit., 10.109 Così dispone l’art. 26, 3° co., l. n. 221/2012, anche in deroga all’art. 2479, 5° co., c.c.110 V. supra, nel testo.111 Ai sensi dell’art. 2351, 2° co., e salvo quanto previsto dalle leggi speciali, lo statuto

può prevedere la creazione di azioni senza diritto di voto, con diritto di voto limitato a par-ticolari argomenti, con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. Il valore di tali azioni non può complessivamente superare la metà del capitale sociale.

112 Maltoni, Spada, op. cit., loc. ult. cit.

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del singolo socio, non anche alle modifiche delle prerogative attribuite a un’intera categoria di quote113.

In materia di circolazione delle partecipazioni, le esigenze della start up possono suggerire, poi, l’inserimento nello statuto di una clausola di intra-sferibilità per un tempo determinato (massimo) di due anni, ovvero per un tempo più lungo – magari coincidente con la fase di start up – attraverso un patto parasociale di blocco della medesima durata, anche senza previsione di diritto di recesso114. Ad analoga funzione di blindare la compagine socie-taria possono servire clausole di prelazione e/o di gradimento anche mero, salvo ovviamente il diritto di recesso, ex art. 2469, 2° co., c.c.

Riguardo, infine, agli strumenti di finanziamento, giacché l’art. 26, 7° co., l. n. 221/2012, stabilisce, genericamente, che l’atto costitutivo di tutte le start up può prevedere l’emissione di strumenti finanziari partecipativi for-niti di diritti patrimoniali (e)/o amministrativi, anche a seguito di apporti d’opera o servizi, si deve concludere che anche lo statuto della start up – s.r.l. possa prevedere l’emissione di tali strumenti115. Resta da verificare se agli strumenti finanziari emessi da start up s.r.l. debba applicarsi la disciplina – e i relativi limiti e condizioni – stabiliti nell’art. 2483, 2° co., per i titoli di debito di s.r.l. Evidentemente, là dove si ritenga che le regole sugli strumenti di finanziamento delle start up innovative siano regole transtipiche la rispo-sta dovrà essere negativa116.

Come si è detto a proposito delle partecipazioni di categoria speciale, peraltro, là dove la s.r.l. perda in itinere i requisiti per la qualifica di start up le clausole che prevedono l’emissione di strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali (e)/o amministrativi conservano efficacia relativamente agli strumenti finanziari già emessi.

E sempre a in materia di strumenti di finanziamento delle start up, è fin troppo ovvio rilevare che l’esiguità del capitale di rischio facilmente accen-tua la pratica dei finanziamenti (anche anomali) dei soci alla società117.

113 Maltoni, Spada, op. cit., 11. In tal caso, conseguentemente, non si applicherà l’art. 2473 (diritto di recesso per rilevanti modifiche dei diritti dei soci di s.r.l.) ma bensì, per analogia, l’art. 2437 c.c., e dunque la disciplina delle cause statutarie di recesso nella s.p.a.

114 Cagnasso, La società a responsabilità limitata, in Tratt. Cottino, V, I, Padova, 2008, 477.

115 Cfr. Maltoni, Spada, op. cit., 12, i quali osservano che non avrebbe senso riferire la norma in questione alle società che sono già per legge autorizzate a emettere strumenti finanziari partecipativi ai sensi dell’art. 2346, ult. co., cioè alle start up azionarie. Essa, dun-que, chiaramente ha lo scopo di autorizzare le start up s.r.l. a emettere tali strumenti.

116 Sul punto v. anche supra, fine § 2, testo e nt. 97.117 E altrettanto facile sarebbe, in tal caso, provare che nella start up innovativa-s.r.l.

ricorre il presupposto sostanziale per l’applicazione della sanzione della postergazione dei

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2.2. La start up-s.r.l. semplificata.

La start up innovativa poteva adottare il modello della s.r.l. a capitale ridotto di cui all’art. 44 del primo decreto sviluppo118 e può, tuttora, adot-tare quello della s.r.l. semplificata di cui all’art. 2463-bis c.c.119 (quanto meno se rispetti il modello di atto costitutivo-statuto standard di fonte mini-steriale)120.

Nel tentativo di dare un senso all’esistenza di due codici organizzativi entrambi destinati, quanto meno in apparenza, a imprese (in fase di) start up, si era dato massimo risalto al fatto che mentre la s.r.l. semplificata era riservata ai minori di trentacinque anni, l’accesso alla s.r.l. a capitale ridotto non era vincolato a limiti di età.

Successivamente, però, da un lato è stato eliminato il modello della s.r.l. a capitale ridotto121, e dall’altro è stato eliminato, per la s.r.l. semplificata, il limite in virtù del quale si richiedeva che i soci non avessero compiuto tren-tacinque anni alla data della costituzione122, nonché il divieto di cessione a soggetti privi dei requisiti123. Resta, invece, per la s.r.l. semplificata l’altra

crediti dei soci di cui all’art. 2467, 1° co., ossia, ai sensi dell’art. 2467, 2° co., una situazione di squilibrio patrimoniale e finanziario nella quale sarebbe stato ragionevole un conferimento. Un problema analogo si presenta nella société privée à responsibilité limitée-“starter” belga, ove l’art. 229, § 1, no. 5, code de sociétés, prevede, nel caso di insolvenza della società, una forma di responsabilità solidale dei soci là dove risulti uno squilibrio dei mezzi propri.

118 Che il modello organizzativo della s.r.l. a capitale ridotto potesse essere utilizzato per le start up innovative era stato precisato sin da subito da Maltoni, Spada, op. cit., 7.

119 L’art. 2463-bis è stato introdotto nel codice civile dall’art. 3, 1° co., d.l. 24.1.2012, n. 1, convertito, con modificazioni, in l. 24.3.2012, n. 27, o decreto competitività, ed è stato successivamente modificato dall’art. 9, 13° co., d.l. 28.6.2013, n. 76, convertito, con modifica-zioni, in l. 9.8.2013, n. 99 (v. supra, nel testo).

120 Ammettono, a queste condizioni, che la start up innovativa possa assumere le vesti della s.r.l. semplificata Maltoni, Spada, loc. ult. cit. Sullo statuto standard v. infra, testo e nt. 130.

121 V. supra, § 2, testo e nt. 77 e 78. .122 Si v. l’art. 9, 13° co., d.l. 28.6.2013, n. 76, che ha modificato l’art. 2463-bis, 1° co. Il vin-

colo di età, tra l’altro, era unico nel suo genere: sia il progetto di legge istitutivo della Unter-nehmerGesellschaft haftungsbeschränkt-UG che il progetto istitutivo della société privée à responsibilité limitée belga contengono riferimenti al fatto che il nuovo modello societario dovrebbe aiutare i giovani imprenditori, ma nessun vincolo di età è stato introdotto nel testo di legge. La limitazione contenuta nell’art. 2463-bis, 1° co., peraltro, era stata già tacciata di incostituzionalità: e v. Revigliono, La società semplificata a responsabilità limitata: un “buco nero” nel sistema delle società di capitali, in Nuovo dir. soc., 2012, 12; Ibba, Libera-lizzazioni, efficienza del sistema economico e qualità della produzione legislativa, in http://www.orizzontideldirittocommerciale.it, 9.

123 L’art. 9, 13° co., d.l. 28.6.2013, n. 78, ha abrogato anche il 4° co., dell’art. 2463-bis.

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limitazione soggettiva rappresentata dal fatto che tutti i soci devono essere persone fisiche124.

Il modello della s.r.l. semplificata è stato catalogato sin dal suo apparire non quale tipo societario autonomo ma come disciplina eccezionale e dero-gatoria rispetto alla regola del capitale minimo125.

In tema di conferimenti, l’art. 2463-bis, 2° co., n. 3, impone conferimenti in denaro, esclusa ogni altra tipologia, e ne esige l’integrale liberazione al momento della costituzione – quindi contestualmente alla sottoscrizione – e il versamento all’organo amministrativo.

Quanto all’amministrazione, può essere affidata anche a non soci126.Nel complesso, e senza potere in questa sede esaminarlo in profon-

dità, emerge un modello di s.r.l. che sebbene non sia propriamente riser-vato ai giovani imprenditori è, comunque, naturalmente vocato alle start up127, come si evince dalla regole sul capitale, i conferimenti e la compagine sociale, e dalla standardizzazione dell’atto costitutivo-statuto128.

Dai dati empirici non sembra, tuttavia, che la s.r.l. semplificata abbia avuto grande diffusione129. Tra le ragioni dello scarso successo si può certa-mente annoverare il timore che l’assenza di garanzie reali a favore dei cre-ditori si traduca in un aggravamento della responsabilità patrimoniale di soci e amministratori: è noto il legame tra capitalizzazione irrisoria, respon-sabilità degli amministratori e responsabilità solidale dei soci per fatti di gestione, ex art. 2476, 7° co., c.c.130.

124 Ai sensi dell’art. 2463-bis, 1° co. Diversa la scelta del legislatore tedesco, che limita la partecipazione ai soci persone fisiche solo nel modello semplificato (con non più di tre soci e un amministratore unico, che voglia attenersi al Musterprotokoll predisposto dal Governo federale (v. infra, nt. 130.).

125 Ferri Jr, Prime osservazioni in tema di società a responsabilità limitata semplificata e di società a responsabilità limitata a capitale ridotto, in CNN - Studio n. 221-2013/I, 19 feb-braio 2013, 9.

126 L’art. 9, 13° co., d.l. 28.6.2013, n. 78, ha modificato l’art. 2463-bis, 2° co., n. 6, elimi-nando l’inciso secondo il quale gli amministratori devono essere scelti tra i soci.

127 Si v. Cian M., op. cit., 1111.128 Si v. il format contenuto nel d. interm. 23.6.2012, n. 138, emanato dal Ministro della

Giustizia di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell’Economia e Finanze. Analogamente, là dove la UnternehmerGesellschaft haftungsbeschränkt-UG si costituisca con un massimo di tre soci, i quali scelgano un amministratore unico, può utiliz-zare un Musterprotokoll, o verbale-modello semplificato e comprensivo dello statuto stan-dard predisposto dal ministero federale contenuto nell’Allegato n. 1 al GmbHGesetz.

129 V. supra, inizio § 2.130 Ai sensi dell’art. 2476, 7° co., c.c. «[s]ono altresì solidalmente responsabili con gli

amministratori, ai sensi dei precedenti commi, i soci che hanno intenzionalmente deciso o autorizzato il compimento di atti dannosi per la società, i soci o i terzi». E sull’applicabilità della disposizione in questione a s.r.l. semplificate e a s.r.l. a capitale ridotto si v. Cian M., op. cit., 1123.

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Un’altra ragione è certamente da rintracciare nel fatto che per rispar-miare spese e onorari notarili in sede di costituzione è necessario rinunciare all’autonomia statutaria131.

È stato chiarito, peraltro, che il modello standard di atto costitutivo sta-tuto è inderogabile132, restando da chiarire se la difformità della s.r.l. sempli-ficata dal modello standard provochi, in tal caso, la nullità dell’eventuale delibera modificativa oppure la sostituzione automatica della clausola dif-forme133, oppure lo scioglimento della società134. Sarebbe stato legittimo chie-dersi anche se, ferme le clausole standard, l’autonomia statutaria avrebbe potuto inserirne delle altre (ulteriori e diverse), a patto, ovviamente, di ripri-stinare per esse spese e onorari notarili, se non fosse che il nuovo art. 2363, 4° co., nell’autorizzare la costituzione di s.r.l. “a un euro di capitale”, ha pri-vato di senso il quesito135.

È singolare, peraltro, che in nessun altro modello europeo di società semplificata il legislatore abbia sentito l’esigenza di eliminare il controllo notarile136.

131 La questione per la verità è sin da subito apparsa controversa, dati gli opposti pareri ministeriali sul punto: favorevole alla modificabilità il Ministero della Giustizia (con nota prot. 10.12.2012, n. 43644, e sfavorevole il Ministero dello sviluppo economico (con circ. n. 3657/C del 2.1.2013). L’opinione più rigorosa è sostenuta, in particolare, da Cian M., op. cit., 1114 s., nt. 75 il quale ritiene che l’immodificabilità dello statuto standard (eccetto che per gli elementi variabili, come l’indicazione della sede o dell’oggetto sociale, e l’aumento del capitale nei limiti dei 9999 euro, che sono invece lasciati alla volontà delle parti) si estenda oltre la fase costitutiva.

132 Ai sensi dell’art. 2363-bis, 3° co., come modificato dall’art. 9, 13° co., lett. b-bis), d.l. 28.6.2013, n. 76, convertito, con modificazioni, in l. 9.8.2013, n. 99.

133 Come sosteneva, prima dell’introduzione del nuovo testo dell’art. 2363-bis, 3° co., Cian M., op. cit., 1115.

134 È questa l’opinione espressa [ma con riferimento all’art. 2363-bis nel testo ante-cedente le modifiche inserite dall’art. 9, 13° co., lett. b-bis), d.l. 28.6.2013, n. 76, in sede di conversione] da Maltoni, Spada, op. cit., 5, nt. 2, ove il rilievo che siccome «la conformità al modello ministeriale è da pensarsi come un onere per accedere ad un beneficio, inclinerei a ritenere che qualsiasi scarto tra atto costitutivo e modello ministeriale comporti l’appli-cazione del diritto comune (e, dunque, lo scioglimento della società a norma e con i militi dell’art. 2482 ter c.c.)».

135 Ai sensi dell’art. 2363, 4° co., inserito dall’art. 9, co. 15°-ter, d.l. 28.6.2013, n. 76, con-vertito, con modificazioni, dalla l. 9.8.2013, n. 99, «[l]’ammontare del capitale può essere determinato in misura inferiore a euro diecimila, pari almeno a un euro. In tal caso i confe-rimenti devono farsi in denaro e devono essere versati per intero alle persone cui è affidata l’amministrazione».

136 Osserva Revigliono, op. cit., 17, che né il legislatore spagnolo, né il legislatore tede-sco, né quello belga hanno eliminato dai rispettivi modelli di società semplificata il controllo notarile in fase di costituzione.

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