IL DISCO DI NEBRA: UN SOFTWARE PER STONEHENGE (NEBRA' SKY DISK)

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Un software per Stonehenge: il“Disco di Nebra”, ovvero: un mistero in meno per gli archeologi. di Diego Baratono Il “Disco di Nebra”: di cosa “non” si tratta? Risale al 1600 avanti Cristo. Consiste in una placca circolare di bronzo patinato ed oro con un diametro pressappoco di 32 centimetri. Il suo peso è di circa due chilogrammi. E’ uno dei ritrovamenti più interessanti e misteriosi degli ultimi anni. L’insolito disco in questione si è ricuperato durante uno scavo illegale, in un sito nei pressi della cittadina di Nebra, località a 180 chilometri a Sud-ovest di Berlino. Il fortunoso ritrovamento è avvenuto negli anni tra il 1997 ed il 1998. L’apprestamento di provenienza del prezioso manufatto, si ritiene appartenere all’Età del Bronzo. i [i] L’area è parte dello stato della Sassonia-Anhalt. Per la precisione, il sito si trova nella foresta di Ziegelroda. La zona include un rilievo collinare alto 252 metri. E’ su questa collinetta che si è ricuperato, interrato con una certa cura, l’enigmatico disco metallico. La collinetta in discorso è la montagnola del Mittelberg. E’ Germania. E’ Mitteleuropa. Già di per sé, questa notizia è piuttosto affascinante. Sì giacché il 1

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Un software per Stonehenge:il“Disco di Nebra”, ovvero: un

mistero in meno per gliarcheologi.

di Diego Baratono  Il “Disco di Nebra”: di cosa “non” si tratta?

Risale al 1600 avanti Cristo. Consiste in unaplacca circolare di bronzo patinato ed oro con undiametro pressappoco di 32 centimetri. Il suo pesoè di circa due chilogrammi. E’ uno deiritrovamenti più interessanti e misteriosi degliultimi anni. L’insolito disco in questione si èricuperato durante uno scavo illegale, in un sitonei pressi della cittadina di Nebra, località a180 chilometri a Sud-ovest di Berlino. Ilfortunoso ritrovamento è avvenuto negli anni trail 1997 ed il 1998. L’apprestamento di provenienzadel prezioso manufatto, si ritiene appartenereall’Età del Bronzo.i[i]

L’area è parte dello stato della Sassonia-Anhalt.Per la precisione, il sito si trova nella forestadi Ziegelroda. La zona include un rilievocollinare alto 252 metri. E’ su questa collinettache si è ricuperato, interrato con una certa cura,l’enigmatico disco metallico. La collinetta indiscorso è la montagnola del Mittelberg. E’Germania. E’ Mitteleuropa. Già di per sé, questanotizia è piuttosto affascinante. Sì giacché il

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raffinato e sapiente ordinamento intellettivo cheha saputo confezionare, e soprattutto governarel’insolito strumento crisobronzeo, è l’espressioneriflessa di un’apprezzabile, ma pressochésconosciuta civiltà agricola. Sono scarni,infatti, i dati inerenti questo fantomaticoconsorzio umano mitteleuropeo dell’Età del Bronzo.Da quanto si può ricostruire, tuttavia, l’elusivastruttura sociale è vissuta nel cuore del VecchioContinente, ben prima dei Celti. Si tratta di unacongregazione sociale esperta nella coltivazionedei campi e nell’allevamento del bestiame. E’quest’antica e sottovalutata civiltàagropastorale, che ha “messo a punto”, ovvero haconservato, l’enigmatico “Disco di Nebra”. Orbene, la piastra circolare, secondo la convinzionecorale degli studiosi, potrebbe stimarsi la piùantica rappresentazione nota del Cielo, realizzatadall’Uomo. Già. E’ vero. Potrebbe. Il condizionalequi è opportuno, se non proprio d’obbligo. Ilmotivo? Semplice. Euristicamente parlando, non siè ancora derivata una puntuale e coerentesimmetria esegetica tra quanto si è repertato equanto si è ipotizzato. In sostanza, èproblematico precisare la reale essenzadell’indecifrabile disco d’oro e bronzo patinato.Le classiche domande: che cos’è? A cosa serve? Inche modo funziona? Sono quesiti rimasti destituitidi risposte convincenti. Almeno. Fino ad ora.L’obiettivo prioritario degli studiosi, quindi,per il momento è uno solo. Consiste nel tentativodi dissolvere, anzi, in base alla compattezzadelle incertezze, di sgretolare la pesante cortina

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di misteri, fissata dal Tempo sull’insolitooggetto. In altri termini, focalizzare utilità efunzionamento del reperto si conferma piuttostodisagevole. Per tutti. La considerazione, infatti,non vale solo per le curiose idee espresse sul“Disco di Nebra” dai soliti esperti dell’ultimaora o da archeologi di confine, che dir si vuole.Continua a rivelarsi un problema non da poco ancheper gli specialisti. Esperire una ricettaintellettualmente economica, ma al contempo ingrado di precisare la faccenda in modo coerente aipochi indizi acquisiti, non è semplice. Pernessuno. Al momento, dunque, non si mostraprofilarsi all’orizzonte, una replicascientificamente soddisfacente, alle incertezzesollevate dall’intrigante ed enigmatico tondometallico. Il motivo? Probabilmente è perché nonsi è ancora compreso, che le questioni da chiarirein realtà sono molto più semplici di quanto si èfin qui congetturato. Probabilmente ...

Semplicità ed utilità. E’ il binario referenzialeda seguire. Inderogabilmente ...

Allora, cerchiamo di capirne qualche cosa in più.Semplifichiamo, se possibile, le numerose e stranediscordanze fin qui affiorate. Si riparte daccapo.Iniziamo esplorando direttamente il disco. Ordunque, nella zona centrale del reperto, sidistinguono riprodotti un cerchio pieno, una falcedi luna ed una strana fascia arcuata.ii[ii] Lapredetta fascia ad emiciclo, si è incisa sullapiastra con una declinazione in senso orario quasiimpercettibile. La tenue modulazione impressa, è

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sufficiente a rendere la figura assialmenteasimmetrica. L’arco della fascia in discorso, sipresenta con ambedue le estremità segnate daintaccature.iii[iii]

Indizi curiosi. Sottili. Si sveleranno, invece,assumere un certo spessore nell’ambito dellatrattazione. Sul bordo dell’insolito piattobronzeo, poi, si possono numerare una quarantinad’occhielli passanti. Si percepiscono disposti conuna certa scansione ritmica regolare, sull’interacirconferenza della placca metallica. Due lunghisettori circolari contrapposti, nondimeno,caratterizzano ulteriormente i margini dellapiastra. Hanno ambedue un’apertura angolaremisurata in 82,7°. I due emicicli antagonisti, siconfigurano abbracciare il cerchio e l’attiguasemiluna. La presenza di piccoli cerchiolinidorati, poi, contraddistingue lo sfondo del discocrisobronzeo. Sono una trentina di punti in tutto.Gli specialisti ritengono tali punti lenticolaridelle stelle, ma secondo chi scrive in maniera deltutto impropria. A prima vista, i piccoli tondi siprofilano dislocati sul piatto seguendo una ratiodi massima randomizzazione. Non sembra esistere insostanza una trama precisa a governare ladistribuzione dei punti. Probabilmente non è così.Si vedrà più oltre. E’ curioso, infine, un precisoraggruppamento formato da sette di questelenticole. Si rivela mettere d’accordo, buonaparte degli studiosi. Secondo gli esperti,infatti, l’evidente aggregato rappresenterebbe lacostellazione delle “Pleiadi”. Le Pleiadi sonosette stelle, che si manifestano nei cieli europei

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in prossimità dell’Equinozio d’Autunno. Su questopunto, i ricercatori si dicono abbastanzaconvinti, anche se, secondo chi scrive, ancora unavolta si tratta di una convinzione errata.Nell’Età del Bronzo i sette astri in discorso sisarebbero considerati l’importante segno celeste,che fissa l’inizio della raccolta nei campi.iv[iv]

Può essere. Anzi. E’ vero questo, ma soltanto inparte. Non riguarda in ogni caso la piastrabronzea. L’enigmatico dispositivo metallico è sìfunzionale all’agropastorizia. Su questo non sidiscute. Quasi certamente però il “Disco di Nebra”non riporta informazioni “stellari”, come sidimostrerà. Include bensì, “soltanto” indicazioniinerenti al nostro satellite. Sia chiaro. Con ciònon si vuole assolutamente sminuire l’importanzadell’oggetto. Anzi. Sul manufatto si sonoriportate indicazioni di una tale precisione“scientifica”, come s’avrà modo d’apprezzare, daprofilarsi ancor più sconcertanti di quanto si èfiutato. Il tondo di Nebra si prospetta così,essere un oggetto unico nel suo genere. E’spettacolare in ogni caso, pur non raffigurandogli astri di cieli primordiali. Qui a gemmare,piuttosto, è qualche anello debole nella catenadelle teorie elaborate dagli specialisti perinterpretare significato e funzioni possibili, delpatinato disco bronzeo. Allora? Un dispositivorelativamente più “semplice”. Per dir così, menostellare. Più terreno. Meno speculativo insomma.Ecco. In questo potrebbe tranquillamenterisolversi l’arcano “Disco di Nebra”. Un congegnotecnicamente facile da governare. Relativamente

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agevole da manipolare. Efficace, utile nelquotidiano. Operativamente. Concretamente.

Media dei giorni occorrenti alla configurazione delI QUARTO a partire dalla LUNA NUOVA (non visibile):  

 

Gennaio 8 giorni Febbraio

8 giorni

Marzo 9 giorni*(max.)

Aprile 8 giorni Maggio 8 giorni Giugno 8 giorni Luglio 8 giorni Agosto 7 giorni Settembre

7 giorni

Ottobre 6 giorni*(min.)

Novembre

7 giorni

Dicembr 6 giorni 6

e

 

Foto 1. Il “Disco di Nebra”. Secondo gli esperti,il manufatto risale al 1600 avanti Cristo. La suasplendida patinatura color turchese, moltoprobabilmente non si deve ascrivere soltantoall’ossidazione naturale formatasi con il passaredei secoli. La caratteristica velatura si sarebbevolontariamente ottenuta, infatti, mediantel’immersione in origine del manufatto in uovaavariate. Il misterioso disco di bronzo ed oro, siè valutato intorno ai 10 milioni di dollari. Ilsuo valore, tuttavia, non è meramente materiale.Il “Disco di Nebra”, infatti, è al momento l’unicatestimonianza conosciuta di una culturaastronomica mitteleuropea risalente all’Età delBronzo. Il misterioso piatto crisobronzeo, si èricuperato nel corso di uno scavo illegale intornoagli anni 1997 o 1998. E’ in mano agli studiosisolamente dal 2003.

Un falso clamoroso oppure “rivelazione” autentica?

Non si discute ormai quasi più sull’autenticitàdel prezioso quanto enigmatico manufatto. Dopo leprime comprensibili incertezze, in effetti, si ègiunti ad una risposta precisa. Incontrovertibile.Si è distillata con l’aiuto d’innumerevoli quantodovute indagini chimiche e fisiche. Si è affinatamediante l’imprescindibile contestualizzazionedell’oggetto. Il “Disco di Nebra” o meglio,ufficialmente, il “Disco bronzeo della prima Etàdel Bronzo con una raffigurazione del cielo da

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Nebra”, è un oggetto databile almeno al 1600avanti Cristo. Le microfotografie dei cristallioriginati dall’ossidazione naturale, confermano ladatazione. Inequivocabilmente. Secondo gliesperti, infatti, il reticolo strutturale diquesto genere di cristallo, accresciuto con ilpassare del tempo, non è riproducibile, per dircosì, artigianalmente. E’ abbastanza evidente,i[i] Si è soliti suddividere questo periodo della Storia in trefasi: 2000 a. C. Prima età del Bronzo, 1500 a. C. Media età delBronzo, 1000 a. C. Tarda età del Bronzo. E’ curioso notare, cheproprio all’Età del Bronzo appartiene una sequenza peculiare dellediverse fasi attraversate dal famoso sito del Wiltshire diStonehenge. Si tratta della cosiddetta “Fase III, sub-fase 3ii”.Più avanti s’approfondirà necessariamente l’argomento.

ii[ii] L’arco inteso come arma da guerra o da caccia e la figurageometrica che ne deriva, sono d’origini antichissime. Gli archi,e le frecce, più antichi sono di legno di pino. Sono databili trai 10800 ed i 10000 anni fa. Si sono ritrovati, strana coincidenza,nel sito cosiddetto “ahrensburgiano” di Stellmoor, in Germania.L’arco ai suoi esordi, s’utilizzava per la caccia e la pesca.Soltanto in seguito si è finalizzato l’uso per la guerra. Ineffetti: “... Per usi bellici è stato utilizzato da quasi tutti ipopoli d’epoca protostorica e storica ... Ciò ha indotto alcunietnologi (G. Montandon, G. Schmidt e le loro scuole) a teorizzareun ciclo culturale (ciclo dell’arco da guerra o neometriarcale),basato sull’uso dell’arco, l’agricoltura alla zappa, l’allevamentodi animali da cortile, il matriarcato ...”. AA VV, GrandeEnciclopedia De Agostini, Novara, 1992, vol. 2, voce: “arco”, p.369. Si deve quindi osservare, che non esistono particolariindicazioni in grado di supportare l’idea che in passato,l’equivalente figurazione geometrica derivata, appunto, dall’arcosia sconosciuta o non utilizzata in qualche maniera.

iii[iii] Questa fascia ad emiciclo, al momento del ricupero, sitrovava posizionata con le due estremità apicali dell’arco,puntate verso il solstizio estivo, ossia in direzione del MonteBrocken. Dal rilievo del Mittelberg, in effetti, si vede iltramonto del Sole appunto al solstizio estivo, direttamente dietroquest’importante montagna. Il Brocken è un monte locale, distanteun’ottantina di chilometri dal rilievo del Mittelberg.

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inoltre, un dettaglio cruciale. Risolutivo. Ildisco si è ricondizionato con diversiriadattamenti nel corso della sua non breveesistenza. L’usura ed i restauri, fornisconoindicazioni univoche. Lo strumento, nel corso deltempo, si è sottoposto ad un intenso ed alacreimpiego materiale. Meglio. Manuale. Almeno duestelle si sono perse sotto la foglia d’oro dellacostura semicircolare di destra. Con tuttaevidenza, inoltre, gli occhielli del bordo inclusiin questa fascia, si sono grossolanamenteperforati in tempi posteriori all’applicazionedella predetta foglia d’oro. L’impressione è cheil tutto sia riconducibile ad una manutenzionecontinua, ad un restauro conservativo non tantocosmetico quanto, piuttosto, funzionale. In altritermini, s’intuisce pacificamente esistere unalucida e potente volontà di mantenere inalteratal’efficienza operativa nonché la precisione, perdir così, scientifica, del pregiato strumentometallico. Non basta. La contestualizzazionedell’oggetto fornisce ulteriori certezze. Neipressi del sito indicato quale località delclamoroso ritrovamento, si è rinvenuto anche uncerto numero d’armi. Le asce e le daghe dell’area,per tipologia, materiale e lavorazione sonocertamente riconducibili alla metà del secondomillennio avanti Cristo. Si è appunto in piena Etàdel Bronzo. Non esiste alcun dubbio quindi ancheiv[iv] Un’anticipazione. Si deve qui ricordare un particolare diuna certa importanza. Nella lingua anglosassone, è piuttosto laluna di Settembre a designarsi quale “harvest-moon”, ossia la“luna del raccolto”. S’anticipa, del resto, che il notevoledettaglio si configura avvalorare l’idea avanzata da chi scrive,come s’avrà modo di vedere più oltre.

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sulla datazione della placca. Del resto è purefuori questione, un altro importante fatto.L’arcana piastra di Nebra, per quanto si conosce,è al momento l’unica testimonianza direttadell’esistenza di una cultura astronomica tantoeccelsa, risalente all’Età del Bronzo, manondimeno d’area mitteleuropea. Nel secondomillennio avanti Cristo, dunque, una certa qualconoscenza dei cieli non si concentra in mano dipochi gruppi ed in poche aree circoscritte. Questogenere d’informazioni, piuttosto, si prospettaattraversare per intero il Vecchio Continente. Adincidere sulla sua diffusione, moltoprobabilmente, è l’affermarsi di un diverso stiledi vita. L’avvento di un sistema agricolostanziale, un miglior sfruttamento dell’attivitàpastorizia, dell’allevamento del bestiame, sonopratiche intraprese con ogni probabilità nelVicino Oriente e diffusesi verso Ovest a partiredal Neolitico. Nell’Età del Bronzo l’attivitàagropastorale si delinea costituire, ormai, unmodus vivendi ben radicato ed esteso ad ampie areegeografiche. Anzi. Secondo quanto si conosce, si èportati a pensare che intorno alla metà delsecondo millennio avanti Cristo, l’economiaagricola e quella domestica si siano ormaiindissolubilmente saldate. L’esistenza di bendefiniti gruppi sociali, si trova pertanto adipendere dall’abilità degli uomini che necompongono il tessuto strutturale, di procurarsiil necessario per il proprio sostentamento, senzadoversi spostare continuamente. E’ il tramontodello stile di vita seminomade, fondato sulla

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caccia e sulla raccolta del cibo. Agricolturastanziale e pastorizia. Il connubio è vincente. E’inevitabile allora, assistere alla comparsa disistemi funzionali alla definizione ed allapredizione dei momenti propizi alla semina ed allaraccolta nei campi. In qualche modo si progettanoe si realizzano strumenti, per dir così,protoscientifici ad ampio spettro. Devono esseredispositivi in grado di stabilire, con un certomargine di sicurezza, anche i periodi migliori perla fecondazione degli animali allevati. Sicalibrano sistemi per “misurare” e quindiprevedere anche la durata della gestazione delbestiame. Ottimizzare lo sfruttamento dei ciclinaturali. Si direbbe essere questa la parolad’ordine, che caratterizza la piastra bronzea diNebra. Scienza, magia e religione. Sono conoscenzeinscindibili per l’uomo dell’Età del Bronzo. Inmancanza delle “categorie” greche, infatti, sonoordini culturali che integrano ancora una stessa,identica struttura formulare di “sapienza”. I treordini sapienziali si riescono in certi casi, adarmonizzare e concentrare in un unico strumento.Potente. Insostituibile. Il “Disco di Nebra”potrebbe far parte di quest’esclusiva categoriad’oggetti, per dir così, previsionali. Cos’è chel’indica con una qualche certezza? Potrebberoessere, ad esempio, le due fasce emicircolaricontrapposte sulla costura del disco. La loroapertura angolare, si è già detto in precedenza, èdi 82,7° ciascuna. Si tratta quasi esattamentedell’arco tracciato dal percorso virtuale delSole, all’alba ed al tramonto, rilevabile dalla

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Sassonia-Anhalt nell’Età del Bronzo. L’ampiezzadell’emiciclo, si è fissata partendo dal punto piùsettentrionale a quello più meridionaleraggiungibile dall’astro a queste latitudini. Inparole diverse, i due grandi archi prospicientipresenti sul bordo del manufatto, rappresentano leporzioni d’orizzonte, dove il sole nasce etramonta nel corso dell’anno. Conoscere laposizione del Sole all’alba ed al tramonto in unacerta zona, significa conoscere la stagione in cuici si trova. Secondo gli studiosi, su questo puntosi ha la certezza “matematica”. In questo senso,il disco appartiene senz’altro all’area di Nebra.Gli astronomi ne hanno dato conferma. La stranamappatura sul bordo del disco, ossia la gradazioneimpressa alle due fasce perimetrali contrapposte,coincide perfettamente con la latitudine del luogodove si è ritrovato il manufatto. L’arcano piattobronzeo, si ricorda, si è ricuperato sullamontagnola del Mittelberg. Pali lignei circondanoil rilievo collinare in discorso. Formano unanello del diametro di circa 200 metri. Ilpromontorio si mostra, inoltre, solcato da unaserie di fossati. In base alla sequenza deiritrovamenti effettuati nella zona, questo luogosi sarebbe utilizzato per almeno un migliaiod’anni. A questo proposito, gli esperti sonocoralmente certi di un fatto. Il prezioso piattocrisobronzeo abbinato all’intera area delMittelberg, comporrebbe un formidabileosservatorio astronomico dell’Età del Bronzo.L’apprestamento, si profila costituire unpossibile ambiente di celebrazioni e di riti

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religiosi. Non si discute su questo. E’ evidente,infatti, la sacralità del territorio. Insieme conla piastra bronzea, nondimeno, l’intera areas’intuisce diventare utile materialmente.L’inconsueto connubio del luogo con il preziosodisco, consentirebbe di fissare in qualche modouna sorta di calendario polifunzionale. Ora, lestraordinarie e numerose analogie, ancheconcettuali, con il ben più celebre sito inglesedi Stonehenge, sono particolarmente evidenti.Anzi. Di più. Il “Disco di Nebra” potrebbe essere,per dir così, la versione tascabile d’aree comeStonehenge. E’ consequenziale, allora, se questo èvero, giungere ad una conclusione. Semplice.Comprendendo il processo di funzionamentodell’enigmatica piastra metallica, si potrebbecomprendere e riattivare pure il sistemaoperativo, tanto controverso, di Stonehenge e disiti congeneri. Può essere? Vediamo ...

 

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Media dei giorni occorrenti alla configurazione dellaLUNA PIENA (visibile) a partire dal I QUARTO:  

  Gennaio 7 giorni Febbraio 8 giorni Marzo 8 giorni Aprile 7 giorni Maggio 7 giorni Giugno 7 giorni        Luglio

  7 giorni/ 6

giorni*(min.)

Agosto 7 giorni 14

Settembre 7 giorni Ottobre 8 giorni Novembre 7 giorni Dicembre 8 giorni

 

 

Foto 2. Ricostruzione dell’area di Nebra. Ilprezioso manufatto bronzeo si è ritrovato sullacima del rilievo collinare del Mittelberg. Ilpiatto si è ritrovato seppellito con cura, ad unaprofondità di circa 50 centimetri. Si deve notarela gradazione degli archi virtuali che il Soletraccia durante l’anno, confrontati con le duefasce contrapposte sul bordo del disco. (DerSpiegel).

 

 

 

Media dei giorni occorrenti allaconfigurazione dell’Ultimo Quarto, a partire

dalla Luna Piena  

Gennaio 8 giorniFebbraio 8 giorni Marzo 6 giorni*

(min.) Aprile 7 giorni Maggio 7 giorni Giugno 6 giorni

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Luglio 7 giorni Agosto 7 giorni

Settembre 7 giorni Ottobre 8 giorni Novembre 8 giorni Dicembre 9 giorni*

(max.)

 

Foto 3. In queste immagini si è riportato iltragitto virtuale del Sole e le fasi della Lunarilevabili dal famoso cerchio megalitico diStonehenge. Secondo alcuni archeologi, Stonehengepiù che con il Sole, avrebbe una forte connessionecon la Luna. Tale prerogativa, sarebbe evidentespecialmente nelle prime fasi di costruzionedell’apprestamento.

 

Il “Disco di Nebra”: ma come funziona? A cosa puòservire?

In certi casi, è facile ritenere che dispositivitanto enigmatici ed arcani appartengano di dirittosoltanto ad un’esclusiva, ristretta categoriad’“iniziati”. In parte questo è vero. Non sempreperò le cose sono tanto esoteriche da rimanere unsegreto inesplicabile. Per pochi. Il discorso èconcreto specialmente per il disco in trattazione.E’ vero ad esempio, che nell’Età del Bronzo sonopoche le persone, probabilmente soltanto isacerdoti-astronomi, che detengono le conoscenzenecessarie per “attivare” un dispositivo di questo

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genere. Non è possibile, tuttavia, allontanarsimolto dal “seminato”. E’ bello credere chequalcuno, nel 1600 avanti Cristo, sia in grado difissare su di un prezioso disco crisobronzeo, ladistribuzione delle Pleiadi ed il cielo stellato.Sia, inoltre, in grado d’armonizzare la falce diLuna con il disco del Sole nel ristretto spaziodescrittivo del piatto. Poi riesca a visualizzareaddirittura la “barca” solare. Metaforicas’intende. Entrambi gli oggetti in una simileprospettiva s’ancorano ad un simbolismo peculiare.Potente la reminiscenza egizia. E’ tutto poetico.Romantico forse. Si è, nondimeno, abbastanzalontano dalla realtà delle cose. Euristicamenteparlando, ossia armonizzando e contestualizzandodati obiettivi ed oggetti ritrovati, si possonoformulare soltanto poche ipotesi di una certaconcretezza:

1.       L’ordinamento culturale che ha prodottoquesto disco appartiene quasi certamente ad unmondo agropastorale stativo.

2.      Il “Disco di Nebra”, si profila unarticolo legato alla coscienza religiosa dellaciviltà che l’ha prodotto. La placca, da un puntodi vista più tecnico nondimeno, si può configurarequale strumento protoscientifico predizionale. Ilmanufatto bronzeo, concentra e riflette tutta lasapienza pratica di chi l’ha ideato. Si tratta diuna sapienza antica, costruita e tramandata digenerazione in generazione. Da secoli.

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3.      In tale prospettiva, si può pensare che ildisco assolva una duplice funzione, tanto praticanon meno che speculativa.

4.      Il disco potrebbe costituire unformidabile apparato in grado di predire, inqualche modo, le variabili fasi della Luna.

5.      Il “Disco di Nebra” potrebbe essere, diconseguenza, un “semplice” calendario lunare.Perpetuo.

Si è detto “semplice”, così per dire. In ognicaso, è più di quanto ci si potrebbe aspettare. Il“Disco di Nebra”, in effetti, è tanto complessoquanto solo le cose semplici riescono ad esserlo.In che senso? Semplice. Il metallico tondo,riporta una serie d’informazioni ricavate daosservazioni dirette dei moti lunari nell’arco deimesi e dell’anno. In buona sostanza, l’arcanaplacca bronzea non è nient’altro, che un raffinatosimulatore progettato per visualizzare lemultiformi fasi della Luna. In conclusione, laconfigurazione del “Disco di Nebra” consente dipredeterminare l’esatto carosello dei profiliassunti dal nostro satellite, in fieri. In divenire.La cosa straordinaria? Concerne la funzionecalendariale della formidabile piastra di Nebra.In gran misura, si è conservata ancora oggi con lasua buona precisione. Si può rilevare in questaprospettiva, un dettaglio inaspettato. E’peculiare. Anzi. Meglio. Si potrebbe trattare diuna formidabile prova indiretta, inerente allabontà di quanto si è ricostruito. Concerne iltempo impiegato dal nostro satellite per

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completare la sequenza delle sue diverse fasi.Oggi, il tempo medio per ciclo è di circa 7,5giorni. Tra una sequenza e la successiva, si hannopicchi massimi che si protraggono per nove giorni,e punte minime della durata di sei giorni. Ora, irilevamenti effettuati tramite il “Disco diNebra”, prospettano un esito singolare. E’ curiosorilevare come nell’Età del Bronzo il picco minimodelle lunazioni, periodicamente, si quantifica incirca 5,5 giorni. Si realizza un evidente scartodi tempo rispetto ad oggi. Imprecisione degliastronomi del passato? Niente affatto. Laspiegazione è un’altra. Sconcertante. Ladifferenza temporale, in buona misura, dipendesemplicemente dal rallentamento del nostropianeta. Sì. E’ così. La Terra, dal 1600 avantiCristo ad oggi, ha certamente subito unadecelerazione apprezzabile. Non si tratterà forsedi una mezza giornata come sembra registrare ilformidabile strumento metallico di Nebra. Sitratta, in ogni caso, di un eventoscientificamente dimostrato.v[v]

Non c’è dubbio. Il discorso si sta facendointeressante. Fin qui si è sommariamentetratteggiata la possibile applicazione cui sipoteva (e si può), destinare l’enigmatico piattocrisobronzeo. Ora però serve una dimostrazionepratica. Si ritiene quindi opportuno certificarela bontà di quanto si è fin qui detto. E’ giuntoil momento di riattivare la funzione operativa del

v[v] L’informazione, è una comunicazione personale del ProfessorFerreri, direttore dell’Istituto Nazionale d’Astrofisica di Torino(Pino Torinese).

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“Disco di Nebra”. La parte centrale del disco si èorchestrata intorno a tre elementi fondamentali.Si tratta di una falce di Luna, una Luna piena,poiché questo rappresenta il cerchio e non ilSole, ed un emiciclo. Le due estremità dellafascia semicircolare, sono assialmente sfalsate.Il motivo è da rintracciare nella rotazione insenso orario quasi impercettibile, conferitaall’intera fascia. Le due estremità apicali, sonopuntate verso la falce ed il cerchio predetti.Sono i dettagli più importanti dell’intera placcabronzea. Si tratta dei due insostituibili cardinisu cui ruotano le lancette di uno straordinario epreciso orologio lunare. E’ il “Cronografo lunaredi Nebra”. I due vertici sono, infatti, i virtualiassi visivi di traguardo funzionali allariattivazione corretta del disco. E’ necessario aquesto punto fissare alcuni parametri diriscontro. Per far questo non occorre una grantecnologia. E’ sufficiente avere sott’occhio unsemplice calendario che riporta le sequenze dellefasi lunari, registrate mese per mese.vi[vi]Iniziamo, allora, considerando la media dei giornioccorrenti all’apparizione in cielo, del PrimoQuarto di Luna (è la falce riprodotta sul “Discodi Nebra” per intenderci). Si parte, ovviamente,dalla fase di Luna nuova (si tratta dello stadioin cui il nostro variabile satellite non èvisibile dalla Terra).

 Il calendario indica che:

vi[vi] Si è utilizzato in questa circostanza, il noto e precisocalendario “Frate Indovino”, anno 2004, O.F.M. Capp. “RifugioFrancescano”, Perugia.

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1.     Gennaio: 8 giorni.

2.    Febbraio: 8 giorni.

3.    Marzo: *9 giorni.* (max).

4.    Aprile: 8 giorni.

5.    Maggio: 8 giorni.

6.    Giugno: 8 giorni.

7.    Luglio: 8 giorni.

8.    Agosto: 7 giorni.

9.    Settembre: 7 giorni.

10. Ottobre: *6 giorni.* (min).

11. Novembre: 7 giorni.

12. Dicembre: *6 giorni.* (min).

 

Ora, si può rilevare quanto segue: il massimo dei giorni impiegati dalla Luna per completare la fasedi Primo Quarto è di nove giorni nel mese di Marzo. Il minimo dei giorni è ad Ottobre ed a Dicembre con sei giorni. Nei restanti mesi la fasesi completa variando tra i sette e gli otto giorni. Bene. “Disco di Nebra” alla mano. Puntiamoun righello, in modo da congiungere l’estremo apicale sinistro della fascia emicircolare centrale, ed il primo occhiello che compare appenasopra la costura solstiziale di destra. La retta virtuale che si forma è tangente un punto

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lenticolare particolare. Il punto in discorso, si trova impiantato tra il vertice della falce lunaree la fascia solstiziale di destra. Un dettaglio è importante. Il cerchiolino, si configura defilato e piuttosto isolato rispetto a tutti gli altri. E’il primo giorno del mese? Manteniamo come fulcro il vertice di sinistra della fascia semicircolare.Ora, ruotiamo il righello in senso orario. Si devono contare nove cerchiolini sul disco a partire dal punto indicato in precedenza. E’ curioso notare che la riga si fermerà, quale tangente, proprio di sotto il piccolo cerchio collocato all’interno della fascia centrale stessa. Questa potrebbe essere la “retta liminale superiore di fase”.vii[vii]

Superata questa linea di demarcazione, inizia con ogni probabilità un’altra fase. Più avanti si avràla certezza. Il punto in questione, ancora una volta, si rileva evidentemente separato dagli altri due punti contenuti dall’emicerchio. Man mano che si contano i piccoli tondi dorati, si puòfacilmente assistere ad un fenomeno interessante. Il righello, muovendosi in senso orario, scopre porzioni sempre maggiori di Luna. Visivamente, si ha proprio l’impressione d’osservare il sagomarsi del Primo Quarto di Luna in cielo. La qualità della riproduzione in divenire è accurata. Meglio.E’ semplicemente sorprendente.

Foto 4

vii[vii] La “retta liminale inferiore di fase” è, ovviamente, la linea che include il cerchiolino aureo da cui s’inizia il conteggio dei giorni, per ciclo di lunazione.

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Or bene, è giunto il momento di formulare alcunededuzioni consequenziali. Iniziamo dallecosiddette stelle. I piccoli tondi doratiriportati sulla piastra non sono altro che lasequenza dei giorni del mese. Non è dunque casualeil loro numero. Sono trenta piccoli cerchi aureicon una potente funzione calendariale. Del resto,da quanto si è potuto fin qui rilevare, anche laloro disposizione non è randomizzata come sicrede. Anzi. I cerchiolini dorati, si sonoprecisamente distribuiti in modo da potersiintercettare avvalendosi di qualche dispositivocurvo piuttosto che rettilineo, manovrato in sensoorario. Il presunto strumento, si profila essereun apparato complementare del disco. Moltoprobabilmente non si è ancora ritrovato, ovveronon si è ancora identificato per quel che è.L’estrema ratio, indica ulteriori, tragichepossibilità. Il dispositivo in discorso potrebbeessersi smarrito già in tempi antichi. Trafugato.Consumato in parte, forse. Addirittura,l’implacabile macina del Tempo potrebbe avernedecomposto l’essenza.

Si spera non sia così …

A testificare la poderosa creatività di unacoscienza culturale mitteleuropea di cui si èquasi persa memoria è rimasto, in ogni caso e perbuona sorte, lo splendido “Disco di Nebra”. Ilsistema operativo che ne consente l’applicazione èessenziale, versatile ed efficace. Sono pochi idettagli sui quali s’incardina il “software” deldisco. Tre per la precisione. Si tratta dei trenta

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punti dorati, della fascia emicircolareasimmetrica e degli occhielli passanti scompartitilungo la circonferenza. Definiamoli brevemente.

1.    Le trenta piccole lenticole dorate, sisono selezionate quale allegoria simbolica efunzionale per caratterizzare, riprodurre edenumerare i giorni del mese. La distribuzione diquesti piccoli componenti aurei sulla superficiepatinata del disco, si è configurata seguendo unatraiettoria geometrica speciale. Studiata almillimetro. Non è certo frutto di gesti creativiestemporanei. E’ piuttosto eloquente in taleprospettiva la fine calibratura di posizioneraggiunta. Si è elaborata e messa a punto unasplendida compartizione con svolgimento in sensoorario. L’intento è preciso. Si è conferitoall’assetto distributivo in discorso, un precisoordinamento. La trama architettata, si èfinalizzata alla lettura sequenziale dei piccolicerchi sulla piastra di Nebra. La lororipartizione sul piatto bronzeo si èteleologicamente meditata. Su questo non ci sonograndi dubbi. E’ più complesso, invece, stimarel’ampiezza dell’arco temporale resosi necessarioper assicurarsi una simile precisionedistributiva. Si sono cimentate diversegenerazioni d’astronomi? E’ bastato il genio di unsolo osservatore? Si tratta di conoscenze“protoscientifiche” e sacre, tramandate chissà dachi e chissà da quanto tempo? Difficilerispondere. L’operazione “disco” in ogni caso, haconsentito d’individuare un supporto ideale per

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fissare, con ogni probabilità, una primissimaformulazione di calendario lunare perpetuo.

2.   Gli occhielli passanti dellacirconferenza. Il sistema d’attivazione del discos’avvale poi ancora di tali occhielli passanti.Sono fori sistemati con un certo ritmo sullacirconferenza. Si contano circa una quarantina diqueste asole di riferimento. Sono asole speciali.Strategiche. Sono imprescindibili dal correttofunzionamento del sistema in trattazione. Gliocchielli in discorso trovano i correlativiinnesti focali, alternativamente, nelle dueestremità della fascia semicircolare asimmetrica.L’abbinamento origina due coordinate, ossia,concretamente, due punti su di un piano. E’ dunqueabbastanza pacifico l’esito. I due luoghigeometrici individuati, consentono di tracciare laretta posizionale inerente il giorno che interessaverificare. Lancette virtuali. Sono tali rette, insostanza, ad intersecare in sequenza oraria ipiccoli tondi. In parole diverse, gli occhielliconsentono di “misurare” il divenire dei giorni edi conseguenza le fasi lunari correlate. Secondol’autorevole parere di numerosi esperti inmateria, tuttavia, questi fori passantiservirebbero per tenere cucito il disco, o su diun tessuto pesante o su della pelle. L’idea non èmale. Manca, ovvero è poco chiaro, nondimeno, ilmotivo principale per giustificare l’utilizzo diuna simile impunturazione.

3.   L’ultima notevole parte che integra erende operativo il sistema di rilevamento del

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disco crisobronzeo, è la fascia centraleemicircolare di traguardo. Meglio. Sono le duecuspidi apicali dell’arco raffigurato. Analizziamoil disco con maggior attenzione. Si può cogliereun’impronta distintiva curiosa. L’arco indiscorso, sul disco si è declinato in manieraasimmetrica rispetto ad un’ipotetica linea assialeverticale. E’ consequenziale, dunque, rilevarecome anche i due punti di vertice si delineanoleggermente disassati sul piano orizzontale. Lacondizione geometrica è sicuramentepredeterminata. Non si tratta di una casualità,per dir così, estetica. Anzi. Si profilapiuttosto, una calibratura fine dell’interosistema. I due vertici della fascia ad arco,infatti, si sono rivelati i cardini insostituibilidi tutto il dispositivo. Attorno ad entrambe ifulcri sommitali, ruota letteralmente l’intero“programma” del disco. Entrambe gli apici sirisolvono, in sostanza, in due precisi perni diconnessione. Consentono di raccordare gliocchielli passanti del bordo con i piccoli tondiaurei, che costellano la superficie del disco,precisando delle rette. A ben guardare, indefinitiva, il semplice dispositivo permette diconvertire delle normali linee rette in preciselancette d’orologio virtuali. I due luoghigeometrici coinvolti, ossia le punte dell’arco ele asole della circonferenza, si sono calibrati inmodo da consentire al “Disco di Nebra”, difunzionare quasi come un moderno orologio. L’unicadifferenza? Lo strumento dell’Età del Bronzo siconfigura considerare “soltanto” la progressione

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dei giorni anziché delle ore. Il risultatoottenuto, tuttavia, non è niente male per unaggeggio con tremila e seicento anni di storia.Del resto, proprio questa potrebbe essere lafunzione ricercata ...

 

Le conferme ad un’idea.

Ora, s’immagini che quanto si è ricostruito sino aquesto punto, in qualche misura s’avvicini alla realtà. Il “Disco di Nebra”, allora, deve consentire la focalizzazione degli aspetti visibili del nostro mutevole satellite. Lo strumento, in conclusione, dovrebbe registrare le fasi che sfumano dal Primo Quarto, analizzato in precedenza, alla Luna Piena per risolversi con la fase dell’Ultimo Quarto. E’ questo, forse, il momento fasico più difficile da riprodurre virtualmente. E’ la carta tornasole necessaria perconfermare o smentire i risultati dell’indagine. In ogni caso, supponendo l’idea avanzata corretta,si dovrebbe avere un riscontro immediato. Procediamo, quindi, esattamente come si è fatto inprecedenza. Si riporta di seguito, quanto indicatodal calendario per quantificare i giorni occorrenti alla formazione della Luna Piena, visibile da Terra, a partire dalla fase precedente, ossia dal Primo Quarto. Si ha:

1.     Gennaio: 7 giorni.

2.    Febbraio: *8 giorni.* (max).

3.    Marzo: *8 giorni.* (max). 27

4.    Aprile: 7 giorni.

5.    Maggio: 7 giorni.

6.    Giugno: 7 giorni.

7.    Luglio: 7 giorni (Doppia lunaz. inizio e fine mese)/ *6 giorni* (Min).

8.    Agosto: 7 giorni.

9.    Settembre: 7 giorni.

10.Ottobre: *8 giorni.* (max).

11. Novembre: 7 giorni.

12.Dicembre: *8 giorni.* (max).

 

In questa circostanza, il picco massimo di giorninecessari al transito da una fase alla successivaè d’otto giorni a Febbraio, Marzo, Ottobre eDicembre. Il picco minimo è invece di sei giorni aLuglio. Il mese si presenta inoltre con una doppialunazione. Il passaggio di stadio, nei restantimesi si completa nei consueti sette giorni. Il“Disco di Nebra”, che cosa rivela in proposito?

 

Foto 5: Disco di Nebra 2.

 

Ora, i dettagli che emergono sono particolarmentesostanziosi ed eloquenti. Innanzi tutto, si ha un

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cambio di luogo geometrico, nel senso che lacuspide destra della fascia incurvata, diventa ilnuovo fulcro di traguardo. Una retta si diparte daquesto punto. Si presenta esattamente tangente ilcerchio simulacro della Luna Piena. Le coincidenzequi non c’entrano. Questa linea, nondimeno, èpeculiare. Si rileva essere, infatti, la “rettaliminale superiore di fase”. In altre parole, sipuò pensare che oltre questa linea inizi lalunazione successiva. Non solo. La stessa lineavirtuale sfuma in una zona ben precisa del disco.Si tratta di un settore particolarmente usuratodella piastra. L’indicazione si deve ricordare. La“retta liminale inferiore di fase”, invece, si puòindividuare unendo il primo occhiello successivoalla fascia solstiziale destra e la cuspide sempredestra dell’arco regolatore centrale. Si puònotare, che la retta derivata passa esattamenteanche per l’estremità apicale di sinistra delpredetto arco. La linea è tangente, inoltre, ilprimo cerchiolino aureo allineato esternamentealla cuspide sinistra stessa. Ora, si provi acontare in senso orario, il numero dei cerchiolinisulla placca, inquadrati entro il settorecircolare definito dalle due rette liminali. Lelenticole corrispondono esattamente al minimo deisei ed al massimo degli otto giorni richiesti.viii

[viii]

La distribuzione sulla placca delle lenticoleauree coinvolte, osservata in tale prospettiva, siviii[viii] E’ ovvio che i cerchiolini appartenenti alla fase lunare antecedente non si devono più conteggiare. In effetti, calendarialmente parlando, ormai sono giorni “consumati” e pertanto ininfluenti.

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direbbe imbastita su di una zonatura concentrata asinistra del cerchio della Luna Piena. S’inizia adintravedere la ferrea logica che sottende iltutto.

La bellezza estetica è, per dir così, compresa nelprezzo ...

Passiamo quindi ad esaminare l’ultima parte delciclo delle lunazioni. Si è già detto. Si trattadella fase più complessa da “misurare” e dariprodurre secondo la ratio individuata. Or bene:se non si dovesse trovare riscontro “scientifico”a quanto si è detto tutto l’impianto “probatorio”decadrebbe miseramente. Al contrario invece ...

Or dunque, i giorni occorrenti alla formazionedell’Ultimo Quarto a partire dalla fase di LunaPiena, il calendario li riporta con questasequenza:

 

1.    Gennaio: 8 giorni.

2.   Febbraio: 8 giorni.

3.   Marzo: *6 giorni.* (min).

4.   Aprile: 7 giorni.

5.   Maggio: 7 giorni.

6.   Giugno: *6 giorni.* (min).

7.   Luglio: 7 giorni.

8.   Agosto: 7 giorni. 30

9.   Settembre: 7 giorni.

10.Ottobre: 8 giorni.

11. Novembre: 8 giorni.

12.Dicembre: *9 giorni.* (max).

 

Le solite considerazioni. Il picco massimo digiorni necessari al passaggio da un ciclo ad unaltro è di nove giorni a Dicembre. Il picco minimoinvece è di sei giorni a Marzo ed a Giugno. Ilpassaggio di stadio nei rimanenti mesi si completaoscillando tra sette ed otto giorni. Verifichiamo,se anche in questa circostanza la sorprendenteplacca bronzea conferma i dati.

 

Foto 6: Disco di Nebra 3.

 

Il risultato è a dir poco, straordinario. Pure inquesto caso. Fissiamo come di consueto le due“rette liminali di fase”. La “retta liminalesuperiore di fase”, si può facilmente determinaremediante la cuspide destra dell’arco regolatorecentrale e l’occhiello coincidente con la parteterminale alta, della fascia solstiziale disinistra. E’ sorprendente notare, che la porzionedi Luna scorciata da questa retta, visualizzaesattamente quanto il disco lunare lascia vederein cielo nella realtà. Nello stesso momentofasico. La linea in discorso, è tangente ai due

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evidenti segni d’usura che compaiono sul discoaureo. Incrocia, inoltre, quasi perfettamente ametà, la lenticola collocata in prossimità delculmine in alto della fascia solstiziale sinistra.La “retta liminale inferiore di fase”, invece, sipuò determinare tramite la linea passante tra lacuspide di destra dell’ormai noto arco regolatoreed il secondo occhiello esterno, a sinistra allamedesima. Si può facilmente rilevare, che la rettacosì precisata, isola gli ultimi due dischettiaurei rimasti all’interno dell’arco regolatorestesso. Non basta ancora. Le due linee liminaliprecisate (superiore ed inferiore) sul “Cronografolunare di Nebra”, definiscono un settore circolarediscriminatorio. La porzione d’arco, infatti,inquadra in modo rigoroso il numero di cerchioliniaurei richiesti anche per questa fase,estremamente complessa si deve aggiungere, dellalunazione. Non è dato sapere al momento, o meglio,chi scrive non è in grado di ricostruire l’esattaprocedura fissata per effettuare questirilevamenti di fase. Secondo quanto si èricomposto, nondimeno, si ha la certezza su alcunesfumature tecniche. Il senso orario da utilizzarenei rilevamenti innanzitutto. La cuspide destradell’arco regolatore centrale, consente divisualizzare con estrema precisione forse le duefasi più complesse del ciclo lunare. L’evidentemaggior usura di tutta la parte sinistra delcronografo lunare, compreso il disco raffigurantela Luna, si giustifica pienamente con il fatto cheproprio questa zona è soggetta ad un doppio ciclodi rilevamenti. Si tratta dei passaggi di fase tra

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il Primo Quarto e la Luna Piena, e tra la LunaPiena e l’Ultimo Quarto. Manca nella trattazionela fase di Luna Nuova. E’ noto che questalunazione non è una fase visibile dalla Terra. Ineffetti, anche il “Cronografo lunare di Nebra”presenta un settore, per dir così, muto. Privo diraffigurazioni. Si tratta della zona in cui vi èla presenza della strana aggregazione di tondiniaurei: che cosa indicano realmente quei settegiorni? E’ il momento di maggior fertilità dellaTerra? E’ questa la contingenza più propizia perle semine, ossia durante le fasi di Luna Nuova?Non è molto difficile rispondere. Per quanto siconosce, infatti, la tradizione contadina indicaproprio lo stadio di Luna Nuova quale momentomaggiormente adeguato per la semina. Ancora oggi.Una delle possibili funzioni risolte dallosplendido “Cronografo lunare di Nebra” è dunqueabbastanza intuitiva. Si tratta della preziosafunzione d’effemeride e, in un certo senso,previsionale, dei moderni almanacchi. Senzadubbio, nell’Età del Bronzo possedere unostrumento del genere, e soprattutto saperlosfruttare, può agevolare una comunità strutturatasul lavoro agropastorale. Il disco, in effetti,consente di misurare e dunque di fissare con unabuona precisione, i periodi in cui si devonoeffettuare i lavori di preparazione per i campi.Permette di capire quando seminare e quanto èprossima la raccolta. Consente di prevedere con unbuon margine di sicurezza, quando scadono itermini per la nascita degli animali allevati.Permette di stabilire quando invece è il momento

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per l’accoppiamento degli stessi, quanto èprossima l’eventuale transumanza degli armenti ecosì via. La placca crisobronzea è potente. A benvedere è quasi magica per gli uomini dell’Età delBronzo. Non si deve quindi trascurare l’orizzontereligioso, dominio le cui prescrizioni con ogniprobabilità governano uno strumento del genere.Non è insensato credere, che a manovrare il discosia una congregazione sacerdotale teleologicamentepreparata per questo scopo. Anzi. E’ quasi certauna partecipazione, per così dire, religiosa nellaprogettazione dell’attrezzo. Almeno. Non èsbagliato pensarlo ...

Il mistero di Stonehenge risolto da un disco?

Per Stonehenge, cambia forse l’ordine di grandezzascalimetrico dell’articolo, non certamente lasostanza dei fattori. Osservando una planimetriadel luogo, è facile comprendere il motivo. Ineffetti, diversi studiosi hanno paragonato il“Cronografo lunare di Nebra” ad una Stonehengeminiaturizzata. Tascabile. Meglio. Portatile. E’vero. L’intuizione di questi ricercatori, ha coltocon ogni probabilità nel segno. Stonehengepresenta alcune peculiarità stranamente simili aldisco bronzeo in trattazione. Si è anticipato, cheil periodo di costruzione denominato “Fase III”del famoso apprestamento inglese, si profilacoincidere con l’arco temporale cui appartieneanche la piastra di Nebra. La cosiddetta “FaseIII” di Stonehenge, si è soliti collocarla tra il2550 ed il 1600 avanti Cristo. Per chiarezza la

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fase in questione inizia con ogni probabilitàintorno al 2550 avanti Cristo per concludersi,contemporaneamente all’attività vera e propria delsito, nel 1600 avanti Cristo. Si tratta quasi dimille anni durante i quali opere di trasformazionericorrenti hanno plasmato Stonehenge. Non basta.Appartiene, infatti, alla cosiddetta “sub-fase3ii” l’allestimento di due peculiari strutture checaratterizzano la topografia dell’area. Si trattadel cosiddetto “Cerchio di pietre sarsen” ed il“Ferro di cavallo dei triliti”. E’interessanteevidenziare alcuni dettagli. L’importantissimocerchio di sarsen si compone di trenta blocchi dipietra. Sono trenta anche i piccoli cerchi aureipresenti sulla piastra di Nebra. Il “ferro dicavallo dei triliti” consiste appunto in una formageometrica a ferro di cavallo. La zonizzazionedelle strutture trilitiche è quindi molto prossimaad un arco di cerchio. Sul “Disco di Nebra”compare un arco di cerchio. Non basta. Non sidevono, infatti, dimenticare le “Fosse di Aubrey”.Consiste in un circolo di buche nel terrenorisalente alla cosiddetta “Fase I”, periodo piùantico ma altrettanto caratterizzante. Sonocinquantasei cavità sistemate in modo da formareun cerchio. Questa circonferenza racchiude le dueprecedenti strutture in un suggestivo abbracciogeometrico. Molto probabilmente si è già visto(gli occhielli passanti sul disco) … o sonosoltanto impressioni? E’ difficile dirlo almomento, ma non impossibile. La ricerca, infatti,continua …

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