[A journey with Euterpe. Sinfonia concertante for music, heart and brain]

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352 In viaggio con Euterpe. Sinfonia concertante per musica, cuore e cervello Gianfranco Cervellin 1 , Giuseppe Lippi 2 1 UO Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, Dipartimento di Emergenza-Urgenza; 2 UO Diagnostica Ematochimica, Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Parma. Pervenuto il 12 aprile 2011. Riassunto. A differenza dei Superni (gli esseri alieni alta- mente dotati di intelligenza protagonisti del racconto di Arthur Clarke “Le guide del tramonto”), gli esseri umani so- no fortemente orientati alla musica. Fin dalle più antiche culture era stata osservata la potenziale influenza della musica nell’evocare reazioni fisiche, oltre che emotive, ma le interazioni tra musica e risposte corporee sono state per lungo tempo attribuite al campo della magia. Negli ultimi decenni, una crescente evidenza sperimentale dimostra che alcuni generi di musica possono realmente influenza- re diverse funzioni cardiache e neurologiche, oltre che in- nescare reazioni biochimiche misurabili, correlate con ef- fetti di riduzione dello stress. Tali reazioni sono almeno in parte dipendenti dall’educazione musicale dei soggetti. Fondandosi su queste osservazioni, molti autori hanno ini- ziato a proporre e sperimentare la musica in svariate ap- plicazioni terapeutiche (il cosiddetto “effetto Mozart”), sebbene le basi scientifiche di tali potenzialità siano an- cora poco comprese. Questo articolo, scritto in forma si- mil-musicale, si propone di esporre le principali evidenze scientifiche disponibili sulle complesse e sfaccettate inte- razioni tra musica e biologia umana, con un’incursione fi- nale su ciò che sappiamo delle influenze della musica su biologia e comportamento animale. Certamente le in- fluenze della musica sulla nostra biologia non sono più confinate nel regno dell’aneddoto. Parole chiave. Cervello, cuore, effetto Mozart, musica. A journey with Euterpe. Sinfonia concertante for music, heart and brain. Summary. Unlike the Overlords, the highly cerebral alien beings of the Arthur Clarke’s novel “Childhood’s End”, hu- mans are strongly oriented toward music. Since the ancient cultures, the impact of music in eliciting physical and emo- tional reactions has been acknowledged, but its relation- ship with organic reactions has been mostly attributed to the domain of magic. Consistent experimental evidence shows that certain types of melody and rhythm might tru- ly influence cardiovascular and neurophysiologic behav- iours, while producing biochemical effects (e.g., reduction of stress), depending on the personal musical background of the listeners. As such, although the physiological basis is still poorly recognized, listening to the music has been pro- posed as a therapeutic for the treatment of a variety of dis- orders (the “Mozart effect”). This article, written in a “musi- cal-like” form, provides a comprehensive analysis of reliable evidence supporting the influence of music on biochem- istry and physiology, and concluding that the influence of music on human behaviours should be no longer confined to the realms of anecdote. Key words. Brain, heart, Mozart effect, music. Assistono educatamente e pazientemente e alla fi- ne, trovando quella strana forma di linguaggio as- solutamente inintelligibile, si congratulano con il compositore per la sua «grande ingenuità». Essi continuano a non capire cosa accada negli esseri umani mentre suonano o ascoltano musica, poiché loro, i Superni, non provano nulla. Loro, come spe- cie, semplicemente mancano di qualsiasi attitudi- ne alla Musica 1 . Preludio Nel racconto di Arthur C. Clarke “Le guide del tramonto” (Childhood’s End) i Superni, esseri alie- ni di una specie estremamente evoluta che sbarca sulla Terra, rimangono stupiti nell’osservare che miliardi di esseri umani traggono piacere dal- l’ascoltare modelli tonali privi di significato, dedi- cando molto tempo ad una insolita attività, che chiamano “Musica”. Incuriositi dalla nostra ludica occupazione, si recano ad assistere ad un concerto. Editoriale Recenti Prog Med 2011; 102: 352-358 La musica è la stenografia dell’emozione […] ed in questo stanno il suo potere ed il suo significato. Lev Nikolaevic ˇ Tolstoj

Transcript of [A journey with Euterpe. Sinfonia concertante for music, heart and brain]

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In viaggio con Euterpe.Sinfonia concertante per musica, cuore e cervello

Gianfranco Cervellin1, Giuseppe Lippi2

1UO Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, Dipartimento di Emergenza-Urgenza; 2UO Diagnostica Ematochimica,Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Parma.

Pervenuto il 12 aprile 2011.

Riassunto. A differenza dei Superni (gli esseri alieni alta-mente dotati di intelligenza protagonisti del racconto diArthur Clarke “Le guide del tramonto”), gli esseri umani so-no fortemente orientati alla musica. Fin dalle più anticheculture era stata osservata la potenziale influenza dellamusica nell’evocare reazioni fisiche, oltre che emotive, male interazioni tra musica e risposte corporee sono state perlungo tempo attribuite al campo della magia. Negli ultimidecenni, una crescente evidenza sperimentale dimostrache alcuni generi di musica possono realmente influenza-re diverse funzioni cardiache e neurologiche, oltre che in-nescare reazioni biochimiche misurabili, correlate con ef-fetti di riduzione dello stress. Tali reazioni sono almeno inparte dipendenti dall’educazione musicale dei soggetti.Fondandosi su queste osservazioni, molti autori hanno ini-ziato a proporre e sperimentare la musica in svariate ap-plicazioni terapeutiche (il cosiddetto “effetto Mozart”),sebbene le basi scientifiche di tali potenzialità siano an-cora poco comprese. Questo articolo, scritto in forma si-mil-musicale, si propone di esporre le principali evidenzescientifiche disponibili sulle complesse e sfaccettate inte-razioni tra musica e biologia umana, con un’incursione fi-nale su ciò che sappiamo delle influenze della musica subiologia e comportamento animale. Certamente le in-fluenze della musica sulla nostra biologia non sono piùconfinate nel regno dell’aneddoto.

Parole chiave. Cervello, cuore, effetto Mozart, musica.

A journey with Euterpe. Sinfonia concertante for music, heartand brain.

Summary. Unlike the Overlords, the highly cerebral alienbeings of the Arthur Clarke’s novel “Childhood’s End”, hu-mans are strongly oriented toward music. Since the ancientcultures, the impact of music in eliciting physical and emo-tional reactions has been acknowledged, but its relation-ship with organic reactions has been mostly attributed tothe domain of magic. Consistent experimental evidenceshows that certain types of melody and rhythm might tru-ly influence cardiovascular and neurophysiologic behav-iours, while producing biochemical effects (e.g., reductionof stress), depending on the personal musical backgroundof the listeners. As such, although the physiological basis isstill poorly recognized, listening to the music has been pro-posed as a therapeutic for the treatment of a variety of dis-orders (the “Mozart effect”). This article, written in a “musi-cal-like” form, provides a comprehensive analysis of reliableevidence supporting the influence of music on biochem-istry and physiology, and concluding that the influence ofmusic on human behaviours should be no longer confinedto the realms of anecdote.

Key words. Brain, heart, Mozart effect, music.

Assistono educatamente e pazientemente e alla fi-ne, trovando quella strana forma di linguaggio as-solutamente inintelligibile, si congratulano con ilcompositore per la sua «grande ingenuità». Essicontinuano a non capire cosa accada negli esseriumani mentre suonano o ascoltano musica, poichéloro, i Superni, non provano nulla. Loro, come spe-cie, semplicemente mancano di qualsiasi attitudi-ne alla Musica1.

Preludio

Nel racconto di Arthur C. Clarke “Le guide deltramonto” (Childhood’s End) i Superni, esseri alie-ni di una specie estremamente evoluta che sbarcasulla Terra, rimangono stupiti nell’osservare chemiliardi di esseri umani traggono piacere dal-l’ascoltare modelli tonali privi di significato, dedi-cando molto tempo ad una insolita attività, chechiamano “Musica”. Incuriositi dalla nostra ludicaoccupazione, si recano ad assistere ad un concerto.

Editoriale Recenti Prog Med 2011; 102: 352-358

La musica è la stenografia dell’emozione […]ed in questo stanno il suo potere ed il suo significato.

Lev Nikolaevic Tolstoj

G. Cervellin, G. Lippi: In viaggio con Euterpe. Sinfonia concertante per musica, cuore e cervello 353

1° Movimento.Allegro moderato: cenni storici

Per contro, come ha osservato Oliver Sacks, «ilnostro corpo è sintonizzato per la musica» e proba-bilmente siamo una specie animale intrinsecamen-te musicale, non meno che linguistica2. È comune-mente ritenuto che gli umani abbiano scoperto glieffetti della musica sul proprio stato di benesserefin dall’alba della preistoria. Charles Darwin stes-so ipotizzò che la musica possa aver rappresentatouna sorta di “protolinguaggio” nei tempi più antichidella nostra specie. Altri autorevoli studiosi hannosostenuto che i primi antichi rituali musicali, ba-sati sulla percussione di strumenti primitivi in le-gno, sulle vocalizzazioni (intese sia come imitazio-ni di voci umane o animali, sia come estensione del-le possibilità del linguaggio parlato) e sugli scuoti-menti ritmici del corpo, possano aver rappresenta-to la più antica forma di religione e forse di medici-na, attraverso la ricerca e – sovente – l’ottenimen-to, di uno stato di “deindividuazione” e di euforia3.Fin dai tempi più antichi, ed in tutte le società, lamusica è stata un’attività collettiva ed aggregante:la gente cantava e ballava assieme. Solo negli ulti-mi secoli questa caratteristica è andata in parteperduta, e si è sviluppata una classe speciale dicompositori ed esecutori che ha relegato tutti i ri-manenti individui al ruolo di ascoltatori passivi. Ri-sale all’antica Grecia l’associazione della Musica al-le Dee tutelari delle Arti e delle Scienze – le Muse,per l’appunto – e non può essere considerato ca-suale il fatto che la Musa della musica e della poe-sia lirica sia Euterpe (Ευτέρπη), il cui nome signifi-ca “colei che rallegra” o, alternativamente, “di-spensatrice di gioia”. Sempre nell’antica Grecia, ipitagorici furono i primi a stabilire le relazioni ma-tematiche che legano tra loro i “toni” o note musi-cali. Nel secolo successivo, Platone (“Repubblica”),considerò la musica «arte sovrana in quanto il rit-mo e l’armonia trovano la loro via nelle segrete pro-fondità dell’anima…». Il sistema musicale greco erafondato su tre “modi” (una sorta di scale, nell’acce-zione più moderna) fondamentali: dorico, lidio e fri-gio, ognuno dei quali suddiviso in due o tre “sotto-modi” (misolidio, ipofrigio etc.), e questa organiz-zazione era fortemente legata alle rappresentazio-ni emotive evocate da ciascun modo. Si riteneva cheun determinato modo musicale fosse atto ad evoca-re serenità, terrore, entusiasmo (termine derivan-te da en theos e traducibile come “avere un dio den-tro” o, in alternativa, “essere in uno stato simil-di-vino” etc.), o addirittura «guarire e purificare l’ani-ma», come sostenne Aristotele4,5. Nella Roma anti-ca, Plinio riferì che Catone ricordava una melodiaspecifica per la cura degli strappi muscolari, e Var-rone una diversa melodia per la cura della gotta5.Nel Medioevo vi furono vere “epidemie di danze”: ipazienti coreici (da χορεία, danza) venivano solleci-tati a danzare continuativamente per ore nella con-vinzione che ciò potesse guarirli. La stessa danzatipica del nostro meridione, tarantella o taranta aseconda delle zone, era creduta una cura per gli ef-

fetti del morso della tarantola (si fosse trattato del-la vera tarantola, Lycosa Tarantula, o della malmi-gnatta, Latrodectes Tredecimguttatus)6. Nel 1632,Robert Burton, nella sua “Melancholy’s Anatomy”sostenne che «la musica è il rimedio più grato ed ef-ficace per la tristezza, la paura e i disturbi del-l’umore». Nella sua “Dissertazione sull’influenzadella musica sul corpo umano” (1811), Peter Li-chtental, scienziato e musicista austro-ungarico, so-stenne che «dovrebbe essere maggiormente speri-mentata la ricerca sull’impatto della musica sul-l’uomo e … sull’uso della stessa nella cura delle ma-lattie»6. Fu però Billroth, grandissimo chirurgo ebuon suonatore di violino e violoncello, amico e so-stenitore di Johannes Brahms che, nel celebre li-bello “Wer ist musikalisch?”, tentò per la prima vol-ta di correlare l’anatomia e la fisiologia del sistemanervoso centrale con le abilità musicali6. Final-mente, al volgere del secolo, il prestigioso “Lancet”pubblicò l’articolo “Music in Medicine” (1899) diJ.T.R. Davison, che aprì la strada alla ricerca scien-tifica sugli effetti della musica sulla salute umana7.Nel 1914 un’altra autorevole rivista americana (JA-MA) pubblicò il primo esperimento scientifico chevalutava gli effetti della musica su procedure me-diche. Kane, l’autore dell’articolo, posizionò un fo-nografo in sala operatoria e in “Recovery Room”, edimostrò che questa procedura riduceva la necessi-tà di analgesia farmacologica e l’ansia dei pazientiche stavano per incontrare gli «orrori della chirur-gia»8. Nel 1918 Hyde e Scalapino effettuarono il pri-mo esperimento basato sull’uso di tecnologie. At-traverso la registrazione dell’ECG e la sfigmoma-nometria dimostrarono che le scale minori aumen-tavano la frequenza cardiaca e riducevano la pres-sione arteriosa, mentre la musica “commovente” –qualsiasi cosa ciò possa significare (n.d.A.) – au-mentava sia frequenza cardiaca sia pressione arte-riosa9.

Caravaggio: I musici.«La musica è il rimedio più grato ed efficace per la tristezza, la paurae i disturbi dell’umore.» Robert Burton: Melancholy Anatomy, 1632.

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2° Movimento.Andante con brio: le basi neurofisiologichedella percezione musicale

Da un punto di vista neurofisiologico, la musi-ca è elaborata nelle aree 41 e 42 dei lobi tempora-li, fungendo l’adiacente area 22 da centro di pro-iezione secondario. Queste aree manifestano unaorganizzazione citoarchitettonica “tonotopica” (inanalogia all’organizzazione somatotopica di altrearee), mantenendo la stessa organizzazione pre-sente a partire dalla coclea e mantenuta nel ner-vo acustico10,11. È altresì noto che esiste una qual-che interazione tra il sistema di elaborazione acu-stica ed il sistema di elaborazione visiva, ed èesperienza comune che la fruizione della musica èpiù piacevole e completa allorquando si possanovedere i musicisti/cantanti. Le nuove tecniche dineuroimaging (in particolare tomografia a emis-sione di positroni e risonanza magnetica funzio-nale) permettono di visualizzare le aree cerebraliattivate in risposta ai diversi stimoli musicali10,11.Con le suddette tecniche, ad esempio, si è dimo-strato che la dominanza emisferica manifesta mo-delli variabili in base all’educazione musicale delsoggetto studiato. Nei soggetti “non educati”l’ascolto della musica attiva principalmente l’emi-sfero destro (considerato quello più “intuitivo”),mentre nei musicisti si osserva l’attivazione pre-valente dell’emisfero sinistro (il lato “razionale”).Inoltre, l’emisfero destro percepisce principal-mente il timbro e la melodia, mentre il sinistroanalizza il ritmo e l’armonia (le componenti, percosì dire, matematiche e sintattiche della musica),interagendo strettamente con le aree del linguag-gio12. Non vi è d’altronde alcun dubbio sul fattoche una stessa, putacaso, sinfonia di Mozart siapercepita in modo diverso e con diversa “profondi-tà”, se ascoltata da un ascoltatore “naïf” o da unappassionato della musica di Mozart, o, addirittu-ra, da un grande direttore mozartiano come Clau-dio Abbado. Lo stesso Mozart, parlando della com-prensione della sua musica, ebbe a scrivere: «Nelmio lavoro la musica è per ogni genere di ascolta-tori…» (lettera al padre, dicembre 1780) e, par-lando dei suoi concerti per pianoforte e orchestraK 413, 414 e 415, affermò: «Sono un compromessotra il troppo difficile e il troppo facile: essi sonomolto brillanti, piacevoli da ascoltare, naturalisenza cadere nella trappola della vacuità, qui e làsolo gli esperti possono trarne soddisfazione, maanche i non esperti proveranno piacere senza sa-pere il perché» (lettera al padre, dicembre 1782)13.Nulla da aggiungere: il vero genio è tale anchequando parla di sé stesso…

Nel corso di un esperimento, Herbert von Ka-rajan fu osservato attraverso rilevazione teleme-trica mentre registrava l’Ouverture “Leonore N.3”di Ludwig van Beethoven. La sua frequenza car-diaca quasi raddoppiò durante i passaggi più in-tensi emotivamente, indipendentemente dallosforzo fisico esercitato, e le stesse reazioni furonoregistrate quando il grande direttore riascoltò, co-

modamente seduto, la registrazione appena effet-tuata. Egli fu osservato telemetricamente anchementre pilotava il suo jet privato (altra sua gran-de passione, assieme alle automobili sportive) emanifestò solo minime variazioni della frequenzacardiaca6.

Comprensibilmente, questo tipo di reazioninon è proprio di ogni individuo, anzi. Circa il 4%della popolazione è affetta da amusia, almeno inparte in forma ereditaria, risultando incapace didistinguere l’unisono, l’ottava e il tono musicale.Questo disturbo è stato descritto per la prima vol-ta nel 1752 dal grande musicista francese JeanPhilippe Rameau, che descrisse un caso tipico inun suo giovane allievo di canto; ma, per il mondoscientifico il termine “amusia” fu coniato nel 1888dal medico e fisiologo tedesco August Knoblauch,che ne classificò diversi sottotipi2. Talvolta l’amu-sia è conseguenza di una lesione cerebrale, e spes-so è associata a varie forme di afasia, anche se siverificano numerose eccezioni. Tra queste è fa-moso e paradigmatico il caso del compositore rus-so V.J. Šebalin (1902-1963) che continuò a com-porre dopo essere stato colpito da un ictus emi-sferico sinistro che lo lasciò emiplegico ed afasico.Il caso fu studiato a fondo nel 1948 dal grandeneurofisiologo Luria, noto per i suoi studi sulleafasie e sulla dominanza emisferica. Lo stessoDmitrij Šostakovic considerava la V Sinfonia diŠebalin, composta dopo l’ictus, come «la creazio-ne di un grande Maestro»6.

«I miei concerti sono un compromesso tra il troppo difficile e il trop-po facile… qui e là solo gli esperti possono trarne soddisfazione, maanche i non esperti proveranno piacere senza sapere il perché.»

Wolfgang Amadeus Mozart

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Forse è ancora più emblematico il caso – mira-bilmente descritto dal neurologo francese Alajoua-nine – di Maurice Ravel (1875-1937), che fu colpitoda una patologia di eziologia incerta dell’emisferosinistro, a decorso progressivamente invalidante,che lo rese – infine – afasico ed aprassico. Lo stessomusicista ebbe a dire, nel corso di un colloquio conil grande direttore d’orchestra Ernest Ansermet:«quest’opera è qui, nella mia testa, io la ascolto, manon la scriverò mai…la mia mente è piena di ideemusicali, ma quando mi accingo a scriverle, essesvaniscono». Ciononostante, già profondamente pro-vato dalla malattia, egli compose alcune delle sueultime straordinarie composizioni, tra cui il famo-sissimo Bolero e il geniale ed enigmatico Concertoper pianoforte e orchestra “per la sola mano sini-stra” (quest’ultimo composto specificamente per ilfamoso pianista Paul Wittgenstein – fratello del fi-losofo Ludwig – che perse la mano destra durante ilconflitto mondiale). Le caratteristiche peculiari diqueste composizioni – estrema varietà timbrica eritmica e relativa semplicità sintattica e armonica –hanno portato alcuni studiosi a vedere in tali tardeopere il prodotto di alcune tipiche caratteristichedelle abilità musicali dell’emisfero destro14.

3° Movimento.Fantasia cromatica: evidenze scientifichesull’influenza della musica sulla biologia umana

La grande maggioranza degli studi dedicati aglieffetti della musica su diverse malattie sono staticondotti in ambito neurologico ed esistono eviden-ze di effetti positivi della musica su parametri mo-

tori e cognitivi di pazienti affetti da malattia diParkinson, malattia di Alzheimer, sclerosi multi-pla, atassia e spasticità. In pazienti anziani con di-sturbi della marcia, un programma semestrale diriabilitazione basato sull’ascolto della musica èstato in grado di migliorare la marcia e l’equilibrio,e di ridurre significativamente il rischio di cadute.È stato inoltre ripetutamente osservato che pa-zienti affetti da sindrome di Tourette possono ac-quistare una perfetta compostezza “tic-free” men-tre ascoltano o eseguono musica2,6,10.

Altro campo di intense indagini è stata la chi-rurgia, con l’obiettivo specifico di ridurre lo stresspre- e post-operatorio e, se possibile, di ridurre ildosaggio dei farmaci. In particolare, il gruppo diNillson ha dimostrato che l’ascolto della musicaprima di interventi di rivascolarizzazione miocar-dica è in grado di ridurre gli effetti psicologici e bio-logici (es.: cortisolemia) dello stress chirurgico ri-spetto ai controlli. Sulla base di tali studi la musi-ca è stata proposta come tecnica di nursing in par-ticolari contesti assistenziali15,16.

Particolarmente interessanti sono gli studi con-dotti dal gruppo italiano di cardiologi guidati daBernardi. Questi autori, in un primo esperimento,hanno confrontato le reazioni di musicisti profes-sionisti e di soggetti controllo presentando loro, ran-domizzati, sei brani musicali corrispondenti a seigeneri totalmente diversi: raga indiano; “Adagiomolto e cantabile” dalla Sinfonia n. 9 di Ludwig vanBeethoven; un brano dodecafonico di Anton Webern;un brano rap dei Red Hot Chilli Peppers; un branotechno di Gigi d’Agostino; “Presto” dal Concerto“L’estate” di Vivaldi, intervallando una pausa silen-ziosa di due minuti inserita in modo randomizzato.È stato osservato che ventilazione, pressione arte-riosa e frequenza cardiaca aumentavano, mentre lavelocità di flusso dell’arteria cerebrale media (valu-tata con Doppler trans-cranico) ed il baro-riflesso di-minuivano durante l’ascolto dei tempi più veloci edelle strutture ritmiche più semplici. La pausa disilenzio riduceva frequenza cardiaca, pressione ar-teriosa e ventilazione a livelli addirittura inferiorial basale, dimostrando così il massimo effetto rilas-sante esercitato dal silenzio interposto nella musica.I due gruppi studiati esibivano reazioni simili, ma imusicisti dimostrarono una maggior sensibilità deiparametri respiratori alle variazioni di tempo, ri-spetto ai controlli17. In un secondo esperimento, lastessa équipe di studiosi presentò, ancora a duegruppi di soggetti – musicisti e “profani” – cinquebrani musicali (“Adagio molto e cantabile” dalla Sin-fonia n. 9 di L. van Beethoven; “Nessun dorma” dal-la Turandot di Puccini; “Gott soll allein mein Herzehaben” dalla cantata BWV 169 di Johann SebastianBach; “Va pensiero” dal Nabucco di Verdi e “Libiamne’ lieti calici” da La Traviata di Verdi), ancora unavolta con un periodo di silenzio interposto, il tutto inmodo randomizzato. Gli autori hanno osservato chequalsiasi crescendo o enfasi musicale determinava-no una progressiva vasocostrizione cutanea, simul-tanea ad incremento di pressione arteriosa e di fre-quenza cardiaca.

Nel corso di un esperimento, Herbert von Karajan fu osservato at-traverso rilevazione telemetrica mentre dirigeva la registrazione del-l’Overture “Leonore N.3” di Ludwig van Beethoven. La sua frequenzacardiaca quasi raddoppiò durante i passaggi più intensi emotiva-mente, indipendentemente dallo sforzo fisico esercitato, e le stessereazioni furono registrate quando il grande direttore riascoltò, co-modamente seduto, la registrazione appena effettuata. Egli fu os-servato telemetricamente anche mentre pilotava il suo jet privato emanifestò solo minime variazioni della frequenza cardiaca.

L’osservazione forse più interessante è stata chespecifiche frasi musicali (in particolare se incentra-te su flussi ritmico-melodici di sei cicli al minuto)possono sincronizzare alcuni ritmi cardiovascolari,modulandone il controllo. Ancora una volta i musi-cisti e i non musicisti esibirono risposte qualitativa-mente simili, ma le risposte respiratorie dei musici-sti risultavano quantitativamente molto maggiori18.

Alcuni autori hanno sostenuto che la musica èin grado di migliorare alcune performances intel-lettive. In un gruppo di studenti, l’ascolto della So-nata K 448 di Mozart, ma non della Danza unghe-rese n. 5 di Brahms – la prima per due pianoforti, laseconda per pianoforte a 4 mani – determinava ilmiglioramento dell’apprendimento di abilità spazio-temporali, attivando specifiche aree cerebrali, comedocumentato da registrazioni elettroencefalografi-che19,20. Analoghi esperimenti che hanno utilizzatola stessa Sonata di Mozart, peraltro sempre con-dotti su campioni numericamente esigui, hanno da-to simili risultati, ma è ovviamente questione irri-solta se proprio la Sonata K 448 possieda specifichecaratteristiche in grado di determinare le variazio-ni osservate. È tuttavia rilevante osservare chel’ascolto di scale maggiori o minori determina di-versi effetti biologici: l’ascolto delle prime duranteaffaticamento mentale indotto riduce l’incrementodella cortisolemia, mentre l’ascolto delle scale mi-nori risulta per lo più inefficace in tal senso21.L’ascolto di musica intensa è in grado di evocare ri-sposte emotive straordinariamente forti, fino adesperienze di tipo estatico, accompagnate da rea-zioni fisiche misurabili. Il gruppo di Grewe ha ri-portato che i brividi e l’orripilazione indotti dallamusica sono possibili, sebbene piuttosto rari e ingran parte dipendenti da strutture semantiche de-finite, a loro volta dipendenti dal grado di prepara-zione dell’ascoltatore. I loro soggetti manifestavanole più intense reazioni durante l’ascolto del 4° mo-vimento “Urlicht” della Sinfonia n. 2 di Gustav Ma-hler22. Per contro, è stato dimostrato che la depres-sione maggiore è in grado di compromettere le rea-zioni emotive evocate dalla musica, nel contesto del-la ben nota “anedonia” che caratterizza il disturbo23.

Dal momento che la musica di Mozart è statala più utilizzata sia negli esperimenti sulle rela-zioni musica-cervello, sia nei tentativi di musico-terapia, alcuni autori hanno suggerito come que-sta musica sia in grado di ottenere gli effetti mi-gliori, arrivando ad ipotizzare l’esistenza di un al-quanto improbabile e dibattuto “effetto Mo-zart”19,20. Gli scriventi ritengono che la straordina-ria popolarità di molte composizioni di Mozart, al-cune caratteristiche intrinseche di gran parte del-la sua produzione (ma non di tutta: non si ravve-dono certo caratteri “rilassanti” in molti passaggidel Requiem K 626, o del Concerto per pianofortee orchestra K 466, o del Quintetto per archi K 516,tanto per fare alcuni esempi famosi...) e, non ulti-me, le limitate conoscenze musicali di molti medi-ci, siano i maggiori determinanti del – molto pro-babilmente inesistente – “effetto Mozart”24. Peral-tro, esistono certamente diversi effetti della musi-

ca sulla nostra fisiologia, in parte dipendenti dallecaratteristiche intrinseche del tipo di musica, ed inmisura maggiore dipendenti dall’educazione musi-cale dei soggetti coinvolti.

Esistono casi ben noti di avversione, più o me-no ideologica, nei confronti della musica: Freud, adesempio, non ha esitato a dichiarare di temere lamusica, che considerava troppo vicina all’Es, cioèal “rettile” che è in noi (vedasi la nota teoria sulla“stratificazione” dell’encefalo, in base alla quale glistrati più profondi costituirebbero il cosiddetto cer-vello “rettiliano” o primordiale)25.

Da alcuni anni sta diventando di moda tra i gio-vani un nuovo genere di “musica ricreativa”: ripe-titiva, atonale, da ascoltarsi ad alto volume. Ini-zialmente chiamati “digital drugs”, attualmentequesti file musicali scaricabili dalla rete vengonocomunemente definiti “I-dosing”, e i brani più dif-fusi prendono nome dalle più diffuse “pasticche”.Al momento – con l’esclusione di una garanzia didanno acustico determinato dagli elevati volumi –è pressocché del tutto assente l’evidenza scientifi-ca sugli effetti e sui potenziali pericoli di questanuova forma di “droga”26.

4° Movimento.Finale, allegro fugato: segnali dal mondo animale

Una considerazione finale merita di essere fattasulla questione se gli animali siano dotati di perce-zione musicale. È un problema particolarmente ar-duo da risolvere, e vi sono molte risposte potenzial-mente diverse. Per esempio, alcune scimmie del Su-damerica (Saguinus Oedipus) sono in grado di di-scriminare gli intervalli consonanti da quelli disso-nanti, senza per questo esprimere preferenze per gliuni o per gli altri, e alcuni grandi primati africani(in particolare bonobo, scimpanzé e gorilla) esibisco-no comportamenti noti agli etologi sotto il nome di“drumming”, che consistono nella percussione bi-manuale di oggetti risuonanti27,28. Analoghi compor-tamenti simil-musicali sono rari nel mondo anima-le. Uno di questi è rappresentato da alcune specie dicacatua delle palme, che usano bastoncini per per-cuotere “musicalmente” i tronchi cavi. Nei gorilla, il“drumming” – spesso utilizzando la propria cassa to-racica come strumento risonante – è osservato tipi-camente nel contesto di esibizioni agonistiche di ma-schi adulti, che vi associano alcuni tipici vocalizzi.Tuttavia, il “drumming” è osservato anche nelle fem-mine e in giovani maschi, spesso in esplosioni con-tagiose di comportamenti “corali”. In questi contesti,i giovani gorilla percuotono molte e diverse superfi-ci, inclusi i propri addomi, i corpi di altri gorilla, ilsuolo e i tronchi cavi27,28. Sono proprio questi com-portamenti che hanno suggerito agli studiosi unaqualche caratteristica “musicale” simile alle musi-che primitive umane. Negli scimpanzé e nei bonobo,il “drumming” è tipicamente praticato su oggetti ri-suonanti disponibili nell’ambiente, e solo raramentesul proprio corpo, e fa parte di comportamenti com-petitivi dei maschi dominanti27,28.

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Esiste, inoltre, una vasta letteratura sull’ap-prendimento del canto in alcune specie di uccelli.Alcuni uccelli dimostrano di apprendere le tecni-che di canto da un “uccello istruttore”, giungendo aperfezionare l’esecuzione di precise sequenze me-lodiche29.

Esperimenti sugli effetti della musica sulle ri-sposte cardiovascolari sono stati condotti su scim-mie verdi africane (Chlorocebus aethiops). In que-sti animali l’ascolto della musica non produceva al-cuna variazione significativa della frequenza car-diaca, pressione arteriosa, frequenza respiratoria etemperatura corporea30. Sembra del tutto desti-tuito di ogni significato – non esistendo evidenzadi attendibili pubblicazioni scientifiche in merito –lo scalpore mediatico destato anni fa dalla notiziadi uno studio condotto dalla Madison University,nel Wisconsin, nel corso del quale sarebbe stato do-cumentato un aumento del 7,5% della produzionedi latte da parte delle mucche sottoposte all’ascol-to di musica sinfonica. Incredibilmente tale noti-zia è stata citata innumerevoli volte, ed è statapersino incorporata nel titolo di un libro di Ales-sandro Baricco31. Dalla “leggenda da internet” alprofitto commerciale il passo è breve, ed ecco chesiamo giunti alla disponibilità in rete di improba-bilissime “milk songs”!

Un attraente studio del gruppo di Rauscher hasottoposto tre gruppi di ratti, in utero e successiva-mente per 60 giorni dopo la nascita, all’ascolto: del-la Sonata K 448 di Mozart, di una composizione mi-nimalista di Philip Glass, di rumore “bianco” (unparticolare tipo di rumore caratterizzato dall’assen-za di periodicità nel tempo e da ampiezza costantesu tutto lo spettro di frequenze; è chiamato “bianco”per analogia con il fatto che una radiazione elettro-magnetica di simile spettro all’interno della bandadella luce visibile apparirebbe all’occhio umano co-me luce bianca) o al silenzio. Al termine dell’esposi-zione i ratti esposti alla Sonata di Mozart hanno di-mostrato, ripetutamente ed in modo incrementale,una performance migliore (minor numero di errorie percorso più veloce) dei soggetti controllo nel tro-vare la soluzione di un percorso labirintico. Gli au-tori dello studio concludevano che l’esposizione ri-petitiva ad una musica complessa era in grado di in-durre un miglioramento dell’apprendimento spazio-temporale nei ratti, analogamente a quanto già ri-scontrato negli umani32. È stato anche dimostratoche i ratti spontaneamente ipertesi riducono pres-sione arteriosa e frequenza cardiaca se esposti allaSinfonia K 550 di Mozart, mentre aumentano i me-desimi parametri se esposti al 2° Quartetto per ar-chi di György Ligeti (una composizione fortementedissonante, post-dodecafonica). Sugli stessi anima-li l’esposizione al rumore “bianco” alla stessa inten-sità di 75 dB non otteneva alcun effetto33. Ancorauna volta, sembrerebbe che il cosiddetto “effetto Mo-zart” esista realmente perfino in mammiferi nonprimati, ma solo se la musica di Mozart è messa aconfronto con musica fortemente dissonante. Cosa sipotrebbe ottenere da un confronto musical-fisiologi-co tra Mozart e Bach, Vivaldi o Haydn?

G. Cervellin, G. Lippi: In viaggio con Euterpe. Sinfonia concertante per musica, cuore e cervello 357

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Indirizzo per la corrispondenza:Dott. Gianfranco CervellinUO Pronto Soccorso e Medicina d’UrgenzaAzienda Ospedaliero-UniversitariaVia Gramsci, 1443126 ParmaE-mail: [email protected]