Ricerche sulla supplicatio avverso la sentenza del prefetto del pretorio, AUPA, XXXV, 1974, pp. 225...

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nosciuto (ls). La scarsezza e la lacunosità delle fonti suiia suppticatìo è stata f;"ottolineata in dottrina (l9'. queste

- 3 3 (ls) C.J. 1, 19, 5: Impp. Valentinianus et Valens AA ad Volu- -sianum pp. Si quis adversus praefectorum praetorio sententias duxe- Èrit supplicandum victusque fuerit denuo, nullam habebit lìcentiam dterum super eadem causa supplicandi. Litewski [La supplication (cit.), p. 51 afferma che C ... Cette constitution traite de la supplicatio

'comme de quelque chose de commun et s'occupe ex professo tout particulièrement de i'interdiction faite à toute personne d'utiliser deux :fois la supplicatio en une meme cause. C'est Id la preuve que cetle voie de recours était fait acquis depuis déja longtemps et pus simple- ment peu de temps avant la publication de la dite constitution S. E' da rilevare che particolari cautele devono essere osservate nel valu- tare questo testo (cfr. PADOA-SCHIOPPA, Ricerche suii'appello nel di- ritto intermedio, I , Milano, 1967, p. 20 n. 24). I1 destinatario, Volu- siano, è quasi certo che fosse un prefeito deiia città di Roma a quella data (cfr. CHASTAGNOL, Les fastes de la Préfecture de Rome au Bas- Empire, Paris, 1962, pp. 164 ss.). Prefetto del pretorio deii'Italia nel 365-h Volcacio Rufino; Rufio Volusiano, invece, fu prefetto del pre- torio in ~ a l l i à nel 355 [cfr. JONES, MARTINDALE, MORRIS, The Proso- pography of the Later Roman Empire, I , (260-399, Cambridge, 1971, p. 783, v. Volcacius RuFnus 25; p. 979, v. Ceionius Rufius Volu- sianus signo Lampadius 51. Appare, dunque, singolare l'invio di questa disposizione relativa aiie suppliche awerso le pronunce dei prefetti del pretorio ad un praefectus urbis; nè è lecito supporre una sosti- tuzione &i p-efectus praetorio al praefectus urbis, in quanto le sen- tenze dei praefecti urbis erano oggetto di appellati0 all'imperatore, e non gih di supplicatio. Tenendo conto del fatto che la datazione di questa costituzione sembra essere certa (cfr. SEECK, Regesten der Kaiser und Piipste, Stuttgart, 1919, p. 2261, pub, forse, supporsi una corruzione del nome di Volcacio Rufho, prefetto del pretorio nel 365, ed una restituzione in Volusiano, noto destinatario di numerose disposizioni (cfr. ad es. C.J. 7, 39, 2); tanto più se si rileva che il primo è detto Rufino, il secondo Rufio. Si osserva, poi, che questa costituzione è fuori deil'ordine cronologico seguito fiel Codice. La costituzione che precede (C.J. 1, 19, 41, infatti, è del 382, la seguente (C.J. 1, 19, 6) del 410.

(m) LITEWSKI, Lu supplica&go- (cit.), p. 3 e passim. - , . ,

circostanze potrebbero giustificare il fatto che questo rimedio appaia a noi soltanto a partire da un momento alquanto avanzato. 5 : ~ ;-?p%S.

Posto il divieto di appello awerso le sentenze dei pre- fetti del pretorio, l'unica via aperta alle parti, dunque, era rappresgntata dalla possibilith di una supplicatio all'impera- tore. Il ricorso ad un rimedio straordinario potè, forse, essere incoraggiato dal ricordo dell'antica prassi d'appello contro le sentenze dei prefetti. E' bene, tuttavia, sottolineare che da un punto di vista giuridico i'impiego della supplicatio era profon- damente diverso dal ricorso in appello. Abbiamo in prete- denza osservato che il praefectus praetorio - altissimo fun- zionario dell'amministrazione postclassica, divenuto quasi l'al- ter ego dell'imperatore - appariva l'unico dignitario che giudicava realmente vice sacra ?O). Di conseguenza, era asso- lutamente impensabile in età postclassica un ricorso contro la sua sentenza, inteso come controllo della sua attività, sia per il fatt@ che non esisteva alcun funzionario gerarchica- mente superiore al prefetto del pretorio, sia perchè, giudi- cando in sostituzione dell'imperatore, il diretto intervento imperiale sarebbe equivalso a sconfessare, in pratica, il suo operato vice sacra. Per questi motivi, sembra lecito supporre che, fin dali'inizio, la presentazione di una supplicatio ail'im- peratore contro la sentenza del praefectus praetorio non con- sistette nella richiesta di un diretto intervento e controllo imperiale, bensì nella preghiera al principe di sollecitare lo stesso prefetto del pretorio ad un riesame della controversia (retractatio causa.) (21). In tal modo, fu salvo il principio del . ,--- . - -.

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(m) Cfr. supra, p. 7 n. 5, rlz (21) Deve osservarsi, in effetti, che se le fonti pib antiche par-

lano in rapporto a questo rimedio di u supplicare B, soltanto le costi- tuzioni giustinianee impiegano il termine u rctractare >. F evidente che con la pfima espressione si pone in risalto la caratteristica di

h ssgppWta, pur h. W Q Aa paria- ptefett@, y&a pmsznt@& all"&qxiz&em. . , -SnftE#(;3&

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appeJ1~ per la saipp&cui%~, al fim di alla ramwtata law&$ -delle f@N1 appare

ummh la r a i h .cautelaJ mbe se* C

strato non p& iiiamente revocare la propria sentenza. Cib si .kdfWrna, fdktti, $a fn D. 48, 19, 27 pr., che in C.J. 7, 50, 1, dal- I'ihperatere CEQrdima Mr. BaQcs Za r: dtutio Sn fntegmm v @i:.), m 163 al .

In D. 4 4 17 (m$ar~,-~. 8 a. 7) ed k D. 1, 11, 1, 2 (SuBnixi etiam alio privilegio praefecti praetorio, ne a santentus eorum minares aetaie ah ali& magishatibus nfsi ab ip& praefectis praetorio restituì possint) ai afferma che i pmefecti pmetorio potevano c~naxiere la r e s W i o kaimrm avversa le proprie seatemiz~. In un p h a .twpo,

norme generali sull'appello possono aver influenzato alcune disposizioni della procedura della suppiicatio P).

Oltre che per l'omogeneita funzionale e la diversità strut- turale tra appellatio e mpplkatio, lo studio di tale straor- dinario mezzo d9impugnazione delle sentenze prefettizie ap- pare interessante sotto un altro profilo. La supplicatw, in- fatti, come l'appello, subisce un graduale processo di sta- bilizzazione ed istituzionalizzazio-ne che, come vedremo, sol- tanto nell'ultima parte dell'età giustinianea sembra giungere a conclusione. Allorquando, dunque, si conclude la storia del diritto romano, il rimedio in questione sembra perdere i suoi connotati eccezionali ed incomincia ad essere utiliz- zato con regolare frequenza (solita retractatio in C.J. 4, 21, 21, 4 del 530). Se in precedenza si parlava di licentia supplicandi, adesso, per la prima volta, si adopera l'espres- sione retractationis ius (Nov. 119, 5).

Sebbene non manchino alcuni spunti di un certo inte- resse, i manuali hanno sempre dedicato poco spazio alla

(28) In alcuni passi delle fonti, in relazione alla supplicatio, si rinvia esplicitamente alle analoghe disposizioni dell'appello (C.J. 7, 63, 5, 5). Da pltre fonti, ancora, si desume che alcuni principi delia supplicatio erano simili a quelli deli'appello (cfr., ad es., Rubr. C.J. 7, 70;. C.J. 7, 70, 1 ; Nov. 115, 1). Ma è pur vero che numerosi prin- cipi della supplicatio appaiono diversi dalle disposizioni vigenti per l'appello. Sul punto cfr. LITEWSKI, La supplicatio (cit.), p. 4 e 8; infra, pp. 18 ss. Non sembra che si possa pienamente condividere il punto di vista di Litewski, il quale ritiene che: a: D'une manière génk- rale, les normes concernmt Pappe1 avaient cerfainement une importan- ce auriliaire, vu Pinfimitk des règles touehant la supplicatio W . La scarsezza delle disposizioni che riguardavano la supplicatio può giu- stificarsi, invece, alla luce della straordinarieth di tale impugnazione, il cui impiego divenne frequente soltanto nell'ultima parte dell'età giu- stinianea.

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fe&, la pmmxte ricema d propone alcunti punti, che app*~. &wet-

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f, -,:q -, '. P', " ,,~-T.L*I~* .%-~.'b e

r' - - ber rbir. Ci&prae, MtOtld, IE, pp. 92 a 3 1 S.; A w s , Fr&& de d~os't mmis, E, 1874, pp. 813 e; IhkXtXw ZI preccs~po C&& III, TQ*, pp. =:a;-, Lg 6-q eh&, I, o - Tarino -

Zittih&ea, B@&& l S S I m. 410 S.+ RfBA, Kksa9, &m. Z E v ~ m s ~ e I I t , IbfWeh, Mwt- SWEa d& @@-C! mmm, V> NaMi, 1%7, p. 438; Paagh Scma?~a, Riuercb mII'~eJI.lla rrsl dir. intem%&, I, Eofi-

P- & m@& k s m m e rrnke wpar

Es @#*t dw p&os'~e, &F&. GCC., 185 (19T3), pp. i3 m. * r ;ut-

C 1 U - 238 - .-

T - sfommioai della supplimtio in @t& giwthianea o, aImenctI

L,%-c + - . -4 di p o m in risalto la possi"bilità di u a Z i n t 6 ~ r e ~ o n e delle - -2 relative fonti, aitemativa a qneIla presentataci da Lite&. -.*2 . - ,.

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- a . 2 - . -- . < 1 - Appellatio e supplicatio -

Il divieto dell'appello e-l'ammissibilità della supplicatio awerso le sentenze dei prefetti del pretori0 appaiono con frequenza ribaditi insieme nelle fonti.. In Nov. Theod. 13 (439) si afferma: a Quid enim litigantibus in amplissimo tuae sedis iudicio relinquitur, si post sententiam, quam nefas est appellatione suspendi, nec nostrae serenitatis inploretur auxi- lium? Ideo hac lege perpetuo valitura litigantibus in amplis- simo praetorianae praefecturae iudicio, si contra ius se laesos adfirment, supplicandi licentiam ministramus ... B. Nella ver- sione giustinianea di questa costituzione (C.J. 7, 42, 1) si sottolinea in maniera ancor più evidente la contrapposizione tra il divieto dell'appello e l'ammissibilità deiia supplicatio, inserendo a non provocandi sed B, prima di supplicandi li- centiam ministramus , P). Analogamente in C.J. 7, 62, 35 si legge : a ... adversus sententiam praefectorum appellatio non admittitur sed -tractatio,. B .

Tutto questo conforta l'opinione già espressa, per cui, sebbene la supplicatio sia stata concepita in qualche modo come un rimedio analogo all'appello per porre riparo ad una sententia iniusta, profonde differenze strutturali dove- vano intercorrere tra appellatio e supplicatio.

E' opportuno, al riguardo, rilevare anzitutto che alcune disposizioni particolari della procedura di supplicatio si pre-

(28) Cfr. anche Interpr. Nov. Theod. 13; Nov. Just. 82, t2 (539); 119, 5 (544).

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W i o Ce"). Disp&oai &q% a qtie11.e g@18~f10, pmbitbiimnte, an& il m30

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P7) A%- ,-N Lcl w p p b & # ci^.), p. 7 e '- ia lLImmI;xk sz4 D*& ~ P ~ L S

p 545 p) NOV. 115, 1 (5421: IdgOqm -.m=, si dei &a

m &WP~ mmde ar p7oetttca Wrif m b e ~ ,

la decisione h a l e in seguito a supplicatio non fosse fornita di alcun affetto retroattivo

In età giustinianea, per entrambi i rimedi in questione, al fine di imped&e il protrarsi delle controversie, fu disposta l'estinzione della causa se, dopo un anno post ingressum unius ve1 utriusque partis, non si fosse giunti alla pronunzia di una sentenza E', però, interessante a questo proposito osservare che le ulteriori riforme di questa disposizione con- tenute in Nov, 49, 1, pr. ed in Nov. 126, 2, che limitavano gli effetti del decorso del termine per l'appello, non sem- brano essere state estese alla supplicatio; il che conferma la necessità di una certa cautela nell'applicare analogicamen- te anche alla supplicatio i principi fissati per l'appello.

In base a C.J. 7, 70, 1 (528) (=) si negò la possibilità di impugnare per tre volte di seguito una medesima sen-

tiones, quid disponi debeat, interrogaverint. In omnibus enim praedi- ctis casibus illas leges a cognitoribus servari decernimus quae tem- pore sententiae aut certe relationis obtinebant, tametsi contigerit po- stea legem promulgari novi aliquid disponentem et tenorem suum ad praeterita quoque negotia referentem; PADOA SCHIOPPA, OP. cit., I, p. 104; LITEWSKI, La supplication (cit.), pp. 8 e 29.

(31) Vedi fonti ed argomentazioni in LITEWSKI, La supplica- tion (cit.), p. 29.

(32) C.J. 7, 63, 5, 5 (529): Cui consentaneum est, ut et in sen- tentiis omnium amplissimorum praefectorum praetorio ex divino ora- culo retractandis eadem observatio, quae supra dicta est, post ingres- sum unitrs ve1 utriusque partis tam propter absentiam personarum quam propter statuta tempora teneat; Cfr. LITEwsKI, La supplica- tion (cit.), p. 27.

(53) C.J. 7, 70: Ne liceat in una eademque causa tertio provo- care ve1 post duas senteqtias iudicum, quas definiti0 praefectorum roboraverit, eas retractare; C.J. 7, 70, 1 : Si quis in quacumque lite iterum provocaverit, non licebit ei tertio in eadem lite super isdem capitulis provocatione uti ve1 sententias excellentissimorum praefecto- rum praetorio retractare ...; cfr. anche Bas. 9, 1, 159 ed infm, pp. 30 5s.

tenza. Ciò valeva non soltanto allorquando la terza hpu- gnazione consisteva in un appello, ma anche nel caso in cui essa si risolveva in una richiesta di ritrattazione di una sentenza emessa dal prefetto del pretorio in qualità di secondo giudice d'appello.

Le somiglianze tra appellatio e supplicatio appaiono ancora più marcate nel corso dell'ultima parte dell'età giu- stinianea. Con la Nov. 119, 5 (544) si stabili un termine di dieci giorni dali'emanazione della sentenza dei prefetti del pretorio per la presentazione di un libello che subordinava l'esecuzione della sentenza alla condizione che la pars victdx fornisse adeguate cauzioni E' stato già osservato (85) che tale termine appare analogo a quello fissato per la pre- sentazione dell'appello dopo il 536, data della Nov. 23 di Giustiniano, che riformò il precedente termine di due 0

tre giorni per appellare. - L, ;T , .re,:.3 -,21 5

Come vedremo, inoltre, sembra essere ora ammissibile i'immediato ricorso contro la sentenza del prefetto del pre- torio (ex die sententiae latae), senza che vi sia più la neces- sità di attendere, come prima, i1 verificarsi del mutamento effettivo del prefetto del pretorio che aveva emanato la sen- tenza da impugnare o il compimento di un ciclo ideale di durata della prefettura (successio iudicis) (36).

Una sentenza ingiusta, ma valida, costituiva l'oggetto della supplicatio era, dunque, di regola superfluo l'im- piego deIla supplica - al pari dell'appello - nel caso di

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(3*) Sul punto cfr. infra, pp. 43 ss. k - , 4 2 >,YCrrC s . q

( 3 9 LITEWSKI, La supplication (cit.), p. 8; sui termini massimi fissati per l'appello cfr. PAWA SCHiOPPA, OP. cit., 1, p. 97.

(39 Cfr. infra, pp. 37 ss. (37) Cfr., ad es., Nov. Theod. 13 (439); LITEWSKI, h ssupplica-

tion (cif.), pp. 15 S. h 'L*) i, &?tL A .,p (- - t .-.i) . - I -

motivi che comportassero l'inesistenza della sentenza prefet- tizia CB).

Accanto a questa lunga serie di disposizioni comuni o simili, si individuano con facilità principi peculari alla sola procedura di ritrattazione della sentenza emessa dal prae- fectus bruetorio. Il loro esame pub esser uti3e ad una com- prensione piìì profonda della natura e della struttura di que- sto rimedio straordinario.

E' da osservare, in primo luogo, che - diversamente da quanto accadeva nell'appello - non fu mai incaricato dell'esame della sentenza prefettizia un giudice gerarchica- mente superiore C9), anche se formalmente la supplica ve- niva inviata all'imperatore. Questi, infatti, desriva sistema- ticamente il giudizio ad un nuovo prefetto del pretori0 e non si occupava direttamente del riesame della controversia. Sia- mo, dunque, fin dall'origine d a presenza di un rimedio non devolutivo. Appare necessario soffermarsi brevemente su que- sto punto, in quanto la mancanza di notizie nelle fonti ha suscitato alcune incertezze in merito alla possibilità di un

(38) Sull>inutilità dell'appello nei confronti di sentenze nulle cfr. PADOA SCHIOPPA, OP. cit., I, pp. 44 S.; p. 94; p. 103 e la letteratura ivi cit. Il Raggi [Studi sulle impugn. civ. (cit.), pp. 78 ss.] si è opposto alla tesi del Vassalli (L'antitesi 4: ius-factum > neile fonti giustinianee, Studi giuridici, III, 1 , Milano, 1960, pp. 388 ss.) di una progressiva estensione nella 'prassi postclassica deli'appello contro le pronunce nulle, sostenendo l'inutilità dell'appello, in tal caso, nel corso di tutta l'età postclassica. Litewski [Die rom. Appellation in Zivilsachen, I, RIDA, 12 (1965), pp. 375 ss.] ritiene, addirittura, che la presentazione deli'appello nel caso di nullità della sentenza comportase il rigetto dell'istanza.

(m) Cfr. l'interessante scoli0 a Bas. 9, 1, 159 (HEIMBACH, I, 445): Appellatio est a quocurnque iudicio ad aliud maius translatio.

d-to esame B-r;rJIpericrdo inizialt: d& mia- parsa del sime0 ia q&- p@).

A p&. dalle f o d @il antiche s a suppIIcatio, sino all'ettt @d&m&, si bequSv&e~k i1 pddpio che la richiesta di rieaame della sentema d& pm&&ta d&

. v&%, tua- W, osservato @fie iaa~ mstre -%a&& p% 8ntche - il x b z ~ m d a contrw& q p z z e x ~ stsn@mente deferito ddl'hpramre al prefeMò; al m% vu prdMo &l prstorio, subentrato a colui che a v m emesw Ia senkmm irnpa&nab 0. Non sarebbe & a t ~ vm~agpiQs6,

. .C*-+ . - = ' +"

.;g32u?Ttl.f 1:<5--y,:.a

pbication (eft.), p 91. I"m ammettendo che e tor&&fim&it, ~1106&-ft, de PirrdividuaEift5 des diderenis emperewss, Lbwski & & ~ t a ~ t i - te propew ad &adere la pogsiM15tiI di nun diretto esame bpwk&, ossepando che ciò avrebbe infranto il princ-ipio deii'esclusione del- l'appello contro i giudizi emessi dal prefetto del pretori0 e sarebbe &- to in contrast~ con la prassi, generalmente diffri9a per le supplicatfo-

b~nniam ~ X 6

ntmìru' c o n m ccy:&ti81t&les ed& taae smt.enth &srdas.+. v, h stesa insi-tenaa s* *m- p e ~ mi $&&ha&& M a

7, 42, k ed k C J . 7, 63, 5, 5. -(SBP?. N& Nw. 12 del 339 la mppl+a& i% msmpiia forse anma f ~ ~ n h e a t a . m e

deil'is-. W pma efr. i*, pp. 43 ss. (4%) *Ha W. 'lkd. 13 (439) T e H d&z&see a TaEas-

$Q, prefetto irico (xtwazhatcl m C Th. 10, 10, 34 del 430 h &I 439 come- pua#fmW ~Zlyrimi, B rimm di tka wn- venia già giudicata, ~MMIW* dal s u o EabllPo (ri-

W, p& la parte soc6:omhte impugnare una @ n b m p r e f a a prima dell'uscita di CarEca del pmfetto che l'aveva emessa; Slimpemtctre avr&$e investita del @udizK, lo ste%so pbfetta, e wn smbk stata gara& l'imparziali& del rle sasae .prefettGo (@).

Wna ghzstifieazime l+a deii'apparente anomalia di

- m p procedere al r i e s a ~ ~ ddb wfltrmersia, ma di &li?& w&ntemen& a3 duovo @etto del pretori0 p& e m fa&. §i à pmedeatemente osemato clm 3 prin- cipio &~intan@b'iIlth &lia rex idkma imponeva Me parti di & d p i d'imperatore e non al prefetto, ii q* non avrebbe potuto autonomamente riaprire la controversia e giungere ad nasi nuova pronuncka, in mancanza di uno spe- cifico invito imperiale (a). Solo l'imperatore, da cui traeva origine ofi @ n e e che &a posto al vertice WOX- gaukaziofze @uclSa41 (9% a d h potuto iovitare ii p-

della wntowrsb. M@% sarebbe stato pos-

cordato in C. Th. 8, 4, 30 e 12, 1, 187 del 436; cfr. ENSSLIN, PWRE, XXII,. 2, 2497, v. praefectus praetorio) ed oggetto di supplicatio al- l'imperatore. Sui problemi suscitati dalla disposizione in questione cfr. infra, pp. 26 ss. Ocwrre, per ora, rilevare che la presentazione della supplicatio soltanto dopo Suscita di carica del prefetto fu con- siderata del tutto naturale ( 4 ...p ost successionem videlicet iudicis ... ,). Non h, forse, un caso che i commissari giustinianei neila wrrispon- dente costituzione riportata nel Codice (7, 42, 1) abbiamo omesso il videlicet ». Come vedremo in seguito (infra, pp. 37 ss.), in età giustinianea - mutato il senso deli'espressione 4 successio iudicis W - la presentazione delia supplicatio, soltanto dopo la successio, non fu più un fatto altrettanto naturale quanto per l'eth di Teodosio 11.

(43) In C.J. 7, 62, 35 diversamente si afferma: ...p robabile est, si alius praefectus sii, eum sententiam ab aiio datam rescissurum ... ».

(44) Cfr. supra, pp. 13 ss.; e specialmente p. 15 n. 22, in rap- porto all'apparente anomalia deila concessione della restitutio in integrum da parte dei praefecti praetorio avverso le proprie sentenze.

(45) Cfr. C~AMANDREI, OP. cit., I, p. 84.

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(46) Va sottolineato che, allorquando in età giustinianea si sentì viva l'esigenza di ovviare agli inconvenienti derivanti dalla retractatio causae da parte *dello stesso prefetto del pretori0 che aveva emesso la sentenza, piuttosto che deferire il riesame delia controversia ad un altro funzionario, si preferì, per salvaguardare l'indipendenza del pre- fetto e per assicurare, al contempo, i'impaczialità del suo giudizio, affiancare a questi il quaestor sacri palatii (C. J. 7 , 62, 35).

(47) Cfr. Not. Dign. Occ. I1 e 111; Or. I1 e 111. Sul prestigio del praefectus praetorio nel corso del IV e V sec. cfr. ENSSLIN, PWRE,-XXII, 2, 2391 ss., v. praefectus praetorio; STEIN, Untersuchun- gen uber das Officium der kr~torianer~rufektur seit DiokletSan, Am- sterdam, 1962; JONES, The Later Roman Empire, I, Oxford, 1964, p. 50 e parsim.

(48) La perdita delle attribuzioni militari dei praefecti praetorio con le riforme dioclezianeo-costantiniane si accompagnò ad un + cremento delle competenze giurisdizionali e del loro prestigio. Cfr. supra, p. 7 e la lett. cit. nella nota 6.

periale ad un riesame prefettizio della controversia (*O). Gli interessati, d'altro canto, per esser certi d'un imparziale giu- di&, trovavano conveniente presentare la supplicatio solo dopo l'uscita di carica di colui che aveva emesso la sentenza impubata.

Si è indotti, pertanto, a supporre che fin dalla sua prima comparsa sia esclusa la possibiiith di un diretto esame im- periale del merito della controversia.

Dal fatto che il riesame della controversia non sia %W>- luto - come nell'appello - ad un giudice gerarchicamente superiore discende una serie di modalità diverse concer- nenti i'esercizio della supplicatio. E' noto che i'appello an- dava proposto entro un termine piuttosto breve che decor- reva dal momento dell'emissione della sentenza (ex die sera- tenti# latae) (&O). In Nov, Theod. 13 del 439 è, invece, pre- visto per la supplicatio il termine massimo di un biennio da computare a partire dal momento dell'uscita di carica del prefetto che aveva emesso la sentenza. L'ampio termine mas- simo - fissato, forse, per la prima volta con questa costi-

(49) UTEWSKI [La supplication (cit.), p. 251' sostiene l'impos- sibilità di un rifiuto prefettizio di dar corso all'invito imperiale. in tal caso il giudizio preliminare suli'ammissibilità e ricevibillth del- l'istanza sarebbe spettato ali'imperatore. in Nov. 82, 12 (539) si afferma che il giudizio preliminare sul17ammissibiiità e ricevib'tlità deli'istama era di competenza del prefetto del pretorio. L'impera- tore, dunque, nel 539 si limitava soltanto a trasmettere la supplicatio, che probabilmente veniva ancora a lui presentata. Non sappiamo se il regime previsto nelia Nov. 82, 12 rifletta un'innovazione del pe- riodo giustinianeo, o risalga ad un'epoca di poco anteriore. Sul di- verso regime deli'ultima età ginstinianea - allorquando nel 544 di- venne, con certe-, possibile la presentazione diretta della suppli- catio al prefetto del pretorio - cfr. supra, p. 23 n. 41 ed infra pp. 43 ss.

(m) Cfr. supra, p. 21.

t % cfr. apra , p.

pp. 37 ss.

plicare sia stata contemplata per alcuno la possibilità della restituzione del già lungo termine (64).

EQoto che l'accoglimento deli'appello produceva la sospensione dell'esecuzione $9. Dalla prassi appellatoria derivò una lenta differenziazione tra res iudicata e sententia, ignota ai processi dell'ordo, ove mancava un qualsiasi mezzo idoneo ad attaccare in via normale una sentenza valida. E' da rilevare, poi, che l'esecuzione coattiva di una sentenza normalmente non poteva aver luogo prima della scadenza dei termini per appellare: era, infatti, necessario attendere addirittura la scadenza del tempus iudicati, più ampio del tempus appellandi. L'appello, quindi, salvo casi eccezionali, non poteva aver luogo nel corso dell'esecuzione (9.

Dalla sospensione dell'esecuzione, una volta che i'ap- pello fosse stato accolto, discende la lenta affermazione del principio che l'esecutorietà di una sentenza derivava solo da una sentenza inattaccata o inattaccabile.

La supplicario awerso la sentenza del prefetto del pre- torio era, invece, presentata post successionem iudicis, di solito, quindi, dopo molto tempo ex die sententiae latae, aiiorquando già da tempo era scaduto il tempus iudicati e la sentenza era stata eseguita. Non sembra, dunque, essere stata vivamente awertita la questione se la presentazione e ~'acco~limento di una supplicatio possano valere a sospen- dere un'esecuzione in corso o, addirittura, non ancora comin- ciata. La dottrina moderna ritiene, comunque, escluso, a differenza di ciò che avviene in caso di appello, ogni effetto

(m) Cfr. LITBWSKI, La supplication (cit.), p. 24. (55) D. 49, 7, 1, 1: Recepta autem appellafione tamdiu nihil

erit innovandum, quamdiu de appellafione fuerit pronuntiatum. (56) Cfr. RAGGI, Studi sulle impugn. civ. (cit.), pp. J17 ss.

sospensivo derivante dall'accoglimento della supplicatio (57$. La presentazione della supplicatio, a differenza del-

l'appello ed in conformità al suo carattere « eccezionale >, non sembra essere stata esclusa dalla preventiva rinunzia delle parti, n& sembra essere stata ammessa da parte di un

. terzo interessato al ricorso (68). $.-.A 1 Un problema di particolare interesse è quello cheLri-

guarda la possibilità o meno di esperire più volte di seguito L la supplicatio in una medesima controversia. Litewski ha rite-

nuto che in C.J. 1, 19, 5 (365) sia posto un divieto per la parte soccombente di presentare due volte una supplicatio nelia medesima causa (69). L'altra parte, invece, nel caso in

P cui avesse avuto un interesse a ricorrere, avrebbe potuto av- valersi in seguito di una propria supplicatio. Sarebbe stata,

+ dunque, possibile la presentazione di pia supplicationes suc- cessive nella medesima controversia, offerte da parti di-

, - verse. La mancanza, come vedremo, di qualsiasi pena per la

I . . presentazione< temeraria di una supplicatio avrebbe indubbia-

! mente favorito l'offerta di un'altra supplica, sebbene restasse \

sempre possibile la reformatio in peius della sentenza. Non v'è dubbio che C.J. 1, 19, 5 autorizza questa m-

terpretazione, anche se non può escludersi, come cercheremo .- di dimostrare, la possibilità dell'esistenza di un divieto ogget- , - tivo, valido per entrambe le parti, di presentare una secgnsa

supplica. . , . h >" : -

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(57) Vedi LITEWSKI, La supplication (cit.), p. 20. Sul regime nell'ultima età giustinianea cfr. infra, p. 46.

.p8) Per l'appello cfr. ORESTANO, L'appello civile (cit.), p. 362 e pp. 320 ss.; per la supplicafio cfr. LITEWSKI, La supplication (cit.), p. 12 e 14.

(59) LITEWSIU, La supplication (cit.), pp. 12 ss. I1 testo di CJ. 1, 19, 5 è riportato supra, a p. 12 n. 18.

E' noto che in età giustinianea il giudiiio congiunto del quaestor sacri palatii e del praefectus praetorio, emesso in seguito a supplicatio, presentata allorquando il medesimo pre- fetto del pretorio fosse stato riconfermato in carica, non avreb- be potuto essere oggetto di una seconda supplicatio (60). n Litewski spiega il divieto oggettivo di una seconda supplica nel caso sopra menzionato osservando che la sentenza emes- sa dai due giudici congiuntamente avrebbe fornito di per sè una maggiore garanzia di correttezza e non sarebbe stato affatto necessario un ulteriore riesame; nel caso, invece, di un giudiiio emesso da un nuovo prefetto dèl pretorio, senza l'intervento del quaestor sacri palatii, l'eventuale presenta- zione di una seconda supplicatio dall'altra parte avrebbe per- messo una reiterata decisione sul medesimo oggetto con serie garanzie di correttezza.

Non riteniamo che si possa condividere tale spiegazione e ci sembra che si debba escludere in ogni caso i1 ripetuto esperimento della supplicatio in una medesima controversia.

In base a C.J. 7, 70, '1 (528) per motivi di economia processuale e sollecita dehizione dei giudizi si vietò l'espe- rimento in una stessa causa di quattro successivi gradi di giudizio (61). Dopo il giudizio di primo grado non si am-

(60) Cfr. C.J. 7, 62, 35 ed infra, p. 38. (61) In C.J. 7, 70, 1 (v. supra, n. 33) si vietò, dopo tre giudizi,

di proporre un nuovo appello in eadem lite super isdem capitulis. PADOA SCHIOPPA [OP. cit., I, p. 95 n. 74; nello stesso senso v. anche LITEWSKI, Die r6m. Appellation (cit.), RIDA, 13 (1966), p. 266; 14 (1967), p. 372 e ZILLETIT, Studi SUI proc. civ. giustin., Milano, 1965, p. 2431 ha, quindi, sostenuto che Giustiniano non escluse a un ulteriore appello concernente capi della sentenza corrispondenti a sin- gole domande o accuse non precedentemente impugnati *. Discu- tendo, poi, se le parole r super isdem capitulis * si riferiscano unica- mente al divieto di appellare tre volte o anche alla retractatio, il

e c t e a l p -

- -

[La apMciatidtf (C#&.), p. 141 propeaQ per ymda

l'crBBaEgo di acwglke tutti @i ap& pmgati,

zioni esgeri'biu iOm%~mo, EappeZìo cZde eit.1, pp. SruBimUe &rzp@z. civ. (cit.), pp. 77 S.I. S-o

@$mi, in u8a mv* %%%.a- $3 5 (53911 & rtbosdisc;e it $i* @ &e-&l dei &hi m-

pihsbb Pa-ti nal titolo deth stesa costb&~e del %M aj hr *, 9, l, 149 d a , I* 4245). In realt&, un u$erilsm 6 d e b sentenza non precedr?ntemente ~p~ apwre, h in&% h-

. pro@@ a wsa d e k mbza del keve

d& oentenza non sarebbe stato wnmimo --W@, sul medeginir ptmti ieìpagnmrti, a ansa del divieto ggsto Cla;

punti non impugnati per la intervenuta acquie9cermr Wap- peilante rispetto &e parti della sentenza oon espressatm impu- gnate [cfr. ORESTANO, Fapplio civile (cit.), p. 2901.

k raplsorb d a m?Sm&tzti@, & W &p?&, p. 19) ~ h e ldÙIlpugn&-

+zwme detf21ntisra contro sf&mzhe aiaaivi d i d

n e prnfedtkis~, benril della smtenza di priim $radb-. W&tzfa s e & ~ & u a a ~ ~ ~ d i a t t r e ~ i ~ ~ t ~ n o n precedentemente impugnate, si sarebbe rimasa in disc- l'h- tera conw~4&a.

torio, cioè in terza istanza, non sarebbe stata concessa, in seguito, alcuna retractatio. A partire da questa data, dunque, poteva costituire oggetto di una supplicatio soltanto la sen- tenza emessa dal prefetto, al massimo, in qualità di giudice di seconda istanza (62). L'affermarsi in questo periodo di un criterio tanto restrittivo da escludere, addirittura, la sup- plicati~ rispetto alle controversie che giungevano in terza istanza ai prefetto, induce a ritenere che in età giustinianea sussistesse un divieto oggettivo e non ;oggettivo per la pre- sentazione di una seconda supplicatio e che, pertanto, l'esclu- sione tassativa di una seconda supplicatio, rilevata in C.J. 7, 62, 35 per il giudizio congiunto del quaestor sacri paiatii e del praefectus praetorio, fosse valida anche per il giudizio formulato da solo da un nuovo prefetto. In altri termini, in eta giustinianea non fu possibile esperire in una stessa causa più di una volta la supplicatio.

In un testo del 553 circa (63) si afferma: Ut, qui bis corademnatas est a praefectis, non amplius possit oflerre libel- Eum retractationis, con una formulazione del tutto analoga a quella della costituzione del 365 (C.J. 1, 19, 5) (M), dalia quale si è voluto desumere la possibilità di una seconda

(62) Questo, per l'appunto, sembra essere il caso normalmente previsto per l'et8 giustinianea, in cui appare possibile l'impiego delia supplicatio. La giurisdizione in prima istanza del prefetto del p re torio - assai incerta in questa età, nella quale si afferma progressi- vamente la gerarchkazione e fissazione dei gradi di giudizio - sa- rebbe, in ogni caso, del tutto eccezionale (cfr. infru, p. 35). Se, dun- que, la supplicatio in eth giustinianea fu normalmente esperibile dopo un giudizio in seconda istanza del prefetto del pretorio, il divieto di un quarto grado di giudizio avrebbe automaticamente escluso una seconda supplicatio, senza la necessità di una esplicita dichiarazione.

(m) Ed. praef. praet. 5, 4 ( ~ C H A R I A E , Anécdota, Leipzig, 1843, p. 269).

(64) Cfr. LITEWSKI, La supplication (cit.), p. 13 n. 33.

P] K.&sFs& (W. &L, p. 51%) &ma: 9 Bas Rwfitmt~d (la strppIicoti@ hf nzw e h & i+.

controversia, non avrebbe potuto essere esperita più di una volta in una stessa causa.

Non risulta prevista espressamente - a differenza di ciò che vale in materia di appello - alcuna restrizione ri- spetto al valore della lite per la presentazione di una suppli- catio avversa la sentenza emessa dal prefetto del pretori0 (66). Tuttavia sembra lecito supporre che, dopo il 528, data di C.J. 7, 70, 1 - in seguito alla graduale fissazione e gerar- chizzazione dei gradi di giudizio - si limitasse in pratica la possibilità di presentare una supplicatio avverso una pro- nuncia prefettizia per controversie di modesta entità econo- mica o di scarsa rilevanza giuridica. Infatti, C.J. 7, 70, 1 di- spose I'improponibilità di una terza impugnahone (appello o supplicatio) (9; ed il caso normale per l'esperimento del- la supplicatio sembra essere stato quello di una sentenza di un governatore provinciale, pervenuta al tribunale del prefet- to in seconda istanza (68). Appare evidente che una contro- versia, per poter pervenire già in seconda istanza al tribuna- le del prefetto ed essere, in seguito, oggetto di una supplica- t i ~ , doveva necessariamente avere un contenuto economico

(69 Sulla questione dell'improponibilità deli'appello all'irnpera- tore, nel corso dell'età classica, contro sentenze che non raggiunsero un determinato contenuto economico cfr. ORESTANO, L'appello civile (cit.), pp. 288 ss. Per la supplicatio cfr. L I~WSKI , La supplication (cit.), p. 17.

(67) Cfr. supra, pp. 30 ss. Sulla determinazione tassativa dei gradi d'appello cfr. WENGER, OP. cit., p. 306.

(6s) PADOA SCHIOPPA, OP. cit., I, p. 36 n. 81. L'ampliamento in eth giustinianea della competenza giudiziaria del defensor civitatis (cfr. DE MARTINO, Storia della Costituzione Romana, V , Napoli, 1967, p. 437 n. 56 e pp. 456 sa; QSER, OP. cit., pp. 437 S.; P ~ A SCHIOPPA, op. cit., I, pp. 33 S.), quale giudice ordinario in prima istanza, com- portò che dinanzi al tribunale del governatore si presentassero in primo grado controversie di maggio-re entità e rilevanza.

alquanto elevato o una certa rilevanza giuridica. Ci6 vale, a maggior ragione, anche per quei casi, del tutto ecceziona- li, per i quali il prefetto del pretorio sembra avere avuto nel corso dell'età postclassica una giurisdizione di prima istan- za (extraordinarium iudicium) (m). Questa competenza in prima istanza del prefetto si aveva allorquando la contro- versia riguardava il governatore, o questi avesse denegato giustizia, o fosse stato accusato di parzialità, owero quando il caso appariva assai difficile o molto elevato il valore del- la controversia. Va osservato, d'altra parte, che, per l'ap- punto nel 529 (C.J. 7, 62, 37), Giustiniano introdusse per la prima volta nella legislazione del tardo impero la deter- minazione di una summa appellabilis (?O).

Il numero limitato di casi in cui fu possibile l'utiliz- zazione della suppbicatio - anche se tal rimedio divenne usua- l e in età giustinianea - e l a volontà politica di non ostaco- larne in alcun modo l'impiego possono aver indotto il legi- slatore a non prevedere, a differenza che nell'appello, alcuna

f pena per il rigetto di una supplicatio inammissibile o in caso di soccombenza (?l). ~ ~ a . - + :

Esistono, in conclusione, nel corso deli'età postclassica profonde diversità tra supplicatio ed appellatio, anche se

(69) Cfr. BETHMANN-HOLLWEG, OP. cit., 111, p. 56; ENSSLIN, PWRE XXII, 2, 2470, v. praefectus praetorio; KASER, OP. cit., pp. 427 S.; Da MARTINO, OP. cit., V, p. 259 e le fonti ivi citate. Appare, tutta- via, alquanto dubbia la possibilità di una giurisdizione in prima istan- za del prefetto del pretorio in età giustinianea, in contrasto con i principi dell'ordinamento giudiziario di questo periodo, E, del resto, non v'&, a nostra conoscenza, alcuna fonte giustinianea al riguardo.

(70) Cfr. ORESTANO, L'appello civile (cit.), p. 288; PADOA SCHIOP- PA, op. cit., I, p. 41.

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entrambi i rimedi traggono origine da esigenze analoghe e sono, in qualche caso, regolati da disposizioni simili.

Allorquando la supplicatio awerso le sentenze dei pre- fetti del pretori0 venne menzionata in C.J. 1, 19, 5 del 365, essa era già in uso da un certo tempo. Nel 439 divenne og- getto di una specifica regolamentazione (Nov. Theod. 13). Prima di questa data sembra che sia stata emanata una co- stituzione imperiale, quae adversus sententiarg pro curia latam supplicare prohibuit ("9. Teodosio II, invece, non soltanto abolì questo divieto, ma ebbe cura di regolare l'impiego del- la supplicatio e di fornirne una giustificazione. La disposi- zione & maggior rilievo contenuta nella novella di Teodosio I1 consistette nel riconoscimento della prassi della presenta- zione della supplicatio solo post successionem iudicis. Que- sto principio rifletteva bene la diversa natura della suppllca- tio nei confronti dell'appello, ed era.fonte di una serie di diversità di struttura. La profonda trasformazione della sup- plicati~ - awenuta in età successiva e giunta a compimento negli ultimi anni di Giustiniano - prenderà I'awio, come vedremo, da un nuovo senso assunto dall'espressione succes- sio iudicis e condurrà ad una graduale assimilazione di que- sto rimedio straordinario B all'appello.

(72) Così, in Nov. Theod. 13. La costituzione, ivi menzionata, non ci è. pervenuta. Nel 365, oltre a C.J. 1, 19, 5, furono emanate diverse disposizioni che riguardavano la procedura giudiziaria (cfr., ad es., C. Th. 11, 36, 18; 11, 31, 2; Consult. 9, 1). Potrebbe, forse, trattarsi di una parte a noi non giunta di C.J. 1, 19, 5 o di un'altra costituzione emanata in quell'anno.

- 257 - l371

2 - La successio iudicis e le trasformazioni della sup- plicati~ in età giustinianea.

Dopo la disposizione di Teodosio I1 del 439 (Nov. Theod. 13) la supplicatio non avrebbe potuto essere presen- tata prima dell'effettivo mutamento del prefetto che aveva emanato la sentenza da impugnare. Le ragioni precedente- mente esposte (73), che determinarono il prevalere della prassi della presentazione della supplicatio soltanto dopo Suscita di carica del prefetto che aveva emesso la sentenza - e cioè il proposito di evitare il riesame della controversia da parte delio stesso giudice -, inducono a credere che la successio iudicis consistesse in un mutamento effettivo della persona del prefetto e non in un momento ideale di scadenza, in se- guito al quale lo stesso prefetto avrebbe potuto essere ulte- riormente riconfermato in carica. Che le cose stiano per l'appunto in tal senso sembra essere confermato dal fatto che nella novella di Teodosio la fissazione del termine 51- ziale post successionem iudicis per la presentazione della supplicatio apparve del tutto naturale ( a videlicet %); ciò non apparve altrettanto evidente ai commissari giustinianei che nella corrispondente versione (C.J. 7, 42, 1) di questa no- vella omisero il < videlicet , in seguito al successivo muta- mento del senso dell'espressione < post successionem iudi- cis B (74).

Intorno al 439, dunque, l'utilità della supplicatio ap- pariva fortemente condizionata dal lasso di tempo, a volte notevole, intercorrente tra l'emanazione della sentenza (e la sua successiva esecuzione) e l'effettiva sostituzione della per- sona del prefetto.

(73) Cfr. supra, pp. 24 ss.; p. 27. (T4) Cfr. supra, p. 24, n. 42.

V'è motivo di credere che il termine iniziale post suc- cessionem iudicis per la presentazione della supplicatio - p u essendo ancora formalmente osservato almeno nella prima parte dell'età giustinianea (C.J. 7, 42, 1) - abbia adesso assunto un signifkato diverso da quello deli'età precedente. Nella costituzione giustinianea, ora riassunta in C.J. 7, 62, 35 ( 9 , si suppone come fatto normale che la supplicatio possa essere esaminata dallo stesso prefetto che aveva emes- so la sentenza impugnata e che era stato riconfermato in ca- rica (...si vero idem rursus praefectus factus sit). Sembre- rebbe, dunque, che, ormai, la successio iudicis non consi- stesse, come agli inizi, nell'effettiva sostituzione della persona del prefetto, bensì nel momento ideale della ordinaria scaden- za dalla carica. Attraverso la previsione di un swcessivo pro- cedimento congiunto del prefetto che aveva emesso la sen- tenza e che era stato riconfermato in carica e del quaestor sacri palatii, in C.J. 7, 62, 35 si Doneva un riparo agli owii inconvenienti possibili (76).

(76) Cfr. Bas. 9, 1, 125. Riferiamo per comodità la traduzione latina degli edifon': Cum iam secunùa constitutio dicat in omnibus magistratibus illustribus, a quibus appellare licet, principem de appel- latione cognoscere, haec constitutio invento iure manifesto, quod adversus sententiam praefectorum appellatio non admittitur sed re- iractatio, et quia probabile est, si alius praefectus sii, eum senten- tìam ab alw &tam rescissururn, si vero idem rursus praefectus factus sit qui antea pronuntiavit et adversus cuius sententiam supplicationes oblatae sunt, eum priore sententia sua staturum praesumitur, iubet constitutio quaestorem simuf cum e0 cognoscere, qui iterum ve1 ter- tium praefectus factus erit et senfentias in priore magisfratu suo la- ta# examinabit, hoc addito, ut nulla adversus eiusmodi sententias re- tractatio sit.

(76) Quanto all'ignota data di C.J. 7, 62, 35, può osservarsi che - dal 455 in poi - la durata media in carica dei prefetti d'oriente fu di circa diciotto mesi e che soltanto Giovanni di Cap- padocia, nel periodo compreso tra il 531 ed il 541, rimase in carica

C A&we evidente, camunqtie,

czu-kh- Ir ...m v w y w*k, Ir_ m of &e rnpePtw - m w

stato osservato meor di più per la dea di p~)mfebi&s pe- torw, che ebbe un prdondo significato politico ed una @m- &sima impottanza (?%). Utlo sguardo alle liste C& p&tti del ~ t o i ' f 0 h. età ~ ~ ~ ~ ~ ~ t U l f % 3 (3 *(n ll6B SUS-

sbteva alciana mtdwnza predeterminata e C$& là cianpemsram in, &CB l;Upe&ev.va escIusi~mente dal volere imp&bb e dali'oppol&mitii politka.

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W* di ano &esso @etto, ppossrt &scriver ~ ~ e t & z u r t i n i o Giovanni 'di éiappadacla. La 'd- conteinph, per i'appmito, il txq .di 'W' Iferaun ve1 t e F P h pnz$ecfrss ait.

(79 JOHSS- 9% i%er Ro&n'E&pire, I, Oltford, 1964, pp. 379 e (79 H m , op. cgi, p 10 n. 4. ( 7 9 EHSSLU@, PWXE, -KXX& 2 %Si, v. pmefeetm pmt-wio.

Pare strano, dunque, che in C. J. 7,62, 35 - in con- trasto con i principi generali e con la prassi costante dell'età giustinianea - si alluda ad un termine di scadenza dalla carica di praefectus praetorio, in seguito al quale lo stesso prefetto avrebbe potuto essere successivamente riconfermato. Ma non è diiiìcile spiegare tale apparente singolarità.

E' noto che nel mondo bizantino, a partire dal 4 6 2 , si affermb la prassi del computo del tempo sulla base deii'anno indizionale. La durata deli'anno fiscale (indictio), compreso tra il primo settembre ed il trentuno agosto, costituiva quasi un ciclo nella vita delle funzioni dello stato bizantino Compito importantissimo del pruefectus pruetorio, fu quello di tradurre in atto i'annuale imposikone fiscale, emanando disposizioni idonee, ripartendo il tributo tra le varie province e concedendo ai governatori le autorizzazioni necessarie

(80) GRUMEL, Revue des Etudes Byzantines, X i I (19541, pp. 128 ss.; Traité d%tudes Byzantines (Chronologie), I , Paris, 1958, pp. 192 ss. Cfr. C.J. 1, 27, 1, 43 (534); 2, 18; Nov. 128 (545). La datazione degli atti pubblici per mezzo deil'indizione fu resa obbligatoria da Giustiniano nei 537 (Nov. 47).

(81) Cfr. DE MARTINO, OP. cit., V, p. 372. CHASTAGNOL (La pré- fecture urbaine a Rome sous le Bas-Empire, Paris, 1960, pp. 187 S.), pur rilevando nella sua fondamentale ricerca sulla prefettura urbana nell'età del basso-impero che la data di nomina e di sostituzione del prefetto urbano dipendeva soprattutto dalla volontà dell'imperatore, osserva che soltanto dopo il 476 i prefetti dei re barbari furono no- minati regolarmente per una indictio, cioè per un anno esatto. Si ri- leva, inoltre, che la medesima periodicità si applicava alle altre fun- zioni neno stato di Teodorico. Dopo il 476, quindi, sotto i1 regno di questo re barbaro, le prefetture, come tutte le altre funzioni, comin- ciavano regolarmente il primo settembre per terminare alla fine di ciascun anno indizionale il trentuno agosto. Cfr. C ~ s s . Var. 1, 42, 3 (509-510); 3, 11, 1 (510-51 1); 6, 3, 7 (e Formula praefecturae prae- torio B del 511); 6, 4, 7 (511).

Una diversa periodicità si osserva dopo Teodosio I per le pro-

&mbra lecito# allora, suppmm &e h C* J. 7,6&35, pib che ad ma e@&a scadenza dalla M s a di tori0 si aliuda ad un ciclo ideale di vite cidht- potrebbe, fmw, &&m con l'm

C- k C. l. 7,62*35 E&-

metta* di 9eggits pmMo e divenire detinataria d a catio a m o - l e sue stesse pronunce, la SEN:CB&O aralbds mm rappresenta Pih l'effettivo mutamento momento scadenza che segna Yitri &&t . EImiinando un' sd~ccep5.x d @.&va sostituzione dd @&&at 4 a#e nuavana Wa?~ti dq una lunga I-n carica de-l amdaha prmfcctus praefok. D'da partes per askarare l'ijm@alit-8 del rieame della medesima contro-

da p- r;ttrsso giudiw che aveva emwa la precedente dwbione, si affianoò al pdeto , rimasto lo steso, il qwsdor &zeri p d t i i . Restava, cosl formalmente h&e- rata il prestigio dei preWo, le cui decisimi non ueaivm gemdm&"te sottoposte al libero h a m e di un altro -0 p).

L'impiego del qwstor sacri pdatii appariva oppoituno in seguita all'incremato in et8 giustinianea deile sue £unponi in campo giuwapio e della sua importanza. E probabile che 13a.ttM@t gimbMonale cofighnta, mlta dal prefetto e dal questore in 9ualitA di giudici d'appello delle controversie decise dai Uuiices spectabiks a partire dal 440 (C. J.7,62

.. -:- 3 g.i%:=m:~=-. . ~ ~ ì s -- -T.* e

, . ---v,.- . . ., , .&. r - . . . t .- .m-> C

>;,a. .:: .. . :' , l-. 4 7 J6=,'?><;--

... W , . mozioni degli oficiales, che awenivano il giorno anniversario deiia nascita deli'imperatore. Cfr. C. Th. 6, 29, 6 (381); 26, 11 (397); 17 (416); 30, 21 (416). .. .- - , -7 l I*.

(m) Cfr. supra, p. 25, n. 46. - . * i , .-... I

32) (9, possa aver suggerito il ricorso ad 'analoga attività congiunta per assicurare l'imparzialità della retratatio nel caso che consideriamo.

La concessione della retractatio anche prima dell'effet- tivo mutamento del prefetto del pretorio provocò un aumento dell'importanza di quel rimedio ed un suo pih frequente impiego; ma, al contempo, può aver indotto a non tener più in conto rigoroso la diversa natura della supplicatio, rimedio K straordinario D, nei confronti deii'appello.

Alcune modifiche nell'ultima età giustinianea rivelano una trasformazione in atto della struttura originaria della supplicatio ed indicano una graduale equiparazione al regi- me dell'appello. In una disposizione (Nov. 82, 12) ema- nata nel 539 si stabilisce che soltanto il prefetto del pretorio aveva la facoltà di valutare inizialmente l'ammissibilità e rie- vibilità della supplicatio ed eventualmente di respingerla. Pur essendo la supplicatio, forse, ancora formalmente pre- sentata all'imperatore (9, questi si limitava semplicemente a trasmetterla ai prefetto, ai quale spettava anche il giudi- zio preliminare sulla sua ammissibilità e ricevibilità. In base alle scarse notizie fomite.5 dalle fonti è difficile stabilire se

(m) STEIN, Histoire du Bas-Empire, 11, Paris - Bruxelles . Am- sterdam, 1949, p. 469.

(84) Nov. 82, 12 (trad. lat. degli editori): Nostros tamen iudices omnibus modis suscipere appellationes sancimus, et nulli licentium esse penitus hoc repellere, praeter solam tuam eminentiam, cui hoc ab initio largitur imperium retractationis introducens auxilium.

Neli'Authenticum il nostro testo è tradotto: Magistratus vero nostros omnibus modis appellationes suscipere sancimus, neque ulli omnino licere id reicere praeter solam sedem tuae sublimitatis, cui id iam pridem imperatores largiti sunt retractationis auxilio invicem introducto.

(86) Cfr. supra p. 23 n. 41 ed, in particolare, la disposizione del 529, contenuta in C.J. 7 , 63, 5, 5.

IU3 - 264 - prefett~ -entro un pi& ampi&, m k tal casr~ Iti se&- MP *& @KWX! @%@h s42iì~a la e di alcuna gammicr.

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(88) jn qumn senso in E-Ha-, OP. C&, m, p. 241 a KASES, W. p. 511.

p) Lmws?q La g#pp&?atim (cit-j, pp. 20 20.; cfi. mcbe UTBWS~KI, Die m h A#~.IItt<rrt itr ZiviIden, NRA, 1965, B, 411 n. 135.

piu nel mutamento effettivo del prefetto, ma in un momento ideale di scadenza, il termine iniziale per la presentazione della supplica tendeva ad apparire una pura formalità, priva di significato. E' da rilevare, inoltre, che era già previsto neli'ordinamento giustinianeo un procedimento congiunto del prefetto con il quaestor sacri palatii, volto ad attenuare gli in- convenienti derivanti dal riesame da parte dello stesso giu- dice che aveva emesso la sentenza.

E' da ammettere, tuttavia, che la formulazione non chiara della novella di Giustiniano legittima almeno il dub- bio, formulato da Padoa Schioppa se u ... il libellus qui menzionato valesse semplicemente a far sospendere l'esecu- zione, owero avesse sostituito la supplica che, in precedenza, si indirizzava all'imperatore . .

Ii commento di Nov. 119,5 ad opera di Teodoro Er- mopolitano (9 - non ancora preso in attenta considera- zione dagli studiosi - scioglie ogni dubbio. Esso risale aila seconda metà del VI sec. - intorno al 575 -, ad un periodo, quindi, assai p~ossimo alla data di composizione della novella in questione (92). Vi si afferma testualmente

(90) PADOA SCHIOPPA, Op. ~i t . , I, P. 37, n. 83. 'Si*> L , (91) ZACHARIAE, Anecdota, Lipsia, 1843, p. 120: Etiam praefecto-

rum sententia retractatur. Quicunque enim apud eos iudicium acce- pit, intra decendium post sententiam libellum offerre potest, quo de sententia praefectorum conqueratur. Quod si factum fuerit, victor ante executionem sententiae fideiussores pro quantitate condemna- tionis dat, ut, si retracfatione legitime facta sententia subvertatur, res cum accessionibus reddat. Si vero posi decem dies libellus oblatus fuerit, executio absque fideiussione procedit, ita tamen u t reiractatio rursus instituafur vel observetur ... Anche in questo caso si riporta qui per ragioni pratiche la traduzione latina di Zachariae del testo arecq.

(92) Cfr. ZACHARUE, OP. cit., pp. 50 S.; -SE, Zntrodu- zione allo studio del diritto romano, Palermo, 1961, p. 425; WENGER, Die Quellen des rom. Rechts, Wien, 1953, p. 672.

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che e ... entro dieci giorni dall'emanaziane della sentenza si può presentare il Eibellus con il quale si impugna la sentenza dei prefetti >. Dunque, il libellus in questione è i'atto iniziale della procedura della reh'mtatw con il quale ci si opponeva d a sentenza del prefetto; ed appare evidente la portata ri- voluzionda d d a riforma di Giustiniam del 544. La sup- plicati~ awerso la sentenza del prefetto del pretorio, in precedenza indirizzata'all'imperatore, appare sostituita da un iibellus, consegnato anche subito dopo i'emanazione della sentenza allo stesso prefetto. E' probabile, adesso, che la pro- cedura congiunta del prefetto con il quaestor sacri palatii, prevista per ovviare agli inconvenienti derivanti dal riesame da parte dello stesso giudice, venga applicata sempre.

La presentazione del libellus ai prefetti, e che emisero la sentenza o loro consiliarii o a coloro che introducono il dibattimento D, con il quale si richiedeva il riesame della controversia, entro un termine analogo a quello previsto per l'appello in età giustinianea, e cioè di dieci giorni dali'emana- zione della sentenza, valeva a costringere la parte vincitrice a prestare idonee cauzioni, pena la so&nsione deli'esecu- zione. Non fu, dunque, neppure allora prevista la diretta sospensione dell'eswuzione in conseguenza della richiesta di riesame (98).

Al di fuòri del termme di dieci giorni dall'emanazione della sentenza sarebbe stato ancora possibile richiedere il riesame della controversia, senza però la prestazione di alcuna garainzia dalla parte vhcitrice o l'eventuale sospensio- ne deli'esecuzione.

Nessuna fonte ci informa entro quanto tempo sarebbe

(93) Cfr. supra p. 28; LITEWSKI, La supplication (cit.), pp. 20 S.; BETHMANN-HOUWEG, OP. cit., iiI, p. 341, i1 quale afferma che Giu- stiniano in questa novella fornì alla richiesta di retractafio efficacia sospensiva; KASER, OP. &t., p. 511.

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stato possibile richiedere il riesame della sentenza prefettiziz. Nel periodo precedente, la supplicatio, come abbiamo visto, avrebbe potuto essere presentata post successionem idicis, intra biennium. Questa espressione fu ancora mantenuta in .

C. J. 7,42,1. Dopo il 544, avendo la successio iudicis perso il significato Che in precedenza ne giustificava lbsservanza, ed essendo adesso possibile la presentazione della richiesta di riesame ex die sententiae latae, si può, forse, supporre che il biennio - se pur fu ancora osservato - decorresse dal giorno dell'emanazione della sentenza.

In conclusiane, dunque, la possibilità dell'immediata pre- .- -- sentazione allo stesso prefetto della richiesta di riesame deila controversia, subito dopo l'emissione della sentema, provocò negli ultimi anni del regno di Giustiniano un aumento deil'im- portanza e della frequenza dell'impiego di tale rimedio ri- spetto all'eth precedente, allorquando era previsto, prima del verificarsi di tale possibilità, il decorso di un più ampio lasso di tempo. Ma le modifiche giustinianee, riguardando alcuni tratti caratteristici della procedura della supplicatio, vennero ad abolire in pratica, talune delle pih significative differenze di struttura di questo rimedio a straordinario B nei riguardi dell'appello. L'anomala struttura della suppficatio - deri- vante dalla natura vice sacra della sentenzaFprefettizia e dallà impossibilità di concedere regolarmente un ulteriore ricorso - appariva, adesso, radicalmente modificata.

E' da rilevare, infime, che, in conseguenza del deferi- mento allo stesso prefetto deli'esame preliminare sull'ammis- sibilità e riceGibilità deli'istanza e del conseguente giudizio di merito, non soltanto la sentenza prefettizia avrebbe potuto essere, adesso, liberamente revocata, ma si sarebbe potuto giungere ad una nuova pronunzia s u i ~ ~ o ~ ~ e t t o della contro- versia e ad una nuova res iudicata, senza che vi sia pih la -,

necessità per un riesame della controversia di un espresso invito deli'imperatore al prefetto.

I N D I C E

. Pag. 5 Premessa . . . . l - Appellatio . -. e supplicatio . . . . . . 18 - i - - - 7 -

2 - successio iudicis e le trasformazioni deiia suppli- c a t i ~ in età giustinianea . . . . . . . 37