PuglieseCarratelli_ParoladelPassato_AnnaliSNSP_2013

17
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa Classe di Lettere e Filosofia serie 5 2013, 5/1

Transcript of PuglieseCarratelli_ParoladelPassato_AnnaliSNSP_2013

Annalidella Scuola NormaleSuperiore di PisaClasse di Lettere e Filosofia

serie 5 2013, 5/1

Direttore: Carmine Ampolo

Comitato editoriale: Paola Barocchi, Pier Marco Bertinetto, Luigi Blasucci, Lina Bolzoni, Glen W. Bowersock, Horst Bredekamp, Howard Burns, Giuseppe Cambiano, Ettore Casari, Enrico Castelnuovo, Claudio Cesa, Michele Ciliberto, Claudio Ciociola, Gian Biagio Conte, Marcello De Cecco, Francesco Del Punta, Maria Monica Donato, Massimo Ferretti, Carlo Ginzburg, Luca Giuliani, Anthony Grafton, Serge Gruzinski, Gabriele Lolli, Michele Loporcaro, Daniele Menozzi, Glenn W. Most, Giovanni Miccoli, Massimo Mugnai, Salvatore Nigro, Armando Petrucci, Paolo Prodi, Adriano Prosperi, Mario Rosa, Salvatore Settis, Alfredo Stussi, Alain Tallon, Roberto Vivarelli, Paul Zanker

Segreteria scientifica di redazione: Anna Magnetto

La quinta serie è pubblicata, con periodicità semestrale, in due fascicoli di circa 300 pagine ciascuno.

Abbonamento:

Annuale: Italia € 90,00 - Estero € 140,00Fascicoli singoli: Italia € 45,00 - Estero € 70,00

Le vendite vengono effettuate previo pagamento anticipato. A distributori e librerie sarà praticato lo sconto del 15%.Per informazioni: [email protected]

Annali della Classe di Lettere e Filosofia Scuola Normale SuperiorePiazza dei Cavalieri, 756126 Pisatel. 0039 050 509220fax 0039 050 [email protected][email protected]/scuola/edizioni/annalilettere/

Annalidella Scuola NormaleSuperiore di PisaClasse di Lettere e Filosofia

serie 5 2013, 5/1

Pubblicazione semestraleAutorizzazione del Tribunale di Pisa n. 7 del 1964Direttore responsabile: Carmine Ampolo

Periodico associato all’Unione Stampa Periodica ItalianaISSN 0392-095x

Indice

Vedi alla voce ‘Emancipazione’.Contributi sulla storia degli ebrei d’Italia tra 1848 e fascismo

Presentazione Ilaria Pavan 3

Dai privilegi all’uguaglianza, andata e ritorno. Le «Università israelitiche» toscane e l’effimera emancipazione quarantottesca (1847-1852)

Luca Sandoni 5

«Per religioso convincimento»: il ruolo di Roberto d’Azeglio nell’emancipazione dei «dissidenti» subalpini

Christian Satto 49

Per i diritti degli ebrei: percorsi dell’emancipazione a Venezia nel 1848

Elena Bacchin 91

«Diritti di libertà» e politiche religiose. Sguardi ebraici durante il fascismo (1922–1930)

Ilaria Pavan 129

Ricerche e discussioni

Il monologo di Medea (Eurip. Med., 1056-1080) e le altre Medee dell’antichità (con Appendice su Carcino)

Carlo M. Lucarini 163

Eforo e i proemi di Diodoro. Per una ridefinizione del modello storiografico

Leone Porciani 197

Il problema delle origini di Roma rivisitato: concordismo, ipertradizionalismo acritico, contesti. I

Carmine Ampolo 217

Nuove acquisizioni su Segesta tardoantica Antonino Facella 285 Appendice di Claudio Sorrentino 316

Sul percorso di Alvaro Pirez Marco M. Mascolo 319

La prima redazione autografa della lezione di Benedetto Varchi su La gola e ’l somno et l’otïose piume (RVF 7)

Annalisa Andreoni 337

Archeologia e politica fascista in Adriatico Maria Cecilia D’Ercole 359

Edonismo e antieroismo in Brecht. Quattro lettere di Sebastiano Timpanaro a Cesare Cases

a cura di Luca Baranelli 403

«La parola del passato»: ricordando Giovanni Pugliese Carratelli e la ‘sua’ rivista

Carmine Ampolo 415

English summaries 425

Autrici e autori 433

Illustrazioni 439

«La parola del passato»: ricordando Giovanni Pugliese Carratelli e la ‘sua’ rivista Carmine Ampolo

Credo che «La Parola del Passato» sia tra i titoli più belli, poetici ed espressivi, per una rivista dedicata all’antichità, non solo classica. Come esso vada inteso, è chiarito a tutti dalla frase, una sorta di sphragìs o di Merkspruch, che sin dall’inizio figura come epigrafe in caratteri capitali nella terza di copertina di ogni fascicolo della rivista, che è come vedremo una citazione a due livelli, da Croce e da Nietzsche: «La Parola del Passato è sempre simile a una sentenza d’oracolo e voi non la intenderete se non in quanto sarete gli intenditori del presente e i costruttori dell’avvenire».

Essa discende direttamente dalla Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono di Benedetto Croce (anzi dalla fine dell’Appendice intitolata Intorno alle condizioni presenti della storiografia in Italia, appendice pubblicata inizialmente ne «La Critica», 27, 1929); e Croce

A tre anni dalla scomparsa mi è caro ricordare in questa sede Giovanni Pugliese Carratelli (Napoli, 16 aprile 1911 – Roma, 12 febbraio 2010), che alla Scuola Normale Superiore aveva concluso il suo insegnamento universitario (1974-86; della nostra Scuola è stato anche Direttore negli anni 1977-78. A Pugliese fu dedicato il fascicolo degli «ASNP», s. 3, 17, 1987). Un aspetto particolarmente significativo della sua azione culturale è stata proprio la creazione e la direzione della Rivista di cui tratto, soffermandomi in particolare sul titolo e sulle finalità. Pubblico qui con alcune modifiche un breve testo letto a Napoli, all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il 21 aprile 2007, in occasione della celebrazione dei 60 anni de «La Parola del Passato» (una versione ridotta e semplificata era stata pubblicata sul quotidiano «La Repubblica» dell’1 luglio 2008 per sollecitazione di Salvatore Settis). In generale rimando agli scritti elencati sotto, alla fine di questo testo. Da allievo degli anni romani, e amico per tutto il resto della sua vita, mi sia consentito rimandare a quanto ho già scritto su di lui, per la storia greca e aspetti di metodo in Giovanni Pugliese Carratelli e i grandi problemi della storia greca, in Antiquorum Philosophia. In ricordo di Giovanni Pugliese Carratelli, Atti del Convegno, Roma, 28-29 novembre 2011, c.d.s.; e, riguardo agli studi etrusco-italici e di storia romana arcaica, in «StEtr», s. 3, 74, 2008 [2011], pp. IX-XIV.

416 Carmine Ampolo

la riprendeva da Nietzsche, dalla seconda delle Considerazioni inattuali, quella Sull’utilità ed il danno della storia per la vita.

Il testo originale tedesco è ancora più bello e poetico: «Der Spruch der Vergangenheit ist immer ein Orakelspruch: nur als Baumeister der Zukunft, als Wissende der Gegenwart werdet ihr ihn verstehen»1.

Su di essa ha dato chiarimenti Marcello Gigante – che tanta parte ha avuto nella storia della Rivista, in particolare per la filologia e la letteratura classica – in un testo commemorativo dei primi 30 anni della rivista2. Il titolo «emblematizzava un indirizzo di ricerche, che includendo la autentica e sana erudizione, non si lasciasse però invischiare dal dèmone di una ricerca antiquaria, fine a se stessa» e

Il dictum di Nietzsche mostra la parola antica come oracolo e la necessità che essa sia interpretata nella sua natura da uomini non estranei all’ora presente né immemori dell’avvenire. Il messaggio di Nietsche veniva perciò a ritrovare una sua ‘attuale’ dimensione nel momento storico della nascita della rivista: interpretare l’antico non come una fuga dal presente, ma come contributo alla modificazione dell’oggi e alla costruzione del futuro.

E Gigante continuava attribuendole nel nuovo contesto storico del dopoguerra il ruolo di una mediazione tra la filologia classica italiana dopo il 1870 e gli anni Venti del secolo XX. Come vedremo, G. Pugliese Carratelli ha poi dato ulteriori chiarimenti.

Ma per apprezzare pienamente, direi anzi per gustare come merita, la citazione da Nietzsche, vale la pena prima di tutto di leggerla nel suo contesto originario; si ricordi che l’opera fu scritta nel 1873 ed èdita nel 1874, cioè poco dopo La Nascita della tragedia (1872). Mi si perdoni la

1 Nella edizione Adelphi, Milano 1973 delle Opere di Friedrich Nietzsche, 3, 1, con introduzione di G. Colli, traduzione di Sossio Giametta, p. 55: «Il responso del passato è sempre un responso oracolare: solo come architetti del futuro, come sapienti del presente, voi lo capirete». Per un confronto con una traduzione precedente vd. infra nel testo. Croce citava dalle Unzeitgemässe Betrachtungen, Zweites Stück. Vom Nutzen und Nachteil der Historie für das Leben, in F.W. Nietzsche, Werke I, Leipzig 1905, pp. 336-8.

2 Edito in apertura al volume degli Indici dei fascicoli 1-165, poi ripreso in «PdP», 57/322, 2002, p. 10 sgg. Si aggiungano anche le pagine dello stesso in F.P. Casavola, M. Gigante, F. Zevi, La Parola del Passato: 300, Napoli 2000, pp. 16-8.

417 Giovanni Pugliese Carratelli e la ‘sua’ rivista

‘civetteria’ di usare qui la vecchia traduzione di Angelo Treves pubblicata pochi anni prima dello scritto di Benedetto Croce3.

Andiamo quasi alla fine del § 6 (a p. 159):

Soltanto con la più alta forza del presente voi potete illuminare il passato (Nur aus der höchsten Kraft der Gegenwart dürft ihr das Vergangne deuten [il corsivo è già nell’originale]): solo con la più forte tensione delle vostre più nobili qualità indovinerete che cosa sia nel passato degno d’essere saputo e conservato e grande […] Il vero storico deve avere la forza di trasformare le cose note a tutti in cose mai udite e di manifestare le cose generali in modo così semplici e profonde che la semplicità faccia dimenticare la profondità e la profondità faccia dimenticare la semplicità. Nessuno può essere ad un tempo un grande storico, un artista ed uno spirito meschino (Flachkopf [che personalmente preferirei rendere con superficiale]): tuttavia non si debbono svalutare i lavoratori che (p. 160) spingono il carretto, immagazzinano, vagliano, per il fatto che non possono certo diventare grandi storici: ancora meno si deve scambiarli con costoro, ma considerarli come i compagni e manovali necessari al servizio del maestro […] [e Nietzsche cita come esempio gli historiens de M. Thiers…]. Questi lavoratori diventeranno gradatamente grandi dotti, ma non per questo saranno mai maestri. Un gran dotto ed una testa meschina [superficiale, vd. sopra], – si trovano più facilmente insieme sotto il medesimo cappello. […] Chi non ha vissuto nulla di più grande e di più alto che tutti gli altri, non saprà rischiarare del passato nulla di grande e di alto. La parola del passato è sempre una parola di oracolo: soltanto come architetti del futuro e come esperti del presente sarete in grado di intenderla [corsivo mio]. Oggi si spiega l’influenza straordinariamente estesa e profonda di Delfi col fatto che i sacerdoti di Delfi erano ottimi conoscitori del passato («genaue Kenner des Vergangnen»); ora conviene sapere che soltanto chi edifica il futuro ha diritto di giudicare il passato («nur der, welcher die Zukunft baut, ein recht hat, die Vergangenheit zu richten»). Per il fatto che voi guardate avanti a voi, e vi prefiggete un grande scopo, voi dominate quell’esuberante istinto analitico (analytischen Trieb) […] Tracciate intorno a voi la siepe di una vasta e grande speranza, di una fiduciosa aspirazione. Formate entro di voi un’immagine a cui l’avvenire deve rispondere, e dimenticate la superstizione di essere degli epigoni.

Si ricordi inoltre che la prefazione a questa parte seconda delle

3 F. Nietzsche, Considerazioni inattuali, trad. it. di A. Treves, Milano, 1926, pp. 159-60 (ovviamente nella parte seconda, Dell’utilità e dello svantaggio della storia per la vita).

418 Carmine Ampolo

Considerazioni inattuali si apriva con parole di Goethe. L’incipit goethiano recita «del resto, io ho in odio tutto ciò che mi istruisce soltanto, senza aumentare la mia attività o animarla immediatamente». Non a caso Mazzino Montinari ha parlato di Nietzsche «scolaro di Goethe», sulla scia di Thomas Mann che aveva scritto: «il rapporto maestro scolaro tra Goethe e Nietzsche è evidente come quello tra Lutero e Goethe»4. Naturalmente Mann era in polemica con la diffusa interpretazione reazionaria di Nietzsche, preludio di quella nazista (A. Bäumler).

L’introduzione di Nietzsche si concludeva con l’enfasi sulla sua stessa ‘inattualità’:

solo in quanto io sono un discepolo delle età antiche, specialmente delle greche, faccio su me stesso, come figlio dell’età presente, esperienze così inattuali. Questo almeno io mi posso concedere in grazia della mia professione di filologo classico. Perché io non so qual senso avrebbe al tempo nostro la filologia classica, se non fosse quello di agire sul nostro tempo in modo inattuale, – cioè contro il tempo e con ciò sul tempo, e, giova sperare, a favore di un tempo futuro.

Il riferimento ai sacerdoti di Delfi come conoscitori del passato dà ancora più forza all’espressione Orakelspruch e risale certamente a Ernst Curtius, che aveva assegnato all’oracolo di Delfi anche un ruolo decisivo nella conservazione ed elaborazione del passato. Anche il celebre frammento di Eraclito sul dio delfico che non dice e non nasconde ma dà segni (che quindi devono essere intesi) va tenuto presente per comprendere l’affermazione di Nietzsche5.

Come accennavo prima, G. Pugliese Carratelli ha portato nuove informazioni sulla scelta del titolo, nel suo ricordo di Gaetano Macchiaroli: è proprio all’amico Macchiaroli che si deve la prima proposta di usare

4 La citazione è ripresa dalla lettera di Goethe a Schiller del 19.XII.1798. Sul rapporto Goethe-Nietzsche rimando a M. Montinari, Su Nietzsche, Roma 1981, p. 66 sgg., in particolare p. 69.

5 E. Curtius, Griechische Geschichte, 1, Berlin 18876, pp. 468 sgg., 504 sgg. (I edizione 1857). Cfr. anche l’osservazione cauta di J. Burckhardt, Storia della civiltà greca, 1, trad. it. Firenze 1955, p. 800. La sopravvalutazione di Delfi fu poi criticata com’è noto da A. Holm. Per Eraclito mi riferisco al fr. 93 D-K, 14a Marcovich. Vincenzo Di Benedetto mi ha ricordato per litteram quanto entri in gioco Eraclito ne La filosofia nell’ora tragica dei Greci, elaborata o rielaborata negli stessi anni delle altre opere di Nietzsche citate sopra.

419 Giovanni Pugliese Carratelli e la ‘sua’ rivista

la citazione da Nietzsche e Croce, accolta con entusiasmo da lui stesso. Inoltre Pugliese ha fatto notare come ci fosse stata una inversione nella parte finale della citazione tra la posizione di «intenditori del presente» e quella di «costruttori dell’avvenire». Una inversione che non altera certo il significato ma che enfatizza ulteriormente il nesso tra lo studio del passato e la costruzione dell’avvenire; essa del resto fu lasciata inalterata dal 1946 in poi. Il che – quale che ne sia il motivo, lapsus memoriae o volontà conscia o inconscia di guardare ancor più positivamente ad un futuro da costruire – è molto indicativo e ci fa intendere l’entusiasmo creativo da «Baumeister der Zukunft» di quegli anni difficili ma generosi e ricchi di nobili speranze nella Napoli del dopoguerra, la Napoli di Croce e di Omodeo, nell’Italia della rinascita democratica e della speranza6. Il progetto della rivista era stato presentato a Croce alla fine del 1945; all’uscita del primo fascicolo (gennaio-marzo 1946) il filosofo la segnalò brevemente subito nei «Quaderni della “Critica”»: «Questa rivista è tra le più pregevoli nate in Italia al finir della guerra, e si presenta bella di semplice bellezza nell’aspetto tipografico, il che è quasi simbolo dell’amore col quale è curata in ogni sua parte»7. Frutto della passione civile di G. Macchiaroli e di Pugliese, la rivista si appoggiava anche ad un comitato di redazione autorevole (il fondatore figurava come ‘redattore responsabile’). Ne faceva parte naturalmente A. Omodeo, di cui lo stesso Pugliese si considerò sempre allievo, e che aveva già promosso una sua rivista innovativa, «L’Acropoli» (alla quale collaborava lo stesso Pugliese); accanto a lui troviamo Vincenzo Arangio-Ruiz, Vittorio Bertoldi, Vittorio De Falco, Francesco Gabrieli, Amedeo Maiuri, Concetto Marchesi (ai quali si affiancò poi Sergio Donadoni). Non a caso il primo saggio di Pugliese Carratelli era La città platonica, che in qualche modo evocava quanto si è detto a proposito del nome della rivista e delle sue finalità8. «Era un momento di grande entusiasmo, sembrava che il mondo si rinnovasse» dirà egli stesso rievocando quel momento molti

6 Sulla Napoli di quegli anni si veda ora il bel libro G. Pugliese Carratelli, Umanesimo napoletano, a cura di G. Maddoli, Napoli 2011, e in particolare le pagine autobiografiche Uno sguardo alla mia Napoli, pp. XIII-XVIII.

7 Come ha ricordato lo stesso Pugliese; cfr. Un colloquio di dieci anni fa con Giovanni Pugliese Carratelli, a cura di G.M. Della Fina, «Archaeologiae», 6, 2008 [2011], pp. 79-96, in particolare pp. 88-9.

8 È riedito in G. Pugliese Carratelli, Scritti sul mondo antico. Europa e Asia. Espansione coloniale. Ideologie e istituzioni poltiche e religiose, Napoli 1976, pp. 412-29.

420 Carmine Ampolo

anni dopo, e il nuovo periodico fu salutato positivamente anche da altri9. La rinascita civile in campo culturale si accompagnava ad una rinnovata tensione politica e si è parlato giustamente di ‘libertà costruttrice’; Adolfo Omodeo com’è ben noto fu attivo nel Partito d’Azione, al quale lo stesso Pugliese Carratelli si iscrisse10. Del resto il primo fu Ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Badoglio ed ebbe il giovane allievo come sottosegretario. In quel periodo Pugliese insegnava Storia greca e romana nell’ateneo napoletano e poi iniziò a tenere corsi di Storiografia in quello che divenne l’Istituto Italiano per gli Studi Storici11. Il complesso rapporto tra il maggiore storico dell’antichità italiano, Gaetano De Sanctis, e Benedetto Croce e Adolfo Omodeo, va tenuto presente. La morte di Omodeo nell’aprile del 1946, privava l’Istituto di Croce di un collaboratore fondamentale, capace di unire come egli avrebbe voluto ricerca storica e filosofia (malgrado le divergenze politiche); anche la nuova rivista ne soffrì (ma ancora nella annata seconda, fascicolo 5, del 1947, uscirà postumo un saggio di Omodeo, Il problema delle origini storiche dello gnosticismo, pp. 129-48). Arnaldo Momigliano non accettò l’offerta di Croce di dirigere l’Istituto storico, che fu assunta invece da Federico Chabod dal 1947. Clima e vicende di quegli anni sono state più volte indagate e le discussioni sul ‘dopoguerra storiografico’ sono state numerose e vivaci (da Gennaro Sasso ad Adriano Prosperi, da Roberto Pertici a Eugenio Di Rienzo e Edoardo Tortarolo e altri) . Trattarne ancora in questa sede ci porterebbe lontano dal tema; quel clima e quelle vicende costituiscono comunque il contesto in cui comprendere la nascita de «La parola del passato» e aspetti centrali della personalità del suo fondatore.

9 Cfr. C. Barbagallo, Notizie, «Nuova Rivista Storica», 30, 1946, pp. 419-20; P. Fraccaro, Saluto alle nuove riviste, «Athenaeum», n.s. 24, 1946, p. 82 (per una svista comprensibile il nome è La voce del passato; per altre reazioni cfr. gli articoli di G. Macchiaroli e M. Gigante in Casavola, Gigante, Zevi, La Parola del Passato. In ambienti accademici furono apprezzate allora e negli anni immediatamente successivi soprattutto le edizioni di documenti nuovi e commenti e studi su questi (come le Tabulae Herculanenses a cura di Arangio-Ruiz e dello stesso Pugliese Carratelli, le cd. Res gestae divi Saporis o successivamente i nuovi frammenti della Tabula Hebana cui fu dedicato un numero).

10 Per sua stessa dichiarazione, in Un colloquio, p. 87.11 Sulle vicende accademiche napoletane si veda A. Russi, Silvio Accame, San Severo

2006, p. 173 sgg. e passim. Su Omodeo si veda almeno M. Mustè, Adolfo Omodeo, Bologna 1990.

421 Giovanni Pugliese Carratelli e la ‘sua’ rivista

Non ha senso passare qui in rapida rassegna le oltre 60 annate della rivista, del resto sono già stati fatti, in occasioni precedenti, vari bilanci e rievocazioni, anche per settori12.

Mi limito quindi a ribadirne alcuni caratteri essenziali, tra i tanti già ricordati da altri.

1) Essa è stata e resta una rivista senza confini all’interno del mondo antico, non un periodico di soli studi classici ma di studi antichi, che comprende – anche se in misura ovviamente più ridotta – il Vicino Oriente Antico. Significativamente il sottotitolo passò da Rivista di studi classici a Rivista di studi antichi, per accentuare la visione dell’Antico larga e senza barriere, già presente peraltro nei primi fascicoli.

2) Altra caratteristica significativa è l’apertura verso lo studio dei rapporti tra le culture non classiche ed il mondo greco-romano, sia che si tratti ad esempio del mondo iranico in generale (1972), degli editti di Ašoka o altro.

3) La particolare attenzione data non solo alla storia e alla cultura dei Greci d’Occidente, ma anche ai rapporti più antichi tra il Lazio arcaico, Roma e il mondo greco. Basti pensare tra i tanti lavori ai testi di un noto convegno su Lazio arcaico e mondo greco, èdito nel 1977 e (per la discussione) nel 1981.

Insomma, sono trattate non solo le culture e gli eventi al centro dell’attenzione della rivista, ma anche l’‘interrelazione’ tra esse. Questo aspetto va collegato alle esperienze giovanili ed alla stessa formazione di Pugliese Carratelli che aveva intensamente studiato Creta e Rodi, isole espressioni di un mondo greco più collegato all’Oriente. Tale attenzione si ritrova anche nelle ultime annate pubblicate sotto la direzione di Pugliese Carratelli, che continuano in pieno la tradizione della rivista, per ampiezza d’interessi e di prospettiva storica, tra Oriente e Occidente13. Anche

12 Mi limito quindi a rimandare a quanto scritto efficacemente dallo stesso Pugliese Carratelli nel Ricordo di Marcello Gigante, «PdP», 57/322, 2002, p. 1 sgg.; da M. Gigante, Trenta anni, ibid., p. 21 sgg. e ancora, da Francesco Paolo Casavola, da Fausto Zevi, da Gigante e da Pugliese Carratelli in Casavola, Gigante, Zevi, La Parola del Passato (testi letti all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana nel novembre del 1999, pubblicati nel giugno 2000 con l’aggiunta di un articolo di Gaetano Macchiaroli).

13 Ad esempio, si veda lo studio di G. Fiaccadori sul Regno di Axum e, tra i fascicoli monografici, il vol. 60/341-5, 2-6, 2005, Iasos e la Caria – Nuovi studi e ricerche, con introduzione di R. Pierobon Benoit, sulla città e sul territorio, che spazia dalla preistoria ad età bizantina. Ricordo anche la pubblicazione di importanti epigrafi di Iasos da parte

422 Carmine Ampolo

l’attenzione al mondo ellenico d’Occidente, di Magna Grecia e di Sicilia, rientra in tale quadro vastissimo, che mette in primo piano anche settori importanti del Mediterraneo greco ed ellenizzato, che sarebbe riduttivo considerare periferico e marginale storicamente e culturalmente.

Il sogno della città platonica, rivissuto poi per così dire dalla Platonopolis di Plotino, in un certo senso è alla base di questa religiosa città della cultura, reificata in tanti anni di storia di questa rivista14. Dobbiamo tutti ringraziare Giovanni Pugliese Carratelli di quanto ha fatto con l’opera di una vita di studi e di promozione della ricerca.

Concludo ricordando almeno la bellissima pagina – che non so se tutti conoscono – scritta da un grande filologo, Vincenzo Di Benedetto, che di Pugliese è stato scolaro in anni lontani ma non dimenticati, nella Pisa del 1952-5315:

Di Pugliese Carratelli finora non avevo mai scritto. Forse perché in quegli anni decisivi per la mia formazione Pugliese ebbe una funzione centrale: e mai dismessa. Fra quanti sono al mondo, Pugliese è il solo nei confronti del quale conservo la timidezza dello scolaro. Nel 1952-1953 non si usava la parola ‘interdisciplinare’. Ma nei fatti la cultura di Pugliese era totalmente interdisciplinare e – quel che più conta – lo era anche il suo insegnamento. Da lui appresi a conoscere il lineare B, ma appresi anche di città carovaniere e di scavi nelle isole egee e di epigrafi ancora da pubblicare, ed ebbi in Pugliese anche – in quello straordinario anno che fu il 1952-1953 – un modello di come leggere criticamente la costituzione degli Ateniesi di Aristotele e come porsi di fronte al testo di Platone. Il principio platonico della insufficienza della scrittura trovava la sua verifica e la sua realizzazione nell’eloquio – fluente e straordinariamente documentato – del

di G. Maddoli e suoi collaboratori (R. Fabiani, M. Nafissi), in particolare nell’annata 62, 2007. Significativa per la continuazione dell’interesse giovanile per Rodi, punto chiave per i rapporti tra Grecia e Asia Minore, la pubblicazione di due dediche da Rodi: G. Pugliese Carratelli, Dalla stipe dell’Athenaion di Ialysos e Id., Due epigrafi dalla stipe dell’Athenaion di Ialysos, II, «PdP», 68, 2003, rispettivamente pp. 71 sgg. e 309 sgg.

14 La città platonica è il titolo del primo articolo pubblicato dal ‘fondatore’ nel primo fascicolo della rivista; lo si può leggere anche in Pugliese Carratelli, Scritti sul mondo antico, pp. 412-29.

15 In Euripide, Le Baccanti, a cura di V. Di Benedetto, Milano 2004, pp. 56-7.

423 Giovanni Pugliese Carratelli e la ‘sua’ rivista

giovane professore napoletano: che ci insegnò a ricercare nella Grecia antica l’Italia di Croce e di Omodeo.

Grazie quindi di cuore a G. Pugliese Carratelli per ciò che ha scritto ne «La Parola del Passato» e altrove, ma anche per ciò che non ha scritto, per la sua humanitas.

Bibliografia essenziale su Giovanni Pugliese Carratelli (qui abbreviato GPC)

S. Ferri, M. Gigante, M. Mazza, S. Mazzarino, D. Musti, Premessa a GPC, Scritti sul mondo antico. Europa e Asia. Espansione coloniale. Ideologie e istituzioni politiche e religiose, Napoli 1976, pp. 5-11.

M. Gigante, Per GPC nel settantacinquesimo compleanno, Napoli 1986.D. Levi, GPC, lo studioso e l’uomo, in Eothen. Studi di storia e di filologia anatolica

dedicati a GPC, a cura di F. Imparati, Firenze 1988, pp. 9-16.G. Maddoli, Introduzione, in GPC, Tra Cadmo e Orfeo, Bologna 1990, pp. 9-21.G. Conso, L. Maffei, G. Galasso, G. Sasso, S. Settis, Incontro scientifico

dedicato a GPC (Roma 21 aprile 2006), «RAL», s. 9, 19, 2008, pp. 185-209.C. Ampolo, GPC, «SE», s. 3, 74, 2008 [2011], pp. IX-XIV.Un colloquio di dieci anni fa con GPC, a cura di G.M. Della Fina, «Archaeologiae»,

6, 2008 [2011], pp. 79-96.G. Camporeale, In ricordo di GPC, «JAT», 20, 2010 [2011], pp. 9-14.A. Marcone, Ricordo di GPC, «RSI», 122, 2010, pp. 784-9.C. Ghidini, In memory of GPC, «AntPhilos», 4, 2010, pp. 203-9.F. Cordano, L’ultimo dei grandi, «Kalos», 32, 2010, pp. 32-3.G. Maddoli, Premessa, in GPC, Umanesimo napoletano, a cura di G. Maddoli,

Napoli 2011, pp. IX-XII.Antiquorum Philosophia. In ricordo di GPC, Atti del Convegno, Roma,

Accademia dei Lincei, 28-29 novembre 2011 (con testi di L. Maffei, G. Bianco, G. Maddoli, G. Sasso, G. Cambiano, L. Canfora, G. Marotta, V. La Rosa, P. De Fidio, C. Ampolo, F. Cordano, G. Camassa, F. Coarelli, M. Mazza, M.L. Lazzarini, R. Fabiani, A. La Regina, G. Fiaccadori, A. Archi, M. Salvini, C. Ghidini, V. Gigante Lanzara, S. Settis, A. Quadrio Curzio), c.d.s.

Manca purtroppo una bibliografia aggiornata e completa degli scritti di Giovanni Pugliese Carratelli. Per il periodo 1932-76, si veda quella in Appendice al volume Pugliese Carratelli, Scritti sul mondo antico, pp. 561-85.

Finito di stampare nel mese di Settembre 2013presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A.

Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • PisaTelefono 050 313011 • Telefax 050 3130300

Internet: http://www.pacinieditore.it